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Messaggi - Jacopus

#541
Idee per migliorare il forum / Bon Ton
07 Maggio 2024, 19:41:15 PM
La discussione sul kippur è l'ennesima prova che questa non è un'isola felice. Vi sono anche qui utenti che usano espressioni da osteria o da asilo nido, pur avendo letto Nietzsche. Evidentemente lo sdoganamento di un certo linguaggio, l'accusa di essere "politicamente corretti" contro chi è semplicemente educato, provoca anche qui un abbassamento generale del livello. Da parte di tutti i moderatori noto una larghissima tolleranza, motivata in parte da una visione molto "liberal" da parte dei moderatori attivi, secondo la quale forse è meglio lasciar la parola piuttosto che censurare, speranzosi che vi sia autocontrollo. L'altra motivazione forse è legata alla constatazione di essere quattro gatti e quindi cercare di non restare in due gatti, per quanti cortesi e garbati.  Personalmente a me spesso passa la voglia di intervenire di fronte a discussioni bizzarre o ricche di insulti demenziali. Probabilmente mi aspetto dei partecipanti diversi, forse anche una nazione diversa. Vabbè, prendetelo come uno sfogo ottocentesco e magari dite anche voi cosa ne pensate. Siete anche voi attratti dal mood "maranza" oppure ancora credete nella netiquette? Noi moderatori dovremmo essere più severi o va bene questo clima da pseudo-Facebook?
#542
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
06 Maggio 2024, 08:09:48 AM
CitazioneE' un termine che si usa nel linguaggio di guerra. 
In realtà è un termine che è stato studiato dalla psicologia sociale insieme a molti altri per evidenziare come certe forme lessicali servono per deumanizzare gli avversari. Esempi speculari sono ad esempio il ratto per definire il fascista, o la zecca per definire il comunista. Parlare di "pulizia" per definire l'eliminazione fisica fa parte di questo armamentario deumanizzante. Se si pulisce è evidente che si elimina "lo sporco", il "disordinato", non un essere vivente. Nel linguaggio di guerra ovviamente serve per gli stessi scopi, altrimenti si rischia di fare la fine di Piero della canzone di de Andrè. La cosa grave è la condivisione di questa mentalità lontano dal campo di battaglia, comodamente seduti su una poltrona. Solo se ci ricordiamo della intangibile dignità di ogni persona possiamo provare a superare questa violenza con cui cerchiamo di risolvere le contese.
#543
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
05 Maggio 2024, 21:55:26 PM
"Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione. Se la banda malvagia aumenta con l'aggiungersi di uomini perversi tanto che possiede territori, stabilisce residenze, occupa città, sottomette popoli, assume più apertamente il nome di Stato che gli è accordato ormai nella realtà dei fatti non dalla diminuzione dell'ambizione di possedere ma da una maggiore sicurezza nell'impunità."
Questo passo famoso di Agostino da Ippona, padre della Chiesa cattolica, potrebbe servire per farci riflettere. Che poi si debba parlare di pulizia, di fronte alla morte di migliaia di persone comprese centinaia di bambini, è francamente orribile e mi da nuovamente consapevolezza di come si possa essere freddi e distanti di fronte al male.
#544
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
05 Maggio 2024, 14:44:19 PM
Le modalità di governo imperialista non si misurano dalle dimensioni. Israele è una mini-superpotenza, piazzata strategicamente in un posto dove non sarebbe dovuta essere, per scopi imperialistici altrui. Israele grazie alla doppia identità ebraica e israeliana muove interessi e simpatie globali, sia nel mondo della finanza che nella minoranza (molto influente) ebraica americana. Israele, in piccolo è la rappresentazione di questo Occidente: tutela dei diritti e delle libertà solo dentro i nostri confini. Fuori di essi sono invece suggerite dinamiche feroci, che sono a loro volta, quelle che permettono la tutela dei diritti e delle libertà dentro i nostri confini. In altre parti d'Occidente, le contraddizioni avvengono ad una certa distanza di sicurezza e vengono propagate come una eco indistinta. Israele invece le ha già accanto e questo non permette politiche di mediazione, specialmente se la politica vira verso programmi "muscolosi e testosteronici". Chi ci rimetterà saranno i poveracci dentro e fuori l'Occidente.
PS: Sono sempre stato un grande amante della cultura ebraica, ma proprio per difendere certi principi della cultura ebraica (come ad esempio il rispetto delle minoranze) non si può far finta di niente di fronte allo scempio di quella classe dirigente israeliana. 30.000 contro 300? Almeno i nazisti si fermavano al rapporto 1/10. (Scusate la reductio ad hitlerum, ma quando ce vó, ce vó).
#545
Tematiche Spirituali / Re: La morte del corpo fisico
03 Maggio 2024, 11:08:21 AM
CitazioneTuttavia la mia concezione è che non ci siano responsabili del male o del bene, sono prodotti del sistema.
Assolutamente no. Come al solito si oscilla fra responsabilità della società o responsabilità del singolo. È un modo classificatorio riduttivo, tipico dell'emisfero sinistro, ma disfunzionale. E non credo che vi sia bisogno di spiegarlo.
#546
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
02 Maggio 2024, 22:53:04 PM
Citazione di: daniele22 il 02 Maggio 2024, 08:10:49 AMTendo a pensare che il linguaggio corrisponda ad una accentuazione del comportamento.
Non ho mai espresso una sinonimia tra linguaggio e comunicazione e sono comunque d'accordo su quello che dici dopo. Per chiarire meglio il mio precedente intervento volevo dire che se si riscontra che uno scimpanzé (non dico necessariamente tutti gli scimpanzé) sia in grado di ingannare per propri scopi un suo simile e se ho parlato di "simulazione" di un messaggio intenderei quindi che la simulazione sarebbe un indizio concreto del fatto che un individuo possa essere consapevole dell'uso che sta facendo del suo messaggio comunicativo, vero o ingannevole che sia; ovvero che un individuo sia consapevole di voler comunicare qualcosa. Senza tale contrasto, dal punto di vista dello studente umano, sarebbe difficile stabilire se un animale sia consapevole di quello che "dice". In sintesi penso infine che la differenza che vi è tra la complessità di linguaggio che pertiene agli scimpanzé e agli umani consista del fatto che loro sarebbero consapevoli dei messaggi che mandano, mentre noi, oltre a questa consapevolezza saremmo pure consapevoli che questi messaggi sono inscritti in un linguaggio; noi cioè sappiamo, conosciamo, di usare una lingua e loro no. Questo, come dici, ci permetterebbe ad esempio di trasformare il nostro sistema alfabetico di 26 caratteri in un sistema binario come l'alfabeto Morse





Quello che scrivi Daniele mi sembra particolarmente importante. È la nostra capacità riflessiva su noi e sul mondo a renderci differenti (parzialmente) dalle altre specie " ad alto funzionamento" (neologismo). Non escludo che lo stesso linguaggio, giunto a certi livelli di raffinatezza, astrattezza e simbolizzazione possa essere il volano (o uno dei volani) per incrementare quella autiriflessività tipicamente umana.
#547
Citazione di: Ipazia il 01 Maggio 2024, 18:46:27 PMIl materialismo storico indaga i fondamenti materiali della storia, e lo fa in un'epoca in cui si pensava fossero imperatori, generali e profeti a determinarla, dall'alto della loro scienza infusa. Quando fate benzina o vi arriva la bolletta energetica è il materialismo storico che si fa beffe di voi. La preistoria non è finita, ma anche in un auspicabile superamento, le condizioni materiali continueranno a stabilire cosa è possibile e cosa no. Su quel possibile si può liberamente gozzovigliare. In tanti o in pochi. Per ora piuttosto in pochi.
Non contesto la visione materialistica della storia, che ha permesso molti passi avanti interpretativi. Contesto quella visione della inevitabilità del percorso verso il gran finale del comunismo. Un percorso deterministico ancora diffuso nella vulgata marxista, anche se il più fortunato dei marxisti se ne discostó, creando le premesse del più grande esperimento socialista finora vissuto dall'umanità (non entro nel merito, in questa discussione, perché l'oggetto è un altro).
#548
Semplicemente, determinismo e L.A. coesistono. Nella dimensione fisica il determinismo è la legge degli eventi, attraverso l'interazione delle quattro forze fisiche principali: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare debole e forte. Qui non si sfugge al determinismo ma è possibile che non si conoscano ancora tutte le leggi fisiche sottostanti, a causa delle situazioni che si possono creare in condizioni "limite".
Nell'ambito delle società umane, il fondamento del L.A. consiste nel processo di reciproco condizionamento dato dal Sistema Nervoso Centrale di homo sapiens con la cultura. La controprova è semplicissima: basta esaminare la storia umana o singoli rappresentanti della specie. Nessun altra specie biologica e nessun fenomeno fisico mostra una così esasperata diversità di eventi: da eventi di generosità e bontà estremi ad eventi di terribile crudeltà. Siamo capaci di un repertorio di azioni enorme, frutto della nostra complessità biologica e culturale.

Il problema si presenta a causa delle precondizioni storiche del dilemma, ovvero "ridurre" la visione del mondo ad una sola delle due opzioni. Il riduzionismo è ancora piuttosto potente e deriva dal grande riconoscimento culturale ottenuto dal modello scientifico galileiano. Opporsi ad esso, ancor oggi, può essere percepito come una regressione conservatrice e reazionaria a modelli teologici, nei quali il libero arbitrio funge da "metro di giudizio" da parte del divino, oppure come metafora del liberismo capitalista. Non a caso il materialismo storico fu concepito come una sorta di passaggio meccanico ed inevitabile da uno stadio all'altro (la storia, ancora una volta, si è fatta beffe anche di questo determinismo).
Tenere salda la possibilità del libero arbitrio in un mondo che va governato da un'etica del bene è una delle tante aporie che dovrebbero essere perseguite e che rendono la vita umana così inaspettata e comunque anche "tragica". Se ci si rifugia nel divino o nel determinismo scientifico, invece tutto diventa più semplice e possiamo scrollarci di dosso il peso delle nostre scelte, abbandonando però il mandato di Ulisse, ovvero il mandato della cultura europea nel suo nucleo più profondo.
#549
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
29 Aprile 2024, 01:19:57 AM
CitazioneFuori dal "pantragicismo", che si condanna a non slacciarsi dalla tragicità destinale (profezia autoavverante, direbbe qualcuno), la democrazia in atto ha una gerarchia chiara e distinta, quella che pone la scelta della maggioranza al vertice; quella della "quantità orizzontale", che non risulta impossibilitata a decidere sulla cosa pubblica (di fatto decisioni vengono prese, talvolta persino direttamente dal popolo).
Ma proprio in ciò sta la valenza tragica della democrazia. Che la maggioranza decida è una posizione funzionale ma di certo non democratica, o meglio è democratica ma la democrazia non è possibile descriverla solo attraverso elezioni e maggioranze, sarebbe una visione davvero molto naive. Proprio per questo, nelle democrazie sono tutelate le minoranze, sia etniche che politiche e vi sono tutta una serie di stratagemmi, di pesi e contrappesi come li chiamava Montesquieu, o in certi casi vi è la democrazia diretta.
Ad ogni buon conto, l'esito tragico della democrazia non è necessariamente un dramma per piagnistei. Semplicemente, avendo presente il suo sempre possibile esito tragico, il politico democratico deve essere sempre consapevole che la sua decisione è condizionata da una serie contrastante di interessi, posizioni, diritti che vanno il più possibile mediati. Se invece si ritiene la democrazia come il gradino più alto nella speciale classifica dei regimi politici, si dimentica il suo lato oscuro e si rischia di rovesciarla nuovamente nella demagogia o nella tirannia. Sarebbe bello  vivere in un mondo dove tutti sono megadirettori galattici, ma visto che questo non è possibile, occorrerebbe costruire un mondo dove il megadirettore galattico non sia "ereditario", come qualche volta si ascolta nei film di Fantozzi, ma che sia scelto come "migliore". Ma decidere chi è il migliore ci fa tornare di nuovo nel dilemma del tragico. Non considerare questa peculiarità della democrazia, significa farla decadere a semplice ornamento o a una sorta di rito (le elezioni), il che è ben comprensibile in un mondo che ha sostituito il politico con l'economia (oikos, era in greco il luogo del privato, ciò che non afferiva al mondo della polis, ma chi non si occupava della polis ed era solo attento al suo oikos era considerato idiotes. Oggi i greci antichi darebbero dell'idiotes alla maggioranza degli occidentali).
#550
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
29 Aprile 2024, 01:03:39 AM
Hai ragione, Dubbio. E' un campo estremamente scivoloso, come ho già scritto precedentemente. Non a caso i linguisti si accapigliano su queste dispute da secoli e noi siamo solo dei dilettanti che si divertono a scrivere (almeno io mi ritengo così). Linguaggio e comunicazione in campo linguistico definiscono una cosa, in campo informatico un'altra, in campo sociologico un'altra ancora. In un forum poi ognuno ci mette il suo e alla fine si fa una gran confusione.
In questo contesto linguaggio è sicuramente un tipo di comunicazione ed entrambi (linguaggio e comunicazione) sono connessi al mondo dell'umano (quindi in questo ambito, non è comunicazione e non è linguaggio un corpo celeste attratto da un altro corpo e neppure un Computer che scambia dati con un server). Il linguaggio, inoltre presuppone una simbolizzazione che la comunicazione non ha necessariamente, ma solo se è realizzata attraverso il linguaggio. Ed è questo l'aspetto interessante, perchè attraverso la simbolizzazione non solo abbiamo "nominato il mondo" ma ci è stato possibile anche "pensarlo diversamente" o pensare fatti e avvenimenti mai accaduti (ad esempio gli hobbit non esistono). Questo carattere del linguaggio è fondamentale per descriverci e per descrivere il formidabile successo in quanto specie organica del pianeta Terra. Questa è la mia tesi (spicciola).
#551
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
28 Aprile 2024, 23:29:02 PM
Citazione di: Phil il 26 Aprile 2024, 14:47:22 PMIn realtà il pensatore tragico polarizza: la sua consapevolezza della tragicità della vita si oppone infatti ad una inconsapevolezza altrui, non ad una differente consapevolezza. Il pensatore tragico sa che la vita è tragica, quasi fosse una verità che alcuni colgono e gli altri, gli inconsapevoli, non colgono, ma per lui la verità è una ed è quella della tragicità dell'umano esistere. Egli è impossibilitato a concepire che la vista possa non essere tragica, proprio perché «La condizione tragica dell'uomo è una condizione universale»(cit.) è un assioma vero e assoluto; così egli si chiede, tragedia nella tragedia, come mai gli altri non lo capiscano (proprio come il religioso si chiede come mai gli altri non capiscano che la divinità c'è).
La democrazia è invece l'antitesi della tragedia, in quanto possibilità collaborativa di un "lieto vivere" (un "lieto fine" inteso teleologicamente), addirittura condiviso con gli altri, "alla faccia" del sentimento tragico individuale. La democrazia non è nemmeno semplicemente una risposta alla tragicità, perché tutto ciò che rende tragica la vita, rimane perlopiù tale anche in democrazia.
(Poi, se proprio vogliamo parlare davvero "tragichese", la tragicità più radicale per il soggetto sarebbe se fosse la sua vita ad essere tragica, in quanto sua, non in quanto vita umana in generale... e qui direi che il tragico Fantozzi docet).
Questa visione del tragico e delle democrazia mi sembra classicamente rieccheggiare una visione "borghese" sia del tragico che della democrazia, ovvero una descrizione da "migliore dei mondi possibili". Polarizzazione e tragico sono antitetici, a mio parere, poichè il tragico ha il senso dell'errore nella propria azione e già la critica nel momento in cui la compie. La condanna del tragico è infatti quella di agire comunque in modo errato e da quell'errore trarre insegnamento. Porre il concetto di polarizzazione al "tragico" è lo stesso errore che si fa, quando si denuncia il razzismo di chi si oppone al razzismo (essendo razzista verso i razzisti).
La democrazia è sicuramente un percorso di collaborazione, ma al di là delle parole più o meno enfatiche usate da tutte le Costituzioni democratiche del mondo, è anche un percorso che attraversa la condizione tragica. Una per tutti (tanto per cambiare): il dissidio fra Creonte e Antigone è un dissidio di rottura democratica di stampo tragico, poichè entrambi hanno ragione ed entrambi hanno torto. Il tragico della democrazia sta nella sua natura nascosta, che è anarchica. La democrazia nasce dalla demistificazione di ogni potere fondato sulla tradizione, sugli antenati, sulla religione. L'uomo democratico dice come Kant, che vuole superare lo stato di minorità (in questo caso dato da poteri fondanti - Grundnormen - che si scoprono non aver alcun fondamento). Superarlo però significa vivere sempre in equilibrio precario ed instabile, poichè la vera democrazia implica l'assenza di gerarchia oppure la messa in discussione continua di ogni gerarchia. Una situazione tale, però, implica l'impossibilità di decidere sulla cosa pubblica, e pertanto il tragico della democrazia consiste proprio in questa consapevolezza di dover agire in contrasto con la sua stessa concezione più profonda.
La consapevolezza di doverlo fare con questi limiti, può lenire il contrasto, così come sarebbe potuto accadere fra Antigone e Creonte se avessero concordato una sorta di mediazione fra le loro rispettive posizioni, nessuna delle due così identificabile nel bene o nel male, come invece vuole qualsiasi concezione politica o filosofica o religiosa o psicologica, fondata sulla polarizzazione.
Anche in merito al "tragico" considerato come status "privato" ci sarebbe molto da scrivere. Fantozzi è davvero un "singolo" che tragicizza la sua vita a causa della sua indole, oppure la sua condizione tragica proviene da una storia, personale e sociale che è sempre una storia collettiva?
#552
Se vuoi aggiungere all'elenco Freud, puoi farlo, visto che era cocainomane conclamato. Il rapporto dell'uomo con le sostanze psicoattive è lungo quanto la storia dell'uomo, e quindi? Qual'è la tesi della discussione? Che, considerato il largo uso di droghe dell'uomo, l'uomo è indegno?

CitazioneSe anche solo la metà di quello che sta scritto in ciò che vi propongo fosse vero, come io penso( e come minimo)....gli esseri umani e la compagnia che li ...umanizza alla sua maniera farebbero bene a fare molti passi indietro e liberarsi menti e corpi prima di diventare del tutto....???
 
Ovvero? In realtà, io penso effettivamente che il largo uso di cannabis dagli anni '60 in poi, abbia avuto effetti deleteri sulla popolazione nel suo complesso, visto che potenzialmente slatentizza tratti di personalità persecutori o deliranti, che possono presentarsi poi in mezza età o in vecchiaia, molto difficili da valutare a causa del contemporaneo declino cognitivo dovuto all'età.
#553
Tematiche Filosofiche / Re: Il linguaggio
27 Aprile 2024, 23:38:47 PM
Premesso che il post riguardava il linguaggio, cercherei di circoscrivere almeno il significato di comunicazione, che non riguarda mai le relazioni fra entità fisiche (lo so Iano che ti piace avvicinare mondo fisico e mondo organico...) ma le relazioni fra soggetti viventi, e quindi riguarda uomo, animali, piante e secondo alcuni anche macchine intelligenti (computer e tutto il resto). La comunicazione avviene fra un mittente e un destinatario: produce un mutamento in entrambi in termini di aspettative, progettualità, sentimenti, conoscenze, rapporti di potere, riconoscimento reciproco, ostilità. La comunicazione è insomma connessa con i nostri stati emotivi e con la nostra memoria (sia in quanto uomini, che animali o piante) e prepara all'azione nell'ambiente, favorendo la sopravvivenza (con qualche eccezione).
#554
Varie / Re: Camminate
27 Aprile 2024, 17:38:41 PM
Praticamente tutti i giorni. Lavorando a Genova, usare l'auto è un suicidio e non ho più l'età per la moto. È però una passeggiata "necessaria", ben diversa da una passeggiata fatta per il piacere di passeggiare. Da questo punto di vista sono deficitario, ma fra tutto gli impegni della vita (lavoro, figli, genitori anziani,gestione casa, rapporti sociali) è difficile ritagliarsi uno spazio anche se talvolta è solo pigrizia.
#555
Tematiche Filosofiche / Re: Il tragico
26 Aprile 2024, 14:21:18 PM
Citazione«La condizione tragica dell'uomo è una condizione universale»(cit.) solo nel senso che il pensatore tragico la proietta epicamente su tutti e compatisce coloro che non se ne rendono conto, proprio come il credente compatisce coloro che non credono, sostenendo che «l'essere creature che saranno giudicate è una condizione universale», e tapini coloro che non se ne avvedono. 
Non ritengo le due "fedi" allo stesso livello. Se il pensatore tragico compatisce gli "inconsapevoli", lo fa, appunto, tragicamente: iniziando a porsi la domanda del perché di quella distanza di percezione, magari sentendosi responsabile lui stesso per quella inconsapevolezza. Scienza e religione sviluppano invece una modalità di pensiero polarizzata: non c'è spazio per la difformità o per il dilemma. La verità è una e solo una. Non a caso, a mio parere, l'invenzione della tragedia classica coincide temporalmente con una altra invenzione: quella della democrazia. La democrazia infatti apre al "poli" e chiude al "mono", aprendo per prima le porte al nichilismo/relativismo.