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Messaggi - doxa

#541
Riflessioni sull'Arte / Rainbow
16 Febbraio 2023, 09:09:37 AM



Da domani, 17 febbraio, al "Mudec" (= Museo delle Culture) di Milano (Via Tortona 56), si può vedere la mostra titolata: "Rainbow. Colori e meraviglie fra miti, arti e scienza", visitabile fino al 2 luglio.

L'esposizione è basata su diverse narrazioni collegate all'arcobaleno, considerato fenomeno naturale, ma anche scientifico, antropologico e storico-artistico.

In Asia, Australia, Africa e nelle Ande l'arcobaleno viene rappresentato come un serpente, anche bicefalo, che regola le acque cosmiche.

Nella mitologia norrena e in altre culture l'effimero arcobaleno era considerato ponte di collegamento tra la Terra e il cielo, tra la materialità e la spiritualità.

Anche per la mitologia greca l'arcobaleno è un ponte: Iride (in greco Iris) è la messaggera degli dei e personificazione dell'arcobaleno, che la dea crea come sentiero per spostarsi fra cielo e Terra. E' vestita di "iridescenti" gocce di rugiada.

Iris è citata nell'Iliade e nel quinto libro dell'Eneide.

Per la luminosità di colore variabile la membrana dell'occhio fu denominata "iride".
 

Pierre-Narcisse Guérin, Morfeo e Iris, olio su tela, 1811, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.

Questo dipinto del francese Guérin rappresenta Morfeo, il dio dei sogni, addormentato, con le braccia distese sopra la testa; è sorpreso nel sonno da Iris, accompagnata dal piccolo Eros.

Morfeo, nelle sue apparizioni notturne, prendeva le forme delle persone o delle cose sognate dall'umanità. Quando inviava sogni portava con sé un mazzo di papaveri con il quale sfiorava le palpebre dei dormienti e donava loro realistiche illusioni.

Esiodo nella sua "Teogonia" dice che i sogni erano personificati dagli "Oneiroi", deità minori e figli della Notte, in greco antico "Nyx", nella mitologia romana "Nox".

Nell'Iliade e nell'Odissea la divinità che personificava il sogno era "Oniro", figlio di Hypnos, dio del sonno.


 

William-Adolphe Bouguereau: "La Notte", dipinto a olio, 1883, Hillwood Museum and Gardens, Washington DC, U.S. A.

Nox, la dea che personifica la notte terrestre, è descritta con ali nere e drappeggi neri. Ma in questo dipinto il pittore francese Bouguereau l'ha raffigurata senza ali, semicoperta da un drappeggio nero, mentre fugge dai corvi che la vogliono assalire.

Nox era contrapposta ai suoi figli: Etere (la luce), ed Emera (il giorno).

segue
#542
Ultimo libro letto / Re: Leggere romanzi è utile ?
14 Febbraio 2023, 15:19:48 PM
Gentile Sapa,
Quando ti accingerai a leggere Proust armati di pazienza...




#543
Ultimo libro letto / Re: Leggere romanzi è utile ?
13 Febbraio 2023, 17:12:03 PM
Buon pomeriggio "aspirante filosofo". Oggi ti promuovo ! Da aspirante a cultore di saggezza, consacrato alla filosofia per essere libero.  Perciò puoi abbreviare il tuo nick in "filosofo 58".  ???
Ovviamente sto scherzando !

Scrisse Rabàno Mauro, monaco di epoca carolingia, che fu abate di Fulda e arcivescovo di Magonza: "Ti chiedo di non disprezzare, da ingrato, la fatica dello scrivere, l'energia che ci vuole per salmodiare, l'applicazione e la cura necessarie per la lettura" (Carmi 38, pag. 196, ll, 2- 4).  :)
 
 Queste parole di Rabàno invitano il lettore a non disprezzare la fatica dell'autore del testo (per esempio un romanziere) del quale il lettore può beneficiare.
 
 Certamente la lettura di un romanzo o un libro di fantascienza possono indurre a riflettere e trarne un nuovo e più ampio orizzonte. Infatti numerosi studi dimostrano che leggere aumenta le nostre capacità cognitive e stimolano il nostro pensiero analitico.
 
 La lettura di un romanzo può suscitare l'immaginazione, ma solo leggendo saggi e monografie (non fictional books) si riceve maggior beneficio conoscitivo di tipo specifico.
 
 Secondo te la "Commedia"  dantesca, che è un capolavoro letterario, un poema didattico-allegorico, per un non credente è utile per conoscere l'inesistente struttura dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso ?
 
 Apprendere notizie dai romanzi storici ? Dopo averli letti non ti viene il dubbio sulla loro veridicità ? Il romanzo storico è un genere "ibrido" e il lettore sa (o dovrebbe sapere) che non sta leggendo un saggio di storia.
 
 Per esempio, io non ho mai letto i romanzi storici di Valerio Massimo Manfredi; lessi "Lucrezia Borgia" di Maria Bellonci, ma subito dopo acquistai un libro con la biografia "storica" della Borgia.
 
 Lo so, anche la storia viene manipolata dagli storici, la neutralità è difficile. Ma un tragico evento lascia poco margine all'interpretazione.
 
 Anche "I promessi sposi" è un romanzo storico. Il personaggio realmente esistito è soltanto la "monaca di Monza", non Renzo, non Lucia. Comunque dopo aver letto il romanzo manzoniano ho esaudito il mio desiderio di andare a Lecco, che è "Quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotti di monti" per imbarcarmi sul battello e andare nei luoghi dell'ambientazione.
 
 Certamente un bravo autore di romanzi storici è capace di descrivere il contesto di un'epoca, di far conoscere gli usi e la quotidianità delle persone lontane nel tempo.


Un bel saluto anche ad Ipazia. Leggo sempre con attenzione ciò che scrivi  :-*

Si, sono d'accordo con te. Un romanzo ben scritto è avvincente. Ho fatto l'esempio de "I promessi sposi", ma è soltanto fiction. Però se aiuta psicologicamente a "star bene", perché no ?

#544
Ultimo libro letto / Re: Leggere romanzi è utile ?
10 Febbraio 2023, 21:25:49 PM
Scrivere significa costruire dal nulla una trama, che può piacere o meno a chi la legge.

Il testo può assumere un significato diverso dall'intenzione creatrice dell'autore, secondo la sensibilità del lettore.

E' il rischio che ogni scrittore sa di poter incontrare, come quando viene lanciata una bottiglia tra le onde del mare e non sa da chi verrà raccolta.

Io di solito non leggo romanzi ma biografie,  brevi racconti,  saggistica.

Purtroppo, erroneamente, si considera la narrativa il "vertice" della scrittura. Invece è necessario definire l'importanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua capacità descrittiva.

Elaborare un saggio o un articolo per un quotidiano o una rivista settimanale non è più semplice di un lungo e noioso romanzo.

Bisogna avere la capacità di "cogliere" gli elementi descrittivi e costruire la coerente narrazione, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire il corretto andamento temporale.

C'è anche la questione vocaboli. Molti italiani, in particolare i giovani, possiedono un lessico di circa mille parole. La limitatezza è dovuta anche agli sms e alle e-mail, che stanno cambiando il nostro modo di comunicare: è una scrittura "veloce", deve concentrare le informazioni in poco testo, spesso scritto in modo sciatto.

Comunque, se uno padroneggia la lingua sa dominarla anche quando scrive un sms, un post nei topic, le lettere d'amore, relazioni, temi, articoli, saggi.

Scriveva Cicerone: "Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius" (= Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità"). Questa frase la ripeto spesso a me stesso, tentato come sono a volte di allungare il testo che sto componendo.

La brevità può anche dipendere dall'indigenza mentale e l'incapacità espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, l'essenziale.
#545
Ultimo libro letto / Leggere romanzi è utile ?
09 Febbraio 2023, 16:40:06 PM
Lo scrittore di origine russa ma naturalizzato statunitense Vladimir Nabokov (1899 – 1977), era solito concludere le sue lezioni alla Cornell University (università statunitense situata a Ithaca, nello Stato di New York) dicendo agli studenti che le opere letterarie studiate e argomentate durante il corso non insegnano nulla di utile come affrontare le difficoltà della vita: "non vi aiuteranno in ufficio, né sul campo di battaglia, né in cucina, né in camera dei bambini", non essendo che un lusso".

 Ma leggendo il romanzo "Alla ricerca del tempo perduto" ("A' la recherche du temps perdu), pubblicato in 7 volumi tra il 1913 e il 1927 dallo scrittore francese Marcel Proust (1871 – 1922), si comprende che invece è utile la lettura de la "Recherche", che comincia con: "Longtemps, je me suis couché de bonne heure" e prosegue con la descrizione dei pensieri che accompagnano il dormiveglia, quando la candela è spenta e gli occhi socchiusi quel "je" non sa se dorme, sogna, pensa, se è fuori o dentro quel libro che prima teneva tra le mani.
 
 Comunque, anche se si ha la consapevolezza che non ci sia niente da capire, leggendo la "Recherche" si acquisisce un "valore cognitivo" sulla comprensione e sulla consapevolezza del tempo.
 
 Un romanzo come quello di Proust ci può insegnare ad essere più generosi con noi stessi, che passiamo uno dopo l'altro sul palcoscenico dell'esistenza, domandandoci chi siamo, chi vorremmo essere, consapevoli che la nostra vita non è altro che il tempo perduto.
 
 La facoltà d'illuderci psicologicamente aiuta.
#546
Varie / Re: Lista utenti ignorati
08 Febbraio 2023, 14:29:38 PM
Sapa, non ti preoccupare. 

Non sei nella lista dell'Inquisizione ! 

Io leggo sempre i tuoi post, perciò scrivi.  :)
#547
Ultimo libro letto / Re: La luce delle stelle morte
05 Febbraio 2023, 21:11:53 PM
Complimenti Bob, e grazie per il tuo chiarimento !  :)
#548
Ultimo libro letto / Re: La luce delle stelle morte
05 Febbraio 2023, 18:29:07 PM
Buonasera Mariano,
se non sbaglio, in sintesi hai scritto che l'essere è connesso e condizionato con l'avere. Infatti quando perdiamo la persona o la cosa amata, l'elaborazione del lutto induce impercettibilmente a modificare psicologicamente il proprio essere.

Come si sa,  linguisticamente il verbo "avere" evoca il possesso,  il verbo essere esprime il concetto di esistenza: "io sono".

Dal punto di vista filosofico essere e avere  possono subire mutamenti nel tempo e nello spazio.

Nell'antichità il filosofo Eraclito disse che il divenire è la sostanza dell'Essere. Egli afferma che tutto scorre (panta rei).

Anche l'amore !

Amare è un dono sospeso sull'abisso della perdita. E' soggetto al divenire.  Il dolore è sempre in agguato, ma proporzionale all'intensità di quell'amore.

Prepararsi alla perdita aiuta ad elaborare il lutto amoroso, complicato e persistente. E' necessario trovare nel dolore lo spazio per evolvere, riaprirsi al futuro.

La persona amata, con la quale si condivide la quotidianità, se all'improvviso ci abbandona o muore, provoca un vuoto, la sua perdita crea una lacerazione psicologica, la sofferenza. 

La perdita fa capire quanto la persona amata  sia decisiva per  l'esistenza di chi la subisce.
#549
Buonasera Eutidemo, ti consiglio di verificare se veramente fu il pontefice Lucio III ad istituire il sacramento del matrimonio con la bolla "Ad abolemndam". Il titolo intero di questa bolla è: "Ad abolendam diversam haeresium pravitatem" (= Per abolire diverse eresie maligne).  Dal titolo si comprende che era dedicata soltanto alla lotta contro le eresie. Non è citato il sacramento del matrimonio. Questa bolla pontificia fu pubblicata il 4 novembre 1184, dopo che il Concilio di Verona risolse alcune divergenze giurisdizionali tra il papato e Federico I Hoenstaufen, noto come Federico Barbarossa, imperatore dei Romani, re dei Romani e re d'Italia.

Il sacramento del matrimonio cristiano  alcuni studiosi lo fanno originare dalla prescrizione contenuta nel libro della Genesi 2,24 che contiene già alcuni elementi fondamentali: l'indissolubilità del vincolo coniugale e la complementarità di uomo e donna; per  altri, il matrimonio sacramento fu istituito da Gesù in Galilea  durante lo sposalizio a Cana (vedi vangelo di Giovanni 2, 1 – 11).

Citi il Concilio di Lione, il secondo, svolto nel 1274, ma in quell'ambito si discusse di ristabilire l'unità religiosa con la Chiesa ortodossa e altri problemi, non del matrimonio sacramentale.

 Se clicchi nel sottostante link puoi leggere  quanto deciso in quel secondo concilio lionese.

http://www.totustuustools.net/concili/lione2.htm
#550
Phil nel post n. 108 ha scritto:
Citazionela questione che invece mi solletica, nella mia ignoranza filologica, è invece se ci siano dei passi biblici o evangelici dove esplicitamente Dio (o Gesù) si attribuiscano in prima persona tali "onnipoteri", oppure se sono stati poi "assegnati d'ufficio" dalla chiesa e dalla teologia (per l'onnipotenza ho trovato subito qualcosa in rete, ma per l'onniscienza forse servono ricerche più attente, per questo chiedo a chi magari sa già indicarmi i passi).
Ciao Phil, nella Bibbia canonica l'appellativo onnipotente compare 4 volte, non assegnato arbitrariamente dalla Chiesa cattolica o dalla teologia:
 
 Nel Libro di Giuditta (16, 17): "Guai alle genti   che insorgono contro il mio popolo: /  il Signore onnipotente  li punirà nel giorno del giudizio, / immettendo fuoco e vermi nelle loro carni, / e piangeranno nel tormento per sempre".


 Salmo 91 (90): "Sotto le ali divine Chi abita al riparo dell'Altissimo passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente. Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido». Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,".


 Libro della Sapienza (7, 24 - 25):  La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, / per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. / È effluvio della potenza di Dio, / emanazione della gloria dell'Onnipotente;".
 
 Libro di Isaia (13, 6): "Urlate, perché è vicino il giorno di Jahve; /  esso viene come una devastazione / da parte dell'Onnipotente".


Per quanto riguarda gli aggettivi onniscente e onnipresente penso che siano due attributi dovuti alla longa manus della Chiesa cattolica. 
#551
Credere....non credere.... Iesus/Dio indica una chiave di lettura per scegliere.

Dal vangelo di Giovanni (20, 24 – 29):

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

#552
Ultimo libro letto / Re: "La danse" e la fraternità
28 Gennaio 2023, 12:14:35 PM
A Milano, al Piccolo Teatro Strehler si conclude stasera (28 gennaio) la rappresentazione di "Fraternité, conte fantastique",  dell'autrice e regista  francese di origini vietnamite Caroline Guiela Nguyen, la quale immagina che una eclisse  provochi la sparizione della metà degli esseri umani.  Chi è rimasto non sa dove siano le persone care sparite. Sperano nel loro ritorno, mentre anno dopo anno vedono la propria vita avvolgersi intorno al vuoto di quell'assenza. L'afflizione li induce ad affrontare insieme il mistero.

I sopravvissuti, che parlano lingue diverse e appartengono a culture differenti, vengono accolti e assistiti nei "Centri di cura e consolazione", luoghi della memoria e del lutto, allestiti nelle scuole e dotati di  schermi e tecnologie che permettono  di controllare i moti della Terra, il susseguirsi delle eclissi, il ritmo del proprio battito cardiaco.  Li si aiuta a registrare messaggi da lanciare nello spazio, nel disperato tentativo di rintracciare gli scomparsi.

Con poesia e delicatezza si confondono realtà e fantascienza, piccoli momenti di vita che, come fremiti improvvisi, animano vite al margine, pronte a svanire nel nulla. Sono le testimonianze di un presente lanciato nello spazio come la luce di una stella, le fievoli luci della fratellanza.

Caroline Guiela Nguyen  ha affidato il  suo racconto a una compagnia composta da attrici e attori professionisti e non.

La fantastica idea  pone la questione dell'alterità, è diventa pretesto per raccontare le vite sospese di quanti ignorano il destino dei propri cari, sorte comune ai migranti, ai profughi, alle vittime delle guerre.

L'autrice evidenzia che spesso tendiamo a  confondere la fraternità con "solidarietà", ma questa è di breve durata e si esaurisce nell'hic et nunc, nel presente. Invece, è possibile avere uno slancio fraterno nel futuro senza averlo provato nel passato.
#553
Ultimo libro letto / "La danse" e la fraternità
28 Gennaio 2023, 09:50:40 AM

Henri Matisse, La  danse (seconda versione), olio su tela, 1910, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo

"La Danse" è il nome di due dipinti di Henri Matisse (1869 – 1954).
La prima versione, del 1909, è conservata a New York  al Museo di arte moderna; la seconda versione, del 1910, è al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. 

Le cinque figure nude danzanti  hanno le braccia protese nello slancio di afferrarsi l'un l'altra mentre si muovono in cerchio.

I loro corpi sono rappresentati  in torsione  durante il movimento rotatorio.

Il dipinto è tripartito: il cielo, la terra e le figure danzanti. Anche i  delineati colori sono soltanto tre.

Per questa seconda versione de "La danza" Matisse disse: "Il primo elemento della costruzione fu il ritmo, il secondo una vasta superficie blu scuro (allusione al cielo mediterraneo nel mese di agosto); il terzo un verde scuro (il verde dei pini mediterranei). Partendo da questi elementi, i personaggi non potevano che essere rossi, per ottenere un accordo luminoso".

Questo quadro di Matisse evoca lo slancio verso la fraternità e il libro scritto dal sociologo e filosofo francese Edgar Morin, titolato "Fraternità perché ? E quale fraternità ?, pubblicato nel 2020 dall'editrice Ave.

"Liberté, Egalité, Fraternité" è il famoso motto scaturito durante la Rivoluzione francese.

La libertà e l'uguaglianza sono sancite in Francia nell'articolo 1 della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino", del 1789.

Morin evidenzia  che nella predetta  triade democratica la fraternità rimane emarginata.

La mancanza di fraternità  suscita l'individualismo sfrenato che  provoca ingiustizia: sociale, economica e ambientale.

Basti pensare all'esasperato liberismo provocato dalla globalizzazione e alle conseguenze in termini di diseguaglianza economica e sociale che ne sono derivate.

Citando le figure vetero-testamentarie di Abele e Caino, Morin ricorda come ogni fraternità possa manifestarsi in una rivalità, se a prevalere sono Polemos e Thanatos, intesi come principi, istinti di separazione e distruzione.

Allora si capisce meglio il drammatico dialogo tra Caino e Yavhé.

Dio chiede a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello ?"

Caino risponde: "Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello ?" (Gn 4, 9). Questa risposta evidenzia il rifiuto della fraternità, del sentirsi custode di Abele.

Lo stesso rifiuto è presente nell'episodio di Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 37, 12 – 36), ecc..

Nell'enciclica "Fratelli tutti", papa Francesco si chiede: "Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un'educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori ?
Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia" (n. 103).

Allo stesso modo, l'uguaglianza, senza la fraternità rimane un valore astratto. L'una e l'altra hanno una sola strada da percorrere se vogliono continuare a essere ispiratrici di un nuovo umanesimo: accettare di accompagnarsi costantemente con la fraternità.

In un mondo che spesso manifesta il suo lato più individualistico e antagonistico, la fraternità appare sempre più come lo scopo e al tempo stesso il mezzo per superare rivalità e conflitti, diseguaglianze e crudeltà.

Il sostantivo fraternità (dal latino  fraternitas e questo da frater = fratello), allude al sentimento di amicizia, affetto, solidarietà. Viene manifestata verso coloro che non sono fratelli ma vengono considerati come se lo fossero,  legati da questo sentimento che esprimono con azioni generose di aiuto disinteressato,  presuppone la parità tra individui.
#554
A Roma, il prossimo mese, dal 15 al 26 febbraio, al Teatro Sistina, andrà in scena la commedia teatrale: "Scusami, sono in riunione. Ti posso richiamare ?"

Cinque compagni di università, maschi e femmine,  giunti all'agognata laurea, la festeggiano con entusiasmo e spensieratezza. Poi ognuno per la sua strada.

Ciascuno di loro  diventa prigioniero della propria spirale esistenziale fatta di  impegni di lavoro, giornate nevroticamente stressanti e telefonini... Sembrano  'monadi' rivolte al soddisfacimento delle proprie necessità incuranti del concetto di socialità.

E' una riflessione sulla società odierna, che pur permettendo di "comunicare" con maggior facilità grazie alla tecnologia, tende ad isolarci.

E agli intrusi, ai noiosi e ai disturbatori si risponde la  solita frase "Scusami, sono in riunione, ti posso richiamare ?"  o la si fa riferire dalla propria segretaria rifiutando ogni rapporto finché...

Dopo essersi persi di vista, per una circostanza eccezionale  si ritrovano insieme  dopo 10 anni.

La situazione li mette a disagio ed inizialmente  si scambiano luoghi comuni  per rompere il silenzio e l'imbarazzo dovuti agli anni di distanza e alla difficoltà di ammettere di non essere riusciti a realizzare i propri sogni o progetti (il successo, la carriera) ed aver scoperto la vita da "adulti" diversa da come se la immaginavano. 

Il confronto, però, diventa pian piano più sincero e si affrontano con semplicità e sensibilità argomenti che potrebbero sembrare comuni o banali ma si rivelano importanti.

Il primo atto comincia con i cinque protagonisti che stanno festeggiando la conquista della laurea e pensano al loro futuro, promettendosi che la loro amicizia non si spezzerà mai. Il buio e un fondale nero ci portano, dieci anni dopo, con i cinque amici impegnati in varie attività, che vengono illuminati uno per volta e che pronunciano la frase che dà il titolo alla commedia: "scusa sono in riunione... ti posso richiamare?".

L'amicizia che li legava sembra aver lasciato il posto all'individualismo, che impera nella società attuale, dove tutto corre veloce, dove si è persa la bellezza del contatto diretto con le persone a vantaggio della tecnologia, dove ciascuno è intento a guardare il proprio cellulare anziché  dialogare.

La storia si sposta poi in una casa di campagna dove quattro dei personaggi si ritrovano in seguito ad un tragico evento, con un deus ex machina che orchestra tutto quello che accadrà da quel momento in avanti.

Nel secondo atto si susseguono gli equivoci e la trama diventa esilarante, con, battute divertenti, situazioni strampalate, alternanza di scene rallentate e accelerate sottolineate da musiche, colori e luci differenti, fino al finale a sorpresa...

Uno spettacolo davvero spassoso, che riesce a divertire senza  essere banale o volgare.



Url video

https://youtu.be/g8Zgk4DDgzE
#555
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Tenersi per mano
19 Gennaio 2023, 17:11:19 PM

Qohelet (Ecclesiaste), sapiente biblico del III sec. a. C.: "Meglio essere in due che uno solo: se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai a chi è solo ! Se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi: ma uno solo come fa a riscaldarsi ?" (4, 9 – 11).

Il filosofo francese Jean-Luc Nancy (1940 – 2021) disse che all'affermazione di Cartesio "Cogito ergo sum" (Penso quindi sono) è necessario aggiungere sempre un "ego cum" (Io sono con) l'altro, con il mio prossimo.  Semplici gesti fatti di prossimità, di apertura, di dialogo e solidarietà.

Dare la mano a qualcuno riduce il nostro senso di solitudine.