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Messaggi - PhyroSphera

#541
Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2023, 05:16:13 AM[
Che c'entra la categoria di totalitarsimo anzitutto.
Quella è una categoria politica.
Qua stiamo parlando di teoria gnoseologica.
Qualcuno si limita alla gnoseologia, ma Hegel e Marx sono dei pensatori anche politici. Se non affronti la questione, i tuoi discorsi sono vani.

Mauro Pastore 
#542
Citazione di: Ipazia il 16 Dicembre 2023, 20:53:22 PMLa sociologia idealista, religiosa e profana, ignora la funzione essenziale del capitale nell'ontologia del borghese. Il borghese senza capitale diventa un proletario, un cortigiano burocrate nella migliore ipotesi, il borghese con capitale, uno sfruttatore, per il meccanismo stesso dell'accumulazione capitalistica, lavoro salariato, profitto, ecc. Indipendentemente dalla consapevolezza e benevolenza del padrone.

Nel mondo sottoposto alla legge del capitale, tertium non datur.

La fine è violenta in quanto soppressione di una classe dominante, ma teoricamente potrebbe avvenire senza lo spargimento di una goccia di sangue. Il capitalista non viene demonizzato come accade con l'eretico, ma gli è concesso l'onore della resa come avviene in uno scontro eticamente corretto e umano, nella visione marxista.
Voi avete fatto un idolo della materia e avete inventato un mito sul capitale, quindi avete fatto la borghesia capro espiatorio e non è vero che è una questione facoltativa per voi, perché col vostro distorto pensiero giungete alla conclusione che per risolvere i problemi bisogna fare terminare la borghesia e non avete voglia di capire quanti più problemi c'erano nel regime capitalista. Quanto poi alle teorie della non-violenza, le sbandierate soltanto, perché in realtà siete convinti che l'unica tattica possibile è quella violenta: il sequestro dei beni individuali, la soppressione forzata della proprietà privata... E fingete di combattere la povertà, ma con lo Stato che possiede tutto la povertà dei cittadini resta, anche perché lo Stato che voi pensate non è democratico!

Mauro Pastore 
#543
Citazione di: Ipazia il 16 Dicembre 2023, 18:24:58 PMLa dittatura del proletariato non è la chiave di volta della storia in generale, ma uno strumento tecnico facoltativo per superare lo stato classista fondato sulla dittatura del capitale, modulabile in base alla resistenza militare del padronato. Una dittatura classica, maieutica, che poco ha a che fare con la realizzazione storica delle dittature del XX secolo.

Marx non se ne distaccò ed anzi caricò la dose dopo la macelleria padronale susseguita alla Commune del 1870. Lenin prese appunti e perfezionò la strategia, ottenendo una difficile e improbabile vittoria nel 1917.
Inutile negare per poi ribadire.

Mauro Pastore 
#544
Attualità / Re: Natale o Festa dell'Inverno?
16 Dicembre 2023, 19:01:03 PM
Citazione di: Pio il 05 Novembre 2023, 09:50:30 AMC' è poco da festeggiare l'inverno: fa freddo, le giornate sono cortissime, circolano virus respiratori a legioni, le malattie croniche peggiorano, riscaldarsi ha costi proibitivi. Persino il merlo che mi devasta l'orto se ne sta appollaiato sul camino e sembra dire: "ma che cavolo hanno da festeggiare?" :'( io sarei un po' meno ipocrita e la chiamerei per quello che è ormai da decenni: FESTA DEL CONSUMO.Anche perché già ora si celebrano soprattutto riti propiziatori consumistici (In Occidente E tra chi può permetterselo): la visita al l'ipermercato, gli inchini  sul carrello della spesa strapieno di colesterolo e trigliceridi, la processione in centro per rifarsi il guardaroba, scambiarsi doni inutili da riciclare durante l'anno, ecc.

Non esiste, a Natale, solo quello che tu hai descritto.

Mauro Pastore 
#545
Citazione di: Ipazia il 16 Dicembre 2023, 16:27:09 PMDal materialismo storico nasce il rapporto struttura/sovrastruttura, che non risente minimamente dei successivi sviluppi della fisica e delle scienze esatte. Poco anche del darwinismo, perche l'evoluzione della società umana è assai poco naturale. Il darwinismo serve piuttosto ad evidenziare le aporie delle narrazioni teologiche, che operano a livello sovrastrutturale.

La concezione strutturale del materialismo storico diventerebbe interessante quando si abbandonasse la sua versione dialettica — ma pure su questo c'è da ridire.

La forma dialettica hegeliana, nella sua prepotente pretesa di essere universale, si ritrova, nella filosofia di Marx, rovesciata, con l'illusione di conoscere il segreto del divenire storico nella opposizione borghesia/proletariato, senza l'accortezza di capire che le due realtà corrispondenti sono diverse sia per ruolo nella storia che per identità... Alla illusione, si aggiunse l'inganno di scorgere il senso della storia nella fine violenta dei presunti colpevoli, i borghesi... sicché le strutture e le sovrastrutture che tu dici sono astrazioni che finiscono per nascondere un violento e cieco razzismo sociale, basato sulla idea sbagliata che i borghesi avessero creato l'indigenza dei proletari... La concezione strutturale diventa gabbia ideologica, nelle mani di Stalin strumento intellettuale usato per creare milioni di morti, tra campi di lavoro, fucilazioni, privazioni (finanche in Parlamento italiano ne hanno trattato con una legge sulla memoria).

Ma aggiungo anche questo: per quanto interessante, il semplice materialismo storico (non dialettico cioè), non essendo la materia tutto, è un modo limitato e limitante di considerare i fatti, che è stato usato per negare i meriti: di religioni, occupazioni lavorative, azioni insomma basate su spiritualità, su trovate di spirito: ecco la dittatura antireligiosa, la demonizzazione di tanti lavori utili per l'umanità... Perché quando si assolutizza il materialismo storico, esso diventa una prigione per la vera politica.


Mauro Pastore 

#546
Citazione di: Ipazia il 13 Dicembre 2023, 21:25:03 PMSono sempre sorpresa di fronte a questa diffusa incomprensione della Weltanschauung marxiana che attribuisco o a millantate letture o a una totale incomprensione delle stesse.

Eppure basterebbero le tesi su Feuerbach del '44 per capire quanto umanesimo c'è nel materialismo storico di Marx, che non decade mai a mero scientismo meccanicistico ma, al contrario, individua nel feticismo delle ideologie e del capitale i meccanicismi contro cui il suo progetto di liberazione opererà per tutta la vita.

La borghesia non è un accidente storico, ma è la classe che muove la disumanizzazione dell'umano ridotto a merce attraverso le dinamiche dell'accumulazione capitalistica e del mercato. Anche solo per questo contributo di analisi, chi ha conservato un briciolo di umanesimo dovrebbe essere grato a Marx. Per l'alienazione che egli ha analizzato nei suoi meccanismi più occulti e apparentemente "oggettivi".
Sempre dogmi, da parte vostra, sempre tentativi di trattare i testi di Marx come oggetti sacri, in un gioco di attribuzioni arbitrarie ad imitazione delle letture bibliche ispirate... E non vi siete ancora stancati.

Mauro Pastore 
#547
Citazione di: green demetr il 13 Dicembre 2023, 21:22:37 PMIl punto della questione Hegel-Marx non va letta in questi termini.
Serve una meditazione a parte.
Per darti idea è cià che si dipana intrinsecamente alla vita, o alla storia.
Non è quindi la vita o la storia.
Ciò che è intrinseco è il metodo dialettico che forma il soggetto.
Il preteso errore fatto da Hegel di Marx, consiste nel fatto che ha posto il soggetto nel metafisico.
Mentre per Marx il soggetto è sempre dentro la vita, dentro la storia.
Per questo si dice, correttamente, che la filosofia di Marx è storicista.
Ma storicista non vuol dire fermare la storia ad un assoluto, ma il suo esastto opposto, questo è valido per entrambi i filosofi.
Naturalmente come già evinciamo leggendo la mia discussione sulla fenomenologia, Marx deve o non averla letta, probabile, o averla fraintesa completamente.
Per questo molti marxisti rifiutano la lettura di Marx come filosofo.
Sono d'accordo, le critiche di Marx a Hegel sono fonte di imbarazzo e di tentativi di ricucitura facendo balzi mortali.
In Hegel non c'è un soggetto metafisico.
Marx in maniera del tutto errata pensa ad una dialettica che scaturisce dentro il soggetto.
Non ha letto Hegel, che invece gli avrebbe rimproverato di fare un errore madornale, il soggetto non è una entità, non è un animale, non è un robot.
Il soggetto è sempre soggetto di qualcosa.
Appartiene per definizione alla sfera delle cose, e perciò delle merci.
Hegel non arriva a fare questo collegamento.
Marx va oltre le semplificazioni imbarazzanti hegeliane (famiglio-stato-dio), e fa una lettura approfondita e attualissima del soggetto-cosa, del soggetto mercificato.
Leggere le pagine di Marx è assai più attuale che leggere Hegel.
Il punto bomba è che Hegel non tratta del soggetto.
Ma del soggetto come PROBLEMA della coscienza.
La pretesa coscienza di classe del comunismo è una chimera, un errore per chi sappia leggere Hegel.
Il comunismo ma anche il marxismo continuano a NON LEGGERE HEGEL.
Questo è possibile per via dell'industria culturale.
Hegel viene nascosto come scrittore fascista (e di fatto lo era, ma non nei suoi anni giovanili, dove era un napoleonico, un anarchico).
Sembra assurdo eppure nell'età di Internete le persone sono piu stupide di prima, pur avendo la possibilità di essere infinitamente piu intelligenti.
Aporie della storia.
E qui torniamo a Nietzche, e alle scuole psicologiche di altissimi pensatori (lontanissimi dalle istituzioni e dalle loro menzogne).
In effetti Dr.D consiglia Adorno.
Provo ad aprire discussione a breve ;) (tranquilli lo sta già leggendo).

Ciò che si dipana intrinsecamente alla vita... sarebbe la materia del dissidio Hegel-Marx? Affermazione totalitarista la tua.
Quel che vuol dire il termine storicismo è un conto, i significati che esso assunse in Hegel e Marx è un altro conto. Entrambi si illusero di aver trovato la chiave di volta della storia, il primo nella sua forma dialettica, il secondo nella sua teorizzazione della dittatura del proletariato. Entrambi se ne distaccarono, che io sappia. Hegel ammise la non universalità del suo sistema, Marx restò spaventato dalla violenza che scorgeva nel suo stesso movimento; ma il loro operato filosofico fondamentale restò lo stesso. Trovai menzione di ammissioni, anzi confessioni, da parte di entrambi (non saprei adesso dove)... Ma quel che importa dire è che nacquero degli eventi dalle filosofie di Hegel e Marx definibili totalitari... L'illusione di una superiorità culturale e un ottimismo spietato, da una parte; dall'altra l'inganno di una superiorità sociale, un odio crudele.
Io nei miei messaggi non avevo fatto capire né inteso dire che le critiche di Marx ad Hegel sono fonte di imbarazzo; tentavo di spiegare che i due loro pensieri hanno buona riuscita a contraddirsi reciprocamente. In fondo senza di loro avremmo avuto stessi errori e disastri, ma senza la filosofia a moderarli.

Mauro Pastore
#548
Citazione di: Ipazia il 12 Dicembre 2023, 08:39:46 AMUno stadio evolutivo che necessita ancora di disegni intelligenti a priori per avere un'etica non è affetto da nichilismo, nazismo, ma da demenza senile.

La necessità storica si deduce dalla storia. Basta avere le capacità dialettiche e la libertà mentale per comprenderne gli eventi. Sui quali si può fare letteratura metafisica. Che talvolta ci azzecca e fa la sua bella figura. Se hai il talento di Platone. Dal quale, fatta la ermeneutica tara, si può raccogliere anche erba buona. Pure da fumare.

La tua è una disastrosa concezione positivista. L'evoluzione è una realtà limitata, il divenire è anche altro e c'è spazio sia per la genetica che per gli studi sugli ambienti ma pure per una teoria non scientifica del disegno intelligente. La scienza è una conoscenza limitata e non è l'unica.

Le necessità storiche non sono tutte dipendenti dalla storia stessa. Il pensiero tradizionale dell'Assoluto e degli assoluti risulta di utilità per la vita e pensare solo alla storia ci impedisce di vivere una buona storia. Non imputate agli altri i vostri disastri intellettuali, la vostra devozione ai mutamenti materiali, condotta fino al punto di non distinguere un maschio da una femmina. L'operato dei partiti politici che ruota attorno al restante marxismo non è sufficiente neppure per garantire il rispetto del corpo, il vostro materialismo è cieco e conduce a fraintendere la materia stessa.

Mauro Pastore 
#549
Citazione di: Ipazia il 12 Dicembre 2023, 08:00:43 AMHegel non ha superato la contraddizione tra storia e assoluto. Dopo avere scoperto la dialettica ha voluto fermare il processo al catorcio prussiano. Un trucco da baraccone di cui si accorsero tutti i suoi allievi e tra loro il più coerente e lucido storicamente e metafisicamente: Marx.

Che non ha fermato la storia su di sé.  Cosa che nessun marxista si sogna di fare, lasciando i feticci alle loro processioni.

Lo spiritualismo di Hegel e il materialismo di Marx ebbero entrambi qualcosa di totalitario, ma fu determinante anche la ricezione di essi. Hegel abbandonò la visione totalitaria con la filosofia, Marx dissociandosi dallo stesso suo partito. Ma da entrambi erano sorti nel frattempo movimenti culturali e politici prepotenti. Nonostante tutto sia il regime prussiano sia quello sovietico ebbero modo di fare qualcosa di buono. Nella sua fase totalitaria, l'hegelismo imprigiona il divenire storico in qualche formula; la fase totalitaria del marxismo conduce a una sopravvalutazione della storia; da una parte tirannia di ristrette vedute, dall'altra assenza di valori. La contraddizione tra assoluto e storia non fu risolta dal marxismo ma solo rovesciata, costruendo un idolo, dato che la materia ne fu assolutizzata. Il marxista deve la sua forza a un rifiuto che non ha nulla di superiore, per quanto stia durando ancora parte della sua forza. Il marxista pare un grande ragionatore ma è più distruttore... Certo, diceva Jaspers che la filosofia è decisione; ma la distruzione marxista porta lontano dalla filosofia possibile in Occidente; e quello del marxismo è un attentato contro l'Occidente. Non è giusto vedere dell'Occidente solo il lato negativo, ma il marxismo va oltre: addebita all'Occidente, a cominciare dalla borghesia, una negatività che è da attribuire al caso. Non è mai esistito un piano borghese di sfruttamento, la situazione di difficoltà del proletariato scaturì da condizioni non volute dalla classe borghese. Non veniamo da una situazione che consentiva di agire direttamente per abolire la povertà e non risulta che le dissipazioni attuali che impediscono tante azioni umanitarie siano causate da ciò che pensano i marxisti. Se resta una eredità del totalitarismo hegeliano, quello marxista non ha ragione a vincerlo, ci vuole un autoannullamento reciproco.

Mauro Pastore
#550
Citazione di: green demetr il 12 Dicembre 2023, 01:14:25 AMIl tuo procedere è piuttosto rapsodico. Troppa carne al fuoco.
Cosi il discorso si piega su se stesso. E infatti non ho capito cosa vuoi dire.
Platone è l'unico maestro, egli non dimentica il mito (su cui poi la gnosi continuerà il suo lavoro).
Penso che la gnosi possa essere chiarificata solo a partire da Platone.
Platone è la pietra del paragone sia con l'antico che col moderno.
Esiste un altro pensiero in grado di fare lo stesso?
La risposta è no.
I malvagi del mondo sono stati bravi a nascondermelo per tutto questo tempo.
Ma il pensiero fin che c'è vita sebbene sopito e sepolto da questo immondiziaio, ancora pulsa, ancora pulsa, e sempre pulserà.


Io ho fornito un quadro funzionale al discorso e preciso meglio. Platone è considerato l'origine della scienza occidentale e anche la scienza psicologica ne è debitrice. Tuttavia specificamente il riferimento al pensiero platonico è solo della corrente psicologica rappresentata da Hillman. Non risulta che tutto della nostra psicologia derivi da Platone. Certo, la nozione di archetipo nell'opera di Jung può esser fatta risalire al neoplatonismo, ma per mezzo c'è anche Schopenhauer... Culturalmente la idea di Plotino di anima è alla base della nostra psicologia, tuttavia le nozioni specifiche di base risultano essere cartesiane.

Mauro Pastore
#551
Citazione di: green demetr il 07 Dicembre 2023, 00:01:54 AMLe funzioni archetipiche sono ridotte agli Dei.
Platone non nega affatto gli Dei, ma introduce con chiarezza inusitata la centralità della moralità.
Questo pensiero è una rielaborazione del pensiero ebraico, ne sono convinto, e già ne vedo in nuce l'evidenza.

Dire che esiste un solo Dio, è tipico di chi vuole dire agli altri cosa fare.
Beh Nietzche ha già scritto pagine sublimi, rimando al maestro.

La domanda che volevo farti Maurizio, è come mai tutte le grandi scuole psicologiche di pensiero, non hanno mai detto chiaro e tondo, che Platone è l'unico maestro.
Una domanda che mi inquieta e non poco.



Il debito che la psicologia ha nei confronti di Platone è stato affermato da James Hillman, esponente principale della psicologia archetipale.
Secondo alcuni la psicologia quale specifica disciplina di pensiero nacque nella Riforma protestante, distinguendo alcuni riformatori un arbitrio da intendersi in senso teologico da un altro da intendersi in senso psicologico, libero. Perciò è stato detto che il luterano Melantone fu il primo psicologo occidentale. Ma filosoficamente alla base della nostra psicologia può essere posta la distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa.
Molti erroneamente pensano a Sigmund Freud come il vero primo grande psicologo, ma questo non è vero neppure per la psicologia scientifica. Freud da neurologo aveva fatto lavoro interdisciplinare, usando una ottica psicoanalitica che resterebbe insufficiente senza essere inquadrata con una rigorosa psicologia, cosa che realizzò Carl Gustav Jung. L'opera psicoanalitica di Freud non è indipendente e la psicoanalisi come metodo rigoroso non fu formulata da Freud; per essa fu determinante l'attività di Sabina Spielrein (lo dimostrò il junghiano Aldo Carotenuto in un suo studio). Nel rifiutare l'operato di Jung, Freud si poneva contro le proprie stesse ricerche, definibili però solo di confine... E molti fingono che sia stata la neurologia a creare la scienza psicologica, la quale sarebbe studio minore e non indipendente, tentando essi anche di considerare la psicoanalisi altro da un metodo psicologico... La scienza psicologica non nasceva neppure con Jung, esisteva già da prima. Studio fondamentale fu quello sul parallelismo psicofisico, condotto da Wilhelm Wundt. Si badi che non significa questo che esiste solo il corpo. La scienza psicologica nacque indagando l'analogia della mente con il corpo ma proprio studiando la mente, invece molti pensano che si tratti solo di uno studio non autonomo.
Fin qui tutto chiaro, però va citato di nuovo Hillman, che con la sua "Re-visione della psicologia" ne offrì una alternativa fondazione scientifica. Può essere considerata una via parallela che ricomincia daccapo iniziando dalla valutazione dei miti.
La scienza di Hillman, postjunghiano, restava perlopiù ferma a questo, mentre altri studi scientifici junghiani — cito "Studi sull'Ombra" di Mario Trevi e Augusto Romano, dove tra l'altro si troverebbe qualcosa sull'argomento — vi convergevano e descrivevano funzioni simboliche indipendenti dai miti, basate non su linguaggio metaforico ma allegorico, sicché si può dire che se la nostra immaginazione è politeista, essa contiene pure un unico significato ulteriore; oltre cioè che la semplice psiche, dominata dalla molteplicità, lo psichico, che è complesso ma contraddistinto da una certa monotonia.
È vero che la psicologia della religione rispetto alla antropologia della religione è meno adatta a studiare il monoteismo; eppure i pochi risultati raggiungibili sono più profondi.
Tornando alla tua domanda: davvero Platone è l'unico maestro? Io non direi.

Mauro Pastore
#552
Citazione di: niko il 07 Dicembre 2023, 11:40:01 AMSecondo me la gnosi non e' fede ma conoscenza, perche' mette al centro l'oggetto della coscienza e della memoria: il passato.

Il discorso della gnosi e':

La conoscenza salva = il passato salva.

Del passato, in senso antropologico e antropomorfico, infatti, si puo' avere conoscenza.

Il discorso dei tre monoteismi, soprattutto di quello cristiano e' un discorso che afferma:

La fede salva = il futuro salva.

Nel futuro, in senso antropologico e antropomorfico, si puo' avere fede, e, di esso, ben poca conoscenza.

Solo spiragli, scampoli, di "conoscenza" del futuro si possono avere, e ricadenti in fondo, nella nostra aspettativa psicologica, e dunque, ancora, memorica, che esso, il futuro, sia entro certi limiti uguale al passato e non aperto al totalmente e inconcepibilmente nuovo, come nella lezione di Hume.

La gnosi, soprattutto, tende verso l'increato e il tempo si "conclude", escatologicamente, in essa, con un ritorno degli spirituali/esistenti alla verita'  dell'increato, quindi siamo in una struttura temporale in cui (ancora) lo sfondo del soggetto/natura e' di tipo greco classico: sempre era, sempre e', e potenzialmente sempre sara; appunto, il giorno increato della Gnosi. In-creato da chi? in-creato Da un Dio causa mundi aristotelico o da uno emanatore, che comunque non conosce o non esercita il potere della creazione, che viene rifiutata e attribuita al demiurgo, malvagio e/o illusorio. Il cosmo "vero", cioe' spirituale, della gnosi e' increato. Fuor di metafora, la posizione temporale dello gnostico, fisicamente mortale (allo gnostico, a differenza che al cristiano,  nessuno, ha promesso di risorgere in corpo), e gettato "heideggerianamente" in un cosmo dal passato infinito in vista di un suo essere-per-la-morte, e' una posizione, intendo, una posizione temporale, che implica di risiedere in un (qualsiasi) presente avendo alle spalle un passato illimitato/infinito e, davanti, come meta dei propri passi, un futuro limitato/finito. Questa posizione, e questo e' il punto centrale della mia personale interpretazione della gnosi, e' il contrario esatto delle psicogonie, cosmogonie e angelogonie propriamente cristiane, in cui la rottura di simmetria temporale che determina la "posizione" del credente e' opposta, perche e' una prospettiva che si apre e' su un passato limitato/finito con un futuro illimitato/infinito.

Infatti, presso l'increato il passato e' (per definizione) infinito mentre il futuro puo', almeno potenzialmente e virtualmente essere finito; invece, presso il creato il passato e' (per definizione) finito (c'e' un punto zero del tempo, che, appunto, non c'e' invece nella gnosi) e il futuro puo', almeno virtualmente (a Dio piacendo...) essere infinito.

E il credente di uno dei tre monoteismi abita, o meglio VUOLE abitare, presso il creato. Vuole, psicologicamente per se' il punto zero del tempo. Lo gnostico abita, o meglio VUOLE abitare, presso l'increato. Non vuole, psicologicamente per se' il punto zero del tempo.

L'infinito e' l'immaggine di Dio, e se l'infinito, (l'infinito temporale, la direzione di una perennita') riposa alternativamente o nel passato o nel futuro, anche l'immaggine di Dio, riposa alternativamente o nel passato o nel futuro.

E si comprende perche' nell'un caso, di essa si puo' avere fede, nell'altro, di essa si puo' avere conoscenza. E' perche' del passato, si puo' avere conoscenza, del futuro, (solo) fede.

L'iperuranio e' un luogo di pre-nascita. Il paradiso e' un luogo di post-morte. Ma sono uguali, si potrebbe dire, perche' ne' della prenascita ne della post morte, abbiamo coscienza e conoscenza. E invece no. Non sono uguali per niente. Perche' l'iperuranio istaura con noi un rapporto memorico (lo schiavo di Menone, e mille altri esempi, platonici, possibili); il paradiso, il Regno, un rapporto di profezia e di attesa (Mose' che non entra in terrasanta e Cristo che ci entra, e mille altri esempi, biblici, possibili). La memoria, e' del passato, l'attesa, e' del futuro. La prenascita e la postmorte non sono uguali. Di mezzo c'e' la gloria dell'uomo a dividerle.

Ma il passato, e' anche il luogo dell'irreversibile. Il futuro, (infinito) che, "estendendosi" sempre piu' nella fede di chi crede in esso, nullifica il passato (finito), e' un'immaggine di redenzione. Il male esiste, fa male ma si puo' andare oltre esso, ci si puo' redimere. Mentre Il passato (infinito) che, estendendosi sempre piu', nella conoscenza di chi lo conosce e sempre meglio lo conosce, fino a giungere a una teoresi totale, al toglimento di ogni profetica cecita', nullifica il futuro (finito) e' un'immaggine piu' realistica, pessimistica e terrificante in cui la caduta, la colpa, se e', e' definitiva, e, semmai qualcuno si salva, si salva solo chi non (mai) cade (chi non mai ha colpe). Del male, qui deve essere detta l'inesistenza o l'inefficacia, perche' non puo' essere detta la redenzione.

Ecco che lo gnostico vuole non soffrire in assoluto. Vuole contemplare il passato come luogo della
non-sofferenza, della non-caduta e nient'altro. L'unica strada del suo non soffrire, e' il non aver sofferto mai. Il cristiano vuole aver sofferto in passato in modo esaustivo e completo per non soffrire (mai) piu' in futuro. Vuole la croce. Il compimento vicario di una legge che lo condanna/condannerebbe. Accetta che la sofferenza stia confinata nel passato, purche' essa non debordi mai piu' nel presente e nel futuro. L'uno, lo gnostico, vuole l'irreversibile di un bene (eterno), l'altro, il cristiano, l'irreversibile di una trasformazione verso il bene, da un certo punto del tempo in poi. Vuole l'irreversibilita' di un attimo, eterno, che divida il bene dal male, e poi attraversarlo, quell'attimo. Il modo, in cui entrambi pensano di far lavorare l'irreversibile a loro favore, cambia. E, se la storia dell'uomo e' storia di accettazione eroica e stoica della realta' e del non-senso di una sofferenza totalizzante, tra i due e' piu' maturo, e' piu' avanti, e' piu' "progredito", e intendo progredito verso un pessimismo realista a cui l'uomo moderno dovra' arrivare (accettazione della Necessita'), e quindi piu' nichilista, il cristiano. Il cristiano vuole essere un resuscitato, e' una figura di uomo che ha (finalmente) accettato di soffrire immensamente e senza senso quantomeno nel passato e nella memoria. Anche se non certo altrettanto nell'attesa e nel futuro. Lo gnostico, lo ripeto ancora, tornando al mio concetto chiave, vuole essere uno spirito increato, cioe' vuole non aver sofferto mai. Vuole la salvezza finanche nella memoria, cioe' non vuole nessuna redenzione, perche' nessuna redenzione gli basta. Vuole essere nell'iperuranio. Non esser mai nato, o non esser ancora nato, a questo mondo di sofferenza, e non gli basterebbe mai di essere nel paradiso, cioe' aver affrontato la morte, e con essa la soffetenza, e averla superata.

Per questo lo gnostico orientativamnte ci sputa sopra, o peggio, sulla croce. E' il bambino che non solo non accetta di soffrire nel futuro, ma nemmeno accetterebbe (mai) il compromesso di aver qui e ora sofferto definitivamente in passato, fino al punto di essersi, della sofferenza liberato. Anche con meta' della totalita' temporale liberata, anche con la promessa cristica che nel suo avverarsi porta, a una (sola) meta' di totalita' temporale liberata, al tempo del bene e del male diviso da un attimo e alla possibilita' individuale e collettiva di attraversare, questo attimo, egli, lo gnostico, identificandosi con il cosmo, essendo tutti gli attimi, sapendo di non poter realmente attraversare nessun "attimo" in nessuna "sequela", di nessun "portatore di croce" non accetterebbe mai di restare con l'altra meta', la meta' passata, la meta' rimasta dietro l'attimo, sofferente. E ne ha ben donde, perche' nella sua concezione la meta' temporale passata, che resta sofferente ha in generale piu' importanza e piu' vastita', della meta' temporale futura, che insoddisfacentemente, grazie alla croce, si "libererebbe", dal male. Di nuovo, il discrimine tra i due e' l'increato, e quindi il passato infinito, irredimibile. Il cristiano accetta il compromesso, fa la scommessa, perche' crede che la meta' temporale futura, posta dopo un qualsiasi attimo/definitivo, valga di piu', e all'infinito annienti quella passata, come un granello di sabbia nell'oceano.
Il cristiano crede che Il futuro cresca, mentre il passato ha un punto zero, quindi non cresce altrettanto in direzione opposta. Se in questo strano, e non solo "lineare", ma direi anche "fragile" tempo, in cui crede di vivere il cristiano, succede qualcosa di definitivo, qualcosa di assolutamente nuovo sotto il sole, ad esempio l'avvento del Cristo, quel qualcosa ha in se' intrinsceamente il destino di "accumulare" futuro fino a rendere il passato irrilevante. Per questo, vale la pena di credere in quel qualcosa, anche se non lo si vede. Anche se attualmente il rapporto tra il tempo del bene e quello del male e', aime', infinitesimizzante al contrario rispetto a come all'infinito esso sara', e a come secondo giustizia esso sara'... e la meta' temporale del male e' l'oceano, e quella del bene il granello di sabbia; perche' l'annuncio, l'annuncio cristico, e' recente, perche' il seme non ha ancora potuto crescere. Non ha ancora avuto il tempo, di crescere, e soverchiare un solo relativamente grande residuo, o resto, di tempo irredento.




In questa tua lunga esposizione tu mostri una cosmologia monoteista che non è di tutti i cristiani. San Tommaso per esempio pensava che non c'è un inizio nella creazione e che la Causa Prima non è la Causa Iniziale ma è invece fuori dal tempo.
Molti che interpretano la Teoria della Relatività assolutisticamente pensano ad un istante zero inizio del tempo; ma le interpretazioni più rigorose riferiscono questo istante soltanto a una parte dell'universo. La gnosi che afferma la creazione del Demiurgo e che non pensa ciò sia una illusione si riferisce a un istante zero, dato che se il Demiurgo sarebbe fuori dal tempo sarebbe Dio stesso, non un dio falso. Allora si tratterebbe di considerare un mondo prima del nostro, il mondo del Demiurgo, e che questo avesse dato origine a una drammatica evenienza con la sua (relativa) creazione... Nella Bibbia prima del cielo e della terra è posta la creazione della Sapienza, tramite essa quella di cielo e terra e il resto... Accordando gnosi e Bibbia, si farebbe corrispondere la Caduta di Lucifero, la ribellione degli angeli (gli angeli ribelli, il diavolo) alla creazione del Demiurgo, e quest'ultima in realtà sarebbe solamente l'invenzione di una alternativa a Dio, il mondo dei ribelli, mondo dunque non inteso come cosmo né come universo ma come il generarsi di una situazione. La gnosi originaria secondo me proponeva di affrontare il problema ritornando a comprendere il vero Dio, capendo che il Demiurgo non è il vero Creatore, che il nostro mondo non è stato creato da un ente diverso da Dio, e agli gnostici bastava questa 'conoscenza', non negando la Creazione affermata dai cristiani... Ma fattesi le circostanze più estreme, diventava necessario riporre fiducia in Dio, e quelli che invece pretesero di ottenere lo stesso soltanto 'conoscendoLo' caddero in fraintendimenti, incontrando l'opposizione cristiana e la critica pagana (Plotino); perché pensavano all'universo come una beffa e alla materia come un male, senza addebitare i problemi a una situazione e incautamente abbandonandosi del tutto alla mondanità o rifiutandola del tutto, illusi di avere ancora misteriose intuizioni.

Mauro Pastore
#553
Citazione di: anthonyi il 07 Dicembre 2023, 06:17:31 AMIo mi sono abituato a ragionare sulla gnosi come metodo. Come il tentativo di introdurre la razionalità umana nelle spiegazioni delle cose sacre. Per me é evidente che questo metodo non produce lo stesso risultato concreto dell'educazione religiosa, perché quest'ultima contiene contenuti fatti per persone che non hanno capacità razionale di comprendere il messaggio religioso.
Un'equivalenza interessante la troviamo nel concetto di "uomo nero" che si usava per impaurire i bambini e impedire che escano fuori di casa di notte, é un concetto non vero ma funzionale all'esigenza che i bambini non corrano rischi.
Ritornando al rapporto tra religione e gnosi possiamo dire che é più facile che la religione ordinaria sia falsa rispetto a quella elaborata dalla gnosi, ma sono probabilmente queste "falsità" la parte più importante della religione, per questo la religione deve combattere la gnosi, non a caso il peccato originale consiste nell'aver colto il frutto della conoscenza del bene e del male, cioé la gnosi.

La tua descrizione della religione corrisponde in realtà alla possibile funzione positiva di una falsa credenza, ma la fede e la credenza sono due cose distinte.

Mauro Pastore 
#554
Citazione di: Ipazia il 06 Dicembre 2023, 16:52:56 PMCertamente; la quale per sua natura tende all'UNO, anche quando è politeista: Zeus, terza generazione di figli parrici e deicidi. Perchè l'UNO funziona così. L'Uno platonico si incarna nel tiranno-filosofo, specie umana che empiricamente potè constatare non esiste. Arrivando alla deprimente conclusione che anche l'Uno cosmico, il Sole, era gravido di pericoli e tutto sommato la caverna lo era meno.

La filosofia greca è attirata dalla verità e allo stesso tempo la teme, lasciando a Sileno il verdetto inappellabile. A metterci la pezza giusta furono gli epicurei che oltrepassarono di netto la questione occupandosi dei molti piuttosto che dell'ineffabile Uno e Bene collegato, realizzando la convinzione marxiana che "l'uomo si pone (ragionevolmente) solo i problemi che è in grado di risolvere" e se li pone nel momento in cui ha gli strumenti materiali e intellettuali per affrontarli e risolverli.

Al contrario, l'agguerrita consorteria dell'Uno, dopo la sintesi del neoplatonico Plotino, trovò l'autostrada attraverso il cristianesimo e l'ancella filosofia seguì a ruota fino alla debacle illuministica. Finiti i tempi dell'UNO, vincit, regnat, imperat, iniziò, o meglio, tornò in auge, l'UNO zenoniano del gioco di carte tra i differenti piani del reale, confutando semanticamente ciò che è ontologico e fondando in tale operazione un'ontologia immaginaria fondata sulla negazione, o svilimento, del reale, non più disponibile ai magheggi filosofico-religiosi. Attingendo pure al pensiero orientale, adattato alle necessità della boccheggiante filosofia occidentale dell'UNO.

Favorito in ciò dalle pecche che la filosofia "democratico-borghese" dei molti manifestava per strada lungo la via delle "magnifiche e progressive sorti".

Tra due debacle metafisiche l'unico modo per risollevare le sorti della filosofia è rimboccarsi le maniche e cercare nuovi fondamenti, fondabili sul panta rei, rendendo onore di permanenza all'impermanenza nel momento e luogo in cui permane. Senza, socraticamente, trucchi e inganni.
La tua via è in realtà una via del disimpegno, una rinuncia che non ha nulla di saggio, fino al punto da portare alla antifilosofia, datoché senza un briciolo di saggezza non si può dare vera filosofia. Tu vuoi condurre oltre le alternative possibili. Marx aveva fatto lo stesso per odio verso la cultura occidentale, voi altri non siete diversi. Attualmente la sinistra vede del Settentrione del mondo solo le mancanze, lo vuol fare 'accoppare' dalle moltitudini meridionali come un tempo i comunisti sognavano le moltitudini cinesi distruggere la società americana; e la vostra ostinata volontà di designificare non ha vere ragioni, è mossa o manovrata dalla volontà di annientare... Nel caso specifico tu negando la pertinenza della alternativa uno/molti per la filosofia neghi pensiero orientale e occidentale ma lo fai nel Settentrione e quindi sei ostile alla esistenza di una base culturale e filosofica qui, nei luoghi del Settentrione del mondo... Il vostro umanitarismo è sempre stato questo, odio travestito da generosità, e dato che il dissidio Nord-Sud è moderato dalla esistenza del Villaggio Globale, quasi tutti voi siete "no global", scambiando il globalismo per mondialismo. Se non riuscirete nelle vostre imposture, rimarrà da noi la filosofia, resterà una vera politica globale, e voi a furia di fare i bastian contrari verrete sgamati dai barboni anche fuori dal periodo natalizio, quando non ci sono regali per chi emarginato e abbandonato.

Mauro Pastore
#555
Citazione di: Jacopus il 06 Dicembre 2023, 08:40:36 AMProbabile che abbia già toccato l'argomento ma volevo tornarci in modo più sistematico. La storia della filosofia occidentale può essere ridotta a due grandi vie, che talvolta si intersecano ma che spesso divergono e si allontanano. Potremmo anche chiamarle via dell'Uno e via del Molteplice. La prima è la via del re-filosofo platonico, che conosce la verità sapenziale e la impartisce in senso gerarchico, presupponendo una casta di esperti che conoscendo, oggettifica il mondo. La seconda è la via del "riconoscere del non conoscere", che può approdare a verità sempre provvisorie e organicamente sempre sottoponibili a critica e al vaglio dei partecipanti. È la via socratica, quella stessa ammirata e raccontata dallo stesso Platone. E qui già si manifesta una prima sorpresa. Colui che si contrappone a Socrate così profondamente è stato il suo primo discepolo.
Il proseguo della storia della filosofia può essere letto attraverso queste due lenti, l'uno e il molteplice. Quello che mi chiedo è se, nel XXI secolo sia possibile pensare una teoria filosofia che sia in grado di integrare queste due vie, costituendo così un nuovo inizio.

La tua tesi la trovo pertinente in ordine ai rapporti della religione con la filosofia.
Sì può riconoscere il forte antagonismo tra politeismo e monoteismo in Oriente al tempo degli ebrei ma poi nello stesso Impero Romano ed anche in Occidente. C'è  pure la storia cristiana, secondo alcuni improntata a una integrazione del politeismo nel monoteismo, ma ciò avvenne solo a livello culturale: il cristianesimo resta una religione monoteista, sebbene non sia foriero di una vera e propria separazione come invece l'ebraismo. Vi fu poi la nascita e diffusione dell'Islam, la cui teologia rifiuta il linguaggio politeista presente nella dottrina cristiana della Trinità... Tornando indietro nel tempo, si osserva che il platonismo dell'ebreo Filone rappresentava una apertura, che culminerà nella dottrina della Cabala, secondo cui tutto è pieno di dèi: ma il pensiero ebraico resta in regime di separazione dal mondo degli dèi anche quando li annovera senza pregiudizio. Difatti giungendo fin quasi ai nostri giorni, ci imbattiamo nella figura di Levinas, che distingueva assolutisticamente tra totalità e infinito, entrando in dissidio con le concezioni panteistiche, base del politeismo, e mettendo al bando l'ontologia, cui origini in Parmenide, il cui pensiero non fa da ostacolo al paganesimo. Ancora, nel Medio Evo, la affermazione del musulmano Averroè della unicità dell'Intelletto rappresenta bene la differenza religiosa nella stessa filosofia. La disputa in realtà non finì proprio del tutto: nella Modernità gli illuministi francesi rivalutarono Maometto e Islam abolendo il veto tomista, che dal Medio Evo giunge fino a noi ma non più tanto attivo data la critica serrata cui sottoposto (anche da Kant). A riaprire del tutto le battaglie antiche su unità e molteplicità fu Nietzsche, che volle considerare superiore il pensiero politeista; ma la filosofia di Nietzsche riattualizzava soltanto. Ciononostante fu gravida di conseguenze per il futuro non solo religioso. Mentre dal neoplatonismo si può dire nata la psicologia archetipale (Hillman), che mostra la nostra anima fondamentalmente pervasa dai miti — sebbene questo non sia tutto nella nostra psiche religiosa — invece è ricollegabile a Nietzsche la proclamazione in epoca postmoderna della "fine del Pensiero Unico"; ma dopo che si era definita la superiorità della sfera irrazionale su quella razionale, dunque rivalutando la funzione del sentimento: già Kant indicando il Sublime ne inoltrava, Schopenhauer e soprattutto Kierkegaard fecero il resto e Nietzsche stesso ribadiva (in un certo senso, contraddittoriamente, ma la sua pura attività filosofica in fondo era retorica). La terribile disputa tra filosofi pagani e teologi cristiani in epoca antica si era risolta con una assunzione della filosofia fatta dai pagani nel cristianesimo stesso, viceversa Nietzsche criticando Strauss ma utilizzandone gli schemi intellettuali li metteva a disposizione dei pagani e non è un caso che il neopaganesimo (si pensi alla Wicca) abbia incluso proprio l'Uno, non solo la enade, nelle proprie stesse dottrine...
Non c'è molto cui venirne a capo con la sola filosofia, ma una osservazione può essere utile: vi sono filosofi che criticano l'uso della reductio ad unum: il metodo di rappresentare nel concetto la varietà dei fenomeni. Non si tratta di negare ma di affermare la limitazione che questa pratica comporta. Altri invece fanno notare che essa opportunamente attuata può essere uno strumento formidabile... E questa discussione però trova un senso solo se ci si rapporta all'assolutezza cui è specificamente improntata la religione!

Mauro Pastore