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Messaggi - iano

#5401
Sono d'accordo,ma.....
I deboli che si aggrappano formano un gruppo forte , rispetto al quale i forti isolati risultano deboli satelliti , costretti comunque a girarci attorno.
Quindi il senso ha a che fare con la creazione di una società.
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo , e in fondo è fin troppo facile da smascherare , quanto pericoloso farlo.
#5402
Citazione di: Sariputra il 18 Novembre 2018, 23:50:33 PM
Possiamo immaginare la vita come una partita a carte. La 'mano' che ti viene servita rappresenta il determinismo, ma il modo in cui giochi con le carte in tuo possesso rappresenta il libero arbitrio. E non c'è nessuna 'rottura' di causa/effetto  perché solo con quelle carte puoi giocare e solo con quelle regole del gioco.
Ma se giochi al meglio il tuo gioco è determinato dalle tue carte , in base alle regole .
Anche se è vero che si impara dagli errori , e solo se sei libero di sbagliare , cioè se non nasci imparato , puoi giungere al meglio.
#5403
Quando non conosciamo la causa non possiamo sapere se esiste oppure no  , e ciò che ci appare è il caos , sia che la causa esiste sia che non esiste.
È possibile ricreare un ambiente caotico innescando cause così complesse da sfuggire al nostro controllo, e ciò diventa un succedaneo di mancanza dii cause.
Ciò che a noi appare come libero arbitrio potrebbe semplicemente avere cause complesse che sfuggono al nostro controllo.
Dunque , così come fingiamo il caso lanciando un dado , parimenti per fingere il libero arbitrio devono innescarsi cause che non riusciamo a controllare.
Il fatto dunque che ci appare di fare scelte libere, non implica che lo siano.
Il punto è però che le cause delle mie scelte sono così complesse che io stesso non posso prevedere le scelte che faro' , e le mie scelte appaiono capricciose a me stesso.
Se ammettiamo il determinismo in modo esclusivo ( perché ciò non sembra necessario ) non sembra essere la mia volontà la causa delle mie scelte , anche se ciò mi sembra.
Il concetto di volontà stesso si svuota.
Caos e volontà appaiono come le diverse facce di una stessa medaglia dunque.
Una medaglia che se non esistesse bisognerebbe inventare, e che in effetti siamo stati capaci di inventare.
Strano , no?
Qual'e' la causa di questa invenzione?
Come facciamo ad uscire da questo quadro che attraverso la nostra riflessione su termini che lo definiscono , come caos e libertà, mostrai suoi limiti?
Seppure non possiamo escludere che sia  possibile dimostrare che ciò che ci appare libero e caotico non lo siano , non possiamo neanche dimostrare che caos e libero arbitrio puri non esistano.
Perché l'ipotesi del determinismo dovrebbe essere esclusiva?
In fondo ciò che a noi interessa è poter fare previsioni utili , e il fatto che gli eventi possano non avere una causa , non implica l'impossibilità di una previsione utile , se ci accontentiamo di una previsione sulla media degli eventi.
Noi vogliamo conoscere il mondo per poterlo prevedere in funzione delle nostre azioni oppure per una conoscenza in se'?
Ogni volta che diamo la seconda risposta troviamo grosse difficoltà.
Non è arrivato il momento di chiedersi perché?
Come si fa' a giustificare una conoscenza in se'?

#5404
Ciao Ox , sono d'accordo.
Il punto è che ognuno ha una sua filosofia , anche quando non lo sa' , o peggio lo nega, e questa influenza pesantemente la nostra vita , nel bene e nel male.
Avere consapevolezza di ciò significa poter mutare il quadro , se occorre , con minore inerzia.
In questo mondo di rapidi cambiamenti questa esigenza diventa pressante.
Perché , se anche non fossimo capaci in questo modo di risolvere i nostri problemi , eviteremmo  almeno di cercare un capro espiatorio , sapendo che il problema è dentro ognuno di noi.
#5405
Sono sostanzialmente d'accordo.
Penso sia importante più che trovare il proprio quadro filosofico , più o meno coincidente coi quello dei filosofi di grido, capire i meccanismi che sottostanno all'evoluzione del pensiero, per poterli riprodurre con metodo.
Nel mio piccolo cerco di farlo seppur a scapito di un discorso coerente .
All'interno di un quadro coerente è possibile fare domande che non trovano risposta , finché non si riformula la domanda uscendo dal quadro.
Questo è quello che prima o poi succede.
Ma perché aspettare che ciò succeda invece di farlo accadere con metodo.
Peccato che le domande sbagliate siano sempre le più attraenti e intriganti, e perciò tendono a divenire dei mantra .
All'interno di un quadro filosofico coerente e completo ci sono termini dati per scontati , ma che tali non sono.
Quando entrano a far parte di domande senza risposta ce ne rendiamo conto.
Quando succede bisogna cambiare quadro avendo acquisito l'elasticita' mentale per farlo.
Questa elasticità, questa ricerca di metodo , sono più importanti di ogni possibile quadro filosofico che è possibile dimostrare non poter essere mai definitivo.
Infatti la possibilità che ciò succeda equivale a fissare un linguaggio , quello attraverso cui il quadro filosofico si definisce , da non mutare più.
Assurdo no?
Come volevasi dimostrare.☺️
Per me la filosofia è la palestra del pensiero dove chi si ferma è perduto.
Ricostruire la base filosofica per me significa far rientrare in palestra i troppi fuoriusciti , e non credo che spiegare la filosofia sia la porta giusta per rientrare  , posto che apprezzo moltissimo i tuoi buoni propositi.
Quando i più saranno rientrati in palestra inevitabilmente ne verrà fuori un campione,e quello noi chiameremo filosofo.
#5406
Ciao Ox.
Sono interessato al pensiero dei filosofi , che però diventa solo spunto per i miei pensieri.
È vero poi come dici che ci sorprende l'attualità  dei filosofi del passato , che a me sembrano relativamente accessibili rispetto ai moderni.
Evidentemente occorre un tempo di sedimentazione culturale del pensiero filosofico e ad esso attingiamo indirettamente condividendo una cultura.
Non credo che il pensiero dei filosofi nasca con dinamiche particolari , e forse ciò ci viene erroneamente suggerito dal fatto che essi ci appaiono come isole , mentre una volta erano la punta di un iceberg.
Io faccio parte di ciò che sta sotto l'iceberg , che però ormai non ne è più la gran parte , ciò che gli dava un senso.
Bisogna ricostruire la base del pensiero filosofico.
Si può fare in un forum come questo?
Temo di no.
Ma se non qui dove?
Sono interessato al pensiero dei filosofi Ox , ma di gran lunga di più al tuo.
#5407
Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Ottobre 2018, 10:30:25 AM
Sulla base del mio percorso personale, vorrei provare ad inquadrare la filosofia sotto una luce un pò insolita (anche
per dare una risposta a coloro che "non si sentono all'altezza" di intervenire nelle discussioni; perchè magari le trovano
troppo "difficili", come emerso recentemente in un altro post).
Il mio percorso personale di avvicinamento alla filosofia parte dal mondo dell'informatica (anche se fin da ragazzino
sempre stato appassionato di storia), e in particolare da quello specifico campo chiamato in gergo "hacking".
Insomma, non ero propriamente un "hacker" (termine che, almeno allora, aveva un ben preciso significato), ma ero uno
che, diciamo, bazzicava in quel mondo...
Il mio primo maestro di filosofia hacker (perchè di vera e propria filosofia si trattava) è stato Richard Stallmann, il
padre del cosiddetto "software libero". Da Stallmann io imparai quel concetto di "curiosità per come le cose funzionano"
che mi è stato di fondamentale importanza per "comprendere" la filosofia (per il più o meno che io l'abbia compresa...).
Il passaggio dal mondo dell'informatica a quello della filosofia vera e propria è stato per me naturalissimo.
Sì, perchè naturalissimo è stato il voler capire "come le cose funzionino" (basta un pò di curiosità...) in generale;
nelle, chiamiamole, "strutture nascoste del mondo e della mente umana".
Ma quel mondo informatico (cui fra l'altro anche il mio "strano" nomignolo è riconducibile...) mi ha insegnato anche
un'altra cosa, che adesso voglio sottoporre alla vostra attenzione.
Stallmann era uso ripetere spesso questo concetto: "se noi due abbiamo ognuno una mela e ce le scambiamo restiamo con
una mela a testa; ma se ci scambiamo la nostra conoscenza essa sarà per ciascuno di noi molto aumentata".
Siamo con ciò giunti ad un concetto in quel mondo fondamentale, che ha dato senso e significato allo stesso "appartenere"
a quel mondo: la condivisione gratuita del sapere, della conoscenza.
Ecco quindi, l'"hacker" era (o ancora è, non so...) colui che non solo possedeva una conoscenza "tecnica" profondissima,
ma che metteva a disposizione di tutti i "curiosi" quella conoscenza.
Vorrei quindi un pò portare questa mentalità all'interno del mondo della filosofia, rivolgendomi appunto a coloro che pensano
di "non essere all'altezza" esortandoli ad essere curiosi, a chiedere a chi, almeno presumibilmente, sa senza alcuna remora
o timore di apparire ignoranti ("nessuno nasce professore", dice un saggio adagio popolare).
Il "filosofo", se autentico, vi risponderà con pazienza e senza alcuna ombra di saccenza (direi anzi che vi risponderà con vero
piacere...).
saluti
Un percorso interessante il tuo.
Io sono uno di quelli che non chiede ulteriori spiegazioni.
Perché?
Credo perché sono marginalmente interessato alla conoscenza della filosofia,attraverso eventuale condivisione , mentre sento pressante il bisogno di filosofare e non riesco a pensare di poterlo fare in modo soddisfacente senza condividerlo.
Non conoscendo la filosofia non corro il rischio di usare termini ad alcuni indigesti , e tuttavia con difficoltà ottengo lo scopo.Magari perché mi devo inventare i termini di volta in volta e succede così che non appaia io meno chiaro ai filosofi di quanto i filosofi non appaiono chiari a me.
Credo quindi che un forum di filosofia non sia il posto giusto in assoluto per le mie esigenze , ma credo anche non vi sia nulla di meglio.
Quindi , anche se a volte mi sento ghettizzato , non ne farei una colpa alla mancata chiarezza o pazienza mell'esporre dei miei amici di forum.
Siccome finora a questa discussione hanno risposto solo filosofi allora ho pensato di dire la mia , visto che quelli come me questa discussione chiamava in causa.
😊
Naturalmente filosofi e non filosofi condividiamo l'amore per il pensiero e il desiderio di scambiarcelo liberamente , ma diversamente condizionati, nel bene e nel male , da ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo , e pro e i contro di ciò mi pare siano ben emersi in questa discussione.
Succede poi che io provi a condividere i miei pensieri con chi non ha interesse specifico di alcun tipo in materia filosofica.
E magari non ci riesco , ma senza potermi nascondere dietro l'uso di termini tecnici, visto che non ne possiedo.
Difficilmente però trovo persone , che , alle mie insistenze , non accettino
la discussione mostrando alla fine interesse.
Insomma la filosofia è una ma i livelli sono diversi , e in fondo l'ostacolo per tutti è dare le cose per scontate, sia che ciò derivi da approfondita conoscenza che da inconsapevole pregiudizio.
Ciò che è difficile condividere non è la filosofia (basta volerlo , studiando o chiedendo  ) , ma un libero pensiero , che per quanto inevitabilmente condizionato , non si curi di citare direttamente o indirettamente le fonti del condizionamento , e una citazione indiretta del proprio condizionamento è certamente l'insieme dei termini specialistici usati.
#5408
Citazione di: viator il 10 Novembre 2018, 01:00:54 AM
Salve Iano. Citandoti : "Che almeno in parte noi funzioniamo come computer (è ancora con maggiore efficienza) era già sotto i nostri occhi".

Naturalmente si tratta di un modo di dire improvvisato che io giustifico ampiamente.

Si tratta però, se presa alla lettera, di una considerazione degna di ironia.

Sembrerebbe che l'evoluzione autonoma ed intrinseca dei computer un bel dì abbia generato una rozza e parziale copia di sè.

Non è che la tecnologia umana tenda  a produrre oggetti che riproducano in parte le funzioni del nostro corpo, cervello incluso ? Saluti.
Ciao Viator. Non ho compreso del tutto la tua  risposta , ma provo a rispondere.
La scienza comprende la natura e la tecnologia la riproduce , uomo compreso.
Non si tratta però di costruire dei doppioni in competizione con gli originali in genere. Si tratta di arricchire il sistema con nuove parti che collaborano insieme.
Se li mettiamo in competizione la cosiddetta intelligenza artificiale ha perso in partenza contro la naturale.
Posso provare a fare un doppione ma solo al fine di comprendere come funziona l'originale , o in alternativa per sopperire ai difetti del sistema nel caso dell'uomo (handicap ).
Esistono tecniche empiriche che permettono di riprogrammare le funzionalità del nostro cervello per ovviare ad accidentali danni.
Zone del cervello adibite a specifiche funzioni possono essere riprogrammate per altre funzioni. Ciò perché ormai sappiamo il cervello essere molto plastico , mentre fino pochi decenni fa' era diffusa la convinzione che dopo i sei mesi di vita questa plasticità andasse perduta.
Naturalmente si riduce con l'eta', ma è sempre presente.
Molte delle funzioni che svolgono i nostri sensi sono svincolati dalla coscienza,specie le funzioni salva vita.
La coscienza in questi casi richiede tempi pericolosamente lunghi.
La coscienza non è un bene in se' , anche se a noi piace pensarlo.
Senza coscienza però non c'è scienza.
Ma scienza e coscienza sono solo parti del sistema.
Noi non dobbiamo replicare il sistema, ma arricchirlo insaporendolo con un pizzico di coscienza in più o in meno dove serve.
Il pregio di una macchina è proprio quello di non avere coscienza e in parte noi siamo quella macchina.
Chiedersi se una macchina può acquisire coscienza è un non senso , quindi.
Perché trasformo una parte utile in una parte che serve a cosa?
Naturalmente si potrebbe rispondere che servirebbe a capire cosa è la coscienza , così come costruire una macchina intelligente ci aiuta a capire cosa è l'intelligenza.
Ciò non è impossibile per principio.
In fondo abbiamo capito di essere IN PARTE macchine dopo averle costruite.
Entrano in gioco comprensione e imitazione ma non in modo diretto.
Una volta capito che il cervello è in parte un computer ci siamo chiesti se era possibile riprogrammarlo.Come?
Basta chiederlo a chi è cieco non dalla nascita,ad esempio.
Loro lo hanno fatto senza che nessuno glielo ha insegnato.
Si può riprogrammare anche un cervello sano a fini specialistici.
Se decidi ad esempio di diventare un assaggiatore professionista non occorre tu sia dotato di natura e quando lo diventi il tuo cervello si è modificato.
Presumibilmente coscienza e intelligenza sono i prodotti di un sistema non attribuibili ad una sua parte.
Se le andiamo a cercare in una parte è solo perché non sappiamo dove andare a parare , e può andare ben anche così, ma se ci aggiungiamo poi il corollario della paura per quella parte ,la macchina , che pensa ha coscienza ed è intelligente ,allora qui l'ironia ci sta tutta.



#5409
Citazione di: Lou il 09 Novembre 2018, 18:28:58 PM
Bobmax, ma se tutto ciò che è artificiale è di per sé stesso naturale, ovvero ogni opera che chiamiamo artificiale in ultima analisi confluisce come modo (? - L'interrogativo è su modo, questo per mie cricche, lo considero un modo) del naturale, la cosiddetta intelligenza "artificiale", come la vedi quale modalità espressiva della natura?
Io la vedo come qualcosa che è gia' dentro di noi , e quindi a pieno titolo naturale. Artificiale si , ma ancora per poco , finché la sua natura non diverra' esplicitata , e solo per necessaria contingente distinzione.
Ma fintanto che usiamo le due denominazioni inevitabilmente ne contrapponiamo i supposti soggetti , che seppure restassero distinti , non sono necessariamente in contrapposizione , ma parti distinti e funzionali di un sistema.
Come è stato gia' detto in altro post poter indagare una di queste parti gettera' luce anche sull'altra , posto che in verità non sappiamo bene di cosa stiamo parlando , e questo almeno al momento accomuna le parti.
Che almeno in parte noi funzioniamo come computer (è ancora con maggiore efficienza) era già sotto i nostri occhi , ma lo abbiamo visto solo dopo essere riusciti ad esplicitarlo concretizzandolo.
Quando guido l'auto ho dentro di me un computer di bordo che mi allieva dalla fatica stressante che ho fatto durante la scuola guida.
I computer di bordo con display me hanno di pappa da mangiare per uguagliarci se vogliamo contrapporli al nostro computer intimo,e servono solo se si aggiungono come parte separat integrante e funzionale del sistema , arricchendolo.O anche sostituendolo in parte laddove l'intimo è difettoso o mancante.
Sostituirsi alla natura è peccato , ma dichiararsene parte no.
#5410
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
09 Novembre 2018, 12:25:28 PM
Che una regola interna al sistema lo costruisca non è impossibile , ma poco plausibile.
La regola fa' certo parte del sistema, è vera in se' , ma come verità matematica , ma non è univoca .
Essa fa' parte del sistema e ci dice del sistema quanto a noi basta , e deve bastarci perché anche noi siamo parte del sistema e non il sistema.
#5411
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
09 Novembre 2018, 11:40:28 AM
Citazione di: bobmax il 09 Novembre 2018, 07:52:12 AM
Sì, la matematica è l'unica verità per il pensiero razionale.

E non dovrebbe sorprendere quanto bene la matematica riesca a rappresentare il mondo fisico, e addirittura ad anticipare le scoperte scientifiche!

La matematica è infatti espressione del pensiero razionale che deriva a sua volta proprio dallo stesso mondo fisico.

Sarebbe perciò assurdo l'opposto, ossia che la matematica potesse descrivere una realtà che non avesse nulla a che fare con il nostro mondo. Come potrebbe?

Trovandoci noi in un "sistema", essendo noi parte di questo sistema, non abbiamo alcuna speranza di uscirne. In quanto nessun sistema può uscire da se stesso.
Di modo che il "vero" all'interno del sistema può essere solo un concetto in se stesso vuoto.

Tuttavia, vi è la possibilità di aprire il sistema, relativizzandolo davvero, e non per finta, come quando si proclama l'inesistenza della verità.

Questa rottura ha un prezzo: noi stessi.

In nome di che cosa?
Della Verità!
La matematica descrive bene il mondo perché è lei stessa a costruirlo con vari gradi di libertà,seppur non in modo del tutto gratuito.Diversi racconti sono possibili , ma non tutti.E quelli possibili sono alternativi e non possono essere posti in una serie che approssima una metà ,una verità.
Ciò non appare nella misura in cui non abbiamo la coscienza/ memoria di tale costruzione.La scienza moderna è in controtendenza un accumulo di memoria diffusa con uso massiccio di coscienza.
La natura non persegue alcuna verità,e noi che ne facciamo parte lavoriamo allo stesso modo in parte .Per il resto lavoriamo in coscienza e per questo tipo di lavoro alternativo abbiamo costruito la verità.La verità di un oggetto ad esempio , cioè la verità di un oggetto che in se' non esiste,se non come costruzione , che però come detto non è del tuttto gratuita.
Quando cerchiamo di indagare l'oggetto nei dettagli , sondandone i confini allora questo mostra la sua natura virtuale diventando sempre più sfuggente, o frantumandosi in costruzioni altre varie e alternative.Ma ciò che si frantuma è la "verità" di una costruzione non univoca e non necessaria in se'.
Perché quando indaghiamo la "verità" di una costruzione di fatto la stiamo ridefinendo spinti dalla necessità di ricostruirla , perciò,se tale processo non è del tutto conscio , tale verità appare sfuggente.
Quando si parla di verità la verità di un oggetto è presa ad esempio.
Questo tavolo è vero , esiste.
Il mondo è fatto di materia vivente e non,e il rapporto fra questi richiede la costruzione di un mondo virtuale che intermedi fra i DUE regni , e col due inizia in effetti la storia della matematica , essendo l'uno e lo zero costruzioni recenti.Lo zero in particolare. Come dire che il nulla nasce a fatica e non nasce dal nulla.
Questo mondo di intermediazione, questo mondo di mezzo , fa' parte esso stesso del mondo.E' un mondo di avventura, meraviglioso , dove tutto sembra possibile ,anche se non tutto è possibile, e il suo confine sfugge come l'orizzonte che noi chiamiamo verità.

#5412
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
09 Novembre 2018, 05:07:42 AM
Esistono diversi modi di inventarsi là verità ed ognuno definisce un campo e si eviterebbe una bella confusione se questi campi fossero ben definiti essendo le definizioni ben date.
La verità che può essere sempre negata senza eccezioni è quella filosofica.
Quella che non può essere negata è quella religiosa.
Quella che può essere affermata o negata , ma solo a condizione, è quella matematica .
Quella che ritratta le sue condizioni è quella scientifica.
Questa se necessario ritratta le sue condizioni , e quindi usa come strumento la matematica dov'è queste si possono modificare a piacere.
E non è inutile ricordare come sia una acquisizione recente il dipanamento della matassa fra verità matematica e verità scientifica.
Perché in effetti questi campi nascono dalla pratica umana, e solo a posteriori cerchiamo di appiccicargli  una definizione che ci possa meglio far capire quel che facciamo.
#5413
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
09 Novembre 2018, 04:19:37 AM
L'unica verità è quella matematica.
Ma per essere una verità assoluta sembra troppo condizionata.
Se è vero A allora è vero B , e B è solo un modo diverso , ma non gratuito ,di scrivere A , dove A però è gratuito e gratuite sono le regole che da A portano a B.
Questo schema utilizzato dalla scienza sembra grandemente proficuo , nonostante la sua apparente mancanza di potenzialità pratica.
Ma non è solo una questione di scienziati.E' una questione di uomini e di qualcosa ad essi essenziale e per essi fondamentale .
Insomma , una di quelle cose di cui tutti parlano senza sapere cos'è.
Se non esistesse bisognerebbe inventarla.
Quando esprimo la mia verità filosofica dovrei aspettarmi , ma in effetti temo , una sua falsificazione,che puntualmente arriva .
E questa è l'essenza della verità filosofica.Il poter essere negata.
E questa continua negazione è la storia della filosofia.
La verità in filosofia è ciò che può essere negato senza che ciò possa essere messo in dubbio.
Se viene messo in dubbio siamo fuori dal campo filosofico , almeno se stiamo alla storia della filosofia.
Detto così sembra un girare a vuoto, perché tanto lavoro filosofico sarebbe logico pensare essere rivolto a una meta al modo che se faccio un lavoro fisico.
Paradossale che oggi si siano moltiplicate le palestre fisiche , dove sembra farsi un lavoro fisico senza meta , e siano sparite quasi del tutto le palestre filosofiche.
Così alle palestre fisiche ormai sembra essersi relegato il piacere del fare per il fare.
La noia è la molla del progresso e là verità uno dei tanti attrezzi da palestra.
Quegli attrezzi che spingiamo in su e in giù con apparenza di dementi.
#5414
Citazione di: Lou il 06 Novembre 2018, 18:35:49 PM
"... non comprendono ancora le cose come fanno gli esseri umani..." (prof.Mitchell)

Mi ha colpito assai questa frase, perchè trovo assai paradossale questo dire, come se sapessimo bene, un dato per scontato,  "come fanno gli esseri umani", a comprendere. Ecco a volte mi suggerisco questa domanda, ma l'intelligenza artificiale non è forse l'ennesimo specchio che l'umano tenta di costruire per scoprire chi è e come è? Certo un specchio talemente evoluto la cui immagine riflessa potrebbe avere, diciamo, come riflesso la stessa messa in discussione dell'umano con effetti dirompenti all'ennesima potenza per come lo conosciamo e comprendiamo.  Ma lo specchio, tuttavia, non ha questa duplice funzione? Da un lato riconoscerci e renderci autocoscienti e, dall'altro, metterci nella condizione di trovarci di fronte a un altro da sè che ci mette in discussione.
Sono io e non sono io. La comprensione passa attraverso questo iato, ma qualcosa sfugge, perchè gli specchi, a loro modo, ci sorprendono  - riflessi inaspettati.
Ottime osservazioni.
Come faccio a spiegare , come fanno gli esseri umani a capire , se io stesso non lo so? Ci vuole una bella dose di presunzione ?
Come faccio a dire cos'e l'Intelligenza Artificiale se non so' neanche cos'e l'Intelligenza Naturale ?
In effetti noi parliamo in continuazione di tante cose che non conosciamo , ma paradossalmente nonostante ciò, se non addirittura per ciò, la nostra comprensione delle cose progredisce.
Come se il miglior modo per comprendere qualcosa sia fingere,senza sapere di farlo (una presunzione in buona fede) di poter insegnare qualcosa , e , insegnandola , impararla.
Sai sempre da dove parti , e pensi di saper dove andar a parare , ma non vai mai a parare dove pensavi .
Forse è così che si capiscono le cose.
Capire è un po' come improvvisare calandosi in una parte , sorprendendosi alla fine dell'ottimo e inatteso risultato della recita , come inspirato da una musa , o come se una Intelligenza Artificiale si celasse da sempre dentro te.
La tecnologia  sembra sempre più somigliare ad una imitazione della natura , compresa la natura umana.
E' paradossale che io possa costruire una intelligenza artificiale superiore all'intelligenza naturale dell'uomo , e ciò può significare soltanto che io ho scoperto dentro di me , e quindi esternato , una intelligenza particolare ignota sepolta dentro me , e tutto ciò comporta una naturale dose di timore e inquietudine come d'uso quando si parla d'ignoto.
Ma il passato dell'uomo è stata sempre popolato di paurosi mostri , tanti quanti e diversi ne popolano il futuro , e noi siamo solo l'anello di congiunzione.
C'è poco da inventare , ma molto da scoprire , anche se è bello quanto inquietante pensare il contrario.
Dunque noi uomini non inventiamo nulla? Non del tutto.
Diciamo che per raccontare la storia dell'uomo bisogna inventarsi un prima e un poi separati da una attuale rivoluzione epocale seducente quanto inquietante.Adesso è il momento della I.A.


#5415
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la filosofia?
05 Novembre 2018, 16:23:54 PM
 Fare di necessità virtù, del non riuscire a smettere di pensare.