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Messaggi - iano

#5416
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 14:59:01 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Giugno 2019, 14:04:58 PM


In politica ed economia funziona effettivamente così, ma nella ricerca scientifica la conoscenza si basa sulla nostra capacità di dimostrare i teoremi e nessuno può permettersi di non vedere quello che ha visto ma non vuole vedere; il che non ha nulla di paradossale ed è pienamente in linea col funzionamento della natura. Il topolino che impara ad azionare la leva che gli procura il cibo non si limita a credere, ma sa. E quando lo sperimentatore cambia le regole del gioco il topolino impara presto a sapere che quello che credeva prima non vale più.
La storia dell'uomo e quindi della scienza è piena di cose che non abbiamo voluto vedere e non v'e' motivo di pensare che non continuerà ad esserlo , a meno che non si pensi che noi viviamo in un tempo privilegiato .
Il topolino in effetti bada al sodo e quindi  ha meno difficoltà nel cambiare paradigmi all'occorremza rispetto a noi che su una corrispondente storia di noccioline umana proviamo sempre a intravedere  l'essenza del mondo .
La dimostrazione dei teoremi di Euclide ci ha fatto credere , e quindi vedere , un mondo Euclideo , che però oggi sappiamo non essere.
La dimostrazione corretta di un teorema altro non è che dire la stessa cosa , le ipotesi , in modo diverso , di modo che i teoremi possono prendere il posto delle ipotesi e queste quelle dei teoremi.
Il mondo è Euclideo o iperbolico se ci pare , il che significa che in se' non è ne' questo ne' quello se non nella misura in cui ne siamo parte.
Alla fine però è sempre una questione di noccioline , e se questo può essere deprimente , mi sembrano invece esaltanti gli stratagemmi con cui riusciamo ad ottenerle.
E siccome il dispiegarsi di queste strategie dipende anche dalle nostre filosofie la mia filosofia è quella che tende a potenziarle , cercando di vederle per quelle che sono,senza caricarle di compiti impropri e quindi ostanti alla loro funzione.
Quando dimostriamo un teorema stiamo solo cambiando punto di vista a partire dal diverso punto di vista delle ipotesi , il che non è poco quando dobbiamo inventarci nuove strategie.
Se dico che vale il postulato delle parallele o il teorema di Pitagora sto dicendo la stessa cosa come si può dimostrare anche se non sembra , ma per noi , animali visivi , ciò che sembra e' essenziale e fa' la differenza fra mangiare e non mangiare la nocciolina.
Si potrebbe dire quindi che nulla cambia , se la stessa cosa ci appare diversa , se non fosse che noi e ciò che ci appare facciamo parte di questo mondo.
#5417
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 12:16:20 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Giugno 2019, 10:31:38 AM
La cosa più incomprensibile dell'universo è l'emergere di una mente che cerchi di comprenderlo. Però esiste e dobbiamo prenderne atto. Col che inizia la discesa: decisamente meno faticosa, ma attenzione ai precipizi. Le ali che possediamo non sono tarate sulla forza di gravità del reale.
Una mente che ne fa' parte , e diciamo così, parte , perché come altro potremmo dire?
Questo modo di dire comporta però complicazioni , come il chiedersi dove sta esattamente la mente.
Potremmo trovargli ragionevolmente un confine di massima che la contiene , ma avremmo comunque difficoltà se volessimo precisare meglio i suoi confini.
Il fatto è che la trattiamo , non sapendo come altro trattarla come un oggetto , dandogli quindi la proprietà della località.
Sono d'accordo con te.Bisogna prenderne atto e allo stesso tempo prendere atto che essa può non avere il carattere della località, anche se non riusciamo a pensarla senza.
La mente potrebbe essere parte del mondo diremmo meglio, perché fino a prova contraria le parti sono solo un'idea della mente , così come lo sono lo spazio , gli oggetti , il tempo è in genere tutte quelle idee che sembrano essenziali per interfacciarmi con la realtà.
Ma se proprio per nostra natura (pregiudizio visivo ) non possiamo fare a meno di parlare di parti sarebbe arrivato il momento di frapporre fra mente e realtà propriamente detta (fisica) quella parte di interfaccia popolata da utili e indispensabili fantasie e visioni , che sono pura creatività vitale , svincolandola in questo modo da attributi non propri e rendendola così meglio libera di esprimersi , e quindi più efficace.
Se la mente è parte del mondo, e lo spazio il tempo e la località e le parti sono parte della mente , allora sono parte del mondo , e se in ciò si scorgesse un qualche paradosso anche quello lo mettiamo da parte e ce lo teniamo in conto .
Ci dovrà pure essere nello spazio delle possibilità un paradosso insuperabile per sua natura , o no?
Se riusciamo a immaginarlo allora c'è.
Parte del mondo è ciò che crediamo esso sia , posto che tale credenza non è mai gratuita anche quando tale ci appare.
Perché vale la pena aggiungere che ci sono credenze che restano negli archivi della storia e altre di cui si è persa ogni memoria.In altri termini....
Una credenza intersoggettiva ha più valore , ma resta pur sempre una credenza a cui dobbiamo imparare a dare il giusto valore positivo.
La conoscenza si basa sulla nostra capacità di credere , e questo è il nostro paradosso insuperabile e fondante ,  da cui tutto si spiega , o meglio si dispiega compresa la nostra spiritualità , basata che sia sulle visioni o sulla loro negazione, su ciò che vediamo perché vogliamo vedere o su ciò che non vediamo perché non vogliamo vedere.
#5418
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 09:05:28 AM
Citazione di: odradek il 11 Giugno 2019, 01:27:04 AM

l'agente patogeno della pesta raggiunge al massimo i 2.5μm (ma credo più 2 che 2.5) e non riesco a darmi conto di come un microscopio costruito tra il 1580 ed il 1620 potesse arrivare alla risoluzione necessaria a individuare una entità lunga due milionesimi di metro al massimo. C'è qualcosa che non va.
Non hai torto.
Ho tralasciato di riportare che ciò che si vedeva a quel microscopio nato per caso andava poi disegnato e ricostruito cn un po' di fantasia.
Il tutto è descritto nel libro di Paul G.Falkowski, I motori della vita.Come i microbi hanno reso la terra abitabile.
Ancora in edicola credo , allegato alle "Scienze".
L'autore ipotizza che proprio la deficienza del mezzo abbia congiurato , nonostante la scoperta rivoluzionaria di un nuovo mondo microscopico , al ritardato sviluppo della biologia , a causa cioè, come io ho indicato , di un pregiudizio visivo.
Pregiudizio che io credo essere ancora attuale , se allarghiamo il campo della vista anche alle visioni , cioè a ciò che possiamo immaginare.
Quando associamo una immagine ad illustrazione di una teoria fisica in fondo stiamo facendo un lavoro di ricostruzione di fantasia simile a quello fatto da Galilei , e quando questo lavoro dovesse risultare poco soddisfacente  , come avviene a mio parere nel campo della MQ quantistica,  ciò può avere qualche effetto sulle dinamiche di sviluppo e di applicazione della teoria.
La MQ in particolare mette in dubbio un caposaldo della fisica tradizionale , la localita' , e mi chiedo quanto questo caposaldo sia debitore della vista.
Il fatto è che possiamo non ipotizzare la località nella teoria , ma non possiamo farne a meno quando dobbiamo approntare gli esperimenti che la confermino.
Cosa sia la località non è facile da capire , nonostante gli encomiabili sforzi esplicativi fatti da Apeiron in questo forum , ma i suoi sforzi uniti alla lettura di "Inquietanti azioni a distanza" di George Muster forse riusciranno a farmi capire.
Al momento mi chiedo e vi chiedo quanto questa località, che non sembra essere cosa  a fondamento della realtà secondo la nuova fisica , possa essere un prodotto della nostra predilezione al senso della vista , e più in generale alla tendenza a manipolare visioni.
Nella introduzione del libro vengono riportate due dichiarazioni di Einstein che prese imsieme fanno riflettere molto:
1.I concetti della fisica fanno riferimento a un mondo reale esterno...oggetti che devono avere una "esistenza reale" indipendente dall'osservatore...oggetti che esistono indipendentemente  uno dall'altro , in quanto "giacenti in punti diversi dello spazio".
2.La cosa più incomprensibile dell'universo è la sua comprensibilità.

Mi pare che il termine chiave qui sia "comprensibilità" che richiama un po' l'abbracciare il mondo in un "colpo d'occhio".
Dal nostro "punto di vista" il mondo è certamente fatto di oggetti distinti e separati che occupano un punto dello spazio .
È ovviamente un punto di vista limitato che la scienza sta cercando di allargare , senza che ne possa fare a meno.
Così abbiamo teorie locali che convivono con teorie non locali e la località sembra essere un mezzo relativo più che un fondamento della realtà.
Siccome però la localita' a me sembra legata al mezzo relativo della vista , fondamentale per noi , ciò ci crea non pochi problemi.
Certamente i nostri sensi allargati agli strumenti di misura servono a interfacciarci con la realtà, ma il poterla comprendere nella sua essenza è solo una illusione sensoriale in senso lato.
Parafrasando Einstein direi che " e' sorprendente come facciamo a interfacciarci con la realtà in modo sempre più efficace senza comprenderla " .
Il punto focale filosofico rimane comunque il significato che vogliamo dare al termine comprendere.
#5419
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
11 Giugno 2019, 00:49:49 AM
Riassumendo , per cercare di reindirizzare la discussione ai suoi intenti originari.
Continuaiamo a comprendere il mondo anche attraverso la vista, nonostante i suoi limiti e lacune evidenziati dalla scienza.
La scienza stessa però sembra non poter fare a meno di creare immagini a sostegno delle sue teorie , in modo da "farci vedere " la teoria, ciò che per noi vale comprenderla.
Questo circolo , virtuoso o vizioso che sia , sembra entrare in crisi con la MQ.
È ovvio che la comprensione della teoria , nel senso sopra detto , non è essenziale all'applicaziome della teoria.
Eppure a noi sembra che ci manchi qualcosa.
Siamo a un punto di svolta evolutivo?
Forse , ma il problema è che non riusciamo a rinunciare a una visione del mondo, perché cercarla è nella nostra natura , ma non nella natura delle cose a quanto pare.
Volendo complicare la questione, e non dovrei , ma i pensieri come vedete vengono da se' in diretta forum , mi chiederei se la località altro non sia che un "difetto della vista".
#5420
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 23:58:35 PM
Citazione di: viator il 09 Giugno 2019, 17:09:10 PM
Salve odradek. Stupefacente coincidenza (ma forse abbiamo teste che hanno qualcosa in comune) : Dà un'occhiata a ciò che ho scritto da poco (senza aver prima letto te) a Sgiombo in "Materia e sostanza" !. Saluti.
Se indicavi il numero del post era meglio.
Come si fa' a districarsi fra critiche punto punto e critiche punto punto di critiche punto punto se non si pone un limite a questi punti?
Ci sono cose in cui il forum è insostituibile a mio parere .
Ne dico una.
Quando leggo uno scritto filosofico o un libro di divulgazione scientifica non pretendo di capire tutto.
Se però l'argomento è interessante cerco di riportarlo comunque in una discussione sul forum , e solo quando faccio ciò mi rendo conto di aver invece digerito bene l'argomento come se , parafrasando un famoso scienziato , il mio scritto fosse più intelligente di me.
Se non dovessi scrivere su un forum mi sentirei un idiota a scrivere ame stesso e non lo farei.
Sarei curioso di sapere cosa di buono vi dia questo media a voi oltre alla possibilità di una critica puntuale punto punto.
A volte poi l'impressiome è che questa critica punto punto venga attuata mentre si legge il post , e non dopo averlo letto tutto.
Leggendolo tutto il concetto che si vuole esprimere , pur fra tant'è comtraddizioni , a volte viene fuori lo stesso , rendendo evidente che le contraddizione sono l'imefitabile prodotto di un pensiero nel suo divenire.
Naturalmente si potrebbe obiettare che un pensiero va' espresso solo quando maturo , come si fa' quando si scrive un libro. In questo modo però si rinuncerebbe alla specificità di questo media , che non è un libro , e lo si snaturerebbe diversamente.
Se parola è una cosa , se stampo un altra , se posto un altra ancora, e cosa sia quest'ultima , vista la nostra esperienza lunga , potremmo iniziare a confessarci su cosa sia , e forse la possibilità di una critica punto punto , specificità di questo media , non apparirebbe al primo posto.
Il media , che resta comunque un mezzo relativo che siamo liberi di scegliere ,influenza pesantemente nel bene e nel male ciò che si esprime , allo stesso modo che la vista influenza pesantemente il modo in cui il mio mondo si "esprime a noi " attraverso essa , essendo sempre un mezzo relativo ma con la differenza che la sua scelta sembra più obbligata che libera.
Il fatto che la scelta sia obbligata mi pare ci faccia dimenticare quanto il mezzo sia relativo , dando alla nostra conoscenza un valore forse falsato.
Questo è il nocciolo della discussione detto in pochi punti criticabilissimi sempre e comunque.
Rinuncio ai collegamenti che ho fatto con là spirituali che qualcuno ha usato per sviare il forum.
Troppa carne al fuoco non si dovrebbe mai mettere se si meditasse più quello che si scrive non lasciandosi prendere dal corso dei pensieri.
Mea culpa?😅
#5421
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 22:13:58 PM
Spesso ci si dimentica della relatività e delle potenzialità e dei limiti che ogni media regala e pone.
Di solito critico la filosofia di una persona che desumo dai suoi scritti e non i suoi scritti punto per punto , anche se questo desumere che non chiede delucidazioni punto per punto ha dei limiti .
Mentre lodo l'originalita' dei concetti, o quella che a me pare tale, come fossero nati lì per lì .
Questo mi pare il bello di questo media.


#5422
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
10 Giugno 2019, 21:56:05 PM
Citazione di: odradek il 09 Giugno 2019, 12:44:16 PM
a iano:

cit:
a- Non mancheranno parti criticabili nel mio scritto , per mie lacune ,
b- ma spero arrivi comunque il concetto nella sua essenza ,
c -e su questo sopratutto attendo critiche e "visioni" alternative eventuali.

o:
inizio da qua.
Parlare è difficile, scrivere lo è ancora di più.
A quasi tutti risulta fastidioso che il proprio scritto venga sezionato e analizzato parola per parola ma è la unica strada per capire cosa lo scrivente intenda.

Quando si fa questo non è per "inchiodare" l' interlocutore, ma per "inchiodare" i concetti esplicitati di post in post.
Fissando i concetti definitivamente -almeno nell'ambito di un 3d- sapremo entrambi sempre e precisamente di cosa stiamo parlando ed eviteremo incomprensioni in seguito.

Tu chiedi in -c un confronto sul concetto,
ma per fare questo si deve prima capire le basi su cui si fonda il tuo concetto.
Se le basi su cui si fonda differiscono, di conseguenza differirà l'interpretazione del concetto di cui si vuol discutere e risulterà quindi del tutto inutile farlo se prima non si sono esaminate le basi su cui si fonda.

Discutere le basi però significa esaminare una per una le "parti criticabili" di cui dici in -a.
Quindi si dovrebbe contraddire in qualche modo (spesso o sempre) quel "sopratutto" di cui poi dici in -c.

Per la mia maniera di impostare i discorsi risulta però indispensabile verificare l'"accordo" che esiste su ognuna delle specifiche frasi scritte, perchè quelle compongono il concetto.
Non si tratta  di "demolizione" si tratta di una ricerca di chiarezza reciproca.

Mi son reso conto questa cosa essere sgradita ai più quindi chiedo -prima di iniziare il "discorso"- se sei disposto ad accettare questa maniera di discorrere (reciproca) che chiede conto di ogni parola, ogni frase, ogni concatenazione, ogni metafora, qualsiasi assunzione nascosta si possa trovare e qualsiasi cosa possa essere inferita da ogni singola affermazione.
Sono disposto ad accettare questa maniera di discorrere , perché poco criticabile , non perché mi piaccia , cosa che senza volere è evidentemente trapelata.
Però mi dai l'occasione per abbozzare quelle critiche che finora non ho osato esternare.
Non credo sia difficile parlare o scrivere , posto che si possono avere diverse abilità nel farlo e che ci sono diversi modi di usare il linguaggio la stampa , ma in genere dalla seconda ci si attende concetti meglio meditati e non contraddittori , come di solito avviene.
Questo evita di dover stampare infiniti altri libri dove si critichi punto per punto un dato libro.
Se possiamo farlo nel forum è perché il mezzo lo permette.
Quindi più che una metodologia da considerare come desiderabile, se non necessaria , è prima di tutto una possibilità nuova che la "una modalità di scrittura nuova" ci mette a disposizione.
Ma non è l'unica.
Abbiamo anche una nuova chance che somiglia più al parlare che allo stampare libri: esprimere per iscritto i propri pensieri mentre nascono , cosa che sarebbe paradossale in genere fare attraverso la stampa.
Mi pare che le diverse potenzialità offerte dal nuovo mezzo vengano utilizzate su questo forum , come è bene che sia , ma non v'è dubbio che le due cose collidano massimamente.
Criticare un concetto nel suo divenire è come sparare sul pianista mentre sta improvvisando rinunciando a comprendere e giudicare la melodia.
Ecco questo è quello che volevo dire , ma non avevo il coraggio di dire , temendo di fare la figura di quello che si infastidisce alle critiche.
Inutile dire che la critica è sacrosanta, ma non esente da malcostume.
Se contiamo quante parti isolate di post (quindi non sempre l'intero post punto per punto )vengono postate per criticarle a confronto di quante per sottolinearne l'interesse il rapporto ci dice che sembra più facile criticare che lodare.
Se nella mia testa nasce un nuovo concetto (nuovo per me) mi piacerebbe condividerlo e farlo crescere insieme a voi ciò che raramente sembra seguire al pur sacrosanto diluvio di critiche.
Nel caso di questa discussione ho tratto una frase da un libro che occasionalmente ben descrive un concetto mio.
#5423
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
08 Giugno 2019, 13:06:30 PM
@Sciombro.
Le immagini che associamo a una teoria scientifica non sono essenziali ad essa , ma relative a una loro sommaria comprensione , anche quando non ne approfondiamo i particolari.
Tali immagini sono postulatili come  intersoggettive , ma non hanno un corrispondente materiale.
Sono immagini di comodo , nel senso che funzionano, e tale caratteristica si può associare , senza fare scandalo oggi , alle immagini che ci regala la vista.
L'unica differenza è che la vista lavora fuori dalla nostra coscienza , mentre la scienza no.
Entrambi però alla fine creano immagini o visioni utili.
Esse non sembrano però in se' necessarie.
Possiamo rinunciare alla vista , come in caso di menomazione accidentale , reindirizzando e riottimizzamdo l'uso degli altri sensi.
Oggi la MQ ci chiede parimenti di rinunciare ad una visione da associare ad essa.
Quantomeno ad associare ad essa una visione che abbia il valore che ha avuto finora per noi.
Associare immagini ad essa continua a restare esercizio utile , ed anzi   meglio maneggiabile con disinvoltura  , non dovendo per tali immagini ricercare valenze aggiuntive al loro essere utili strumenti ,( anche se diventano sempre più strumenti di lavoro e sempre meno strumenti di "comprensione" e divulgazione per non addetti ai lavori al fine di tentare di innescare un processo che porti a una visione imtersoggettiva, come fino a un certo punto è stato possibile).
A causa della nostra natura non possiamo rinunciare alle immagini , meglio se imtersoggetive ,ma siamo chiamati dai fatti a rimettere in discussione la loro valenza.
Non mancheranno parti criticabili nel mio scritto , per mie lacune , ma spero arrivi comunque il concetto nella sua essenza , e su questo sopratutto attendo critiche e "visioni" alternative eventuali.
#5424
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
08 Giugno 2019, 00:31:44 AM
Continua a sfuggirmi la connessione fra visione e morale.
Vi propongo e ripropongo invece la connessione visione / comprensione.
#5425
Ciao Federico.
Vediamo se ho capito.
Dare libera espressione a se stessi , senza farsi influenzare  dalla socialità , come via verso la spiritualità .
Un po' come un programma che si svolge da se' dando risultati esatti se nessuno introduce virus sociali.
Però il fatto che gli uomini sono in parte esseri sociali è scritto nel loro programma.
Proponi un debugging ( si dice così?) culturale?
Essere se stessi uscendo dalla cultura che il caso ci ha assegnato?
Sicuramente non è un esercizio sterile , anzi.
Ma di solito questo esercizio si svolge partendo dalla convinzione che la nostra cultura è perfetta per giungere alla conclusione che nessuna è perfetta.
Si può uscire forse da una cultura , ma non dalla cultura.
Le culture sono diverse , ma non prive di convergenze e una può essere la famiglia come indichi tu , mentre sui ruoli che i diversi sessi assumono in essa mi pare tale convergenza non vi sia storicamente , come tu invece proponi , quindi almeno su quest'ultimo punto dissento.
La suddivisione dei ruoli fra sessi può avere un senso economico contingente , ma non predeterminato a prescindere.
Esistono sicuramente differenze biologiche e psichiche , ma non è scritto da nessuna parte come queste di volta in volta verrano a "coniugarsi"  perché tutto cambia.
E a proposito come si coniuga il cambiamento con la perfezione,partendo dal perfetto nulla dove nulla cambia?
Se perfetto è il programma nel suo svolgersi senza errori esente da intrusioni , quindi non in rete ,andrà così avanti all'infinito
Ma in un programma di computer ciò non è garantito in effetti.
Perché nel programma umano dovrebbe esserlo ?
Non possiamo scommettere su un computer, che è cosa che ben conosciamo perché da noi costruito.
Come facciamo a scommettere su qualcosa che non sappiamo chi e come ha costruito?
#5426
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
06 Giugno 2019, 00:33:49 AM
Sulla morale non ho capito.
Ma vi lancio una provocazione.
Non è che il vetusto"non credo se non vedo" di San Tommaso si è spostato oggi verso un " non vedo se non credo" ?
Sappiamo che non occorre la mediazione diretta dei sensi per vedere come nei sogni , o che vediamo cose improbabili ad occhi aperti , o di cui non siamo certi, come angeli , madonne e apparizioni e visioni in genere.
Allo stesso tempo sappiamo che la mediazione dei sensi non ci rende immuni dal vedere sistematicamente cose che siamo certi non esistono.
Mi riferisco al classico caso del punto cieco per cui dovremmo vedere un cerchietto nero al centro di ogni visione ,mentre al suo posto vediamo una probabile ,ma finta ricostruzione fatta dal cervello.
Quindi in un certo senso , almeno in parte ,vediamo quel che crediamo di vedere.
Questo è quello che la scienza , che tanto deve storicamente alla vista , ci svela paradossalmente della vista.
Come dire che la scienza è qualcosa di più della vista ,ma allo stesso tempo la vista è un mezzo del quale essa non potrà mai fare a meno.
E la spiritualità può fare a meno dell'input dato dai sensi?
Direi che è ciò che discrimina la spiritualità occidentale da quella orientale , dove questa ultima ha intuito la relatività dei sensi , senza attendere dimostrazioni scientifiche .
È la scienza occidentale che ha fatto storia , ma molte delle conclusioni a cui è giunta hanno confermato la "vista lunga" degli orientali.
Vista lunga dovuta se non ricordo male a un terzo occhio , come dire che neanche loro possono rinunciare alle metafore visive.
Ma come la mettiamo infine con la MQ che ci propone improbabili visoni , che non sono angeli e madonne , ma che se servisse userebbe pure quelle?
Basterà crederci per vederle?
Siamo riusciti a vedere lo spazio e il tempo disegnato da Newton e perfino lo spazio-tempo disegnato da Einstein.
Riusciremo a vedere più in la' , oltre un orizzonte che non è più quello astronomico , ma umano ?
#5427
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
04 Giugno 2019, 20:42:09 PM
Citazione di: Ipazia il 04 Giugno 2019, 18:33:11 PM
Citazione di: iano il 04 Giugno 2019, 18:19:12 PM
Possiamo immaginare nel campo spirituale un percorso parallelo?

Finora i percorsi paralleli spirituali non è che abbiano dato gran prova di sè e quanto sia devastante non potersi servire dei sensi creati dalla natura lo racconta bene "Cecità" di Saramago.
Mi sono sforzato di tirarci dentro anche la spiritualità essendo ancora sotto l'effetto delle tirate di orecchie di Carlo.
Per quanto riguarda Saramago mi pare che la cecità visiva sia una metafora della cecità umana , come dire che non possiamo fare proprio a meno delle metafore visive.
Il vero problema  dei ciechi in effetti è un mondo costruito a misura dei non ciechi , il che dimostra che la vista non è in se' essenziale , posto che senza di essa non saremmo quel che siamo.
Cosa si prova ad essere pipistrelli , per rispondere anche a Lou?
In effetti lo siamo più di quanto crediamo , ma non avendone coscienza non sappiamo cosa si prova.
Però sembra che bendandosi per un tempo opportuno non si tardi a prendere coscienza di ciò .
Io che iniziò a diventare sordo mi sorprendo a leggere il labiale, quindi  faccio cosciamemte ciò che ho sempre fatto non consciamente, perché normalmente ci sentiamo anche con gli occhi .
Quindi per leggere il labiale non devo acquisire alcuna abilità che gia' non avessi.
Ma ciò che faccio cosciamente è solo porre maggiore attenzione al labiale.
Non è che io deduco consciamente ciò che si dice dal movimento delle labbra.
Io ascolto letteralmente il movimento delle labbra che vedo.
Ascolto con gli occhi.
Mentre i ciechi vedono con le orecchie , il tatto etc...
Se vogliamo procedere nel buio più fitto in piena sicurezza , magari per attraversare la strada , basta dare la mano a un cieco.
#5428
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
04 Giugno 2019, 18:19:12 PM
Oggi ignoreremmo volentieri la meccanica quantistica che ci da' visioni aberrate ancor più di quelle che Galileo vide col suo microscopio , tanto che forse è arrivato il momento di rinunciare alle "visioni scientifiche".
Possiamo immaginare nel campo spirituale un percorso parallelo?
P.S. Il libro citato è attualmente in edicola allegato alle "Scienze".
#5429
Tematiche Filosofiche / ...ciò che vediamo.
04 Giugno 2019, 17:32:13 PM
...la storia della scienza è anche la storia delle invenzioni che modificano la nostra percezione delle cose.Tuttavia , paradossalmente , l'invenzione di nuovi strumenti è vincolata a ciò che vediamo.

Tratto da -I motori della vita - di Paul G. Falkowski.

Questa e numerose altre riflessioni fulminanti sono contenute nel libro citato.
L'argomento del libro in effetti sono i microbi e l'autore è un biologo , il quale nota come ciò che non vediamo , specie a occhio nudo , diventi oggetto distratto del nostro interesse, ciò che ha determinato uno sviluppo ritardato della biologia rispetto ad esempio all'astronomia.
Si dice nel libro che non è stato Galilei ad inventare il telescopio , ma è l'uso che lui ne ha fatto a innescare la rivoluzione scientifica.
Questo lo sapevo.
Quello che non sapevo invece è che Galilei ha usato il telescopio anche al contrario, come microscopio , individuando perfino , e riportando in un disegno , l'agente patogeno della peste , ma disinteressandosi poi del tutto alla cosa , senza darne diffusione , come se un pregiudizio visivo avesse deciso la direzione delle sue future ricerche scientifiche.
Mi sembra significativo infatti considerare quanto la vista , il nostro senso più sviluppato , o almeno considerato tale comunemente , abbia influenzato il nostro progresso , nel bene e nel male , orientando le nostre indagini naturali in modo preferenziale ,trattandosi tutto sommato di un fattore accidentale.
Forse non è neanche vero che il senso della vista è il nostro senso più sviluppato , ma ciò che conta è il fatto che a noi appare come tale con tutte le conseguenze che ciò ha avuto e continuerà ad avere nell'orientare le nostre ricerche , e non solo in campo scientifico , se è vero che le visioni sono anche al centro del mondo spirituale.

In effetti si dice , il senso dell'udito potrebbe essere il nostro senso più sviluppato , anche se a noi non appare , lavorando mell'ombra.
Poi non avrebbe neanche senso fare una classifica fra i sensi , perché essi sembra lavorino sempre in combutta , per cui ad esempio la creazione di una immagine non è mai solo farina del sacco della vista , e questo vale per tutte le sensazioni in genere.
Il modo in cui i sensi poi lavorano insieme non è fissato per sempre , ma cambia anche nel breve periodo , grazie alla estrema plasticità del cervello.
Il senso della frase estratta dal libro quindi andrebbe allargata all'insieme dei sensi e al loro agire in comune.
La vista rimane però privilegiata perché fra tutti i sensi è forse quella che più coinvolge la nostra coscienza.
Quindi invero l'artefice vero dei pregiudizi che orientano la ricerca scientifica è proprio la coscienza .
Questa potrebbe apparire perfino una affermazione banale , se non fosse che il nostro orientarci nel mondo attraverso i sensi non sempre la richiede.
Il senso dell'udito forse è il più sviluppato , ma ciò non arriva alla nostra coscienza.
Così nell'ordine , anche in campo spirituale , vengono le visioni , poi le voci , etc...
#5430
Ok Maria.
Le mie esperienze spirituali faccio presto a dirle .
1.Davanti alla tomba di San Francesco .
2. Di fronte alla bellezza naturale del paesaggio di Castelluccio di Norcia.
Ciao.