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Messaggi - Ipazia

#5431
Citazione di: viator il 05 Agosto 2020, 12:57:06 PM
Io mi riferivo, come mio solito, alla dimensione cosmica della natura ....ovvio che la natura se ne fotta di come l'uomo decide di chiamare i propri comportamenti e quelli della natura stessa.

Altrettanto ovvio che la natura non faccia eccezione o sconti a viator  ;D
#5432
Musei e mausolei sono in crisi ovunque. Persino quelli che contengono la bellezza della storia umana. A che prò aprirne uno che narri le schifezze della storia umana ? Per tenere vigile la memoria ? Per questo basta la scuola e la pubblicistica, evitando pure il rischio di una feticistica fascista sul tipo della sedia di Mussolini e delle iconografie di regime. Roma ha ben altri problemi che costruire mausolei a cadaveri storici e ideologici. Facciano piste ciclabili e sistemino strade e viabilità: questo sì è fare, in positivo, storia.
#5433
Citazione di: viator il 04 Agosto 2020, 13:02:52 PM
L'etica esterna alla tecnoscienza altro non deve essere che la versione appunto umana del più importante dei principi naturali APPUNTO UMANAMENTE INTERPRETATO DAL PUNTO DI VISTA ETICO. Tale è il PRINCIPIO NATURALE DEL BENE, il quale afferma "Nessuno sottragga o distrugga ciò che non avrà il potere di restituire o di rigenerare".

Non mi risulta che il leone rigeneri la gazzella che ha divorato. Il "bene naturale" è sovente mors tua vita mea. Anche se vi sono forme collaborative di simbiosi, sono sempre a danno di qualcun altro. Pure le piante sono esseri viventi e l'erbivoro, per quanto sia vegano, non si redime dal "genocidio" alimentare. Neppure le piante sono così innocenti visti i "dispetti" che si fanno sotto e sopra terra. Anche nel regno vegetale la selezione naturale opera impietosamente.

CitazioneOvvio quindi che le tecnoscienza - non possedendo in modo incondizionato tale potere - possa combinare anche qualsiasi genere di nefandezza. La natura invece ed appunto, cui tutto appartiene e tutto può venir in essa rigenerato, è l'espressione di ogni bene e di ogni potestà, cioè dei due valori che, trasferiti ed interpretati a livello umano, dovrebbero rappresentare la base della NOSTRA etica. Saluti.

Anche la tecnoscienza, ovvero la produzione umana, "restituisce e rigenera", considerando che nulla si crea e nulla si distrugge. Rispetto alla riproduzione naturale tale "restituzione" appartiene in buona dose al regno delle schifezze, ma non è necessariamente così. Così come non è sempre espressione "di ogni bene e ogni potestà" la natura come sanno i milioni di alberi finiti in serramenti cinesi e legna da ardere grazie a Vaia. Meteoriti, eruzioni vulcaniche, terremoti, siccità, bufere, predatori e parassiti hanno causato morte e distruzione di interi ecosistemi da prima che gli umani vi aggiungessero il loro contributo. La base della nostra etica dovrebbe essere la preservazione al meglio degli ambienti di vita, ma talvolta bisogna farlo contro le forze della natura, che l'etica non sanno neppure che cosa sia e quindi si guardano bene dal porsi a fondamento di essa.
#5434
Senza etica umana si torna alla non-etica naturale: mors tua vita mea, homo homini lupus, etc. Anzi peggio, perchè si rende ideologicamente etica la non-etica naturale legittimando con ciò ogni sorta di crimini. Non è casuale il legame storico tra giusnaturalismo e lo sviluppo della dominazione capitalistica.

Ma proprio ammettendo la primogenitura etica dell'etica umana, caro Jacupus, si disinnesca il potenziale antietico della tecnocrazia rivelandone la natura politica piuttosto che tecnoscientifica. Se vogliamo prendere il toro per le corna dobbiano agire sull'etica non sulla tecnoscienza in prima istanza: con gli elicotteri si bombardano e si salvano persone, ma questo non dipende nè dall'ingegnere nè dalla tecnoscienza. Con buona pace di riposo eterno a Severino.

Quindi, rispondendo al quesito iniziale e sulla scia del post precedente di Anthonyi, affermo anch'io che il dominio umano sulla natura è innanzitutto un dominio morale per l'aspetto della responsabilità ed epistemico, ovvero tecnoscientifico, per la comprensione che gli umani hanno acquisito delle dinamiche naturali che regolano e determinano la vita dei viventi. E riconfermo che i dottori Stranamore li crea la politica, dalle prime cure parentali fino ai sanctasanctorum dei "competenti", non la tecnoscienza che rimane un inaggirabile destino evolutivo per la nostra specie.
#5435
Contrariamente a tanti feticci la tecnoscienza ha la sostanza di un destino da cui non si sfugge. Se qualcuno vuol farne anche un feticcio a cui sottomettersi sono cavoli suoi.
#5436
L'antiscienza è un'illusione parolaia che alla fine pascola pure lei nei giardinetti della tecnoscienza. E' tutta nella tecnoscienza l'alternativa possibile tra la vita e la morte, la gaiezza e il dolore. L'autoritarismo è un elemento politico, un parassita della tecnoscienza tra le cui pieghe si nasconde e cospira. Ma non è lui il protagonista, il motore, della vicenda evolutiva umana.
#5437
Citazione di: viator il 02 Agosto 2020, 15:51:19 PM
A quasi nessuno interessa il passato, cioè le cause più o meno remote delle cose. Tanto ormai su di esso non si può più intervenire. Meglio concentrarsi sul presente (addirittura sui quadri legislativi che regolano l'aborto !) per cercare di capire in che modo l'attuale stato delle cose potrà venir cambiato (nel futuro e possibilmente nel corso della vita di di chi sta intervenendo nel topic) secondo i gusti, le attese, le preferenze, le speranze, l'etica, la fede di ciascuno.

Ma no ! Il passato interessa eccome. In principio era ... C'è una bella intervista impossibile, di quando esisteva ancora un servizio pubblico via etere, tra Italo Calvino e l'uomo di Neanderthal in cui l'intervistato spiega allo scrittore come funzionava tra lui e l'orso speleo. Si parte sempre da lì; dalla prima legge della natura vivente: mors tua vita mea.

L'ominide già allora vinse la guerra grazie a due fattori che non erano nelle corde dell'assai più dotato (da mamma natura) orso: la collaborazione sociale e la tecnologia - fuoco e attrezzi bellici vari.

CitazionePeccato che attraverso questo modo di trattare i miei quesiti si rinunci ad indagare più profondamente sulle cause e sulla loro natura, tenendo presente che più le cause stesse saranno remote più esse tenderanno a manifestarsi in un futuro che noi vorremmo diverso ignorando o sminuendo il peso di certe origini su di esso. Saluti.

La storia ha proseguito per millenni su quella falsariga e alla fine ci siamo trovati all'apice della piramide predatoria, ma con sul groppone una per nulla marginale crescita ipertrofica che rischia di rovinare tanta sofferta supremazia: l'eccesso di noi stessi nel riprodurci e dilapidare le risorse del pianeta. E' il lato polpetta avvelenata della tecnoscienza che dall'altro lato funge invece da antidoto. Si tratta di decidere da che parte stare. Saluti.
#5438
La seconda domanda non è marginale ma conclusiva di tutto il ragionamento:

"Se noi ci arrogiamo tante libertà nei confronti di altri esseri viventi fatti e cresciuti perchè dovremmo fare tante manfrine nei confronti di ovuli fecondati ed embrioni umani ?"

E' la razionalissima domanda che si pone chiunque non sia totalmente piegato verso il bias della natura trascendente dell'umano rispetto al resto del mondo. E' evidente che chi non crede in tale trascendenza si ponga tutt'altre problematiche rispetto alla relazione con le proprie cellule riproduttive, loro produzioni, e il resto del mondo dei viventi.

Semmai il problema razionale diventa la critica ad una impostazione trascendente che rischia di sommergerci con una sovrapproduzione umana indiscriminata foriera di guai a non finire. Per la quale l'unico salvacondotto è la contraccezione e la procreazione responsabile inclusiva di tecniche di ivg che da questo punto di vista diventano scarsamente rilevanti anche sul piano etico una volta che alla protagonista della gravidanza indesiderata sia data la possibilità di decidere liberamente.

In altri termini, la questione che oltrepassa drammaticamente l'etica individuale non è l'interruzione ma l'eccesso di gravidanze e i gommoni e le guerre ce lo rammentano quotidianamente.
.
#5439
Il regime fascista risolse il problema della sovrappopolazione e la piaga della migrazione con la guerra. Sai che affare ! Ma era cristianamente antiabortista. Come disdegnano aborto e contraccezione coloro che affidano i pargoli in sovrannumero ai gommoni e alla carità internazionale. Miseria spirituale e di civiltà prima che materiale.

Stranamente InVerno si allinea ai cinesi su tale questione, ma non vi è altra soluzione civile al problema: partorire solo gli umani cui si hanno i mezzi per garantire un futuro. Con buona pace delle divine provvidenze che finiscono col gravare sulle sempre più indisposte provvidenze umane.
#5440
Incoerente é un Verbo che tutela la vita, ma solo degli embrioni umani e non degli umani fatti e cresciuti e degli altri viventi. Un dio così antropocentrico é pure poco credibile in quanto divinità.

La soluzione giuridica della legge italiana basata sullo sviluppo del SNC trovo sia equilibrata e certamente più umana di quello che si opera in ogni macello di animali di cui, cristiani compresi, ci nutriamo.
#5441
Leggendo le furibonde esternazioni di Socrate78 mi viene da pensare come egli si riconosca in una visione del mondo che per almeno 15 secoli non si è minimamente posta il problema di uccidere post-embrioni umani, nati e cresciuti, in nome del suo dio. E che dire della nonchalance con cui anche oggi essi uccidono e si nutrono di ogni sorta di animali, cuccioli o adulti, senza provare alcun rimorso salvo alcuni pochi ? Un embrione umano è ad uno stadio di vita certamente più incompleto e pertanto, fatta salva la dissociazione cognitiva e le forzature ideologiche, non vedo dove stia il problema aldilà della potenziale madre che deve decidere il da farsi come una sacrosanta e benemerita legge prescrive.
#5442
Un discorso sulla razionalità nella sezione filosofica di un forum di filosofia non può ignorare ciò che a riguardo hanno detto i grossi calibri del pensiero filosofico ed epistemologico.

Un primo riferimento importante risale a Tommaso d'Aquino che lo trae dagli aristotelici ebraici di area moresca postulando la verità come adaequatio rei ut intellectus.

L'impostazione di questo pensiero è profondamente realista perchè subordina la verità alla corrispondenza dell'intelletto alle cose e pone pertanto tale adaequatio a criterio ferreo di razionalità. Hegel andrà oltre postulando l'equivalenza tra razionalità e realtà. Più metafisico partire dalla prima, più realistico partire dalla seconda. La scienza parte dalla realtà, ovvero il deposito delle cose, rei, per realizzare un discorso razionale, implementando la misura alla descrizione  come insegna il maestro saggiatore Galileo.

Ludwig Wittgenstein sostituisce alle cose i fatti (cose in divenire e relazione) ma la sostanza epistemologica del criterio di verità e razionalità non ne risente poi molto.

Tralasciando la sofistica humiana che caricava ipocritamente la sua brava pendola anche se considerava la realtà futura un atto di fede, più sensata e tagliente è la critica nitzscheana alla verità/razionalità epistemica col suo "non esistono fatti ma solo interpretazioni", alla quale ritengo esaustiva la replica di Piero Angela sulla non opinabilità della scienza, laddove la verità (sempre provvisoria fino a prova contraria) la decide l'esperimento e non le camarille col voto.

Sulla razionalità basata sui fatti e le evidenze non credo vi sian alternative teoreticamente fondate tant'è che anche chi persegue una "razionalità basata sui valori", pochi esclusi, di fronte a malattie e altri accidenti della vita preferisce affidarsi alla scienza che all'acqua di Lourdes.

Con la autoproclamata "razionalità basata sui valori" si transita dall'universo fisico/naturale, che li ignora del tutto, all'universo antropologico che invece ci ha fatto pantagrueliche abbuffate, non esenti da grossolane adulterazioni, che rendono la razionalità autoreferenziale umana impresa assai ardua, terreno di conquista per ciarlantani di ogni risma che restituiscono il primato a Nietzsche su Piero Angela.
#5443
Citazione di: iano il 23 Luglio 2020, 23:17:14 PM
Citazione di: Ipazia il 22 Luglio 2020, 22:21:35 PM
Non è irrazionalità: é socialità. Homo é animale sociale. Le pulsioni di sopravvivenza sociale pesano quanto l'istinto di conservazione individuale. In ciò l'istinto evidenzia una sua razionalità atavica di branco, perché è il branco ad aver conseguito il successo evolutivo, non il singolo individuo considerando le caratteristiche fisiche decisamente modeste della specie.
È così vero che  mi pare molte specie sociali si potrebbe dire dominino il pianeta.
Perché non le formiche ad esempio?
Le formiche sono razionali o irrazionali?

Confuto l'idea che i comportamenti sociali siano meno razionali di quelli individuali. Nelle specie sociali è vero il contrario.
#5444
Citazione di: viator il 23 Luglio 2020, 12:36:01 PM
Salve Ipazia. Sappiamo che tu odi l'irrazionalità. Ma (cose che capitano !) la tua replica a : "Quindi si può dire che è proprio la componente irrazionale a garantire la continuazione della vita e anche il progresso sociale?".....affermando in sostanza che la socialità genera il progresso sociale (cioè che la socialità genera sè stessa)...............mi sembra proprio affermazione assai poco razionale ! Saluti.

Il mio ragionamento è razionale quanto lo strumento con cui stiamo comunicando che non deriva da istinto individuale di sopravvivenza bensì da fattiva socialissima collaborazione.

Concordo con Anthonyi che razionalità é argomento assai sdrucciolevole.
#5445
Non è irrazionalità: é socialità. Homo é animale sociale. Le pulsioni di sopravvivenza sociale pesano quanto l'istinto di conservazione individuale. In ciò l'istinto evidenzia una sua razionalità atavica di branco, perché è il branco ad aver conseguito il successo evolutivo, non il singolo individuo considerando le caratteristiche fisiche decisamente modeste della specie.