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Messaggi - Eutidemo

#5431
Che cosa è una "cosa"? :D
La pagina di un libro è indubbiamente una "cosa", sebbene, in genere, essa abbia un significato solo se collegata, o meglio, "rilegata" con altre "cose", cioè le altre pagine dello stesso libro; il che, però, non necessariamente si verifica, se, su ogni pagina, c'è una poesia diversa, magari ciascuna composta da un diverso autore.
A sua volta, però,  anche il libro è una "cosa"; che, sebbene composta dalle sue pagine, è tuttavia una "cosa" diversa da esse!
Peraltro, anche una enciclopedia è una "cosa"; che, sebbene composta da vari libri (in questo caso definiti "volumi"), è tuttavia una "cosa" diversa da essi!
Sotto tale profilo, si può anche notare la sottile differenza tra la locuzione "cosa" e la locuzione "oggetto"; in quanto la prima può identificare anche un complesso di oggetti fisicamente distinti tra di loro nello spazio (come, appunto, una enciclopedia), mentre la seconda può identificare solo un singolo oggetto separato nello spazio, sebbene, pressochè sempre, si tratti di un complesso di oggetti più piccoli fisicamente uniti tra di loro (come nel caso di un libro e delle sue pagine).
Ogni oggetto, peraltro, è comunque costituito di molecole, le quali sono composte di atomi, il quali sono a loro volte composti da protoni ed elettroni e così via: tutte cose tra loro "distinte", anche se le une sono composte dalle altre...sebbene, in effetti, tra nucleo ed elettroni non ci sia contiguità fisica, prevalendo il VUOTO.
D'altra parte, passando dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande,  anche il pianeta terra è una "cosa" come le altre (oltre che un oggetto), che comprende tutte le cose e gli oggetti di differente genere e dimensione che su di essa e dentro di essa si trovano; un gigante galattico che la usasse come palla da biliardo, la vedrebbe come una semplice palla, senza neanche immaginare di quante miliardi di cosone e cosette (omuncoli compresi) essa è "composta".
E lo stesso dicasi delle galassie, viste da un essere più grande del nostro universo!
Come ho detto, la mia è solo una oziosa divagazione estiva, che non saprei proprio dire a quale "profonda" riflessione filosofica possa condurre; ammesso e non concesso che possa condurne a qualcuna. ;D
L'unica che mi viene in mente, assomiglia un po' a quella di Charlot, il quale, indicandosi la testa, una volta disse: "E' tutto in questo giocattolo!"
Ed infatti, nella REALTA', non esiste nessuna "cosa" e nessun "oggetto"!
Essi esistono solo nella nostra mente, ed in base al nostro specifico punto di vista "spaziale",  "dimensionale" e "percettivo"; ed infatti, se fossimo piccoli come una molecola o grandi come una galassia, vedremmo e definiremmo "cose" e "oggetti" in un modo radicalmente diverso, anche a seconda del tipo di "sensi" di cui saremmo diversamente dotati. ;)
#5432
Ciao Baylham.
Lo avevo chiaramente precisato anche io che si tratta di una mera presunzione semplice ("iuris tantum"); e, cioè, che ammette la prova contraria, con onere invertito sul contribuente.
Anzi, per giustificare l'eventuale discrepanza tra reddito dichiarato e l'ingente spesa, è possibile fornire più di una prova contraria.
1)
Ad esempio, come dici tu, che la somma con cui ha comprato la villa deriva dal dall'alienazione di altri immobili di sua proprietà.
2)
Oppure che la somma con cui ha comprato la villa deriva da eredità, o da vincite assoggettate a ritenuta definitiva alla fonte (o da altri redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta).
3)
Ovvero ancora che la somma con cui ha comprato la villa deriva da redditi esenti.
4)
Infine che la somma con cui ha comprato la villa deriva dalla partecipazione economica della moglie; cosa che ritengo molto probabile, essendo essa -mi pare- più ricca di lui.
E potrebbero esserci anche altre ragioni giustificatrici della apparente discrepanza!
Tuttavia, se, come sembra, tale discrepanza effettivamente c'è:
- l'Agenzia delle Entrate dovrebbe comunque avviare un'indagine, con inversione dell'onere della prova a carico di Renzi, come farebbe d'ufficio con qualsiasi altro contribuente;
- i giornali dovrebbero approfondire a parte la faccenda, perchè Renzi, oltre ad essere un qualsiasi contribuente, ha anche rivestito un importante ruolo pubblico.
Personalmente, sono convinto che Renzi sarà in grado di fornire tutte le giustificazioni del caso; però, visto che è ormai assodato che è un "mentitore seriale", si spera che esse siano tutte documentalmente comprovate!

#5433
Renzi ha comprato una villa versando cash 400.000 euro d'acconto e accollanosi 900.000 euro di mutuo; al riguardo, l'art.38 del DPR 600/73, sancisce che, nel caso in cui il contribuente effettui una ingente spesa per incrementi patrimoniali, la stessa si presume sostenuta, salvo prova contraria, con redditi conseguiti, in quote costanti, nell'anno in cui e' stata effettuata e nei quattro precedenti. 
Ciò vuol dire che, "oltre" alle ordinarie spese di sostentamento, determinabili con il REDDITOMETRO riconfermato dall'art.9 del "Decreto Dignità" (nonostante le menzogne al riguardo di Di Maio), il contribuente deve aver avuto la possibilità di accumulare un risparmio sufficiente per poter eseguire l'ingente spesa per incrementi patrimoniali al quinto anno.  
Premesso questo, poichè nel decorso quadriennio Renzi  ha dichiarato un reddito annuo medio di circa 105.000 euro (dai 98.000 del 2013 ai 107.000 del 2017), considerando "a spanne" quanto di esso può essere stato risparmiato al netto delle ordinarie spese di sostentamento, determinabili con il REDDITOMETRO, sembra "ad occhio" che non ci sia capienza  per l'acconto cash di 400.000 euro (salvo un ingentissimo incremento di reddito nel primo semestre 2018). 
Tuttavia, occorre considerare sia che i dati di cui sopra (se veri) sono molto approssimativi e da verificare meglio, sia che il contribuente ha facolta' di dimostrare, anche prima della notificazione dell'accertamento, che il maggior reddito determinabile è costituito in tutto o in parte da redditi esenti o da redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta (o da altre plausibili giustificazioni, come eventuali vincite alla "ruota della fortuna").
Trattandosi di un personaggio pubblico, sarebbe secondo me opportuno che L'Agenzia delle Entrate e i giornali, approfondissero meglio la cosa (oltre alle garanzie fornite per il mutuo), ;)
#5434
Citazione di: baylham il 23 Luglio 2018, 09:09:08 AM
Ho l'impressione che una disuguaglianza giusta produca una disuguaglianza ingiusta.
Mi limiterei a registrare le disuguaglianze e indicare quali vanno corrette secondo criteri di giustizia.

In che senso una una disuguaglianza giusta produrrebbe sempre una disuguaglianza ingiusta?
Se io, questo mese, faccio più ore di straordinario di te, ne deriva una giusta una disuguaglianza economica tra noi due, perchè, a fine mese, io ho guadagnato più di te; quale sarebbe la disuguaglianza ingiusta che ne deriva?
#5435
Citazione di: anthonyi il 22 Luglio 2018, 16:10:13 PM
Chissà se i rilevatori hanno pesato adeguatamente il nepotismo che caratterizza il nostro paese. In Italia la probabilità di fare lo stesso lavoro dei tuoi genitori è altissima.

Infatti anche io avevo commentato: ""Raccomandazioni" a parte!" ;)
#5436
Studiosi ed economisti del gruppo di ricerca CESIFO di Monaco hanno elaborato un modo nuovo di qualificare la disuguaglianza economica, distinguendo tra:
1) La disuguaglianza economica ingiusta, derivante da sperequazioni economiche e sociali, che comportano la mancanza di pari opportunità alla nascita e durante l'età evolutiva e scolastica (ed anche successivamente).
2)  La disuguaglianza economica giusta, che consiste in una differenziazione di "successo economico" tra individui adulti, i quali sono partiti da una situazione di pari opportunità alla nascita e durante l'età evolutiva e scolastica, e che è dovuta a maggiori capacità intellettuali, e maggior impegno lavorativo. 
"Raccomandazioni" a parte!
Attraverso una serie di elaborazioni matematiche, gli studiosi hanno individuato la situazione di ogni Nazione e l'hanno confrontata con quella che dovrebbe essere, teoricamente, la disuguaglianza giusta. Per l'Italia, l'indice è pari allo 0,063 con una disuguaglianza ingiusta del 31,6%; e così scopriamo purtroppo che il nostro Paese è il peggiore dei 31 europei, secondo solo dopo la Lituania che è a 0,066; i migliori sono Olanda e Finlandia.  :-[
#5437
Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.

Condivido. :)
In un regime di libero scambio, infatti, il lavoro resta comunque un "fattore della produzione", per cui, un sia pur legittimo aumento delle relative tutele (se non effettuato con molte ed accorte cautele), in genere rischia di comportare una contrazione della domanda di quel fattore. :(
#5438
Citazione di: paul11 il 19 Luglio 2018, 13:04:48 PM
ciao Eutidemo.

sono scempiaggini come le argomentazioni addotte dal boiardo all'INPS.

1) non c'entra nulla la dignità del lavoratore, semplicemente sarà molto probabile che da precario passi allo stato di disoccupazione, in quanto assumeranno ,alla bisogna, altri lavoratori precarizzati, e così via.E' semplicemente abbreviato un percorso del precariato.
Cosa c'entra degno  o indegno?
2) la confindustria sempre più rappresenta i parassitismi industriali che vogliono prebende dallo Stato

In tutto questo non c'è nulla di argomentazioni serie economiche ed è tutto politica di scambio.

La crescita dello 0,5% sui contributi, ammesso che sia un'azienda che non abbia chiesto qualche stato di crisi e non paghi assolutamente nulla, in termini di costo del lavoro è una scempiaggine.Mai come in questi anni il costo del lavoro è basso.

la crescita di un costo ,in questo caso del lavoro, non incide sui livelli occupazionali, può incidere sul margine di profitto dell'unità del prodotta, o sulla competitività, ma non sulla domanda ed offerta delle merci.

Se il mercato mi richiede 100 auto da produrre, non è che aumentando dello 0,5% il costo del lavoro, domani il mercato chiederà meno
auto.Semmai per produrre 100 auto i costi sono aumentati e si riflettono sull'aumento dei prezzi al dettaglio  e finali, oppure a prezzo costante  diminuisce il margine di contribuzione del profitto per unità prodotto pari a quel aumento di costo(mantenendo uguali tutti gli altri costi dei mezzi di produzione)

Quali sarebbero le scempiaggini? :)
#5439
Attualità / Re:Trump sotto ricatto?
19 Luglio 2018, 14:11:03 PM
Citazione di: acquario69 il 19 Luglio 2018, 13:55:06 PM
Citazione di: Eutidemo il 19 Luglio 2018, 12:36:04 PM
Quale che sia la verità, comunque, quello che è certo è che, a capo di grandi potenze, ci sono soggetti MOLTO ambigui! :(

non e' certo una novita'  :) ...in primis Stati Uniti e più in sordina Israele (ma all'unisono allo stesso tempo)...seguono Inghilterra e Francia (la nostra storia,cioe' l'italietta,dal dopoguerra in poi ne eseguiva semplicemente le direttive...le stragi di quegli anni ne sono la testimonianza)...poi venne l'unione europea..
ma la vera domanda secondo me e': chi ce' e chi manovra davvero dietro le cosiddette grandi potenze?

Altre potenze, più o meno occulte ;)
#5440
Attualità / Trump sotto ricatto?
19 Luglio 2018, 12:36:04 PM
Come mai Trump, dopo un'ora di colloquio segreto con Putin, si è "appecoronato" così platelamente, in pubblico, davanti all'autocrate russo?
Io ho un sospetto...per ora ancora assolutamente indimostrabile...ma, secondo me, MOLTO plausibile! 
Nel 2013 l'allora imprenditore TRUMP, in un'intervista rilasciata al Real Estate Weekly dopo un viaggio a Mosca per incontrare potenziali investitori che finanziassero le sue attività a rischio di bancarotta, si vantava testualmente: "I have a great relationship with many Russians, and almost all of the 'oligarchs' were in my room". ("Io ho grandi relazioni con molti russi, quasi tutti gli oligarchi erano nella mia stanza").
Parole sue!
Da indagini in corso, pare che almeno 10 di tali oligarchi facessero parte di organizzazioni criminali, dedite al riciclaggio di denaro sporco; ma, finora, mancano ancora le prove che Trump abbia partecipato al riciclaggio di denaro della mafia russa, per finanziare le sue aziende sull'orlo del fallimento.
La cosa, però, che è quantomeno "verosimile" (visto il soggetto), potrebbe spiegare l'appecoronamento di Trump, nel caso in cui Putin lo abbia più o meno apertamente ricattato; il che non sarebbe affatto inverosimile, in quanto Putin era un agente del KGB, specializzato nel settore "ricatti", e, successivamente, è stato sospettato di attività criminali in materia di riciclaggio.
Dal 1992 al marzo 2000, infatti,  diresse il St. Petersburg Immobilien und Beteiligungs AG (SPAG), un'agenzia immobiliare tedesca, finita sotto inchiesta in Germania per riciclaggio di denaro sporco.
Quale che sia la verità, comunque, quello che è certo è che, a capo di grandi potenze, ci sono soggetti MOLTO ambigui! :(
#5441
Circa l'aspro dibattito tra Di Maio e Confindustria, secondo me, hanno entrambi ragione, o torto, a seconda dell'ottica.
1)
Di Maio ha SICURAMENTE ragione dal punto di vista della equità e della tutela dei diritti dei lavoratori; perchè, in effetti, il JOBS ACT aveva decisamente compresso entrambi.
2)
Confindustria, invece, ha MOLTO PROBABILMENTE ragione dal punto di vista occupazionale, quando sostiene che il D.L. comporterà una drastica riduzione dei posti di lavoro, perchè rende indubbiamente meno "appetibili" le assunzioni (di qualunque tipo esse siano).
Dico "molto probabilmente", perchè nessuno ha la "sfera di cristallo", e quindi nessuno può sapere se VERAMENTE ci sarà una "una drastica riduzione dei posti di lavoro", neanche  Confindustria.
Il fatto che, invece, si verificherà una "relativa riduzione dei posti di lavoro", però, a mio avviso è pressochè certo, in quanto:
a) 
 Il d.l. prevede infatti un'immediata riduzione delle durate dei contratti a termine da 36 a 24 mesi e contemporaneamente l'apposizione di una "causale" (un motivo specifico) a tutti i contratti superiori ai 12 mesi. 
In questo modo si crea un problema quasi automatico di rinnovo dei contratti a termine per centinaia di migliaia di lavoratori in scadenza, in quanto non tutti potranno essere rinnovati:
- o perché hanno superato i 24 mesi;
- oppure perché hanno superato i 12 mesi di contratto e il loro datore di lavoro non si fida di apporre una causale ad un contratto che potrebbe essere facilmente impugnato in tribunale.
b) 
La circostanza di cui sopra non comporterebbe particolari problemi, perchè, se la domanda di lavoro delle imprese restasse immutata, i lavoratori licenziati verrebbero facilmente assunti altrove. 
Il guaio è che la domanda non resterà immutata ma diminuirà fisiologicamente, perché nel frattempo il decreto prevede anche l'aumento dei costi sia dei nuovi contratti a termine (+0.5% per ogni rinnovo) sia dei contratti a tempo indeterminato (aumento del 50% dei costi in caso di licenziamento).
Però, se il D.L. verrà adeguatamente corretto in Parlamento, si potrebbe in qualche misura ovviare a tali conseguenze, evitando una esiziale "eterogenesi dei fini" del provvedimento! :)
Staremo a vedere! ;)
#5442
ESATTOOOO!!!!;D  ;D  ;D
Era proprio quello che intendevo! ;)
#5443
Citazione di: Sariputra il 16 Luglio 2018, 09:37:09 AM
cit.Eutidemo
Non che nella vita non ci siano momenti piacevoli, ed anche di estrema felicità, ma, a mio parere, non bilanciano quasi mai quelli negativi; soprattutto se pensiamo alle condizioni in cui vivono nel terzo mondo centinaia di milioni di persone.

Secondo me invece è sempre una questione soggettiva. Nel mio caso, nonostante la vita non sia stata generosa dal lato salute fisica ( tralasciando l'altrettanto doloroso capitolo economico... :-[ ), vista la mia precocissima esperienza con la sofferenza vera, che ha poi però permesso lo sviluppo del mio interesse verso forme filosofiche  che mettono al centro proprio quest'esperienza, l'"estasi" che mi danno i momenti di percezione della Bellezza della vita sovrastano enormente quelli negativi. E mi rendo conto che, proprio perché ho vissuto molti momenti spiacevoli, apprezzo maggiormente quelli piacevoli. Anche durante i lunghi periodi spiacevoli fisicamente, mi ricordo che provavo un'emozione così forte e una così intensa capacità d'abbandono tale quasi da trovare, se così si può dire, del "piacevole nello spiacevole", e, in ogni caso, pur anelando ovviamente alla guarigione, furono i momenti più fecondi della mia misera esperienza 'spirituale'...

E' senz'altro vero che, sia la soglia del dolore sia quella sopportazione, variano da individuo ad individuo, e che non è possibile fare una statistica generale; però, almeno per la mia esperienza personale, posso garantirti che -nelle situazioni più gravi e disperate- ho visto quasi tutti invocare che la morte arrivasse al più presto...sebbene i medici facessero di tutto per tardarla (sembrava che tenessero più alla malattia, che al malato).

Sì, la sofferenza estrema può portarti ad invocare la morte. Ne ho fatto esperienza nei lunghi anni passati negli ospizi, che ormai sono diventati, per i tagli alla sanità, dei veri reparti di lungodegenza . In quei momenti, ovviamente, non fai ricordo degli innumerevoli momenti di gioia, serenità, pace e bellezza di cui hai goduto nel corso dell'esistenza. Spesso, per bimbi nati con gravi malattie per esempio, questi momenti possono essere stati pochissimi. La consapevolezza di questa possibilità mi spinge ad apprezzare maggiormente il fatto che, senza alcun merito, io ne abbia potuto gioire in abbondanza. Non imputo alla vita materiale alcuna colpa, visto che si tratta solo del prodotto di cause e condizioni il fatto di essere più o meno in salute, né ad alcuna divinità ritenuta più o meno ingiusta. Mi sforzo di "stare" con ciò che è. "Questo" è ciò che abbiamo come prodotto, anche noi, di cause e condizion...
Ciao  :)

P.S. Sembra che il numero di suicidi non sia determinato dalle condizioni economiche in cui si versa. Infatti uno dei pesi più ricchi e agiati del mondo, il Giappone, si trova al settimo posto nel ranking internazionale e il Belgio al 18esimo. In generale, nelle prime dieci posizioni, non troviamo nessun paese povero africano ( addirittura, ad una veloce lettura, mi sembra nemmeno nei primi cento...). Però, onestamente, bisogna dire che le statistiche in quei paesi non credo siano molto affidabili e che non si vada troppo a cavillare sul perché uno è morto... :(

P.S.II.  Spero si sia capito che i miei precedenti interventi erano tra il serio e il faceto...

Lascio un aforisma di James Joyce:
La vita è come un'eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.

Hai ragione, è tutta questione di differenti punti di vista, e di diversi modi sentire. ;)
Quanto a James Joycese non mi piace l'eco che mi rimanda la vita, dopo vari vani tentativi le mando un ultimo messaggio (vaffa...), e poi smetto definitivamente di inviarle inutilmente ulteriori messaggi. ;D
#5444
Caro Sariputra,
replico come segue:
1)
E' senz'altro vero che, sia la soglia del dolore sia quella sopportazione, variano da individuo ad individuo, e che non è possibile fare una statistica generale; però, almeno per la mia esperienza personale, posso garantirti che -nelle situazioni più gravi e disperate- ho visto quasi tutti invocare che la morte arrivasse al più presto...sebbene i medici facessero di tutto per tardarla (sembrava che tenessero più alla malattia, che al malato).
Tra costoro, c'erano due miei amici che, quando stavano bene, la pensavano esattamente come te.
2)
Quanto al fatto che tu non ricordi di aver sofferto al momento della nascia, questo non dimostra assolutamente niente; ed infatti, in media non ricordiamo nulla di ciò che ci è successo prima dei tre anni e mezzo di vita...e SICURAMENTE, nessuno è in grado di ricordare il "trauma" della nascita (sebbene, talvolta, ne continuiamo a risentire gli effetti psicofisici anche in seguito).
Ed invero, secondo l'unanime parere degli "addetti ai lavori", il parto può essere considerato un momento davvero traumatico per il bambino:
- sia su un piano emotivo e comportamentale;
- sia sul piano fisico, poichè il momento della nascita è chiaramente un evento fisicamente traumatico.
Ed infatti, il "nascituro":
a) è avvezzo a galleggiare in un gradevole ambiente liquido, in quanto si sviluppa e scresce nel liquido amniotico;
b) è al riparo da forti rumori, i suoni che arrivano sono tutti ovattati, ed è quindi al riparo dagli stress acustici;
c) è in un ambiente in cui non c'è praticamente nessuna luce, ed è quindi abituato a stare in una condizione di placido buio;
d) la temperatura è piuttosto elevata, corrisponde cioè alla temperatura corporea interna della madre;
e) si nutre e respira attraverso il cordone ombelicale, quindi non solo non è abituato al "contatto" con l'aria stando nel liquido amniotico, ma neppure i suoi polmoni sono abituati ad incamerare aria, tanto che sono pieni di acqua.
Se invece adesso facciamo riferimento a quello che è l'ambiente in cui il bambino viene al mondo nel 90 % accertato dei casi, vediamo che questo è totalmente diverso da quello in cui si è sviluppato.
Ed infatti:
- lascia il contatto con il liquido e si ritrova bruscamente a contatto con l'aria e soprattutto ad una temperatura molto inferiore rispetto a quella a cui era abituato; 
- l'ambiente in cui si ritrova è sicuramente molto luminoso rispetto al precedente, ed anche i rumori non sono più ovattati, ma sonori e diretti; 
- oltre al taglio spesso troppo repentino del cordone ombelicale, i polmoni del bambino si ritrovano per la prima volta a "respirare", ad incamerare aria, che (sebbene quasi nessuno lo sappia) al primo impatto BRUCIA terribilmente.
Per cui è OVVIO che urli...e non certo di gioia! :'(
Occorre peraltro considerare che tutti questi sgradevolissimi stravolgimenti di condizioni ambientali per il bambino avvengono "improvvisamente", in un lasso di tempo molto breve; dopo nove mesi passati tranquillamente in un ambiente "protetto" si ritrova, bruscamente, in un ambiente completamente opposto...il che aggrava lo "stress", che, in taluni casi, continua a produrre i suoi effetti anche nell'età adulta.
Per cui, secondo taluni, non di rado la sofferenza che si prova alla nascita è superiore addirittura a quella che si prova al momento della morte!
Questo, sinceramente, almeno per la maggior parte dei casi, mi sembra un po' eccessivo; però, almeno secondo me, non c'è dubbio alcuno che il neonato vada incontro ad una sorte ben più ardua del moribondo.
Non che nella vita non ci siano momenti piacevoli, ed anche di estrema felicità, ma, a mio parere, non bilanciano quasi mai quelli negativi; soprattutto se pensiamo alle condizioni in cui vivono nel terzo mondo centinaia di milioni di persone. :'(
#5445
Caro Sariputra,
tu dici che Il giorno della nascita tutti sono felici, eppure intere popolazioni avevano l'usanza:
- di fare lutto quando qualcuno sventuratamente veniva al mondo;
- di fare festa e darsi a manifestazioni di tripudio e giubilo quando qualcuno fortunatamente moriva. Lo racconta Erodoto (STORIE V 1-4).

***
Quanto ai piccoli, pare che siano in grado di sorridere ben prima di quanto si pensi, addirittura già nell'utero; si tratta, però di sorrisi non intenzionali, che non rispondono a nessuno stimolo, una sorta di riflesso, un po' come muovere gambe e braccia per testare tutto "l'armamentario" di cui sono dotati.
Quanto al parto:
"Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell'esser nato."
(Leopardi. CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL' ASIA"
Dopodichè i bambini appena nati, come purtroppo mi rammento sin troppo bene bene, in genere non fanno altro che piangere come disperati, togliendo il sonno notturno ai poveri genitori.
Indubbiamente a volte sorridono pure (soprattutto nel sonno), però non è ancora del tutto chiaro il perchè, in quanto: 
- secondo alcuni psicologhi dell'età evolutiva, potrebbe trattarsi di meri stimoli muscolari "meccanici";
- secondo altri, invece, potrebbe trattarsi di un gesto involontario, dovuto all'istinto evolutivo di sopravvivenza poiché, quando sorridono, i bambini vengono percepiti come più "piacevoli", creando un maggiore istinto di protezione in chi gli sta attorno (ovviamente quest'ultima ipotesi fa riferimento a un istinto sviluppato centinaia di migliaia di anni fa quando i piccoli correvano un maggior rischio di essere lasciati a se stessi, sebbene a volte la cosa accada ancora).
Quando, poi, si sviluppa il senso dell'Io/mio, il sorriso diventa consapevole, è può essere provocato da un'infinità di motivi: soprattuto imputabili a:
- soddisfazione personale;
- interazione sociale. 
***
Quanto al giorno della morte, mi pare una ardita generalizzazione dire tutti sono infelici: dipende!
Per esempio, quando morì mia madre, io, essendo figlio unico di madre vedova, pur dispiacendomi un po' del fatto che non l'avrei più rivista, per un altro verso provai un intenso senso di SOLLIEVO, ed un immenso senso di CONFORTO, per due ordini di ragioni:
- in primo luogo, ero felice del fatto che fosse morta prima di me, evitandosi così l'immenso dolore, in vita, di perdere l'unico figlio da lei generato (sua madre ne perse due ancora bambini);
- in secondo luogo, poi, ero felice del fatto che avesse smesso di soffrire.
Ed in genere, nel caso di morte di altre persone care, il secondo pensiero mi ha sempre ENORMEMENTE consolato e spesso addirittura rallegrato.
***
Io paragono la vita ad una crociera di lusso, su una nave dove viaggiano passeggeri di prima, seconda e terza classe, oltre ad un numeroso equipaggio che si fa in quattro ad assisterli; a seconda della classe, c'è chi se la spassa di più e chi di meno, mentre, in genere l'equipaggio e quello che se la passa peggio. 
Però, nella stiva, sono nascosti misteriosi esseri "incappuciati d'ombra", i quali, senza che nessuno possa minimamente prevederne le mosse o contrastarli, in modo del tutto casuale e imprevedibile salgono sul ponte, e catturano a caso uno o più passeggeri; dopodichè li trascinano nella stiva e li torturano, in modo più o meno crudele (malattie e sventure varie).
Dopodichè, quando si stufano delle sevizie, li riportano malconci sul ponte, affinchè -se ancora ci riescono- continuino a godersi la crociera secondo la classe di appartenenza, oppure a sgobbare nelle cucine.
Successivamente, sempre in modo casuale, catturano di nuovo lo stesso sventurato...finchè, stanchi del gioco crudele, dopo averlo torturato nei modi più diversi lo buttano definitivamente a mare; destino che, comunque, riguarderà prima o poi inesorabilmente TUTTI!
Cioè, come diceva Belli: "L'ommini de sto monno sò ll'istesso che grani de caffè nner mascinino;  ch'uno prima, uno doppo, e un antro appresso, tutti cuanti, però, vvanno a uno destino."
Non dubito che, specie chi viaggia in prima classe, non si renda ben conto della situazione, e trovi la vita tutto sommato divertente (nuotando in piscina e giocando a bridge), ma questo solo a condizione che, in lui, ricorrano le tre seguenti condizioni:
- essere in buona salute;
- essere egoista;
- essere imbecille.
Se manca l'ultima condizione, però, secondo me le altre due non sono assolutamente sufficienti!
***
In conclusione, però, devo darti ragione su un punto, cioè quando scrivi che, suicidandosi: "... si potrebbe finire dalla padella nella brace...in mondi terribilmente più spaventosi di questo, dov'è pianto e stridor di denti".
Finendo, cioè, a far compagnia a Pier Delle Vigne, e con lui a lamentarsi:
"L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto."
(Dante Alighieri, Inferno XIII, 70-72)
Al riguardo, dopo aver precisato che io non ho MAI detto che "non c'è nulla dopo la morte", ma ho solo detto che, qualunque cosa ci sia, non può corrispondere alla nostra "identità individuale", anche a tale ultimo riguardo, credo che non sia affatto insensato fare un ragionamento di tipo "pascaliano" (mi riferisco alla famosa "scommessa di Pascal").
Ed infatti io ritengo l'eventualità che esista un "inferno", in cui il mio "ego" individuale possa essere punito per essersi suicidato, ad un livello di probabilità pari ad UNO (1) contro un MILIARDO alla TRILIARDESIMA POTENZA; cioè, lo stesso livello di probabilità che una scimmia bendata messa davanti ad una tastiera, battendo i tasti a casaccio, per puro caso possa scrivere i tre canti completi della Divina Commedia.
Per cui, se si trattasse di rischiare "pianto e stridor di denti" solo per mille o diecimila anni, essendo tale rischio -secondo me- ESTREMAMENTE improbabile, l'azzardo potrebbe anche valere la pena di essere osato; ma, visto che secondo alcuni, in realtà,si tratta di rischiare "pianto e stridor di denti" <<PER SEMPRE>>, il discorso cambia un po' prospettiva.
Ed infatti, come i criminali ben sanno, la convenienza ad arrischiare una determinata operazione illecita:
- è direttamente proporzionale alla improbabilità di essere catturati (cioè, più è difficile che si sia catturati, e più conviene provarci);
- ma è inversamente proporzionale all'entità della pena in cui si incorrerebbe se si venisse catturati.
Per cui, sotto il profilo logico-matematico, a mio avviso, il rischio di una DANNAZIONE <<ETERNA>>, rende "pericolosa" anche una scommessa da 1 ad MILIARDO alla TRILIARDESIMA POTENZA di probabilità.
Su questo hai indubbiamente RAGIONE!
Ed infatti, devo ammettere che questo è "uno" dei motivi (anche se non il principale) per i quali resto un po' in dubbio circa l'opportunità di suicidarsi; salvo la ricorrenza di casi estremi.
Perché, in effetti, come pure rifletteva Amleto
"Chi mai sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell'oppressore, l'ingiuria dell'uomo superbo, gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge, l'insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice pugnale? 
Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?"
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Quanto alla rivoltella, pur essendo io abbastanza esperto nell'uso delle armi (visto l'impiego intensivo che ne feci tanti anni fa), non penso proprio che arrischierei ad usarne una delle mie per togliermi la vita; e questo proprio perchè, a suo tempo, oltre ad usarle, mi sono occupato un po' anche di "balistica terminale".
E, da varie risultanze balistiche che ho esaminato, ho avuto modo di constatare che non è affatto da escludere che, sparandosi in testa, invece di morire, si rischia di sopravvivere e di restare o paralizzati o cerebralmente menomati.
Per esempio, pochi riflettono che, senza mettere un freno di volata all'arma, se la canna non è "perfettamente" parallela alla tempia, la "vampa di bocca" (cioè il gas che esce dalla canna, in parte anticipando il proiettile) può spostare l'assetto della testa, di modo che il proiettile ferisce soltanto di striscio il bersaglio; ma una ferita più o meno di striscio alla tempia, può comportare comunque gravissimi danni, anche cerebrali.
Per cui, sarebbe comunque più sicuro spararsi in bocca ma il rischio di fallire c'è sempre, a causa del tipo di munizione usato, in quanto:
- calibri troppo leggeri (ad es.il cal.22) rischiano di penetrare troppo poco;
- calibri troppo performanti (ad es.il cal.357 MAGNUM) rischiano -anzi, è certo- di penetrare troppo, e, fuoriuscendo dal bersaglio, di scaricare OLTRE tutta la loro energia cinetica.
Il calibro migliore, forse, sarebbe il 38 SPECIAL (wadcutter, secondo me); ma non è detto che il risultato sia assicurato.
Intendiamoci bene, nel 97% dei casi, in qualsiasi modo ti spari in testa, ci resti secco sul colpo; ma è quel 3% residuo che mi preoccupa (come nel caso dell'inferno), perchè se fallisci il primo colpo, non sei in grado di rettificare l'errore con un secondo.
Ci sono modi migliori per togliersi la vita, tutto sommato; però tutti presentano qualche inconveniente.
Altro motivo per pensarci due volte (ed anche tre o quattro) prima di provarci "SUL SERIO"!
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