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Messaggi - Eutidemo

#5446
Caro Sariputra,
replico come segue:
1)
E' senz'altro vero che, sia la soglia del dolore sia quella sopportazione, variano da individuo ad individuo, e che non è possibile fare una statistica generale; però, almeno per la mia esperienza personale, posso garantirti che -nelle situazioni più gravi e disperate- ho visto quasi tutti invocare che la morte arrivasse al più presto...sebbene i medici facessero di tutto per tardarla (sembrava che tenessero più alla malattia, che al malato).
Tra costoro, c'erano due miei amici che, quando stavano bene, la pensavano esattamente come te.
2)
Quanto al fatto che tu non ricordi di aver sofferto al momento della nascia, questo non dimostra assolutamente niente; ed infatti, in media non ricordiamo nulla di ciò che ci è successo prima dei tre anni e mezzo di vita...e SICURAMENTE, nessuno è in grado di ricordare il "trauma" della nascita (sebbene, talvolta, ne continuiamo a risentire gli effetti psicofisici anche in seguito).
Ed invero, secondo l'unanime parere degli "addetti ai lavori", il parto può essere considerato un momento davvero traumatico per il bambino:
- sia su un piano emotivo e comportamentale;
- sia sul piano fisico, poichè il momento della nascita è chiaramente un evento fisicamente traumatico.
Ed infatti, il "nascituro":
a) è avvezzo a galleggiare in un gradevole ambiente liquido, in quanto si sviluppa e scresce nel liquido amniotico;
b) è al riparo da forti rumori, i suoni che arrivano sono tutti ovattati, ed è quindi al riparo dagli stress acustici;
c) è in un ambiente in cui non c'è praticamente nessuna luce, ed è quindi abituato a stare in una condizione di placido buio;
d) la temperatura è piuttosto elevata, corrisponde cioè alla temperatura corporea interna della madre;
e) si nutre e respira attraverso il cordone ombelicale, quindi non solo non è abituato al "contatto" con l'aria stando nel liquido amniotico, ma neppure i suoi polmoni sono abituati ad incamerare aria, tanto che sono pieni di acqua.
Se invece adesso facciamo riferimento a quello che è l'ambiente in cui il bambino viene al mondo nel 90 % accertato dei casi, vediamo che questo è totalmente diverso da quello in cui si è sviluppato.
Ed infatti:
- lascia il contatto con il liquido e si ritrova bruscamente a contatto con l'aria e soprattutto ad una temperatura molto inferiore rispetto a quella a cui era abituato; 
- l'ambiente in cui si ritrova è sicuramente molto luminoso rispetto al precedente, ed anche i rumori non sono più ovattati, ma sonori e diretti; 
- oltre al taglio spesso troppo repentino del cordone ombelicale, i polmoni del bambino si ritrovano per la prima volta a "respirare", ad incamerare aria, che (sebbene quasi nessuno lo sappia) al primo impatto BRUCIA terribilmente.
Per cui è OVVIO che urli...e non certo di gioia! :'(
Occorre peraltro considerare che tutti questi sgradevolissimi stravolgimenti di condizioni ambientali per il bambino avvengono "improvvisamente", in un lasso di tempo molto breve; dopo nove mesi passati tranquillamente in un ambiente "protetto" si ritrova, bruscamente, in un ambiente completamente opposto...il che aggrava lo "stress", che, in taluni casi, continua a produrre i suoi effetti anche nell'età adulta.
Per cui, secondo taluni, non di rado la sofferenza che si prova alla nascita è superiore addirittura a quella che si prova al momento della morte!
Questo, sinceramente, almeno per la maggior parte dei casi, mi sembra un po' eccessivo; però, almeno secondo me, non c'è dubbio alcuno che il neonato vada incontro ad una sorte ben più ardua del moribondo.
Non che nella vita non ci siano momenti piacevoli, ed anche di estrema felicità, ma, a mio parere, non bilanciano quasi mai quelli negativi; soprattutto se pensiamo alle condizioni in cui vivono nel terzo mondo centinaia di milioni di persone. :'(
#5447
Caro Sariputra,
tu dici che Il giorno della nascita tutti sono felici, eppure intere popolazioni avevano l'usanza:
- di fare lutto quando qualcuno sventuratamente veniva al mondo;
- di fare festa e darsi a manifestazioni di tripudio e giubilo quando qualcuno fortunatamente moriva. Lo racconta Erodoto (STORIE V 1-4).

***
Quanto ai piccoli, pare che siano in grado di sorridere ben prima di quanto si pensi, addirittura già nell'utero; si tratta, però di sorrisi non intenzionali, che non rispondono a nessuno stimolo, una sorta di riflesso, un po' come muovere gambe e braccia per testare tutto "l'armamentario" di cui sono dotati.
Quanto al parto:
"Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell'esser nato."
(Leopardi. CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL' ASIA"
Dopodichè i bambini appena nati, come purtroppo mi rammento sin troppo bene bene, in genere non fanno altro che piangere come disperati, togliendo il sonno notturno ai poveri genitori.
Indubbiamente a volte sorridono pure (soprattutto nel sonno), però non è ancora del tutto chiaro il perchè, in quanto: 
- secondo alcuni psicologhi dell'età evolutiva, potrebbe trattarsi di meri stimoli muscolari "meccanici";
- secondo altri, invece, potrebbe trattarsi di un gesto involontario, dovuto all'istinto evolutivo di sopravvivenza poiché, quando sorridono, i bambini vengono percepiti come più "piacevoli", creando un maggiore istinto di protezione in chi gli sta attorno (ovviamente quest'ultima ipotesi fa riferimento a un istinto sviluppato centinaia di migliaia di anni fa quando i piccoli correvano un maggior rischio di essere lasciati a se stessi, sebbene a volte la cosa accada ancora).
Quando, poi, si sviluppa il senso dell'Io/mio, il sorriso diventa consapevole, è può essere provocato da un'infinità di motivi: soprattuto imputabili a:
- soddisfazione personale;
- interazione sociale. 
***
Quanto al giorno della morte, mi pare una ardita generalizzazione dire tutti sono infelici: dipende!
Per esempio, quando morì mia madre, io, essendo figlio unico di madre vedova, pur dispiacendomi un po' del fatto che non l'avrei più rivista, per un altro verso provai un intenso senso di SOLLIEVO, ed un immenso senso di CONFORTO, per due ordini di ragioni:
- in primo luogo, ero felice del fatto che fosse morta prima di me, evitandosi così l'immenso dolore, in vita, di perdere l'unico figlio da lei generato (sua madre ne perse due ancora bambini);
- in secondo luogo, poi, ero felice del fatto che avesse smesso di soffrire.
Ed in genere, nel caso di morte di altre persone care, il secondo pensiero mi ha sempre ENORMEMENTE consolato e spesso addirittura rallegrato.
***
Io paragono la vita ad una crociera di lusso, su una nave dove viaggiano passeggeri di prima, seconda e terza classe, oltre ad un numeroso equipaggio che si fa in quattro ad assisterli; a seconda della classe, c'è chi se la spassa di più e chi di meno, mentre, in genere l'equipaggio e quello che se la passa peggio. 
Però, nella stiva, sono nascosti misteriosi esseri "incappuciati d'ombra", i quali, senza che nessuno possa minimamente prevederne le mosse o contrastarli, in modo del tutto casuale e imprevedibile salgono sul ponte, e catturano a caso uno o più passeggeri; dopodichè li trascinano nella stiva e li torturano, in modo più o meno crudele (malattie e sventure varie).
Dopodichè, quando si stufano delle sevizie, li riportano malconci sul ponte, affinchè -se ancora ci riescono- continuino a godersi la crociera secondo la classe di appartenenza, oppure a sgobbare nelle cucine.
Successivamente, sempre in modo casuale, catturano di nuovo lo stesso sventurato...finchè, stanchi del gioco crudele, dopo averlo torturato nei modi più diversi lo buttano definitivamente a mare; destino che, comunque, riguarderà prima o poi inesorabilmente TUTTI!
Cioè, come diceva Belli: "L'ommini de sto monno sò ll'istesso che grani de caffè nner mascinino;  ch'uno prima, uno doppo, e un antro appresso, tutti cuanti, però, vvanno a uno destino."
Non dubito che, specie chi viaggia in prima classe, non si renda ben conto della situazione, e trovi la vita tutto sommato divertente (nuotando in piscina e giocando a bridge), ma questo solo a condizione che, in lui, ricorrano le tre seguenti condizioni:
- essere in buona salute;
- essere egoista;
- essere imbecille.
Se manca l'ultima condizione, però, secondo me le altre due non sono assolutamente sufficienti!
***
In conclusione, però, devo darti ragione su un punto, cioè quando scrivi che, suicidandosi: "... si potrebbe finire dalla padella nella brace...in mondi terribilmente più spaventosi di questo, dov'è pianto e stridor di denti".
Finendo, cioè, a far compagnia a Pier Delle Vigne, e con lui a lamentarsi:
"L'animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto."
(Dante Alighieri, Inferno XIII, 70-72)
Al riguardo, dopo aver precisato che io non ho MAI detto che "non c'è nulla dopo la morte", ma ho solo detto che, qualunque cosa ci sia, non può corrispondere alla nostra "identità individuale", anche a tale ultimo riguardo, credo che non sia affatto insensato fare un ragionamento di tipo "pascaliano" (mi riferisco alla famosa "scommessa di Pascal").
Ed infatti io ritengo l'eventualità che esista un "inferno", in cui il mio "ego" individuale possa essere punito per essersi suicidato, ad un livello di probabilità pari ad UNO (1) contro un MILIARDO alla TRILIARDESIMA POTENZA; cioè, lo stesso livello di probabilità che una scimmia bendata messa davanti ad una tastiera, battendo i tasti a casaccio, per puro caso possa scrivere i tre canti completi della Divina Commedia.
Per cui, se si trattasse di rischiare "pianto e stridor di denti" solo per mille o diecimila anni, essendo tale rischio -secondo me- ESTREMAMENTE improbabile, l'azzardo potrebbe anche valere la pena di essere osato; ma, visto che secondo alcuni, in realtà,si tratta di rischiare "pianto e stridor di denti" <<PER SEMPRE>>, il discorso cambia un po' prospettiva.
Ed infatti, come i criminali ben sanno, la convenienza ad arrischiare una determinata operazione illecita:
- è direttamente proporzionale alla improbabilità di essere catturati (cioè, più è difficile che si sia catturati, e più conviene provarci);
- ma è inversamente proporzionale all'entità della pena in cui si incorrerebbe se si venisse catturati.
Per cui, sotto il profilo logico-matematico, a mio avviso, il rischio di una DANNAZIONE <<ETERNA>>, rende "pericolosa" anche una scommessa da 1 ad MILIARDO alla TRILIARDESIMA POTENZA di probabilità.
Su questo hai indubbiamente RAGIONE!
Ed infatti, devo ammettere che questo è "uno" dei motivi (anche se non il principale) per i quali resto un po' in dubbio circa l'opportunità di suicidarsi; salvo la ricorrenza di casi estremi.
Perché, in effetti, come pure rifletteva Amleto
"Chi mai sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell'oppressore, l'ingiuria dell'uomo superbo, gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge, l'insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice pugnale? 
Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?"
***
Quanto alla rivoltella, pur essendo io abbastanza esperto nell'uso delle armi (visto l'impiego intensivo che ne feci tanti anni fa), non penso proprio che arrischierei ad usarne una delle mie per togliermi la vita; e questo proprio perchè, a suo tempo, oltre ad usarle, mi sono occupato un po' anche di "balistica terminale".
E, da varie risultanze balistiche che ho esaminato, ho avuto modo di constatare che non è affatto da escludere che, sparandosi in testa, invece di morire, si rischia di sopravvivere e di restare o paralizzati o cerebralmente menomati.
Per esempio, pochi riflettono che, senza mettere un freno di volata all'arma, se la canna non è "perfettamente" parallela alla tempia, la "vampa di bocca" (cioè il gas che esce dalla canna, in parte anticipando il proiettile) può spostare l'assetto della testa, di modo che il proiettile ferisce soltanto di striscio il bersaglio; ma una ferita più o meno di striscio alla tempia, può comportare comunque gravissimi danni, anche cerebrali.
Per cui, sarebbe comunque più sicuro spararsi in bocca ma il rischio di fallire c'è sempre, a causa del tipo di munizione usato, in quanto:
- calibri troppo leggeri (ad es.il cal.22) rischiano di penetrare troppo poco;
- calibri troppo performanti (ad es.il cal.357 MAGNUM) rischiano -anzi, è certo- di penetrare troppo, e, fuoriuscendo dal bersaglio, di scaricare OLTRE tutta la loro energia cinetica.
Il calibro migliore, forse, sarebbe il 38 SPECIAL (wadcutter, secondo me); ma non è detto che il risultato sia assicurato.
Intendiamoci bene, nel 97% dei casi, in qualsiasi modo ti spari in testa, ci resti secco sul colpo; ma è quel 3% residuo che mi preoccupa (come nel caso dell'inferno), perchè se fallisci il primo colpo, non sei in grado di rettificare l'errore con un secondo.
Ci sono modi migliori per togliersi la vita, tutto sommato; però tutti presentano qualche inconveniente.
Altro motivo per pensarci due volte (ed anche tre o quattro) prima di provarci "SUL SERIO"!
***
#5448
Caro Sgiombo,
hai perfettamente ragione nel dire che si pone anche il problema se la decisione presa dalla maggioranza sia libera o coatta; ed invero sono perfettamente d'accordo sul fatto che esiste tale problema (sia a livello storico che attuale), ma solo in parte per le ragioni che esponi tu.
Ed infatti, a conclusione del mio primo intervento, osservavo: "Ci sarebbe anche da considerare come, a volte, determinate minoranze possano manipolare le decisioni delle maggioranze, ricorrendo ad abili espedienti ("mass media", condizionamenti mirati su INTERNET ecc.); ma questo è un altro interessante discorso, che, però, merita un "thread" a parte." ;)
#5449
STUPORI SALVINIANI
1)
Salvini si stupisce che i suoi amichetti sovranisti, invece di prendersi i nostri migranti, vogliano invece rispedirci indietro quelli che già erano arrivati da loro.
Io, invece, mi stupisco che non abbia ancora capito di essersi scelti proprio gli alleati più sbagliati, per realizzare i suoi disegni. ;D
2)
Salvini si stupisce che i due migranti ribelli non siano scesi in manette dalla nave.
Io, invece, mi stupisco che il Ministro di Polizia non sappia:
- che non compete a lui stabilire a chi mettere le manette;
- che, per il reato per il quale lui voleva far mettere le manette (art.610 CP), il "fermo" non è consentito e l'arresto in flagranza (che in questo caso non c'è) è facoltativo. ;D
3)
Salvini si stupisce del comportamento "illegale" dei migranti che si ribellano quando stanno per essere riconsegnati alla guardia costiera libica.
Io, invece, mi stupisco che non si ribellino SEMPRE; anche io, al posto loro, lo farei (e, secondo me, lo farebbe lo stesso Salvini). >:(
Ed infatti, "de iure":
a) 
Risulta ancora più <<"illegale">> il tipo di detenzione a cui essi vengono sottoposti in Libia, a cui Salvini vorrebbe rispedirli.
Ed infatti, ai sensi dell'art.3 della Convenzione Internazionale per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo, sebbene in regime di detenzione: "Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti."
Ma è proprio questo che risulta documentalmente avvenire nei LAGER libici dal Rapporto del Security Council General dell'O.N.U.,del 12 February 2018.
b)
Peraltro, Diritto Internazionale a parte, la stessa legge Italiana, legge 14 luglio 2017 n. 110, sancisce "il divieto di respingimento, espulsione o estradizione di una persona verso uno Stato, quando vi siano "fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura"; per cui, visto che il Rapporto del Security Council General dell'O.N.U.  del 12 February 2018, integra sicuramente molto più dei "fondati sospetti" di cui alla legge 110, ne consegue che quando riconsegnamo i naufraghi nelle grinfie della guardia costiera libica, ci stiamo comportando "illegalmente" anche noi, sia alla luce del Diritto Internazione, sia alla luce del nostro stesso Diritto interno
#5450
Caro Sariputra,
è vero ciò che tu dici, però occorre anche tener conto di due aspetti:
1) 
Quella di suicidarsi è una scelta che, se fatta, non può più poi dar luogo a rimpianti, nostalgie o rimorsi di sorta; questo, almeno, se non si crede alla sopravvivenza della propria identità individuale (come io credo).
2) 
Quella di continuare a vivere, aspettando che ci uccida il caso, è una scelta che, se fatta, può invece poi dar luogo ad amarissimo rimpianto o rammarico, per due ordini di ragioni:
- il rischio di un tipo di morte "probabilmente" peggiore di quella che avremmo potuto darci con le nostre mani;
- il rischio della morte di persone care (mio nonno si rammaricava sempre di non essere morto un po' prima, evitandosi il dispiacere della morte del figlio).
E' vero, come tu scrivi:
- che tuo padre, è morto in brevissimo tempo e con poca sofferenza;
- che non possiamo sapere cosa accadrà.
Però, anche se non possiamo certo sapere cosa avverrà, possiamo però conoscere l'"id quod plerumque accidit", e, cioè, quel che è più probabile che accada; e, cioè, che, nella maggior parte dei casi si muore lentamente e con molta sofferenza (mentre, in effetti, la "premorienza" dei figli, è un'evenienza meno probabile, sebbene terrificante).
Perlomeno, questa è la mia esperienza personale; per cui tendo ad escludere che una morte casuale possa "probabilisticamente" essere "migliore" di una morte "studiata" (cioè, di un suicidio premeditato).
Mi sembra abbastanza ovvio.
Per questo, almeno sotto il profilo strettamente logico, sarebbe opportuno affrettarsi!
Questo per rispondere alla tua domanda.
Però, chiedersi per quale motivo uno che ragiona così (cioè come me), ancora non si sia sparato in testa, sarebbe un'altra bella domanda; ma, caso mai, a questa risponderò un'altra volta, perchè ora non ne ho il tempo. 
Per concludere, mi rendo conto che la mia "logica" è un po' fuori dell'ordinario senso comune; però, in fondo, non è poi così nuova, corrispondendo a quella di Edipo, il quale sosteneva: "Non essere mai nati sarebbe la cosa migliore di tutte; però, una volta venuti al mondo, la cosa migliore è morire il prima possibile" (Sofocle, Edipo a Colono).
Il che, peraltro, è confermato pure dalla BIBBIA, nella quale troviamo scritto: "Il giorno della morte è molto meglio del giorno della nascita" (Qoèlet 7:1-29).
Il mio punto di vista, quindi, non è poi così isolato! :)
#5451
Secondo me non esiste un solo genere di suicidio, ma ce ne sono di tanti tipi diversi, ciascuno dei quali va considerato e giudicato a parte, a seconda delle specifiche circostanze in cui esso viene attuato; sempre ammesso che sia lecito "giudicare" una scelta così personale.
Quanto alla domanda originaria di Dani66, cioè, se si tratti di un atto di "coraggio" o di "codardìa", infatti, in taluni casi esso rientra sicuramente nel primo caso, mentre in altri casi rientra (molto più dubbiosamente) nel secondo.
Per esempio:
- il commilitone di mio nonno, che, come raccontai in un altro post, si gettò su una granata austriaca, per fare scudo con il suo corpo ai compagni, sicuramente compì un atto di  "coraggio" (ma il cappellano si oppose ad una sepoltura cristiana, considerandolo "tecnicamente" un suicidio a tutti gli effetti);
- un altro suo commilitone, invece, il quale si suicidò sparandosi in testa, perchè non sopportava più lo "stress" del combattimento, come più volte aveva anticipato ai compagni, in un certo senso si "potrebbe" anche dire che compì un atto di  "codardìa" (però il cappellano gli concesse una sepoltura cristiana, considerandolo non un atto deliberato, ma di follia).
Per quanto, invece, riguarda Budicca, io lo giudicherei piuttosto un atto di "fierezza", sia pure coraggiosa, perchè preferì la morte alla schiavitù.
Un atto simile compì Catone l'Uticense, il quale, però, in un certo senso, si suicidò per un motivo ancora più nobile; ed infatti,  come lui stesso disse, si tolse la vita non tanto per essere libero lui, della cui libertà interiore nessuno avrebbe mai potuto privarlo... ma per evitare di vivere in mezzo ad uomini ormai non più liberi.
 "Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta"...come lo ricorda Dante Alighieri!
A parte tali casi emblematici, poi, più prosaicamente, occorre distinguere anche tra:
- suicidi dovuti a gravi sindromi depressive;
- suicidi decisi in piena coscienza, e su basi perfettamente razionali.
Sebbene non sia spesso facile, in concreto, discernere un caso dall'altro, secondo me si tratta di due cose completamente diverse; il che non esclude che, in determinate circostanze, il fattore psicologico e quello razionale possano concorrere tra di loro.
Sotto un profilo esclusivamente razionale, peraltro, salvo che non si abbiano particolari doveri che ci legano a questa vita (figli piccoli, genitori anziani ecc.), il suicidio sarebbe sempre e comunque la scelta più logica per la quale optare, in quanto:
1) Se le cose vanno davvero male, è sicuramente il modo migliore per risolverle definitivamente senza ulteriori crucci; come, diceva, infatti, il Metastasio: "Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali! È un sollievo de' mortali che son stanchi di soffrir!"
2) Se, invece, le cose ci vanno bene, il suicidio sarebbe comunque la scelta più razionale da fare, per stornare il rischio che, prima o poi, le cose ci vadano male; il che necessariamente accadrà...se non altro perchè, affidando la nostra INEVITABILE morte al caso, è molto probabile che essa sarà MOLTO più orribile di quella programmata da noi (nel modo più indolore possibile).
Questo, in fondo, era il ragionamento del "secondo" commilitone di mio nonno, il quale diceva ai compagni di sventura: "Visto che qui, ogni notte, sentiamo gente mutilata ululare di dolore per ore, nella terra di nessuno, in attesa della morte...perchè non dovremmo anticipare noi stessi la cosa, in modo più rapido e meno doloroso?"
Mi si potrebbe obiettare che, fortunatamente, noi non siamo in trincea; ma, secondo me, in effetti ci siamo tutti e SEMPRE...anche se evitiamo di pensarci.
Ed infatti, da un po' di anni, non faccio altro che vedere i miei amici morire intorno a me, come se davvero fossimo in guerra; e, in genere, nonostante le moderne cure mediche e analgesiche, li ho visti quasi tutti  in modo abbastanza lento e SGRADEVOLE!
Vi risparmio i dettagli.
Riflettendoci, al di là delle apparenze ingannatrici, la morte è sempre la stessa BASTARDA, sia che ti colga in trincea, sia se ti colga in un letto di ospedale.
Attualmente, ad esempio, dal 20 gennaio 2017, il più caro amico rimastomi, giace in un letto d'ospedale afflitto da SLA; è completamente paralizzato, ma è perfettamente LUCIDO.
Be', essendo consapevoli di rischi del genere, a cui la vita tutti ci espone, cosa ci sarebbe poi di così irrazionale nel volersi trarre subito d'impaccio, optando per un suicidio rapido ed il più possibile indolore?
Non siamo immortali, e , quindi qualcosa  ci deve "per forza ammazzare" (di solito in brutto modo e a sorpresa); per cui, visto che la cosa è inevitabile, perchè non scegliere noi, i tempi ed i modi?
Mi si obietterà che, in tal modo, si perderebbero le tante cose belle che la vita potrebbe ancora donarci; ma, anche ammesso che sia così, cosa di cui dubito fortemente, tale assunto è FALSO, perchè nessuno può soffrire la perdita di qualcosa se non esiste più per poterla rimpiangere (salvo vita dopo la morte, e, quindi, senza problemi).
Diversamente, al contrario, suicidandosi, si evita il rischio di perdere le poche cose belle che la vita ci ha già donato, e che può sempre toglierci da un momento all'altro; per esempio, se mio nonno fosse morto qualche anno prima, si sarebbe risparmiato il dolore della perdita del figlio primogenito.
Ovviamente, sto parlando in linea puramente teorica, sebbene mi rendo conto che il mio ragionamento possa risultare alquanto deprimente! :-\
Però è SINCERO! :)






 




 
#5452
Citazione di: Phil il 12 Luglio 2018, 16:47:38 PM
@Eutidemo

Le fallacie appartengono al (dis)ordine logico, nella fattispecie argomentativo, per cui in alcuni campi d'azione, in cui l'argomentazione non è l'aspetto più importante, risultano persino funzionali.
Come osservi, in democrazia è inevitabile che l'opinione della maggioranza sia rilevante, più di quanto possa esserlo una scelta saggia o ben argomentata. Parimenti, quando vado dal medico commetto sistematicamente la fallacia "ad auctoritatem", fidandomi ciecamente dei suoi consigli solo per il camice che indossa, senza nemmeno chiedergli di "argomentare" (che non è esattamente "spiegare"). Oppure quando un agente della municipale mi intima di rispettare i limiti, altrimenti la prossima volta scatta la multa, non gli rimprovererò certo la fallacia "ad baculum" e gli darò ragione pur in assenza di argomentazioni esplicite.


Con ciò non voglio sminuire il ruolo preziosissimo della capacità di individuare fallacie e "cognitive bias" (capacità che può essere addestrata anche frequentando un forum ;) ), ma soltanto ricordare la loro appartenenza ad un campo d'applicazione che, per quanto trasversale, talvolta risulta secondario.
Interessante :)
#5453
Citazione di: paul11 il 12 Luglio 2018, 23:54:52 PM
Citazione di: Eutidemo il 12 Luglio 2018, 15:55:14 PM
Citazione di: paul11 il 11 Luglio 2018, 21:58:50 PM
E' spesso collegato al ricorso all'emozione:
1) emozioni positive sono associate con X
2)quindi X è vero.
Si utilizza per manipolare le emozioni della gente,per fargli accettare un 'affermazione come vera.
Si sostituiscono vari mezzi per produrre forti emozioni ,al posto della prova a favore di un'affermazione.
Se alle persone "X piace",allora si cade in errore.
Basterebbe chiedersi:"Questa persona che tipo di affermazione sta cercando di fare accettare alla gente in modo di farli agire secondo il suo scopo?"

*Molto interessante*...dovresti approfondire il tema ;)
Ricorso alla popolarità

La maggior parte delle persone approvano X.
Così, anche io dovrei approvare X.
Poiché io approvo X, X deve essere vero.


Ricorso all'emozione

Io approvo X.
Quindi, X è vero.

Secondo questa visione, in un Ricorso alla popolarità l'affermazione viene accettata perché la maggior parte delle persone approvano l'affermazione. Nel caso di un Ricorso all'emozione l'affermazione viene accettata perché l'individuo approva l'affermazione a causa del sentimento di approvazione che percepisce riguardo all'affermazione.

Esempi di Ricorso all'emozione

Il nuovo computer LunarPower ti dà la forza di cui hai bisogno. Se ne compri uno, la gente invidierà la tua forza. Guarderanno verso di te e vorranno essere proprio come te. Conoscerai la vera gioia del potere.

La nuova dieta UltraSlim ti farà sentire alla grande. Non sarai più preoccupato dal tuo peso. Goditi gli sguardi ammirati del sesso opposto. Beati della tua nuova libertà dal grasso. Conoscerai la vera felicità se proverai la nostra dieta!

Bill va a sentire un discorso politico. Il politico dice alla folla dei mali del governo e del bisogno di mandar via la gente che adesso è al potere. Dopo aver sentito il discorso, Bill è pieno di odio per i politici di adesso. A causa di questo, gli piacerebbe mandare via i vecchi politici e accetta che è la cosa giusta da fare a causa di come si sente.


Come ben dice Phil ci sono molte fallacie e sono importanti i bias cognitivi,
Mai sentito di finanza comportamentale utilizzate anche nelle tecniche di marketing?
un esempio è l'effetto ancora molto famoso poichè fu utilizzato da Steve Jobs quando
nelle sue mitiche presentazioni dei prodotti Apple presentò in questo caso l'IPAD.
Alla fine della presentazione delle caratteristiche del prodotto, sulle slide apparve il punto interrogativo sul prezzo di vendita. Dopo apparve il primo prezzo 999 dollari(questo è l'effetto ancora), come dire che quello sarebbe potuto essere il prezzo reale.
Ma poi l'effetto scenico fu che nella seguente slide quel prezzo iniziale si ruppe come un vetro e ne uscì l'effettivo prezzo di vendita 499 dollari, con applausi e urla entusiastici.

Se io vi dicessi esistono alberi più o meno superiori a 365 metri di altezza e quale secondo voi è l'altezza dell'albero più alto, non è la stessa cosa che se vi dicessi
esistono alberi più o meno altri di 200 metri, ecc.
Il numero che vi dò influisce sulle vostre scelte, è stato testato molte volte.
Questa tecnica è utilizzata ad esempio nella negoziazione dei  prezzi,

Ma ancora.
Acquisto un auto da 60.000 euro, il venditore mi propone optional per 3.000 euro.
Quei tremila euro rapportati al prezzo dell'auto sono relativamente bassi, così quando ci offrono una ulteriore assicurazione su un elettrodomestico dicendoci che il ciclo di vita del prodotto spesso è di poco superiore alla garanzia dei due anni del codice del consumatore, e così via.

Il rapporto , prezzo in più, noi lo relazioniamo non come cifra in assoluto, ma al prezzo di vendita del prodotto che è ben superiore e quindi molto spesso finisce che accettiamo, l'optional, l'assicurazione in più ecc.
Cosa volete che sia una cover da 50 euro su una smartphone da 1000 euro?
E così ci convinciamo........

Mi piace :)
#5454
Citazione di: InVerno il 13 Luglio 2018, 12:33:50 PM
Citazione di: anthonyi il 13 Luglio 2018, 07:08:45 AM
Citazione di: InVerno il 12 Luglio 2018, 19:29:28 PM
Ah queste sono le perle con logica inversa, sempre apprezzabili. In tal caso, alle donne per non essere stuprate consiglio di non mettere gonna corta, agli uomini per non morire ammazzati di non passare davanti alle canne dei fucili, e ai cani per non essere stirati di non attraversare la strada etc etc.


Ciao Inverno, non ho proprio capito perché parli di logica inversa, proteggersi dai pericoli fa parte del senso comune. Mi rendo conto che ammettere questo a te pone un problema, cioè quello di specificare la vera ragione per la quale un migrante si trova in un "lager" libico, e cioè il fatto di essere illegalmente entrato in Libia, e di voler illegalmente venire in Europa, per cui il tuo esempio mi sembra poco plausibile perché non c'è nulla di illegale nel modo in cui si veste una donna.
Un saluto.
Il problema che mi pongo io non è quello, quanto il fatto che la nostra conoscenza attuale del fenomeno migratorio ci dice che i cosidetti "lager" o per meglio dire le discariche di rifiuti umani, come una normalissima discarica, degradano a tal punto il territorio ove sussistono da aumentare la pressione migratoria. Pensare di risolvere la questione stando con le spalle al muro di qualche legge, senza nessun spunto politico di ampio respiro, è controproducente.

E' verissimo.
Ma la questione è molto complessa, come io ho messo in evidenza qui:
https://www.riflessioni.it/logos/attualita/il-problema-delle-migrazioni/
#5455
Citazione di: Jacopus il 11 Giugno 2018, 19:37:10 PM
E' famosa l'immagine di Salvini che agita un rosario o di Di Maio che bacia la teca del sangue di san Gennaro. Conosco anche una moltitudine di persone comuni che si professa cristiana ma che adora le scelte leghiste riassumibili in "stop immigrazione selvaggia" con le conseguenze non-umantarie di questi giorni.
Non ho mai capito come siano conciliabili queste due visioni del mondo e mi piacerebbe che qualcuno me lo spiegasse. Lo dico senza sarcasmo. Magari mi puo' servire per capire meglio una logica che mi sfugge.

IL VANGELO SECONDO MATTEO (Salvini).
La parabola del buon samaritano.
"Un uomo attraversava il Mediterraneo, messo su un gommone dai trafficanti di esseri umani, che poi lo abbandonarono e se ne andarono, lasciandolo da solo in mezzo al mare. 
Per caso, un sacerdote navigava in quelle acque e quando lo vide passò oltre dall'altra parte; anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 
Poi passò un samaritano, che era in viaggio anche lui, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione, però si disse: "Be', se pure gli altri se ne fregano, perchè mai dovrei occuparmene io?In fondo, non è nemmeno un samaritano come me, perciò chissenefrega...PRIMA I SAMARITANI!, e che gli altri anneghino pure o finiscano nei lager libici"
E tirò dritto pure lui! ;D
#5456
Citazione di: baylham il 13 Luglio 2018, 09:34:07 AM
I miei concittadini sono gli abitanti del mondo.
Per questo tifo a favore dei migranti.
A Salvini consiglierei di rilassarsi, troppa tensione porta malattie cardiache o psichiatriche.
Alla magistratura italiana suggerirei di controllare la legalità dell'operato del governo in tema di rifugiati: le illegalità dei potenti sono più gravi e dannose di quelle dei deboli.

Condivido.
Ma, visto il suo nome, Salvini si è ritenuto in diritto di riscrivere di testa sua alcuni passi del vangelo :D

IL VANGELO SECONDO MATTEO (Salvini).

La parabola del buon samaritano.

"Un uomo attraversava il Mediterraneo, messo su un gommone dai trafficanti di esseri umani, che poi lo abbandonarono e se ne andarono, lasciandolo da solo in mezzo al mare. 

Per caso, un sacerdote navigava in quelle acque e quando lo vide passò oltre dall'altra parte; anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 

Poi passò un samaritano, che era in viaggio anche lui, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione, però si disse: "Be', se pure gli altri se ne fregano, perchè mai dovrei occuparmene io?In fondo, non è nemmeno un samaritano come me, perciò chissenefrega...PRIMA I SAMARITANI!, e che gli altri anneghino pure o finiscano nei lager libici"

E tirò dritto pure lui! ;)

#5457
Citazione di: anthonyi il 13 Luglio 2018, 07:08:45 AM
Citazione di: InVerno il 12 Luglio 2018, 19:29:28 PM
Ah queste sono le perle con logica inversa, sempre apprezzabili. In tal caso, alle donne per non essere stuprate consiglio di non mettere gonna corta, agli uomini per non morire ammazzati di non passare davanti alle canne dei fucili, e ai cani per non essere stirati di non attraversare la strada etc etc.


Ciao Inverno, non ho proprio capito perché parli di logica inversa, proteggersi dai pericoli fa parte del senso comune. Mi rendo conto che ammettere questo a te pone un problema, cioè quello di specificare la vera ragione per la quale un migrante si trova in un "lager" libico, e cioè il fatto di essere illegalmente entrato in Libia, e di voler illegalmente venire in Europa, per cui il tuo esempio mi sembra poco plausibile perché non c'è nulla di illegale nel modo in cui si veste una donna.
Un saluto.

Non c'è dubbio che chi è "illegalmente" entrato in Libia, possa essere posto in "detenzione" dalle autorità libiche; però, ai sensi dell'art.3 della Convenzione Internazionale per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo, sebbene in regime di detenzione: "Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti."
Ma è proprio questo che risulta documentalmente avvenire nei LAGER libici dal Rapporto del Security Council General dell'O.N.U.,  del 12 February 2018.
https://www.avvenire.it/c/attualita/Documents/n1803952.pdf
Per cui, anche se è stato "illegale" il comportamento dei migranti clandestini in Libia, risulta parimenti "illegale" il tipo di detenzione a cui essi vengono sottoposti.
Peraltro, Diritto Internazionale a parte, la stessa legge Italiana, legge 14 luglio 2017 n. 110, sancisce "il divieto di respingimento, espulsione o estradizione di una persona verso uno Stato, quando vi siano "fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura""; per cui, visto che il Rapporto del Security Council General dell'O.N.U.  del 12 February 2018, integra sicuramente molto più dei "fondati sospetti" di cui alla legge 110, ne consegue che quando riconsegnamo i naufraghi nelle grinfie della guardia costiera libica, ci stiamo comportando "illegalmente" anche noi, sia alla luce del Diritto Internazione, sia alla luce del nostro stesso Diritto interno! ;)
#5458
Citazione di: bluemax il 12 Luglio 2018, 16:57:59 PM
Citazione di: anthonyi il 12 Luglio 2018, 16:34:01 PM
Per sfuggire ai "lager" libici c'è una soluzione ancora più semplice, basta rimanere nei propri paesi di provenienza, che nel 90 % e più dei casi non hanno guerre ne oppressioni umanitarie.


Vabbè tanto è uguale. Certe persone sono talmente indottrinate (o meglio tifose, si perchè in Itaglia si fa TIFO politico non che il buonsenso sia rivolto verso iil benessere dei propri CONCITTADINI) che non ci si puo' far nulla.

-domani questi sbarcano senza manette: "Salvini buffone, hai fatto una sparata elettorale"

-domani questi sbarcano con le manette: "Salvini assassino, giochi sulla pelle di profughi"



ora mi chiedo... con tutta la pazienza di questo mondo... ma come si può NON sbattersene le palle della loro opinione ?

Mi ricorda un po' quello che, una volta, cantava ANTOINE :D
https://www.youtube.com/watch?v=u2B1IrYxjfA
#5459
Citazione di: anthonyi il 12 Luglio 2018, 16:34:01 PM
Per sfuggire ai "lager" libici c'è una soluzione ancora più semplice, basta rimanere nei propri paesi di provenienza, che nel 90 % e più dei casi non hanno guerre ne oppressioni umanitarie.

Non so donde tu abbia tratto l'informazione che, nel 90% e più dei casi, in Africa non ci siano nè guerre nè oppressioni umanitarie.
Guarda qua:


In ogni caso, guerre e oppressioni a parte, secondo me, è preferibile  rischiare di finire in un lager libico, piuttosto che restare a casa a morire di sete e di fame.
Guarda qua:

Non so quanto le cartine di cui sopra siano attendibili; però, io, di sicuro, non traverserei a piedi il deserto per poi rischiare di morire annegato (o di stenti in un lager), solo per venire in Italia...se non fossi VERAMENTE disperato (per una ragione o un'altra).
Diversamente, i giovani ingegneri Nigeriani di buona famiglia, che ambiscono solo ad un impiego meglio remunerato, in Italia ci vengono in AEREO; magari in classe economica.
Io non confonderei insieme i due tipi di migranti! ;)
#5460
Citazione di: paul11 il 11 Luglio 2018, 21:58:50 PM
Citazione di: Eutidemo il 11 Luglio 2018, 12:58:29 PM
La fallacia di consistenza è un comunissimo errore logico, in cui ancor oggi non di rado si incorre; e spesso lo si fa  intenzionalmente, ricorrendo al c.d. "argumentum ad judicium", cioè quando si afferma che una tesi è corretta soltanto perché è sostenuta da un gran numero di persone.
Un'estensione di tale abuso logico, è l'"argumentum ad populum", cioè quando si sostiene che una cosa è vera (buona e giusta), solo perchè la vuole il "popolo".
Tale secondo argomento, a differenza del primo, è doppiamente fallace, in quanto:
- non è mai avvenuto storicamente che un intero popolo abbia voluto unanimemente la stessa cosa (a parte nelle "sceneggiate" totalitarie), per cui bisognerebbe parlare di "maggioranza del popolo", e MAI di "popolo "tout court";
-  ciò premesso, quando la "maggioranza del popolo" vuole una determinata cosa, in un regime democratico -e nei limiti della costituzione-, è indiscutibilmente "LEGALE" che quella cosa si debba fare, ma questo non significa affatto che sia quella cosa sia anche "GIUSTA"!
Ma attenzione:
- come detto, non è affatto detto che la decisione presa dalla maggioranza (popolare o parlamentare) sia "GIUSTA";
- però è invece indubbiamente "GIUSTO", almeno secondo me, che ogni decisione sia presa dalla maggioranza (popolare o parlamentare), perchè, tutto sommato fino ad oggi non mi pare che si sia trovato un sistema migliore.
Ed infatti, se è vero che la decisione presa dalla maggioranza non è necessariamente quella "GIUSTA" (anzi, spesso non lo è), è anche vero che che ancora meno può risultare "GIUSTA" quella presa da una minoranza, o, al limite, da un solo uomo; se non bastasse la logica a farcelo capire, basterebbe la storia ad insegnarcelo.
Una Repubblica governata da pochi saggi filosofi, è solo un sogno platonico. ::)
P.S.
Ci sarebbe anche da considerare come, a volte, determinate minoranze possano manipolare le decisioni delle maggioranze, ricorrendo ad abili espedienti ("mass media", condizionamenti mirati su INTERNET ecc.); ma questo è un altro interessante discorso, che, però, merita un "thread" a parte.
E' spesso collegato al ricorso all'emozione:
1) emozioni positive sono associate con X
2)quindi X è vero.
Si utilizza per manipolare le emozioni della gente,per fargli accettare un 'affermazione come vera.
Si sostituiscono vari mezzi per produrre forti emozioni ,al posto della prova a favore di un'affermazione.
Se alle persone "X piace",allora si cade in errore.
Basterebbe chiedersi:"Questa persona che tipo di affermazione sta cercando di fare accettare alla gente in modo di farli agire secondo il suo scopo?"

*Molto interessante*...dovresti approfondire il tema ;)