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Messaggi - Ipazia

#5476
Citazione di: InVerno il 03 Giugno 2020, 21:23:17 PMQuando vedo una multinazionale offrire i propri stabilimenti e le proprie sedi allostato che non gli farà pagare tasse, dentro di me si accende una sorta di lampadina di allarme, ma devo essere una sorta di pazzo a cui mancano molte lezioni serali sul libero mercato, perciò continuerò a chiedere numi in giro.

Essendo il Capitale la divinità che va per la maggiore, non vi è alternativa che l'apparire in giro di altri numi. Concordo  :P
#5477
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
03 Giugno 2020, 21:55:49 PM
L'evidenza empirica non ha bisogno di dimostrazioni. Neppure quando è fallace: il moto apparente del sole intorno alla terra appare davvero così. A maggior ragione non ne ha bisogno quando non è definibile con le categorie e le leggi delle scienze naturali, come nel caso dell'etica e dell'universo antropologico nel suo complesso. In quell'universo sono altre le leggi da individuare e l'etica ne è l'applicazione pratica. Ergo, il sodalizio tra etica e libera volontà ci sta tutto, come ho cercato di rappresentare nel mio precedente intervento.
#5478
Il capitalismo ama la botte piena e la moglie (o marito) ubriaca. Nei suoi sogni desideranti più profondi è monopolista da produttore e globalista liberomercatista da consumatore, privatizzatore dei profitti e socializzatore delle perdite. E' una visione e gestione economica del mondo molto egocentricamente infantile.
#5479
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
03 Giugno 2020, 14:44:57 PM
La dimostrazione del tertium datur tra la dicotomia manichea determinismo-indeterminismo é empirica e banale come il superamento della tartaruga da parte di Achille, contro la sofistica avversa: la libera volontà umana viene esperita in ogni atto di volizione, nei limiti che trascendono il determinismo evolutivo.

Il problema etico non è l'esistenza della libera volontà bensì la sua modalità di estrinsecazione, la consistenza dei suoi fondamenti motivazionali (contrariamente al determinismo naturalistico la causalità antropologica é orientata verso il fine, non potendo incidere sull'origine deterministicamente data, detta causa efficiente) e infine l'efficacia razionalistica, persuasività filosofica nell'accezione parmenidea, dei costrutti etici realizzati.
#5480
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
03 Giugno 2020, 10:22:44 AM
Restare sulla linea di contrapposizioni dicotomiche non porta da nessuna parte perchè la relazione tra morale e libero arbitrio libera volontà è assai più complessa di una monodimensionalità sillogistica.

Volendo si può iniziare ad affrontarla dalla coercizione, implicita o esplicita, del discorso di giopap: l'asse x, frontale, e più appariscente di tutta la questione. Siamo indubbiamente condizionati dalle coercizioni implicite nella nostra materia vivente e specie umana: non possiamo volare, respirare sott'acqua,...

Le coercizione esplicita è già più complessa ed implica l'attivazione di una seconda dimensione, l'asse y della consapevolezza, che un animale autocosciente sociale acquisisce fin dai primi anni di vita attraverso le cure parentali che insegnano al piccolo l'uso del grado di libertà concessogli dall'evoluzione naturale della sua specie. Nella specie umana la consapevolezza contiene anche una serie di aspetti et(olog)ici che ci avvicinano alla materia della discussione.

La consapevolezza ha un carattere passivo, di apprendimento dei limiti, per gestire e oltrepassare i quali è necessaria la terza dimensione, l'asse z dell'universo antropologico, la volontà. Volontà consapevole, ovvero ben formata, è il transito obbligato verso un "libero arbitrio" non arbitrario, ma motivato nelle sue decisioni, contestualizzate all'universo antropologico nel suo livello evolutivo, complesso come una matrice a tre dimensione, fin qui analizzato.

Ma non ci si ferma qui. Il fattore tempo- il divenire - inteso come storia evolutiva umana, rappresenta la quarta dimensione del nostro universo esistenziale spingendo la volontà consapevole delle coercizioni e della loro natura a progettarne l'armonizzazione e superamento. Si tratta di una progettualità già maturamente etica in cui si prefigurano - nella rappresentazione - i modelli gnoseoloci ed esistenziali, evidenziando il carattere trascendentale, teleologico ed escatologico del prodotto evolutivo umano.

Su questi quattro assi dello spaziotempo antropologico bisogna muoversi per fare un discorso etico compiuto e poter giudicare con cognizione di causa proposizioni e proposte. In tale approccio gnoseologico/epistemologico non c'è nulla di semplice e scontato; la complessità è di casa generando, lungo le infinite direttrici possibili, la babele etica e metafisica cui solitamente conduce questa speculazione autoriflessiva.

Che la materia sia complessa lo sapevano anche i più precoci tra gli umani che affidarono alla somma sapienza oracolare la chiave di lettura: γνῶθι σαυτόν.
#5481
La novità del capitalismo sta nella sua utopia di sempre: un Capitale che si riproduce indipendentemente dal fattore umano, padrone o schiavo che sia. La finanziarizzazione, la liquidità (in tutti i sensi: dalla pecunia a Baumann), è la forma in cui questa autonomia utopica cerca di dare la scalata al suo cielo. Finanza e tecnoscienza servono allo scopo e non potrebbe essere altrimenti essendo le Figlie ad immagine e somiglianza del Padre.

Purtroppo la variabile umana, la macchia sul Capitale, continua ad essere attiva e tutti gli espedienti per nullificarla paiono destinati all'insuccesso. Forse dopo generazioni di macchine che producono altre macchine e generazioni di macchine pensanti che producono generazioni di capitalisti-macchina si potrà cancellare totalmente la macchia umana.

Per ora siamo fermi allo schiavo senza diritti che raccoglie pomodori o produce merci di ogni tipo a tre euro all'ora. La fatidica soglia del lavoro necessario, che permette la riproduzione dello schiavo, di marxiana memoria è invalicabile. Da qui non ci si schioda e il lavoro necessario resta ancora l'unità di misura del valore economico.

Lo sanno anche i veterocapitalisti di razza umana che continuano a lamentarsi per il costo del lavoro, la produttività e quel fastidioso fattore politico della produzione che si chiama diritto dei lavoratori con costoso welfare al seguito. Il capitalista-macchina risponde spostando capitali e attività economiche a livello globale, ma ovunque la macchia umana crea fastidi e accampa pretese. L'automazione aiuta ma ha bisogno di un meccanico. Il modello è ancora in faticosa evoluzione.
#5482
La critica marxiana alla formazione sociale capitalistica, guardacaso, inizia proprio dalla "critica della filosofia del diritto di Hegel".

La critica marxista é a 360 gradi: economia, diritto, antropologia e filosofia.

Che poi la formazione sociale capitalistica ci cosparga di bufale paraumanistiche a cui jacopus dà molto credito appartiene al mondo della mimesis politica che con la realtà effettuale ha in comune solo la predisposizione antropologica a contare e contarsi balle.

Il liberal-liberismo ha un suo modello di stato etico: così totalmente inumano da non sembrare neppure uno stato etico. É in effetti un stato non-etico. Il non-etico é il modo "etico" di essere dello stato liberal-liberista ovvero capitalistico.  Nel caso specifico bisognerebbe inoltrarsi nel concetto di "ineticità" o "non-eticità", ma temo sia impresa troppo ardua per gli omologati allo status quo presenti nel forum.
#5483
Le colpe dei liberal-liberisti sono storicamente documentate per cui non c'è nulla da inventare. Le idee liberal-liberiste hanno generato schiavitù e continuano a generarla attraveso la bufala dell'esportazione di libertà che i liberal-liberisti pensano sia implicita nell'ideologia liberale mentre è solo il marchio di fabbrica di un'ideologia totalitaria imperniata sul capitale e sul mercato.

Nella ricerca della felicità era inclusa anche quella dei nativi americani ? Certamente, ma in salsa liberal-liberista, cosa che questi selvaggi illiberali proprio non volevano capire. Esattamente come i mediorientali un secolo dopo. Ma non è un tantino illiberale voler imporre la libertà a tutti i costi, occupando pure il territorio ed espropriando le risorse dei recalcitranti ? No, perchè nel mondo c'è un complotto plurisecolare per impedire ai liberal-liberisti di esportare la libertà e la resistenza degli oscurantisti è così tenace da costringere i liberal-liberisti a complottare perfino all'ONU con prove false per poterla esportare dove non la vogliono. Come in Cina un secolo fa quando i cinesi illiberali vollero impedire il libero mercato della droga e tutto l'occidente si coalizzò liberal-liberisticamente per la libertà di quel commercio, mandando i suoi giannizzeri.

Che fatica essere liberali contro tutti questi complotti antilibertari !
#5484
Il liberalismo è quella bufala che mentre proclamava il diritto dell'uomo alla felicità trafficava in schiavi tra i continenti, teneva i bambini nelle miniere e portava morte e distruzione nell'universo mondo rendendosi responsabile dei più riusciti genocidi della storia umana, dai nativi nordamericani agli aborigeni australiani.

Al populismo si è convertito più tardi, confluendo nel liberal-populismo che ritiene la finanza una legge naturale a cui tutti i popoli si devono chinare. La retorica liberal-populista, da popolo acefalo più che mai, è quella tipica della pubblicità detta anche propaganda commerciale. Ultimamente anche le istituzioni ne hanno fatto grande uso. Tra le cose più sgradevoli dell'evoluzione liberal-populista transnazionale il dileggio della lingua italiana a favore di un anglicorum da baraccone.
#5485
Lo stato etico del Capitale se ne fa un baffo di leader maximi e stati minimi. L'importante è produrre plusvalore e la forma stato per questo scopo non è sostanza, ma accidente. Accidente ideologico da riempire di aria fritta da luna park, dando ad ognuno la sua frittura preferita. Orientale, occidentale e melting pot.

Lo stato etico del capitale non si occupa di famiglia, ivg, divorzio, pornografia, pedofilia, crimine organizzato, miseria, violenza, ... e non gli interessa nemmeno la forma stato, quando essa sia compatibile con la sua eticità che si impernia sulla proprietà privata, libertà di sfruttamento di risorse naturali e umane, e meccanismi finanziari di supporto alle defaillance del sistema economico di produzione di profitto. L'etica del capitale è la sua riproduzione attraverso l'accumulazione, preferibilmente consegnata in poche mani di iniziati fidati. Perfino comunisti, se riescono a vincere le olimpiadi del PIL: simulacro simbolico universale di ortodossia etica.
#5486
Citazione di: anthonyi il 26 Maggio 2020, 07:05:05 AM

Ipazia, io i concetti non li uso in forma retorica. Il populismo è un tipo di politica che sfrutta un'onda emotiva popolare e tende ad avere una visione totalitaria della funzione politica, cioè non rispettosa dei relativi ruoli istituzionali.
Populisti sono quelli che, convinti delle responsabilità dei Benetton nella cattiva gestione delle autostrade, vogliono fargli il processo in piazza dimenticando che per i processi ci sono tribunali e magistrati appositamente pagati.
Populista sei anche tu quando attribuisci al PdR un compito quasi da giustiziere, quando i compiti del PdR sono definiti in maniera molto precisa dalla Costituzione e un PdR che li travalicasse potrebbe andare sotto processo per attentato alla Costituzione.
Anche i complottisti tendono a fare queste semplificazioni, considerano le varie istituzioni sociali come aggregate nel complotto, e magari hanno anche ragione, ma non si rendono conto che la ragione per la quale i ruoli istituzionali sono definiti in maniera separata è proprio quella di limitare il più possibile i complotti.

Anthonyi, tu i concetti li usi in maniera ideologica. Alla retorica ci pensano altri. Tutti usiamo i concetti sociali in maniera ideologica, solo che la retorica di chi pensa di detenere la verità oggettiva gli impedisce di rendersene conto. Anche quando ne è perfettamente consapevole, chi il potere ce l'ha davvero, perchè il potere medesimo nol consente.

Se fossi meno indottrinato ti renderesti conto di quanti populismi vi siano: nazional-, social-, liberal-, cafonal-, ecc. Nessun regime di nessun colore può rinunciare alla retorica populista perchè è il popolo che si deve governare. Dire populista è come dire umano. Magari troppo, secondo, Nietzsche, però questo è quanto passa il convento antropologico post rivoluzione borghese e in attesa dell'avvento di oltreumani che nel '900 hanno fallito di brutto l'assalto ai loro, differenti, cieli.

La divisione dei poteri funziona come i ladri di Pisa che di giorno, sulle bagatelle, fingono di litigare, e di notte, quando c'è da far bottino, agiscono di concerto. La divisione dei poteri è retorica del potere borghese, mimesis di democrazia e menzogna tra le più populiste che l'avventura umana abbia partorito da quando ha scoperto la funzione di governo del poliziotto buono, cattivo, e capo. La santissima trinità del liberal-populismo. Con rimando all'altissimo innominabile che gli infedeli chiamano Capitale. Il capo vero, ma ben retoricamente nascosto, di tutto l'ambaradan.
#5487
Mi sa che è sfuggito a Paul11 il concetto di "alienazione" di Marx che si estende dall'espropriazione (privatizzandole) delle risorse, a quella del tempo di vita dell'operaio salariato fino a quella della polis divenuta agenzia privata d'affari della borghesia.

Concetto di alienazione che investe anche le sovrastrutture ideologiche di propaganda (media) e di episteme ufficiale (la scienza del capitale).

Cui è seguita una messe infinita di produzione marxista che ha investito tutte le scienze umane inclusa la filosofia marxista: teoresi che la globalizzazione economica e l'uso capitalistico della tecnoscienza continua ad alimentare incessantemente (tra cui Agamben...)

Come diceva un saggio: "scherza coi fanti, ma ..."
#5488
Populista è l'ennesima etichetta (anti)complottista, insopportabile proprio a confronto con la realta che vede "populisti" di tutti i colori l'un contro l'altro armati. I più patetici dei quali sono i socialpopulisti #andratuttobene, spalmati urbi et orbi nei mainstream a reti unificate. Mai come oggi ho così poco invidiato, per quanto strapagata, la poltrona del trombone mediatico di regime. Per non parlare dei politici. Ma quelli, si sa, hanno l'anima foderata di piombo. Che digerisce tutto. Anche il piombo della mafia. Neppure un parente stretto di una vittima di mafia divenuto presidente della repubblica è riuscito ad aprire gli armadi della vergogna ricolmi di agende rosse. Sarà per questo che lo vedo sempre più intristito e bolso. Questo è quanto. Altro che schizzati da social, "complottisti" digitali ! Il virus - mortale - è altrove.
#5489
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
25 Maggio 2020, 14:59:04 PM
Il punto critico evidenziato tanto da bobmax che paul11 è:

che cosa ci mettiamo tra morale/etica è libertà ? Come li connettiamo ? E una volta connessi, come individuiamo una catena causale che dia un senso logico, un logos, alla stuttura causale individuata ?

Green demetr ha messo in fila la questione in maniera che condivido: prima viene l'ethos morale, il costume (mores), poi quello ragionato, filosofeggiato, metafisicizzato, socialmente condiviso (etica) e infine la sua fissazione in diritto, norma, legge.

Tale processo è storicamente ed antropologicamente confermato, semmai complicato dai circoli di retroazione che dal diritto - e da quello stato di diritto occulto che è ormai la scienza in sostituzione della religione - retroagiscono sui principi etici filosofeggiati e sulla pratica morale del costume.

Ma il motore del processo qual'è ? Il motore è l'universo dei valori affermatisi in base alla loro importanza e gravità. Radicati nelle leggi naturali quanto a fondamento, ma "liberamente" trattati dal soggetto storico collettivo umano quanto a priorità. Se vi è un determinismo in etica esso è di tipo storico, tanto nelle cause prime che nelle loro successive evoluzioni. Qui FN ci vide giusto: i valori non sono, si pongono. E si pongono non arbitrariamente, ma entro la cornice delle reali condizioni di vita, corregge Marx. Tra cui i fattori oggettivi sono la condizione mortale, il bisogno di cibo e salute, di sicurezza e riconoscimento sociale. E' questo il Bene, caro Bob. E ti sfido a inventarne dell'altro che sia più fondamentale, e fondativo di etica.

Se interroghiamo gli antichi codici, detratti i numi, è di questo che si parla. Detratti istituzionalmente i numi (non ancora ovunque, ma il trend è segnato) lo ritroviamo anche nei codici moderni e nella moderna filosofia morale.
...
#5490
Il mercato e la sua stabilità sono il corrispettivo pratico dell'etica del capitale. Lo stato capitalistico globale è uno stato etico, katholikòs, universalistico. L'immigrazione clandestina e la soppressione degli anziani non produttivi fanno parte di questa inconfessabile eticità. In Italia non si sono protetti gli anziani (basta vedere la conta dei morti e l'età media: ce la giochiamo con svedesi, americani e britannici) bensì si sono segregati i giovani e i bambini di fronte alla incapacità dei decisori di operare correttamente. Il crollo non è soltanto etico, è anche politico ed economico. Tamponato disperatamente con una retorica "etica" e un governo poliziesco della disfatta.