Per ragioni di spazio e di tempo, nel mio primo intervento non avevo potuto sviluppare adeguatamente il "terzo livello", riguardante gli interventi da porre in essere per cercare di regolare (se non di risolvere) "a valle" il problema migratorio.
Pertanto, riprenderò da lì la mia trattazione.
3)
TERZO LIVELLO: "RIDISTRIBUIAMOLI EQUAMENTE IN TUTTI I PAESI EUROPEI".
Al riguardo, osservo quanto segue:
A)
UN CHIFFON DE PAPIER!
Come già avevo iniziato ad illustrare, sono rimasto sconcertato dal modo in cui alcuni Capi di Stato europei, dopo aver sottoscritto l'accordo, a parole ne disattendono e distorcono assurdamente il contenuto letterale, a loro esclusivo uso e consumo; ed invece, a mio modesto avviso, nell'interpretare una clausola contrattuale, non si può -nè si deve- ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dall'intenzione di chi l'ha scritta, così come "oggettivizzata" nel testo (non in base ai motivi non espressi dei redattori, ovvero alle loro riserve mentali).
Ma magari si conta sul fatto che i cittadini non sappiano (o siano troppo pigri) per leggere il testo originale dell'accordo.
Solo per fare due esempi:
*
PRIMO: MACRON ha dichiarato che: "I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi UE di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri"; il che è in palese contrasto con il dettato dell'art.6 dell'accordo, il quale prevede che i detti centri saranno "istituiti negli Stati membri dell'UE", senza minimamente precisare che si debba trattare <<solo>> degli "Stati membri dell'UE di PRIMO INGRESSO".
"Ubi lex voluit dixit, ubi nolit tacuit!", per cui l'interpretazione di Macron è assolutamente ERRATA; ed infatti, laddove la disposizione parla genericamente degli "Stati membri dell'UE", si intendono, ovviamente, TUTTI...e non solo quelli che piacerebbero a lui!
Erroneo sarebbe anche, eventualmente il richiamo alla Convenzione di Dublino (Regolamento UE n. 604/2013), la quale provvede solo alla determinazione dello Stato competente per l'esame delle domande di asilo (che è "quello di ingresso"); e che, secondo me, non ha niente a che vedere con i "centri sorvegliati di accoglienza in Ue", di cui al citato art.6, che possono essere istituiti in "qualsiasi Stato membro dell'UE", magari sotto la supervisione di funzionari dello "Stato di ingresso", per il "visto" sul riconoscimento del diritto d'asilo.
**
SECONDO: CONTE, quindi, pur avendo tutte le ragioni per criticare MACRON, sbaglia, però, nell'asserire che nell'art.12 dell'accordo è previsto il superamento della detta Convenzione di Dublino; ed infatti, tale clausola, recita che: "È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. "
Ed invero, se c'è scritto che << è necessario trovare un consenso>>, è evidente che esso non c'è ancora, e lo si sta semplicemente cercando; il che è cosa ben diversa.
***
TERZO: La MERCKEL sta litigando con Praga e Budapest sul rientro dei migranti secondari, così come pure previsto nell'Accordo; ma non mi soffermo sul punto, perchè lo ritengo secondario.
Per cui, mi verrebbe da esclamare:
"Mon dieu, l'Accord ne soit pas qu'un simple chiffon de papier!!!" (Mio Dio, l'accordo non è solo uno pezzo di carta).
B)
Premesso che il "vaglio" della massa dei migranti sbarcati, ai fini del riconoscimento del "Diritto di Asilo", secondo me, dovrebbe avvenire in TUTTI i Paesi europei, nei centri sorvegliati di accoglienza in Ue, su base obbligatoria e non volontaria, anche così si presenterebbero non pochi problemi; problemi che, per ora, sono in gran parte teorici, perchè dubito fortemente in un'equa distribuzione in tutta Europa.
Ed infatti:
a)
Cosa si intende per equa distribuzione?
Quella del totale degli sbarcati, o quella di coloro che, poi, conseguono il diritto di asilo (o diritti assimiliati)?
Sono due cose diverse!
Mi spiego meglio.
Ponendo che, in rapporto al territorio ed alla popolazione, su 1000 sbarcati 600 vengano allocati nei centri sorvegliati di accoglienza italiani e 400 vengano allocati nei centri sorvegliati di accoglienza francesi, e che dei primi 600 solo 10 ottengano il diritto di asilo, mentre, dei secondi 400 ben 20 ottengano il diritto di asilo, si dovranno mantenere le proporzioni iniziali e ricollocare i "rifugiati" nelle due Nazioni in base alle stesse proporzioni, oppure ognuna si dovrà tenere quelli che ha riconosciuto?
b)
Probabilmente, a mio avviso, è buona la seconda ipotesi, perchè, a parte i criteri internazionali su coloro che hanno il DIRITTO DI ASILO, ogni Nazione ha anche criteri nazionali interni di accettazione.
Ed infatti ho rilevato che, generalmente, si pensa che abbiano diritto d'asilo in Italia, così come in tutti gli altri Paesi europei, solo coloro che fuggono da "guerre" o "persecuzioni", in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui <<rifugiati>> e alle altre convenzioni internazionali; il che è inesatto!
Ed infatti, l'art.10 della nostra Costituzione dice qualcosa di più, sancendo testualmente che: "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha DIRITTO D'ASILO nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge."
Ne consegue che avrebbero diritto d'asilo in Italia, anche se non fuggono da "guerre" e da "persecuzioni" varie:
- Tutti coloro che vivono in Paesi dove non sono riconosciuti gli stessi diritti democratici riconosciuti ai cittadini italiani, cioè quasi tutta l'Africa... e non solo.
- In particolare, tutte le donne residenti in Paesi dove vige la Sharia, che prevede legalmente minori diritti per il genere femminile.
Questo, almeno "in teoria"!
c)
Oltre ai rifugiati veri e propri, peraltro, vige una forma residuale di protezione per quanti non hanno diritto al riconoscimento dello status di rifugiato, non hanno diritto alla protezione sussidiaria ma non possono essere allontanati dal territorio nazionale in condizioni di oggettive e gravi situazioni personali; viene denominato permesso di soggiorno per motivi umanitari, e viene rilasciato dal questore a seguito di raccomandazione della Commissione territoriale in caso di diniego, qualora ricorrano "seri motivi" di carattere umanitario come ad esempio motivi di salute o di età, oppure vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, vittime di carestie o disastri ambientali o naturali, ovvero direttamente su richiesta del cittadino straniero. Ha una durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro.
Come dovrebbero essere "ridistribuiti" tali soggetti, a "permesso temporaneo", nei vari Paesi d'Europa?
C)
Infine, anche con riferimento a quanto appena detto sub B9c), ed a prescindere da come i migranti possano essere ridistribuiti in tutta Europa, (prima e dopo del riconoscimento del diritto di asilo e diritti assimilati), si pone un problema molto più generale.
Siamo sicuri che la distinzione tra MIGRANTI POLITICI (cioè che fuggono da guerre, persecuzioni ecc.) e MIGRANTI ECONOMICI sia poi così chiara?
Secondo me, invece, sarebbe fondamentale distinguere anche tra due "diversissime" categorie di MIGRANTI ECONOMICI:
- I MIGRANTI ECONOMICI che vengono in Italia solo per migliorare le loro condizioni economiche, le quali, però, nel loro Paese di origine, sono più che sufficienti per la loro sopravvivenza (come accade anche per i giovani laureati italiani che migrano in USA);
- I MIGRANTI ECONOMICI che vengono in Italia perchè, nel loro Paese di origine, sono del tutto carenti le condizioni per la loro mera sopravvivenza fisica (come nel caso delle carestie, delle desertificazioni di intere aree ecc).
Mentre i primi, se "irregolari", dovrebbero SEMPRE essere rispediti nel loro Paese di origine, secondo me, i secondi, dovrebbero essere accolti alla stessa stregua di coloro che fuggono da guerre, persecuzioni ecc.; ed infatti, a mio avviso, morire di bombe o di inedia, non fa molta differenza.
D)
Infine, sebbene, per fortuna, siamo ancora MOLTO LONTANI dal trovarci di fronte a tale situazione di emergenza, in quanto la percentuale di immigrati in Italia è ancora abbastanza bassa (pare circa il 7%), occorre comunque porsi il problema di come contenersi se, nel tempo medio lungo, l'afflusso di immigrati dovesse divenire eccessivo.
Ed infatti, non c'è dubbio che, entro una certa misura, un afflusso "regolare", o, quantomeno, ben "gestito", di immigrati può addirittura risultare una risorsa per l'Italia e per l'Europa; semprechè, però, si abbia una valida politica di integrazione, cosa che, invece (soprattutto in Italia) manca completamente.
Ma se, nel tempo medio lungo, l'afflusso di immigrati dovesse divenire "davvero" eccessivo, sia in ordine alle risorse disponibili, sia in ordine all'offerta occupazionale, si porrà il problema di come arrestare i flussi; ammesso che la cosa sia concretamente possibile.
Secondo me non è un problema attuale...ma bisogna pensarci per tempo!
Pertanto, riprenderò da lì la mia trattazione.
3)
TERZO LIVELLO: "RIDISTRIBUIAMOLI EQUAMENTE IN TUTTI I PAESI EUROPEI".
Al riguardo, osservo quanto segue:
A)
UN CHIFFON DE PAPIER!
Come già avevo iniziato ad illustrare, sono rimasto sconcertato dal modo in cui alcuni Capi di Stato europei, dopo aver sottoscritto l'accordo, a parole ne disattendono e distorcono assurdamente il contenuto letterale, a loro esclusivo uso e consumo; ed invece, a mio modesto avviso, nell'interpretare una clausola contrattuale, non si può -nè si deve- ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dall'intenzione di chi l'ha scritta, così come "oggettivizzata" nel testo (non in base ai motivi non espressi dei redattori, ovvero alle loro riserve mentali).
Ma magari si conta sul fatto che i cittadini non sappiano (o siano troppo pigri) per leggere il testo originale dell'accordo.
Solo per fare due esempi:
*
PRIMO: MACRON ha dichiarato che: "I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi UE di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri"; il che è in palese contrasto con il dettato dell'art.6 dell'accordo, il quale prevede che i detti centri saranno "istituiti negli Stati membri dell'UE", senza minimamente precisare che si debba trattare <<solo>> degli "Stati membri dell'UE di PRIMO INGRESSO".
"Ubi lex voluit dixit, ubi nolit tacuit!", per cui l'interpretazione di Macron è assolutamente ERRATA; ed infatti, laddove la disposizione parla genericamente degli "Stati membri dell'UE", si intendono, ovviamente, TUTTI...e non solo quelli che piacerebbero a lui!
Erroneo sarebbe anche, eventualmente il richiamo alla Convenzione di Dublino (Regolamento UE n. 604/2013), la quale provvede solo alla determinazione dello Stato competente per l'esame delle domande di asilo (che è "quello di ingresso"); e che, secondo me, non ha niente a che vedere con i "centri sorvegliati di accoglienza in Ue", di cui al citato art.6, che possono essere istituiti in "qualsiasi Stato membro dell'UE", magari sotto la supervisione di funzionari dello "Stato di ingresso", per il "visto" sul riconoscimento del diritto d'asilo.
**
SECONDO: CONTE, quindi, pur avendo tutte le ragioni per criticare MACRON, sbaglia, però, nell'asserire che nell'art.12 dell'accordo è previsto il superamento della detta Convenzione di Dublino; ed infatti, tale clausola, recita che: "È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. "
Ed invero, se c'è scritto che << è necessario trovare un consenso>>, è evidente che esso non c'è ancora, e lo si sta semplicemente cercando; il che è cosa ben diversa.
***
TERZO: La MERCKEL sta litigando con Praga e Budapest sul rientro dei migranti secondari, così come pure previsto nell'Accordo; ma non mi soffermo sul punto, perchè lo ritengo secondario.
Per cui, mi verrebbe da esclamare:
"Mon dieu, l'Accord ne soit pas qu'un simple chiffon de papier!!!" (Mio Dio, l'accordo non è solo uno pezzo di carta).
B)
Premesso che il "vaglio" della massa dei migranti sbarcati, ai fini del riconoscimento del "Diritto di Asilo", secondo me, dovrebbe avvenire in TUTTI i Paesi europei, nei centri sorvegliati di accoglienza in Ue, su base obbligatoria e non volontaria, anche così si presenterebbero non pochi problemi; problemi che, per ora, sono in gran parte teorici, perchè dubito fortemente in un'equa distribuzione in tutta Europa.
Ed infatti:
a)
Cosa si intende per equa distribuzione?
Quella del totale degli sbarcati, o quella di coloro che, poi, conseguono il diritto di asilo (o diritti assimiliati)?
Sono due cose diverse!
Mi spiego meglio.
Ponendo che, in rapporto al territorio ed alla popolazione, su 1000 sbarcati 600 vengano allocati nei centri sorvegliati di accoglienza italiani e 400 vengano allocati nei centri sorvegliati di accoglienza francesi, e che dei primi 600 solo 10 ottengano il diritto di asilo, mentre, dei secondi 400 ben 20 ottengano il diritto di asilo, si dovranno mantenere le proporzioni iniziali e ricollocare i "rifugiati" nelle due Nazioni in base alle stesse proporzioni, oppure ognuna si dovrà tenere quelli che ha riconosciuto?
b)
Probabilmente, a mio avviso, è buona la seconda ipotesi, perchè, a parte i criteri internazionali su coloro che hanno il DIRITTO DI ASILO, ogni Nazione ha anche criteri nazionali interni di accettazione.
Ed infatti ho rilevato che, generalmente, si pensa che abbiano diritto d'asilo in Italia, così come in tutti gli altri Paesi europei, solo coloro che fuggono da "guerre" o "persecuzioni", in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui <<rifugiati>> e alle altre convenzioni internazionali; il che è inesatto!
Ed infatti, l'art.10 della nostra Costituzione dice qualcosa di più, sancendo testualmente che: "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha DIRITTO D'ASILO nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge."
Ne consegue che avrebbero diritto d'asilo in Italia, anche se non fuggono da "guerre" e da "persecuzioni" varie:
- Tutti coloro che vivono in Paesi dove non sono riconosciuti gli stessi diritti democratici riconosciuti ai cittadini italiani, cioè quasi tutta l'Africa... e non solo.
- In particolare, tutte le donne residenti in Paesi dove vige la Sharia, che prevede legalmente minori diritti per il genere femminile.
Questo, almeno "in teoria"!
c)
Oltre ai rifugiati veri e propri, peraltro, vige una forma residuale di protezione per quanti non hanno diritto al riconoscimento dello status di rifugiato, non hanno diritto alla protezione sussidiaria ma non possono essere allontanati dal territorio nazionale in condizioni di oggettive e gravi situazioni personali; viene denominato permesso di soggiorno per motivi umanitari, e viene rilasciato dal questore a seguito di raccomandazione della Commissione territoriale in caso di diniego, qualora ricorrano "seri motivi" di carattere umanitario come ad esempio motivi di salute o di età, oppure vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, vittime di carestie o disastri ambientali o naturali, ovvero direttamente su richiesta del cittadino straniero. Ha una durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro.
Come dovrebbero essere "ridistribuiti" tali soggetti, a "permesso temporaneo", nei vari Paesi d'Europa?
C)
Infine, anche con riferimento a quanto appena detto sub B9c), ed a prescindere da come i migranti possano essere ridistribuiti in tutta Europa, (prima e dopo del riconoscimento del diritto di asilo e diritti assimilati), si pone un problema molto più generale.
Siamo sicuri che la distinzione tra MIGRANTI POLITICI (cioè che fuggono da guerre, persecuzioni ecc.) e MIGRANTI ECONOMICI sia poi così chiara?
Secondo me, invece, sarebbe fondamentale distinguere anche tra due "diversissime" categorie di MIGRANTI ECONOMICI:
- I MIGRANTI ECONOMICI che vengono in Italia solo per migliorare le loro condizioni economiche, le quali, però, nel loro Paese di origine, sono più che sufficienti per la loro sopravvivenza (come accade anche per i giovani laureati italiani che migrano in USA);
- I MIGRANTI ECONOMICI che vengono in Italia perchè, nel loro Paese di origine, sono del tutto carenti le condizioni per la loro mera sopravvivenza fisica (come nel caso delle carestie, delle desertificazioni di intere aree ecc).
Mentre i primi, se "irregolari", dovrebbero SEMPRE essere rispediti nel loro Paese di origine, secondo me, i secondi, dovrebbero essere accolti alla stessa stregua di coloro che fuggono da guerre, persecuzioni ecc.; ed infatti, a mio avviso, morire di bombe o di inedia, non fa molta differenza.
D)
Infine, sebbene, per fortuna, siamo ancora MOLTO LONTANI dal trovarci di fronte a tale situazione di emergenza, in quanto la percentuale di immigrati in Italia è ancora abbastanza bassa (pare circa il 7%), occorre comunque porsi il problema di come contenersi se, nel tempo medio lungo, l'afflusso di immigrati dovesse divenire eccessivo.
Ed infatti, non c'è dubbio che, entro una certa misura, un afflusso "regolare", o, quantomeno, ben "gestito", di immigrati può addirittura risultare una risorsa per l'Italia e per l'Europa; semprechè, però, si abbia una valida politica di integrazione, cosa che, invece (soprattutto in Italia) manca completamente.
Ma se, nel tempo medio lungo, l'afflusso di immigrati dovesse divenire "davvero" eccessivo, sia in ordine alle risorse disponibili, sia in ordine all'offerta occupazionale, si porrà il problema di come arrestare i flussi; ammesso che la cosa sia concretamente possibile.
Secondo me non è un problema attuale...ma bisogna pensarci per tempo!


