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Messaggi - anthonyi

#5506
Citazione di: Kobayashi il 24 Luglio 2018, 11:17:41 AM
Non conoscevo il cosiddetto miracolo eucaristico di Lanciano.
Molto interessante.
In sostanza, da quello che ho capito, non si riescono a spiegare le seguenti cose:
1. le cellule che compongono l'anello di carne non sono andate distrutte dai naturali processi di putrefazione (perché è vero che anche certi tessuti delle mummie si sono conservati, ma certo essi hanno usufruito di trattamenti di protezione agli agenti esterni e ai microorganismi);
2. per poter tagliare una sezione del cuore di quel tipo è necessaria una destrezza impensabile nel tardo medioevo (questo escluderebbe appunto la possibilità che sia un falso medievale o rinascimentale); tuttavia non potrebbe esserci stata una sostituzione più recente? Per esempio nel 1713 quando la reliquia è stata inserita in una teca di cristallo? Mi chiedo: in quel periodo, volendo, le conoscenze e le tecniche chirurgiche avrebbero permesso di realizzare una sezione del cuore umano di quel tipo?
Va detto che anche se fosse avvenuta una sostituzione settecentesca, il punto 1 rimane scientificamente inspiegato;

Voi come reagite?

Ciao Kobayashi, le interpretazioni date ai punti 1 e 2 non sono corrette, nei vari processi di conservazione di corpi biologici, infatti, l'analisi al microscopio evidenzia sempre sia la presenza degli agenti conservativi, sia la presenza di situazioni nelle quali comunque si sono realizzate piccole degradazioni biologiche, nei reperti di Lanciano non ce ne sono, le cellule risultano avvizzite in quanto quasi prive di acqua, ma le membrane cellulari sono intatte. Riguardo all'eventualità di un taglio, poi, non si tratta di essere bravi, perché è semplicemente impossibile eseguire un taglio lineare di un aggregato cellulare confuso senza tranciare nemmeno una cellula e avere versamenti di liquido cellulare.
Un saluto.
#5507
Citazione di: Ercole il 22 Luglio 2018, 10:26:11 AM
Riprendo un'obiezione di Pietro Pomponazzi: qualora si dovesse ammettere il miracolo anche solo una volta non esisterebbe più la regolarità della Natura e di fatto qualunque cosa potrebbe accadere; aggiungo io che mi sembra che la sola ammissione di un Miracolo (in qualunque tempo o luogo) violerebbe anche:

  • L'Intersoggettività della Scienza: non sarebbe più possibile nessuna forma di controllo nella comunità di scienziati; se si ammette la possibilità di infrazione delle Leggi di Natura (anche solo con la transustazione che in teoria avviene ogni domenica) giocoforza il concetto di controllo perderebbe il suo significato.
  • Il metodo scientifico: il concetto stesso di metodo perderebbe ogni sua specificità rispetto a procedimenti del tutto casuali o basati sulla semplice osservazione e deduzione.
In definitiva: come è possibile conciliare la fede nei Miracoli con la Scienza?

Ciao Ercole, ho l'impressione che la tua sia una posizione scientista, che nasce dal bisogno di avere un riferimento certo nella "Fede" per la scienza. Non so se lo sai ma sono stati tanti gli scienziati che, nella storia, pur avendo Fede, hanno contribuito con ordine e disciplina alla comprensione delle leggi naturali.
Comunque che c'entra la transustanziazione, che è un fenomeno culturale e religioso, con gli eventi soprannaturali? I fedeli vedono il pane e vino diventare carne e sangue ma con gli occhi della fede non certo come fosse un evento materiale.
Certo qualche volta sembra che la transustanziazione si sia concretizzata come evento materiale, come nel miracolo eucaristico di Lanciano che, realizzatosi circa 1000 anni fa, ci ha lasciato un anellino di carne rinsecchita e 5 grumi di sangue (umano, maschile, di gruppo AB positivo, cioè lo stesso tipo che si rileva in tutti gli eventi prodigiosi nei quali appare il sangue) che in questi mille anni sono stati esenti da qualsiasi attacco da agenti biologici, cosa dimostrata da indagini al microscopio che evidenziano che tutte le cellule sono integre e perfettamente riconoscibili e descrivibili. Le stesse indagini hanno permesso di evidenziare che l'anellino di carne non è stato ottenuto dal taglio dal corpo di un essere vivente, e che presenta, ordinatamente, nella sua struttura, tutti i tipi differenti di cellule presenti nel cuore umano, pur non avendone la forma.
La sua formazione è, a tutt'oggi, per la scienza, un fenomeno inspiegabile.
Un saluto
#5508
Citazione di: baylham il 23 Luglio 2018, 15:42:54 PM
Citazione di: Eutidemo il 23 Luglio 2018, 14:05:03 PMIn che senso una una disuguaglianza giusta produrrebbe sempre una disuguaglianza ingiusta? Se io, questo mese, faccio più ore di straordinario di te, ne deriva una giusta una disuguaglianza economica tra noi due, perchè, a fine mese, io ho guadagnato più di te; quale sarebbe la disuguaglianza ingiusta che ne deriva?

Supponiamo che il genitore utilizzi la giusta disuguaglianza di reddito per migliorare la condizione dei figli, che a sua volta migliora la sua condizione di genitore.
Una giusta disuguaglianza avvantaggia i figli di questo genitore rispetto agli altri e produce la condizione di ingiusta disuguaglianza tra i figli dei diversi genitori.

Questo è il problema dell'educazione, se io sono stato educato sono più produttivo per cui "merito" di guadagnare di più. Ma questo merito non è mio ma di coloro che mi hanno educato.
In realtà per i principi liberali, nei quali conta il merito per incentivare la produttività, anche l'educazione è da considerare un merito perché il genitore educa con l'idea che il figlio vivrà una vita migliore e quindi è giusto che questo impegno sia premiato.
#5509
Citazione di: paul11 il 22 Luglio 2018, 23:42:07 PM
Un certo Olivetti pretendeva che il più alto stipendio nella sua azienda non superasse, se non ricordo male 7 volte il più basso..
altri tempi..........

Oggi un' azione di una società sale in borsa come tagliano il numero di dipendenti: i tagliatori di teste appunto.
Quindi la forbice oggi è meno dipendenti ai bassi livelli incorporati dalla tecnologia ed esorbitanti stipendi ai massimi livelli.
Quando sbagliano strategie , pagano i salariati, come negli Stati, dove inetti comandano e tanto le tasse le paga il popolo.
L'ideologia non finirà mai e lo scontro è sopito solo in attesa di tempi maturi in una società costruita sul'iniquità.

Alla legge di gravità non ci posso fare niente; le leggi fisiche e di natura sono condizioni immutabili, ma le leggi umane.....
eccome se sono mutabili.

Ciao paul11, e infatti l'Olivetti non esiste più, di dipendenti ne ha 0, mentre la Fiat, ora FCA, ne ha 105.000 e sono un fatto eccezionale perché la Fiat, quando entrò Marchionne, era in stato prefallimentare, poi grazie a Marchionne ha salvato, e acquisito gratuitamente, una delle più grandi aziende automobilistiche americane. Questo per dirti quanto vale la gestione manageriale, senza della quale le aziende non valgono niente e i lavoratori rimangono disoccupati.
Poi certo ci sono i manager incapaci (e anche quelli ladri) che dovrebbero rimanere disoccupati (o stare in galera).
Un saluto
#5510
Ciao Jacopus, secondo me hai una visione parzialmente idealizzata del mondo ante anni 70 riguardo al "controllo critico" che c'era in quegli anni. Io ricordo che la DC, mentre perdeva le battaglie di principio sul divorzio e sull'aborto, continuava comunque a mantenere il controllo di tutte le banche pubbliche, una strana combinazione per un partito fondato su "valori" cattolici.
Quello che è indubbiamente cambiato è che sono cadute le ideologie, e le ideologie si sostituivano in un certo senso al controllo critico, suggerivano alle masse quelle che erano le scelte più opportune.
Oggi le masse votano populista, cioè votano per il progetto politico apparentemente più appetibile perché infarcito di belle parole, ma non hanno gli strumenti per valutare gli effetti di questo progetto. La cosa interessante è che la nuova classe dirigente populista qualche strumento ce l'ha, o comunque lo sta acquisendo, per cui si trova bloccata tra la coerenza con quello che ha detto in campagna elettorale (No al TAP, no alla TAV, no all ILVA, no al Jobs act) e la presa di coscienza che con questa logica condannano l'Italia a un brutto destino. Qualcosa di analogo successe con Tsipras in Grecia, dopo 5 mesi di discorsi illusori e populisti ha messo la testa a posto imponendo ai greci quello che neanche i governi di solidarietà nazionale avevano potuto fare prima.
Quello che è interessante è che Tsipras, pur dopo questo rivolgimento, ha comunque vinto le elezioni, ed anche in Italia M5s si mantiene comunque alto nei sondaggi, nonostante sia evidente che di quello che ha promesso non farà neanche il 5%.
Comunque è la democrazia, il popolo ha sempre ragione.
Un saluto
#5511
Chissà se i rilevatori hanno pesato adeguatamente il nepotismo che caratterizza il nostro paese. In Italia la probabilità di fare lo stesso lavoro dei tuoi genitori è altissima.
#5512
Citazione di: paul11 il 22 Luglio 2018, 11:05:09 AM


E' la dimostrazione che alla fine o se si vuole all'origine, l'economia ,come molte discipline, è costruita su una ideologia, sulle scelte di postulati scartandone altri.
A me interessa che ognuno vivi dignitosamente a disoccupazione zero. Secondo te non è possibile?


Ciao paul11, qualsiasi scienza comporta la scelta di postulati. Nel caso specifico dell'economia di tipo liberale, comunque, si fa una grande attenzione a ragionare in maniera indipendente rispetto agli obiettivi di singoli individui, e rispetto a valutazioni convenzionali come quelle che tu poni come tuoi obiettivi: Cosa vuol dire disoccupazione 0? e se uno da disoccupato è felice! E cosa vuol dire dignitoso? So bene che questo concetto è scritto nella nostra costituzione ma anche li è un concetto impreciso che, con questa imprecisione ha creato tanti problemi al funzionamento del mercato del lavoro.

"L'economia si regge su pseudo paradigmi che  poco o nulla hanno di scientifico, ma è solo un equilibrio di poteri di forza."

Sulla seconda parte hai ragione, ma cosa c'è di poco scientifico, anche la Fisica analizza equilibri tra forze contrastanti, anche quando questi equilibri producono soluzioni che noi moralmente non gradiamo, se un masso di 5 tonnellate schiaccia un uomo e lo uccide la cosa può non piacere, ma è un dato scientifico, allo stesso modo se in un sistema di Mercato un Marchionne (Al quale faccio i migliori auguri in questo momento difficile), guadagna quanto 5000 degli operai di FCA per l'unicità delle sue prestazioni, la cosa può non fare piacere rispetto ad una visione egualitarista ma la scienza economica ci dice che se noi stabiliamo per regola che un Marchionne non può guadagnare oltre una certa proporzione probabilmente non avremo nessun Marchionne e molti di quei 5000 operai saranno disoccupati.
Un saluto
#5513
Citazione di: paul11 il 21 Luglio 2018, 15:29:29 PM
.........mamma mia.......
si è partiti da un misero aumento della contribuzione per arrivare allo schema della globalizzazione scomodando la storia dell'economia e gli scenari monetari.

Ma quando fate un semplice budget personale o famigliare ,chiamate la ragioneria di stato e Keynes?

Un livello così semplice di contribuzione agisce sulla microeconomia.
Se doveste discutere dei tassi attivi e passivi bancari e dei flussi interbancari cosa scomodate?

paul11, la seconda parte del titolo del 3D riporta: "Una questione di ottica", direi che il riferimento ai sistemi generali del pensiero economico è quasi scontato, poi guarda che l'aumento contributivo è la parte minore, quello che preoccupa gli imprenditori è l'obbligo della causale che apre alla prospettiva di diatribe giudiziali senza fine.
Rinnovo gli auguri per l'Italia e per una buona conclusione della pratica ILVA.
#5514
Citazione di: paul11 il 20 Luglio 2018, 22:16:31 PM
Ciao anthonyi,
mettetevi d'accordo tu e baylham, vi nascondete dietro economisti  per non dare nemmeno un esempio.
Il mercato delle merci non risente del mercato del lavoro, semmai accade viceversa, quando la domanda del consumo cala, allora si lasciano a casa lavoratori.L'occupazione/disoccupazione è funzionale al mercato delle merci, come devo dirlo ancora.
E' altrettanto chiaro che se i lavoratori hanno bassi salari/stipendi ,la domanda del consumo scende.
Il numero dei lavoratori non aumenta o cala se la domanda del consumo è stabile e fatte salve le altre componenti del costo(capitale e materie prime).

Ciao paul11, io non mi nascondo dietro nessuno, l'attributo "keynesiano" te lo do perché questa è la più efficace sintesi delle teorie economiche che muovono i tuoi ragionamenti (Anche se in realtà io sono convinto che Lord Keynes non avesse proprio questa concezione che poi sarebbe stata propagandata come keynesiana). Liberissimo di pensarla così anche se sarebbe meglio presentare delle idee senza entrare in contraddizione, se tu dici che il mercato delle merci non risente del mercato del lavoro(cosa che io non condivido e che non condividerebbe neanche un keynesiano standard), e poi che i bassi salari, che si formano sul mercato del lavoro, deprimono la domanda di merci (cosa che sia io sia un keynesiano standard condivideremmo), fai solo confusione.
Semmai la questione del rapporto salario-merci è se prevale l'effetto domanda aggregata generato da una variazione del fondo salari oppure l'effetto competitività generato da una variazione del salario marginale (Noterai che io ragiono miscelando i due paradigmi keynesiano e marginalista).
Naturalmente l'effetto competitività è rafforzato se sei in un'economia aperta (E' per questo che io dico che tu ragioni sulla base di un'economia chiusa), e l'economia italiana è molto aperta, basta guardare i dati delle esportazioni.
Un saluto, e un grande augurio di buona fortuna all'Italia.
#5515
Citazione di: paul11 il 20 Luglio 2018, 16:00:53 PM
Se fosse economico quando i sindacati richiedono gli aumenti nelle tornate contrattuali cosa succede?
Che l'INPS e la Ragioneria di Stato stimano ,tutti a casa, disoccupati 10 milioni?


??? E che c'entrano le richieste dei sindacati, che sono enti privati che contrattano con altri enti privati, le imprese.
Le relazioni tecniche sono obbligatoriamente associate ad ogni progetto di legge perché bisogna capirne gli effetti sulla contabilità dello stato, anche per verificare se le leggi sono costituzionali.
#5516
Citazione di: paul11 il 20 Luglio 2018, 09:44:09 AM
ciao  Anthonyi,
conosco benissimo la teoria marginalista ,ne ho anche studiato la produttività decrescente fino al punto di pareggio.
Non si riesce a farvi capire un ragionamento di dinamiche.
Se siete un imprenditore tre sono  i fattori produttivi: capitale ,lavoro, materie prime(semilavorati).
Ci sono costi costanti  e costi variabili.Le materie prime e semilavorati sono costi variabili, il costo del capitale per prestiti bancari e investimenti sono fissi, così pure il costo del lavoro. Ma il costo del lavoro in realtà è variabilizzato proprio grazie alla precarietà.
Ad un'azienda gli conviene tenere la parte di lavoratori a contratto  stabile per coprire la parte sicura della domanda di prodotti o servizi e richiede o lascia a casa il precario in funzione dei picchi dell'aumento  oabbassamento di quella domanda.
E' chiaro fino a quì? E' come il supplente di professori e maestri, o il numero delle casse aperte di un supermercato in funzione del numero dei clienti.

Nell'ipotesi che tu abbia ragione, la prossima tornata di aumenti contrattuali ne risentirà sulla busta paga.Alla fine paga comunque il lavoratore.

Ma in realtà è ancora  un errore. il mercato del lavoro non è una cosa in sè e per sè, esiste in funzione del mercato delle merci e servizi
e ribadisco non cambia niente perchè i soldi in tasca del consumatore non cambiano per aumenti o abbassamenti del costo del lavoro,
semmai può mutare lo scenario competitivo fra aziende ,come ho già scritto, in quanto c'è chi deciderà di spostare l'aumento del costo del lavoro sui prezzi, diventando meno competitivo e tenendo inalterato il margine di profitto, oppure mantiene il prezzo della merce, abbassa momentaneamente il suo margine di profitto, ma aumentala competitività rispetto a chi ha aumentato i lprezzo della merce.

Se avete capito, alla fine significa che aumento del costo del lavoro = aumento dei prezzi= aumento dell'inflazione.
La logica capitalista è scaricare sui prezzi  i costi in modo tale da riassorbirli

Ciao paul11,
tu ragioni in un'ottica keynesiana applicata ad un'economia chiusa, magari allargando i tuoi ragionamenti a visioni dell'economia più flessibili (Perché la teoria Keynesiana in realtà è rigida e in questo somiglia a quella Marxiana) e più aperte ti accorgeresti che l'aumento del costo del lavoro in parte si scarica sui prezzi (Ma con gli attuali mercati competitivi sempre meno) e soprattutto sulla domanda di lavoro, In fondo è la scelta più logica per le imprese, perché competere con i sindacati o con il mercato quando c'è la parte più debole cioè i lavoratori precari, che avranno la loro dignità .... stando a casa.
Un saluto
#5517
Citazione di: paul11 il 19 Luglio 2018, 16:41:37 PM
Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.
visto che siete d'accordo, provate a dimostrare da un manuale di economia che l'innalzamento del costo contributivo dello 0,5%
e con i contratti diciamo di precariato che diminuiscono la prorogabilità complessiva di 1 anno,  comporterà una contrazione del numero di occupati  con la domanda e offerta dei prodotti costante e poi chiedete con quale algoritmo la ragioneria di Stato insieme al boiardo dell'INPS sostengono la tesi numerica di 8.000 disoccupati.

Attendo con ansia di essere erudito.............

Ciao paul11, la chiamano teoria marginalista e dice proprio questo, se aumenta il costo del lavoro se ne riduce la domanda, e questo vale anche per le modifiche sui contratti perché lo sanno anche i pinguini che se introduci la causale nel contratto aumenti la probabilità che questo contratto finisca in tribunale, in un tribunale italiano, del tutto logico pensare che gli imprenditori faranno di tutto per evitare questo rischio, certo qualcuno sceglierà di fare contratti a tempo indeterminato, ma la gran parte sceglieranno di non assumere. Naturalmente la tua condizione di domanda e offerta costante non è applicabile perché se cambia il costo del lavoro interno si modificano entrambe (Troppo complicato descriverne tutti i movimenti in un 3D, ancora più complicato sarebbe quantificarli).
Un saluto
#5518
Citazione di: bluemax il 13 Luglio 2018, 17:14:44 PM

1) Quanti clandestini puo' sopportare il tessuto economico-sociale-culturale italiano ?

Ciao bluemax, la domanda che fai è estremamente interessante perché sovrappone due aspetti, quello economico e quello sociale-culturale. Per quello economico direi che ancora ce la facciamo, il costo dei circa 650.000 arrivati negli ultimi anni è ufficialmente di quasi 5 miliardi annuali anche se nel costo non sono comprese alcune voci importanti come l'impiego di forze dell'ordine e i costi sanitari.
La questione fondamentale è il tessuto sociale-culturale per il quale il limite è stato già superato, lo dicono tutti i sondaggi che dicono con chiarezza che gli Italiani non ne possono più e sono diventati quello che non erano, xenofobi.
A me sorprende che di questo profondo mutamento culturale, e delle sue ragioni (Perché è evidente che la causa di questo è stata proprio la grande immissione di immigrati degli ultimi anni) non prenda coscienza nessuno degli esponenti della nostra intellighenzia culturale.
Quando Salvini ha bloccato i porti il 58 % degli Italiani era favorevole, il 23 % era contrario. Di fronte a questi numeri c'è poco da discutere, il limite massimo è stato già superato e il blocco degli arrivi è necessario per rispetto alla volontà democratica degli Italiani.
Un saluto.
#5519
Citazione di: Eutidemo il 13 Luglio 2018, 08:39:36 AM
Citazione di: anthonyi il 12 Luglio 2018, 16:34:01 PM
Per sfuggire ai "lager" libici c'è una soluzione ancora più semplice, basta rimanere nei propri paesi di provenienza, che nel 90 % e più dei casi non hanno guerre ne oppressioni umanitarie.

Non so donde tu abbia tratto l'informazione che, nel 90% e più dei casi, in Africa non ci siano nè guerre nè oppressioni umanitarie.
Guarda qua:


In ogni caso, guerre e oppressioni a parte, secondo me, è preferibile  rischiare di finire in un lager libico, piuttosto che restare a casa a morire di sete e di fame.
Guarda qua:

Non so quanto le cartine di cui sopra siano attendibili; però, io, di sicuro, non traverserei a piedi il deserto per poi rischiare di morire annegato (o di stenti in un lager), solo per venire in Italia...se non fossi VERAMENTE disperato (per una ragione o un'altra).
Diversamente, i giovani ingegneri Nigeriani di buona famiglia, che ambiscono solo ad un impiego meglio remunerato, in Italia ci vengono in AEREO; magari in classe economica.
Io non confonderei insieme i due tipi di migranti! ;)

I migranti dalla Libia non vengono solo dall'Africa, comunque i dati sono chiari, solo il 7% degli sbarcati sono dichiarati profughi.
Sulla traversata del deserto puoi star tranquillo che nessuno la fa a piedi, non sarebbe possibile sopravvivere. Ci sono appositi viaggi organizzati dalle multinazionali del traffico che a pagamento offrono il viaggio e che si fanno anche una regolare pubblicità con cartelloni che dicono: "Venite in Italia, è tutto gratis". Probabilmente nel costo del trasporto è compreso anche un corso nel quale vengono istruiti sugli argomenti più opportuni da utilizzare per approfittare nostri sistemi giuridici e per sfruttare la nostra generosità.
Un saluto.
#5520
Citazione di: Eutidemo il 13 Luglio 2018, 14:27:41 PM
Secondo me non esiste un solo genere di suicidio, ma ce ne sono di tanti tipi diversi, ciascuno dei quali va considerato e giudicato a parte, a seconda delle specifiche circostanze in cui esso viene attuato; sempre ammesso che sia lecito "giudicare" una scelta così personale.
Quanto alla domanda originaria di Dani66, cioè, se si tratti di un atto di "coraggio" o di "codardìa", infatti, in taluni casi esso rientra sicuramente nel primo caso, mentre in altri casi rientra (molto più dubbiosamente) nel secondo.
Per esempio:
- il commilitone di mio nonno, che, come raccontai in un altro post, si gettò su una granata austriaca, per fare scudo con il suo corpo ai compagni, sicuramente compì un atto di  "coraggio" (ma il cappellano si oppose ad una sepoltura cristiana, considerandolo "tecnicamente" un suicidio a tutti gli effetti);
- un altro suo commilitone, invece, il quale si suicidò sparandosi in testa, perchè non sopportava più lo "stress" del combattimento, come più volte aveva anticipato ai compagni, in un certo senso si "potrebbe" anche dire che compì un atto di  "codardìa" (però il cappellano gli concesse una sepoltura cristiana, considerandolo non un atto deliberato, ma di follia).
Per quanto, invece, riguarda Budicca, io lo giudicherei piuttosto un atto di "fierezza", sia pure coraggiosa, perchè preferì la morte alla schiavitù.
Un atto simile compì Catone l'Uticense, il quale, però, in un certo senso, si suicidò per un motivo ancora più nobile; ed infatti,  come lui stesso disse, si tolse la vita non tanto per essere libero lui, della cui libertà interiore nessuno avrebbe mai potuto privarlo... ma per evitare di vivere in mezzo ad uomini ormai non più liberi.
"Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta"...come lo ricorda Dante Alighieri!
A parte tali casi emblematici, poi, più prosaicamente, occorre distinguere anche tra:
- suicidi dovuti a gravi sindromi depressive;
- suicidi decisi in piena coscienza, e su basi perfettamente razionali.
Sebbene non sia spesso facile, in concreto, discernere un caso dall'altro, secondo me si tratta di due cose completamente diverse; il che non esclude che, in determinate circostanze, il fattore psicologico e quello razionale possano concorrere tra di loro.
Sotto un profilo esclusivamente razionale, peraltro, salvo che non si abbiano particolari doveri che ci legano a questa vita (figli piccoli, genitori anziani ecc.), il suicidio sarebbe sempre e comunque la scelta più logica per la quale optare, in quanto:
1) Se le cose vanno davvero male, è sicuramente il modo migliore per risolverle definitivamente senza ulteriori crucci; come, diceva, infatti, il Metastasio: "Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali! È un sollievo de' mortali che son stanchi di soffrir!"
2) Se, invece, le cose ci vanno bene, il suicidio sarebbe comunque la scelta più razionale da fare, per stornare il rischio che, prima o poi, le cose ci vadano male; il che necessariamente accadrà...se non altro perchè, affidando la nostra INEVITABILE morte al caso, è molto probabile che essa sarà MOLTO più orribile di quella programmata da noi (nel modo più indolore possibile).
Questo, in fondo, era il ragionamento del "secondo" commilitone di mio nonno, il quale diceva ai compagni di sventura: "Visto che qui, ogni notte, sentiamo gente mutilata ululare di dolore per ore, nella terra di nessuno, in attesa della morte...perchè non dovremmo anticipare noi stessi la cosa, in modo più rapido e meno doloroso?"
Mi si potrebbe obiettare che, fortunatamente, noi non siamo in trincea; ma, secondo me, in effetti ci siamo tutti e SEMPRE...anche se evitiamo di pensarci.
Ed infatti, da un po' di anni, non faccio altro che vedere i miei amici morire intorno a me, come se davvero fossimo in guerra; e, in genere, nonostante le moderne cure mediche e analgesiche, li ho visti quasi tutti  in modo abbastanza lento e SGRADEVOLE!
Vi risparmio i dettagli.
Riflettendoci, al di là delle apparenze ingannatrici, la morte è sempre la stessa BASTARDA, sia che ti colga in trincea, sia se ti colga in un letto di ospedale.
Attualmente, ad esempio, dal 20 gennaio 2017, il più caro amico rimastomi, giace in un letto d'ospedale afflitto da SLA; è completamente paralizzato, ma è perfettamente LUCIDO.
Be', essendo consapevoli di rischi del genere, a cui la vita tutti ci espone, cosa ci sarebbe poi di così irrazionale nel volersi trarre subito d'impaccio, optando per un suicidio rapido ed il più possibile indolore?
Non siamo immortali, e , quindi qualcosa  ci deve "per forza ammazzare" (di solito in brutto modo e a sorpresa); per cui, visto che la cosa è inevitabile, perchè non scegliere noi, i tempi ed i modi?
Mi si obietterà che, in tal modo, si perderebbero le tante cose belle che la vita potrebbe ancora donarci; ma, anche ammesso che sia così, cosa di cui dubito fortemente, tale assunto è FALSO, perchè nessuno può soffrire la perdita di qualcosa se non esiste più per poterla rimpiangere (salvo vita dopo la morte, e, quindi, senza problemi).
Diversamente, al contrario, suicidandosi, si evita il rischio di perdere le poche cose belle che la vita ci ha già donato, e che può sempre toglierci da un momento all'altro; per esempio, se mio nonno fosse morto qualche anno prima, si sarebbe risparmiato il dolore della perdita del figlio primogenito.
Ovviamente, sto parlando in linea puramente teorica, sebbene mi rendo conto che il mio ragionamento possa risultare alquanto deprimente! :-\
Però è SINCERO! :)

Ciao Eutidemo, se mi permetti il tuo discorso non è deprimente, è patologico, pensare al suicidio come scelta razionale, addirittura anche quando le cose vanno bene. Non so se lo sai ma l'istigazione al suicidio è un reato perché la vita è un valore.
Certo la scelta di chi si suicida va analizzata, spiegata, anche perché magari tramite questa analisi possiamo evitare futuri suicidi.
Tutti noi siamo programmati per vivere, con un istinto di sopravvivenza che ci spinge ad andare avanti.
Prova a riflettere sulla grandezza della sofferenza di tutti i tuoi progenitori, più vai indietro, più la sofferenza è grande, eppure ce l'hanno messa tutta per sopravvivere, per dare il loro piccolo contributo a quella che noi chiamiamo umanità.
Un saluto.