L'importanza del divenire e la conseguente Eraclito Renessaince data in Europa almeno da Hegel e trova nella folgorante epopea di Napoleone la sua realizzazione storica negli stessi anni (FN era affascinato dalla figura del corso). Il divenire storico è centrale nel pensiero della sinistra hegeliana e in Marx; il divenire naturale si afferma con l'evoluzionismo di Darwin; le magnifiche sorti e progressive del divenire borghese, positivista su base tecnoscientifica: tutto ciò celebra i fasti lungo l'intero periodo di formazione di FN.
Anche l'arte partecipa a questo "movimento" tumultuoso in avanti della civiltà e lo fa, alla grande, con la musica dell'avvenire, un divenire proiettato verso il futuro, di Wagner. FN è letteralmente immerso in questo veemente flusso ideale e la sua formazione umanistico filosofica troverà in Eraclito l'antica radice nobile su cui innestare la sua filosofia dell'avvenire. Superata di slancio la cosa in sè kantiana, gli diventerà ben presto stretta anche la rinuncia cinica e atarassica di uno Schopenauer impaludato in un pessimismo stagnante e autoreferenziale. Per lo stesso motivo, dopo esserne stato attratto, FN rifiuterà il pensiero orientale di cui salverà soltanto il carattere aristocratico, da bramino illuminato quale egli si sente, sognando forme analoghe di dominio sui ciandala occidentali.
Il punto d'approdo finale di una filosofia così attivistica non può che essere la Grande Politica. Il seme germoglierà nel primo conflitto mondiale e la pianta perirà a Stalingrado. Anche lui, come l'odiato Platone, si illuse di forgiare una classe dominante di filosofi e il risultato fu un proliferare di biechi tiranni. Velocemente spazzati via dalla inesorabile corrente di Eraclito. Almeno in questo ci vide giusto.
Anche l'arte partecipa a questo "movimento" tumultuoso in avanti della civiltà e lo fa, alla grande, con la musica dell'avvenire, un divenire proiettato verso il futuro, di Wagner. FN è letteralmente immerso in questo veemente flusso ideale e la sua formazione umanistico filosofica troverà in Eraclito l'antica radice nobile su cui innestare la sua filosofia dell'avvenire. Superata di slancio la cosa in sè kantiana, gli diventerà ben presto stretta anche la rinuncia cinica e atarassica di uno Schopenauer impaludato in un pessimismo stagnante e autoreferenziale. Per lo stesso motivo, dopo esserne stato attratto, FN rifiuterà il pensiero orientale di cui salverà soltanto il carattere aristocratico, da bramino illuminato quale egli si sente, sognando forme analoghe di dominio sui ciandala occidentali.
Il punto d'approdo finale di una filosofia così attivistica non può che essere la Grande Politica. Il seme germoglierà nel primo conflitto mondiale e la pianta perirà a Stalingrado. Anche lui, come l'odiato Platone, si illuse di forgiare una classe dominante di filosofi e il risultato fu un proliferare di biechi tiranni. Velocemente spazzati via dalla inesorabile corrente di Eraclito. Almeno in questo ci vide giusto.

L'ontologia è lo studio degli enti (ta onta), che intesi secondo un'epistemologia attuale sono dati da oggetti+processi, quindi pertinenti alle questioni scientifiche. Inclusa la "realtà mentale" per le sue connessioni con la fisiologia somatica che la nutre e ne permette l'esistenza in vita. Oltre a questa ontologia naturale vi è un'ontologia "immaginaria" di tipo astratto prodotta dalla "realtà mentale", la quale è questione filosofica. Ontologia generale diventa allora la sommatoria del concreto, materico e dell'astratto, immaginifico. A soldoni, perchè le interazione psico-somatiche ci sono e interessano tanto l'ambito scientifico che quello filosofico.
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