Hai ragione, tuttavia, pur approssimandone la posizione (ho sbagliato nello scrivere che non fosse approssimata), possiamo distinguere gli elettroni che sono sulla superficie del sasso da quelli che sono dentro il sasso; approssimare la misurazione della distanza fra quelli superficiali dovrebbe originare comunque una misura cangiante a seconda del loro movimento; questo intendevo con misura "indefinita" (nel senso di non permanente, essendo gli elettroni in movimento) e variabile.
Concordo che anche noi, in quanto percettori del sasso, siamo "tenuti assieme" da campi elettromagnetici; che questi ultimi siano «frutto del divenire»(cit.) rischia di essere un po' come la storia dell'uovo e la gallina (ci sono i campi perché c'è il divenire o viceversa?), ne uscirei constatando la dinamica (co)esistenza di entrambi (campi e divenire) senza assegnare priorità (onto)logica o causale a nessuno dei due (ma forse anche qui commetto un passo falso).
Concordo che anche noi, in quanto percettori del sasso, siamo "tenuti assieme" da campi elettromagnetici; che questi ultimi siano «frutto del divenire»(cit.) rischia di essere un po' come la storia dell'uovo e la gallina (ci sono i campi perché c'è il divenire o viceversa?), ne uscirei constatando la dinamica (co)esistenza di entrambi (campi e divenire) senza assegnare priorità (onto)logica o causale a nessuno dei due (ma forse anche qui commetto un passo falso).