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Messaggi - cvc

#556
Forse per inquadrare meglio la discussione dovremmo ricorrere a qualche esempio concreto. Prendiamo un caso estremo: la clonazione umana. Se si arrivasse al punto in cui venissero clonati uomini da essere usati come pezzi di ricambio per trapianti, ciò sarebbe alquanto disumano. Eppure la filosofia era viva e vegeta in tempi in cui il razionalissimo Aristotele definiva gli schiavi "utensili umani" o quando centinaia di uomini subivano ogni sorta di brutalità sulle arene dell'impero per puro divertimento. Perché dunque la prevaricazione dell'etica da parte delle scienze dovrebbe decretare la fine della filosofia? E perché se la filosofia è morta si continua a parlarne? D'accordo, si parla anche di Cesare e Napoleone che sono morti da un pezzo, ma dopo un po' a continuare a parlarne ci si stufa. Non ci stanchiamo invece di continuare a parlare di filosofia. Ma chi ha fatto l'autopsia?
#557
Citazione di: paul11 il 13 Aprile 2016, 23:29:00 PM
Se si è deboli sul concetto di etica come si pensa d influire o essere ascoltati dalle scienze in generale e quelle biologiche in particolare?
Va bene partire anche da "benessere dell'umanità", ma deve essere definito e ancorato a dei principi universali.
Con la globalizzazione o un principio è universalistico o si lascia gestire come vuole ogni "fetta" di mondo.
L'etica nasce dall'osservazione del mondo ma deve rientrare nelle coscienze umane e poi rientrare nella pratica del mondo,diversamente rimane un'astrazione

Maral non sono d'accordo, l'etica ha perso quando è caduta nella scienza, perdendo il principio ,il paradigma.
L'etica si è relativizzata nelle pratiche quando è entrata parallelamente dentro le teorie  economiche di convenienza e di principio edonistico ,molteplici etiche significa specificità senza una relazione fondamentale che le riunisca, e quì contano anche le influenze date anche pretestuosamente dalle  teorie dell'evoluzione.

Bisognerebbe prima definire una teoria della di vita .
Credo che oltre alle motivazioni da te elencate e che condivido, alla base del declino etico ci sia la valutazione morale a posteriori. Si pretende che le scoperte scientifiche possano avere un valore morale retroattivo, il che è un'assurdità. Non può essere il sapere derivante dalla scienza a stabilire la bontà della mia condotta morale, perché siamo esseri incompleti, la nostra conoscenza è limitata e agiamo nell'incertezza. Se crediamo che il valore morale è nelle intenzioni, allora deve esserci una scelta morale che precede i fatti, e la bontà morale dell'individuo sta nel mantenersi coerente con la sua prescelta. Se invece crediamo che il valore morale sia nei fatti, essendo la natura di questi in gran parte casuale, allora dobbiamo arrenderci ad una morale casuale. Il che ovviamente può servire a ripulire la coscienza da qualsiasi illecito.
#558
Chiedo scusa per la facezia, ma mi viene in mente il film comico "Una settimana da Dio" dove Jim Carrey si ritrova con la capacità di fare miracoli e pensa di poter fare tutto, ma poi si rende conto quanto sia difficile il "lavoro" di Dio. La stessa cosa sembra accadere alla tecno-scienza come qui lq si chiama. Si ritrova i super poteri ma poi.... come usarli? Si rischia il paradosso per cui si trovano metodi per prolungare sempre più la vita, ma poi si rischia di annientare l'intero pianeta. E appare anche ridicolo che nel processo di continua frammentazione e specializzazione che permette il progresso delle scienze, l'etica scientifica viene considerata una materia delle tante, una delle tante e nemmeno la più importante, anzi quella che più spesso infastidisce e frena il progresso. L'etica può avere senso solo se la si considera il problema dei problemi, e non un problema accessorio. Purtroppo dall'avere i super poteri alla tentazione di giocare a fare Dio il passo è breve. Sembrerebbe che nel fenomeno uomo il progresso scientifico rischi di essere una propaggine cresciuta a dismisura che rischia di ammorbare l'intero organismo, una sorta di tumore. Occorre riequilibrare questa sfasatura fra scienza e coscienza morale, e non si può certo sperare di farlo ponendo l'etica scientifica come una delle innumerevoli facce del poliedro scientifico. Se non c'è anteriormente un'etica che indichi dove deve e dove non deve applicarsi la scienza, non si può sperare che poi l'etica funzioni a posteriori. Ma il mondo scientifico pare non voglia accettare limitazione di sorta che possano intralciarne il progresso. Basta pensare alle cavie umane. In tempi di crisi 1000 franchi per 2 giorni da cavia possono fare comodo....
#559
Tematiche Filosofiche / SILLOGISMO UNIVERSITARIO
13 Aprile 2016, 19:49:18 PM
Non hai specificato ma credo si tratti di un test di ammissione di una qualche facoltà umanistica. Ho sentito parlare di un certo dislivello, in Italia, fra propensione per materie umanistiche e tecniche a discapito di queste ultime. Il ministero dell'istruzione si preoccupa che gli studenti delle facoltà non scientifiche non siano del tutto digiuni di nozioni logico-matematiche.
Da quel poco che ne so il sillogismo è più assimilabile alla teoria degli insiemi che alla logica proposizionale. Questa somiglia più al linguaggio di programmazione dei computer. Per risolvere dovresti sostituire ogni proposizione con un valore letterale, collegare ogni lettera con il connettivo "se, allora"  tipico del linguaggio informatico e poi confutare una ad una le proposizioni e trovare l'unica priva di contraddizioni. A me parrebbe la e.
A) Che non parte nessuno non direi, potrebbero partire almeno Massimo e Patrizio
B) Se non parte Luigi non implica che non dovrebbe partire nemmeno Massimo
C) e D) Ogni affermazione è ipotetica quindi non si può affermare con certezza né che parta qualcuno né che partano tutti
E) Se parte Massimo parte anche Patrizio.
Se non parte Luciano non parte neanche Patrizio, ma se è partito Luciano, allora è partito anche Patrizio, quindi deve essere partito  anche Massimo. Perché se Massimo non partiva, allora non sarebbe partito nemmeno Patrizio.

Boh! Ci ho provato.
#560
Da donalduck e maral è stata accennata la questione su cosa si intenda o si debba intendere per natura. Le origini del pensiero filosofico greco hanno come una delle sue premesse fondamentali quella di osservare le cose nella loro totalità. Ed è in questa visione totalizzante o, meglio, in questo tentativo di trovare un elemento comune in cose apparente diverse ed eterogenee che si dovrebbe collocare il concetto di natura, inteso come ordinamento del tutto. Questo tentativo di mettere ordine nel caos del divenire e del molteplice, che è l'approccio filosofico greco, diverge profondamente dalla prassi scientifico-sperimentale per cui si parte dal singolo evento, l'esperimento, per poi giungere a concetti via via più generali. Quindi non si tratta del fatto che una qualche nuova scoperta possa cambiare la precedente visione del mondo. Si tratta di visione top-down contro visione bottom-up. La differenza è nel metodo, non nelle scoperte.
#561
Citazioneacquario69



infatti secondo me il punto e' proprio questo.
la riduzione al solo dominio fisico inteso come unica realtà possibile,la negazione percio del fatto che l'uomo non può essere separato dai fenomeni,essendo anch'esso integrato a questi a tutti gli effetti.
significa più semplicemente che siamo ben altra cosa rispetto all'idea estremamente limitata,nonche dogmatica,che oggi predomina incontrastata.
disconoscendo questo si trasforma in un apprendista stregone che non trova ne il controllo e ne più il senso di cio che lui stesso ha scatenato in origine,portandolo al caos più completo e alla sua stessa autodistruzione


E' la pretesa, da parte di una visione esageratamente scientifica della realtà, che tutto sia fenomenico, che tutto sia manifesto. Sicuramente la scienza attraverso la suddivisione e specializzazione (nonché frammentazione) del sapere ha messo in luce parecchi fenomeni che apparivano oscuri, ed ha offerto all'uomo nuove opportunità di adattamento. Però le più che secolari questioni dell'antichità rimangono ancora aperte: Come mai la vita? Da dove veniamo? Esiste una realtà trascendente? Esiste Dio? Corpo e spirito sono realtà distinte? Il senso della vita. Il senso della morte. Di fronte a tutte queste questioni la mia misera e insignificante opinione ha altrettanta validità di quella del più eminente scienziato. Non credo che le manipolazioni biologiche della scienza debbano cambiare la nostra visione del mondo, almeno finchè gli interrogativi millenari di cui sopra rimangono insoluti e attuali.
#562
Ben ritrovati a tutti!

Credo che tecnoscienze e comprensione  (di un senso della vita) viaggino parallelamente in senso euclideo. Il metodo scientifico sperimentale funziona bene nei confronti dell'ambiente (e dell'uomo inteso come parte dell'ambiente), ma non riesce a replicare i suoi successi nell'ambito del senso dell'interiorità umana.  Se esiste lo spirito, unica cosa che può dare un senso all'accozzaglia di materia organica destinata a deperire che siamo, deve essere una realtà non assoggettabile alle pratiche scientifico sperimentali. Si tratta di consapevolizzare socraticamente che la scienza umana ha dei limiti, quale appunto l'imperscrutabilità dello spirito e del divino. Invece la scienza contemporanea pare considerarsi illimitata nelle sue potenzialità. Ma il senso (profondo) che l'uomo da alla vita e alle cose non può essere il risultato di un esperimento.