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Messaggi - Apeiron

#556
Personalmente, a differenza di quanto forse pensa la maggioranza dei miei colleghi scienziati, ritengo che il problema del riduzionismo sia dovuto ad un fraintendimento di cosa è la "coscienza".

Per capirci supponiamo di descrivere un fenomeno mentale, ad esempio io che stamattina decido di scrivere questo messaggio. Supponiamo che il mio cervello sia collegato con un macchinario perfetto che rileva e assoccia correttamente ogni mio pensiero (o altra attività mentale, come un'emozione) ad un determinato fenomeno neurologico. Un fantomatico neuroscienziato che studia la mia attività cerebrale dirà: "ora ti si sono attivati questi neuroni, QUINDI scrivi il messaggio". Questo "QUINDI" mette in relazione un fenomeno "oggettivo" (mi si perdoni il termine dogmatico  ;D ) ossia l'attivazione di "questi neuroni" con un altro fenomeno oggettivo, ossia la mia decisione di scrivere "questo messaggio". Qual è il problema? Semplice questa descrizione fin dal principio non ha MAI tenuto conto che ci possa essere qualcosa di associato a tali fenomeni rilevabili che non può essere rilevato. Il problema di ogni teoria scientifica della coscienza è che fin dal principio esclude la possibilità che esista qualcosa di "non rilevabile". Ergo l'esperienza soggettiva può essere certamente associata a fenomeni "oggettivi" però per sua natura non può essere rilevata.  E questo nel caso estremo in cui è possibile associare ogni fenomeno mentale a qualcosa di neurologico.

Poi ci sono i cosiddetti "philosophical zombies" (zombie filosofico). Visto il carattere soggettivo dell'esperienza e visto che nessuno di noi può avere coscienza di quello che sperimenta "davvero" un altro, se faccio una descrizione dei fenomeni che fin dal principio non tiene conto di eventuali fenomeni non rilevabili allora posso pensare a questo esperimento mentale. Ossia ad "esseri" che si comportano come esseri coscienti pur non essendolo. Questo io ritengo sia il punto fondamentale di questo dibattito. Visto che non è possibile "provare" ciò che prova un altro (e ciò vale anche per la lettura del pensiero: in tal caso io conosco gli stati mentali dell'altro ma non provo ciò che lui prova!) allora per quanto mi riguarda in una descrizione puramente "oggettivistica" posso benissimo dimenticarmi della "coscienza" - o meglio dire della "soggettività". Eppure come ben sappiamo la soggettività c'è. Quindi la domanda è: come posso distinguere se quello che ho davanti è uno zombie filosofico o un essere "senziente"? (questo è legato al problema dei "qualia")

Poi ci sono altri problemi. Ad esempio: l'informazione può essere ridotta alla sua "attualizzazione" fisica. Pensiamo ad un bit e ad avere due sistemi di codifica dell'informazione. Un interruttore spento o acceso e una porta aperta o chiusa. Associo al valore "zero" l'interruttore spento e la porta chiusa. Ora: un calcolatore deve spegnere l'interruttore ogni volta che vede la porta chiusa. La porta si chiude e quindi spegne l'interruttore. Ora il problema è che l'informazione è qualcosa di molto interessante perchè questo "evento" può in realtà avere molti significati. Uno è quello banale appena visto. Un altro è questo: un mio amico per dirmi che è uscito il mio film preferito al cinema chiude la porta. Io ho davanti invece l'interruttore. Lo vedo spegnersi e capisco che è uscito il mio film preferito. Tuttavia il mio amico invece di farmi questo tipo di messaggio poteva anche darmi un colpo di telefono. Come possiamo vedere tutti queste "attualizzazioni" dell'informazione sono "associate" allo stesso significato. Quindi lancio questa sfida al materialista. Da dove dunque nasce il significato?


Altro problema: la stanza cinese di Searle (personalizzo la variante). Io non conosco né il cinese né l'inglese ma sono in possesso di un vocabolario cinese-inglese. Sono intrappolato in una stanza a due porte. Sotto una delle due porte arriva un messaggio in cinese. Io utilizzando il vocabolario traduco la frase dal cinese all'inglese e passo il messaggio sotto l'altra porta. Io non ho capito il messaggio. Però chi riceve il messaggio in inglese può pensare che invece io abbia capito tutto. Se poi questo "vocabolario" in realtà è il testo di un programma di intelligenza artificiale che ha passato il Test di Turing, io ho simulato la capacità di comprendere il testo, pur non comprendendo affatto le lingue (la versione di Searle è più semplice: doveva "solo" tradurre dal cinese all'inglese, che conosceva). Nuovamente come può un osservatore esterno capire se ho "capito" o meno qualcosa? Nuovamente mi si potrebbe dire: guardando l'attività neuronale. Ma nuovamente il fatto che a tale attività sia associata un'esperienza è un mero assioma. Qui non c'è una "spiegazione" dell'esperienza soggettiva.
#557
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
02 Novembre 2017, 10:34:49 AM
Di seguito la metafora della "mente luminosa" come è scritta nel Canone Pali (Anguttara Nikaya):
51. "Luminosa, o monaci, è la mente, ma è sporcata dagli influssi impuri. La persona ordinaria, non istruita, non percepisce ciò come [il suo stato] reale, questo è perché, per una persona ordinaria, non istruita, non v'è nessuna coltivazione della mente"

52. "Luminosa, o monaci, è la mente, quando è liberata dagli influssi impuri. Il discepolo dei Nobili, istruito, percepisce ciò come [il suo stato] reale, questo è perché, per un discepolo dei Nobili, istruito, v'è una coltivazione della mente".


Viene poi usata la metafora dell'acqua pulita e sporca (Anguttara Nikaya):
45. Monaci, è impossibile che un uomo stando sulla riva di uno stagno melmoso possa vedere delle conchiglie, dei sassi, delle pietre e dei pesci muoversi o fluttuare nell'acqua. Allo stesso modo è impossibile per un monaco con la mente offuscata vedere il proprio bene, il bene di un altro, o realizzare qualcosa di nobile e divino.

46. Monaci, è possibile che un uomo stando sulla riva di uno stagno limpido con acqua pura e trasparente possa vedere delle conchiglie, dei sassi, delle pietre e dei pesci muoversi o fluttuare nell'acqua. Allo stesso modo è possibile per un monaco con una mente limpida vedere il proprio bene, il bene di un altro, o realizzare qualcosa di nobile e divino.

In questo senso la metafora dell'acqua pulita e anche dello specchio è usata qui: https://www.canonepali.net/2015/06/an-10-51-sacitta-sutta-la-propria-mente/

Zhuangzi (daoismo): "nessuno si specchia nell'acqua corrente. Si specchia nell'acqua calma", (capitolo 5) "l'uomo perfetto usa la sua mente come uno specchio: non anticipa e non insegue niente, risponde ma non trattiene" (capitolo 7)...

La bellezza di questo tipo di immagini non è fine a sé stessa (come non lo sono in realtà le poesie). Si pensa spesso qui in occidente che usare analogie e immagini è un modo per oscurare il significato. Ma talvolta parlare per immagini, utilizzare un linguaggio che può essere interpretato in più modi ha vantaggi: quello che avviene in sostanza è che il linguaggio "poetico" riesce a comunicare molto di più di quello "tecnico" in quanto l'immagine è flessibile e modellabile mentre il linguaggio tecnico è per sua natura più "vago". Ma questa vaghezza non significa che si sta parlando a vanvera o che si vuole oscurare il significato. Invece questa vaghezza serve proprio a comunicare qualcosa che il linguaggio tecnico non può comunicare. In particolare la nostra mente non possiamo osservarla come un oggetto materiale, quindi nel nostro linguaggio abbiamo molti modi allusivi di riferci ad essa: "mi è venuto in mente" ("in" quasi fosse una scatola  ;D ), "il flusso di coscienza" (quasi fosse un fiume...) e così via. D'altronde Wittgenstein scrisse una cosa meravigliosa: "un'intera mitologia è contenuta nel nostro linguaggio". Lo stesso Wittgenstein però saggiamente ci fece capire che non bisogna prendere "alla lettera" tali espressioni, altrimenti si creano confusioni concettuali: la mente non è né un fiume né un contenitore dopotutto. Tuttavia la cosa misteriosa è che questo tipo di linguaggio è davvero un "nonsenso" in quanto la mente non è né uno specchio d'acqua e nemmeno un raggio di luce solare. Ma quando leggiamo queste (e altre) metafore sentiamo che ci comunicano qualcosa, ci alludono a qualcosa. Il linguaggio è allusivo. Wittgenstein anche se è considerato talvolta il campione della "demitologizzazione" era il primo a capire l'importanza di poesie, immagini, linguaggio allusivo e "nonsensi". Ma in un'epoca dominata dalla tecnica (tecnica ancora più della scienza) come la nostra tendiamo a vedere questo tipo di immagini come un qualcosa di "ingannevole", nel senso che il linguaggio allusivo non ci sembra più allusivo ma una sorta di "inganno" che adorna il nulla con parole insensate. Dopotutto quando si accusa di "nichilismo" il buddhismo si compie proprio questa operazione: "mente luminosa", "pace", "l'altra riva", "l'incondizionato", "il non-nato" ecc sono viste tutte come metafore atte a dare una connotazione psicologicamente "accettabile" del nibbana. Le descrizioni "negative" più precise sono invece da prendersi alla lettera: "assenza di sensazioni", "tutto ciò che è percepito si raffredda", "estinzione" e così via invece sono appunto descrizioni "giuste" perchè in esse non sembra esserci alcun significato "ulteriore". Al giorno d'oggi si è persa l'allusività. La si vede come "inutile". "Inutile"...

Zhuangzi: "tutti gli uomini conoscono l'utilità dell'utile. Nessuno conosce l'utilità dell'inutile" (capitolo 4)
#558
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
01 Novembre 2017, 11:30:00 AM
Bellissimo post Sari!  :)

Ritengo che la "mente luminosa" sia una delle più belle metafore mai lette. Una metafora per certi versi simile è la seguente:
"Così se ci fosse una casa con un tetto o una sala con un tetto che abbia finestre a nord, a sud o ad est. Quando il sole sorge, ed un raggio entra dalla finestra, dove si stabilisce? "

"Sul muro di ponente, signore."

"E se non c'è muro di ponente, dove si stabilisce? "

"Sul pavimento, signore."

"E se non c'è pavimento, dove si stabilisce? "

"Sull'acqua, signore."

"E se non c'è acqua, dove si stabilisce? "

"Non si stabilisce, signore."

"Allo stesso modo, dove non c'è desiderio per il nutrimento di cibo fisico, dove non c'è piacere, nessuna brama, allora la coscienza non si stabilisce e non cresce. Dove la coscienza non si stabilisce, il nome e la forma non si sviluppano. Dove il nome e la forma non si sviluppano, non c'è nessuna crescita delle predisposizioni karmiche. Dove non c'è crescita delle predisposizioni karmiche, non si genera il divenire per una nuova rinascita. Dove non si genera il divenire per una nuova rinascita, non c'è nascita , vecchiaia e morte. Quindi, vi dico, nessun dolore, afflizione o disperazione." https://www.canonepali.net/2015/05/sn-12-64-atthi-raga-sutta-dove-ce-avidita/

Qui la coscienza viene paragonata ad un raggio di luce. L'avidità (e l'avversione) invece è paragonata ad una superficie dove essa si stabilisce (e siamo tentati di dire dove essa "muore", così come il raggio di luce "muore" una volta che colpisce una superficie). L'immagine della libertà della luce che non si stabilisce è una di quelle che secondo me sono più affascinanti ;)

P.S. Questo messaggio in origine era molto diverso. Ma siccome conteneva molte cose già dette (dal sottoscritto) ho pensato di cambiarlo e parlar d'altro. Chiedo scusa per il disagio.
#559
@Garbino, Direi che sia Epicuro che Eraclito fossero i "preferiti" di Nietzsche. Il primo per la sua quasi (attenzione al "quasi") totale indifferenza rispetto alla metafisica e agli dei, il secono invece secondo me perchè è stato il vero "maestro" di Nietzsche ancor più di Schopenhauer. Da Eraclito infatti ha preso l'enfasi sul "conflitto", sulla "potenza", sulla "vitalità", sulla "contesa" e così via. Oltre all'affascinante (sono serio, non lo dico ironicamente - così come affascinante è la filosofia di Nietzsche compresa la sua parte "metafisica") teoria del "fuoco". Ancora nel 1888 ebbe un'alta stima di Eraclito anche se nel Crepuscolo degli Idoli scrisse: Io metto in disparte con profondo rispetto il nome di Eraclito. Se la folla degli altri filosofi rifiutava la testimonianza dei sensi perchè i sensi sono molteplici e variabili, egli ne rifiutava la testimonianza perchè essi presentano le cose come se esse avessero durata ed unità. — Eraclito, lui pure, fece torto ai sensi. Forse a Nietzsche non tornavano le tendenze monistiche del filosofo efesino. Ma non si capisce bene dal contesto in realtà su cosa Nietzsche lo critica.

Riguardo a questa obiezione che mi poni... sì ammetto che tale progetto potrebbe non stare in piedi, d'altronde anche laddove sembrano esserci evidenti somiglianze (ad esempio tra buddismo e certe scuole dell'induismo) non si possono ignorare le differenze. La vedo un po' come il discorso per cui "la Verità è una ma le descrizioni sono molte". Tuttavia ammesso che ci sia appunto una tale Verità e che non sia una menzogna (in tal caso probabilmente avrebbe quasi ragione Nietzsche a voler essere un buffone  ;D ) ritengo che sia giusto procedere nel tentativo di comprenderla, sempre senza dimenticarsi che ognuno di noi ha il "suo" punto di vista su di essa e non essendo dei gli uomini tramite tentativi ed errori possono procedere nella loro ricerca. Ma non posso non notare come certe cose sembrano ("sembrano" prima che mi si accusi di dogmatismo  ;D ) più "vere" di altre.
#560
BAYLHAM
Nello specifico del tema non vedo il nesso tra anima e violenza, non credo che la violenza dipenda dalla religiosità o meno. Tuttavia c'è un problema di coerenza per chi predica la nonviolenza.

APEIRON
non riesco a capire a cosa ti riferisci con la seconda parte della frase (forse a quello che dice InVerno, sul quale in realtà sono d'accordo). Sulla prima parte appunto concordo con te non c'è alcun nesso tra credenza nell'esistenza dell'anima e violenza. Purtroppo però è vero quello che dici tu sulle streghe: erano convinti di fare del bene. Ammetto di essere influenzato dalle "religioni orientali" e di vedere la spiritualità come un lavoro prima di ogni altra cosa su sé stessi. Altrimenti si cade nell'errore di credere che il fine giustifica sempre i mezzi. Sulla non-violenza si potrebbe aprire un altro argomento. Il vero problema è pratico: siccome non la praticheranno mai tutti allora come ci si difende dalla violenza altrui. Ci sono casi in cui la violenza sembra un male necessario, altrimenti chiaramente il crimine dilaga. (Non a caso gli unici non-violenti completamente coerenti sono coloro che stanno fuori dalla società...). Ad ogni modo il problema delle religioni organizzate negli ultimi tempi è secondo me legato proprio a questo e a problemi simili.

@InVerno. Quei precetti non sono "criminogeni". Se davvero sono interiorizzati secondo me aiutano ad essere "prudenti" nelle proprie azioni. Ti fanno capire anche l'altro in misura maggiore e così via. Il problema è conciliare questi precetti con la necessità socio-politica di mantenere in vita la società. Al livello giuridico devo ammettere che la non-violenza non è applicabile (motivo per cui è chiaro che servano le forze dell'ordine) ma deve essere vista come un "male necessario", qualcosa che bisogna sforzarsi di evitare.

Chiaramente tutti questi precetti sono impossibili da mantenere a livello "sociale". Qui se vogliamo entra il conflitto tra "temporalità" e "spiritualità" sul quale sinceramente credo che sia estremamente difficile trovare una soluzione  :( Ad ogni modo personalmente dopo aver visto quanta responsabilità è necessario avere nella politica sinceramente ho preferito evitare di impegnarmi troppo attivamente in essa (semmai lo farò in futuro, oggi veramente non me la sento...). La spiritualità mi pare infatti indipendente di per sé dalla politica ma ahimé riconosco che la politica è necessaria e quindi in realtà ad un certo punto le due cominciano a doversi confrontare  :( Su come le due debbano confrontarsi non so rispondere, quindi da questo punto di vista non posso dire niente.    

@Sariputra. Nemmeno io vedo il nesso e la ragione per cui definirli "criminogeni". Precetti come questo tenderebbero a eliminare il crimine se fossero veramente rispettati. Purtroppo però il crimine è una realtà non trascurabile e quindi non è possibile "rinunciare ad ogni azione violenta" (finchè ovviamente si fa questo discorso in una società) motivo per cui esistono le forze dell'ordine... Ad ogni modo concordo con te che questo tipo di precetti a mio giudizio in fin dei conti sono proprio quelli che freanano la "bestia" che è in noi (non parlo ovviamente di demoni o spiriti maligni ma proprio dei nostri istinti peggiori)...

P.S. I miei interventi volevano solo mettere in luce come violenza e credenza nell'esistenza dell'anima di per sé non sono correlate.
#561
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2017, 10:16:56 AMUn insegnamento...qualunque tipo di insegnamento, pure quello del genitore che insegna al piccolo a lavarsi le mani prima di mangiare...può essere visto sia come forma di imposizione oppure come forma di aiuto dato all'altro. Sta nell'intelligenza di colui che riceve un insegnamento capirlo e la base per questa comprensione sta, a mio parere, nella relazione che si instaura tra colui che insegna e colui che riceve l'insegnamento. Abbiamo una relazione di dominio oppure una relazione d'amore/affetto/benevolenza?...Spesso comprendiamo pure istintivamente, visceralmente quasi, dove poggia questa relazione.

Appunto. Posso imporre con volontà di dominio anche il migliore degli insegnamenti. Dipende da come l'allievo si mette in relazione col maestro e come il maestro si mette in relazione con l'allievo.
#562
Concordo che l'influenza del contesto sociale sulla mia persona è immenso (e non credo a differenza anche di Laozi &co che posso trascenderla totalmente).

Io vedo la questione in questo modo. Ogni società nella storia possiamo paragonarla ad un edificio. Questi edifici sono molti e hanno caratteristiche che li rendono unici. Le persone che vi abitano sono allo stesso modo diverse. Io sono nato in un edificio in mezzo a persone che abitano quel determinato edificio. Certamente mi hanno forgiato e hanno avuto un'influenza molto importante su di me (e ritengo irreversibile). Tuttavia proprio come Nietzsche vedo difetti nel mio edificio ma non posso non vederli anche negli edifici degli altri (l'erba del vicino non è sempre più verde...). E fin qui concordiamo. E fin qui concordo nell'ipocrisia di "sentirsi migliori" senza capire il contesto storico altrui (ossia in questo paragone le proprietà dei vari edifici). Ad ogni modo ritengo che sia ugualmente sbagliato un relativismo/nichilismo che non ponga alcuna gerarchia tra i vari edifici e che li ritenga tutti "allo stesso livello". Ritengo invece che si debba prendere il meglio da ogni cultura. Dunque però rimane la domanda: "cosa è questo meglio se tu sei condizionato dalla tua cultura e quindi non sei imparziale"?

Questa obiezione è la grande domanda che un nichilista potrebbe farmi a questo punto accusandomi di ipocrisia. Una semplice osservazione empirica della realtà e della storia non è molto utile per riuscire a rispondere a tale obiezione, anzi vedendo i fatti storici e studiando le varie culture vedi quanta "arbitrarietà" è presente nei nostri giudizi. Tuttavia e questo fu capito dallo stesso Nietzsche una visione delle cose di questo tipo è pericolosa. La risposta di Nietzsche però fu quella di - e qui posso interpretarlo male, non sono così sicuro di quanto sto per dire, quindi prendetelo con le dovute pinze - cavalcare questo "relativismo" e fare in modo che "prevalga" chi è capace di imporsi prima su sé stesso e poi su altri. Questo però è il culmine del relativismo e del nichilismo perchè a questo punto "tutto è permesso" visto che l'"io", essendo l'espressione della volontà di potenza, ha il "diritto" (se non il dovere) di imporsi. Così io vedo l'analogia del "fuoco" interiore. Il fuoco è l'elemento più distruttivo e "attivo" tra i quattro elementi (terra, aria e acqua) e mi pare un ottimo simbolo per designare sia il "polemos" (conflitto), che "eris" (discordia) ma anche la "volontà di potenza". Ben diverso è arrivare a riconoscere l'arbitrarietà di molti giudizi e poi però dire una frase come nel Daodejing "il bene supremo è come l'acqua; l'acqua ben giova alle creature e non contende...". Il simbolo scelto per esprimere la propria concezione di "bene supremo" è molto importante. A mio giudizio scegliere il fuoco o "la volontà di potenza" è sbagliato ma ammetto che potrei aver interpretato male sia Nietzsche che Eraclito e colgo l'invito di riflettere ancora su queste questioni  ;)

P.S. Ovviamente ci sarebbe da chiedersi se il Daodejing parla veramente della "natura" che vediamo tutti i giorni. La sola osservazione empirica tenderebbe a mostrarci come il comportamento dell'acqua, la calma, la passività, la moderazione (o l'assenza) del desiderio sono tutte attività che vanno contro alla natura stessa (vedi la competizione tra le specie e anche i disastri naturali). Quindi ci si potrebbe chiedere se ha senso porre "l'acqua" come il simbolo del "bene (naturale) supremo". Proprio l'assenza di evidenza empirica da questo punto di vista mi suggerisce che qualcosa di "superiore" ai "fatti" c'è. Altrimenti il "fuoco", il "conflitto" ecc sono metafore che sembrano ben più adatte a descrivere questo mondo. Che questo mio "tendere" a qualcosa che va "oltre" (e che mi fa preferire l'acqua al fuoco) il semplice mondo empirico sia una illusione dovuta al mio condizionamento sociale (e nient'altro?) ? Possibile. Ma è anche possibile che la "natura" vada oltre quello che percepiamo con i sensi ;) Forse non tutte le concezioni di "mondo vero" sono da dimenticare...
#563
Concordo con Sariputra e InVerno.

@baylham ogni testo antico "mette in bocca" precetti simili nella figura del "maestro". Trovi discorsi simili in ogni tradizione. Talvolta trovi durezza da parte del maestro ma è sempre (negli occhi del maestro, ovviamente) a fin di bene. L'unica eventualità che non prevederebbe un tale tipo di precetti sarebbe quella in cui non c'è bisogno di maestri o genitori, cosa ovviamente impossibile. E qui sta a noi, credo, la scelta. Possiamo vedere questi rimproveri rivolti a noi e agire "su noi stessi" per migliorare la nostra "interiorità" (cercare di "purificarci" dal peccato). Oppure possiamo vederli come qualcosa da imporre all'altro prima che a noi stessi (come probabilmente fa comodo per l'"ordine politico"...). A mio giudizio versetti come quello citato da Sariputra suggeriscono proprio la prima interpretazione.

Anzi secondo me per fortuna che ci sono dei maestri che ci "consigliano" cosa fare altrimenti  ::)

P.S. Sul discorso della trave e dell'autorità si potrebbe fare una lunghissima discussione. Posso per esempio io dire ad un altro di guardare i propri problemi, prima di aver "purificato" me stesso dai miei senza risultare ipocrita? A mio giudizio sì perchè l'autorità trascende la mia persona. Ma allo stesso tempo sarebbe totalmente ipocrita imporre sull'altro con violenza la mia autorità perchè per coerenza dovrei imporla a me stesso con pari (o più) violenza (visto che probabilmente conosco meglio le mie "travi"). Ergo secondo me anche un normalissimo essere umano peccatore può consigliare ad un altro normalissimo essere umano peccatore di guardare alla propria trave senza che ciò venga visto come una "superiorità".
#564
Grazie Garbino del chiarimento molto utile (sì ammetto che tra una cosa e l'altra un po' di informazioni le ho perse. D'altronde sono "umano, troppo umano"  ;D )  ;)

Diciamo che anche la filosofia di Nietzsche (secondo me, ma vedo con piacere anche secondo te) va presa con la dovuta moderazione. Ecco colgo l'occasione che molte cose della filosofia del nostro le apprezzo molto (così come altre le detesto molto) e lo stesso vale per il suo predecessore (?) Eraclito di Efeso. Ad ogni modo ritengo del tutto normale che quando si vuole fare una "teoria" universale di cose come l'etica o la metafisica si inciampi in inconsistenze o "cose non dette" o cose "dette in modo oscuro" (tant'è che con Volontà di Potenza ed Eterno Ritorno la filosofia nicciana a mio giudizio ha raggiunto il suo apice ma allo stesso tempo la sua auto-contraddizione  ;)  ma lo stesso vale per esempio anche per altre metafisiche) - ma d'altronde se i filosofi non si spingessero così "in là" difficilmente sarebbero interessanti  ;D . Motivo per cui ritengo corretto "correggere" anche il buon Nietzsche.

Concordo poi sulla falsità dell'idea di "progresso", cosa in verità ben nota specie prima della rivoluzione scientifica. Nell'antichità d'altronde si pensava che per certi versi tutto andava peggiorando più che migliorando (lo puoi vedere ad esempio nei rimandi all'Età dell'Oro o concetti simili...). L'idea del progresso però è diventata tirannica solo nella modernità, tant'è che pochi davvero hanno un approccio critico rispetto alle "grazie" della modernità. Per esempio è stato proprio grazie all'Internet che ho potuto studiare molta filosofia. Però il grosso problema è che più la tecnologia va avanti più siamo schiavi di essa, quindi da questo punto di vista siamo "regrediti". Discorsi analoghi si possono fare su molte altre cose: la modernità ci ha dato ovviamente molte cose in cui siamo progrediti, altre però ci mettono sempre più catene ed effettivamente Nietzsche fu davvero un genio a vedere quanto in realtà ci è addirittura piaciuto incatenarci.

Lasciami però dissentire sulla parte in cui a mio giudizio contestualizzi troppo l'etica (anche se ovviamente la contestualizzazione è una cosa che ritengo necessaria da fare proprio per evitare di essere noi stessi ipocriti. Però l'eccesso nella contestualizzazione e nella relativizzazione non riesco a "mandarlo giù"  ;) ). Ritengo che nonostante l'enorme diversità di culture ed etiche qualcosa che sia "davvero comune" (qualcuno può accusarmi di dogmatismo, ma sinceramente non mi interessa) ci sia e anzi leggendo proprio gli scritti di uomini saggi (magari superstiziosi ma saggi eh) dell'antichità che non hanno potuto comunicare tra di loro questa mia convinzione si rafforza. Per esempio le culture in cui l'omicidio è qualcosa di normale le ritengo "difettose", "regredite" ma non per orgoglio perchè la mia epoca la ritengo l'apice dell'evoluzione ma perchè ritengo che qualcosa di comune ci sia veramente "in fondo al nostro essere". Quindi va bene contestualizzare e cercare di essere comprensivi ma non bisogna mai cadere nel relativismo o nel nichilismo (posizioni che tra l'altro Nietzsche cerò di evitare proprio con la Volontò di Potenza, l'Oltreuomo ecc). Se in una cosa possiamo progredire nella modernità è proprio tentare di trovare questi terreni comuni, unirci nelle nostre differenze (l'unione nella differenza tra l'altro è un tema ricorrente in filosofie simili a quella di Eraclito  ;) ). Il relativismo e il nichilismo (almeno quando sono eccessivi) invece tendono ad atomizzare l'umanità e quindi a diversificare senza tentare di unire e quindi a portare al conflitto (oppure all'apatia in cui tutti si ignorano).
#565
Tematiche Filosofiche / Re:Materia oscura
29 Ottobre 2017, 11:02:49 AM
Non sto qui a fare un trattato per la difesa della materia oscura (già su Wikipedia - specialmente inglese - trovate informazioni probabilmente espresse in modo più chiaro di quanto posso fare io. Quindi evito). Voglio puntualizzare però una cosa: il rasoio di Occam nella fisica oggi è usato in due modi diversi. Uno è quello classico citato nella discussione sulla minimizzazione degli enti (della "roba" che c'è nell'universo), l'altro (lasciatemi dire più elegante) è quello della semplificazione delle leggi della fisica. Fate conto che introducendo la materia oscura (che in verità non è vero che è invisibile, visto che interagisce almeno gravitazionalmente e l'anno scorso sono state rivelate le onde gravitazionali  ;) ) le leggi della fisica si semplificano parecchio (inoltre - anche se non conosco i dettagli - c'è un grosso problema a portare a livello relativistico le teorie MOND - quelle che per intenderci modificano la gravità newtoniana.). Se modifichi le formule della gravità ottieni una teoria veramente brutta  ;D  e dopo che la relatività di Einstein (e anche Newton) hanno sempre funzionato ci sono veramente poche persone che sono "favorevoli" a sostituirle con qualcosa che non ha un minimo di eleganza matematica!
#566
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
29 Ottobre 2017, 10:57:14 AM
La massa intrinseca esiste come semplice assioma in relatività ristretta. In teoria quantistica di campo invece è spiegata con l'interazione col campo di Higgs. Diciamo che è la massa che misuri quanto la quantità di moto è nulla (ossia per particelle massive quando la loro velocità è zero). Puoi pensarla così: è la minima quantità di energia che una particella possiede per il solo fatto di esistere (via E=m*c^2).
Per fare un'analogia un po' scema (spero che non porti fuori strada  ;D ): pensa ad una particella come ad un cassetto. Quando il cassetto è vuoto avrà la sua massa (la cosiddetta "tara") che è la sua massa intrinseca legata alla sua "energia minima". Se cominci a riempirlo allora il cassetto si fa più pesante ma non perchè la sua massa è aumentata bensì perchè ci hai messo "qualcosa in più". Ecco la massa a riposo se vuoi in questa analogia è la "tara" mentre quando la particella si muove è come aggiungere "roba in più".  

Riguardo alla tua seconda domanda... La giustificazione in realtà deriva da quel quadrimomento che avevo introdotto. Tuttavia evito di parlarne. L'unica cosa che credo sia importante ricordarsi è questa: la quantità di moto per particella a massa nulla non dipende ovviamente dalla massa ma è proporzionale all'energia (nell'analogia del cassetto di prima il fotone trasporta solo "roba", se togli la roba non rimani con un cassetto vuoto bensì con niente  ;) ). Per certi versi puoi pensarlo come "puro movimento" in cui energia e quantità di moto sono legate da E=p*c!

Per capire un po' meglio la questione prova a pensarla così. Nel caso di particelle massive p=m*v*gamma. Quando v tende a c, gamma tende all'infinito. Ora se m è circa uguale a zero, l'unico modo per trovare un risultato che non sia praticamente nullo per p è far tendere v a c, ottenendo un prodotto tra una cosa che è quasi nulla (m) e una cosa che è grandissima (gamma). Intuitivamente per avere un quantità di moto p diversa da zero quando m tende a zero, gamma deve tendere all'infinito (ossia v è circa uguale a c). Il problema di questo ragionamento è che il caso limite è un prodotto zero*infinito che è indeterminato (ossia maldefinito). Per questo motivo dicevo che c'è una differenza qualitativa. Ergo mentre le particelle massive sono come dei contenitori che hanno una massa anche quando togli tutta la "roba che contengono", questo non può funzionare per le particelle senza massa, esse per così dire sono "puro movimento".
#567
Tematiche Spirituali / Re:Paradisiaci dubbi
29 Ottobre 2017, 10:39:46 AM
Grazie del chiarimento Angelo ;)

Ecco ho ritenuto giusto invitare a sentire direttamente l'opinione dei cattolici perchè appunto non essendo io (in questo momento  ;D ) cattolico potrei rappresentare male la loro posizione.

Concordo con te che c'è un condizionamento, d'altronde per un credente "l'assioma" di partenza è ovviamente l'esistenza di un Dio buono ecc. La cosa interessante è che tra gli stessi cristiani (cattolici e non) c'è una grossa varietà di posizioni sulla questione. Da come vedo io la questione negli ultimi decenni si è cercato di dare più significato all'"agape" e ciò ha modificato l'usuale concezione di inferno e paradiso (evitando così la triste conclusione che chi non crede va sicuramente in quella destinazione). Per come la vedo io il messaggio è un invito ad "aprire il cuore", ad amare ecc. Il mistero della libertà però è che possiamo scegliere di condannarci alla "discarica": qui però come noti tu c'è un altro problema. Perchè Dio ci ha creati in un modo che possiamo scegliere il male (anche in fin dei conti per noi stessi)? Ecco a questa domanda credo che sia impossibile dare una risposta se non "ammettere che in fin dei conti non si sa". Si può tentare di dire che la vita non sarebbe significativa se non fossimo liberi di scegliere il male ma non sono sicuro che questo risolverebbe l'enigma. Il motivo per cui volevo tirarmi fuori da questa discussione è proprio questo: non credo sia possibile trovare una risposta che non lasci un minimo di mistero o di (apparente?) inconsistenza. Ritengo però di aver trovato in certi cattolici una posizione molto interessante che può essere importante anche nella mia vita. Per esempio non posso trovare nulla di importante nella dottrina della predestinazione.

Ad ogni modo ritengo che uno dei grossi problemi nell'interpretazione di ogni testo antico sia la contestualizzazione dei concetti oltre che ovviamente la traduzione. Per esempio il Nuovo Testamento è scritto in greco antico, lingua molto diversa dalll'italiano. E oltre a questo certe espressioni a "quel tempo" avevano un significato diverso da quello di oggi. Motivo per cui ritengo un "peccato" che pochi si rendano conto di queste "difficoltà". Mi pare che il sito https://www.studibiblici.it sia molto interessante da questo punto di vista (e anche molto "illuminante" su certi aspetti per gli interessati).

Buona Domenica!
#568
Credo di sì, @sgiombo. Probabilmente non concordiamo su "cosa sia il valore" (e cosa sia l'etica) ma questo è un po' troppo fuori tema  ;D  su questi argomenti ammetto di avere posizioni che al massimo posso definire ragionevoli ma non "razionali" (come credo che tu hai notato in altre discussioni). D'altronde l'etica (e anche la convinzione che ci sia un "ordine" nei fenomeni, cosa che è indimostrabile dalla sola scienza) mi suggerisce che ci siano "livelli" di realtà (o almeno della nostra stessa mente) posti in determinate "gerarchie". Spero che queste divagazioni non infastidiscano troppo ci vuole stare in topic, in caso chiedo venia anticipamente.
#569
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
28 Ottobre 2017, 13:03:50 PM
Cari curiosi amici  ;) ,
l'argomento è estremamente complesso e per rispondere in modo chiaro serve molto impegno e molta abilità nello spiegare che magari non ho ancora sviluppato. Vorrei però inziare nel dire che c'è una differenza qualitativa tra le particelle massive e massless.
Nel caso delle particelle massive, si ha una massa "a riposo" o intrinseca (quindi sì Il_Dubbio se fossi un elettrone a riposo avresti la stessa massa intriseca che hai quando sei accelerato  ;) ) la quantità di moto, in relatività ristretta è data da:
p=m*v*gamma, dove "gamma" è un fattore che è uguale ad uno per velocità nulla, mentre tende all'infinito per velocità tendenti alla velocità della luce, c.
Per quanto riguarda l'energia consiglio nuovamente di pensare a questa formula:
E^2=m^2*c^4 +p^2*c^2 dove ho scritto che l'energia al quadrato è uguale alla somma tra la massa alla quarta moltiplicata ad un fattore c elevato alla quarta e il prodotto tra la quantità di moto (p=m*v*gamma) al quadrato moltipilicata per un fattore c elevato alla seconda.

Quando la massa intrinseca è zero come nel caso dei fotoni (e dei gluoni in realtà), avviene un salto qualitativo.
la formula di p darebbe sempre un risultato uguale a zero. Tuttavia questo è errato. I fotoni si muovono sempre a velocità pari a c e quindi non è possibile definire per loro nemmeno un fattore gamma (e tra l'altro non è possibile definire un sistema di riferimento in cui loro sono in quiete). Quindi la formula dell'energia diventa: E^2=p^*c^2, quindi i fotoni "trasortano" solo energia e quantità di moto a velocità c.

Spero che questo sia chiaro  ;)  sul resto delle domande abbiate pazienza, intato vorrei che fosse chiaro questo. Consiglio però questo forum: https://www.matematicamente.it/forum/fisica-fisica-matematica-fisica-applicata-astronomia-f19.html
#570
Grazie @sgiombo!

Certamente ci sarebbero fatti etici. Ma il fondamento all'etica non ci sarebbe. Infatti nulla dalla conoscenza scientifica mi può dire perchè devo preferire un certo comportamento rispetto ad un altro. Certamente la scienza potrà spiegarmi perchè preferiamo certi comportamenti sulla base della nostra evoluzione biologica (non l'ho mai negato ) ma non ci può spiegare perchè per esempio andare contro queste "preferenze" del nostro DNA è una cosa sbagliata. A mio personalissimo parere questo dimostra come l'etica è ad un livello "superiore" della scienza, ossia che non può essere ridotta ad essa (e in generale all'osservazione dei fenomeni). Ma il suo fondamento è un "qualcosa di più alto" che sinceramente devo ancora capire cos'è.

(lo so mi muovo su basi non più razionalistiche ma credo che ad un certo punto sia necessario  ;) )