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Messaggi - Ipazia

#5551
Da dove nasce la coscienza ?
#5552
Credo sia una di quelle situazioni in cui vale: tertium non datur. Che vi sia un dualismo tra psiche e soma è evidente ed agni riduzionismo all'automa umano va criticato. Ma altrettanto evidente è che tutto nasce dalla materia, psiche compresa. La cui attività funzionale non può che essere, per accidenti evolutivi non modificabili, organicamente correlata, sorretta e alimentata. Esperienza empirica e neuroscienze in ciò concordano. E tanto basta per produrre sapere. Poi se uno pensa che Achille non raggiungerà mai la tartaruga, libero di farlo, nello spazio duale della sua psiche. Nella realtà, e per una filosofia realista, la vedo più difficile.
#5553
Citazione di: viator il 10 Maggio 2020, 18:13:59 PM
Secondo voi è possibile - da un punto di vista psicofilosofico - estraniarsi, astrarre dal sè soggettuale e riuscire ad "immedesimarsi" sensorialmente in "altro dal sè".........concretizzando come "vera" (sempre sensorialmente) la "realtà" binaria e duale (ed addirittura poi molteplice) dell'esistente ? Saluti.

Sì, è sufficiente sbattere la testa contro il muro. L'altro-da-sè si paleserà in tutta la sua potenza fisica e metafisica. Risolvendo in un battibaleno il dilemma "oggettivo-soggettivo, sostanza-apparenza, relativo-assoluto e via con i più diffusi dilemmi filosofici". Realizzando nell'attimo fuggente dell'impatto il tanto agognato UNO che interrompe, risolvendolo, il samsara duale. Ripristinandolo subito dopo con una consapevolezza aumentata.
#5554
Lo Übermensch è il superamento dell'umano schiavo dei pregiudizi oltremondani e della morale ad essi sottesa di schiavi che per guadagnarsi un paradiso illusorio (sotto la d(e)(i)ttatura di aguzzini ascetici) rinunciano a tutto ciò per cui vale la pena di vivere.

L'errore, o meglio bias, di FN è aver preso troppo sul serio il polemos Eracliteo, che non ha nulla di universamente naturale eccetto la ferocia particolare del primate evolutosi in homo sapiens. E' questo bias, di Eraclito e Nietzsche che invalida tutta la pars costruens, il finalismo, di entrambi.

Rimane valida la pars destruens della critica morale, ma non all'insegna di un Wille zur Macht  universale, bensì piuttosto di una particolare interpretazione antropologica, oltremodo feroce, di attuarlo. In tale prospettiva, non solo la morale da schiavi, ma anche la contro-morale nicciana risulta fallace e inutilmente terrorizzante. La natura ha trovato infiniti modi per realizzare la sopravvivenza dei viventi e, guardacaso, i più riusciti non hanno bisogno di zanne e artigli per eternarsi: le sequoie, balene, elefanti, gorilla, ... e i virus.
#5555
Percorsi ed Esperienze / Re:La Grotta
10 Maggio 2020, 15:16:14 PM
Dalla Cina arrivano tante brutte cose, ma per quattro secoli abbondanti che cosa abbiamo portato in giro per il mondo noi europei ? Siamo riusciti perfino a fare guerra ai cinesi per potere continuare ad avvelenare il mondo con l'oppio. Ora il mondo si è globalizzato anche epidemicamente, per ogni forma vivente, e quindi, se vogliamo essere razionali, non può esservi che una risposta globalmente condivisa. Se non ne saremo capaci ci estingueremo e il pianeta dubito che ci rimpiangerà visto che dovrà passare milioni di anni a bonificarsi dalle nostre sozzure accumulate ovunque.
#5556
Citazione di: paul11 il 10 Maggio 2020, 12:19:50 PM
Non fraintendiamo: un conto è studiare la natura umana per quel che è,  e un conto è la storia della organizzazione umana. L'una non può cancellare l'altra c'è un rapporto simbiotico molto complesso, di pacificazione di un conflitto che è sempre latente. La storia della mimesi, di come mimetica mente i fondativi della natura umana, vengono diversamente rappresentati nella storia della cultura, dell'arte, delle scienze, hanno sempre il denominatore comune dell'essere umano che non ha storia, è quello che è da quando ha il potere del linguaggio.

Che cos'è l'umano se non la sua storia ? E' la storia evolutiva propria dell'uomo, cioè la cultura, veicolata non solo dal linguaggio ma anche e soprattutto dalle opere, ad aver reso l'umano un animale storico, evolutivo in senso peculiare, duale, rispetto all'evoluzione naturale. L'utopia dell'umano originario, doc, è il corrispettivo immaginifico del metafisico essere parmenideo.

Anche FN è caduto in questa trappola quando ha mutuato da Darwin un presupposto umano archetipico, sovraccaricandolo di significati metafisici col Wille zur Macht, la volontà di potenza. La quale esiste in natura al pari del bene e del male, ovvero per nulla.

Tutto l'ambaradan etico/morale ha sì un presupposto naturalistico, ma che non ha nulla di specificamente antropologico, perchè è condiviso da tutti gli animali sociali. Se vi è una differenza non è di qualità, ma di quantità e diversificazione specialistica delle azioni comportamentali, da cui è fiorito un ethos molteplice, strutturale e, aihmè, anche eccessivamente sovrastrutturato (di ciò FN si accorse con profondo sguardo analitico), da cui nacque la morale (mores), la sua riflessione etica e la successiva costituzione normativa (nomos) nel diritto; in questa precisa, non variabile, sequenza storica, antropo-logica. Il tutto complicato da circolarità retroattive che però non alterano l'assunto naturalistico di base: la socialità. Tant'è che oggi un umano non sopravviverebbe allo stato di natura più di qualche settimana e la dimensione social, per quanto distanziamento si induca, finisce col rafforzarsi sempre più nelle forme storiche, che la tecnoscienza consente e inventa.
#5557
La questione è meno arcana di quanto sembri e la scienza medica la spiega ponendo la differenza tra anatomia (organo) e fisiologia (funzione) nell'unità psicosomatica, che trasposta metafisicamente corrisponde alla differenza tra sostanza e forma nell'unità metafisica.

Lasciando perdere cervello-psiche, che tanti sussulti e grida sempre suscita, basta pensare al processo respiratorio per capire la indissociabile differenza tra organo e funzione: i polmoni non sono la respirazione, ma senza polmoni non si respira: anatomia e fisiologia indissolubilmente unite più di una coppia di cattolici integralisti.

Bastano i polmoni per respirare ? no, perchè l'unità psicosomatica di un organismo vivente è un insieme complesso di organi e funzioni laddove tutto deve essere assemblato a puntino per funzionare. Se il cuore non pompa sangue al cervello anche tutto l'alato calderone psichico va a farsi benedire, però ciò non toglie che l'organo deputato alle funzioni psichiche sia il cervello e non il cuore. Che pure, metaforicamente, ha tutte le sue ragioni.

L'unica alternativa a questa impostazione scientifica dell'"anima" è che si supponga la coscienza vivere in un iperuranio trascendente l'organismo umano. Ipotesi decisamente tutta da dimostrare che, a differenza dell'ipotesi scientifica (neuroscienze e dimostrazioni empiriche), non ha pezze dimostrative a suo sostegno che vadano oltre il livello della credenza. Nella quale, come per l'omonimo mobile, uno può riporre tutto l'immaginario che desidera.

L'unica carta giocabile dalla concezione trascendente è nel gioco di specchi del dualismo psico-somatico, impastato con un uso diversivo della percezione, ma anche su questo le smaliziate neuropsicoscenze hanno, e continuano a produrre, episteme a prova di metafisiche vetero, neo e post idealistiche. Ciò non toglie che nel variegato mondo dell'immaginario antropologico vi sia posto per l'ultimo giapponese ossessionato dal mito del Golem e dalla conseguente necessità di separare la nobile psiche dall'impuro, terricolo, soma.

Un input nel passaggio tra vita è psiche potrebbe essere la memoria, strumento essenziale per la sopravvivenza, il cui ricettacolo organico è sempre nel vituperato ogano.

Altra questione è la natura implicitamente teleologica della funzione rispetto all'organo. Forse l'unica teleologia sostenibile scientificamente, ma che offre fin troppi spunti ad una metafisica desiderantemente finalistica.
#5558
Citazione di: giopap il 09 Maggio 2020, 09:37:39 AM
Il fatto che "sia sufficiente asportare la parte alta del corpo umano per porre fine al calderone psichico. Papale papale" non dimostra affatto che quest' ultimo vi stia dentro (né che ne sia causato, ne emerga, vi sopravvenga, ecc.).
Anche perché dentro di esso non c' é assolutamente altro che neuroni, assoni, sinapsi, ecc. fatti di particelle-onde e campi di forza, ecc.: cose diversissime dal "calderone psichico". Papale papale).
E anche perché é invece  la parte alta del corpo umano ad essere dentro "il calderone psichico" (l' esperienza fenomenica cosciente) di chi lo osservi. Papale papale.


Sull'ubicazione della psiche abbiamo idee diverse.  Me ne farò una ragione. Buonanotte.

#5559
Tematiche Filosofiche / Re:evoluzione o involuzione
08 Maggio 2020, 21:59:17 PM
La maggiore complessità non è teleologica, bensì fenomenologica. Il processo può anche andare a fisarmonica ma nel lungo termine l'andamento fino alla nostra comparsa si conferma. La complessità neuronale umana, animale decisamente "moderno", lo confermerebbe. Capisco che complessità sia un concetto ambiguo a forte rischio metafisico che rischia di confluire nell'altamente ideologico concetto di progresso. In effetti l'intelligenza umana potrebbe essere una singolarità evolutiva che poteva accadere anche nel Giurassico per poi estinguersi lasciando dietro di se solo infiniti reperti di monnezza. Anche questo sarebbe compatibile con l'evoluzionismo darwiniano. Possiamo solo affermare che dalla nubolosa originaria un minimo di differenziazione (complessità) c'è stata. La quale, ad esempio nel pianeta da noi "colonizzato", potrebbe anche involversi in una perdita di biodiversità. E noi ne saremmo parte in causa probabilmente principale. Non come il Dio perfetto prefigurato in apertura che si degrada, ma come un dio pasticcione che degrada tutto ciò che gli sta intorno. E anche questa è involuzione.
#5560
Per capire che il calderone psichico sta nella parte alta del corpo umano è sufficiente asportare quella parte. Papale papale. Funziona all'incirca come col PC dopo aver rimosso la cpu. Ci si può arrampicare su specchi metafisici fino a trasformarli in scalini, ma questa verità sempre verificabile, pure in animali non umani, rimane infalsificata.

Altra cosa è: perchè l'universo ? perchè la vita ? perchè l'autocoscienza ? perchè qualcosa invece che niente ? Boh... sicuramente perchè è così. Preferite 42 ? OK: 42.
#5561
La (auto)coscienza non è un accessorio opzionale della vita; essa ha a che fare con la sopravvivenza: sapere che quella mano è parte di me, mentre il ciocco che tengo in mano, no, è fondamentale quando mi avvicino alla stufa.
#5562
L'evoluzione dell'universo fisico non va confusa con l'evoluzione darwiniana biologica. Ho messo tutto insieme per evidenziare il "cronoprogramma" dell'evoluzione universale, ma è evidente che vi sono dei salti che delimitano territori ciascuno con proprie specificità da rispettare. La biologia emerge dall'inorganico, ma introduce processi e "leggi" (sopravvivenza, riproduzione, morte) totalmente assenti nel mondo inorganico. Invece le leggi che interessano quest'ultimo coinvolgono anche il mondo organico (temperatura, pressione, gravità, forza elettromagnetica, composizione chimica,...).  Quindi siamo in presenza di un processo di aumento di complessità transitando da un "regno" naturale al successivo.

Una cosa è certa: le condizioni di gran parte dell'evoluzione cosmica non sono compatibili con la vita, mentre lo sono con la presenza di materia inorganica, che a sua volta non era presente nella nebulosa originaria le cui condizioni macrofisiche permettevano solo l'esistenza di particelle subatomiche, aggregatesi poi in atomi a basso peso molecolare (Idrogeno, Elio, ...). Anche la materia inorganica ha avuto una sua evoluzione, antecedente - conditio sine qua non - al nascere delle prime molecole organiche, i primi mattoni indispensabili per la biologia.
#5563
Citazione di: giopap il 08 Maggio 2020, 10:16:42 AM
Ciao Ipazia (e Iano).
Lo spirito non nasce dalla materia per la banalissima considerazione che, se la conoscenza scientifica é possibile e vera) la materia é causalmente chiusa, non interferisce causalmente (quindi in particolare non "genera") con alcunché di non materiale.
E infatti le scienze naturali ci dicono che la materia cerebrale, dalla quale erroneamente spesso si pretende nascano i pensieri e le esperienze mentali, può "generare" (causare) unicamente eventi materiali come contrazioni muscolari, movimenti corporei, comportamenti animali e non affatto pensieri (al massimo materialissime parole dette o scritte simboleggianti ma non affatto costituenti pensieri).

Miliardi di anni di evoluzione biologica hanno portato alla comparsa di materialissimi animali dal cervello e dunque dal comportamento estremamente complesso; ai quali é postulabile (ma non dimostrabile) coesista (in particolare a determinati eventi neurofisiologici cerebrali), in divenire ad essi correlato, corrispondente, ma non nell' ambito dei fenomeni (o sensazioni coscienti) materiali stessi, bensì separatamente e "non interferentemente" con essi, una coscienza (diversa da quelle contenenti i cervelli stessi) includente anche fenomeni mentali, oltre che materiali.

(Mi scuso per l' abuso delle parentesi, é più forte di me).

Questo non é affatto "baloccarsi metafisicamente", ma invece fare della filosofia (della ontologia) razionale.
Come fa Iano del quale non comprendo tutto ma condivido molto.
Della realtà fisica o materiale, esattamente come della realtà mentale o pensiero l' "esse est percipi".
Infatti se chiudi gli occhi, quell' albero che potrebbe realmente esserci (per fare un esempio ipotetico; puoi sostituirlo con qualsiasi altro oggetto fisico materiale) quando li hai aperti, costituito da determinati colori e forme e nient' altro, non esiste proprio.
E lo stesso dicasi di atomi, molecole, particelle-onde, campi di forza, ecc. che dall' esistenza, se e quando tale esistenza si dà e dunque non quando hai gli occhi chiusi) di tali forme e colori la scienza inferisce.

Di tutto ciò abbiamo già parlato anche sotto altro nick. Se l'ontologia filosofica razionale non si adegua all'ontologia scientifica mi sento legittimata a considerarla un baloccamento. L'ontologia scientifica dice che se mi amputo un dito la mia psiche continua ad esistere, se mi tagliano la testa, no. Questa è la base del discorso ontologico, e mi fermo qui perchè non mi interessa, a questo livello della discussione, eviscerare tutta la complessa fenomenologia afferente al calderone psichico. Mi limito ad osservare che prima sono esistiti gli atomi, poi la materia inorganica, poi l'organica e infine l'organica autocosciente che ha aggiunto di suo uno stadio artificiale producendo intelligenze artificiali. Questa è l'evoluzione documentabile della natura e la gerarchia storica dei processi.

Dimostrabile ? Scientificamente sì. Metafisicamente forse no, se si resta ai paradigmi falsificati dalla scienza o indimostrabili. Per cui rilancio la palla ai metafisici duri e puri e mi tengo la verità scientifica, un po' meno imperfetta di quella giudiziaria, ma che riesce a sfamare il corpo, e pure l'anima degli umani, attraverso il paradigma: simplex sigillum veri. Sempre confermato quando le protesi tecniche e gnoseologiche siano state tarate a dovere rispetto al contesto ambientale trattato, bypassando, con l'astuzia della ragione, la granitica fissità dell'esse est percipi, in cui l'invereconda superstizione dell'esse metafisico continua ad imperversare.

@cvc

Più fondata dell'idea del disegno intelligente è quella evolutiva darwiniana: quando l'evoluzione ha prodotto materia organica vivente è sorto il problema per tale vivente di sopravvivere e la selezione naturale ha premiato quelle mutazioni del vivente che si sono meglio adattate alle condizioni ambientali sviluppando aggregati cellulari capaci di votare a loro favore nella lotta per la sopravvivenza. Aggregati cellulari che, per organismi complessi, ripongono la loro cabina di comando nel sistema nervoso centrale. L'autocoscienza, mediata dal sistema nervoso, ha una funzione originariamente autoprotettiva: quella mano fa parte di me e se la avvicino al fuoco mi creo un danno. In tal senso ogni vivente ha livelli più o meno evoluti di autocoscienza autopercettiva. Nell'evoluzione umana si è realizzato un salto evolutivo appena si è compreso che l'ambiente stesso poteva essere reso strumento della propria sopravvivenza (la scena iniziale di "Odissea nello spazio"). Dai primi successi iniziali - l'appetito vien mangiando - ha iniziato a dilatarsi l'universo antropologico su base psichica. Universo parallelo in continuo rapporto dialettico con l'universo naturale che lo ha generato. Così è nato lo Spirito.
#5564
Citazione di: paul11 il 07 Maggio 2020, 13:16:34 PM
ciao Ipazia,
grazie per le precisazioni....
la mia risposta è "non so", non sono un filologo delle opere complete di Nietzsche.
Mi colpisce la tua sicurezza , perentorietà sul pensiero di Nietzsche.

Primum legere, deinde philosophari  :) E' tutto scritto e disponiamo pure di un'ottima integrale filologica per merito di due Italiani.

CitazioneChe il dionisiaco venga utilizzato per scardinare i pensieri divinizzanti è già praticamente nella sua prima e seconda opera sulla tragedia e sull'analisi dei filosofi greci. Se poi si vuole bypassare le opere di Nietzsche e stabilire che invece la verità del suo pensiero stia nei frammenti postumi......mi lascia molto perplesso. Altri autori sul pensiero di Nietzsche  dicono il contrario di ciò che scrivi,
Che la fase cosiddetta del meriggio, di Così parlò Zarathustra è la più alta , poi negli iscritti del tramonto si assiste a nevrotiche prese di posizioni contro tutti e tutti.
Ho guardato il sito in tedesco di Nietzsche: hai presente il numero di frammenti e di lettere che sono archiviati? I frammenti da te indicati sono datati nel periodo dello scritto "Genealogia della morale" che ho studiato un paio di anni fa e infatti si assiste ad una accidiosa polemica sul crocefisso con pagine anche fastidiose e altre  invece molto perspicaci.

Se si guarda la cronologia delle opere di Nietzsche si scopre come ci sia un addensamento della sua attività pubblicistica a partire dallo Zarathustra (1885) in poi (1888). Sono poco più di tre anni in cui FN ha già chiaro il suo "sistema" filosofico che vuole finalmente venire alla luce in una forma sistematica, rivestendo di carne e sangue i voli poetici del profeta persiano che tanto successo aveva riscosso. In tale contesto i frammenti più sistematici, i piani di lavoro, sono altamente indicativi di come procedesse la "preparativa di laboratorio" del progetto e forse sono l'unico materiale che ci permetta di capire dove andava a parare la sua parabola filosofica. Ben più delle opere pubblicate, sempre più affette da una contingente e affrettata necessità di dire tutto e subito, quasi a presagire il crollo imminente. Avvicinandosi alla data fatale del cavallo torinese (3 gennaio 1989) diventava sempre più cieco e doveva farsi scrivere e correggere i lavori da altri. Non certo le condizioni migliori per fare un lavoro sistematico. Ecco che allora bisogna stanarlo al di sotto della pamphlettistica pubblicata, nel guazzabuglio di frammenti che i filologi hanno ordinato cronologicamente dall'85 all'88. Significativo che il grosso del materiale inedito importante si trovi proprio tra l'87 e l'88, mentre gli appunti degli anni precedenti sono confluiti abbastanza compiutamente nelle opere pubblicate.

CitazioneChe la cosiddetta fase giovanile di Nietzsche sia superata rispetto alla prima fascinazione  per Schopenhauer e Wagner, è vero è un dato di fatto inequivocabile. Che vi siano tali e tante operazioni editoriali, come per Heidegger, che dicono tutto e il contrario di tutto, è altrettanto vero. Girano più editorie sul pensiero di Nietzsche che non le sue opere vere e proprie edite alla stampa.
La mia posizione, oltre al "non so", è interlocutoria, in sospensione perché Nietzsche è contraddittorio nel suo pensiero, ma è una caratteristica come ho ribadito in più post, che mi affascina.
Che vi sia una stesura omogenea, oserei dire sistematica, da filosofo ante litteram, di Nietzsche, si intravede, ma penso che non fosse il suo intento fare il filosofo "classico".
Personalmente, ma è un giudizio il mio da prendere con le dovute "sospensioni", c'è una gerarchia da seguire, prima le opere, poi le lettere e i frammenti. Già Nietzsche è un pensatore che dice e non dice e quindi si fa parecchio interpretare nelle sue opere, figuriamoci se corriamo dietro alle lettere e ai frammenti. Ma soprattutto il mio intento nell'aprire questa discussione non è un processo del totale pensiero nietzschiano. Man mano, visto che lo studio cronologicamente,  che trovo alcune considerazioni che potrebbero aprire colloqui fra noi nel forum , come ho fatto per il sileno, lo farò volentieri.

Inequivocabile è che il pensiero di FN abbia una sua continuità e che alla fine sia giunto anche ad una sistematicità intorno ai paradigmi da lui affermati e testati nell'intero arco della sua riflessione filosofica, sui cui fondamenti si può discutere, ma non certo liquidarli superficialmente con la giustificazione dell'incoerenza e della pazzia. Laddove FN afferma perentoriamente non ci sono interpretazioni che possano scalfire il fatto del testo scritto, a meno che successivamente sia lo stesso FN ad averlo rinnegato. Cosa che in "Ecce homo" (1888) egli fa con grande lucidità autoreferenziale per cui questo testo andrebbe letto per primo, non per ultimo come un approccio "scolastico" consiglierebbe. Si eviterebbe così di perdersi in inutili illazioni falsificate poi dall'autore medesimo. A meno di non voler essere a tutti i costi più nicciani di FN medesimo, vezzo insopportabile di tanti critici che devono pur guadagnarsi la pagnotta. Andare a ritroso verso i testi giovanili è sacrosanto, ma per cogliere i germogli di un pensiero, non certo per confutare le correzioni e abiure di quel pensiero da parte dell'autore medesimo.

CitazioneSull'etica,che non è poiesis, di Nietzsche ho fortissime perplessità. Continuo a ribadire che la morale non è l'etica.
La morale o si fonda su un sistema di pensiero ...

...il quale sistema di pensiero si fonda su cosa ?

Citazione... o sparisce nelle pratiche comportamentali che sono più propriamente l'etica, entrano paurosamente in contraddizione fra loro, non essendovi nessuna misura di giudizio, se non l'abitudine, le convenzioni, gli usi e costumi. La morale implica a sua volta il concetto di giustizia e la storia delle scienze giuridiche, cosa che l'etica può sbrigativamente e superficialmente glissare. Il bene non è necessariamente il bello e il bello non è il paradigma dove " è bello ciò che piace". Il piacere e il desiderio non sono identificabili con i concetti di giustizia e di virtù morali. E in questo, a me pare, Nietzsche fallisce.
E fallirà qualunque posizione che non sappia sitematizzare prima il paradigma morale....come sta avvenendo nelle pratiche odierne, individuali, sociali, famigliari, lavorative, finanziarie,....perchè senza morale e quindi  giustizia, diventano precari sia la libertà che l'eguaglianza, delegate al branco naturale...del più forte.

... e si torna alla vexata quaestio: nomos>ethos>physis o physis>ethos>nomos ?

Che poi, essendoci un solo ethos, voler trovare differenze sostanziali tra morale ed etica è antropologicamente insostenibile. Semmai differenze funzionali sulle quali è consistente la definizione hegeliana di morale come empiria dell'ethos ed etica come sua scienza. Interpretazione sostenuta anche dall'etimo e dal pensiero classico in cui il κά finale di ἠϑικά rimanda alla techne, quindi ad un apparato razionale atto ad interpretare l'ethos empirico indagandone le radici e motivazioni e fornendo soluzioni "tecniche" (etica) di natura antropologica ad hoc

CitazioneGrazie comunque per le tue osservazioni e conoscenze che hai portato

E' uno scambio reciproco  :D
#5565
@iano

Baloccarsi metafisicamente con la percezione ha limiti fisici invalicabili non appena si prenda atto che un soggetto percepiente e autopercepito dentro un oggetto percepito, impattando ad alta velocità contro un terzo oggetto percepito, cessa di percepire.
Il che evidenzia anche i limiti percepienti della psiche dentro l'unità psicosomatica, se non percepisce correttamente il soma che la anima e la realtà materiale che la circonda.

scurdámmoce 'o ppassato metafisico: esse est percepi, quando si tratta di realtà "fisica" ovvero materiale. E lasciamo la percezione alla sfera psicologica che le compete, al di fuori della quale, come da esempio sopra riportato, può fare danni irreversibili.

Il proliferare delle complicazioni percettive si risolve con opportune protesi tecnoscientifiche, non con la metafisica, che alla questione può dare solo indicazioni fantastiche e speculazioni fantasiose.

La sostanza è sempre quella della tabella di Mendeleev e del mondo subatomico, ma è la sua sintesi a generare nuove forme reali, alcune delle quali, attraverso opportune sintesi e processi biochimicofisici, pensanti e autocoscienti.

Citazione di: paul11 il 08 Maggio 2020, 01:00:49 AM
Ma se mi si  riesce a spiegare dalla tavola degli elementi fisico/chimici come si genera la vita ,si vincerebbe  il Nobel entrando nella memoria storica umana per sempre. Avremmo risolto l'antica alchimia, la pre chimica.

Semmai la biochimicafisica decisamente post rispetto alla chimica inorganica. L'alchimia lasciamola ai maghi. Così come la terra girava intorno al sole ed era sferica anche prima di Colombo, Copernico e Galileo, così la vita si è generata indipendentemente da fatto che si sappia come ciò sia avvenuto. Certamente coi nostri prodigiosi metodi di sintesi arriveremo anche a produrre la vita in laboratorio a partire dagli elementi tal quali. Andando a ritroso con la biologia molecolare ci stiamo sempre più avvicinando al Bio Beng. Le macchine intelligenti le stiamo già costruendo e chissà che a forza di arricchirle e complicarle non finiscano pure col farci capire come funziona la nostra intelligenza e tutto l'indotto psichico che la avvolge. Abbi fede.

Ma non così:

CitazioneL'unica posizione credibile è che l'energia e la materia hanno uno scopo, una teleologia interna, una tendenza. Ed ecco apparire quanto meno la volontà originaria. Può essere una ragione con una volontà schopenheuriana, la volontà nitzscheana, una volontà divina......ma qualcosa di sicuro c'è.

Questo è un non sequitur clamoroso, indegno di un metafisico razionale. Vabbè le ragioni del cuore, ma meglio dedicarle alla morosa che alla filosofia. Mentre le cose che sono, i ta onta, possono restare oscure ed esistere ugualmente, ogni telos ha da essere dimostrato per esistere, così come lo scultore rende conto delle finalità della sua statua. Anche questo insegnano gli antichi padri nobili della filosofia quando ragionano sulla causalità.