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Messaggi - Ipazia

#5611
Tematiche Filosofiche / Re:Dialogo socratico Menone
28 Aprile 2020, 15:05:48 PM
L'autorevolezza può darsi solo in una società di uguali, fin dai blocchi di partenza. In assenza di tali condizioni la disuguaglianza può reggersi solo sull'autoritarismo.
#5612
Storia / Re:Le guerre civili romane e la resistenza
28 Aprile 2020, 14:58:51 PM
Perchè la sua prevalente funzione sociale è di tipo repressivo, non cognitivo: deve difendere in armi l'ordine costituito.

Una mia amica, infermiera, girava da sola in una strada di campagna deserta con la mascherina abbassata quando ha incocciato una coppia di legionari preposti alla pubblica mascheratura che le hanno imposto di mascherarsi. A nulla son valse le sue ragioni di tipo virologico, infettivologico, supportate dall'esplicitazione della sua competente militanza professionale, peraltro in prima linea. La risposta, inequivocabilmente fascista, è stata: "queste sono gli ordini le disposizioni". Il poliziotto è programmato per ragionare così.

Il fascismo ormai è arcobaleno, tanto quanto il potere globalizzato. Le vecchie tavolozze non servono più, se non a fare confusione. Meglio passarci sopra e seguire il profumo dei soldi, decisamente più veritiero. E, in subordine, dell'ideologia dominante in cui essi si sublimano.
#5613
Appena si superano le dimensioni di una tribù di nativi nordamericani diventa difficile una democrazia diretta del decidere (politica) e del fare (amministrazione). L'uguaglianza politica può essere estesa più facilmente, attraverso gli strumenti amministrativi della partecipazione. Lo sviluppo della tecnoscienza li rende teoricamente gestibili a livello planetario.

Diverso è il discorso del fare, dell'amministrare. La divisione del lavoro è connaturata ad ogni specie sociale, compresa quella umana. Il superamento della fase naturalistica ha livellato le differenze date dalla natura, ma la complessità sociale ha ampliato a dismisura le differenze di funzioni sociali imponendo la specializzazione delle diverse competenze gestionali.

Questo fenomeno, puramente etologico, viene dalle ideologie negriere convertito ideologicamente da amministrativo a politico. Ma è un errore che si può facilmente correggere, se non si hanno troppi interessi di classe da difendere.
#5614
Tematiche Filosofiche / Re:Dialogo socratico Menone
28 Aprile 2020, 14:18:47 PM
Citazione di: paul11 il 28 Aprile 2020, 11:20:23 AM
Il problema posto dalla discussione è che le strutture di potere  di re, nobiltà, popolo, come di tirannia, democrazia, aristocrazia  non sono svanite storicamente, sono semmai mutate nei contesti storici. Così come lo schiavo diventa plebeo, servitore della gleba, proletario è talmente evidente la diseguaglianza di censo e la possibilità di accedere ai poteri è direttamente proporzionale al diritto di eredità di nascita, ovvero per chi è ricco economicamente è più facile; ma è anche un problema di cultura l'attitudine al comando

Appunto: concezione materialistica della storia, lotta di classe, rivoluzioni,... Appena la neghi sei costretto a riaffermarla. L'"attitudine al comando" è una bufala fascista cotta in salsa sociodarwinista appena nobilitata da un po' di spezia nicciana. Socratico a sua insaputa, visto che non ha saputo liberarsi dai suoi pregiudizi (idealistici: eterno ritorno dell'errore da lui stesso stigmatizzato) di classe. E gli sta pure bene.
#5615
Storia / Re:Le guerre civili romane e la resistenza
28 Aprile 2020, 14:06:03 PM
Citazione di: Jacopus il 28 Aprile 2020, 10:05:49 AM
Eppure, pur alla presenza di questi validi argomenti, la Resistenza è irresistibile per noi italiani anche per un altro motivo, proprio perchè non ci unisce. Replica un plot che conosciamo a memoria, fin dai tempi dei guelfi e dei ghibellini, mentre il Risorgimento ci metterebbe di fronte ad una narrazione dove, finalmente, bene o male, siamo tutti dalla stessa parte, e addirittura senza la presenza ingombrante della Chiesa Cattolica (fu allora che si eresse la statua a Giordano Bruno in campo de' Fiori, chissà se oggi sarebbe possibile).
Credo che bisognerebbe riflettere su questi aspetti, e non per questo mi ritengo fascista. Tutt'altro. Ho perfino una esplicita adorazione nei confronti della Resistenza, ma questo non esclude la possibilità di interpretare la storia in tutta la sua complessità, anche per capire meglio il nostro carattere e le nostre attitudini e cercare di resettarle, proprio nell'interesse dell'Italia.

Viviamo in un paese in cui le tendenze autoritarie, fasciste, sono ancora troppo marcate, e l'epidemia ce le ha rinfrescate brutalmente. Il fascismo rappresenta il potere autoritario, l'antifascismo è libertario. Almeno questo è un dato acquisito sempre da valorizzare.

Anche la Francia considera fondativo un evento in cui un bel po' di francesi vennero ghigliottinati. Più fortunati gli USA che un momento condiviso di liberazione ce l'hanno. Perfino i cinesi. Ai russi è rimasta solo la gloriosa guerra "patriottica" e Stalingrado, cambiato di nome. Ma tutte queste vicende sono segnate dal sangue dei vinti e bisogna pure farsene una ragione. Sull'Europa mettiamoci 5 minuti di silenzio e ammainabandiera.

Anche il Risorgimento è simbolo di liberazione nazionale, rispetto alla dominazione straniera, che però in molti luoghi d'Italia, dal Lombardo-Veneto al Regno delle due Sicilie, vide l'avvicendamento con un potere ancora più autoritario, guerrafondaio e vessatorio (si pensi solo al sequestro per anni della meglio gioventù italiana ostaggio in divisa delle guerre dei Savoia, mentre le famiglie morivano di fame e si migrava peggio degli africani) che tradusse la unificazione in una odiosa forma statale di colonialismo interno.

Anche mettessimo la Repubblica al posto della Liberazione il discorso cambierebbe di poco essendo le due vicende, i due simboli, strettamente connessi. Potremmo rinunciare ad avere un simbolo condiviso: tanta retorica e contestazioni in meno e la lotta di classe di sempre. Risalire magari all'unica cosa che ci accomuna: la lingua. Questa bellissima lingua letteraria, figlia primogenita della grande, quella sì, civiltà romana, ma difficilmente riesumabile dopo l'imperialregia grottesca catastrofe savoiardo-fascista. Si potrebbe prendere la nascita di Dante come fondativa dell'Italia. Ma la storia è peggio dei fratelli Guzzanti in queste cose: guelfi, ghibellini, un padre fondatore sconfitto e ramingo che conosce il sapore amaro di sale del pane elemosinato "salendo e scendendo per l'altrui scale". Insomma, anche se la buttiamo in letteratura, la sorte non ci assiste.

Del resto gli stati, tutti indistintamente, pagano un pegno ad Hobbes. E c'è ben poco da festeggiare.
#5616
Ma sarebbe pure il tempo di andare a stanare il virus dove c'è, senza eccessi di paranoie segregazioniste, intrinsecamente autoritarie e fasciste.
#5617
Citazione di: Lou il 27 Aprile 2020, 14:52:50 PM
105. I fisici credono a loro modo in un «mondo vero»: un sistema atomico fisso, uguale per tutti gli esseri, con movimenti necessari – sicché per essi il «mondo apparente» si riduce al lato, accessibile ad ogni essere a modo suo, dell'essere universale e universalmente necessario [...]. Ma in ciò si ingannano: l'atomo che essi postulano è ricavato dalla logica del prospettivismo della coscienza ed è pertanto esso stesso una finzione soggettiva. [...] [I fisici] hanno tralasciato qualcosa nella costellazione senza saperlo: appunto il necessario prospettivismo, in virtù del quale ogni centro di forza – e non solo l'uomo – costruisce tutto il resto del mondo a partire da se stesso, cioè lo misura, lo modella, lo forma secondo la sua forza... Hanno dimenticato di calcolare nell' «essere vero» questa forza che pone prospettive... [...]

Passo tratto da i Frammenti Postumi. (italic mio)


Dunque certamente, come in introdotto da Paul, in Nietzsche si trova una aspre critica al pensiero calcolante proprio della scienza e del positivismo, ma già dalle prime opere e nel maturare via via del suo pensiero, trovo corretto il suggerimento di Ipazia: direi che è complessa la posizione nietzschiana in quanto il prospettivismo fa confluire in sè anche il pensiero calcolante, tuttavia lo fa con una consapevolezza e profondità inedita, rilevando come le scienze compiano un errore nel computo, pur avvalendosi del pensiero calcolante. Eppure in questo prospettivismo dal sapore leibniziano, come espresso nel frammento riportato, trovo che se ne riveli la problematicità e, soprattutto, che il pensiero filosofico non si risolve in esso, ma colga argurtamente la necessità di una pluralità di prospettive interpretanti, la valutazione dei loro rapporti e relazioni, la sola che si inserisce in quel "sentire cosmico" senza tradirlo e, lo dico, ne renda conto
;D . In ciò è "oltre", come accennato da Paul.  Il pensiero danzante di Nietzsche è anche calcolante, non è una forma di irrazionalismo, una danza vitale che per essere tale necessita il ritmo dei movimenti. In questo senso, l'arte stessa in Nietzsche è una forza che si oppone strenuamente alla decadenza dell'immobilità, in ultima istanza una potenza che afferma la vitalità del cosmo.

L'epistemologia nicciana dovrebbe essere studiata a parte per poterne fare un discorso compiuto. Quel frammento è tra gli ultimi scritti di FN e fa parte dei lavori preparativi per l'opera summa che avrebbe dovuto essere "La volontà di potenza" che purtroppo non venne alla luce se non nella forma manipolata dalla sorella per fare un po' di cassa con frammenti che non hanno una continuità logica. FN negli ultimi anni, prima del crollo, meditava su fisica, chimica, biologia, evoluzionismo, per poter dare un carattere totale alla sua Weltanschauung. Un sistema. Ma purtroppo non arrivò alla fine dell'opera: l'agognato spirito della terra gli negò il Sistema e probabilmente gli fece un favore.

Tre anni prima di quel frammento troviamo quest'altra riflessione che forse ci può indicare la rampa di lancio della sua prospettiva iniziale "metafisico-epistemologica" sull'atomo.

Citazione di: FN frammenti postumi AUTUNNO 1885 - PRIMAVERA 18861 [32] - Il postulare atomi è solo una conseguenza del concetto di soggetto e di sostanza: in qualche posto ci dev'essere «una cosa ›› da cui l'attività comincia. L'atomo è l'ultimo rampollo del concetto di anima.

Non credo che Democrito e Leucippo avrebbero condiviso e senz'altro neppure Mendeleev. Su una prospettiva opposta a quella materialistica testè evocata, chissà come vedrebbe oggi Nietzsche tutto questo affaccendarsi spiritualistico intorno alla quantistica ?!  :D
#5618
Pare che la demenzialità di stato non sia arrivata al punto di incarcerare ulteriormente chi dispone di una aspettativa di vita inferiore agli altri. Come ha opportunamente sottolineato in altro topic Andrea Molino il sars-cov2 non è un'entità metafisica di un potere arcano malefico al pari di quello che ci governa, ma un virus che può essere controllato con sistemi di prevenzione idonei. Più difficili da attuare al chiuso, che all'aperto, al lavoro che in pensione. Quindi largo ai vecchi e che la vita gli sia lieve. Magari poca, ma buona.

E chi li dovesse assistere si attrezzi per tempo ora che si sono aperti i cordoni micragnosi della borsa della salute e disponiamo di tutto: DPI, farmaci, tamponi, respiratori, posti letto, conoscenze e buone tecniche. Auspicando che espertoni e politicanti, se si crea un focolaio, STAVOLTA, lo sappiano gestire.
...
#5619
Citazione di: Jacopus il 27 Aprile 2020, 14:34:20 PM
Lo dico da profano, per animare il discorso e per chiedere a chi ne sa più di me su Nietzsche. Credo che N. debba molto alla modernità. In questi giorni di "tempo libero obbligatorio" sono andato anche a ripassare Machiavelli e mi sembra che possa anche essere azzardato un legame fra i due, nel senso di liberazione da ogni vincolo morale ed etico, in nome della sopravvivenza e del mantenimento del potere. E questo è un messaggio fortemente moderno, che si contrappone ai messaggi etici, fondati su imperativi spirituali e religiosi, del medioevo e della tradizione.

Quello che li accomuna è la presa d'atto dello iato tra i modelli etici dominanti e i comportamenti sociali prevalenti. Entrambi cercano di calcolare le forze che portano l'uomo, inteso tanto singolarmente che socialmente, ad agire e ne valutano l'azione non in base ai principi etici professati, rivelatisi inaffidabili, ma secondo una prospettiva "realistica" cui ciascuno dei due offre il suo contributo di ricerca ed esplicazione. Sono entrambi in debito con l'ideologia dominante del loro tempo, nella versione più aggiornata, come si conviene a dei pensatori colti. L'imprinting culturale di Machiavelli è l'umanesimo rinascimentale e il suo riferimento politico è Cesare Borgia (peraltro simpatico anche a FN); per Nietzsche senz'altro ha pesato il darwinismo, importante varco universale di passaggio verso la tarda modernità. Nè poteva non subire il fascino della potenza della tecnica, Macht realizzata da un Wille così affine nella potenza, ma pure così lontano nella filosofia, al suo pensiero.

Mentre l'umanista Machiavelli è in dialogo perenne con gli antiqui huomini che gli offrono continui spunti e stimoli al suo ragionare nella fase ascendente della modernità, Nietzsche è un pensatore della decadenza, e gli stimoli li andrà a cercare ancora più a ritroso, ma neppure la dialettica (peraltro tutta sua) dionisiaco-apollineo potrà soddisfarlo e dovrà torcerla in una archetipicità inedita che pesca un po' ovunque e raggiunge il suo apice nella figura eccentrica, spostata verso oriente, di Zarathustra.

Direi che per entrambi l'etica è epifenomeno di qualcosa di più radicale e profondo, che nella loro opera cercheranno di scoprire e calcolare.
#5620
A dimostrazione di quanto detto sopra, due aforismi da "Umano, troppo umano (1978)" dedicato a Voltaire che col calcolo aveva buona dimestichezza  8)

Citazione106.
Presso la cascata. — Guardando una cascata, nel vario incurvarsi, serpeggiare e rifrangersi delle onde noi crediamo di vedere libertà del volere e libera scelta; ma tutto è necessario, e ogni movimento matematicamente calcolabile. Così è anche per le azioni umane; si dovrebbe poter calcolare in anticipo ogni singola azione, se si fosse onniscienti, come pure ogni progresso della conoscenza, ogni errore, ogni malvagità. Anche colui che compie l'azione vive nell'illusione del libero arbitrio; se all'improvviso la ruota del mondo si arrestasse e un'intelligenza onnisciente e calcolatrice fosse là per utilizzare questa pausa, essa potrebbe raccontare il futuro di ogni essere sin nei tempi più lontani e indicare ogni traccia su cui quella ruota dovrà ancora passare. L'illusione che colui che agisce nutre su di sé, l'ipotesi della libera volontà, appartiene anch'essa a questo calcolabile meccanismo.

296.
Calcolare e misurare. — Veder molte cose, confrontarle, calcolarle l'una rispetto all'altra e trame una rapida conclusione, una somma abbastanza sicura — è questo che fa il grande politico, il grande condottiero, il grande uomo d'affari: — ossia la rapidità in una specie di calcolo mentale. Vedere una cosa e trovare in essa l'unico motivo per agire, l'arbitro di ogni altro agire, è ciò che fa l'eroe e anche il fanatico — ossia un'abilità nel misurare con un solo criterio.
#5621
Storia / Re:Le guerre civili romane e la resistenza
27 Aprile 2020, 10:30:03 AM
Citazione di: InVerno il 27 Aprile 2020, 07:00:35 AM
Onestamente non saprei perchè il mito del risorgimento sia finito nell'indifferenziata, non era tutta una questione monarchica, Garibaldi è stato messo da parte perchè strumentalizzato dai comunisti.

Non era tutta una questione monarchica, ma peggio, imperialistica, che si è nutrita dei martiri risorgimentali per trasformare l'Italia in carne da cannone di un'imperialmonarchia di cartapesta. Altro che camicia rossa il problema  ::) : camicia grigioverde e nera, rosse di sangue ! Se ne accorse perfino un'anima candida e poco ideologizzata come il "sergente nella neve". E milioni di anime candide, di tutte le parrocchie ideologiche simili a lui, a cui dobbiamo la rinascenza che si festeggia il 25 aprile.

L'unica di cui disponiamo e che possiamo insegnare ai nostri figli e nipoti senza indossare la mascherina della vergogna degli altri giorni dell'anno.
#5622
Tematiche Filosofiche / Re:Dialogo socratico Menone
27 Aprile 2020, 10:11:24 AM
Citazione di: paul11 il 27 Aprile 2020, 09:36:48 AM
....spacciando per analisi scientifica per giunta materialista ciò che il nuovo paradosso moderno si cristallizza in aristocrazia del partito comunista propinatore di privilegi e depositario della verità:
la dittatura democratica del proletariato. Favoloso dilemma post moderno.
Marx non ha risolto un bel niente.

Forse la pars costruens, peraltro realizzata da altri, non ha avuto grande successo, ma la pars cognitiva non ha rivali, considerando il potere ecumenico del Capitale cui tutte le religioni, sette e politiche si inchinano: nei fatti, mentendo - come d'uso "storicomaterialisticamente" consolidato -, sulle ragioni.
#5623
Dalla "gaia scienza" in poi anche Nietzsche si lascia attrarre dall'idea del calcolo filosofico. Lo fa puntando sull'aria aperta, i deserti d'alta quota, il buon cibo e le compagnie elettive. Nemmeno la sua filosofia rinuncia al "ricettario" che è il modo in cui la filosofia calcola. Verso la fine vi sono citazioni esplicite di come sarebbe importante anche per la filosofia appropriarsi di propri strumenti di calcolo per essere più persuasiva e meno labile di fronte allo strapotere del calcolo scientifico, che investiva ormai tutto il pensiero moderno.
#5624
Tematiche Spirituali / Re:L'illusione dell'io
27 Aprile 2020, 09:52:21 AM
Citazione di: Phil il 27 Aprile 2020, 00:20:13 AM
Confermo che per lo zen in generale (e per me nello specifico) non vi sia uno «spirito trascendente unificante»; sull'illusione dell'io nello zen, probabilmente ci rifacciamo a due "scuole" differenti; la "mia" (seppur personalizzata, da buon postmoderno), a suon di anatta e koan, suggerisce una certa illusorietà dell'io pensante (illusorietà di cui è appunto meglio tacere).

Qui ne parla. Ne illustra la grammatica. Non dà ragione dell'illusorietà dell'io e della verità del sè, ma ovviamente si tratta di un bignami che rimanda ad altro. Penso che anche Freud, per vie occidentali, cercasse il sè nell'io, per cui si ritorna da capo al discorso della verità del soggetto: reale fondata o illusoria ?
#5625
Tematiche Spirituali / Re:L'illusione dell'io
26 Aprile 2020, 22:58:56 PM
@phill
Ho capito che tu la vedevi diversamente, altrimenti non avresti posto il "paradosso comico del discorso" o "paradosso del discorso comico" come è altrettanto interpretabile la contraddizione implicita nel soggetto della discussione. Sullo zen so che insiste sul controllo della psiche attraverso la meditazione, ma questo è finalizzato a rimuovere certe parassiterie incrostazioni della stessa, non a ritenerla illusoria. Alla fine, anche per lo zen, è sempre un io che pensa. Si tratta di dargli strumenti per pensare meglio, più consapevolmente. Non di superimporvi uno spirito trascendente unificante che liberi dalla presupposta illusione.