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Messaggi - Eutidemo

#5626
Ciao Epicurus,
rileggendo in fretta, prima di partire, la conclusione del tuo ultimo post, mi è venuto il dubbio che, forse, devi aver avuto un problema di "copia-incolla", perchè, in effetti, non c'è nessun nesso tra:

a) la citazione di quello che avevo scritto io, e, cioè:
"Infine tu mi chiedi: "Se accade X, allora accade Y?" è una singola domanda o sono due domande?"
Al riguardo, a parte il fatto che, sintatticamente, sarebbe più corretto usare il congiuntivo e il condizionale, e non il presente: (cioè "Se accadesse X, allora accadrebbe Y?"), in fondo, si tratta di un normale "periodo ipotetico interrogativo", costituito da una "protasi" subordinata e condizionale, nonchè dalla sua reggente "apodosi"; per cui non c'è alcun dubbio che si tratta di una SINGOLA DOMANDA.
Ed infatti, sarebbe perfettamente legittimo chiedere al genio: "Se me la sposassi, allora il mio matrimonio sarebbe felice?"
Qualunque cosa ti risponderà, saprai soltanto che, se te la sposassi, il tuo matrimonio sarebbe felice o infelice; ma non saprai mai, in anticipo, se riuscirai mai a sposartela o meno. :( 
Cioè, appunto, otterai soltanto UNA informazione! ;) " ;)

b) Il tuo commento a quanto sopra:
"Spero che tu non te la prenda, ma qui ho usato proprio lo stesso metodo dialettico che Socrate ha usato con Trasimaco (e non solo con lui, ovviamente).  :) 
Cos'ho fatto? Mi sono calcolato come tradurre logicamente "A and B" in modo da non usare l'AND. In particolare "A and B" è logicamente equivalente a "non(A -> nonB)".
Detto più umanamente "Mangi peperoni e melanzane?" si traduce in "Non è vero che se tu mangi peperoni allora tu non mangi melanzane?", o anche in "Non è vero che il fatto che tu mangi peperoni implica il fatto che tu non mangi le melanzane?".
Quindi, visto che hai concesso (e giustamente, dico io) l'utilizzo dell'implicazione, e l'AND può essere riscritto utilizzando solo implicazioni e negazioni, allora devi concedere anche l'utilizzo dell'AND. c.v.d " :o

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Ed, infatti, come si diceva una volta, NON SEQUITUR; cioè, il tuo commento non è conseguente e pertinente a quello che avevo scritto io.
Per questo ho scritto che non ci capivo una SEGA;D

All'inizio, visto che tu avevi scritto: "Se accade X, allora accade Y?", che io ho corretto sintatticamente in "Se accadesse X, allora accadrebbe Y?", mi era venuto il sospetto che, quando poi hai scritto "Mi sono calcolato come tradurre logicamente "A and B" in modo da non usare l'AND", volessi riferirti proprio a tale frase. 
Ma, ovviamente, la frase "Se accade X, allora accade Y?", non è affatto la traduzione di "Accadono X <<e>> Y?", perchè la prima è una frase ipotattica, mentre la seconda è una frase meramente paratattica; cioè, mentre nella prima chiedi se accadrebbe Y, nel caso in cui si verificasse X, nella seconda chiedi semplicemente se accadono entrambe, indipendentemente una dall'altra.
Per cui, evidentemente, non volevi nè potevi  intendere questo.
Ma cosa, allora?
Mi sono arrovellato per capirlo!
Tu poi scrivi "Mangi peperoni e melanzane?" si traduce in "Non è vero che se tu mangi peperoni allora tu non mangi melanzane?";  questo, però, non corrisponde affatto alla frase originaria da te proposta, "Se accade X, allora accade Y?", che, tradotta correttamente in ortaggi, semmai, dovrebbe suonare così: "Se accade che tu mangi i peperoni, allora accade che poi ti mangi pure le melanzane?", o, più correttamente sotto il profilo sintattico : ""Se ti accadesse di mangiare i peperoni, allora ti accadrebbe pure di mangiare pure le melanzane?"
In fondo, come avevo già detto, e qui ribadisco, si tratta di un normale "periodo ipotetico interrogativo", costituito da una "protasi" subordinata e condizionale, nonchè dalla sua reggente "apodosi"; per cui non c'è alcun dubbio che si tratta di una SINGOLA DOMANDA.
Allo stesso modo, sarebbe perfettamente legittimo chiedere al genio: "Se me la sposassi, allora il mio matrimonio sarebbe felice?"
Ma:
- come in tal caso sapresti soltanto che, se te la sposassi, il tuo matrimonio sarebbe felice se ti rispondesse di SI' o infelice se ti rispondesse di NO, ma non sapresti mai, in anticipo, se riusciresti a sposartela o meno, ottenendo, così,  soltanto soltanto UNA informazione, 
-analogamente, chiedendo al genio: ""Se mi accadesse di mangiare i peperoni, allora mi accadrebbe di mangiare pure le melanzane?" dalla sua risposta verresti a sapere soltanto che, se per caso ti accadesse di mangiare i peperoni, allora <<o>> ti accadrebbe di mangiare pure le melanzane se risponde di SI', <<ovvero>> che, pure se ti accadesse di mangiare i peperoni, le melanzane, però, non ti accadrebbe di mangiarle lo stesso, se risponde di NO. ;)
Nè sapresti mai, in anticipo, se riuscirai o meno a mangiare i peperoni; anche così ottenendo soltanto soltanto UNA informazione, come nel caso di prima. ;)
Per cui, evidentemente, il tuo post doveva riferirsi a qualche mia citazione precedente, ma non capisco quale! :-\
#5627
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
09 Marzo 2018, 18:22:09 PM
Ciao Apeiron,
avendole provate entrambe, posso confermarti che c'è una certa differenza tra il "sonno profondo" e l'"anestesia totale"; io, almeno, l'ho sperimentata al risveglio.
Ed infatti, in qualunque momento io sia stato destato dal sonno profondo, ho sempre avuto una consapevolezza approssimativa del tempo trascorso (o, comunque, che era trascorso del tempo dal momento in cui mi ero addormentato); diversamente, tutte e quattro  le volte che sono stato risvegliato da una anestesia totale, non ho mai avvertito alcuna soluzione nella continuità del tempo.
Ad esempio, la prima volta che subii una anestesia totale, quando mi hanno operato per una nefrectomia, ricordo che, mentre chiacchieravo del più e del meno con l'anestesista, venni messo sul tavolo operatorio; stavo per chiedere quanto sarebbe durata l'operazione, quando ecco che, dopo pochi secondi, mi risollevano e mi rimettono sulla barella.
Al che, io chiesi: "Ma come mai mi rimettete sulla barella...l'intervento è stato rinviato?"
"No" mi rispose l'infermiere, l'abbiamo già eseguito!" al che, io credetti che scherzasse, ed invece era vero.
Sempre per esperienza personale, mi pare che sia un po' la stessa differenza che c'è tra "svenimento" e "collasso neurologico"; ed infatti, in vita mia, sono svenuto 2 o 3 volte, ma mi sono sempre reso conto che svenivo, ed ho sempre accompagnato la caduta, mentre, invece, nell'unico caso di "collasso neurologico" che mi è capitato, non me ne sono nemmeno accorto.
Mi stavo radendo la barba davanti allo specchio, quando di colpo lo specchio è sparito, ed al suo posto è apparso il soffitto; ti assicuro che è stata una esperienza stranissima, tanto che, fino a quando non mi sono reso conto di essere sdraiato per terra, per un istante ho creduto che lo specchio si fosse ribaltato riflettendo, così, il soffitto.
Per cui, sia pure solo in base alla mia impressione personale, penso di poterne inferire che, mentre nel sonno e nello svenimento un barlume di coscienza permane, nell'anestesia totale e nello stato di collasso no.
Per cui, lo stato di "anestesia totale" (e di collasso) non mi ha dato affatto l'impressione di uno "stato alterato di coscienza", bensì di "assenza totale" della stessa; uno "stato alterato di coscienza", invece, semmai, lo attribuirei al sonno REM, ed allo stato di stupore alcolico o tossico. 
Nel caso del coma (che io ho sperimentato solo in modalità indotta "farmacologicamente"), nonchè nei precedenti casi, invece, non mi sembra assolutamente sostenibile che la persistenza di "attività cerebrale" dimostri che l'esperienza "soggettiva" non è ancora cessata, in quanto l'elettroecefalografo registra anche la mera "attività cerebrale" secondaria, che prescinde da un "soggetto" cosciente. 
Se il soggetto non è consapevole di essere tale, secondo me, non si può parlare di esperienza individuale "soggettiva" in nessun senso semanticamente valido.
Ovviamente, però, come tu scrivi, anche nel "sonno profondo"  la mente individuale c'è ancora...altrimenti non potremmo trovarla ancora lì al risveglio. 
Per inciso, secondo l'Advaita Vedanta, I tre principali stati di "consapevolezza" sono:
- veglia;
- sogno; 
- sonno profondo.
E, tutti e tre, sono espressione di un quarto stato trascendentale, conosciuto nelle Upaniṣad come coincidente con la "Realtà assoluta" o Coscienza Universale che dir si voglia.
#5628
Caro GreenDemetr,
Sicuramente stavo scherzando sulla colf, come si era capito.  ;)   ;D 
Circa il fatto che il giusnaturalismo ti rimanga indigesto, la cosa è perfettamente legittima; ed invero, esso resta indigesto alla maggior parte dei giuristi, a cominciare da Bobbio.
Quanto a Carmelo Bene, ignoro quale sia il suo discorso filosofico in materia; puoi fornirmi un LINK, per cortesia?
Quanto a Fayerbaend, lessi qualcosa (scritto da altri su di lui), molto tempo fa, circa la sua critica al falsificazionismo popperiano; ma non rammento quasi niente.
Quanto al rapporto tra legalità e legittimità, ancora più tempo fa lessi il saggio "Legalità e legittimità", che Carl Schmitt scrisse ai tempi della Repubblica di Weimar; ma ne rammento ancora meno, salvo che era contro il positivismo giuridico, sostenendo la supremazia della legittimità che deriva direttamente dalla volontà del potere costituente, sulla legalità espressa dal potere costituito. 
Ciao  ;) 
#5629
Ciao Epicurus,
non so se avrò il  tempo per risponderti in modo esauriente, e, soprattutto, per evitare errori dovuti alla fretta (sto per partire); se ciò dovesse accadere, me ne scuso in anticipo.
1)
Io mi sono limitato a riferire quello che avevo letto riguardo a Cantor, ma quello che ha scritto Cantor non l'ho mai letto direttamente (anche perchè in matematica sono molto scarso); per cui, se tu conosci  la teoria dei transfiniti di Cantor, e mi assicuri che non viola il principio di non contraddizione, ti credo sulla parola.  ;)
2)
Quanto all'indovinello di Aristotele, mi fa piacere  che tu condivida quello che avevo scritto io; e, cioè, che,  partendo da un presupposto assurdo, da quello, puoi derivare qualsiasi altra assurdità che matematicamente e logicamente ne consegua anche che 8=2/3*10.
Quanto alla la matematica assiomatizzata di Peano, purtroppo, per mia ignoranza, non sono assolutamente in grado di seguirti; mi dispiace.
Ma, anche in questo caso, mi fido sulla parola! ;)
3)
Tu scrivi: "Nessuno ti ha chiesto di postulare l'esistenza di un essere inesistente, ma solo di postulare l'esistenza di un genio onnisciente."
Ma su questo io non sono affatto d'accordo, perchè, se qualcuno mi chiede di postulare l'esistenza di un genio onnisciente, in realtà mi chiede proprio di postulare qualcosa di inesistente, perchè i "Geni della bottiglia" (così come "Babbo Natale"), pur non essendo entità in sè logicamente contradditorie, sono tuttavia entità prive di esistenza reale! 
Per cui, come avevo già scritto, se mi si pone l'"esistenza" di un essere "inesistente", cioè, il genio, pur non ritenendo l'onniscienza contraddittoria, posso più che legittimamente, e, anzi, "a fortiori" adottare la strategia logica del mio esempio. ;)
4) 
Tu scrivi: "In quella frase che hai citato parlavo di "non onnipotenza" e "non onniscienza". E mi pare vero che nessuno ragiona così: prima chiede "sei onnisciente?", poi a risposta negativa, egli dice fra se e sé "ottimo, ora so che questo tizio non è onnipotente". No, noi riteniamo già che chi incontriamo è non onnipotente.".
Mi dispiace, ma non sono affatto d'accordo!
Il "vizio" del tuo ragionamento, infatti, in buona sostanza, mi pare che si riduca ad una sorta di "petizione di principio"; cioè, ad un ragionamento fallace e paralogistico, nel quale la proposizione che deve essere provata o negata, è supposta come vera o falsa già nelle premesse. 
Ed infatti, se tu "aprioristicamente" dai per scontato nella premessa che chiunque tu incontri non possa essere onnipotente, è ovvio che poi, che, incontrando un soggetto non onnisciente, ti risulta insensato dedurre da questo la stessa premessa da cui eri partito, e che tu avevi già postulato in modo anapodittico come già scontata a priori. 
Ma non si sa mai chi si può incontrare in questa vita...o nell'altra; in realtà quel Padre del Deserto era un gran paraculo!
5)
Tu scrivi, che non dobbiamo inferire che tra onnipotenza e onniscienza ci sia alcun legame.
Forse non "dobbiamo", ma sicuramente "possiamo", poichè si tratta di una deduzione più che "legittima", sebbene (almeno a parere di noi due) non "necessaria"; altrimenti non si capisce come mai, in duemila anni, milioni di persone l'abbiano fatta.
Anzi, più ci penso, e più in me aumenta il dubbio che la connessione sia effettivamente "necessaria", e non solo "probabile".
Ed infatti:
- se un essere "onnipotente" non fosse anche "onnisciente", vorrebbe dire che avrebbe una conoscenza limitata di ciò che, volendo, potrebbe fare; la sua "potenza", quindi, sarebbe limitata dall'ignoranza.
- "potere", inoltre, è un cosiddetto "verbo servile", cioè, è un  verbo che si lega ad altri predicati verbali per dare uno specifico valore semantico all'intera frase; per cui, se un essere "PUO'" tutto, ne consegue che può anche sapere qualsiasi cosa, altrimenti ci sarebbe un limite ai suoi predicati.
Ci deve riflettere meglio...fermo restando che tra "onnipotenza" ed "onniscenza" c'è comunque un vincolo strettissimo (se non necessario).
6)
Non è che io stia abbandonando la possibilità di difendere mia linea argomentativa di teologia "positiva", in quanto io ho sempre preferito quella "negativa"; ma, nell'ambito del "gioco" ipotetico del genio della bottiglia, non posso che usare la "logica simbolica" della prima.
7)
Tu scrivi: "No, il vincolo del Genio non è di dare una sola informazione, ma di rispondere ad una sola domanda. Tant'è che il concetto di "singola informazione" non è neppure troppo chiaro".
Non so come spiegarmi meglio di quanto io già non abbia gia cercato di fare:
Chiedere se mi sposerò, è una domanda autonoma, che, dovendo rispondere solo con un SI' ed un NO, può essere esaudita in codice binario fornendo la sola specifica informazione corrispondente a quella domanda.
Chiedere se il mio matrimonio sarà felice, è un'altra domanda autonoma, concettualmente del tutto diversa, che, dovendo rispondere solo con un SI' ed un NO, può essere anche essa esaudita in codice binario fornendo la sola specifica informazione corrispondente a quella domanda.
Per cui, insisto nel dire che la clausola 1 è violata, in quanto, al limite (ma ci sarebbe da discutere anche in questo caso), se fosse come tu sostieni, Karmelomale avrebbe scritto:
"Il genio può rispondere ad una vostra domanda con un sì o con un no".
Ed invece ha scritto:
"Il genio può rispondere ad una <<SOLA>> vostra domanda con un sì o con un no".
Avrà un significato semantico la precisazione <<SOLA>>, o no?
Io dico di sì. ;)
8)
A parte questo, i tuoi esempi, a mio avviso, non calzano; o meglio, calzano al contrario.
Ed infatti se mi chiedono: "Ieri hai mangiato peperoni e melanzane?", ed io rispondo SI', l'informazione fornita è chiara; ma, se io rispondo NO, lo è molto meno, se non mi è permesso di spiegare se ho mangiato solo peperoni, solo melanzane, oppure nessuno dei due.
In ogni caso, è sempre molto più chiara che chiedere due cose, di cui la prima è pregiudiziale alla seconda, come nella tua vecchia formulazione; che, infatti, hai poi abbandonato sostituendola BRILLANTEMENTE con una molto più congrua, che condivido in pieno.  :)
9)
Tu concludi dicendo:
"Spero che tu non te la prenda, ma qui ho usato proprio lo stesso metodo dialettico che Socrate ha usato con Trasimaco (e non solo con lui, ovviamente). :) 
Cos'ho fatto? Mi sono calcolato come tradurre logicamente "A and B" in modo da non usare l'AND. In particolare "A and B" è logicamente equivalente a "non(A -> nonB)".
Detto più umanamente "Mangi peperoni e melanzane?" si traduce in "Non è vero che se tu mangi peperoni allora tu non mangi melanzane?", o anche in "Non è vero che il fatto che tu mangi peperoni implica il fatto che tu non mangi le melanzane?".
Quindi, visto che hai concesso (e giustamente, dico io) l'utilizzo dell'implicazione, e l'AND può essere riscritto utilizzando solo implicazioni e negazioni, allora devi concedere anche l'utilizzo dell'AND. c.v.d :) "
Non per vantarmi, ma, del tuo criptico ragionamento, questa volta NON HO CAPITO UNA SEGA!!! ;D 
Forse sarebbe il caso che ti spiegassi meglio! :-[






 
#5630
Caro Epicurus,
in primo luogo ti ringrazio per l'interessante e divertente incontro di "fioretto logico" con il quale hai avuto la cortesia  di impegnarti con me; e, comunque, ci tengo a precisare che, sebbene io non sia sempre d'accordo con quello che scrivi, tuttavia apprezzo sempre molto l'intelligenza e la sottigliezza dei tuoi ragionamenti. ;)
Detto questo, nei limiti delle mie capacità (e dello scarso tempo a mia disposizione), anche questa volta cercherò di commentarli, positivamente o negativamente, uno per uno.
1)
Tu avevi scritto:
"Abbiamo definito essere divino come un essere che ha almeno una caratteristica del dio monoteista, perché dovremmo inferire altre proprietà? Questo è contrario alla logica e non fondato razionalmente in alcun modo."
Ed ora aggiungi:
"E con questo volevo dire che, non solo (e su ciò ormai concordiamo tutti) "onnisciente" non implica logicamente "onnipotente", ma tale salto non è neppure ragionevole, plausibile, fondato. E proprio su questo punto stiamo discutendo.  ;) "
A dire il vero, forse sono io che ho equivocato o mi sono espresso male, ma non mi pare di aver mai definito "un essere divino" come quello abbia almeno una caratteristica del "Dio monoteista"; e, se l'ho fatto -ma non mi pare-, mi sono sbagliato, almeno se attribuiamo a tali termini il significato comune.
Ed infatti, se per "esseri divini", al plurale, intendiamo "gli dei", per esempio, quelli dell'antica Grecia, in effetti (a parte il fatto che non esistono) nessuno di essi aveva il benchè minimo attributo o caratteristica del Dio monoteista (ammesso che esista); ed infatti, mentre quest'ultimo è "eterno" ed "infinito in tutte le sue manifestazioni", i primi non erano affatto nè "eterni" nè "infiniti", e, pur avendo qualità sovrumane, nessuna di essa aveva le caratteristiche dell'infinitezza (nè l'"onniscienza", nè l'"onnipotenza").
Il che, puoi facilmente verificarlo leggendo la TEOGONIA di Esiodo, ovvero la recente monografia di "Archeo" sugli dei, che è ancora in edicola; lettura, peraltro, molto interessante.
Io ho detto soltanto, o, quantomeno, mi pare, che, a livello di "semantica logica", "onnisciente" non implica logicamente, come conseguente necessario, anche "onnipotente"; ed invero, si tratta di due concetti con significato diverso, nessuno dei quali comporta automaticamente l'altro (salvo un piccolo corollario che aggiungerò dopo, se ho tempo).
E questo è un conto, sotto il profilo meramente "logico".
Da un punto di vista "teologico", invece, ammesso che uno creda in un Dio delle religioni monoteiste (il nostro Dio, Allah o Geova), non vi è alcun dubbio che esso sia eterno ed <<"infinito in TUTTE le sue manifestazioni">>, perchè in nessuna di tali religioni, nè in alcuna eresia, si è mai ipotizzato che Dio abbia alcune qualità finite ed altre infinite, nè si è mai ipotizzato che oltre lui esistano altre entità che abbiano, congiuntamente o singolarmente, in tutto o in parte, delle caratteristiche "infinite".
Più volte, invero, i Papi hanno ribadito che: "...Dio, <<onnipotente>> in quanto unico spirito infinitamente perfetto è anche <<onnisciente>>, cioè che penetra tutto con la sua conoscenza." (GIOVANNI PAOLO II, UDIENZA GENERALE, Mercoledì, 18 settembre 1985).
Per questo avevo scritto: "se davvero il genio fosse "onnisciente" (per postulato anapodittico), allora Dio sarebbe Lui", con la Maiuscola, non con la minuscola.
Ragionando, sia pure un po' scherzosamente, sotto il profilo "teologico" e non "logico".
E, con ciò, spero di aver finalmente chiarito tale equivoco di fondo; del quale, però, mi assumo io la maggiore responsabilità, perchè ho alternato troppo il "registro" scherzoso -visto che si parlava di "geni della lampada"-, con il "registro" più serio della logica, nel cui ambito mi sono diffuso a spiegare che anche quella "probabilistica" è pur sempre "logica".
Per chiudere il punto 1, comunque, ribadito che "onnisciente" non implica <<logicamente>> "onnipotente" (ameno secondo noi due e Sgiombo), mi spiace però contraddirti su quello che asserisci dopo, e, cioè, che non ritieni neanche "ragionevole, plausibile, fondato" supporlo; ed infatti, da migliaia di anni miliardi di persone lo suppongono!
PICCOLO COROLLARIO
Pare, però, che Francesco Bacone dicesse "Scientia potentia est", per cui se ne potrebbe indurre anche che  "Scientia infinita potentia infinita est"; ed anche viceversa, ovviamente, perchè, se sei in grado di fare tutto, ma non sai tutte le cose che potresti fare, la tua onnipotenza sarebbe limitata dall'ignoranza! Tuttavia, secondo tale accezione, scienza e potenza, più che coesistere, sarebbero due aspetti di una stessa qualità.
Ma lasciamo stare, per carità; non voglio alterare ulteriormente il registro, onde evitare altri  fraintendimenti e discussioni a non finire!

2)
Dedurre che 8 sarebbero i 2/3 di 10 se 3 fosse la metà di 5, è perfettamente logico, anzi, matematico, volendo partire da un presupposto assurdo; al riguardo, invero, nell'operare i suoi calcoli, Cantor giustificava il superamento del "principio di non contraddizione", affermando che per la validità delle sue teorie sugli infiniti era sufficiente che esse avessero una "coerenza interna", al di là del "principio di non contraddizione". 
A parte questo, secondo me, restando alla nostra più umile logica aristotelica:
- tutto ciò che è autocontraddittorio non può esistere (ad es.un quadrupede con due zampe);
- ma non tutto ciò che non esiste, è autocontraddittorio (ad es.il genio della lampada o Babbo natale).
Però, se in via di mera ipotesi mi si pone l'"esistenza" di un essere "inesistente", cioè, il genio, pur non ritenendo l'onniscienza contraddittoria, posso più che legittimamente, e, anzi, "a fortiori" adottare tale strategia a mo' di esempio.
3)
Tu insisti ne dire: "...non reputo che tu sia non onnipotente per il fatto che tu sia non onnisciente, nessuno ragiona così".
Tu dici? ???
Peccato che non mi rammenti il nome, ma ci fu un Santo (mi pare un padre del deserto) a cui si presentò il Diavolo spacciandosi per Dio; allora il Santo chi chiese: "Quanti chicchi di sabbia ci sono in tutti i deserti del mondo?", il Diavolo rispose "Boh!", e, quindi, il santo gli fece: "Allora tu non sei il mio Dio Onnipotente!".
A parte il fatto, che, al posto del Diavolo, io avrei barato inventandomi un numero a casaccio, la storiella dimostra che non è poi tanto assurdo desumere la non onnipotenza di un essere, dal fatto che, essendo "finito", manca di qualsiasi altro requisito infinito. 
Quando, poi, tu scrivi che nessuno ti crede onnipotente perché tale proprietà è "infinitamente irragionevole", perchè non si è mai visto nessuno che fosse onnipotente, anzi, non abbiamo mai visto nulla con proprietà infinite, io ti rispondo ancora che, in via di mero giochetto logico, Karmelomale ci "impone" di credere ad un genio con una proprietà infinita; per cui, se devo mettere da parte la maggiore o minore ragionevolezza dell'ipotesi di partenza, devo necessariamente metterla da parte anche nei ragionamenti che da tale ipotesi derivano.
Per cui, così come mi sembra logicamente plausibile supporre che un essere di "natura finita" abbia solo "qualità finite", per amor di ipotesi, mi sembra parimenti  ragionevole supporre che un essere di "natura infinita" abbia solo "qualità infinite"; nè mi sembra ragionevole (sebbene non contraddittorio)  congetturare l'esistenza di un essere che abbia, contemporaneamente, sia qualità "finite" sia qualità "infinite", perchè non saprei che natura attribuirgli!
L'inferenza "quello ha una conoscenza finita quindi quello ha anche una potenza finita",  ha una RILEVANTISSIMA forza argomentativa, in quanto non si è mai visto il contrario.
Ed inoltre, è falsa la tua affermazione "nessuno ragiona così!", poichè io ragiono proprio così! :P
E penso proprio di non essere il solo.
Tu insisti a ripetere che è inverosimile incontrare una persona "onnipotente" perché non si è mai visto nessuno che sia onnipotente; OVVIO, ma io ti ripeto che Karmelomale ci ha fatto incontrare un genio "onnisciente", il che non è meno inverosimile!
Per cui, o stiamo al gioco, oppure è inutile rifiutarne le conseguenze logiche (necessarie o presuntive che esse siano).
4)
Attenzione, io non ho mai detto che, "dalla finita proprietà di un ente, possiamo inferire che possegga altre proprietà in grado finito" (cioè, dal fatto che è basso, che sia pure grasso), bensì, semplicemente, che "non possiamo ragionevolmente inferire che possegga altre proprietà in grado infinito"; il che, se ci rifletti, è cosa ben diversa!
Per cui, secondo me, allo stesso modo,  dal fatto che un ente abbia una qualità infinita possiamo benissimo ragionevolmente dedurre che abbia tutte le qualità possibili in grado infinito; ed infatti, come già detto, gli dei Greci avevano tutte e solo  qualità "sovrumane", ma tutte e solo finite, mentre il Dio UNICO, nessuno lo ha mai ipotizzato se non con tutte le qualità infinite!  ;)
Quanto al tuo successivo elenco (infinitamente ignorante, infinitamente impacciato ecc.), osservo che:
- per lo più si tratta di "assenza di qualità" e non di "qualità";
- per il resto, si tratta di qualità" tipiche di una scimmia antropomorfa, per cui non possono che essere "intrinsecamente" limitate.
E' per questo che io diffido di una concezione "catafatica" di Dio, la quale rischia quasi sempre di scadere nell'"antropopateticismo".
5)
Abbandonando la tua precedente formulazione, che, palesemente, violava le "clausole contrattuali" con il genio, adesso ne proponi un'altra molto più congrua:
"Considerando la mia idea di matrimonio felice, io e quella donna avremo un matrimonio felice?"
Complimenti, per due ragioni:
- alla fine cessi sempre, onestamente,di insistere nelle formulazioni  assolutamente insostenibili;
- in loro luogo ne proponi altre, che sono invece assolutamente condivisibili.
Ed infatti, la tua nuova formulazione, almeno secondo me, rispetta perfettamente le "clausole contrattuali" con il genio! ;)
Se mi consenti, però, avrei solo due appunti da fare.
Perchè mai chiedere al genio di considerare solo la "TUA" idea di matrimonio felice?
Non è un po' egoistico?
Ed infatti, magari, la tua idea di un matrimonio felice è quella di avere anche tre amanti oltre a tua moglie; ma, probabilmente, non è la stessa idea di matrimonio felice che nutre tua moglie.
Ed allora, forse, sarebbe meglio chiedere:
"Considerando l'idea di matrimonio felice che ho io, e quella che ha colei che vorrei sposare, io e quella donna avremo un matrimonio felice?"
In tal caso, se le vostre idee di matrimonio felice non coincidessero, il genio risponderebbe di NO; e forse sarebbe più giusto così.
Oppure, forse, ancora più semplicemente, si potrebbe chiedere:
"Io e quella donna avremo un matrimonio felice?"
Non ti pare? ;)
Resta solo un piccolo problema, che, però, a mio avviso sarebbe facilmente superabile.
Se il genio risponde di SI', tutto ok, puoi tranquillamente chiedere la sua mano, perchè sai in anticipo:
- che accetterà;
- che il matrimonio sarà felice (si presume per entrambi).
Ma se il genio risponde di NO?
In tal caso non puoi sapere:
- se ha risposto di NO perchè lei rifiuterà di sposarti;
- se ha risposto di NO perchè lei accetterà di sposarti, ma il vostro matrimonio sarà un inferno.
Poco male, però, perchè nel primo caso non hai scelta, mentre nel secondo caso puoi benissimo scegliere di non prenderla in moglie. ;)
6)
Quanto al tuo discorso sulle "domande doppie", in linea generale mi sembra abbastanza condivisibile, come già, peraltro, ho sempre detto anche io; ma tu insisti a non voler tenere conto di due circostanze particolari che attengono al nostro caso specifico.
A)  Ed invero, non c'è alcun dubbio che, con un SINGOLO SI' o un SINGOLO NO, si possa rispondere a DOMANDE MULTIPLE contenute in una stessa frase di senso compiuto, che si conclude con un unico punto interrogativo.
Ad esempio, tu puoi benissimo chiedere: "Mi regali un libro di filosofia e uno di logica matematica?", però, in effetti, si tratterebbe sostanzialmente più della "richiesta" di due azioni, che di "domande" vere e proprie.
Restando al campo delle "domande", cioè finalizzate ad ottenere informazioni, forse sarebbe più appropriato dire: "Hai mai letto in vita tua qualche libro di filosofia <<e>> qualche libro di logica matematica?"
Se ricorressero entrambe le circostanze, con un semplice singolo SI', io posso soddisfare, con un semplice monosillabo, entrambe le curiosità del mio interlocutore; ma, con un sempice singolo NO, se non posso spiegarmi meglio, lo lascio in dubbio se io non abbia letto alcun libro di tali materie, ovvero solo di una delle due materie.
Ma, a parte questo, il genio:
* non ha solo il limite di poter rispondere con un SI' o con un NO;
* ma HA ANCHE IL LIMITE DI POTER RISPONDERE AD UNA SOLA DOMANDA, e, cioè, di poter soddisfare SOLO UNA INFORMAZIONE!
Tu confondi le <<limitazioni del domandante>>, con le <<limitazioni del rispondente>>!
Per cui, se tu gli facessi una doppia domanda del genere, lui ti direbbe: "Ciccio, deciditi: vuoi sapere se ho letto qualche libro di filosofia oppure qualche libro di logica matematica...io posso rispondere ad una sola domanda!"
B) Ammesso e non concesso che il genio ci rispondesse lo stesso (restando alla tua doppia domanda originaria):
- se mi risponde SI', tutto OK, perchè mi sposerò ed il mio sarà un matrimonio felice;
- ma se mi risponde di NO, cosa significa la sua risposta?
Come ho già scritto, tenendo conto dell'operatore logico "AND" il Genio risponderà "SI'" solo se sono vere sia la proposizione prima dell'AND, sia quella dopo, mentre  risponderà "NO'" in tutti gli altri casi (come tu pure spesso hai ribadito).
Ma il nostro caso è molto molto particolare, perchè la proposizione prima dell'AND postula un evento "pregiudiziale" (avveramento del matrimonio) rispetto a quello successivo all'AND, che ne risulta logicamente "subordinato", e, cioè, il fatto che, una volta avveratosi il matrimonio, esso sarà felice o infelice. 
Per cui, in caso di risposta NO, l'"ipotesi matrimonio" risulterà "falsa" (cioè, "non ci sarà nessun matrimonio), ma "l'ipotesi matrimonio felice" non potrà risultare nè "falsa" nè "vera", perchè, se un matrimonio non c'è, non può essere nè "felice" nè "infelice"; se, poi, volessimo "falsificare" forzatamente anche l'ipotesi dopo l'AND, ne risulterebbe "NO, non avrai un matrimonio felice"!!!
Ma ti rendi conto cosa significa?
Dire non che "avrai un matrimonio non felice", equivale a dire che "avrai un matrimonio infelice"; ma come si fa ad avere un matrimonio infelice (post AND), se il matrimonio non ci sarà affatto (ante AND).
Violerebbe il principio di non contraddizione!
7)
Infine tu mi chiedi: "Se accade X, allora accade Y?" è una singola domanda o sono due domande?"
Al riguardo, a parte il fatto che, sintatticamente, sarebbe più corretto usare il congiuntivo e il condizionale, e non il presente: (cioè "Se accadesse X, allora accadrebbe Y?"), in fondo, si tratta di un normale "periodo ipotetico interrogativo", costituito da una "protasi" subordinata e condizionale, nonchè dalla sua reggente "apodosi"; per cui non c'è alcun dubbio che si tratta di una  SINGOLA DOMANDA.
Ed infatti, sarebbe perfettamente legittimo chiedere al genio: "Se me la sposassi, allora il mio matrimonio sarebbe felice?"
Qualunque cosa ti risponderà, saprai soltanto che, se te la sposassi, il tuo matrimonio sarebbe felice o infelice; ma non saprai mai, in anticipo, se riuscirai mai a sposartela o meno. :(
Cioè, appunto, otterai soltanto UNA informazione! ;)

 
#5631
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
08 Marzo 2018, 17:12:39 PM
Ciao Apeiron,
in effetti nel "sonno profondo" (e soprattuto in "anestesia totale") non c'è "coscienza individuale"; quindi, secondo me,  è davvero arduo pensare che tipo di "cognizione individuale" possa esserci in assenza del corpo. 
Quanto al resto, io opto per la terza possibilità: cioè un "soggetto cosmico" unico, un "Io cosmico", che costituisce l'"ordito" della realtà, mentre noi ne siamo soltanto la "trama".
Però, secondo me, non puoi farne esperienza in alcun modo, perchè esperienza significa "dualismo" tra soggetto ed oggetto; secondo me, puoi solo "svegliarti", ed accorgerti, tu, "di essere Lui".
Disse il saggio padre a Svetaketu;"Butta questo sale nell'acqua e ritorna da me domani mattina." Svetaketu obbedì al padre. Allora il padre gli disse: "Portami ora quel sale che tu ieri hai gettato nell'acqua." Svetaketu guardò nell'acqua e non lo vide più. Si era sciolto."Assapora un po' di quell'acqua prendendola alla superficie. Come è?" "E' salata." "Assapora un po' di quell'acqua prendendola in basso. Come è?" "E' salata." Assaporane ancora e vieni da me." Il figlio gli obbedì e gli disse: "E' sempre lo stesso." Allora il padre disse a Svetaketu: "Così pure, o figlio mio, tu non afferri l'essere, e purtanto esso è presente ovunque tu sei.
Quello sei "tu", o Svetaketu! 
Tutto quanto esiste è manifestazione dell'ESSERE; esso è l'unica realtà, essa è l'atman. 
Quello sei "tu", o Svetaketu! 
#5632
ciao Paul11,
almeno per quello che mi risulta, la tua descrizione della concezione giuridica degli antichi è assolutamente corretta e perspicua; le leggi, infatti, erano ritenute giuste se rispecchiavano l'ordine universale, ed il "re" era considerato il "mediatore" fra la Legge e gli uomini, incarnando la Legge, alla quale anche lui era sottoposto.
Questo, in effetti, avveniva anche nella Roma Repubblicana, quando l'odiata figura del "rex" politico, venne sussunta dal  "rex sacrorum", a cui erano demandati i compiti religiosi, perdendo ogni valenza politica; tale istituto permase sino alla fine dell'Impero, e veniva esercitata nella Regia (Reggia), proprio al centro del foro, di fronte al tempio di Antonina e Faustina.
Tuttavia, a Roma, il vero "mediatore" tra il divino e l'umano, era il "Pontifex Maximus", al quale era contemporaneamente assegnato:
- il compito di costruire "ponti materiali", per congiungere le due sponde dei fiumi (il primo Pontifex fu nominato proprio per la costruzione del più antico ponte Sublicio, vicino casa mia);
- il compito di costruire "ponti spirituali", per congiungere la sponda della realtà umana, con la sponda della realtà divina.
Quanto all'"l'homo sacer", in latino "sacer" è ciò che appartiene al dio; tuttavia esistono varie teorie circa tale figura, che non è molto chiara.
Secondo alcuni, infatti, arcaicamente, '"l'homo sacer" era quello destinato ad un "sacrificio" umano in onore del dio (da "sacer" appunto), un po' come presso gli Aztechi; però tale tesi è molto discutibile, in quanto Verrio Flacco scrive testualmente che non è "fas" (giusto) che l'homo sacer sia immolato alla divinità.
Però tutto sta a vedere come stavano le cose in epoche più antiche.
Poi, come giustamente scrivi tu, con i codici di Giustiniano, il diritto, per così dire, si "laicizzò"; e, successivamente, si frazionò in vari "diritti" (canonico, mercantile, militare ecc.)
Non mi è invece ben chiaro a cosa ti riferisci quando scrivi che: "...nei fatti nelle prassi il diritto privato, l'interesse individuale, collide con quello pubblico creando privilegi ad esempio...(credo che sia saltato qualcosa).
E' invece in buona parte vero che, a partire dal basso medioevo, le leggi vengono incentrate sempre di più sui rapporti di scambio, sui diritti di proprietà, sui rapporti societari ecc.; e quindi il "movimento storico giuridico" si sposta dall'unità di un ordine universale, al regolamento dei rapporti tra gli uomini tra di loro, e tra di loro e lo Stato.
Chiusa la parentesi storica, che mi sembra abbastanza condivisibile e molto ben delineata, poi tu passi da considerazioni "ontologiche" a considerazioni di carattere "deontologico", asserendo che, se non c'è la premessa della virtù, intesa a procurare "l'interesse generale del popolo", nessuna legislazione potrà praticarsi nel buon governo, essendo viziata dal vantaggio personale e non dal vantaggio generale; rammento benissimo il passo di un famoso discorso di Robespierre (l'Incorruttibile) molto simile a quello che scrivi tu, ma, purtroppo, non riesco a ritrovare la fonte.
Comunque, personalmente, almeno in teoria, sarei perfettamente d'accordo!
Il problema, però, è capire bene quale sia "l'interesse generale del popolo", giacchè, a differenza di quanto molti credono, esso non coincide necessariamente  con "l'interesse della maggioranza del popolo"; la quale, però, in democrazia, è quella che decide quale interesse vada precipuamente perseguito dai rappresentanti che esso elegge (cioè, "il proprio interesse", e non necessariamente quello generale).
Ed è per questo che esistono le Costituzioni; altrimenti una "assemblea democratica allo stato puro", si ridurrebbe a quella in cui tre leoni e due gazzelle devono decidere "a maggioranza" cosa mangiare per colazione!
Non mi è invece ben chiaro quanto scrivi dopo: "Il "virtuoso" innanzitutto deve credere ad un ordine universale in cui lui stesso è collocato e nessuno escluso, per cui la Legge deve regolare i comportamenti umani in funzione dell'ordine armonico."
E chi è che stabilisce quale sarebbe l'"ordine universale" e l'"ordine armonico"?
Forse il "virtuoso"?
E' appunto quello che voleva fare Platone (nella Repubblica), con la sua concezione della "Sapienza" e Robespierre con la sua concezione della "Virtù"; ma le utopie, purtroppo, perseguendo ingenuamente dei sogni, se poi si cerca di attuarle concretamente finiscono inevitabilmente per realizzare dei veri e propri incubi!
Poi tu scrivi che, se il virtuoso cerca il vantaggio del popolo, "sta a lui" comunicare al popolo "il perchè" di una determinata legge.
Va bene:
- e se lui è virtuoso, ma è molto scarso come  comunicatore?
- e se non ha a disposizione sufficienti "mass media" per propagandare adeguatamente le sue "spiegazioni?
Diversamente, l'ingiusto è colui che cerca il vantaggio personale a scapito del popolo, ma non sempre prima o poi paga, perchè, magari lui non sarà un "virtuoso":
- però, magari, è un grande   comunicatore;
- però, magari, ha a disposizione sufficienti "mass media" per frodare il popolo.
Purtroppo, tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, c'è sempre uno "iato"!
Comunque, per fortuna, dal punto di vista giusnaturalistico basato sulla filogenesi evolutiva, l'uomo è prevalentemente "un buon selvaggio", e non "un uomo lupo"; e la prova è sotto i nostri occhi, perchè, se così non fosse, l'aggressività intraspecifica (peraltro non certo scarsa) ci avrebbe già da tempo condotto all'estinzione.
Quanto alla legge, invece, secondo me, più essa si orienta a ritenere l'uomo di natura buona, giusta o virtuosa, e meno funziona; ed infatti, del freno e del regolamento della legge (soprattutto quella penale) hanno bisogno i cattivi, e non i buoni. 
Quanto alla tua conclusione, sono perfettamente d'accordo sul fatto che l'ordinamento giuridico dovrebbe essere coerente e non accozzaglie di leggi contraddittorie fra loro; il problema è trovare qualcuno che  sia in grado di realizzare un simile sistema giuridico.
Alle prossime elezioni voterò subito per lui!
#5633
COROLLARIO
Scusami, Epicurus,
ma ieri non ho fatto in tempo a concludere del tutto.
Ed infatti è sempre bene rammentare che  Karmelomale ha così delimitato i TRE precisi "limiti" del suo genio "onnisciente":
1) Può rispondere ad "una sola" (cioè "singola") domanda;
2) Può rispondere a tale "singola" domanda soltanto con un sì o con un no;
3)  Può farlo una sola volta, in quanto, dopo aver fornito la sua risposta, ritornerà per sempre nella sua lampada. 
---
CLAUSOLA n°1
La formulazione della tua domanda era: "Considerando la mia idea di matrimonio felice, io e quella donna ci sposeremo e avremo un matrimonio felice?"; secondo me, invece, semmai avremmo dovuto più correttamente formularla così: "Considerando la mia idea di matrimonio felice, io e quella donna ci sposeremo e, <<se ci sposassimo>> avremMo un matrimonio felice?".
Ma lasciamo stare, perchè, in entrambi i casi, le domande sono sempre <<chiaramente>> due:
PRIMA DOMANDA: Io e quella donna ci sposeremo? 
SECONDA DOMANDA: Io e quella donna avremo un matrimonio felice?
Per cui, puoi girare la frittata come ti pare, ma la tua "duplice" domanda, viola palesemente la "clausola" n°1, che ci impone di fare al genio una sola domanda al massimo; questo l'ho già ampiamente dimostrato sopra, per cui è inutile tornarci ancora sopra. :)
---
CLAUSOLA n°2
Ammesso e non concesso che il genio fosse tenuto a rispondere anche se noi abbiamo violato la "clausola" n°1" (e non deve nè può farlo), in base alla "clausola" n°2" lui può rispondere solo con un SI' o con un NO.
Orbene:
a) se mi risponde SI', tutto OK, perchè mi sposerò ed il mio sarà un matrimonio felice;
b) ma se mi risponde di NO, cosa significa la sua risposta:
- che non mi sposerò affatto?
- che mi sposerò, ma il mio matrimonio non sarà felice?
Ed invero è un po' difficile rispondere solo con un SI' o con un NO a due domande distinte di tale genere: cioè "mi sposo (e poi sarò felice)?" e "NON mi sposo per niente?".
E' pure vero, però, che tenendo conto dell'operatore logico "AND" il Genio risponderà "SI'" solo se sono vere sia la proposizione prima dell'AND, sia quella dopo, mentre  risponderà "NO'" in tutti gli altri casi; ma, in questo caso, molto particolare, , a ben vedere, la proposizione prima dell'AND postula un evento "pregiudiziale" (avveramento del matrimonio) rispetto a quello successivo all'AND, che ne risulta logicamente subordinato (cioè, il fatto che, una volta avveratosi il matrimonio, esso sarà felice). 
Per cui, in caso di risposta NO, l'"ipotesi matrimonio" risulterà "falsa", ma "l'ipotesi matrimonio felice" non potrà risultare nè "falsa" nè "vera", perchè, se un matrimonio non c'è, non può essere nè "felice" nè "infelice"; se, poi, volessimo "falsificare" forzatamente anche l'ipotesi dopo l'AND, ne risulterebbe "NO, non avrai un matrimonio felice", ma questo suonerebbe molto ambiguo, perchè, dire che qualcuno "non avrà un matrimonio felice", implica che si sia previamente sposato (altrimenti l'affermazione non avrebbe senso), mentre invece, la proposizione prima dell'AND, abbiamo detto che è "falsa" (nessun matrimonio possibile).
Ma mi fermo qui, perchè la testa comincia a girarmi un po'. :-\
---
CLAUSOLA n°3
Ciò premesso, se tu chiedessi al genio: "Considerando la mia idea di matrimonio felice, io e quella donna ci sposeremo e avremo un matrimonio felice?", e lui ti rispondesse di <<NO>>, non penso proprio che ti mettereresti ad elucubrare sul meccanismo delle "operazioni booleane", ma credo che ti verrebbe spontaneo chiedergli ancora: " <<NO>> che cosa? <<No>> non mi sposerò, oppure <<no>>, mi sposerò ma non sarò felice?".
Però non puoi fargli un'altra domanda, perchè, per non violare la clausola n°3, il genio sarebbe già tornato di nuovo nella bottiglia. :-*
***
In conclusione, però, a mio avviso è inutile affannarsi a decrittare il significato delle clausole 2 e 3, visto che la doppia domanda ha già palesemente violato la clausola 1. ;)
***
#5634
Caro Epicurus,
non è che io non voglia concentrarmi sulla "questione logica", poichè, a ben vedere, anche il ragionamento "per presunzioni" è un procedimento assolutamente "logico"; ed infatti, non è affatto vero che la logica debba condurre per forza a conclusioni "necessarie", potendo essa portare anche a conclusioni meramente "probabili". 
A meno che non si voglia considerare "illogica" una conclusione soltanto "probabile"; ma non mi sembra un assunto sostenibile!
Per cui non mi sembrava esatto quanto scrivevi, e, cioè, che il mio ragionamento probabilistico era "...contrario alla logica e non fondato razionalmente in alcun modo", e, quindi "non ragionevole". :)
          ***
Comunque, devo darti atto che hai riportato congruamente, benchè in sintesi, il mio ragionamento presuntivo:
1. Il Genio ha una proprietà infinita, cioè l'onniscienza.
2. E' strano che qualcuno che abbia una proprietà infinita non abbia anche tutte le altre proprietà infinite.
3. L'onnipotenza è una proprietà infinita.
4. Quindi, il Genio è probabilmente anche onnipotente.
Tu dici che il punto 2) è il più debole; può darsi...vediamo perchè.
Per sostenerlo, in effetti, io sostenevo "a contrario", che, come l'incontrare una persona non onnisciente ci spinge ragionevolmente a credere che tale persona sia anche non onnipotente, così l'incontrare una persona onnisciente ti spinge a credere che tale persona sia anche onnipotente.
Anche qui, sia pur sinteticamente, hai riportato perfettamente il mio ragionamento; vediamo cosa c'è, in esso, che non ti convince!
Dunque, tu dici: "Se incontro te per strada, non reputo che tu sia "non onnipotente" per il fatto che tu sia "non onnisciente", nessuno ragiona così. Nessuno ti crede onnipotente perché tale proprietà è infinitamente irragionevole, non si è mai visto nessuno che fosse "onnipotente", anzi, non abbiamo mai visto nulla con proprietà infinite; non abbiamo teorie che spieghino l'onnipotenza; Detto questo, non rimane molto di plausibile." 
Sono perfettamente d'accordo, come è ovvio: ma ATTENZIONE, tu hai abilmente spostato i termini della questione, passando dal tuo ipotetico gioco intellettuale, a quello non ipotetico!
Ed infatti, allo stesso modo, io potrei replicarti che non si è mai nemmeno visto nessuno che sia "onnisciente", anzi, non abbiamo mai visto nessuno con proprietà infinite; ma, se tu parti da un presupposto "ipotetico", io non posso che fare un ragionamento "ipotetico" basato sul presupposto del tuo stesso "ipotetico" gioco intellettuale.
Per esempio, ti ricorderò ora il quesito che il grande Aristotele faceva ai suoi migliori discepoli: "Se 3 fosse la metà di 5, quanto sarebbero i 2/3 di 10?"
In questo caso, il presupposto ipotetico è ancora più assurdo di quello del "genio onnisciente; ed infatti, sarebbe  come chiedere: "Se i somari volassero all'altezza del Pantheon, a che altezza volerebbero i cavalli?".
La risposta, secondo me,  potrebbe essere "A qualunque altezza ti piaccia, perché da una premessa assurda, può trarsi qualsiasi assurda conclusione!"
Allo stesso modo, quindi, secondo me, se 3 fosse la metà di 5, i 2/3 di 10 potrebbero essere qualsiasi numero mi piaccia!
Però, se Aristotile mi dicesse che è solo un gioco intellettuale, e che devo ragionare come se il suo postulato fosse vero, a mio  avviso,  l'unica soluzione possibile consisterebbe nell'operare la seguente proporzione:
3 : 1/2 di 5 = X : 2/3 di 10
Moltiplicando gli estremi 3 x 6,666 (cioè, per i 2/3 di 10), avremo 19,999...che arrotondiamo per semplicità a 20.
Quindi, dividendo il risultato del prodotto degli estremi, che è 20, per il termine conosciuto mediano, che è 2,5 (1/2 di 5), avremo che, se per assurdo 3 fosse la metà di 5, i 2/3 di 10 sarebbero pari a 8.
Ovviamente 8 non sono i i 2/3 di 10, ma lo sarebbero, dovendo necessariamente prendere per buono il suo assurdo presupposto!
Allo stesso modo, dovendo prendere per buono il tuo paradossale presupposto che esista un "essere onnisciente", io sono perfettamente legittimato a ragionare "a contrario" (in base ad esso), che, così come l'incontrare una persona non onnisciente ci spinge ragionevolmente a credere che tale persona sia anche non onnipotente, così anche l'incontrare una persona onnisciente mi spinge a credere che tale persona sia anche onnipotente.
Non puoi mica rimangiarti il tuo presupposto, per invalidare il ragionamento (sia pure probabilistico) che io ci ho costruito sopra dandoti retta; altrimenti è evidente che l'intero gioco intellettuale, e paradossale, non reggerebbe più. ;)
          ***
Quanto al fatto, infine, che io potrei chiedere al Genio: "Considerando la mia idea di matrimonio felice, io e quella donna ci sposeremo e avremo un matrimonio felice?"  , insisto nel dire che ci sono due domande:
PRIMA DOMANDA (che richiede un certo tipo di informazione): "Io e quella donna ci sposeremo? "
SECONDA DOMANDA (che richiede un altro tipo di informazione): "Io e quella donna avremo un matrimonio felice?"
A me pare più che evidente, visto che il presupposto del tuo gioco era: "Questo genio può rispondere AD UNA SOLA domanda con un sì o con un no", mentre quelle sono chiaramente DUE DOMANDE, che, quindi, richiedono DUE DIVERSE INFORMAZIONI!
Cosa c'entrano adesso gli "operatori logici", o "operazioni boleane" che dir si voglia, con il tuo postulato iniziale? 
Non hanno niente a che vedere con il nostro caso, bensì, per esempio, con la ricerca di testi complessi in cui io pretendo che appaiano "sempre" le due parole (and), e non certo con un ipotetico genio che risponde ad un'UNICA DOMANDA!
Non cercare di confondere le carte in tavola, birbante!  :D
"Esiste Dio?", peraltro, è un'unica domanda, non due, tre o quattro, solo perchè tale soggetto potrebbe avere più attributi; sarebbe come sostenere che, se qualcuno bussasse alla porta, ed io chiedessi "Sei Giovanni", e lui mi rispondesse "Sì", sarebbe come se lui mi avesse fornito tutte le sue generalità (luogo di nascita, data di nascita, indirizzo, codice fiscale ecc.).
Se il genio ci ha concesso di fare "una sola domanda", il vincolo c'è, eccome; per cui puoi sapere da lui solo:
- se te la sposerai;
- ovvero, nell'ipotesi che tu te la sposassi, se sarai felice...
le quali sono due informazioni concettualmente differenti!
Diversamente dal genio, io, in qualità di avvocato, consento sempre ai clienti di farmi più domande; ma le considero sempre separatamente (come presumo farebbe lui).
Per esempio, se un cliente mi chiedesse: "Posso chiederle se è disposto a chiarirmi alcuni dubbi, ed a quale prezzo per ciascun dubbio chiarito?"
Io risponderei:
"Sono disposto a chiarire qualunque suo dubbio, non si preoccupi: il prezzo è di 500 euro a quesito!"
"Va bene!"
"Embè, e i 1000 euro?"
"Cosa? Ma io ancora non le ho chiesto nulla!!!"
"Come no? Lei mi ha già fatto due domande ed io le ho dato due distinte informazioni, cioè:
- lei mi ha chiesto se io fossi disposto a chiarirle le alcuni dubbi, ed io le ho dato una prima risposta, dicendole che "sono disposto a chiarire qualunque suo dubbio"... 500 euro prego; 
- lei, poi, mi ha chiesto, quale è il prezzo per ciascun dubbio chiarito, ed io le ho fornito una seconda risposta, cioè "500 euro a quesito"...per cui, altri 500 euro prego.
Ovviamente sto scherzando, però credo che il mio esempio valga bene a chiarire cosa significhi soddisfare una sola o più informazioni!
E il genio, sia pure gratis, ci aveva detto che poteva fornirne una sola! ;)
#5635
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
07 Marzo 2018, 14:20:58 PM
Ciao @Apeiron,
prego...ma se la mi risposta è stata interessante, il merito è stato principalmente del tuo precedente intervento, che era molto intelligente.  ;)
Come lo sono, peraltro, anche le tue successive considerazioni, che, a mio avviso sono quasi tutte condivisibili; a parte qualcuna, almeno sotto certi aspetti. :)
          ***
Per esempio, anche io sono ben consapevole di non poter sapere con certezza cosa "ci attende" dopo la morte, però sono pressochè certo di sapere cosa "NON ci attende"; vale a dire che, così come sono sicuro di non poter più "passeggiare", in mancanza di piedi, allo stesso modo sono sicuro di non poter più "pensare", in assenza di un cervello.
Una cosa del genere, essendo il pensiero una cosa molto "impalpabile", era in effetti ancora ipotizzabile fino a non molto tempo fa; ma, da quando le "neuroscienze", soprattutto attraverso il "neuroimaging", sono riuscite a monitorare "fotograficamente" lo stretto collegamento tra pensieri, ricordi, desideri ecc.e specifiche aree del cervello, una ipotesi del genere non è più assolutamente sostenibile (ammesso e non concesso che fosse sostenibile prima).
          ***
Non è questa la sede per approfondire la cosa, ma vi basterà leggere qualche numero di "MIND", in edicola ogni mese, per rendervi meglio conto di quanto dico; salvo, ovviamente, che non vi si attivi un tipico "blocco" psicologico (anche questo individuato con il "neuroimaging" nella neocorteccia ventrale), che ci impedisce di credere a ciò a cui non vogliamo credere, ed a costruire a dei ragionamenti per dimostrare che non è vero.
Cosa che, talvolta, temo che capiti anche a me! :(
Spero che non sia il caso della mia tendenza a voler credere nella sopravvivenza di una "coscienza universale", della quale la mia "coscienza individuale" sarebbe soltanto un epifenomeno contingente; ma, ovviamente, non potendo dimostrarlo, non potrei giurarci!
Sebbene, in effetti, ancora non si può dimostrare nemmeno se la mente sia nel corpo, o viceversa; ammesso che il dilemma abbia realmente un senso.
          ***
Peraltro, in effetti, non sbagli nel dire che c'è ancora qualche aspetto della nostra coscienza che sfugge a qualsiasi analisi empirica; ad esempio, con il neuroimaging, pare che siano arrivati persino a "capire" a cosa stai pensando, ma, di sicuro, non a "vederlo" come tu lo vedi nella tua mente (nè, tantomeno, a "sentirlo" come te).
Senza considerare che lo stesso "dualismo" tra "soggetto" ed "oggetto", oggi molto sottoposto (non sempre giustamente) a critica generale, diventa ancora più "traballante" quando è il "soggetto" che vuole porre se stesso "soggetto", quale "oggetto" di analisi. 
          ***
Quanto ai collegamenti con l'etica, non c'è dubbio, come tu scrivi, che la consapevolezza della fragilità della vita ci rende molto più cauti nel decidere come agire; cioè, se "bene" o "male"!
Ed è anche vero che l'aldilà,  oltre a condurci al ragionamento "di comodo" di cui parlavo io la volta scorsa, potrebbe portarci anche ad una riflessione, come dici tu, molto più interessante e condivisibile: ed infatti, per riprendere tali e quali le tue parole, se per esempio crediamo che la morte non è né la fine nostra né di quella degli altri, è possibile che diamo più valore alle nostre azioni in quanto possiamo sentire un maggior senso di appartenenza con gli altri. 
E, nello stesso tempo, può aiutarci ad essere più "distaccati" dal presente e aiutarci a "trascendere" le condizioni del momento ma nel contempo a vederci in una realtà più ampia di quella di cui siamo abituati.  ;)
          ***
Riguardo al fondamento dei comportamenti etici a livello biologico, hai ragione nel dire che la scienza può dare solo la spiegazione del "perchè" filogenetico ed evolutivo (oltre che meramente culturale) di determinati comportamenti, ma non può certo sostituirsi al giudizio valoriale che attiene alla singola coscienza di ciascuno di noi; ti ringrazio per aver evidenziato la cosa, perchè, in effetti, per così come mi ero limitato a prospettare la cosa, il mio pensiero poteva effettivamente dar luogo ad equivoci.
Per citare Shakespeare, invero: "Il sovrano può disporre dell'obbedienza di ciascun suddito, ma non dell'anima di ciascun suddito, che appartiene soltanto a lui stesso" (Enrico V - Atto Quarto). :)
#5636
Caro Paul11,
in primo luogo ti ringrazio per i complimenti, che, a dire il vero, non sono del tutto meritati (salvo, forse, per la mia "buona volontà"); ed infatti, pure se un po' lo conosco, Platone non è di sicuro il mio "cavallo di battaglia".
Grazie :)
Ad ogni modo, a mio sommesso avviso, quella che Socrate utilizza nel dibattito con Trasimaco, più che la "maieutica", in più passi a me sembra sfiorare l'"eristica" vera e propria; ma, in verità, in questo caso lui non sta cercando di far partorire la verità ad un suo "discepolo", bensì, più che altro, cerca di prevalere "dialetticamente" su un "avversario".
Il che spiega, ma non giustifica molto, il suo ricorrere, spesso, a dei veri e propri "sofismi" ed a ragionamenti palesemente "paralogistici".
Ma. la mia critica di cui sopra (ammesso che sia corretta), si riferisce a "quello specifico passo", e non certo all'"opera di Platone nel suo complesso".
       ***
I termini più importanti utilizzati nel passo, in effetti, sono virtù/vizio, vantaggio/svantaggio, felicità/infelicità, giustizia e ingiustizia; ma, secondo me, i due dialoganti ne danno troppo per scontato il significato, il che, in una discussione filosofica, è una cosa pericolosa per entrambi gli interlocutori.
Ed  infatti, in fondo in fondo, a mio parere Socrate e Trasimaco non si capiscono molto bene tra di loro; ed ammetto umilmente che molte cose non le ho capite nemmeno io!
          ***
Detto questo, trovo molto interessante, ben sviluppato e condivisibile il tuo discorso circa il modo in cui  Socrate e molti filosofi e pensatori della Grecia antica, consideravano la LEGGE; ed invero, forse in conseguenza della sua concezione "ideale" della realtà, specie Platone ritiene che la "Legge" sia al di sopra dei singoli "concreti" governi, e che il governante incarna (o meglio, sarebbe auspicabile che incarnasse) la Legge, a sua volta relazionata ad un ordine superiore universale.
Ma le "ombre" proiettate in fondo alla caverna, in fondo, sempre "ombre"  sono destinate a restare... o no?
          ***
Premesso questo, come già avevo scritto nel mio commento, spesso gli antichi tendevano a confondere un po' troppo la GIUSTIZIA, con le LEGGI, che sono due cose affini, ma alquanto diverse tra di loro; ad esempio, quelle razziali erano sicuramente delle "LEGGI", ma è molto dubbio che potessero anche definirsi "GIUSTE"!
Ed infatti, è vero che, in teoria, le LEGGI dovrebbero interpretare concretamente la GIUSTIZIA, ma, in pratica, non sempre è così, sia sotto il profilo "patologico", sia pure sotto il profilo "fisiologico"; ed infatti, talvolta le norme devono sacrificare quella che astrattamente sarebbe la regolazione più GIUSTA, per renderla materialmente più GESTIBILE (il che spesso accade in materia fiscale).
          ***
Comunque, in un certo senso è vero (come tu sagacemente scrivi)  che, quella LEGGE interpretata dagli antichi come superiore GIUSTIZIA, in genere si cerca di tradurla nei principi delle moderne Costituzioni; tra di esse, in effetti, c'è maggior similitudine, sebbene mai del tutto completa.
          ***
Comunque non è del tutto vero che i governanti passano, ma "...rimane la Legge che è la tradizione che prima fu nomos nelle polis poi lex e ius nelle cives latine"; ed infatti, nel tempo, non cambiamo soltanto i governanti, ma anche le leggi (e non di rado il loro stessi principi guida).
Senza considerare che, in tradizioni storiche diverse da quella occidentale (e talvolta anche in quest'ultima), ci sono stati dei governanti che hanno proclamato di essere "loro" la legge!
          ***
Detto questo per quanto concerne la posizione di Platone nello specifico passo (il quale, però, sarebbe ingiusto considerarlo isolatamente dalle altre opere), circa la posizione di Trasimaco, secondo me è un po' troppo riduttiva considerarla tipica dell'"uomo del popolo" che vede e subisce le pratiche del governo da cui si percepisce il segno dell'ingiustizia; salvo voler considerare un "quisque de populo" Machiavelli, Guicciardini ed altri.
Secondo me, in effetti, Socrate è un po' come un "pittore", che dipinge la realtà per come vorrebbe che fosse, mentre Trasimaco è un semplice fotografo, che la ritrae così com'è: per forza le due immagini non coincidono!
          ***
Quanto al fatto che i risultati dei "governi" sono cosa diversa dai "principi" che determinarono le leggi, chi è mai che stabilisce quali siano i "principi" che devono determinare le leggi?
I "principi" li stabilisce chi "governa", ovviamente; e, quindi, è un po' un serpente che si morde la coda!
Coloro che governano, in qualunque tipo di regime (democrazia compresa), possono essere "buoni" o "cattivi"; ma, anche laddove essi vengono eletti, in fondo, non c'è un sistema veramente sicuro per essere certi che essi siano veramente "buoni" (in senso lato)!
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Ed invero:
a) Il "virtuoso" cerca il vantaggio per il popolo, ma, proprio perchè è virtuoso, in genere non è capace di sedurlo mediaticamente attraverso una adeguata propaganda; per cui, talvolta, somministrandogli una medicina necessaria, ma amara, finisce per provocare sedizione e rivolta, rendendosi così inviso al popolo e non rendendo affatto felice nè il popolo nè se stesso. 
b) L'"ingiusto", invece, cerca il vantaggio per sè e/o per la propria classe o fazione, ma, proprio perchè è un malandrino, è quasi sempre capace di sedurlo ed ingannarlo mediaticamente attraverso una adeguata propaganda; per cui, somministrandogli "panem et circenses", raramente si rende inviso al popolo, rendendo invece (pseudo)felice sia il popolo che se stesso. 
Ovviamente, questi sono i "casi estremi" e "paradigmatici", che non si riproducono mai esattamente così come da me descritti nella realtà; quelli che si verificano, sono i casi intermedi...come ciascuno può giudicare per esperienza personale.
Devo proprio fare qualche eclatante esempio?
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Quanto al fatto che il termine "diritto di natura", abbia subito storicamente molte interpretazioni presentandosi quindi come termine ambiguo, sono perfettamente d'accordo; però non sono affatto d'accordo sul fatto che la modernità abbia contribuito a generare confusione e non chiarezza.
Posto, infatti, che sia lecito collegare il "giusnaturalismo" all'"etica", infatti, è ormai indubbio che determinati comportamenti, per così dire "morali", siano stati determinati dalla "filogenesi evolutiva"; io ho fatto l'esempio del "tabu dell'incesto" (valido per alcune specie, come l'uomo e l'oca cinerina, mentre  altre no), ma se ne potrebbero fare molti altri, in genere validi per quasi tutte le specie di mammiferi superiori.
A questo punto, so che molti insorgeranno citando le più disparate ricerche "antropologiche", le quali attestano le più svariate e bizzarre eccezioni a tali principi comportamentali; le quali, come noto, confermano la regola, in quanto va logicamente studiato il comportamento prevalente e maggiormente diffuso di una specie, non quello aberrante (di solito dovuto a particolari condizioni ambientali) o meramente ritualistico.
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Quanto al "opositivismo giuridico", esso nasce sicuramente dalla forza del legislatore, vale a dire la Legge a cui lo stesso governante deve giurare fedeltà (cosa che non gli pesa molto, avendola fatta lui), ma che, comunque, può cambiare quando e come vuole, giurandoci sopra un'altra volta; ed infatti, per "positivismo giuridico" (denominato anche "giuspositivismo"), come già avevo scritto, si intende quella dottrina di filosofia del diritto, la quale considera come unico possibile diritto quello consacrato nei codici di un qualunque Stato, sia esso democratico o dittatoriale, comunista o fascista.
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Quanto a Kelsen, il cui sistema di filosofia del diritto è, in sè, rispettabilissimo (e meriterebbe un "thread" a parte), ebbe putroppo la sfortuna di essere interpretato un po' troppo alla lettera; ed infatti, per salvare la pelle, fu a lui che si appellarono i peggiori criminali nazisti a Norimberga, gridando: "Abbiamo semplicemente applicato la Legge scritta del nostro Stato...GESETZ IST GESETZ".
Però, sono stati impiccati lo stesso, per me, MOLTO GIUSTAMENTE, in base ad un legge che non era scritta in nessun codice (a parte, forse, quello genetico dell'uomo). ;)
#5637
Caro Green Demetr,
cercherò di risponderti, brevemente, e punto per punto:
1)
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che la filosofia positivista fascista (e ancor più nazista), in buona parte ispirata alla REPUBBLICA di Platone, sia quanto di più infame e deleterio abbia partorito la Storia. ;)
2)
Quanto al fatto che la filosofia giusnaturalista, secondo te, sia l'apoteosi del MALE, sinceramente, non capisco proprio perchè; nè comprendo in quale senso, e, soprattutto per quali ragioni, ritieni "puerile" il mio senso di giustizia" (che a tutto si rifà, meno che a San Paolo, di cui ho riportato una citazione a fini completamente diversi).
E poi dovresti specificare meglio, quali "conti" e con quale "realtà". ;)
3) 
Quanto al fatto che "...lo sanno tutti che il giusnaturalismo è quello appoggiato dalla chiesa", temo che tu ti riferisca solo ad "un" tipo di giusnaturalismo (che, personalmente, non condivido affatto), mentre, invece, ce ne sono più di uno; come, ad esempio, quello che ispirò il processo di Norimberga, che, di religioso, non aveva assolutamente niente...e ad altri tipi ancora. ;)
4)
Il "giusto" e lo "sbagliato" esistono eccome; tanto è vero che tu pensi di dire cose "giuste" ed io "sbagliate"!  
Tale componenti psichiche hanno sia un fondamento genetico che un fondamento culturale; puoi anche chiamare quest'ultimo "convenzioni", non c'è problema.
Posso benissimo essere d'accordo...e allora? :D
5)
Quanto al tabu dell'incesto, se è per questo ci sono state culture che consideravano normale anche il matrimonio tra fratello e sorella (ad esempio quello dei Faraoni); ma tu confondi le diverse tipologie di "incesto", e, soprattutto, confondi le "eccezioni" culturali ristrette a particolari "ridotte" caste dominanti, con la tendenza genetica "generale" della specie "homo", presso la quale l'incesto, soprattutto tra figli e genitori, ha sempre costituito un tabu.
Ed invero, se tale tendenza fosse stata generalizzata, considerate le patologie recessive collegate a tali tipi di unione, la specie umana si sarebbe estinta da lungo tempo; come, storicamente, sono degenerate si sono estinte alcune popolazioni dedite, nemmeno all'incesto vero e proprio, bensì ad una eccessiva endogamia. 
Per cui, sostenere che il tabu etico dell'incesto, così come altri, sia frutto di "mera convenzione", è solo frutto di ignoranza della realtà (quella che imputi a me); ogni comportamento ha una sua ragion d'essere filogenetica, oltre che culturale. 
Quanto a Levi-Strauss incentrava il suo interesse precipuamente agli aspetti culturali, ed era quasi del tutto alieno dagli approfondimenti genetici ed etologici, per cui le sue considerazioni riguardano altri aspetti. ;)  6)
Quanto alla "...feccia inglese, il puritanesimo e tutto il MALE che dilaga a tutt'oggi...", non riesco assolutamente a capire di che cosa tu stia parlando, e, soprattutto, cosa c'entra col nostro discorso!
Affastelli in modo incoerente e scollegato troppo cose diverse! ;D
7)
Quanto a San Paolo, per esempio, mi dispiace deluderti, ma non sono affatto uno suo "fan" (anzi)!
Ciò non toglie che, ove opportuno ed appropriato, io citi talvolta dei suoi passi; così come cito i passi anche di altri!
Ma se dovessi essere un seguace di tutti coloro che cito, dovrei essere veramente un eclettico estremo! ;D
8)
Quanto ai "gay", a parte il fatto che sin dal 1990 l'Oms cancellò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta "una variante naturale del comportamento umano", nella mia "tesi sul fondamento biologico dell'etica", personalmente, già nel lontano 1974, io la definivo "una varianza genetica del comportamento sessuale normale in varie specie animali, tra cui l'uomo" (anche se oggi tale definizione andrebbe un po' aggiornata). ;)
9)
Poi scrivi in modo un po' confusionario: "...il diritto che si crede riferito alla natura, è una boiata, infatti si chiama natura, quello che è una presa di posizione formale, del tutto arbitraria...evoluzione a salti... evoluzione genetica... evoluzoine in base ai luoghi? quale gius (lol) naturalismo..."!
Da quello che scrivi, sebbene non sia molto chiaro e coerente, mi sembra di capire che tu non sia sufficientemente informato di quello di cui stai parlando.
Tu scrivi, ad esempio: "si chiama natura, quello che è una presa di posizione formale, del tutto arbitraria"; è evidente che non hai mai letto un libro di etologia, per cui è inutile discuterne!
Tra l'altro, tu confondi il "positivismo giuridico", col "positivismo" in generale, per cui è evidente che non sai assolutamente di cosa stai parlando; ed invero, il il "positivismo giuridico"(pur avendo illustri antecedenti storici) è una dottrina giuridica partorita dal liberalismo, e poi applicata sia dai regimi giuridici fascisti che da quelli comunisti.
La tua filastrocca "esercito-governo-mestieri-educatori-educati IN NOME di qualche boiata..."  non c'entra assolutamente niente con il il "positivismo giuridico"; è come se tu criticassi i cocomeri, sostenendo che la musica troppo alta danneggia i timpani.
Quello che scrivi non ha senso compiuto! ::)
In sintesi, comunque, per tua informazione, per "positivismo giuridico" (denominato anche "giuspositivismo"), si intende quella dottrina di filosofia del diritto, la quale considera come unico possibile diritto quello consacrato nei codici di un qualunque Stato, sia esso democratico o dittatoriale, comunista o fascista. ;)
10)
Quanto alla colf paragonata ad un uomo di neanderthal:
- innanzitutto io la paragonavo ad un "homo floriensis", e non ad un "uomo di neanderthal";
- in secondo luogo era ovvio che si trattava uno scherzo (le ho stampato la foto e lei non fa altro che farla vedere alle amiche per riderci sopra).
Secondo me, senza offesa, tu dovresti:
- prestare più attenzione a quello che leggi;
- capirlo BENE;
- riflettere adeguatamente prima di rispondere;
- infine, scrivere la replica in modo "pertinente", con la testa, e non con la pancia. ;D
11)
Da questo punto in poi, riesco a seguirti sempre di meno, perchè non fai che affastellare concetti scollegati, e sciorinare un discorso esasperatamente paratattico, senza un filo coerente che si possa agevolmente seguire.
Chi ha mai parlato di fine della sinistra, e quindi della politica tout court?
Ma non è che stai confondendo i miei interventi con quelli di qualcun altro?
Tutto il tuo successivo discorso, sebbene un po' confuso e frammentario, lo condivido abbastantanza (anche se è alquanto puerile e semplicistico); ma che c'entra col nostro tema?
Quanto al fatto che nei programmi dei5stelle ci sono perle di giusnaturalismo, come il fatto che esiste una GIUSTA DIETA, non capisco a cosa ti riferisci; ma la cosa mi incurioscisce alquanto.
Circa, poi, il manuale diagnostico di psichiatria, che si arricchisce spropositatamente di sintomi nuovi, deliri nuovi, blocchi mentali impensabili in una civiltà povera, ma dignitosa nelle sue credenze popolari, rurali (vedi alla voce Pasolini)...vedo che sei partito per la tangente in una direzione per me completamente incompresibile!
E poi, chi diamine sarebbe CB?
Mah, chi ti capisce è bravo! ::)
P.S.
Ho fatto una fatica infernale a decrittare il tuo post, per cui, per cortesia, il prossimo scrivilo in modo più "lineareE "coerente",  e, soprattutto "pertinente" e "comprensibile", altrimenti mi asterrò dal rispondere.
Grazie! :)
#5638
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
06 Marzo 2018, 07:28:03 AM
Ciao @Apeiron,
le semirette indubbiamente esistono, ma solo in "geometria", non in "natura".
Quanto all'analogia del pianoforte, mi piace moltissimo, e, in un certo senso, potrei anche condividerla; però a condizione di assimilare le nostre "coscienze individuali" ad innumerevoli effimeri pianoforti, e il pianista ad una sorta di unica "coscienza universale" (sebbene si tratti di un termine di comodo, perchè temo che si tratti di qualcosa di difficilmente definibile con il linguaggio simbolico).
Quanto ad una "mente" senza corpo potrei anche immaginarmela, ma una "coscienza individuale" senza corpo, assolutamente NO; perchè ho purtroppo constato di persona che essa non solo viene annientata alla morte, ma, a volte, anche prima. 
E' sicuramente vero che la nostra "coscienza individuale" (e sottolineo l'aggettivo "individuale") non è riducibile al corpo, allo stesso modo in cui la "digestione individuale" non è assimilabile allo stomaco; ma, se viene a mancare il cervello o lo stomaco, l'esperienza insegna che nè la "coscienza individuale" nè la ""digestione individuale" possono avere luogo in alcun modo.    ;)
          ***
Quanto al fatto che, se è vero che in genere desideriamo vivere, tuttavia la vita può essere terribile e talvolta desideriamo la non-esistenza, questo è esattamente quello che avevo detto io, quando scrivevo che nel nostro cervello a volte si verifica un "conflitto neuronale"; ed infatti, mentre la "neocorteccia" ci fa capire che in certi casi è il momento di farla finita, l'"amigdala", la parte arcaica, ci spinge però in ogni circostanza a cercare di sopravvivere (per questo chi si è buttato a fiume non riesce a restare fermo per colare a picco come un sasso) ;)
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Quanto al ragionamento di Socrate, sarebbe perfettamente condivisibile, ma solo se fosse fisiologicamente e logicamente possibile supporre una prosecuzione dell'esistenza "individuale" dopo la morte; ma, per i motivi che ho già detto, secondo me è una cosa ASSOLUTAMENTE impossibile!
Quello "che c'è" dopo la morte, nessuno può saperlo (a parte i morti); ma quello "che non c'è", a mio avviso, è molto facilmente inferibile.  ;)
          ***
Quanto al fatto che le nostre azioni, oltre ad avere conseguenze in "questo mondo" potrebbero avere conseguenze anche dopo la morte, non è una cosa che si possa escludere; questo, nel senso che, se una coscienza "individuale" devia dal retto agire, potrebbe avere qualche problema a ricongiungersi a quella "universale" dopo la morte.
Ma qui entriamo nel campo di ipotesi, soprattutto religiose, in cui, per adesso, non mi voglio addentrare; ricordo solo che San Paolo disse che solo gli uomini retti, dopo la morte, sono destinati "a divenire con Dio un unico Spirito"...e non tante animelle individuali che chiacchierano tra di loro sopra le nuvole! ;)
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Quanto all'idea che, in qualche modo, essere "virtuosi" possa procurare un beneficio sia nell'adesso che nel dopo, secondo me, così ragionando, con una visione così "mercenaria" della virtù, si finisce per rendere "eteronoma" l'etica: ed invero, secondo una visione "autonoma" della morale, il bene va fatto in quanto bene, e non in vista di un "profitto" celeste, o per il timore di una "punizione" infernale. 
In due parole, cioè: la virtù è un fine, e non un mezzo!
Però non metto in dubbio che tale convinzione sia socialmente molto utile (insieme alle prigioni) a tenere un po' a freno coloro che hanno cattive tendenze!
Tra poco devo uscire, per cui leggerò successivamente, con molto interesse, quanto scrivi sul LINK che mi hai cortesemente segnalato. ;)
          ***
Quanto al fatto di ragionare in termini "scientifici" o "filosofici", come ho più volte sostenuto in questo FORUM, secondo me, si tratta di un falso problema, perchè ogni tipo di approccio va fatto nell'ambito giusto.
Quanto al fatto che "l'etica" non possa essere spiegata in termini scientifici, pensa un po' che, tanti anni fa, io scrissi una tesi intitolata proprio "IL FONDAMENTO BIOLOGICO DELL'ETICA"; in tale testo,  sostenevo (e non solo io, ovviamente) che buona parte del nostro comportamento cosiddetto "etico" è filogeneticamente predeterminato dal meccanismo dell'evoluzione naturale delle varie specie, mentre, il resto, dalla cultura.
Il che, pure, è sperimentalmente verificabile considerando i vari "totem und tabu" delle altre specie animali; ad esempio:
- nel caso di specie in cui il rischio di accoppiamento intraparentale sia (per le più svariate ragioni) estremamente remoto, il "tabu" dell'incesto non esiste, in quanto evolutivamente irrilevante;
- nel caso, invece, di specie in cui il rischio di accoppiamento intraparentale sia (per le più svariate ragioni) estremamente accentuato, come, ad esempio, nel caso dell"homo sapiens", dell'"oca cinerina" e di altre specie, il "tabu" dell'incesto esiste ed è molto cogente, in quanto evolutivamente rilevante.
E la stessa cosa vale anche per quasi tutti gli altri "comportamenti etici", pressochè tutti evolutisi in base alla selezione naturale!
Già immagino il sobbalzo di ORRORE  :o di molti di coloro che mi leggono; ma, secondo me, riconoscere il fondamento "biologico" (oltre che "culturale") di molti nostri comportamenti di natura etica, NON SMINUISCE AFFATTO IL VALORE DELL'ETICA, ma ne dà semplicemente ragione sotto l'aspetto "scientifico".
Il che nulla toglie all'approccio filosofico e religioso all'etica, che avviene su un piano e ad un livello diverso; per cui, secondo me, quanto ho scritto adesso, non è affatto in contrasto con quello che avevo scritto appena sopra! O, almeno, lo spero! ;)

 
#5639
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia e vita vissuta
05 Marzo 2018, 07:07:25 AM
Riguardo al dopo-la-morte, è "ovvio" che dopo alla morte ci sia l'annientamento della "coscienza individuale". 
E, questo, per una serie di ragioni a mio avviso inoppugnabili, di cui qui elenco solo le due principali:
1) Tutto ciò che ha avuto un inizio deve avere logicamente una fine; e, quindi, poichè la nostra "coscienza individuale", formatasi a poco a poco come un fiore che germoglia, ha avuto un suo inizio, deve necessariamente avere una fine (la quale, a volte, putroppo, sopraggiunge anche prima della morte fisica) .
2) Non è ovviamente possibile sapere <<COSA C'E'>> dopo la morte, ma questo non comporta che non sia possibile neanche sapere cosa <<COSA NON C'E'>>; spesso si tende a confondere le due cose, le quali, invece, sono logicamente MOLTO diverse! ;)
Per cui, per esempio, nessuno nutre ancora credenze tanto puerili e primitive, da lasciare nel sepolcro cibi e bevande, pensando che il defunto se ne possa nutrire nell'aldilà; ed infatti, in assenza di una bocca, di uno stomaco e di un intestino ancora funzionanti, nessuno può mangiare alcunchè, nè successivamente evacuarlo (altrimenti i cimiteri sarebbero ingestibili).
Alla stessa stregua, poichè, alla fin fine, il cervello è un organo alla stregua di tutti gli altri, una volta che abbia smesso di funzionare, non può più produrre pensiero e "coscienza individuale"; e, questo, purtroppo, spesso accade anche quando il resto del corpo continua ancora a vivere!
Figuriamoci dopo che è morto! :(
Ma non mi sorprende che quasi tutti (me compreso) siamo così restii a prendere atto di una realtà così ovvia, visto che è logica e, comunque, direttamente constatabile; infatti, probabilmente, il nostro sistema limbico (il "cervello rettile") non accetta l'idea della propria fine, ed entra il conflitto con la corteccia prefrontale, la quale, essendo la parte più evoluta del cervello, "capisce" inequivocabilmente di dover morire!
Ed è per questo che, antichi saggi di ogni parte del globo hanno affermato che la morte non è la fine;  gli stessi antichi saggi, che, però, affermavano pure l'esistenza degli dei dell'Olimpo. 
La cosa, quindi, non fa molto testo!
Premesso quanto sopra, però, sebbene, a mio avviso, sia giocoforza prendere atto che la nostra "coscienza individuale" è destinata inesorabilmente a spegnersi (spero solo al momento della morte, e non prima), credo che sia però possibile quantomeno ipotizzare in noi una sorta di "anima eterna" -non "immortale"- , la quale, in quanto manifestazione dell'ESSERE, così come non è nata, allo stesso modo non può morire.
Un po' come se fosse un attore impazzito, il quale, ogni giorno ed ovunque, non fa che recitare parti diverse, immedesimandosi in personaggi che cessano di esistere ogni volta che cala il sipario; mentre Lui, invece, è sempre lo stesso (inconsapevole), fino a che, un giorno, si risveglierà dalla sua follia e capirà che tutti i personaggi che ha rappresentato finora, erano sempre e soltanto LUI! ;)
#5640
Io sono "giusnaturalista", per cui il "positivismo giuridico" di Socrate e di Platone mi aggrada poco; secondo me, infatti, l'uomo non è fatto per servire la legge, bensì è la legge che è fatta per servire l'uomo (Vangelo di Marco 2,27). ;)
E' vero che, se le leggi (nomoi) ci potessero parlare, ci direbbero che, se i privati (idiotai) rendessero le norme prive di autorità (akuroi) e facessero ognuno come gli pare, come sostiene Socrate l'intero ordine civile verrebbe sovvertito; però è anche vero che non di rado, delle norme inique l'ordine civile l'hanno gravemente tradito (come, ad esempio, le "leggi razziali", ma non solo).
Buon post-voto! :)