Quindi la filosofia , là si voglia vedere come si vuole , e per quanto inevitabilmente usurpata in alcuni suoi regni, rimane banalmente fondamentale , sebbene ciò non sembri apparire oggi così evidente rispetto a ieri.
Il fatto che possa connaturarsi come amore della conoscenza in se' non è cosa aiuti la reputazione di questi tempi .
Forse non è neanche vero che sia così.
Dopo una corsa mi sento meglio , e da qui può nascere l'illusione dell'amore per la corsa in se'.
Conoscere lo stato del nostro fisico mettendolo alla prova ci aiuta a dimensionare utilmente le nostre azioni , quindi allenare il fisico è tutto meno che fine a se' stesso , anche quando , come effetto collaterale la cosa può sfociare nell'edonismo.
Lo stesso vale per la mente.
Poi però magari accade che ci si senta stupidi a correre mettendo un neurone dopo l'altro , e magari solo perché non va' di moda farlo.
Quindi , se è vero che le mode vanno e vengono , non rimane che attendere, o no?
Oppure pssiamo pilotare una nuova moda per la filosofia , rendendola nuova agli occhi di tutti?
Personalmente , d'accordo con Sileno, penso che una filosofia come terapia sia una buona strada , anche se mi pare stenti ad affermarsi.
Direi che è un po' quello che rimane alla filosofia dopo essere stata variamente espoliata, e in ciò forse appunto è sempre stata la sua essenza.
Possiamo rimescolare i nostri neuroni fino a trovare la combinazione che più ci aggrada, ed è bene farlo non foss'altro per non lasciare che siano altri a farlo per noi , e su questo sono d'accordo con Angelo.
Nel farlo però occorre tenere conto di una importante avvertenza.
Ci si ritroverà sempre con una combinazione di neuroni fuori moda , e si sa' bene l'opinione diffusa su quelli che non hanno tutti i neuroni a posto.
Insomma bisogna essere veramente convinti di volerlo fare , pur essendo stati ultimamente educati all'esatto contrario.
Si capisce quindi come sia facile recedere da un tale tentativo,che almeno una volta nella vita sicuramente ognuno intraprende.
Se tali tentativi andassero in porto invece avremmo una ricchezza di idee , che anche quando la loro origine fosse assimilabile al caso , sarebbe la benvenuta.
L'uniformità non sembra un bene in se'.
Procedendo per errori e correzioni , come sembra noi si faccia , andare a sbattere uniformemente tutti contro lo stesso muro non sembra infatti molto utile.
Questo al massimo spiega perché oggi votiamo in massa tizio e dopo un paio di mesi tutti caio , che è la moda di adesso.Insomma andare tutti contro lo stesso muro oggi sembra una strada obbligata, e mi spiace dirlo solo in ciò vedo l'urgenza di un governo.Prima si sceglie il muro , prima ci si sbatte , prima , si spera , ci si rinsavisce , e mi sembra che di ciò esistono già' buoni esempi.
Una delle previsioni non rispettate dell'avamzare della globalizzazione è la perdita di importanza degli agglomerati urbani , che in se' sembrano effettivamente problematici e insostenibili.
Il fallimento di questa previsione sta in un fatto non considerato che però sembra essere cruciale.
Un agglomerato urbano , quanto più è grande, tanto più ci costringe a scambiare idee con individui che non sono necessariamente di nostro gradimento.
Le quantità di questa interazione non intenzionale sembra essere proporzionale al numero di brevetti che si producono in loco , piuttosto che ai relativi investimenti in ricerca.
Sottinteso che ci sia una interazione fra diversi , tanto diversi che intenzionalmente non andrebbero a trovarsi e che questa diversità sia probabile quanto maggiore è il numero di individui e di diversa estrazione , cioè proprio le condizioni che si verificano nelle metropoli afflitte dalla "piaga" dell'immigrazione.
Avete allora capito verso quale muro stiamo andando a sbattere tutti insieme allegramente nella attuale contingenza politica?
Naturalmente sarebbe bello ricreare le,stesse condizioni positive delle metropoli senza averne i disagi.
Ma metropoli o non metropoli , rete o non rete , il valore,sta nella diversità e si esplica quando i diversi interagiscono.
Si , purché questi diversi esistano, e sia benvenuta l'immigrazione se serve allo scopo , ma ancora meglio sarebbe prodursi la diversità in casa , senza bisogno di importarla , sopratutto se poi non se ne capisce il valore potenziale.
La filosofia , l'esercizio critico , potrebbe servire?
Allora andrebbe riscoperta.
Basterebbe considerare l'amor proprio se l'amore in se' non basta , e capire cosa è veramente bene per noi allungando lo sguardo oltre il solito palmo.
La filosofia può servire a ciò,Serve a ciò.
Il fatto che possa connaturarsi come amore della conoscenza in se' non è cosa aiuti la reputazione di questi tempi .
Forse non è neanche vero che sia così.
Dopo una corsa mi sento meglio , e da qui può nascere l'illusione dell'amore per la corsa in se'.
Conoscere lo stato del nostro fisico mettendolo alla prova ci aiuta a dimensionare utilmente le nostre azioni , quindi allenare il fisico è tutto meno che fine a se' stesso , anche quando , come effetto collaterale la cosa può sfociare nell'edonismo.
Lo stesso vale per la mente.
Poi però magari accade che ci si senta stupidi a correre mettendo un neurone dopo l'altro , e magari solo perché non va' di moda farlo.
Quindi , se è vero che le mode vanno e vengono , non rimane che attendere, o no?
Oppure pssiamo pilotare una nuova moda per la filosofia , rendendola nuova agli occhi di tutti?
Personalmente , d'accordo con Sileno, penso che una filosofia come terapia sia una buona strada , anche se mi pare stenti ad affermarsi.
Direi che è un po' quello che rimane alla filosofia dopo essere stata variamente espoliata, e in ciò forse appunto è sempre stata la sua essenza.
Possiamo rimescolare i nostri neuroni fino a trovare la combinazione che più ci aggrada, ed è bene farlo non foss'altro per non lasciare che siano altri a farlo per noi , e su questo sono d'accordo con Angelo.
Nel farlo però occorre tenere conto di una importante avvertenza.
Ci si ritroverà sempre con una combinazione di neuroni fuori moda , e si sa' bene l'opinione diffusa su quelli che non hanno tutti i neuroni a posto.
Insomma bisogna essere veramente convinti di volerlo fare , pur essendo stati ultimamente educati all'esatto contrario.
Si capisce quindi come sia facile recedere da un tale tentativo,che almeno una volta nella vita sicuramente ognuno intraprende.
Se tali tentativi andassero in porto invece avremmo una ricchezza di idee , che anche quando la loro origine fosse assimilabile al caso , sarebbe la benvenuta.
L'uniformità non sembra un bene in se'.
Procedendo per errori e correzioni , come sembra noi si faccia , andare a sbattere uniformemente tutti contro lo stesso muro non sembra infatti molto utile.
Questo al massimo spiega perché oggi votiamo in massa tizio e dopo un paio di mesi tutti caio , che è la moda di adesso.Insomma andare tutti contro lo stesso muro oggi sembra una strada obbligata, e mi spiace dirlo solo in ciò vedo l'urgenza di un governo.Prima si sceglie il muro , prima ci si sbatte , prima , si spera , ci si rinsavisce , e mi sembra che di ciò esistono già' buoni esempi.
Una delle previsioni non rispettate dell'avamzare della globalizzazione è la perdita di importanza degli agglomerati urbani , che in se' sembrano effettivamente problematici e insostenibili.
Il fallimento di questa previsione sta in un fatto non considerato che però sembra essere cruciale.
Un agglomerato urbano , quanto più è grande, tanto più ci costringe a scambiare idee con individui che non sono necessariamente di nostro gradimento.
Le quantità di questa interazione non intenzionale sembra essere proporzionale al numero di brevetti che si producono in loco , piuttosto che ai relativi investimenti in ricerca.
Sottinteso che ci sia una interazione fra diversi , tanto diversi che intenzionalmente non andrebbero a trovarsi e che questa diversità sia probabile quanto maggiore è il numero di individui e di diversa estrazione , cioè proprio le condizioni che si verificano nelle metropoli afflitte dalla "piaga" dell'immigrazione.
Avete allora capito verso quale muro stiamo andando a sbattere tutti insieme allegramente nella attuale contingenza politica?
Naturalmente sarebbe bello ricreare le,stesse condizioni positive delle metropoli senza averne i disagi.
Ma metropoli o non metropoli , rete o non rete , il valore,sta nella diversità e si esplica quando i diversi interagiscono.
Si , purché questi diversi esistano, e sia benvenuta l'immigrazione se serve allo scopo , ma ancora meglio sarebbe prodursi la diversità in casa , senza bisogno di importarla , sopratutto se poi non se ne capisce il valore potenziale.
La filosofia , l'esercizio critico , potrebbe servire?
Allora andrebbe riscoperta.
Basterebbe considerare l'amor proprio se l'amore in se' non basta , e capire cosa è veramente bene per noi allungando lo sguardo oltre il solito palmo.
La filosofia può servire a ciò,Serve a ciò.

