"TRASIMACO"
"Amicus Plato, sed magis amica veritas".
Domenica si vota, per cui, nell'ultima settimana pre-elettorale, ho ritenuto non inutile rileggere dopo tanto tempo (e per mio gusto commentare molto alla buona), il primo libro della REPUBBLICA di Platone; se volete, avete tutto sabato per dare un'occhiata anche voi!
Ricordo che, a circa undici o dodici anni di età, quando ancora ero un appassionato lettore di Topolino, non so come "mi punse vaghezza" di leggere qualcuno dei "DIALOGHI" di Platone; a posteriori, dubito fortemente che sia stata una buona idea, perchè non credo che sia una lettura molto adatta ad un ragazzo di quell'età...però ricordo che, pur capendoci poco, fu una lettura che mi piacque molto.
Mi dava molto ai nervi, però, di non poter partecipare direttamente alla discussione, dicendo anche la mia; per quel poco che potesse valere.
Non che adesso la mia opinione valga molto più di allora (ero un "enfant prodige", a tre anni avevo la stessa intelligenza che ho adesso
), però mi sono sono voluto togliere lo sfizio di "mettere bocca", molto alla buona, in uno dei dialoghi più intriganti, la "REPUBBLICA", e, in particolare, nella discussione tra Socrate e Trasimaco.
Sotto elezioni, infatti, trovo il tema molto appropriato, perchè ha un profilo politico molto intrigante; in sintesi, infatti, Trasimaco afferma che che il giusto non è altro che l'interesse del più forte (soprattutto in ambito politico, ma non solo), mentre Socrate contesta tale assunto.
Tale tema, invero, è trattato anche nel dialogo LEGGI (IV, 714c), laddove si sostiene e si contesta la tesi che il giusto sia l'utile del più forte, nel senso che nella "polis" le leggi sono poste sempre dal più forte, per conservarsi il governo e fare i propri interessi; quando si combatte per il potere, infatti, i vincitori si impadroniscono a tal punto degli affari della città da non lasciarne nulla (o quasi) agli sconfitti.
Ma, per ora, atteniamoci al dibattito con Trasimaco, che appare nel primo libro della "REPUBBLICA"; il testo di cui mi sono avvalso è il seguente, in modo che chiunque legga possa verificare la fonte su INTERNET:
http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf
Però devo segnalare, per correttezza, che non ho confrontato tale testo con la versione originale in greco, per cui ho il sospetto che alcuni termini siano stati tradotti male; ed infatti, come si vedrà, talvolta il testo mi sembra assolutamente incongruo.
Mi riservo di fare un più accurato confronto in un secondo tempo, anche in seguito alle segnalazioni da voi ricevute.
Ho quindi frazionato il brano in sessanta "passi", ognuno dei quali con un mio breve commento; questo, per rendere più agevole la lettura...che, comunque, in molti punti diventa davvero alquanto farraginosa.
Ed infatti, Socrate, utilizza per lo più il seguente metodo "dialettico": quando vuole trarre una certa conclusione non la lascia prevedere, ma fa in modo che l'avversario ammetta senza accorgersene le premesse una per volta e in ordine sparso.
Cioè, occulta il proprio gioco finché Trasimaco non abbia ammesso tutto ciò di cui ha bisogno; e poi arriva al dunque partendo da lontano, secondo le regole suggerite da Aristotele (in Topici, VIII, 1), nonchè anche da Schopenauer ne "L'arte di ottenere ragione" (quarto stratagemma).
Per rendere i miei interventi più "realistici", visto che del dialogo in questione non ricordavo "pressochè" niente, mi sono astenuto dal rileggerlo in anticipo integralmente (o per riassunto) prima di commentarlo; in tal modo, quindi, la maggior parte dei miei commenti risultano più o meno gli stessi che avrei fatto se avessi assistito al dibattito in tempo reale ed in prima persona.
"Amicus Plato, sed magis amica veritas".
Domenica si vota, per cui, nell'ultima settimana pre-elettorale, ho ritenuto non inutile rileggere dopo tanto tempo (e per mio gusto commentare molto alla buona), il primo libro della REPUBBLICA di Platone; se volete, avete tutto sabato per dare un'occhiata anche voi!
Ricordo che, a circa undici o dodici anni di età, quando ancora ero un appassionato lettore di Topolino, non so come "mi punse vaghezza" di leggere qualcuno dei "DIALOGHI" di Platone; a posteriori, dubito fortemente che sia stata una buona idea, perchè non credo che sia una lettura molto adatta ad un ragazzo di quell'età...però ricordo che, pur capendoci poco, fu una lettura che mi piacque molto.
Mi dava molto ai nervi, però, di non poter partecipare direttamente alla discussione, dicendo anche la mia; per quel poco che potesse valere.
Non che adesso la mia opinione valga molto più di allora (ero un "enfant prodige", a tre anni avevo la stessa intelligenza che ho adesso
), però mi sono sono voluto togliere lo sfizio di "mettere bocca", molto alla buona, in uno dei dialoghi più intriganti, la "REPUBBLICA", e, in particolare, nella discussione tra Socrate e Trasimaco.Sotto elezioni, infatti, trovo il tema molto appropriato, perchè ha un profilo politico molto intrigante; in sintesi, infatti, Trasimaco afferma che che il giusto non è altro che l'interesse del più forte (soprattutto in ambito politico, ma non solo), mentre Socrate contesta tale assunto.
Tale tema, invero, è trattato anche nel dialogo LEGGI (IV, 714c), laddove si sostiene e si contesta la tesi che il giusto sia l'utile del più forte, nel senso che nella "polis" le leggi sono poste sempre dal più forte, per conservarsi il governo e fare i propri interessi; quando si combatte per il potere, infatti, i vincitori si impadroniscono a tal punto degli affari della città da non lasciarne nulla (o quasi) agli sconfitti.
Ma, per ora, atteniamoci al dibattito con Trasimaco, che appare nel primo libro della "REPUBBLICA"; il testo di cui mi sono avvalso è il seguente, in modo che chiunque legga possa verificare la fonte su INTERNET:
http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf
Però devo segnalare, per correttezza, che non ho confrontato tale testo con la versione originale in greco, per cui ho il sospetto che alcuni termini siano stati tradotti male; ed infatti, come si vedrà, talvolta il testo mi sembra assolutamente incongruo.
Mi riservo di fare un più accurato confronto in un secondo tempo, anche in seguito alle segnalazioni da voi ricevute.
Ho quindi frazionato il brano in sessanta "passi", ognuno dei quali con un mio breve commento; questo, per rendere più agevole la lettura...che, comunque, in molti punti diventa davvero alquanto farraginosa.
Ed infatti, Socrate, utilizza per lo più il seguente metodo "dialettico": quando vuole trarre una certa conclusione non la lascia prevedere, ma fa in modo che l'avversario ammetta senza accorgersene le premesse una per volta e in ordine sparso.
Cioè, occulta il proprio gioco finché Trasimaco non abbia ammesso tutto ciò di cui ha bisogno; e poi arriva al dunque partendo da lontano, secondo le regole suggerite da Aristotele (in Topici, VIII, 1), nonchè anche da Schopenauer ne "L'arte di ottenere ragione" (quarto stratagemma).
Per rendere i miei interventi più "realistici", visto che del dialogo in questione non ricordavo "pressochè" niente, mi sono astenuto dal rileggerlo in anticipo integralmente (o per riassunto) prima di commentarlo; in tal modo, quindi, la maggior parte dei miei commenti risultano più o meno gli stessi che avrei fatto se avessi assistito al dibattito in tempo reale ed in prima persona.

