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Messaggi - iano

#5686
Citazione di: Carlo Pierini il 29 Agosto 2017, 22:43:47 PM
Citazione di: iano il 29 Agosto 2017, 19:01:18 PM
Verità e falsità sono complementari.
Se esistono, esistono insieme.

Quindi se io dico: "Oggi sono andato al cinema, ma oggi non sono andato al cinema", ho formato una coppia di opposti complementari? ...E quale sarebbe la sintesi?
Il nulla.Il nulla dal quale nasce il tempo e lo spazio e il non tempo e non spazio.
Il tempo che impieghi per percorrere lo spazio per andare al cinema,e il non tempo che non impieghi per non andare al non cinema.
Premdiamo il caso del tempo.
Per Aristotele era l'ordine delle cose,quindi era relativo.
Per Newton ,e nel sentire comune ancora oggi,era assoluto.
Per la fisica quantistica ,sotto una certa scala,non esiste.
Tutte queste teorie convivono bene insieme e Aristotele non smette di sorprenderci.
Essere in grado di concepire il tempo e il non tempo sembra essere cosa utile,quindi.
Se il tempo e il non tempo non ci fossero bisognerebbe inventarseli.
È infatti noi li abbiamo inventati.
#5687
Verità e falsità sono complementari.
Se esistono, esistono insieme.
In alternativa non esistono.
Il fatto che debbano esistere delle verità insieme a delle falsità  non mi pare abbia carattere di necessità a priori.
Quindi andare alla ricerca della verità è una operazione potenzialmente illusoria,che storicamente ha però delle ricadute positive.Se si hanno ricadute positive nel manipolare una complementarietà,si può immaginare che essa nasca a quello scopo.
Ma ricercare la verità per la verità in se non ha un senso chiaro.
Se gli opposti si annullano,allora per converso qualunque complementarietà si origina dal nulla.
Se una complementarietà si origina dal nulla probabilmente c'è un buon motivo per cui ciò avviene,ed è probabile che ciò avvenga solo nella nostra mente,seppure in interazione con la realtà,luogo dove infatti siamo capaci di riportarle al nulla,immagino con le tecniche di meditazioni orientali,ad esempio.
La verità quindi fuori da noi non esiste necessariamente,e non esiste di fatto.
Noi possiamo decidere,in maniera più o meno consapevole,se creare una complementarietà,oppure se annichilirla,e ciò è conseguenza di una operazione mentale.
Se la verità e la falsità esistesserro fuori dalla nostra mente qual'e' quella operazione che si svolge fuori di noi che le determina o le annulla?
Conoscere la realtà assoluta è fuori dalla nostra portata a prescindere,e questo in effetti è l'unico attributo dell'assoluto che siamo in grado di dare con certezza.
L'unica cosa che può avere un senso ,e infatti c'è l'ha,è illudersi di poterlo fare,e di provar effettivamente a farlo.
Distinguere fra relativo e assoluto è certamente utile.
Se l'assoluto è il relativo non ci fossero bisognerebbe inventarlseli,e infatti c'è li siamo inventati.
#5688
La risposta uno la davo per sottintesa.
Quello che voglio sottolineare però è che la natura della scienza è umana.
La mappa non è il territorio.
Ora faccio io a te una domanda provocatoria.
La mappa è utile,per non dire indispensabile alla nostra sopravvivenza.
La perfetta conoscenza della realtà invece,se l'avessimo,a cosa ci dovrebbe servire?
Per farti capire meglio dove voglio andare a parare con la mia provocazione,considera che per il nostro sistema percettivo una mappa più precisa,anche se mai perfetta,è sempre desiderabile,purché sia sostenibile.Il suo budget però è per forza di cose limitato,e con quello deve fare i conti.
Ogni specie animale ha un suo badget limitato e lo spende nel modo migliore possibile in base ai suoi specifici scopi.
Così ad esempio uno scimpanzé attraverso il senso della vista costruisce una mappa più vicina alla realtà ,ma solo perché nell'ambiente in cui vive,la giungla,ciò è per lui cruciale.
Per noi che viviamo nella "savana" è stato più utile invece investire più risorse nella elaborazione dei dati (matematica).
Tutte queste considerazioni potrebbero condensarsi nella seguente domanda:"La conoscenza della realtà,perfetta o meno che sia, è un mezzo o un fine ?"
Che sia un mezzo non ci piove.
Che ci sia un anelito diffuso alla conoscenza della realtà/verità ci sta pure.
Un anelito certamente funzionale alla nostra sopravvivenza,e che può essere confuso facilmente come anelito che tende a una conoscenza fine a se stessa,oppure tesa a scopi che ,seppur nobili,noi non possiamo sottoporre a una verifica che ci permetta una loro potenziale confutazione,e che non riguardano quindi la scienza.
Vedi anche "La mente che inganna" di Luciano Peccarisi,anche se l'uso del termine inganna è ingannevole.😐
#5689
Il metodo scientifico è confutabile.
Il metodo scientifico,cHe si può certamente descrivere meglio di come ho fatto io,cambia e si evolve nel tempo ,essendo per sua natura confutabile.
Circa un secolo fa si sconsigliavano gli studenti che volessero intraprendere lo studio della fisica,in quanto si era convinti che tutto quello che c'era da scoprire fosse stato già scoperto.
Le teorie fisiche si riteneva fossero complete e ben definite,salvo qualche possibile aggiustamento da poco.Tutto ciò è stato confutato,ma è interessante notare che tutti ne fossero convinti.
Non era così e credo continuerà a non essere così.
Credo ciò dipenda dal fatto che noi ci evolviamo e che le teorie fisiche siano parte di noi e che quindi si evolvono con noi.
Ciò è perfettamente comprensibile se si crede,come io credo,che si tratti,come ha già detto Apeiron,di mappe utili per interagire con la realtà.
E se così stanno le cose non rimane da chiedersi che cosa abbia la scienza in più rispetto a ciò che ha e ha sempre avuto ogni singolo uomo,dato che ogni singolo uomo possiede una soggettiva mappa che gli consente di Interfacciarsi  con la realtà.
La differenza è che si tratta di una mappa condivisa.grazie alla quale l'umanità si interfaccia con la realtà,come fosse un singolo uomo,e come un sol uomo può potenzialmente agire.
In ciò consiste il vero potere della scienza che tanta meraviglia desta in noi.
Si parla in questo caso di mappa oggettiva,ingannandosi.
Si tratta in effetti di una mappa ancora soggettiva,ma riferita all'unanimità,o meglio ad una cultura umana ,invece che al singolo uomo.
Il metodo scientifico rimane comunque parente,e sarebbe strano pensare il contrario,del metodo che ogni uomo usa per Interfacciarsi utilmente con la realtà.
#5690
Citazione di: Carlo Pierini il 19 Agosto 2017, 13:41:54 PM
Citazione di: iano il 19 Agosto 2017, 03:01:35 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 18 Agosto 2017, 12:04:25 PM


CARLO
...E come spieghi il fatto che, da quando l'uomo applica la matematica allo studio dei fenomeni fisici la conoscenza del mondo materiale ha compiuto quell'enorme salto evolutivo

Immagina che la matematica sia un altro pianeta parallelo sul quale vive l'uomo.
Se è così allora,per analogia,la matematica non sta al centro di nulla,non ha nulla di assoluto,e non ci dice nulla di assoluto.
La matematica allora è solo uno strumento umano,che,come dice bene Apeiron,ci serve per costruire utili mappe che con le quali interagire con la realtà.
Naturalmente se tu pensi che la matematica sia uno strumento assoluto,del tutto al di fuori di noi,hai buon diritto di pensarlo,oltre ad essere in buona e folta compagnia.
Stai usando il termine "assoluto" in modo errato. Come ho già scritto altrove, "ab-soluto" deriva da "ab-solvere", cioè significa "sciolto da-", "liberato da-"; quindi la verità di un enunciato è "assoluta", NON quando esprime la somma di tutte le verità possibili riguardanti gli enti che compaiono nell'enunciato, ma, molto più semplicemente:
1 - quando ciò che si dice corrisponde ai fatti osservati (verità):
2 - quando tale corrispondenza, o verità, è "sciolta da-" ogni condizione che possa confutarla (verità ab-soluta).
Esempio: affinché l'enunciato <<la Terra non è piatta, ma è rotonda>> esprima una verità assoluta, non è necessaria una conoscenza capillare-onnicomprensiva dei termini "Terra", "piatta", "rotonda", ma è necessario aver fornito le prove della sua rotondità (per esempio delle foto satellitari). E sono quelle prove che la "sciolgono da-" ogni possibilità di essere contraddetta-confutata.
A questo punto, l'obiezione tipica dei relativisti: "...Ma la Terra non è perfettamente sferica" è solo una inutile pedanteria, perché è sottinteso che "rotonda" sia una approssimazione; infatti, se l'enunciato dicesse: <<la Terra non è piatta, ma è perfettamente sferica>>, allora l'obiezione di cui sopra avrebbe pieno valore di confutazione essendo essa stessa una verità assoluta (la Terra non è perfettamente sferica). Insomma, quando l'approssimazione è dichiarata (o sottintesa) nell'enunciato, la assolutezza della verità che esso esprime si riferisce SOLO alla validità delle prove fornite, non all'onniscienza riguardo agli enti che vi compaiono.

Pertanto, quando dici che <<la matematica non è uno strumento assoluto>> non si capisce cosa vuoi dire. La descrizione matematica di un evento è *vera* quando c'è una corrispondenza rigorosa tra un evento osservato (una certa relazione tra enti fisici) e i numeri che lo descrivono (una corretta relazione tra numeri); e questa verità sarà anche *assoluta* quando avremo fornito le prove di questa corrispondenza rigorosa. E' tutto qui. Potrai obiettare che una tale corrispondenza potrebbe non essere più valida all'interno di un buco nero, o in in uno spaziotempo a curvatura diversa da quella relativa alla nostra osservazione, ma ciò non toglie che, specificando queste possibilità (condizioni di validità) nelle premesse dell'enunciato (come nel caso delle approssimazioni viste sopra), la sua verità torni ad essere assoluta.
Per esempio, la legge di gravità sembrava assoluta così come la formulò Newton; ma con Einstein abbiamo dovuto correggere quella formulazione affinché essa continuasse ad essere una verità assoluta: abbiamo dovuto aggiungere la dicitura: <<in uno spazio-tempo a curvatura trascurabile>>. Ma, posta questa condizione, la formula di Newton è una verità assoluta. In altre parole, con Einstein non abbiamo scoperto che Newton sparava cazzate, ma abbiamo dovuto restringere i limiti entro i quali la sua è una verità assoluta.
1.  "Cio  che si dice ,corrisponde ai fatti osservati" ,è una opinione che può essere condivisa o meno,e tale processo di condivisione è parte del metodo scientifico.
2. Quando ciò che si dice non può essere confutato,esso non può essere oggetto di un processo di condivisione,e non rientra nelle competenze della scienza.
3.La corrispondenza fra ciò che si dice e ciò che si osserva è confutabile per sua natura.
#5691
Citazione di: Carlo Pierini il 18 Agosto 2017, 12:04:25 PM


CARLO
...E come spieghi il fatto che, da quando l'uomo applica la matematica allo studio dei fenomeni fisici la conoscenza del mondo materiale ha compiuto quell'enorme salto evolutivo
Lasciamo perdere se è la terra che gira attorno al sole o viceversa,visto che non siamo riusciti a capirci,e cerchiamo di trovare un accordo al ribasso su questa questione.
Quello che è importante capire secondo me è che l'uomo pensava tutto girasse attorno alla terra perché lui era sulla terra.Un comprensibilissimo peccato di vanità,perdonabile in quanto di fatto commesso in piena incoscienza,perlopiu.
Esisteva dunque un centro assoluto e quel centro era l'uomo.
Almeno su questo punto minimo credo sarai d'accordo.
Ora facciamo una analogia ardita.
Immagina che la matematica sia un altro pianeta parallelo sul quale vive l'uomo.
Se è così allora,per analogia,la matematica non sta al centro di nulla,non ha nulla di assoluto,e non ci dice nulla di assoluto.
La matematica allora è solo uno strumento umano,che,come dice bene Apeiron,ci serve per costruire utili mappe che con le quali interagire con la realtà.
Naturalmente se tu pensi che la matematica sia uno strumento assoluto,del tutto al di fuori di noi,hai buon diritto di pensarlo,oltre ad essere in buona e folta compagnia.
Ti faccio solo notare che se sposi la mia tesi,l'incredibile capacità della matematica di descrivere la realtà non è più incredibile e non sta descrivendo alcuna realtà assoluta.
Riassumendo.
Noi non possiamo avere accesso a realtà assolute perché l'universo non gira attorno a noi,in nessun senso.
Lasciatelo dire da uno con la quinta elementare.
#5692
Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 17:46:56 PM
IANO
Il compito della scienza non è produrre verità definitive.

CARLO
...E quale sarebbe il suo compito? Quello di produrre opinioni discutibili?  :)
E' una leggenda metropolitana (nata dal "virus" relativista) quella secondo cui la scienza non produce verità.
Al contrario, la scienza è la forma di sapere che ha prodotto il maggior numero di scoperte e di verità definitive, sebbene non si possa affermare che OGNI "verità scientifica" sia una verità definitiva.
Un esempio tra centinaia: ti pare che qualcuno abbia ormai dei dubbi sul fatto che sia la Terra a girare intorno al Sole (o meglio, intorno al centro di massa Terra-Sole) e NON viceversa? Questa ti sembra una verità provvisoria?
Esattamente.Quello di produrre opinioni discutibili,criticabili e confutabili.
Questo è ciò che distingue la scienza dalla religione.
Se diciamo che la terra e il sole,e mettiamoci per buon peso anche tutti gli altri corpi del sistema solare,girano attorno al centro di massa del  sistema ,come tu stesso dici,non credi che abbiamo detto tutto quello che c'era da dire?
In che senso allora tu aggiungi che la terra gira attorno al sole?
Forse intendevi con ciò  sottolineare che il centro di massa del sitema cade dentro il sole,cosa che è banalmente vera,dato lo sbilanciato rapporto fra le masse?
Perché,se non intendevi questo,e se il centro di massa non fosse caduto dentro nessun corpo del sitema,quale corpo avresti potuto dire che girava intorno a quale altro ?
Se fossi preso dal virus del relativismo direi che è relativo dire chi gira intorno a chi.
Ma siccome quel virus non l'ho preso mi limito a dire che volendo prevedere il moto dei corpi del sistema i calcoli saranno molto più semplici se uso assi cartesiani centrati sul centro di massa.
Se poi non ho bisogno di fare calcoli di grande precisione,può venirmi comodo approssimare quel centro di massa col centro del sole.
Solo in questo senso si dice correntemente che la terra gira attorno al sole,e non certo nel senso della verità assoluta cui tu alludevi.Ma il relativismo in tutto ciò non ci entra per nulla.
Se io dico che la terra gira attorno al sole,o dico il viceversa,queste frasi possono essere oggetto della ricerca scientifica,in quanto sono confutabili,e noi infatti le abbiamo confutate entrambe,in favore di una terza,che ci terremo per buona,fin quando qualcuno non riuscirà a confutarla.
Se invece io dico che Dio ha creato l'universo,oppure che Dio non ha creato l'universo,queste affermazioni non sono confutabili,e quindi non sono di interesse per la scienza.
Questa è la semplice differenza fra scienza e religione.
Vogliamo ancora prendere partito e organizzare crociate per questa banalità?
#5693
Citazione di: donquixote il 14 Agosto 2017, 10:05:32 AM
Solo formalmente la scienza non è materialistica, ma nella sostanza lo è eccome. Se la scienza non può escludere che vi sia "qualcosa" oltre la materia di fatto tutto ciò che riguarda questo eventuale "qualcosa" non è indagabile dalla scienza stessa dato che il proprio metodo di indagine si può applicare solo alla materia. Ma la scienza considera anche se stessa come l'unica forma di conoscenza "vera" e "sensata" del nostro mondo per cui se qualcosa non è verificabile dalla scienza  viene automaticamente squalificato come irrazionale, o fideistico, o superstizioso, e derubricato a "fuffa". Dunque la scienza, conferendo dignità "scientifica" esclusivamente alla conoscenza della materia, che è poi ciò di cui essa si occupa, ed essendo unanimemente considerata l'unica espressione della "verità" (la locuzione "lo dice la scienza!" è più definitiva e incontestabile di quelle che una volta erano le "leggi di Dio") in definitiva si può qualificare come materialista a tutti gli effetti.
Direi che questa opposizione fra ciò che è materia e ciò che è altro è obsoleta.
La scienza non si occupa solo di materia,e inoltre il concetto di materia nel tempo per gli scienziati è cambiato.
La scienza si occupa anche di campi,come il campo elettromagnetico ad esempio,che non classificherei come materia.
Come fai dunque a ridurre il campo di indagine della scienza alla materia?
#5694
Citazione di: Amphitrite il 14 Agosto 2017, 09:43:50 AM
CitazioneCredo che la capacità di credere sia fondamentale  per la scienza,in quanto essa non produce mai prove definitive.
La scienza non hai mai prodotto prove definitive e dubito che ne produrrà.
Tuttavia, direi che la "credenza" per un scientifico non sia affatto fondamentale, ma solo supplementare (e questo abbastanza raro, quasi mai). Poiché in scienza si parte con un ipotesi in cui si crede ardentemente di aver, spesso, risultati favorevoli per il scienziato impegnato nella ricerca. Quando la ricerca "fallisce" le aspettative del scienziato, esso, solitamente, cerca infinite spiegazioni per argomentare il suo insuccesso solo per non ammettere che potrebbe esistere una forza al di là delle sue capacità umane, quindi finite. Cosciente di detener la Sapienza, l'essere umano tende ad essere dominato dall'orgoglio, dimenticando così i suoi limiti.
Il compito della scienza infatti non è produrre verità definitive.
Non è vero che si crede ardentemente nelle ipotesi,e queste servono più a inquadrare i risultati della ricerca.Così può succedere che le ipotesi migliori possono essere del tutto opposte alle convinzioni dello scienziato che le usa.
I veri geni sono quelli che sono stati capaci,attraverso l'applicazione del metodo,di andare anche contro alle loro più profonde convinzioni,alcune delle quali di tipo religioso.
#5695
Citazione di: Jacopus il 14 Agosto 2017, 09:16:22 AM
Oltre ad essere più subdola è più pericolosa per certi aspetti perchè abolisce il senso di unione fra i membri di una società che può produrre ogni spirito religioso.
Non è vero che la scienza non crea unione.
Anzi nel  creare unione di intenti è il suo vero potere e in questo ha qualcosa in comune con la religione.
Ogni uomo ha una visione soggettiva del mondo ed in base a quella agisce.
Un modo comune di vedere le cose lo propone la religione quanto la scienza,ognuna a modo suo,e ad esso si può liberamente aderire.
Quando lo si fa ci Si trova ad agire all'interno di una comunità,sia scientifica che religiosa,e l'unione come si sa fa la forza.
#5696
Credo che la capacità di credere sia fondamentale  per la scienza,in quanto essa non produce mai prove definitive.
Per quante volte un fenomeno previsto dalla scienza possa ripetersi,la scienza si basa sulla fede che esso si ripeterà,senza che vi sia a priori alcuna necessità che si ripeta.
Questo però credo sia l'unico modo in cui la fede sia autorizzata a intervenire nella scienza,ma basta per dire che l'opposizione fede scienza sia più sfumata di quel che si vuol credere.
Su quanto sia fondante il materialismo per la scienza è argomento su cui non mi attardo,per mia ignoranza.Pero' parlare di complotti materialisti mi sembra un po' troppo.
L'essenza della scienza è quella di fare previsioni  entro un errore noto.
#5697
Non hai torto.Non si sa mai dove vado parare. ;D
#5698
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 17:38:36 PM
Citazione di: iano il 13 Agosto 2017, 15:17:32 PMParlare quindi di materia e di mente come due cose separate in assoluto non ha alcun senso in generale.
L'operazione fatta da Cartesio ha un senso,seppur limitato,ed può essere utile ed avere sviluppi futuri.
Voler rendere tale operazione più soft,per alleggerire il disagio che ci genera,ha la sola utilità di alleggerire tal disagio,e non può avere ulteriori sviluppi.
Siamo d'accordo: ma cosa c'entra tutto ciò con "l'interazionismo" di Eccles e con la mia idea di "dialettica mente-corpo"?
Forse nulla.Ho risposto per quel che ho acchiappato dal tuo lungo post.
Sono andato del tutto fuori tema?
#5699
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Agosto 2017, 17:35:27 PM
Se prestiamo una certa attenzione a noi stessi, possiamo osservare delle profonde analogie o parallelismi tra funzioni psichiche e funzioni organiche.
Un esempio per tutti: il parallelismo tra la nutrizione del corpo e l'apprendimento intellettuale-culturale. Così come il corpo si nutre di cibi materiali, l'anima si nutre di significati immateriali, di idee, di simboli; e così come il corpo digerisce e assimila il cibo, usiamo addirittura lo stesso termine "assimilazione" quando ci riferiamo all'apprendimento culturale, alla comprensione di certe idee o di certe informazioni. Ma così come un cibo avariato intossica l'intero organismo, così pure l'apprendimento di idee false, malsane o contraddittorie può intossicare l'anima e generare dei conflitti. Conflitti che, tuttavia, spesso diventano inconsci; e di questa contraddittorietà noi avvertiamo solo il risultato: la depressione (due forze uguali e contrarie si annullano a vicenda, indebolendo così l'"economia energetica" della psiche).
Naturalmente, si può anche essere portatori sani di idee malsane, specialmente se per indole/carattere affidiamo le nostre scelte più al cuore (o all'intuizione-istinto) che all'intelletto. Ma resta comunque il fatto che noi siamo *solo relativamente* liberi di pensare ciò che vogliamo e che una eccessiva trascuratezza nei confronti delle nostre idee potrebbe rivelarsi nociva per la nostra salute mentale, almeno quanto una scarsa attenzione a ciò che mangiamo potrebbe essere nociva per la nostra salute fisica.


Termino sottolineando che questo parallelismo non significa *identità* corpo/anima, cioè non significa - per intenderci - che lo stomaco è deputato alla funzione che chiamiamo "apprendimento"; significa che anche la psiche è un organismo, ma un organismo ALTRO da quello fisico, proprio come il principio Yin è ALTRO dallo Yang, pur essendo simili e reciprocamente complementari.
Questo è anche il senso delle parole del Vangelo: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio» (Matteo 4: 4 / Luca 4:4). Ma è anche il senso dell'assunzione dell'ostia nel rito eucaristico, il quale simbolizza la comprensione-assimilazione della parola di Cristo (l'ostia è il simbolo del "Corpus Christi").

Insomma: se è vero che siamo liberi di volere ciò che pensiamo, non siamo del tutto liberi di pensare ciò che vogliamo. :-)

È noto che molti animali deputano la loro sopravvivenza all'uso di veleni,sia per predare che per difendersi.
Meno noto è che non tutti lo producono in proprio,ma lo assumono ingerendo piante o altri animali velenosi,al cui veleno sono diventati immuni.
Così ad esempio questi animali avranno ingerito piante velenose per la necessità di nutrirsi (non esistono cibi perfetti a priori) e successivamente perciò sono divenuti indigesti per i loro predatori usuali,con inatteso vantaggio.
Allo stesso modo non si può dire a priori che effetto farà assumere un idea oppure un altra.
Solo dopo averle assunte si potrà dire se sono buone o cattive!in relazione al contesto in cui viviamo.
Anche per le idee potrebbe valere la selezione delle specie.
Se prescindiamo dalla volontà del singolo di assumerle,possiamo vedere la loro assunzione come prodotta dal caso,e per la loro sopravvivenza ,vedi Darwin.
Sicuramente i passi del Vangelo che citi mostrano grande saggezza.
Non di solo cibo viviamo e moriamo,ma anche di idee.
In definitiva supporre che siamo liberi di pensare quel che vogliamo,comportando questa assunziome una distribuzione casuale di idee,mi sembra una buona ipotesi,per le conseguenze che comporta.
Come mucche al pascolo però le  idee nascono da sole nel prato della cultura,in cui per nascita casuale bivacchiamo,e noi semplicemente cerchiamo di discernere filo da filo di quel prato,per quanto possibile,in base alla memoria dei nostri mal di pancia pregressi.
Ma per poter dire che scelgo un filo in modo libero dovrei poter esaminare i fili di tutto il mondo,col risultato che morrei di fame nel frattempo.  ;D
Vedi asino di Buridano.Perche nei proverbi non c'è meno saggezza che nella Bibbia ,a cercar bene.
#5700
Citazione di: Carlo Pierini il 13 Agosto 2017, 01:51:34 AM
Citazione di: davintro il 12 Agosto 2017, 22:49:02 PM
La "strategia" corretta sarebbe quella da un lato di non porre l'anima come sostanza a se stante separata dal corpo, dall'altro di svincolare la nozione di cervello dalla mera materialità. Non nel senso che il cervello non sia composto di materia, ma considerando la materia, aristotelicamente come condizione insufficiente della determinazione esistenziale dei singoli oggetti materiali, del darsi differenziato del loro senso. La materia in sé, non  esiste,  è pura indeterminazione, esiste in quando materia formata, materia cioè che assume un proprio senso e proprietà in relazione alla natura della forma che la configura rendendola "una certa cosa invece che un'altra", attribuendole una essenza. Nello specifico, il cervello non è pura materia, ma materia formata dall'anima, che la rende materia di un certo tipo, materia vivente atta a sostenere e supportare i processi che la costituiscono come "anima razionale", cioè anima umana. Senza l'anima intesa come causa formale, essenza dell'umano il cervello non esisterebbe in quanto tale, la materia che lo compone non sarebbe organizzata come materia vivente e pensante. Ciò permette quindi di non pensare la mente come separata dal cervello, dato che l'anima razionale (forma) non potrebbe operare senza una materia su cui applicarsi, ma implica anche la necessità di ammettere un'irriducibilità dell'interiorità vivente (l'anima non è forma nel senso meramente geometrico, ma forma vivente, che muove la materia a formare a partire da un'interno, e la presenza di questo nucleo interno permette di vivere i processi mentali come vissuti in prima persona, su cui riflettere mediante l'introspezione. L'esperienza interna non può essere ricreata e rivissuta in laboratorio a partire da uno sguardo esteriore e oggettivante e ciò fissa i limiti delle scienze positive riguardo la conoscenza della mente umana, che resta così aperta allo sguardo fenomenologico che coglie la soggettività non come oggetto esterno, ma come attualità vivente, che non esclude la validità dei risultati delle scienze positive, ma li integra con quelli ricavabili dal suo approccio, autoriflessivo e autocoscienziale, e mirante a cogliere la struttura essenziale dei fenomeni coscienziali, e non la loro fattualità empirica
Ottima disamina filosofica!
E sebbene Eccles - che è uno scienziato - si limiti soltantoa sfiorare l'aspetto filosofico del nostro argomento, il punto di vista che si ricava dalla sua teoria è di gran lunga più prossimo al tuo di quanto non lo sia il rudimentale paradigma riduzionista attualmente imperante. Egli, infatti, nella sua prospettiva di "interazione causale in entrambe le direzioni" non separa affatto - come invece fa Cartesio - la realtà mentale da quella cerebrale; e quello che Eccles chiama "dualismo", di fatto è una dialettica tra due "principi" di pari dignità ontologica. Una dialettica, cioè, molto simile alla relazione che lega lo Yin e lo Yang della filosofia taoista.
La distinzione fra mente e cervello può essere "forte" ,alla Cartesio,o la si può rendere sfumata,ma rimane sempre una distinzione funzionale.Forte o debole che sia ha comprensibilmente delle inevitabili ripercussioni sulla nostra "autostima",cosa a cui la distinzione originaria,forte o debole che sia,non mirava certamente.
Impossibile non mostrare permalosità se si definisce qualcosa di "morto",chiamandola materia,se poi ci sentiamo dire da qualcuno che noi siamo pura materia,perché in effetti noi ci sentiamo tutto meno che morti.
Se per contro ci dicessero che siamo puro spirito,la nostra reazione potrebbe essere meno forte,senza che si possa evitare anche qui un certo disagio.
È evidente che noi non siamo né una cosa ne l'altra,né una composizione delle due.
È vero invece che le due cose nascono da una distinzione funzionale che tenta di descrivere quel che noi siamo,e perché facciamo quel che facciamo e che vale quel che vale.
E vale nella misura in cui riesce nel suo intento,che sarà certamente limitata.
Parlare quindi di materia e di mente come due cose separate in assoluto non ha alcun senso in generale.
L'operazione fatta da Cartesio ha un senso,seppur limitato,ed può essere utile ed avere sviluppi futuri.
Voler rendere tale operazione più soft,per alleggerire il disagio che ci genera,ha la sola utilità di alleggerire tal disagio,e non può avere ulteriori sviluppi.