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Messaggi - Phil

#571
Varie / Re: Il problemino della scacchiera
23 Febbraio 2023, 10:02:24 AM
Ritornando più in tema, qui vengono riassunti alcuni principi della gestalt:

Propongo inoltre anche questa immagine (che funziona meglio se aperta a tutto schermo in un'altra scheda del browser):

fissando il punto nero al centro, quando l'immagine (animata) diventerà in bianco e nero, finché non distoglieremo lo sguardo dal punto nero, il nostro cervello ci illuderà facendoci vedere perifericamente l'immagine con colori naturali.

Questa funziona allo stesso modo:

#572
Varie / Re: Il problemino della scacchiera
22 Febbraio 2023, 21:11:58 PM
L'illusione, come la conoscenza, è una forma di relazione: fra aspettative e risultati (in politica, ma non solo), fra punti di vista (molti trucchi, in ogni campo, presuppongono un inganno di prospettiva), fra elementi che sembrano (illudendoci appunto) avere una certa relazione (di colore, ad esempio) invece ne hanno un'altra, etc.
In questi casi, mi piace ricordare che «illusione» deriva da in-ludere, che potrei maccheronicamente tradurre con «attrarre in un gioco», adescare in una realtà ambigua, in-gannare (etimo equivalente) mischiando realtà e finzione (come accade in tutti i giochi, nel momento in cui creano una loro dimensione ludica). L'illusione per rivelarsi tale, ha comunque bisogno del disincanto, di qualcosa di "oggettivo" che disilluda dalle aspettative e dalle apparenze; in questo caso è stato sufficiente un identificatore di colori, in altri casi l'"oggettività" è cosi caleidoscopica da essere sfuggente o così indecifrabile (forse proprio perché priva di "cifre") da essere un "Rorschach" (come dico spesso).
L'esempio dei colori è calzante: si tende a pensare che il colore appartenga all'oggetto, sia una sua proprietà, quando razionalmente sappiamo invece che il colore "appartiene" al cervello che guarda l'oggetto illuminato, non all'oggetto. Di notte gli oggetti cambiano colore (e diamo per scontato che il colore "vero" sia quello che hanno di giorno); per un daltonico o un altro animale l'oggetto ha un colore differente anche di giorno, ma in realtà tutto ciò accade perché l'oggetto non ha affatto un colore: ha solo una superficie che riflette la luce in un determinato modo ed è questa superficie a non cambiare mai, né di giorno, né di notte, né a seconda della luce né a seconda di chi la guarda (o se nessuno la guarda). Il colore dell'oggetto non esiste in esso intrinsecamente, noi ne vediamo solo la luce riflessa colorata per come il nostro cervello la elabora (queste illusioni della gestalt lo dimostrano). Il colore, come altre "realtà", è dunque tutto negli occhi (e più indietro) di chi guarda, al punto che guardandolo lo proietta prospetticamente sull'oggetto, vedendocelo.
Uscendo dal mondo dei colori (ma non troppo), la politica e la vita stessa (per come è spesso idealizzata) sono, a loro modo, illusione (nel senso di sovrastrutture ludico-estetiche) e ce ne accorgiamo se riusciamo ad "uscire dal gioco" per un attimo; per quanto siano indubbiamente un "gioco di società" così tentacolare, inculcato e omnipervasivo che è difficile non stare al gioco. Per questo alcuni, a suo tempo, seppero uscire dalla partita e dall'illusione solo con la scelta drastica dell'eremitaggio (in quanto riduzione delle relazioni, v. incipit).
#573
Varie / Re: Il problemino della scacchiera
22 Febbraio 2023, 16:26:30 PM
Conoscevo già l'illusione ottica quindi non ho partecipato; tuttavia mi pare che le caselle A, come giustamente detto da bobmax, siano di più (otto), di quelle B (sette), considerando le sei più scure (C?) all'ombra del cilindro.
A voler essere ancora più pignoli, l'illusione ottica è forzata, perché usando strumenti di identificazione del colore (come questo) c'è una leggera differenza cromatica fra gli scuri alla luce e i chiari all'ombra.
#574
@Pio

Le considerazioni che ho proposto sono per capire meglio che peso dare all'esperienza di Aspirante Filosofo58, non avendone avuta una simile. Nessun interesse a "smontare" nulla, ma siccome lui stesso ha detto che non è questione di fede, ma di prove, mi sembra interessante allora cercare di capirci qualcosa (senza chiedergli nulla di troppo personale, ovviamente). Magari mi dice che l'astrologa gli ha dato risposte (senza esplicitarne il contenuto) che non possono essere basate sulla probabilità (diagnosi esatta, giorno dell'incontro con la sua compagna, il suo argomento di studi preferito, etc.), accrescendo così la mia curiosità sull'argomento.
Come già ricordato da iano, non siamo forse qui per riflettere assieme? Se non si possono far domande o esporre obiezioni, come riflettiamo?
#575
Ho letto solo alcuni post della discussione e chiedo per curiosità: l'astrologa ha anche citato una diagnosi esatta o si è limitata al generico «problemi al sistema nervoso»? Lo chiedo perché secondo uno studio del 2007 circa un miliardo di persone al mondo soffre di problemi al sistema nervoso e se a questi sommiamo quelli che credono ci possa rientrare anche un mal di testa (chi non ne ha, di tanto in tanto?), allora restare sul vago comporterebbe un alto tasso di successo nell'indovinare.
Così come quando ha detto che avresti trovato una compagna: c'è il 50% di probabilità di indovinare, la compagna o arriva o non arriva (e se non arriva c'è sempre tempo che la previsione s'avveri, finché si è vivi); se invece ha predetto dettagli più precisi, come il giorno in cui l'avresti conosciuta, il suo nome, etc. allora le possibilità di indovinare sarebbero decisamente inferiori.
Per quanto riguarda gli «studi tecnici» suppongo che per la tua generazione (conosceva l'anno di nascita, giusto?) sia molto più probabile che un maschio abbia fatto un percorso tecnico che umanistico, quindi forse anche per questo si è basata sulla probabilità (do per scontato che il documento d'identità fornitole non fosse di quelli con la voce «professione» compilata).
#576
Condivido lo stupore; tuttavia si chiama «due vite» quindi almeno è di buon auspicio contro il pensiero "unico" nel festival... oppure è una velata allusione alla doppia vita del leader ucraino, comico e politico? Non mi stupirebbe se ascoltandola al contrario si sentisse Zelenski che chiede altre armi; sarà meglio frugare bene nei bagagli di Mengoni quando andrà a Kiev.
Si scherza, ovviamente (o no?).
#577
Citazione di: Ipazia il 19 Febbraio 2023, 15:29:36 PMLa marchetta al regime ucraino non è la lettera (postverità), ma la notizia, in salsa sanremese ovvero ad usum vili, che l'Italia è culo e camicia con quel regime (preverità, detta anche "pensiero unico")
Che il governo italiano da mesi appoggi l'Ucraina più che la Russia non credo sia uno scoop emerso (né sancito) a Sanremo, né mi pare sia «pensiero unico», ma una mera scelta politica. Si può chiaramente non essere d'accordo, ma suggerirei di non "forzare" alcune parole dal significato chiaro omologandole in nome del personale dissenso, altrimenti si perde di credibilità e di chiarezza.
Oppure intendi che per non essere "pensiero unico" avremmo dovuto invitare Putin a scrivere una contro-lettera in cui si lamenta di come si sta comportando l'Italia e leggerla davanti al Presidente? Sarebbe stato meglio evitare la lettera? Magari sì, ma ciò non la rende «pensiero unico», al massimo "pensiero del governo" (e potrebbe/dovrebbe essere altrimenti?).
Parimenti nella lettera letta da Amadeus non ricordo, magari sbaglio, alcuna "postverità"; in breve dice (vado a memoria) «Grazie Italia, qui c'è la guerra, vinceremo»; dov'è la postverità?
Se non badiamo alle parole, ma parliamo "a sentimento" pur di difendere a spanne i nostri ideali, il dialogo (e il tentativo di maieutica) diventa onestamente un po' in salita.
#578
Ho finalmente ascoltato la famigerata lettera che, praticamente da sola (a quanto mi si dice), avrebbe dovuto inabissare l'intero festival verso una propaganda omologatrice senza appello; ebbene, se altrove c'è indubbiamente "molta carne al fuoco", il festival mi pare sempre più un menù vegetariano, e quella lettera può essere al massimo un hamburger di tofu: sembra carne perché si chiama ham-burger, ma in realtà di vera carne non ce n'è (tranne per chi vuole vedercela, fosse anche solo nel nome, o nella firma).
Sollevato dall'aver avuto la conferma che Amadeus non è il nuovo Goebbels (lo dico scherzando prima che arrivi qualcuno a dirlo seriamente) e che c'è anche una non timida omologazione nel criticare il festival alla cieca e a priori (in quanto "sempre servo dei padroni, a prescindere"), per quanto mi riguarda il verdetto è chiaro (ma non così edulcorato da farmi prenotare un posto in prima fila all'Ariston per l'anno prossimo; si tratta pur sempre soprattutto di gusti musicali, no?).
#579
@Ipazia

Dunque quei pochi minuti a notte fonda (stando a quanto dice Claudia) in cui è stata letta quella lettera, rendono tre giorni e non so quante ore di festival "propaganda omologatrice"? Va bene, basta solo intendersi sulle quantità del presunto "veleno" (a questo punto sono curioso di ascoltare tale "manifesto" del leader ucraino).
Colgo meno il nesso tra omologazione e «sceneggiate gender e i cahiers de doléances di un'africana ben nutrita»(cit.): intendi che per parlare credibilmente di razzismo bisogna essere di colore ma poveri, con buona pace del contenuto di ciò che si dice?
Su cosa ci sia di "omologante" nella «sceneggiata gender» chiederei chiarimenti perché forse, non avendo visto il festival, mi sono perso qualche episodio (o anche qui è una questione di occhi maliziosi che guardano?).
Sul "baldracchismo" ho chiesto quali fossero i parametri di identificazione per poter valutare i discorsi in merito, proprio per non confondere tutti e nessuno, ma rilevando delle possibili incoerenze pare si indulga nel "tartufismo" (imputazione in veste di scappatoia  un po' troppo comoda per l'interlocutore non-omologato).
Non chiedo oltre su «omologazione atlantista, capitalista, $cientista, postveritativa, proscrittiva»(cit.) perché suppongo di trovare le risposte in quei cruciali cinque minuti di compendio della lettera dall'Ucraina (giusto? Oppure stiamo parlando addirittura dei festival quando c'erano la DC, l'URSS, etc.?).
#580
Non essendo privo di pregiudizi circa il tormentone dell'omologazione, per esser certo che l'omologazione non sia solo negli occhi di chi guarda, non avendo visto il festival, non mi resta che appoggiare l'inevasa richiesta di Claudia (in aggiunta a quella sulla propaganda): cosa c'è stato di omologante in questo festival tale da consegnarlo al «filone nero» che porterebbe fino alla covidemia (prendendolo per buono)?
La domanda, forse la prima per chiarezza di comunicazione, è anche: «omologante» rispetto a cosa? Poiché è noto che può essere molto omologante, come sta emergendo qui, anche la retorica che di default puntualmente critica a priori alcune questioni, fra cui il festival (e ricordo che, come detto, non sono esattamente un suo fan, ma invece mi interessa capire come viene declinata la tematica dell'omologazione. e quanto siano omologati nella critica coloro che, eventualmente, parlano male di qualcosa più per partito preso che per constatazioni).

Sul "baldracchismo" sono forse ancora più perplesso che sull'omologazione: se si intende essere mercenari che cercano solo lo stipendio a prescindere da chi lo fornisce, allora i dipendenti pubblici, pagati con soldi pubblici e al servizio di chiunque sia al potere (prima che "al servizio dei cittadini"), dovrebbero interrogarsi se fare "obiezione di coscienza" ed eventualmente licenziarsi ad ogni cambio di governo non conforme ai loro ideali? E chi si licenzia per andare in un'altra azienda che offre contratto o condizioni migliori? E i liberi professionisti che passano disinibitamente da un cliente all'altro? E chi lo fa davvero di mestiere (sulla scia di «il corpo è mio e lo gestisco io»)? Chiedo solo per capire meglio cosa qui si intenda con «baldracca» e quanti di noi, eventualmente, lo siano (stati), in potenza o in atto.
#581
Tematiche Spirituali / Re: La centratura
17 Febbraio 2023, 17:39:00 PM
Atomista ha centrato il nucleo della questione (battutaccia, lo so): l'esperienza di centratura più comunemente sperimentabile non ha nulla di mistico ed è proprio quella sportiva (ciascuno secondo le sue potenzialità, ovviamente). Non per nulla egli non parla di pedalare fischiettando e godendosi un panorama campestre mentre gli uccellini cinguettano, ma di "sputar sangue" in una competizione, magari con se stesso più che con gli altri. Certo, non è detto cha tale centratura duri effettivamente due ore, ma la situazione è decisamente propizia (provare per credere, anche con altri sport, ovviamente). Possiamo chiamarlo hic et nunc o, più modernamente, «flow cognitivo» che si caratterizza da (cito da questa pagina di Wikipedia):
«- Concentrazione totale sul compito: un alto grado di concentrazione in un limitato campo di attenzione (la persona non ragiona su passato e futuro ma solo sul presente).
- Perdita dell'autoconsapevolezza: il soggetto è talmente assorto nell'attività da non preoccuparsi del suo ego.
- Distorsione del senso del tempo: si altera la percezione del tempo. Non si rende conto del suo scorrere.
- Piacere intrinseco: l'azione dà un piacere intrinseco, fine a se stesso (esperienza autotelica).
- Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione e l'impegno sono massimi. La persona è talmente assorta nell'azione da fare apparire l'azione naturale.».
In altre parole è ciò che viene sintetizzato dallo stereotipo del maestro zen che ti dice di non usare la penna o l'arco, ma di "essere uno" con la penna o l'arco e, come è noto, le penne e gli archi non hanno troppi pensieri (chiaramente, si può applicare anche allo spazzare la cucina o al pulire il gabinetto, richiede solo un certo allenamento mentale sulla consapevolezza).
#582
@Aspirante Filosofo58

Anch'io "d'istinto" ho accostato il festival ad altre manifestazioni, sicuramente più musico-centriche (fidandomi di ciò che se ne dice); poi mi sono però ricordato del contesto, sia come (recente?) tradizione che come società: il festival è ormai diventato da anni una manifestazione di spettacolo incentrata sulla musica, ma non solo musicale, e farla ritornare solo musicale, secondo me (magari sbaglio, non è il mio mestiere), non sarebbe una buona mossa di marketing/esposizione (a differenza delle manifestazioni che sono da sempre solo musicali). Il contesto sociale ha parimenti un ruolo importante: se si parla di contesto europeo, è normale che viga una certa "diplomazia", una certa distanza da temi extra-musicali che più che unire finirebbero con il dividere la rappresentazione pubblica dell'Europa, ma se si è in ambito nazionale, trovo altrettanto ragionevole cogliere la palla al balzo su certe narrazioni e rappresentazioni, anche se non sono strettamente musicali. Concordo che chi è interessato solo alla musica possa non gradire divagazioni extra-musicali, tuttavia, come detto, se mi metto nei panni degli organizzatori, a cui giustamente non interessa solo la musica (ma l'audience, il mercato, etc.), non riesco a biasimarli.
Per quanto riguarda (@Ipazia) la propaganda, l'omologazione, etc. sono spesso, ma non sempre, come la bellezza: stanno tutte solo negli occhi di chi guarda (e te lo dice uno che ha confessato di non aver nemmeno guardato adeguatamente ciò di cui parla).
#583
Citazione di: Ipazia il 16 Febbraio 2023, 20:38:17 PMcanzonette, che evidentemente sono solo un pre-testo. Tanto mi bastava sottolineare.

I testi veri di questa edizione li ho elencati sopra. Il pretesto canzonetta sanremese mi interessa meno che niente e mi auguro che ciò valga anche per i giovani di oggi, come valeva per i giovani della mia generazione.

Augurio flebile, perché oggi il frullatore mediatico dell'omologazione sociale è assai più efficiente e mirato di vari decenni fa
Credo che una propaganda si possa valutare anche dalle conseguenze, poiché non c'è nulla di più controproducente di una propaganda che fa cilecca in una grande occasione: dopo il festival cosa è/sarà cambiato rispetto a «bigpharma, guerrafondaio ucraino, femminismominchia della influencer milionaria, l'inclusivismo dell'atleta nera strapagata, il coglione che straccia la foto di un politico»(cit.)? E cosa é/sarà invece cambiato nel mercato della musica?
Credo che i risultati, di certo ancora prematuri, possano aiutare a stabilire quanto pesi la propaganda e quanto pesi la musica in questa manifestazione; se sia la musica ad essere un «pretesto» per fare propaganda o sia la propaganda un mero accompagnamento (discutibile, concordo, ma massmediaticamente scaltro) alla musica.
Riguardo al tormentone dell'"omologazione" ho le mie perplessità da sempre, e anche quel poco che mi è entrato nel monitor da Sanremo me le conferma.
#584
Citazione di: Ipazia il 16 Febbraio 2023, 14:21:49 PMIl Festival deve limitarsi alla canzone italiana [...] l'unica sgradevolissima politica che surrettiziamente fa è quella delle baldracche di regime. Lasci perdere e si occupi solo di canzonette.
Non avendo seguito il festival e ribadendo che non sono un fan di quel genere (né di musica, né di manifestazione), posso solo affrontare le tematiche più trasversali e sempre con il beneficio di inventario, perché potrei essermi comunque perso qualcosa di pertinente. Ciò premesso, trovo un po' "scanzonato" (visto che siamo in tema) confondere le proprie aspettative con ciò che il festival "deve"(?) fare: in quanto contenitore comunicativo di canzoni (che sono a loro volta comunicative), considerando la nota tradizione e la prevedibile elevata esposizione mediatica, chi di noi, onestamente, se dovesse organizzare oggi (non negli anni '70) il festival, lo farebbe limitandosi solo alle "canzonette"? Chi, da organizzatore, di fronte alla possibilità di avere il presidente, l'attore italiano premio Oscar, il politico internazionale del momento, etc. risponderebbe con un perentorio «partecipano solo se hanno una canzone da presentare»? Chiunque lo facesse, a prescindere da colori politici, ideologie, etc. sarebbe, a mio umile giudizio, un organizzatore decisamente "rivedibile" (senza offesa, eventualmente). In fondo, qual è lo scopo del festival e come raggiungerlo? Come funzionano oggi la comunicazione, gli sponsor, etc.? Perché la gente segue il festival anziché aspettare che quei brani siano disponibili su spotify o youtube senza dover assistere alla gara? Chi lo ha organizzato ha già le risposte e agisce di conseguenza; difficile biasimarlo (se il pifferaio ha le sue colpe, ma funziona, è perché qualcuno non è immune alla sua "musica"; sogniamo un mondo senza pifferai? Forse conviene piuttosto restare svegli e studiare come funziona la "musica", nella consapevolezza che il pifferaio continuerà a fare il pifferaio, e non solo nel weekend sanremese).
Si può chiaramente non essere d'accordo su come oggi siano impostate in generale la comunicazione, la società dello spettacolo debordiana, etc. tuttavia, come già osservato da Claudia, ci aspettiamo davvero che sia il festival, evento comunicativo e mediatico per eccellenza, a sanare in tre serate i "difetti" della tv contemporanea promuovendo un purismo musicale di altri tempi? Non credo siano né il contesto giusto né lo "strumento" giusto. Un'altra ricaduta del "long covid mediatico" (sempre sulla scia di Claudia) non è forse proprio che abbiamo imparato come la vetrina della comunicazione non dispiaccia nemmeno a virologi, scienziati, etc.? Siamo tutti umani e la società di oggi, stando ai fatti, è così (attenzione: sto constatando, non elogiando) e aspettarsi che il virologo si limiti alle provette, il cantante alle canzonette, lo sportivo alle medagliette, etc. è un'aspettativa oggi piuttosto spericolata (utopica?), se non altro perché è gente famosa che può farsi un account twitter e riempirlo di followers solo per il nome che ha. E chi organizza un evento mediatico, sia esso canoro, sportivo o altro, non può professionalmente non considerarlo. Andando ancor più a monte, sarebbe come aspettarsi che chi si occupa di marketing sia onesto, non cerchi "leve" per vendere e magari ti consigli di rivolgerti alla concorrenza per un prodotto migliore: sarebbe sicuramente un'ottima persona, degna del paradiso, ma un pessimo pubblicitario (e, com'è noto, dicendo «tutta la verità, nient'altro che la verità» non tutti si pagano da vivere; non a caso quello è un giuramento che, se non mi sbaglio, fanno i testimoni, non gli avvocati o gli addetti al marketing).
Se, per quello che vale, un disertore di festival come il sottoscritto e molti dei presenti (pare) ne stanno parlando, e non certo per gli accordi musicali usati o le metriche dei testi, significa che gli organizzatori hanno saputo impostare un evento che fa comunque parlare di sé (per il clamore eccessivo o, paradossalmente ma non troppo, per l'assenza dello stesso), risultato vivamente consigliato sin dal primo capitolo del manuale della comunicazione massmediatica. Suppongo (o temo?) sia ovvio che, se il festival fosse andato "fuori tema" appoggiando però cause a noi care, saremmo tutti stati un po' meno critici o un po' più indulgenti verso l'esulare da questioni strettamente canore; certo, siamo umani (v. sopra). Gli organizzatori sanno anche questo e devono aver fatto i loro conti in merito, venendo pagati con moneta "suonante" per farlo (come quelli del festival del Cinema di Berlino che pare abbia raccolto l'idea dell'ospitata del leader ucraino, per quanto in questo caso più pertinente essendo protagonista di un documentario della manifestazione).
#585
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
15 Febbraio 2023, 16:57:37 PM
Citazione di: green demetr il 15 Febbraio 2023, 16:24:15 PMIl mondo oltre il mondo è una realtà, il fatto che il tuo edonismo mischiato con il tuo nichilismo, o a voler essere gentili, con il nichilismo del mondo, non ti permetta di vederlo è affare degli animali di questo tempo storico che continuano a chiamare Dio un niente.
Peccato perchè la libido freudiana mi pare materia di pensiero assai feconda, anche per chi vuole proprio fare voto di distruzione e auto-distruzione, e in questo caso non mi sto riferendo a te, ma al tempo storico odierno del popolo equino.
E per inciso la libido non è un niente, almeno quella dovrebbe essere una spinta talmente forte che è impossibile negarla.
Chiamasi evidenza.
Il "mondo oltre il mondo" è a suo modo una realtà, ma non tutte le realtà sono ontologiche, così come non tutte le visioni hanno un contenuto reale. Parimenti la libido c'è (e non rientra nella metafisica), ma non sempre l'oggetto cui tende è ontologicamente reale.
Se (de)pensiamo il nichilismo come uno sgangherato culto di un fantomatico "Dio del niente" o come riduzione di ogni concetto a niente o come distruzione capricciosa da sovversivo adolescenziale, allora è comprensibile che diventi uno spauracchio buono solo per goffe parodie, e non una fase prodromica agli sviluppi del pensiero contemporaneo, che è «post-metafisico» per chi ha metabolizzato il nichilismo, ma «nichilista» per chi è rimasto arroccato al di qua del nichilismo, sotto l'egida della metafisica e del suo "secondo mondo".