@Angelo, non posso parlare per lui però a me la sua visione ricorda ciò che dice Sariputra nel suo 1000 messaggio (e concordo con sgiombo che ci vorrebbeero altri 1000 interventi di Sariputra
). Lo vedo come una sorta di tentativo di colmare la contraddizione tra la bontà di Dio e l'inferno, visto come "scelta" dell'uomo. Non è l'unico a pensarla in questo modo, ossia che il "giudizio" di Dio in sostanza è una sorta di scelta dell'uomo. Sinceramente con quell'articolo non volevo presentarmi come "apologista", bensì far vedere come tale parte della dottrina cristiana da problemi agli stessi cristiani. In sostanza se non interpreto male l'articolo si basa su passi biblici come (chiedo perdono se non indico come si usa capitolo e versetto...) "Chi non ama non conosce Dio... Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui... chi non ama il proprio fratello che vede non può amare Dio che non vede" (http://www.maranatha.it/Bibbia/7-LettereCattoliche/69-1GiovanniPage.htm). In sostanza questa lettera di Giovanni pare suggerire che l'importante è "amare" e che la fede nel Dio che ama dovrebbe aiutarmi ad amare. Tant'è che anche lo stesso Paolo ad un certo punto nella Lettera dei Corinzi dice:
1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. 2 Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. 3 Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
4 L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, 6 non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
8 L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; 9 poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; 10 ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. 11 Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. 12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.
13 Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore.
Quello di Enzo Bianchi mi pare un tentativo di dire una cosa di questo tipo. In sostanza chi ama in questa vita amerà nella prossima e potrà stare in Comunione con Dio. Chi non ama in questa vita, nella prossima non sarà capace di amare e quindi per lui sarà impossibile stare in comunione con Dio. Quindi il "giudizio" sarebbe dunque una scelta umana (in questi termini vedono la questione anche due miei amici cattolici). In sostanza Dio perdona sempre ma noi "accecati" dal male non siamo capaci di accettare il perdono, Dio ama sempre ma noi non siamo capaci di amare ecc. Personalmente la vedo come un'interpretazione interessante (il che però non spiega perchè allora è stato usato un certo linguaggio anzichè un altro ecc). Ad ogni modo mi è stata segnalata anche questa pagina https://www.studibiblici.it/, in particolare https://www.studibiblici.it/appunti.html.
Ad ogni modo non è mia intenzione dimostrare che questa "visione delle cose" è consistente o meno né tanto meno che è la visione delle cose "giusta". Volevo solo cercare di capire come la vedono alcuni tra gli stessi cattolici e alcuni mi paiono ben consapevoli del problema (che poi le loro soluzioni contengano inconsistenze - non me la sento di definirle ipocrisie visto che l'ipocrisia - se ho capito il significato della parola - ha una componente di intenzionalità nella ricerca di vantaggio egoistico e di prevaricazione (e anche voler utilizzare la religione come modo per dominare...) - è un altro discorso... ma credo che più che difenderli io, sarebbe più giusto interpellare i diretti interessati e discutere con loro. Anche perchè ammetto che potrei dire cose sbagliate, contrarie alla loro "interpretazione". Infatti come sempre, quello che scrivo in questi post è come capisco io questi discorsi, nei miei limiti. Niente di più e niente di meno. Di certo non vorrei far intendere che parlo per loro, per il cristianesimo, per la Chiesa ecc...).
Riguardo al discorso delle "mentalità schiave della paura...". Certamente la paura della morte può essere un motivo che porta alcuni a credere. Ma una generalizzazione simile mi sembra alquanto ingiustificata (anche perchè credere nella possibilità di finire all'inferno non mi pare molto consolatoria come credenza, anzi...). Inoltre in diverse varianti dell'induismo c'è sì un Dio che ama, tuttavia la "vita eterna" si basa su una concezione ben diversa da quella cristiana (il senso dell'individualità "sparisce") e inoltre in genere in molte religioni orientali ci sono sì "inferni" ma di durata limitata nel tempo (come tra l'altro i "paradisi" dove rimane un senso di identità individuale). Quindi all'infuori del cristianesimo si può credere in Dio senza credere al "fuoco eterno" (o anche rimanendo cristiani? boh). Ad ogni modo la visione dell'inferno come "scelta" umana è probabilmente oggi molto popolare se non erro anche sostenuta da papi recenti.
P.S. Con questo intervento termino la mia discussione su questo tema. Perchè credo di aver dato il contributo che potevo dare.

1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. 2 Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. 3 Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
4 L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, 6 non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
8 L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; 9 poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; 10 ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. 11 Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. 12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.
13 Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore.
Quello di Enzo Bianchi mi pare un tentativo di dire una cosa di questo tipo. In sostanza chi ama in questa vita amerà nella prossima e potrà stare in Comunione con Dio. Chi non ama in questa vita, nella prossima non sarà capace di amare e quindi per lui sarà impossibile stare in comunione con Dio. Quindi il "giudizio" sarebbe dunque una scelta umana (in questi termini vedono la questione anche due miei amici cattolici). In sostanza Dio perdona sempre ma noi "accecati" dal male non siamo capaci di accettare il perdono, Dio ama sempre ma noi non siamo capaci di amare ecc. Personalmente la vedo come un'interpretazione interessante (il che però non spiega perchè allora è stato usato un certo linguaggio anzichè un altro ecc). Ad ogni modo mi è stata segnalata anche questa pagina https://www.studibiblici.it/, in particolare https://www.studibiblici.it/appunti.html.
Ad ogni modo non è mia intenzione dimostrare che questa "visione delle cose" è consistente o meno né tanto meno che è la visione delle cose "giusta". Volevo solo cercare di capire come la vedono alcuni tra gli stessi cattolici e alcuni mi paiono ben consapevoli del problema (che poi le loro soluzioni contengano inconsistenze - non me la sento di definirle ipocrisie visto che l'ipocrisia - se ho capito il significato della parola - ha una componente di intenzionalità nella ricerca di vantaggio egoistico e di prevaricazione (e anche voler utilizzare la religione come modo per dominare...) - è un altro discorso... ma credo che più che difenderli io, sarebbe più giusto interpellare i diretti interessati e discutere con loro. Anche perchè ammetto che potrei dire cose sbagliate, contrarie alla loro "interpretazione". Infatti come sempre, quello che scrivo in questi post è come capisco io questi discorsi, nei miei limiti. Niente di più e niente di meno. Di certo non vorrei far intendere che parlo per loro, per il cristianesimo, per la Chiesa ecc...).
Riguardo al discorso delle "mentalità schiave della paura...". Certamente la paura della morte può essere un motivo che porta alcuni a credere. Ma una generalizzazione simile mi sembra alquanto ingiustificata (anche perchè credere nella possibilità di finire all'inferno non mi pare molto consolatoria come credenza, anzi...). Inoltre in diverse varianti dell'induismo c'è sì un Dio che ama, tuttavia la "vita eterna" si basa su una concezione ben diversa da quella cristiana (il senso dell'individualità "sparisce") e inoltre in genere in molte religioni orientali ci sono sì "inferni" ma di durata limitata nel tempo (come tra l'altro i "paradisi" dove rimane un senso di identità individuale). Quindi all'infuori del cristianesimo si può credere in Dio senza credere al "fuoco eterno" (o anche rimanendo cristiani? boh). Ad ogni modo la visione dell'inferno come "scelta" umana è probabilmente oggi molto popolare se non erro anche sostenuta da papi recenti.
P.S. Con questo intervento termino la mia discussione su questo tema. Perchè credo di aver dato il contributo che potevo dare.