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Messaggi - Ipazia

#5716
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
15 Aprile 2020, 19:09:57 PM
Tornando alla casa materna ho incontrato questo testo, consigliato da Phil, o forse nel consiglio c'era solo l'argomento: l'infosfera.

Un libro importante che partendo quatto quatto da domande basilari:

1) Che cosa è una domanda filosofica
2) Che cosa è una risposta filosofica


invita a rivisitare l'abc della filosofia fornendo un armamentario strumentale utile per elevarsi dal livello conversativo, cominciando ad annusare l'odore di un approccio filosofico più strutturato. Ci si inoltra quindi verso il cuore della questione:

3) La filosofia come design concettuale

con 5 succinti corollari:

4) Cinque lezioni filosofiche

L'intenzionalità dell'opera è nelle Conclusioni

CitazioneLa storia della filosofia assomiglia un po' a un'onda sinusoidale (o a una montagna russa, se si preferisce). Va su e poi giù, e poi di nuovo su e giù. I momenti di picco, la cresta dell'onda, sono i periodi innovativi, in cui abbiamo a che fare con i problemi filosofici. Si tratta di quei periodi in cui la filosofia è impegnata ad affrontare problemi aperti e fondamentali per il nostro tempo. Quando ha successo, la filosofia finisce per innamorarsi della propria immagine, che è indubbiamente bella e attraente per ogni mente speculativa. I momenti di basso, il ventre dell'onda, sono i periodi scolastici, quando abbiamo a che fare con i problemi dei filosofi.

L'infosfera corrisponde ad una cresta filosofica del nostro tempo secondo l'autore. Un'occasione da non perdere per gli amanti del surf metafisico filosofico.
#5717
Tematiche Spirituali / Re:Immortalità
15 Aprile 2020, 10:03:03 AM
La bellezza di un umano, così come la bontà di un cibo, non è illusoria ma è all'interno di un ambito semantico consolidato al livello di astrazione mentale in cui i concetti di bellezza (estetica) e bontà (culinaria) hanno senso. Un senso che si tramanda dalla notte dei tempi che ci trasmette pressochè immutata la sensazione di bellezza del busto di Nefertiti o di una statua di Fidia o Prassitele. In tale catena di senso, cui rispondiamo anche a livello di sensazioni fisiche, si sente, tornando alla discussione, profumo d'immortalità.
#5718
Tematiche Filosofiche / Re:La potenza del caso.
15 Aprile 2020, 09:49:42 AM
Citazione di: giopap il 15 Aprile 2020, 09:13:48 AM
Inutile considerazione personale: sono combattuta fra la soddisfazione che dà l' aver compreso le opinioni altrui e ancor più il concordarvi e la mancata occasione di discutere e reciprocamente criticarsi che, come ben sapeva il da te citato Eraclito («polemos è padre di tutte le cose, di tutte re»), é fonte di nuova conoscenza e arricchimento interiore.
Ce ne saranno comunque certamente altre.

Eraclito permettendo, ci metterei pure la madre: eros. Riguardo a polemos, la sfera etica dà inesauribili occasioni di contraddittorio sulla polisemica materia contesa che è il reale. Con la soddisfazione che dal campo etico la filosofia non la sloggia nessuno, e tutti finiscono col doversi, sapendolo o no, acquartierare.
#5719
Citazione di: iano il 15 Aprile 2020, 01:08:54 AM
Ci sarebbe di che citarvi un po' tutti.

Ed è quello che consapevolmente o inconsapevolmente si fa sempre. Tutti i nostri discorsi sono citazioni di ciò che abbiamo appreso e spesso non è impostura non citare la fonte, ma è che essa è diventata parte di noi troncando il cordone ombelicale con le antiche origini. Questa è tanto più vero per le esternazioni relative ai grandi fondamenti ideologici del pensiero: idealismo, materialismo, teismo, ateismo, naturalismo, misticismo,...

Avere una visione ampia della storia del pensiero rende consapevoli di questi debiti rimossi e restituisce al pensiero la sua legittimità plurale che ci libera da quella ossessione che è lo stallo autocitativo, la pietra d'inciampo in cui siamo noi per primi ad inciampare con una coazione a ripetere degna di miglior causa.

Sposo con piacere pertanto questa posizione:

Citazione di: Phil il 14 Aprile 2020, 21:36:00 PM
Secondo me, più che lasciarsi "intimorire" da una citazione filosofica, c'è motivo di essere intimoriti dall'universo di senso a cui essa rimanda, dai mille link che si diramano da quel (dono del) link di partenza.

... avvisando l'improvvido citatore intimidatorio che la la "fisica filologica" assume sovente il carattere del boomerang. O del volo verso territori filosofici per lui assai perigliosi. Mi pare comunque che in questo forum la citazione abbia un carattere di apertura del discorso, piuttosto che di intimidazione. Apertura che può implicare un sforzo per chi la subisce, ma anche uno stimolo ad allargare la propria visione e conoscenza del mondo.
#5720
Tematiche Filosofiche / Re:La potenza del caso.
15 Aprile 2020, 00:12:27 AM
Hai compreso benissimo giopap: il reale è. Noi possiamo solo ordinarlo secondo il nostro intelletto che è esso stesso un prodotto del reale, però capace di giocarci, ordinandolo secondo i nostri bisogni e desideri, giocando con la materialità dei suoi processi pulsionali di cui siamo fatti noi stessi. Razionalità è realizzare con la materia amorfa e insensate del reale dei giochi a nostra misura, con regole a nostra misura che funzionano solo se rispettiamo il reale così com'è. Perchè il reale non si tange di noi e tocca a noi giocare i giochi che il reale rende possibili. Come il fanciullo di Eraclito che muove i pezzi su una scacchiera e lì esercita il suo dominio, riempiendo il gioco di senso.
#5721
Tematiche Filosofiche / Re:La potenza del caso.
14 Aprile 2020, 17:37:02 PM
Un conto è perseguire la catena causale dei fenomeni naturali, un conto è metterci sopra il cappello metafisico di una qualche intenzionalità. Come per l'evoluzionismo darwinista, siamo noi che adeguiamo il nostro intelletto all'ambiente che ci troviamo di fronte, non l'ambiente che si adegua al nostro intelletto. Anche se ci piacerebbe molto crederlo. Alla fine dobbiamo arrenderci al reale che si fa razionale, mentre ci contiamo la favola del razionale che spiega il reale. Qualcuno va anche oltre mettendoci l'invenzione al posto della spiegazione.
...
#5722
Citazione di: iano il 14 Aprile 2020, 02:39:02 AM
Ma ci sono in filosofia cose che sono state definitivamente confutate , restando nell'ambito filosofico ?

Se la filosofia ha delle pretese epistemiche, queste non possono che procedere per argomentazioni. Le argomentazioni possono essere confutate e in particolare possono essere state confutate fin dalla notte dei tempi filosofici da chi ne ha colto le contraddizioni e fallacie. La filosofia non è il territorio delle convinzioni personali che attengono piuttosto alla fede e alla doxa, non sindacabili, ma è il luogo del corretto ragionare che può riguardare anche l'oggetto di fede, l'argomentazione sulla quale è sempre criticabile quando la si voglia tradurre in discorso filosofico.

Il campo etico pone per sua natura domande "aperte", estremamente sensibili alle variazioni storico-ambientali pur nella permanenza dei fondamenti che girano costantemente intorno all'essere (umano) e al suo senso. Ma anche in questo campo, proprio per tale permanenza, l'accesso conoscitivo al già detto si rivela particolarmente fecondo.

@davintro

Nulla osta che uno possa essere gratificato da un pensiero che per lui ha il carattere dell'originalità e lo metta a disposizione di tutti. Ma ancora più gratificante è trovare un abitante della storia della filosofia che ne ha avuto uno uguale e confrontarsi con lo sviluppo che questo emerito signore ha dato alla comune riflessione "originale". Ancora più stimolante è confrontarsi con le critiche che quel, chiamiamolo postulato filosofico, ha subito da altri pensatori e cercare di controbatterle alla luce di aporie riscontrabili nella confutazione e/o nuovi elementi che la possono invalidare. Se tale operazione controdeduttiva non riesce è buonsenso intellettuale prendere atto che quelle confutazioni sono fondate e passare oltre. Una buona conoscenza "scolastica" della storia della filosofia favorisce tale processo dialogico e permette di ampliarlo a molti più interlocutori, che non un atteggiamento naive alla materia.
#5723
Come dico sempre agli ospiti indesiderati: meglio un preservativo che miseria, carestie, malattie, guerre, lager, annegamenti e ONG.
#5724
L'argumentum ab auctoritate l'abbiamo superato grazie a Dio quando abbiamo scoperto che non c'è o, quantomeno, che le cose a lui attribuite erano state scritte da umani e non da dei. Altra questione è che in qualsiasi disciplina da nulla non nasce nulla. Mozart era un genio, ma bisogna dare pure a Leopold quello che gli compete. Il rischio grosso del dilettantismo è di inventare cose già dette da altri. E quello ancora maggiore è che quelle cose siano già state confutate da altri con argomenti definitivi. Quindi penso che anche in filosofia una buona conoscenza dei giganti sulle cui spalle accomodarci (cit) sia una posizione che rende più gradevole il discorso e più proficui gli esiti. Del resto anche Socrate-Platone nei dialoghi invitava i suoi interlocutori a confrontarsi con i maestri della filosofia del suo tempo, non solo a filosofare a ruota libera. E non era nemmeno così possibilista da considerare tutte le esternazioni filosofiche allo stesso livello.

Ovviamente nessuno, esclusi i grandi specialisti, conosce a fondo tutta la storia del pensiero filosofico, ma allora, una citazione intimidatoria, diventa occasione per testare chi la fa sul suo campo, colmando qualche nostra lacuna (a partire da WP a oltre), e col tempo anche distinguendo all'istante la citazione organica al ragionamento rispetto a quella che ha solo un carattere compensatorio delle inadeguatezze del tuo interlocutore. Un carattere bullisticamente intimidatorio.
#5725
Citazione di: Freedom il 13 Aprile 2020, 15:50:07 PM
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2020, 11:03:06 AM
Il suicidio rimane un tabù, e non può essere diversamente perchè è un j'accuse contro la vita che chiama in causa tutti i superstititi costringendoli individualmente a interrogarsi sul valore della loro vita e sul patto con essa da dover continuamente sottoscrivere. Il dato quantitativo è un j'accuse pure contro la società, e le norme, nel suo insieme. Questo rafforza il tabù. Liberalizzare la morte è una scommessa importante su se stessa per ogni società umana e l'epidemiologia liberata dovrebbe permettere di interrogarci più a fondo sui dispositivi sociali che abbiamo o no, ratificati, spingendoci a cambiarli. Mettere la polvere sotto il tappeto non può che aumentare la sofferenza sociale e la mistificazione della condizione umana, aggravando la patologia.
Questa, se ho ben capito, è una prospettiva interessante e condivisibile. In buona sostanza, correggimi se sbaglio, sostieni che il fallimento di ogni persona è ANCHE attribuibile al resto della famiglia umana. E dunque ogni persona che desidera e, addirittura, mette in pratica il suicidio, rende una testimonianza negativa alla società nel suo insieme.

In tutta franchezza sono d'accordo.

Sì, penso che in una situazione ideale ciascuno dovrebbe trovare più motivazioni per vivere, che per morire. In ciò si misura il successo di un contesto sociale...

CitazioneL'altro aspetto del ragionamento, su cui tra l'altro abbiamo già dibattuto e cioè il "liberalizzare" il suicidio assistito.....a me mette i brividi. Non so....secondo me c'è qualcosa di malsano nel rendere di "ordinaria amministrazione" una cosa così straordinaria, intima, personalissima.

... e solo la "liberalizzazione della morte" mi dice se il bersaglio è stato raggiunto o se bisogna - epidemiologicamente - aggiustare la mira. Nella libertà non vi è nulla di ordinario; anzi: ogni gesto ha un significato straordinario e gravido di conseguenze.

CitazioneGuarda che, non l'ho forse mai espresso così chiaramente come sto per fare, ma io ricordo perfettamente quando, da bambino, appassionato di storia (e dunque usi e costumi) degli indiani d'America, ne leggevo avidamente tutto ciò che trovavo.

E grande fascino, rispetto e ammirazione suscitava in me il sistema usato da molti anziani di diverse tribù che, una volta raggiunta un'età nella quale non erano in grado di provvedere a sè stessi, si ritiravano in luoghi appartati e si lasciavano morire. (e si suscitava dentro di me un fanciullesco ma non meno autentico desiderio di emulazione quando sarebbe venuto il mio momento) Una legge non scritta certamente dura degna conseguenza, di un'esistenza dura. Dura ma libera, dignitosa, naturale. Come, del resto, tutta la vita degli indiani d'America.

E' anche il mio punto di partenza per la riflessione sulla morte proprio perchè si tratta di un modello sociale in cui mi riconosco totalmente: una società di uguali il cui sostentamento ha un forte carattere comunitario e in cui l'individuo non viene deprivato della sua dignità nemmeno di fronte alla morte che sta a lui decidere quando è giunto il momento. Non per un infantile rivalsa verso la comunità o affermazione di chissà quale velleità individualistica, ma nell'armonia, dura ma perfetta, della conservazione della tribù.

Malgrado la nostra molto meno armonica, omologante, estraniante, realtà sociale, non è che tale atteggiamento di fronte alla morte sia divenuto impraticabile perchè comunque rimane immutato il principio di dignità che ciascun umano ha il diritto di rivendicare nel momento della morte affrontandola, come dice l'imperatore Adriano, con gli occhi bene aperti.
#5726
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
13 Aprile 2020, 22:40:29 PM
Il caso darwiniano ignora la metafisica. Esso asserisce che certe mutazioni genetiche, impattando in modificazioni ambientali totalmente indipendenti da quelle mutazioni (alimentazione, clima, eventi tellurici o cosmici), vengono favorite rispetto ad altre mutazioni e questo determina una selezione naturale a loro favore in termini riproduttivi.

Come le varie specie si ingegnano ad ottimizzare la loro sopravvivenza nel contesto ambientale dato suggerisce un qualche disegno finalistico, ma in realtà è la specie che si adatta all'ambiente non l'ambiente che si modella sulla specie. Tant'è che quando le condizioni ambientali si modificano repentinamente (tipo la caccia o l'avvento di un nuovo predatore o parassita) la specie si estingue. Se il mutamento è lento è possibile che piccole modificazioni genetiche selezionino individui in grado di adattarsi alle condizioni mutate preservando la specie dall'estinzione. Alcuni veterani evolutivi meriterebbero maggior rispetto e tutela del loro ambiente, ma questo è un problema che la natura ignora, una questione etica, umana.
#5727
 ;)

Già hanno fatto i salti mortali per convincerci che gli untori sono podisti, runners e ciclisti, adesso voglio vedere come riusciranno a contemperare la emergenza epidemica col solito via vai incontenibile di finti profughi&naufraghi da mantenere, curare, assistere legalmente e sopportare. Gli italiani sono un paradosso cosmico nell'arte tragicomica. Ne verremo mai fuori ?

Però c'è una cosa che farebbe felice il marchese Massimo D'Azeglio: il coronavirus finalmente ha fatto l'Italia. La superba Lombardia piegata dalla malasorte è tutto un fuggi fuggi a ritroso verso il sud mentre il nordest cenerentolo con quel guitto di Zaia dall'accento italiano impresentabile rivive i fasti non so quanto duraturi dell'antica Serenissima Repubblica grazie ad una ottima dirigente dell'Igiene Pubblica regionale che ha subito messo in sicurezza Vo Euganeo e un ricercatore eretico dell'università di Galileo che si fa un baffo di OMS e ISS e completa l'opera di tamponamento sanitario, ma anche politico del "governatore", in realtà solo presidente.

La livella, cara a Totò, ha livellato ben bene le differenze patrie e ci si trova tutti affratellati sotto le mascherine delle più varie fogge e provenienze, un po' come le nostre maschere regionali, all'insegna del motto della rinascenza prossima ventura: tarallucci e barbera.
#5728
Mentre la chiusura degli stadi salva la qualità della vita a chi ci abita accanto o si trova a viaggiare con orde di hoolligans. Salva la vita a qualche tifoso e gli straordinari a FF.OO. e ospedali  8)
#5729
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
13 Aprile 2020, 14:55:24 PM
Lamark era di un'altra parrocchia, decisamente progressista e teleologica. Darwin invece rimette la causalità alla casualità genetica e tale posizione è oggi molto più gettonata in ambito specialistico, anche se vi sono studi tendenti a verificare elementi finalistici nei processi evolutivi. Nel darwinismo de noantri si tende a spiaccicare Darwin su Lamark rimettendo alla grande in gioco il finalismo evolutivo.

L'impatto di Darwin è enorme nel pensiero occidentale e scientifico tout-court perchè offrì un potente arsenale di osservazione empirica risolutivo delle ultime vestigia di un disegno trascendente. Marx gli dedicò "il Capitale" e l'evoluzionismo superomistico nicciano ne trasse spunto, forse non dei migliori. L'erudito Freud senz'altro lo conosceva e la terapia psicoanalitica non è del tutto estraneo alla riconduzione dell'ego al "principio di realtà" (naturale) che Darwin pone sullo sfondo dell'andamento evolutivo. Elevandosi su di esso, ma in maniera razionale: wo Es war, soll Ich werden, dov'era Es deve divenire Io. Il che ha un indubbio carattere evolutivo in ambito psicologico della personalità, non necessariamente coincidente col "progresso", ma con l'ambientazione, che può essere anche nefasta come il totalitarismo insegna.

Non è il naturalista Darwin ad essere influenzato dalla scienza economica del suo tempo, ma piuttosto è egli ad avere offerto spunti alle ideologizzazioni socioeconomico "darwinistiche" che spopolano nelle più disparate e grossolane visioni del mondo e dottrine politiche contemporanee diversamente "naturalistiche".
#5730
Io preferisco una società che rimuova all'origine le cause che spingono una persona a scegliere la morte. E che la conceda quando può affermare in buona coscienza di aver fatto tutto il possibile per evitarla.