Caro Sgiombo,
domani è arrivato!
:-)
***
FILOSOFI
Che la mia " Weltanschauung" sia molto simile a quella di Berkeley e fuori di dubbio (sebbene ci siano anche notevoli differenze), così come è molto simile a quella di altri filosofi.
Leggi, per esempio, il seguente brano di Schopenauer, in cui si rileva facilmente che la sua VOLUNTAS, per molti aspetti (anche se non tutti) corrisponde alquanto al SE' UNIVERSALE di cui parlo io:

Hai pure ragione nel rilevare che il mio SE', assomiglia anche, per certi aspetti, al "Dio spinoziano"; sia pure, anche qui, con notevoli differenze.
Per non parlare dell'"IO fichtiano".
Quanto a Russel, ho letto entrambi i libri, che tutt'ora conservo: "I problemi della filosofia", e la "Storia della filosofia occidentale", ma anche tutti gli altri da lui pubblicati a fini divulgativi.
Da giovane, infatti, avevo una visione filosofica praticamente identica alla sua (e un po' anche ora); ma, se adesso potesse leggere quello che sto scrivendo qui, si rivolterebbe nella tomba!
:-)
***
DIO NOUMENO
Non stai affatto prendendo lucciole per lanterne; ed infatti, per come la vedo io, il "Dio-soggetto unico universale" (se così proprio lo vogliamo chiamare) è NOUMENO.
Non l'ho mai concepito diversamente!
E sono anche d'accordo che sarebbe preferibile evitare di qualificarlo con gli aggettivi "mentale" o "pensativo", perchè la cosa può dare adito a confusioni con i fenomeni "cerebrali" o "neurologici"; ma mi trovo in difficoltà anche ad usare altre aggettivazioni (tipo "spirituale" e simili), perchè potrebbero dare luogo ad altri tipi di equivoci.
In effetti, trattandosi del CONOSCENTE INCONOSCIBILE, ogni qualificazione diventa impropria; ma, in qualche modo, sia pure impropriamente, è pur necessario esprimersi.
:-)
***
PERCEPIRE - ESPERIRE
Come dicevamo sopra, la mia posizione assomiglia a quella di Berkeley, ma non del tutto; ed infatti io non mi esprimerei mai dicendo che:
- "i fenomeni sono ciò che <<percepiamo>> e "dietro -metaforicamente!- ad essi" c' è Dio",
- bensì direi ""i fenomeni sono ciò che si esperisce mentalmente, sia, in prima battuta col nostro IO soggetto individuale, sia, in seconda battuta, col SE' soggetto universale."
Berkeley, invece, essendo un vescovo anglicano, non si sarebbe mai espresso così, per evitare il rischio di essere accusato di "immanentismo" (il che, per l'anglicanesimo, avrebbe costituito una grave eresia); mentre invece, a ben vedere, non sono proprio sicuro che il mio approccio sia di tipo immanentista...anche se ammetto che può sembrarlo.
Forse, il SE' UNIVERSALE di cui parlo io, potrebbe essere definito con la famosa formula: "Intra omnia non inclusum, extra omnia non exclusum, supra omnia non elatum, infra omnia non prostratum."
Però, dovrei pensarci meglio.
:-)
***
ARMONIA LEIBNIZIANA
Poi tu scrivi:
"Mi sembra inoltre di poter ribadire che secondo la tua ipotesi fra le diverse esperienze fenomeniche coscienti esiste una sorta di "leibniziana armonia prestabilita" (per l' appunto da parte del Dio-noumeno-soggetto universale); per la quale ad una determinata condizione funzionale di un determinato cervello (rilevabile empiricamente da parte di osservatori come insiemi-successioni di fenomeni materiali-extensi nell' ambito delle loro proprie esperienze coscienti) corrisponde una determinata condizione e non altre di una determinata esperienza fenomenica cosciente (di norma diversa da quelle degli osservatori stessi), in perfetto accordo con le moderne neuroscienze."
Non sarei molto d'accordo quanto alla definizione di "leibniziana armonia prestabilita" (vista l'armonia che regna nel mondo), ma, più o meno, mi sembra che la tua descrizione sia abbastanza azzeccata.
Però non direi mai, come Pangloss diceva a Candido: "In questo migliore dei mondi possibili, tutti i fatti son connessi fra loro."
Sì, sono connessi tra loro, ma non proprio nel modo migliore, secondo me!
:-)
***
APOFASIA
Mi fa piacere sul fatto che siamo perfettamente d' accordo che del NOUMENO si può parlare solo vagamente, allusivamente, metaforicamente, apofaticamente: stiamo sostanzialmente dicendo che "è un po' come se..."; niente di più preciso, determinato, chiaramente pensabile.
Nietzsche diceva: "Di grandi cose bisognerebbe parlare nobilmente o tacere"; forse sarebbe meglio se alla fine io tacessi, quindi.
:-)
***
SPIEGAZIONE NOUMENICA DEI FENOMENI
Non ho ben chiaro cosa tu intenda per mia "spiegazione noumenica dei fenomeni".
Ed infatti, secondo me, non si tratta "esattamente" della natura di ciascuno di noi in quanto soggetto-oggetto di autocoscienza; cioè, come tu scrivi, ciascuno di noi "sentirebbe" di sentire e di esistere, e, allo stesso tempo, "sentirebbe" desideri, soddisfazioni e insoddisfazioni di desideri, imperativi etici, ecc.
Non mi sembra che sia esattamente così.
Ed infatti, "Io" non posso esperire me stesso in quanto "io", perchè il soggetto non può MAI porsi come oggetto di se stesso; anche sintatticamente, infatti, pur volendo forzare la realtà e la sintassi (che è logica), se voglio per forza dire una cosa del genere, devo cambiare il pronome e devo dire: "Io esperisco ME", non posso dire "Io esperisco IO".
E bada che non si tratta solo di sottigliezze sofistiche, bensì della realtà delle cose; puoi fare tu stesso la "prova mentale" di quanto dico.
Ed infatti, prova a:
- guardare consapevomente il PC davanti a te (fenomeno di "presunta" origine fisica)
- prova a pensare ad un gatto (fenomeno mentale).
Fatto?
Ok.
Ora, cerca di autoanalizzare quello che avviene nella tua mente, e ti accorgerai che nessuna delle due "esperienze" che hai appena fatto, è possibile riguardo all'IO; ed infatti, tu l'IO non lo "esperisci", MA, PIU' SEMPLICEMENTE, LO SEI (E LO SAI).
Il che è una cosa ben diversa, perchè si tratta di mera "presa di coscienza" del tuo essere "noumenico", non dell'"esperienza" di un "fenomeno" "IO"; e tale coscienzializzazione può avvenire sia a livello del tuo essere "noumenico" individuale (cosa che accade ordinariamente tutti i giorni), sia anche a livello del tuo essere "noumenico" universale (ed allora sarebbe una esperienza mistica).
In effetti, la maggior parte delle cosiddette "esperienze mistiche" (direi il 90%) sono frutto di mera autosuggestione allucinatoria (soprattutto se correlate a fenomeni paranormali, a cui io non credo affatto); ma, dai tentativi di descrizione fattane da grandi filosofi e mistici di diverse epoche, paesi e religioni, a me sembra di intravedere un tratto comune, che a tutto fa pensare, meno che ad una autosuggestione allucinatoria.
:-)
***
NEUROIMAGING
Ma, per restare al nostro "piccolo" essere "noumenico" individuale, con lo stesso "neuroimaging" si è rilevato che, a seconda dell'"oggetto" a cui ti invitano a pensare, sul monitor vengono evidenziate le diverse aree cerebrali interessate; ed è stato pure rilevato che, se ti invitano a pensare al tuo IO, pur specificando che ti devi concentrare sul tuo io come SOGGETTO DI COSCIENZA, viene sempre e comunque evidenziata la stessa area cerebrale che si attiva quando, invece, ti invitano a pensare al tuo corpo (e/o al tuo volto). Il che, secondo me, è significativo, perchè dimostra che l'io come SOGGETTO DI COSCIENZA non può essere oggetto della coscienza stessa...e, quindi, NON E' UN FENOMENO.
Putroppo non riesco a ritrovare dove ho letto dell'esperimento di cui sopra, ma ci proverò ancora.
Comunque, sempre per quanto concerne il nostro "piccolo" IO "noumenico" (o meglio, "epinoumenico"), si tratta pur sempre di un'entità caduca e transeunte, un accidente dell'ESSERE, poichè, avendo avuto un inizio, avrà sicuramente anche una fine; così come le onde vengono riassorbite dal mare.
Ma il mare (che in fondo è la sua stessa SOSTANZA) c'era prima, e resterà anche dopo.
:-)
***
Poi tu scrivi:
"Ora, secondo la mia ipotesi ciascuno di noi è un ente/insieme e successione di eventi in sé o noumenici, in base al divenire del quale e alle sue relazioni con il divenire del resto del noumeno e di se stesso (degli enti/eventi in sé) nella sua coscienza (di cui è il soggetto) accadono determinati enti/eventi fenomenici: ha senso parlare di se stessi (in quanto "entità in sé" o noumeniche), delle proprie inclinazioni, decisioni, affezioni e valutarle eticamente ed esteticamente."
Mi sembra di poter condividere tutto parola per parola, nè mi sembra che contraddica la mia concezione.
:-)
***
Ed invece (da parte mia, forse mi sono espresso male), ma io non penso affatto che l' unico Dio-soggetto universale indiscriminatamente "determini" tutto ciò che accade in ciascuna particolare esperienza fenomenica cosciente (per esempio la tua e la mia): ed infatti, anche a me non sembra che ciò sia compatibile con il considerare noi stessi come soggetti autonomi delle nostre azioni ed omissioni, ma solo come passivi "recettori" della soggettività unica divina, per intendersi (e senza intenzioni gratuitamente polemiche) come delle specie di "droni telecomandati".
NON LA VEDO ASSOLUTAMENTE COSI' (al "libero arbitrio" individuale ci credo).
Secondo me, infatti, il SE' universale, è la "quintessenza" dei singoli enti transeunti, di cui condivide la natura "noumenica", cioè la peculiarità essenziale di di tutti i singoli IO; il SE', e solo il livello di coscienza superiore ed eterno dei vari IO, che ne costituiscono autonome e e provvisoriamente indipendenti manifestazioni...ma sempre QUELLO sono!
Le Upanisad dichiarano enfaticamente "Tat Tvam Asi" (Tu sei QUELLO).
Come la schiuma dell'onda diventa tutt'uno con l'oceano quando si dissolve, come lo spazio all'interno di un vaso diventa tutt'uno con con lo spazio universale quando il vaso si spezza, così l'IO empirico diviene uno con col SE', quando annulla se stesso, o muore.
:-)
***
EPINOUMENI
Anche a me, peraltro, resta un po' difficile mettere correttamente in relazionequesto aspetto "soggettivo e coscienziale" delle singole esperienze fenomeniche individuali con l' unico soggetto universale-divino: ma, secondo me, per rendere l'idea, potrei proporti il seguente esempio.
Quando l'acqua lambisce la battigia, cos'è che veramente la lambisce: l'acqua del mare o l'acqua dell'onda? Io direi che si tratta della stessa cosa, in forme e livelli diversi.
Così pure, quando la coscienza esperisce un fenomeno, di quale coscienza si tratta: di quella dell'IO individuale, o di quella del SE' universale? Anche in questo caso Io direi che si tratta della stessa cosa, in forme e livelli diversi.
:-)
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PLOTINO E FILOSOFIA INDIANA
Plotino lo sto leggendo proprio in questi giorni, ma, ad essere sincero, ne capisco e ne condivido solo pochi passi; che, però, a volte solo bellissimi!
Come questo:

Quanto alla filosofia indiana, ho letto quasi tutti i libri della Collana Avidya; ma, per farsene un'idea precisa (anche storica), completa, semplice e lineare, l'opera migliore è la "FILOSOFIA INDIANA" di Radhakrishnan.
Ha il difetto di essere monumentale (io sono ancora neanche a metà del secondo volume, leggendono circa 10 pagine al giorno), però ha il grande pregio di essere, nello stesso tempo CHIARA (quasi al livello divulgativo di Bertrand Russel) e molto ACCURATA.
Su INTERNET si trova gratis il primo volume, scaricabile da qui:
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/varia/sarvepalli1.pdf
:-)
***
DEFINIZIONI
Quanto alle definzioni, puoi benissimo usare quelle che preferisci: "noumenica"; e "fenomeniche", sia materiali -res extensa- che mentali -res cogitans- le sensazioni (o, se non ti piace, "le esperienze", "gli esperiti") coscienti da esso non causate, e forse nemmeno "generate", ma forse sarebbe meglio dire "con esso correlate" ecc.
Purtroppo, data la materia, si fa molta fatica a capirsi, data l'ambiguità dei termini; che io, peraltro, a volte aggravo, perchè, per il vezzo "letterario" di evitare le ripetizioni, spesso complico il discorso usando pure i sinonimi!
:-)
***
MONISMO E PLURALISMO
Come ti ho già detto, io sono un MONISTA convinto, perchè credo che la REALTA' abbia natura unitaria (o tutta materiale, o tutta ideale); peraltro, essendo il mio un MONISMO IDEALE, secondo me la pluralità dei fenomeni, è solo APPARENTE.
Quello che Schopenhauer chiamava il velo di Maya.
Ma, ovviamente, posso sbagliarmi!
:-)
***
GRAZIE!!!
Ti ringrazio per il triplice complimento (CHE RICAMBIO), ma che, però, non ritengo di meritare; o, comunque, ritengo di meritare molto meno di te.
:-)
***
Però, adesso, per rispetto di Jean che ha aperto il TOPIC su un altro tema, e per non occupare troppo spazio con i nostri chilometrici "post" a scapito degli altri partecipanti al FORUM, io suggerirei di cambiare argomento. Anche perchè mi pare che su questo siamo pervenuti a conclusioni abbastanza convergenti.
Però, se vuoi riparlare di qualche singolo punto, per me va benissimo.
:-)
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domani è arrivato!
:-)
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FILOSOFI
Che la mia " Weltanschauung" sia molto simile a quella di Berkeley e fuori di dubbio (sebbene ci siano anche notevoli differenze), così come è molto simile a quella di altri filosofi.
Leggi, per esempio, il seguente brano di Schopenauer, in cui si rileva facilmente che la sua VOLUNTAS, per molti aspetti (anche se non tutti) corrisponde alquanto al SE' UNIVERSALE di cui parlo io:

Hai pure ragione nel rilevare che il mio SE', assomiglia anche, per certi aspetti, al "Dio spinoziano"; sia pure, anche qui, con notevoli differenze.
Per non parlare dell'"IO fichtiano".
Quanto a Russel, ho letto entrambi i libri, che tutt'ora conservo: "I problemi della filosofia", e la "Storia della filosofia occidentale", ma anche tutti gli altri da lui pubblicati a fini divulgativi.
Da giovane, infatti, avevo una visione filosofica praticamente identica alla sua (e un po' anche ora); ma, se adesso potesse leggere quello che sto scrivendo qui, si rivolterebbe nella tomba!
:-)
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DIO NOUMENO
Non stai affatto prendendo lucciole per lanterne; ed infatti, per come la vedo io, il "Dio-soggetto unico universale" (se così proprio lo vogliamo chiamare) è NOUMENO.
Non l'ho mai concepito diversamente!
E sono anche d'accordo che sarebbe preferibile evitare di qualificarlo con gli aggettivi "mentale" o "pensativo", perchè la cosa può dare adito a confusioni con i fenomeni "cerebrali" o "neurologici"; ma mi trovo in difficoltà anche ad usare altre aggettivazioni (tipo "spirituale" e simili), perchè potrebbero dare luogo ad altri tipi di equivoci.
In effetti, trattandosi del CONOSCENTE INCONOSCIBILE, ogni qualificazione diventa impropria; ma, in qualche modo, sia pure impropriamente, è pur necessario esprimersi.
:-)
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PERCEPIRE - ESPERIRE
Come dicevamo sopra, la mia posizione assomiglia a quella di Berkeley, ma non del tutto; ed infatti io non mi esprimerei mai dicendo che:
- "i fenomeni sono ciò che <<percepiamo>> e "dietro -metaforicamente!- ad essi" c' è Dio",
- bensì direi ""i fenomeni sono ciò che si esperisce mentalmente, sia, in prima battuta col nostro IO soggetto individuale, sia, in seconda battuta, col SE' soggetto universale."
Berkeley, invece, essendo un vescovo anglicano, non si sarebbe mai espresso così, per evitare il rischio di essere accusato di "immanentismo" (il che, per l'anglicanesimo, avrebbe costituito una grave eresia); mentre invece, a ben vedere, non sono proprio sicuro che il mio approccio sia di tipo immanentista...anche se ammetto che può sembrarlo.
Forse, il SE' UNIVERSALE di cui parlo io, potrebbe essere definito con la famosa formula: "Intra omnia non inclusum, extra omnia non exclusum, supra omnia non elatum, infra omnia non prostratum."
Però, dovrei pensarci meglio.
:-)
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ARMONIA LEIBNIZIANA
Poi tu scrivi:
"Mi sembra inoltre di poter ribadire che secondo la tua ipotesi fra le diverse esperienze fenomeniche coscienti esiste una sorta di "leibniziana armonia prestabilita" (per l' appunto da parte del Dio-noumeno-soggetto universale); per la quale ad una determinata condizione funzionale di un determinato cervello (rilevabile empiricamente da parte di osservatori come insiemi-successioni di fenomeni materiali-extensi nell' ambito delle loro proprie esperienze coscienti) corrisponde una determinata condizione e non altre di una determinata esperienza fenomenica cosciente (di norma diversa da quelle degli osservatori stessi), in perfetto accordo con le moderne neuroscienze."
Non sarei molto d'accordo quanto alla definizione di "leibniziana armonia prestabilita" (vista l'armonia che regna nel mondo), ma, più o meno, mi sembra che la tua descrizione sia abbastanza azzeccata.
Però non direi mai, come Pangloss diceva a Candido: "In questo migliore dei mondi possibili, tutti i fatti son connessi fra loro."
Sì, sono connessi tra loro, ma non proprio nel modo migliore, secondo me!
:-)
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APOFASIA
Mi fa piacere sul fatto che siamo perfettamente d' accordo che del NOUMENO si può parlare solo vagamente, allusivamente, metaforicamente, apofaticamente: stiamo sostanzialmente dicendo che "è un po' come se..."; niente di più preciso, determinato, chiaramente pensabile.
Nietzsche diceva: "Di grandi cose bisognerebbe parlare nobilmente o tacere"; forse sarebbe meglio se alla fine io tacessi, quindi.
:-)
***
SPIEGAZIONE NOUMENICA DEI FENOMENI
Non ho ben chiaro cosa tu intenda per mia "spiegazione noumenica dei fenomeni".
Ed infatti, secondo me, non si tratta "esattamente" della natura di ciascuno di noi in quanto soggetto-oggetto di autocoscienza; cioè, come tu scrivi, ciascuno di noi "sentirebbe" di sentire e di esistere, e, allo stesso tempo, "sentirebbe" desideri, soddisfazioni e insoddisfazioni di desideri, imperativi etici, ecc.
Non mi sembra che sia esattamente così.
Ed infatti, "Io" non posso esperire me stesso in quanto "io", perchè il soggetto non può MAI porsi come oggetto di se stesso; anche sintatticamente, infatti, pur volendo forzare la realtà e la sintassi (che è logica), se voglio per forza dire una cosa del genere, devo cambiare il pronome e devo dire: "Io esperisco ME", non posso dire "Io esperisco IO".
E bada che non si tratta solo di sottigliezze sofistiche, bensì della realtà delle cose; puoi fare tu stesso la "prova mentale" di quanto dico.
Ed infatti, prova a:
- guardare consapevomente il PC davanti a te (fenomeno di "presunta" origine fisica)
- prova a pensare ad un gatto (fenomeno mentale).
Fatto?
Ok.
Ora, cerca di autoanalizzare quello che avviene nella tua mente, e ti accorgerai che nessuna delle due "esperienze" che hai appena fatto, è possibile riguardo all'IO; ed infatti, tu l'IO non lo "esperisci", MA, PIU' SEMPLICEMENTE, LO SEI (E LO SAI).
Il che è una cosa ben diversa, perchè si tratta di mera "presa di coscienza" del tuo essere "noumenico", non dell'"esperienza" di un "fenomeno" "IO"; e tale coscienzializzazione può avvenire sia a livello del tuo essere "noumenico" individuale (cosa che accade ordinariamente tutti i giorni), sia anche a livello del tuo essere "noumenico" universale (ed allora sarebbe una esperienza mistica).
In effetti, la maggior parte delle cosiddette "esperienze mistiche" (direi il 90%) sono frutto di mera autosuggestione allucinatoria (soprattutto se correlate a fenomeni paranormali, a cui io non credo affatto); ma, dai tentativi di descrizione fattane da grandi filosofi e mistici di diverse epoche, paesi e religioni, a me sembra di intravedere un tratto comune, che a tutto fa pensare, meno che ad una autosuggestione allucinatoria.
:-)
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NEUROIMAGING
Ma, per restare al nostro "piccolo" essere "noumenico" individuale, con lo stesso "neuroimaging" si è rilevato che, a seconda dell'"oggetto" a cui ti invitano a pensare, sul monitor vengono evidenziate le diverse aree cerebrali interessate; ed è stato pure rilevato che, se ti invitano a pensare al tuo IO, pur specificando che ti devi concentrare sul tuo io come SOGGETTO DI COSCIENZA, viene sempre e comunque evidenziata la stessa area cerebrale che si attiva quando, invece, ti invitano a pensare al tuo corpo (e/o al tuo volto). Il che, secondo me, è significativo, perchè dimostra che l'io come SOGGETTO DI COSCIENZA non può essere oggetto della coscienza stessa...e, quindi, NON E' UN FENOMENO.
Putroppo non riesco a ritrovare dove ho letto dell'esperimento di cui sopra, ma ci proverò ancora.
Comunque, sempre per quanto concerne il nostro "piccolo" IO "noumenico" (o meglio, "epinoumenico"), si tratta pur sempre di un'entità caduca e transeunte, un accidente dell'ESSERE, poichè, avendo avuto un inizio, avrà sicuramente anche una fine; così come le onde vengono riassorbite dal mare.
Ma il mare (che in fondo è la sua stessa SOSTANZA) c'era prima, e resterà anche dopo.
:-)
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Poi tu scrivi:
"Ora, secondo la mia ipotesi ciascuno di noi è un ente/insieme e successione di eventi in sé o noumenici, in base al divenire del quale e alle sue relazioni con il divenire del resto del noumeno e di se stesso (degli enti/eventi in sé) nella sua coscienza (di cui è il soggetto) accadono determinati enti/eventi fenomenici: ha senso parlare di se stessi (in quanto "entità in sé" o noumeniche), delle proprie inclinazioni, decisioni, affezioni e valutarle eticamente ed esteticamente."
Mi sembra di poter condividere tutto parola per parola, nè mi sembra che contraddica la mia concezione.
:-)
***
Ed invece (da parte mia, forse mi sono espresso male), ma io non penso affatto che l' unico Dio-soggetto universale indiscriminatamente "determini" tutto ciò che accade in ciascuna particolare esperienza fenomenica cosciente (per esempio la tua e la mia): ed infatti, anche a me non sembra che ciò sia compatibile con il considerare noi stessi come soggetti autonomi delle nostre azioni ed omissioni, ma solo come passivi "recettori" della soggettività unica divina, per intendersi (e senza intenzioni gratuitamente polemiche) come delle specie di "droni telecomandati".
NON LA VEDO ASSOLUTAMENTE COSI' (al "libero arbitrio" individuale ci credo).
Secondo me, infatti, il SE' universale, è la "quintessenza" dei singoli enti transeunti, di cui condivide la natura "noumenica", cioè la peculiarità essenziale di di tutti i singoli IO; il SE', e solo il livello di coscienza superiore ed eterno dei vari IO, che ne costituiscono autonome e e provvisoriamente indipendenti manifestazioni...ma sempre QUELLO sono!
Le Upanisad dichiarano enfaticamente "Tat Tvam Asi" (Tu sei QUELLO).
Come la schiuma dell'onda diventa tutt'uno con l'oceano quando si dissolve, come lo spazio all'interno di un vaso diventa tutt'uno con con lo spazio universale quando il vaso si spezza, così l'IO empirico diviene uno con col SE', quando annulla se stesso, o muore.
:-)
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EPINOUMENI
Anche a me, peraltro, resta un po' difficile mettere correttamente in relazionequesto aspetto "soggettivo e coscienziale" delle singole esperienze fenomeniche individuali con l' unico soggetto universale-divino: ma, secondo me, per rendere l'idea, potrei proporti il seguente esempio.
Quando l'acqua lambisce la battigia, cos'è che veramente la lambisce: l'acqua del mare o l'acqua dell'onda? Io direi che si tratta della stessa cosa, in forme e livelli diversi.
Così pure, quando la coscienza esperisce un fenomeno, di quale coscienza si tratta: di quella dell'IO individuale, o di quella del SE' universale? Anche in questo caso Io direi che si tratta della stessa cosa, in forme e livelli diversi.
:-)
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PLOTINO E FILOSOFIA INDIANA
Plotino lo sto leggendo proprio in questi giorni, ma, ad essere sincero, ne capisco e ne condivido solo pochi passi; che, però, a volte solo bellissimi!
Come questo:

Quanto alla filosofia indiana, ho letto quasi tutti i libri della Collana Avidya; ma, per farsene un'idea precisa (anche storica), completa, semplice e lineare, l'opera migliore è la "FILOSOFIA INDIANA" di Radhakrishnan.
Ha il difetto di essere monumentale (io sono ancora neanche a metà del secondo volume, leggendono circa 10 pagine al giorno), però ha il grande pregio di essere, nello stesso tempo CHIARA (quasi al livello divulgativo di Bertrand Russel) e molto ACCURATA.
Su INTERNET si trova gratis il primo volume, scaricabile da qui:
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/varia/sarvepalli1.pdf
:-)
***
DEFINIZIONI
Quanto alle definzioni, puoi benissimo usare quelle che preferisci: "noumenica"; e "fenomeniche", sia materiali -res extensa- che mentali -res cogitans- le sensazioni (o, se non ti piace, "le esperienze", "gli esperiti") coscienti da esso non causate, e forse nemmeno "generate", ma forse sarebbe meglio dire "con esso correlate" ecc.
Purtroppo, data la materia, si fa molta fatica a capirsi, data l'ambiguità dei termini; che io, peraltro, a volte aggravo, perchè, per il vezzo "letterario" di evitare le ripetizioni, spesso complico il discorso usando pure i sinonimi!
:-)
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MONISMO E PLURALISMO
Come ti ho già detto, io sono un MONISTA convinto, perchè credo che la REALTA' abbia natura unitaria (o tutta materiale, o tutta ideale); peraltro, essendo il mio un MONISMO IDEALE, secondo me la pluralità dei fenomeni, è solo APPARENTE.
Quello che Schopenhauer chiamava il velo di Maya.
Ma, ovviamente, posso sbagliarmi!
:-)
***
GRAZIE!!!
Ti ringrazio per il triplice complimento (CHE RICAMBIO), ma che, però, non ritengo di meritare; o, comunque, ritengo di meritare molto meno di te.
:-)
***
Però, adesso, per rispetto di Jean che ha aperto il TOPIC su un altro tema, e per non occupare troppo spazio con i nostri chilometrici "post" a scapito degli altri partecipanti al FORUM, io suggerirei di cambiare argomento. Anche perchè mi pare che su questo siamo pervenuti a conclusioni abbastanza convergenti.
Però, se vuoi riparlare di qualche singolo punto, per me va benissimo.
:-)
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