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Messaggi - anthonyi

#5761
Tematiche Filosofiche / Re:Il pensiero debole
23 Marzo 2017, 11:46:01 AM
Citazione di: paul11 il 22 Marzo 2017, 14:16:31 PM
Citazione di: anthonyi il 22 Marzo 2017, 12:06:27 PM
Citazione di: paul11 il 21 Marzo 2017, 15:38:16 PMma adesso chiediti, come può un agente conoscitivo che si ritene limitato aver capito i suoi limiti nel rapporto fra il processo del conoscere,il concetto conoscitivo e la verità, visto che è fallace? Prova a risolvere il paradosso di un dominio in cui l'agente consocitivo è dentro il sistema stesso e quindi autoreferente. ... e scoprirai che tutto può essere vero e tutto può essere falso, tutto può essere certo e tutto può essere relativo. L'errore linguistico è ritenere allora che la verità equivalga alla fattualità, quindi il ridimensionare il sistema stesso epistemico ai sensi. ma se sono propri o i sensi che prima di tutto sonno elettromagneticamente dentro un breve spettro di frequenza? ma se quella sonda è arrivata su marte vuol dire che tutti i calcoli che non sono fisicità, materialità, quindi nel dominio del sensibile hanno guidato una macchina fisica
La domanda è intrigante, però anche Socrate mi sembra dicesse: "So di non sapere" senza avere l'impressione di essere incoerente. L'autoreferenzialità non so se sia un problema, solo che se lo è riguarda tutte le dottrine sociali e Antropologiche, si salverebbero solo le scienze naturali, la filosofia non ne parliamo, sarebbe quella più a rischio.

Allora:
1) si dice che c'è una verità e che quindi la conoscenza porta alla verità
2) si dice che è verità che la conoscenza non porta alla verità

attenzione sono entrambii postulazioni, enunciati o assiomi.ma il secondo è addirittura un paradosso perchè dice che è ver oche la verità non è conoscenza: e come fa a dire se è vero non sapendo la verità?
Se la filosofia fosse solo  questa è finita.

le scienza matematiche ,geometriche sono invece andate oltre e la filosofia non se n'è accorta.
Prima c'era solo la geometria euclidea, si mette in discussione il postulato delle parallele ( perch in fondo la teoria della relatività metteva in discussione lo spazio/tempo come incurvato dalla forza di gravità) , ma attenzione, accade che la geometria non è scomparsa non si è detto che non è più vera, ma appaiono addirittura tre geometrie compresa quella euclidea
La stessa cosa fa Hilbert nel consesso dei matematici del 1900, ripostula tutta la matematica e ci si accorge che ora è più "creativa", tant' è che nella meccanica quantistica i calcoli matematici arrivano ad enunciare  il multiverso e dodici dimensioni ( se non ricordo male)
Non so se mi sono spiegato. le matematiche hanno capito che basta ripostulare i fondamentali per creare nuove forme di calcolo e conoscenze e non è vero che non sono vere, perchè vanno oltre il fattuale la fisicità, tant'è che si ricreano le condizioni metafisiche di un calcolo matematico che va oltre il sensibile umano e modella un universo parallelo a più dimensioni
Persino la filosofia analitica così allergica all'inizio alla metafisica si sta ormai riallineando nella disputa con i "continentali".


Siamo sì autoreferenti, perchè noi dichiariamo tautologie postulati logiche predicative e proposizionali all'interno dei domini, non ne siamo fuori, noi ci viviamo e ci pensiamo internamente,divenendo cultura che ci sovrasta e ci condiziona come rappresentazione del mondo.

Ecco perchè ti dicevo che tutto può essere vero e tutto può essere falso (estremizzando ovviamente il concetto)
L'uomo viveva pur pensandosi dentro un pianeta piatto che finiva alle colonne d'Ercole, l'uomo viveva pur pensadosi dentro le certezze della verità, l'uomo continua a vivere pur pensandosi dentro l'incertezza, ma calcola e progetta sonde che certamente e veritativamente con il calcolo giungano perfettamente a destinazione nel punto preciso del pianeta Marte, postula la teoria della relatività, postula la teoria della meccanica quantistica , e il mondo intanto va avanti........ mille rappresentazioni, mille modellazioni

Il paradosso che presenti al punto 2(Che in qualche maniera mi ricorda il paradosso sugli insiemi di Rousseau) implica che il processo conoscitivo che porta ad affermare che la verità è irraggiungibile sia parte dei processi conoscitivi che sono oggetto di analisi.
definiamo la prima come conoscenza1, e la seconda come conoscenza2, io, dopo aver dimostrato che la conoscenza2 non può portare alla verità mi pongo il problema di spiegare come ho acquisito la conoscenza1(perché se la dimostrazione che ho prodotto è valida non è che la posso considerare non valida perché un altro ragionamento esterno alla dimostrazione di è rivelato incoerente). Potrei ad esempio supporre che l'unico modo per acquisire tale conoscenza sia un'induzione esterna da parte di un'entità superiore, per cui la mia dimostrazione produce anche la prova dell'esistenza di un'entità metafisica.
#5762
Tematiche Filosofiche / Re:Il pensiero debole
22 Marzo 2017, 12:06:27 PM
Citazione di: paul11 il 21 Marzo 2017, 15:38:16 PM
ma adesso chiediti, come può un agente conoscitivo che si ritene limitato aver capito i suoi limiti nel rapporto fra il processo del conoscere,il concetto conoscitivo e la verità, visto che è fallace?

Prova a risolvere il paradosso di un dominio in cui l'agente consocitivo è dentro il sistema stesso e quindi autoreferente.


... e scoprirai che tutto può essere vero e tutto può essere falso, tutto può essere certo e tutto può essere relativo.

L'errore linguistico è ritenere allora che la verità equivalga alla fattualità, quindi il ridimensionare il sistema stesso epistemico ai sensi.
ma se sono propri o i sensi che prima di tutto sonno elettromagneticamente dentro un breve spettro di frequenza?

ma se quella sonda è arrivata su marte vuol dire che tutti i calcoli che non sono fisicità, materialità, quindi nel dominio del sensibile  hanno guidato una macchina fisica

La domanda è intrigante, però anche Socrate mi sembra dicesse: "So di non sapere" senza avere l'impressione di essere incoerente.

L'autoreferenzialità non so se sia un problema, solo che se lo è riguarda tutte le dottrine sociali e Antropologiche, si salverebbero solo le scienze naturali, la filosofia non ne parliamo, sarebbe quella più a rischio.
#5763
Tematiche Filosofiche / Re:Il pensiero debole
21 Marzo 2017, 14:54:53 PM
Ringrazio tutti per i commenti
Ad Eutidemo volevo proporre al posto di conoscenza il concetto di credenza, o meglio quello che in un determinato momento storico viene considerato come conoscenza. Riguardo alla convergenza, poi, è implicita nel concetto di limite, la variabile converge verso il suo limite.
Il punto 3, poi, mette in discussione la possibilità che esperienze ripetute possa dare una conoscenza esatta. Ti faccio un esempio, l'uomo vede ogni mattina sorgere e viaggiare nel cielo il sole, per cui pensa che esso giri attorno alla terra, la cosa è sempre confermata dall'esperienza ma è viziata dall'idea sistematica che la terra sia ferma.

Confesso di avere avuto qualche difficoltà nel leggere il commento di sgiombo per cui non sono certo di aver compreso a  pieno. Direi che sulle proprietà della conoscenza potrebbe essere più chiaro il già presentato concetto di credenza.
Sulla questione della fallacità dei sensi o della memoria direi che possono essere considerati come endogeni alle stesse proprietà del "postulato positivista". Il postulato presuppone infatti una memoria storica, cioè non solo individuale, ma di tutta la società, il problema è di capire se questa memoria cumulata produce un edificio stabile e sempre più alto che permette di vedere orizzonti più lontani, oppure una massa informe che collassa su se stessa.

Interessante il commento di garbino che riprende la critica che più di tutte mi sarei aspettata, come si può chiudere un concetto in una formula matematica? In realtà oggi lo si fa in tutte le scienze sociali.

A paul11, t è il tempo, sono tanto abituato a darlo per scontato che lo considero implicito.
Hai ragione che nel 900 è saltata la matematica, così come è saltato il concetto di spazio-tempo e di materia, ma questo è proprio l'argomento del mio discorso.
#5764
Tematiche Filosofiche / Il pensiero debole
20 Marzo 2017, 12:56:24 PM
L'evoluzione contemporanea del pensiero filosofico è caratterizzata dalla messa in discussione di una serie di "fragili" certezze del passato.
Una parte di queste è per me sintetizzabile in quello che ho definito "postulato positivista" che è sintetizzato nell'equazione:
            lim (t->infinito) C=V

dove con C intendo la conoscenza o cultura, con V intendo la verità.
Tale postulato è suscettibile di tre indebolimenti significativi:
1)   lim (t->infinito) C non esiste, cioè la conoscenza non ha tendenza a convergere cerso un qualcosa;
2)   V non esiste, cioè nulla potrà mai essere definito come verità;
3)   lim (t->infinito) C diverso da V per cui la convergenza della conoscenza è viziata da errori sistematici.

Volevo conoscere l'opinione dei partecipanti al forum su questo schema
#5765
Confermo, si tratta della stessa radice di verde, nel senso che rappresenta la ripresa della vita biologica dopo i freddi invernali.
La verità simboleggia la vita in contrasto alla morte rappresentata dalla menzogna.
#5766
Non metto in discussione la prospettiva di un futuro regno messianico ma nel frattempo, nel tempo presente, la presenza di un governo ragionevolmente stabile è un problema, non foss'altro per permettere a quante più persone possibili di conoscere questo futuro regno.
#5767
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
09 Marzo 2017, 08:42:14 AM
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2017, 22:13:17 PM
Citazione di: Phil il 08 Marzo 2017, 17:59:18 PM
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2017, 09:38:29 AMcome giustamente sottolinea Green Demetr [...]: MA Ci sarebbe allora da chiedersi come mai in un mondo relativista, dove ognuno crede solo alla sua storia, nasce una delle società più bieche e omologate di ogni tempo. [...] Se invece mi dico:"Va bè, tanto... è tutto relativo..." finisco velocemente ad entrare in una concessionaria per ordinare il SUV... E' un pò quello che scrivevo sopra: ossia della stretta connessione, nella prassi, tra il relativismo e il modello capitalistico della società. Il pensiero relativistico è perfettamente funzionale a questo modello di vita.
Concordo sul non demonizzare i metafisici (e nemmeno i dogmatici), perché non necessariamente sono individui mentalmente chiusi o con pretese di egemonia sul prossimo; tuttavia il binomio relativismo/omologazione mi lascia perplesso... e ancor più quello relativismo/capitalismo. Forse può essere utile indagare il rapporto fra relativismo e società attuale, triangolandolo con la tecnologia: siamo sicuri che l'omologazione vada a braccetto con il relativismo, oppure è uno dei risultati della iper-comunicazione abilitata dalla tecnologia? La tecnologia serve al capitalismo forse meno di quanto il relativismo, con la sua selva di opinioni, favorisca la finanza attuale? Non direi... Il relativismo, in quanto tale non omologa (sarebbe contraddittorio!), ma apre alla pluralità delle opinioni fai-da-te; la tecnologia, invece, se assume le vesti della comunicazione di massa, tende a omologare e appiattire le opinioni (e di conseguenza le prassi). Non è che, abbagliati dalla coincidenza della "sincronia storica", stiamo dando al relativismo una colpa (senza entrare nel merito se lo sia o meno) da imputare alla tecnologia? L'annichilimento tecnologico delle coscienze (se lo riteniamo tale) è coevo del relativismo, ma sarei cauto nel vedere una causalità fra i due: tecnologia e relativismo non sono parenti stretti (anzi, in ambito "commerciale" una invita a seguire delle mode comuni, impone dei bisogni indotti, etc. l'altro invita a riflettere, dubitare con la propria testa...). Proviamo poi a pensare, per assurdo, se l'attuale tecnologia di comunicazione pervasiva fosse stata disponibile nei secoli scorsi: non avrebbe prodotto un'omologazione ancora più radicale? Inoltre (e senza usare la fantasia) siamo sicuri che oggi si sia davvero più omologati di ieri? I nostri nonni e i nostri avi, non vivevano forse in una società in cui troneggiava l'alternativa: omologazione ai valori vigenti e adattamento forzato, oppure emarginazione-eliminazione (almeno quanto oggi)? In cosa la famigerata omologazione di oggi è maggiore di quella di ieri? Siamo poi davvero sicuri che questa sia l'epoca del relativismo? Ognuno di noi può guardarsi in giro e chiedersi quanti relativisti conosce o vede... sono davvero la maggioranza?

Non ho affermato che il relativismo sia la causa , ho detto che è funzionale al sistema , che è un'altra cosa.  Una societa capitalistica basata sulla creazione continua di bisogni da soddisfare e da imporre alle masse, "martella" un'opinione che finisce per essere condivisa da tutti, perché l'individuo, isolato e frammentato, non può opporre che opinioni 'deboli', relative, al quale lui stesso in definitiva non crede e alla fine, tra la scelta tra un'opinione personale debole e un desiderio ' forte' da soddisfare e che lo fa "includere" e accettare dal gruppo sociale( creato e imposto dalla società delle comunicazioni) sceglie quasi sempre il secondo, e lo vediamo.

Riflettendoci, anche l'assolutismo è funzionale a un certo sistema, un sistema di potere. Io ho un'idea, interiormente posso considerarla relativa, ma pubblicamente ho bisogno di definirla assoluta perché dare rilevanza ad altre idee indebolirebbe il mio potere.
Questo inverte il rapporto consequenziale che è stato presentato in altri post: Non è il metafisico assolutista che è spinto ad imporre la sua idea, ma è il bisogno di imporre la propria persona che necessita dell'imposizione della propria idea che quindi viene posta come assolutista (metafisica o meno che sia).
#5768
Citazione di: Jacopus il 08 Marzo 2017, 13:12:17 PM
CitazioneNon credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili.


Nessuno mette in discussione che vi siano situazioni di violenza o meglio di "manipolazione" di donne sugli uomini. E' vero anche il contrario però, la manipolazione può essere adeguatamente utilizzata anche dagli uomini, che però sono più specializzati sul versante "forza fisica". Quello che mi contrariava era soprattutto la descrizione nel post di Giona di una donna che è filogeneticamente destinata ad essere l'alter-ego del diavolo tentatore, evidenziando così la lunga storia culturale che vuole la donna non su un piano di parità con l'uomo ma su un piano di sottomissione che ricorda da vicino il razzismo (non a caso secondo me, il modello prototipico di ogni razzismo è proprio quello nei confronti del genere femminile).

Sono sostanzialmente d'accordo, notando che la visione di Giona su fonda su un'idea sessuofobica che ha sempre caratterizzato la cultura umana, a mio parere distorcendo la reale osservazione del rapporto di potere tra uomo e donna.
Tale rapporto di potere va poi analizzato tenendo conto anche della complessità del rapporto di potere tra uomo e uomo (Cioè tra servi e padroni).
#5769
Non credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili. 
#5770
Una cosa che mi ha colpito dell'attuale discorso sul suicidio del Dj è la riflessione di Cappato sul fatto che mentre le sue argomentazioni in difesa del diritto alla buona morte erano di tipo spirituale, quelle del Cardinale con il quale si confrontava erano argomentazioni prettamente materiali. In effetti l'idea di una morte data dal fatto che si pensa di vivere una vita indegna, inaccettabile (e la ragione è sempre questa) presuppone una superiorità dell'idea di vita rispetto alla vita stessa.
Nello stesso tempo, però, non si può dire che le posizioni della Chiesa siano strettamente materiali, per la Chiesa la vita, anche se dicono che è un dono, in realtà è un dovere, per cui se ne devono accettare le conseguenze.
Credo che il punto nodale della questione sia nel rapporto tra il concetto di amore e il concetto di morte. Una sostenitrice del dovere di vivere sosteneva che amare e dare, o accettare, la morte è incompatibile. Si tratta di un'idea che non condivido, se l'amore supera la morte allora non deve essere condizionato da questa. Amare vuol dire volere la felicità dell'altro, se io faccio di tutto per trattenerlo a me vicino in realtà esprimo un possesso non l'amore. Se l'altro vivendo soffre, allora posso accettare che se ne vada per la sua felicità (Magari perché credo in un'aldilà).
Dal punto di vista del sofferente, che vive la coscienza della sofferenza di chi si sacrifica per dedicarsi a lui, la scelta di morire è anch'essa dettata da una logica di amore, dal desiderio di non gravare più sull'altro, di lasciarlo libero di vivere una sua vita.
#5771
Citazione di: Angelo Cannata il 29 Gennaio 2017, 11:52:03 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 11:09:07 AM
La tua critica ti vuole portare alla verità.
In effetti ogni tanto mi è capitato di pensare che prendere atto del relativismo possa essere considerato nient'altro che ricerca di una verità, che sia aderente a come stanno le cose più di quanto lo è la metafisica. La metafisica trascura il coinvolgimento del soggetto nel processo della conoscenza, mentre invece il relativismo ne tiene conto.

Una volta che però il relativismo approda ad una presa d'atto dell'impossibilità di ogni verità, il relativista si trova a doversi chiedere che senso possa avere il suo sforzo di tener conto della soggettività, visto che esso non può essere motivato dalla ricerca di una verità più completa di quella metafisica.

A questo punto, per me, lo sforzo di tener conto della soggettività, non potendo essere considerato uno sforzo di verità, si può definire come sforzo di realizzare al meglio il nostro essere umani. Non sappiamo esattamente cos'abbia di esclusivo il nostro essere umani; oggi mi sembra che si possa tener conto di una nostra sensazione di poter partecipare attivamente all'evolversi del nostro essere. Si potrebbe chiamare anche sensazione di libertà. L'esistenza della libertà non è dimostrabile, ma mi sembra che la sensazione che ne abbiamo, vera o falsa che sia, valga la pena di essere sfruttata.

Dunque, rispetto alla metafisica, preferisco tener conto della soggettività non per raggiungere una verità più completa, ma perché ciò mi dà la sensazione di realizzare in maniera più completa e arricchente il mio essere umano.

Questa motivazione vale anche per altri atteggiamenti che preferisco ad altri, tra cui la critica e il dubbio ad oltranza: scelgo critica e dubbio perché ogni affermazione di verità mi appare limitante, in quanto, occultamente, nega il suo opposto. Se decido, per esempio di accettare come verità indiscutibile che il sangue umano è rosso, sto automaticamente scoraggiando o perfino vietando alla mia mente di ipotizzare qualcosa di diverso, provare ad effettuare ricerche in proposito, esplorare modi diversi di pensare. Questo scoraggiamento per certi versi è utile, poiché permette di evitare di sprecare tempo in ricerche inutili o già compiute da altri, ma è anche micidiale perché è disonesto quanto alla motivazione. Infatti la metafisica non dice che non serve sprecare tempo in ricerche inutili o già fatte, ma che è meglio non farle, anzi, non si devono proprio fare, perché la verità è quella e tutto ciò che le si oppone è falsità da mettere al bando. Questa è quella che trovo una grave disonestà della metafisica: secondo essa bisogna seguire la verità prestabilita non per economia di risorse, ma perché quella è la verità. Ciò per me è falso, allo stesso modo in cui è falso dire che il sangue è rosso: la verità non è che il sangue è rosso, ma che i risultati di tutte le ricerche compiute finora consigliano di trattare il sangue come oggetto rosso. C'è differenza.

Ho chiamato quest'ultima affermazione "verità" per semplicità di linguaggio, ma, in base a ciò che ho detto prima, preferisco quest'ultima affermazione non perché sia più vera, o più completa, ma solo perché mi dà la sensazione di farmi realizzare meglio, con più completezza e ricchezza, le mie facoltà di cui ho sensazione come essere umano, tra cui la mia facoltà di collaborare liberamente alla mia evoluzione di essere umano.

Mi sembra tu abbia una visione della metafisica come equivalente alla dottrina religiosa. La metafisica è parte della filosofia per cui indica che c'è qualcuno che si pone delle domande di argomenti che certamente sono oggetto di dottrina, ma che non vengono posti come verità a priori.
#5772
Tematiche Filosofiche / Re:pensieri sull'inconscio
27 Dicembre 2016, 15:41:08 PM
Citazione di: davintro il 26 Dicembre 2016, 22:14:42 PM


L'idea di "confini mobili" tra conscio ed inconscio, l'idea che ciò che ora è inconscio un domani potrebbe divenire coscienza (o viceversa),

Su questo punto credo ci siano delle osservazioni interessanti, tutti noi ci domandiamo come è fatta l'intelligenza degli animali, abbiamo difficoltà a concepirla perché non si esprime con parole, e lo stesso vale anche per noi. Il conscio non è che quella nostra parte che si esprime in forma logica, poi ci sono tutti gli altri ragionamenti che elaborano emozioni, sensazioni, istinti, che sono dentro di noi, e che a volte si trascodificano in forma logica, come se fosse una traduzione, e questo è il passaggio dall'inconscio al conscio. Se poi teniamo conto che il nostro cervello evolve da almeno 500.000.000 di anni, diciamo dalla nascita dei vertebrati in poi, ed è caratterizzato dall'elaborazione di sensazioni e istinti, un po' più tardi anche emozioni(direi negli ultimi 65 milioni di anni), mentre il pensiero logico entra in gioco con il suono articolato, forse nell'ultimo milione di anni, non mi sembra ci sia da meravigliarsi se l'uomo ha un inconscio che, magari, è anche molto più ampio del conscio.
#5773
Tematiche Filosofiche / Re:pensieri sull'inconscio
27 Dicembre 2016, 15:23:53 PM
Citazione di: Fharenight il 26 Dicembre 2016, 18:16:49 PM
L'argomento è interessante e accurato, quindi non entro totalmnete nel merito della discussione perché dovrei leggere tutti i post precedenti. Ma ieri ho letto il post di Jacopus che mi sembra sui generis e qualche domandina sorge spontanea.

Citazione di: Jacopus il 25 Dicembre 2016, 23:53:57 PM

...infatti dalla psicoanalisi sono partite molte altre correnti, alcune delle quali hanno anche interpretato il fascismo (Reich) o la personalità autoritaria in chiave psicoanalitica (Adorno-Horkheimer).
Ma il Reich non era fascismo, era nazismo, non si possono confondere, pur essendo alleati. Sarebbe come dire che la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan  sono la stessa cosa dato che ora vanno d'accordo. Mi piacerebbe sapere sulla personalità sinisteoide o dei tipi dei centri sociali che interpretazione in chiave psicoanalitica specifica si può dare.

Citazione di: Jacopus il 25 Dicembre 2016, 23:53:57 PM
All'epoca di Freud la società era organizzata in senso autoritario, il senso di colpa schiacciava i figli fino a farli sentire degli scarafaggi e quindi il disturbo tipico era la depressione e la paranoia (che infatti spesso clinicamente sono associate).
Ma cosa dice? La depressione può essere presente nella paranoia, ma non è detto che la depressione sia associata anche alla paranoia.

A quanto mi risulta la paranoia è un sintomo spesso relazionato alle sindromi depressive.
#5774
Tematiche Filosofiche / Re:Die Mutter sind es!
27 Dicembre 2016, 15:12:08 PM
Citazione di: Apeiron il 26 Dicembre 2016, 12:02:31 PM
Citazione di: anthonyi il 26 Dicembre 2016, 10:39:43 AM
Citazione di: Sariputra il 23 Dicembre 2016, 09:40:09 AMSe la spinta profonda di tutti gli esseri è cercare il piacere e fuggire il dolore, e le emozioni più profonde sono la rabbia e la paura, si può arrivare a sostenere che l'etica e la morale umana nascano come desiderio di piacere e sicurezza, da contrapporre alla paura generatrice di rabbia dolorosa? Sappiamo però che la morale è anche una forma di frustrazione del desiderio di provare piacere infliggendo sofferenza agli altri ( sadismo). Chi di noi non ha mai provato quella spinta rabbiosa dell'animo a "spaccar la testa" a qualcuno ? Quanto piacere interiore ne abbiamo provato? Di fronte alla frustrazione di non ottenere ciò che desidera, l'essere umano genera in sé la rabbia e l'odio, che deve farsi azione per trovare soddisfazione e piacere. Questo piacere di infliggere sofferenza agli altri, per placare la rabbia e la paura, si scontra però con il suo opposto ( forza contrapposta) ossia con il desiderio del piacere dato dalla sicurezza. Immagino la solita grotta primordiale con un bel fuoco al centro e tanto fumo. Arriva il maschio umano, pieno di rabbia e frustrazione per non esser riuscito a cacciare che qualche sorcio. Le femmine lo guardano intimorite e piene di paura. Ormai sanno che sfogherà su di loro la sua rabbia e proverà così piacere infliggendo a loro dolore. La cosa che più atterrisce le femmine è però un'altra...hanno visto che il maschio preferisce sfogarsi sui loro cuccioli. Sembra che il suo desiderio di crudeltà trovi nei piccoli maggior soddisfazione. Ecco però che, a questo punto, i due desideri di piacere contrapposti vengono in collisione ( il desiderio del maschio di godere crudelmente e quello della femmina di godere del suo piccolo che sente come "suo"). Allora, un bella sera, quando il maschio ritorna alla grotta, le femmine lo aspettano...e lo uccidono! (Provano piacere ad ucciderlo). Ecco sorta la prima morale ( non si toccano i piccoli delle madri) . Mettiamo che arrivi, a questo punto, il secondo maschio e che veda il corpo massacrato del primo. Subito proverà una rabbia terribile e, probabilmente, si accanirà anche lui sulle femmine e sui piccoli, per provare piacere. La seconda sera però, le femmine rimaste...aspettano pure lui. Il terzo maschio, forse l'ultimo del gruppo, non desiderando ( provando terrore) di morire per mano delle femmine si adatterà a sfogare la sua rabbia contro tutto ciò che è esterno al gruppo ( e nascerà così la guerra). A cascata da questo primo punto fermo di moralità imposto dalla femmina sul maschio seguono tutti gli altri... "Dèe dominano altere in solitudine. Non luogo intorno ad esse e meno ancora tempo. Parlarne è arduo. Sono le Madri ! (Die Mutter sind es!) Siedono alcune, altre stanno e si muovono come il caso comporta. Formarsi, trasformarsi, eterno giuoco dell'eterno senno." (J.W.Goethe, Faust) Che luogo sarebbe il mondo degli uomini senza "le Madri"?
La mia impressione è che la ricerca della felicità non sia sufficiente a spiegare la morale, per quest'ultima è necessaria anche la convenzione, l'idea cioè di una similarità tra gli individui che si vincolano l'un l'altro nell'azione. La ricerca della felicità, da sola, è spesso invece la premessa per tanti comportamenti immorali.

Forse non la ricerca della propria felicità ma la ricerca della propria e dell'altrui felicità. Il vero "nemico" della morale è l'egoismo.

Affermare che l'altruismo è alla base della morale, a mio parere, crea un circolo vizioso, una tautologia, allo stesso modo potrei dire che che l'altruismo si fonda sulla morale.
Vi è poi il problema dell'interpretazione da parte dell'io dell'altrui felicità (Quanti conflitti nascono tra due persone quando l'una vuole imporre all'altra la sua idea di felicità).
#5775
Varie / Re:BUON NATALE
26 Dicembre 2016, 11:28:18 AM
Ricambio gli auguri a tutti, a questo punto anche per Capodanno.