Questo episodio devo ammettere ha spiazzato anche me e perciò l'ho postato, per sentire altre impressioni e chiarire il mio giudizio. La prima reazione, d'"istinto" è stata di giubilo, della serie "il corpo è mio e me lo gestisco io", ma subito mi sono interrogata sul valore di questo riduzionismo liberistizzante, e ho sospeso il giudizio in attesa che la riflessione e il contraddittorio completi il suo corso.
L'inedito è che in questo caso la componente deliberatamente suicidaria ha prevalso su quella ormai entrata nella legittimità etica abbastanza condivisa della liberazione. L'interrogativo è: fino a che punto è eticamente legittimo il suicidio ?
Non mi sento di sostenere la tesi di Freedom e condivido la posizione di davintro: qui più che rifarci alla coscienza di Darwin la risposta va cercata nella coscienza di Zeno, più che la pulsione alla vita vale l'attitudine alla vita, con il suo corollario evolutivo di tipo culturale, individuale e sociale, che travalica la dimensione darwiniana della sopravvivenza e pone il focus del significato nella vita declinata all'umano. Cui si aggiunge la considerazione che anche la pulsione vitale è calibrata sull'orologico biologico e quella di un anziano non ha la stessa intensità di quella di un adolescente. Aspetto di "benignità naturale" sottovalutato da Leopardi e da Freedom. Ma non dalla coppia di cigni, che obbedisce più a Darwin che a Svevo, la cui triestinità ci riporta alla scelta di Monika.
Perchè alla fine è lei il soggetto di questa storia, il mistero di fronte al quale, come disse saggiamente un prete al funerale di una persona a me cara, bisogna inchinarsi, deinde philosophari. Filosofare che non può fermarsi all'atto di proprietà di un corpo vivente, ma deve inoltarsi nelle proprietà di questo corpo vivente immerso nel contesto sociale che gli dà senso e valore. Per Monika quel senso e valore era lo stesso della coppia di cigni, e se ha convinto le figlie, perchè non dovrebbe convincere anche me ?
L'inedito è che in questo caso la componente deliberatamente suicidaria ha prevalso su quella ormai entrata nella legittimità etica abbastanza condivisa della liberazione. L'interrogativo è: fino a che punto è eticamente legittimo il suicidio ?
Non mi sento di sostenere la tesi di Freedom e condivido la posizione di davintro: qui più che rifarci alla coscienza di Darwin la risposta va cercata nella coscienza di Zeno, più che la pulsione alla vita vale l'attitudine alla vita, con il suo corollario evolutivo di tipo culturale, individuale e sociale, che travalica la dimensione darwiniana della sopravvivenza e pone il focus del significato nella vita declinata all'umano. Cui si aggiunge la considerazione che anche la pulsione vitale è calibrata sull'orologico biologico e quella di un anziano non ha la stessa intensità di quella di un adolescente. Aspetto di "benignità naturale" sottovalutato da Leopardi e da Freedom. Ma non dalla coppia di cigni, che obbedisce più a Darwin che a Svevo, la cui triestinità ci riporta alla scelta di Monika.
Perchè alla fine è lei il soggetto di questa storia, il mistero di fronte al quale, come disse saggiamente un prete al funerale di una persona a me cara, bisogna inchinarsi, deinde philosophari. Filosofare che non può fermarsi all'atto di proprietà di un corpo vivente, ma deve inoltarsi nelle proprietà di questo corpo vivente immerso nel contesto sociale che gli dà senso e valore. Per Monika quel senso e valore era lo stesso della coppia di cigni, e se ha convinto le figlie, perchè non dovrebbe convincere anche me ?

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