Citazione di: Phil il 05 Aprile 2020, 12:32:05 PM
P.s.
Nota sull'adaequatio: nella Summa Teologica, il passo successivo da cui è tratto l'aforisma (Tommaso lo attribuisce a Isacco Israeli) è forse meno realista di quanto sia stata strumentalizzata la citazione (sostituendo a Dio la psiche o la mente) e chiama in causa il concetto di «misura» (Protagora sorride nella tomba):
«D'altra parte una cosa non si dice vera se non in quanto è adeguata all'intelletto, per cui il vero si trova nelle cose in secondo luogo, in primo luogo invece nell'intelletto. Ma bisogna sapere che la cosa si rapporta in un modo all'intelletto pratico e in altro a quello speculativo; l'intelletto pratico infatti causa le cose, per cui è la misura delle cose che mediante esso vengono fatte, mentre l'intelletto speculativo, dato che attinge dalle cose, è in certo qual modo mosso dalle cose stesse, e cosi le cose lo misurano; per cui appare chiaro che le cose naturali, da cui il nostro intelletto riceve la scienza, misurano il nostro intelletto, come è detto nella Metafisica, ma sono misurate dall'intelletto divino, nel quale tutte le cose si trovano come tutti gli artefatti nella mente dell'artefice: cosi dunque l'intelletto divino è misurante non misurato, la cosa naturale invece misurante e misurata, il nostro intelletto infine misurato e non misurante le cose naturali, ma [misurante] soltanto quelle artificiali.» (S. Tommaso D'Aquino, Le Questioni disputate, vol. 1).
Che gli Scolastici fossero maestri di epistemologia non ne ho mai dubitato. Basti pensare al rasoio.
Da incorniciare il nerettato. Se Bellarmino l'avesse meditato meglio, avrebbe visto Galileo in tutt'altra luce. Ma forse il Bellarmino, che da giovane si dette da fare per salvare Giordano Bruno, da vecchio avrà rivalutato la lezione del suo antico maestro inquisitore, decidendo secondo scienza piuttosto che coscienza, che Roma val bene un'abiura. Della sua stessa ragione.
