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Messaggi - iano

#5806
Citazione di: Dubbioso il 02 Dicembre 2017, 11:00:26 AM
si direbbe che l'uomo abbia voluto conoscere il bene e il male e al contempo emanciparsi dall' ubbidienza di Dio,  stabilendo lui  che cosa fosse giusto e no.   Ma mi chiedo se la colpa fosse dell'uomo o di Dio che l'ha fatto cosi.   Intendo  dire ,  Dio onnisciente ha fatto l'uomo a Sua immagine e somiglianza,  dunque doveva sapere che l'uomo anela alla libertà e alla volontà di conoscenza,  dunque perché arrabbiarsi e castigarlo?

Dio ha donato la liberta' all'uomo e poi lo castiga quando l'adopera, tutto cio' appare un controsenso,  aveva solo da non farlo a Sua immagine e somiglianza.
Non credo possa usarsi la ragione per dipanare le contraddizioni insite nel mito del peccato originario.
Questo mito sembra anzi il paradigma perfetto dell'irrazionalità che in certi frangenti è la nostra sola guida.
Il peccato universale è ciò che ci fa uomini quali siamo.
Infatti la storia del peccato universale raccontata nei testi sacri come un evento unico mi sembra abbia una perfetta corrispondenza con una storia che invece si ripete da sempre.
Ci racconta l'emancipazione dei figli dai genitori.
Più in generale il comportamento dei genitori e dei figli non ha nulla di razionale.
Se ci comportassimo in tal senso secondo ragione saremmo già estinti noi e tutti gli altri animali.
Personalmente porto sempre con me il ricordo vivo di quel tragico , ma necessario passaggio.
Se fosse dipeso da me quel passaggio non sarebbe mai avvenuto ,e immagino lo stesso sarebbe valso per i miei genitori.
Descrivere quindi l'atto di disubbidienza ,ciò che provoca la dipartita dall'eden , come un atto libero e volontario è una forzatura dove si tenta di descrivere questa dipartita come conseguenza appunto immediata di un atto istantaneo ed unico , laddove invece si tratta di una transizione continua che non dipende dalla nostra volontà.

L'uscita dall'Eden , che quindi nessuno ha cercato e voluto , è l'inizio vero della storia di ogni uomo laddove egli diventa responsabile del proprio destino , vendendogli a mancare quella guida che egli seguiva in modo acritico ( fase educativa) , ma che in se' non era né giusta ne' sbagliata , giudicandola col senno di poi.
Ma siccome ,come detto sopra , non stiamo certo parlando di una transizione che avviene dall'oggi al domani , l'impressione che ' c'è la siamo andata a cercare noi ' con relativo senso di colpa ci sta tutta.
Che sia un racconto sacro o che sia un rito di passaggio , non è quel racconto o quel rito la causa del passaggio , ma ua semplice descrizione o presa d'atto e pubblicizzazione sociale di quel passaggio.
Infine stiamo parlando solo della descrizione di un naturale atto di amore,anche se nella riduzione dei tempi imposta dalle necessità del racconto,si trasforma in tutt'altro.
Un atto di amore ,nulla quindi  che si possa tentare di raccontare in modo razionale senza introdurre paradossi grossolani nel racconto.
Come volevasi dimostrare.😊
#5807
La nascita della coscienza, che non credo essere comunque una esclusiva umana , ha i suoi pro e i suoi contro ,e la coscienza della propria morte lametterei fra i contro , ma senza giurarci.
Non credo però che il senso religioso possa avere questa come causa necessaria.
La venerazione dei propri cari estinti è molto diffusa in tutti i luoghi e in tutti i tempi , e non ha nulla ha che fare con la consapevolezza della nostra morte individuale , credo.
Ma , seppure questa coscienza non sia una causa necessaria alla nascita della religiosità, ovviamente , la influenza fortemente in senso universale , nel senso di un parentado più esteso da considerare,sia in morte che in vita.
Non è vietato poi ,se si vuole , allargarsi fino ad includere tutti i viventi e così via.
Se il gioco / invito era quello di far sintesi della questione , ho detto brevemente la mia.😊
#5808
Tematiche Filosofiche / Re:Le invenzioni non esistono
28 Novembre 2017, 19:02:50 PM
Citazione di: acquario69 il 30 Aprile 2016, 04:40:41 AM
Si sente dire spesso della creazione di nuove invenzioni,di qualsiasi natura,dal semplice manufatto o magari un opera musicale,letterale o altro ancora
ma si può sostenere il fatto che siano inventate o non sarebbe corretto invece dire scoperte?
per inventare credo venga comunemente inteso come il far "nascere" una cosa,e che questa sia dipesa da chi l'avrebbe appunto inventata,come se fosse lui l'autore,invece io sono del parere che quella cosa sia soltanto una scoperta di cio che già esisteva da prima e da sempre in potenza.

quindi secondo me non può esistere invenzione di nulla, perché si potrebbe anche banalmente dire che tutto e' creato al principio,(e anche dire più sottilmente,che nulla nasce e nulla muore),ma che si può solo arrivare a scoprirlo o anche rivelare e renderlo manifesto.
Bella scoperta....😄
#5809
Citazione di: Apeiron il 15 Luglio 2017, 16:29:59 PM
Ho notato che spesso molte incomprensioni nascono dal fatto che il nostro background culturale è differente e per questo motivo, per esempio, parole identiche (ad esempio "ente") le intendiamo in modo diverso. Quello che stavo pensando era di raccogliere in un topic le nostre influenze, ossia quelle letture (ma anche esperienze, se vi va di scriverle) che ci hanno profondamente influenzato. Questo nella mia testa ha due scopi. Primo: ci conosciamo meglio. Secondo: evitiamo di perderci in incomprensioni semantiche. Inizio io con filosofi e idee che mi hanno colpito (ma con cui non sono necessariamente d'accordo, quindi non tutto quello che scrivo qua sotto rispecchia le mie attuali opinioni) ecc:

1) Filosofia occidentale: Anassimandro (Apeiron  ;D, l'inguista lotta tra gli opposti, apeiron al di là di essi... ), Eraclito (Logos, unità-tensione opposti, divenire, "la vita è guerra"...), Parmenide & Zenone (il paradosso del divenire), Socrate (l'importanza della domanda nella filosofia), Platone (l'iper-uranio specie nella matematica, la Forma del Bene), Aristotele (logica classica, nomenclatura dei concetti filosofici...), Plotino, Agostino, Tommaso (se non ricordo male diceva che la creazione continuava ogni istante, ossia che Dio anche ora crea... se è falso ditemelo  ;) ), Occam, Niccolò Cusano (coincidentia oppositorum, Onnipresenza=essere da nessuna parte), Meister Eckhart (solo qualche idea, non l'ho studiato seriamente), Galileo (l'universo è un libro, qualità primarie e secondarie, scienza ed etica separate...), Spinoza (Natura Naturans, Natura Naturata, sub specie aeternitatis, necessitarianismo) Berkeley (c'è davvero qualcosa oltre quello che la mente può percepire?), Hume (il problema della causalità, il problema essere-dover essere, il problema dell'io), Kant (ahimé conosco poco, fenomeno-noumeno, condizionato-incondizionato, ragion pura-pratica, forme a priori), idealismo tedesco post-Kant (filosofia della "sola mente"), Schopenhauer (il primo filosofo ad aver parlato senza pregiudizi della sofferenza, dell'assurdità di un mondo senza Dio dominato dall'irrazionalità, velo di Maya, estetica, negazione della volontà - inoltre è stato grazie a lui che ho esteso la mia ricerca all'oriente), Marx ("dobbiamo trasformare il mondo", praxis), Nietzsche (filosofia come espressione libera dell'individuo, solitudine del filosofo, l'incoerenza della morale "imposta", l'attacco all'ipocrisia, eterno ritorno, nichilismo, divenire, volontà di potenza come "volontà creatrice", super-uomo=artista...), Wittgenstein (prima di fare la domanda guarda se ha senso, la scala del Tractatus, filosofia come terapia...), Popper, Kuhn, Simone Weil (bellezza del creato come "indicazione" di un reame superiore, decreazione,...), Pirsig (filosofia presente in ogni aspetto della vita, la Qualità...).

2) Filosofia Orientale: buddismo Canone Pali (esistenza condizionata, impermanenza, "dukkha", "non-sé", Nirvana come "completamente altro" rispetto all'esistenza ordinaria o Samsara, riflessioni sulla validità di alcune domande prima di porle, catuskoti, il problema del desiderio...), buddismo Mahayana (Prajnaparamita, Nirvana=samsara, Cittamatra - Solo Mente, mente luminosa, Natura di Buddha...), filosofia Vedanta (specie Advaita, Nirguna Brahman, Tam Tvam Asi, Maya...), filosofia taoista (Laozi e Zhuangzi, connessione opposti, limiti del linguaggio, Tao, il non-essere taoista come potenzialità e non come assenza, svuotarsi dei pregiudizi mentali, dei gusti personali ecc... parecchio interessante, peccato che poi è risultata una futile ricerca dell'immortalità in questa vita, il che fa ridere visto che Laozi dice di "essere senza desideri").

Un testo che mi ha influenzato molto "essere o avere " di Erik Fromm " .
Così ho deciso di essere un matematico , un filosofo e qualunque altra cosa , senza averne titolo.
Candidamente confesso che non so' cosa sia un ente.
Sono filosofo nel senso che esplico una naturale tendenza del mio essere uomo.
La mia non è certo una visione corrente, ma , se adottata ha il pregio di far fare pace all'uomo con se stesso , laddove la necessità della specializzazione nel mondo produttivo moderno , e l'impressione di dover acquisire titoli per potersi esprimere , rema in senso contrario.
#5810
Tematiche Filosofiche / Re:La realtà è illusione?
23 Novembre 2017, 15:44:42 PM
Citazione di: Loris Bagnara il 22 Novembre 2017, 22:16:34 PM
Citazione di: iano il 22 Novembre 2017, 14:30:29 PMPer il resto  , che io sono io , funziona finché sono io , e non nego che questa sensazione possa essere confortante a livello personale e finché dura ,però non mi sembra una prova definitiva dell'esistenza di un bel niente di oggettivo.
Dico questo.
Il nostro accesso alla realtà esterna avviene non direttamente, ma attraverso la coscienza. Quel che noi sperimentiamo non è la realtà esterna in sé, ma solo delle sue rappresentazioni mentali. Su questo non ci possono essere dubbi.
Allora, se l'esperienza del mio io-sono non prova l'esistenza di nulla di oggettivo, tu dici, allora come si può pensare di provare in modo oggettivo l'esistenza della realtà esterna, che non possiamo "toccare direttamente", ma solo indirettamente attraverso la coscienza, che però tu dici non essere oggettiva?
Se non è comprovabile l'oggettività della coscienza, a maggior ragione non potrà esserlo quella della realtà esterna, che ci giunge attraverso la coscienza.

E comunque, anche la realtà esterna dura finché dura l'io-sono: quando si spegne l'io-sono, anche la realtà esterna si spegne...
Infatti , non credo si possa provare  l'esistenza di una realtà esterna , che rimane solo una buona rassicurante ipotesi.
#5811
Tematiche Filosofiche / Re:La realtà è illusione?
22 Novembre 2017, 14:30:29 PM
Citazione di: Loris Bagnara il 21 Novembre 2017, 21:50:29 PM
Bellissima questione.

Sì, la realtà che sperimentiamo, la realtà manifestata, è illusione.
Solo la realtà assoluta non lo è, ma la realtà assoluta non è sperimentabile perché è NON manifestata.

La realtà assoluta è il principio-radice, la sostanza unica da cui discende tutto il resto.
Questo principio (parabrahman per i Veda) è privo di attributi, non manifesto e quindi non conoscibile.
Il vuoto dei buddhisti (sunyata) ne è la rappresentazione simbolica migliore che la nostra mente possa concepire.

La realtà manifestata si dispiega, appunto come costruzione (illusoria, effimera impermanente etc) a partire da questo principio.
La nostra mente poi decodifica, con le sue regole illusorie (costruite, definite, come lo è un gioco alle carte), una realtà manifestata che già per conto suo è illusione: una quinta teatrale che resta in piedi finché ha la sua funzione da svolgere.

Concludo con un'osservazione sulla distinzione fra oggettivo e soggettivo.
La condivisibilità è un buon criterio di distinzione, ma non è sufficiente a mio avviso.
La realtà fenomenica dell'universo è condivisa, ma è un'illusione collettiva.
Per contro, l'esperienza autocosciente, l'io-sono, è assolutamente non condivisibile (solo io posso essere certo di essere io), ma è l'unica cosa di cui davvero non possiamo dubitare, l'unica cosa assolutamente "vera" (sono assolutamente certo di esistere, foss'anche solo come soggetto vittima di illusione su tutto quanto il resto).

Quindi, al criterio della condivisibilità io aggiungere quello della autonomia rispetto al soggetto: la realtà oggettiva è quella che il soggetto non può modificare con la sua volontà. Io posso evocare l'immagine mentale di una montagna e farla sparire, ma non posso fare altrettanto con una montagna "reale" (appunto per questo la chiamo "reale"). Pensiamo a una realtà virtuale tipo Matrix, in cui possiamo immergerci in modo straordinariamente convincente, e che possiamo alterare a nostro piacimento evocando gli scenari più desiderati: vacanze (da sogno, appunto...), denaro, sesso, potere... Tutto apparentemente "solido", ma falso.

Tanto più la realtà esterna è modificabile dal soggetto, tanto più si può dire che quella realtà da oggettiva, esterna, diventa soggettiva, interiore.
Sostanzialmente la pensiamo allo stesso modo , ma....
Il fatto che qualcosa sia condivisibile non significa che sia condivisa, e quindi non è automaticamente oggettiva.
Oggettivizzazione ,in questo senso riduttivo , assomiglia quindi a un processo democratico se non fosse che può esplicarsi attraverso i tempi evolutivi , più che attraverso un voto volontario e cosciente di ogni singolo.
OggettivOz azione ,  da questo punto di vista molto pratico  , assomiglia più a un referendum sempre in corso del quale si hanno sempre le proiezioni e i risultati parziali , senza poter avere mai il risultato finale.
Se tutto ciò funziona possiamo ben indurre che la causa sia una realtà oggettiva sufficientemente non aleatoria.
Per il resto  , che io sono io , funziona finché sono io , e non nego che questa sensazione possa essere confortante a livello personale e finché dura ,però non mi sembra una prova definitiva dell'esistenza di un bel niente di oggettivo.
Infatti , seppur fossimo certi di ciò che questo significa ,e di poterlo  quindi condividere ,non c'è dubbio che su questo punto si otterrebbe l'unanimita'.
Ma un politico che in un governo mondiale ottenesse il 100 % dei voti espressi liberamente, resterebbe solo un politico ne' più ne' meno che del suo avversario trombato😄
Resterebbe allora Loris , solo da analizzare questo nostro anelito verso una realtà oggettiva.
Il,fatto è che per quanto i più saggi fra noi conoscano e sperimentino il valore del dubbio , è di contro impossibile vivere in un paralizzante continuo dubbio.
Quindi ci "costruiamo"  una realtà oggettiva , nel senso che la prendiamo per buona e vi poniamo fede , allo stesso modo che assumiamo con convinzione  fidando cene , una medicina salvavita ,confortati dal fatto che altre volte ha già funzionato.
Fin qui tutto bene, se ti piace.
Il vero problema nasce quando arriva , e prima poi arriva , l'esigenza di rivedere la nostra "costruzione oggettiva ". ,laddove la fede che avevamo posto nella costruzione precedente diventa un ostacolo insormontabile oltre ogni ragione logica che ci venga portata.
Ecco perché ad esempio la super sperimentata e super utile meccanica quantistica,la quale ha superato tutte le prove possibili e immaginabili , resta per i più di noi inaccettabile.
È un po' come farsi cristiano per un musulmano , o viceversa.
Per quale motivo dovremmo cambiare religione?
Per poterlo fare dovremmo prima capire il come e il perché ci siamo ritrovati a far parte di una precisa religione?
La verità è che non lo sappiamo.
Semplicemente ci siamo trovati lì nel corso della evoluzione o della storia breve di ognuno di noi.
#5812
Citazione di: Socrate78 il 18 Novembre 2017, 20:28:36 PM
Secondo voi si può parlare veramente e pienamente di responsabilità dell'uomo per le azioni che compie? In una parola, siamo liberi almeno in qualche misura? Mettendo tra parentesi le situazioni estreme in cui si configura un'incapacità di intendere e volere, ormai sembra che le neuroscienze stiano sempre più andando nella direzione di individuare dietro pensieri e sentimenti determinate sostanze chimiche (dopamina, serotonina, glutammato, per citarne alcune....) che a loro volta provocano precisi comportamenti attraverso la connessione tra i neuroni. Quindi è come se l'intero cervello obbedisca ad un codice come il software di un computer, per cui ad una certa concentrazione di un neurotrasmettitore corrisponde un sentimento o un atteggiamento.
Ora, un individuo con comportamento violento, antisociale, refrattario alla morale, sarebbe veramente colpevole dei danni che causa? La sua tendenza a non rispettare le esigenze altrui potrebbe essere data ad esempio da un mancato collegamento tra alcuni tipi di neuroni (quelli dell'empatia, per esempio o dei lobi frontali...) oppure da una concentrazione carente o eccessiva di un certo ormone o neurotrasmettitore.
Se le cose stanno così, io deduco che la responsabilità individuale sia molto meno forte di quanto si pensi e prevalga un notevole condizionamento genetico e biologico nella nostra condotta. Quali sono le vostre opinioni sul rapporto tra struttura genetica/chimica e libertà?
Credo che nel trovarsi al di là o al di qua delle sbarre di una cella giochi un grande ruolo il caso.
Dovrebbe bastare questo ,per quanto possiamo essere cinici , a farci considerare con preoccupazione lo stato delle nostre carceri .
Il sistema giudiziario di fatto serve a proteggere in modo approssimativo ,secondo giudizi probabilistici , la società , più che a giudicare la reale colpevolezza di un cittadino.
Sapere quale ruolo giochi realmente il libero arbitrio ,e in che misura questo sussista , dal punto di vista di una giustizia pratica conta poco.
Dal punto di vista personale invece conta molto.
Chiunque oggi venga considerato un cittadino onesto dovrebbe considerare , alla luce della sua esperienza , quanto sia stato fortunato , a meno che l'esperienza non sia acqua.
Quando sento individui che si considerano integerrimi come fosse un fatto naturale , penso che si siano persi qualcosa per strada , o che l'abbiano rimosso e questo me li fa apparire come poco affidabili .
La coscienza che il male è potenzialmente in noi , qualunque ne possa essere la causa , ultima e non ultima la nostra chimica , è fondamentale.
#5813
Tematiche Filosofiche / Re:Spazio ed oggetti.
19 Novembre 2017, 13:36:11 PM
In tutta questa narrazione mi preme sottolineare un punto.
Se sono riuscito a convincervi che spazio e tempo , sulla cui realtà tutti saremmo pur pronti a giurare , sono solo costruzioni , elaborazioni di seconda mano , a partire dalla percezione degli oggetti , allora l'idea che gli oggetti stessi siano il risultato di una elaborazione mentale dovrebbe risultare più familiare , anche se su quel tipo di costruzione noi non abbiamo ,almeno al momento , e per quel che ne so , alcun controllo.
Questa nuova  consapevolezza dovrebbe aiutarci a capire dove si annidano le difficoltà nel digerire le nuove e apparentemente molto strambe teorie fisiche come la relatività e la meccanica quantistica più tutte quelle ancor più strambe che si profilano all'orizzonte come ad esempio la gravità quantistica e la teoria delle stringhe.
Chi ci dice in fondo che il processo che porta alla percezione degli oggetti , essendoci ignoto , non sia parimenti strambo e alieno in se ?
La stramberia è solo mancanza di familiarità,che nel caso della percezione degli oggetti si è dipanata nei tempi evolutivi.
Non è il caso di sperare dunque che tale processo possa ripetersi nel poco tempo a nostra disposizione e forse dovremmo solo cambiare tipo di atteggiamento.
La familiarità aiuta molto , ma non è strettamente necessaria.
La coscienza e il controllo dei processi ha i suoi pro e i suoi contro.
#5814
Tematiche Filosofiche / Re:Spazio ed oggetti.
19 Novembre 2017, 13:21:21 PM
Potremmo concludere che la percezione di spazio e tempo sia illusoria se non fosse che in questo modo li sottolineeremmo in negativo , mentre nella nostra narrazione abbiamo provato a dimostrare l'utilità di queste costruzioni mediate attraverso la percezione degli oggetti.
Se così stanno le cose possiamo provare a riabilitare le illusioni percettve le quali possono essere riviste sia come costruzioni che hanno uno scopo ben preciso, anche quando non notò , o , al minimo , come gli scarti necessari di un processo che comunque è virtuoso , in quanto ci consente di interagire con la realtà , qualunque cosa sia questa realtà , la cui conoscenza non potrà comunque mai essere del tutto immediata.
È vero che non possiamo escludere che si possa accedere alla realtà in modo immediato attraverso un processo che porti all'illuminazione , ma in tal caso quello che potremmo comunicare agli altri non  è la realtà, ma solo quel processo  e solo nella misura in cui ne abbiamo avuto il controllo.
#5815
Tematiche Filosofiche / Spazio ed oggetti.
19 Novembre 2017, 13:06:02 PM
Attraverso i sensi e gli strumenti di misura riceviamo segnali la cui elaborazione è in diverso grado sotto il nostro controllo e il cui risultato sono le percezioni.
Correggetemi se  , come probabile , non uso termini corretti , anche se il senso di quello che scrivo dovrebbe essere chiaro.
Potremmo provare a descrivere i diversi gradi di elaborazione.
Quello immediato,sul quale non abbiamo alcun controllo , che porta ad esempio alla percezione di oggetti.
Quello mediato , sul quale abbiamo scarso controllo , che porta ad esempio alla percezione dello spazio e del tempo.
Quello scientifico , dove l'intero processo è sotto il nostro controllo.
L'uso degli strumenti è un arricchimento che ci aiuta anche , per confronto. a comprendere meglio i processi di percezione in generale , piuttosto che , come finora è avvenuto , un modo per gettare discredito su di essi quando vengono coinvolti i sensi.

Proviamo adesso a costruire una narrazione in cui si dipanano i diversi gradi della percezione.

Noi non percepiamo in modo immediato lo spazio , ma gli oggetti.
Una proprietà degli oggetti è quella di essere distinti .
Questa distinzione media la percezione di uno spazio quindi lo spazio è una proprietà che attribuiamo agli oggetti. Lo spazio è la separazione fra gli oggetti.
Gli strumenti ci aiutano a supportare questa narrazione perché non è possibile pensare ad un esperimento il cui risultato sia la prova dell'esistenza dello spazio.
Lo stesso dicasi del tempo.
Possiamo provare a trovare anche per il tempo un corrispondente fra le proprietà che attribuiamo in modo arbitrario agli oggetti.
Proviamo a immaginare una istantanea in cui sono fotografati diversi oggetti.
Questi oggetti non hanno alcun ordine intrinseco ,ma è sempre possibile attribuirgliene uno.
Questo ordine ha a che fare con la nostra percezione del tempo , laddove parleremo più propriamente di eventi piuttosto che di oggetti.
#5816
Citazione di: Carlo Pierini il 12 Novembre 2017, 12:30:09 PM
Se ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ...e se è vero che due forze uguali e contrarie si annullano, come è possibile il movimento accelerato?
Si annullerebbero se le forze uguali e contrarie fossero applicate sullo stesso corpo.
Siccome sono applicate su corpi diversi entrambi i corpi accelerano spinti da forze di pari entità,ma verso opposto.
È il caso ad esempio di due masse che si attraggono per gravità.
La terra attrae la luna verso di se' con la stessa forza con cui la luna attrae la terra verso di se' , quindi con una forza di verso opposto.
#5817
Citazione di: Socrate78 il 28 Ottobre 2017, 13:59:08 PM
Vi sono persone che, come da titolo, affermano di non sopportare la solitudine e di avere un bisogno costante di stare con gli altri, anche magari litigando con loro o non stando comunque bene, ma per loro niente è peggiore della solitudine. Ora mi chiedo: la solitudine in realtà esiste? Io dico di no, poiché nel momento in cui si è soli si è in realtà in COMPAGNIA di se stessi, quindi ciò che non si sopporta è proprio la compagnia del nostro Io. Quindi chi non sopporta la solitudine è perché ha un disagio con se stesso, che verrebbe solo mitigato dall'altro, ma nel momento in cui deve fare i conti con se stesso esso si ripresenta. La spiritualità soprattutto di origine orientale insegna appunto a concentrarsi su noi stessi per raggiungere una condizione di pace, di appagamento interiore. Che cosa ne pensate?
Forse hai ragione.
Si potrebbe aggiungere che i motivi di maggior dissidio con gli altri si abbiano quando questi ci ricordano troppo noi stessi.
#5818
Tematiche Filosofiche / Re:La realtà è illusione?
11 Novembre 2017, 14:12:11 PM
Forse.
Praticando le filosofie orientali si acquisisce conoscenza dei meccanismi naturali coi quali ci interfacciamo con la realtà , riuscendo a controllarli e modificarli , ma giungere per quella via all'illuminazione mi sembra una vera illusione.
Un fisico che avesse fatto queste esperienze , se vivesse abbastanza, potrebbe inaugurare una nuova era , nella quale la produzione di teorie fisiche diventerebbe un processo industriale , perdendo magari il suo fascino.
Finora infatti la costruzione delle teorie fisiche è stato qualcosa di esaltante ed eroico.
Lo scoglio da superare ancora oggi è il buon senso comune , o le precedenti teorie in parte acquisite come senso comune.
Io ad esempio considero il tempo e lo spazio assoluti della teoria di Newton come cose che percepisco in modo ovvio , anche se non so ben dire di che si tratta.
Ma ho letto che nell'era prenewtoniana tali non erano.
Questo dimostrerebbe che , se  le nostre percezioni e le teorie fisiche possono ibridarsi e confondersi , allora devono avere una natura comune e parlare la stessa lingua.
Praticare le filosofie orientali potrebbe equivalere ad indagare questo linguaggio in profondità portando a compimento la sua esplicitazione.
#5819
Tematiche Filosofiche / Re:La realtà è illusione?
11 Novembre 2017, 07:05:37 AM
Se io e te avessimo accesso alla realtà assoluta , quindi non costruita , come faremmo a comunicarcelo ?
Come faremmo a condividerlo?
Le filosofie orientali ci dimostrano che la realtà cui abbiamo accesso è costruita , dandoci un metodo per decostruirla.
Ciò può essere comunicato e quindi può essere  condiviso.
Da qui partono due strade.
Prendo atto che ciò che credevo realtà' è una illusione e quindi cercherò la via per giungere alla realtà assoluta. Questa è la strada delle religioni.
In alternativa prendo atto che ,dopo aver decostruito la realtà ereditata per via culturale genetica , posso ricostruirla in modo alternativo .
Questa è la strada delle scienze.
Questa nuova realtà non ha necessariamente nulla a che spartire con la vecchia realtà , ma potrebbe essere la stessa realtà espressa in una forma diversa , così diversa da farla apparire inaccettabile.
Essendo una realtà costruita deve avere una forma,che io la conosca o meno.
Per le scienze la forma è quella matematica.
L'ipotesi che la matematica sia la forma comune a tutte le realtà possibili non mi sembra alla fine così forte.
Mi sembra ragionevole fino a prova contraria.
Perché qualcosa possa essere oggettivo deve ,come prerequisito , poter essere condiviso,quindi deve essere qualcosa di costruito.
Quando questa costruzione diventa oggettiva.
È un processo democratico.
Nel caso della realtà ereditata si chiama senso comune , per il quale ingenuamente , certe cose sono evidenti e non vanno spiegate.
#5820
;) Pienamente d'accordo.L'avventura continua .Ciao.