Caro Sariputra,
lo avevo capito perfettamente che la tua era una ricostruzione ironica della battaglia (che corrisponde, peraltro, a quella di Callistene); ho solo colto l'occasione per una piccola "divagazione storica", visto che la storia costituisce un po' il mio pallino.
Anche perchè mi dispiaceva un po', che qualcuno avesse potuto equivocare, circa il valore degli Spartani.
Quanto alla pederastia nella cultura ellenica, in effetti, un conto è quella "volontaria", mentre un altro conto è quella "obbligatoria"; come, peraltro, secondo me dovrebbe considerarsi orripilante qualsiasi forma di costrizione e coartazione sessuale (sia "omo" che "etero").
Peraltro, non ci dimentichiamo che secondo Plutarco, a Sparta, i bambini nati da entrambi genitori spartiati venivano esaminati dagli anziani e, se non giudicati idonei fisicamente, venivano abbandonati a morire sul monte Taigeto, di freddo, di fame e di sete (nota*
il che, forse, è anche un po' peggio della pederastia obbligatoria.
Nel resto della Grecia Classica, invece, l'omosessualità, soprattutto, sotto la forma di "pederastia", non aveva minimamente i tratti "brutali" che aveva a Sparta, ma era una caratteristica generale di quella cultura.
***
Peraltro, occorre anche considerare che il termine "PEDERASTIA" (dal greco antico παιs- pais/paida, "ragazzo", e ἐραστής erastès, "amante") ha avuto diversi significati, a seconda dei tempi e delle diverse culture.
Ed infatti:
1)
Nella Grecia classica, il termine indicava il rapporto (non necessariamente sessuale) fra un maschio adulto e un maschio "adolescente" (superiore almeno ai 12 anni), senza coinvolgere mai i bambini veri e propri (pedofilia). Si trattava di un modo riconosciuto di formazione delle "elités" sociali, che si traduceva nella relazione maestro-allievo. I vocaboli indicanti l'uomo e il ragazzo potevano variare da una città all'altra: per esempio erastes ("amante") e eromenos ("amato") ad Atene, eispnelas ("ispiratore") e aites ("auditore") a Sparta...e così via. Anche le modalità della relazione differivano a seconda delle città e i rapporti sessuali potevano o meno essere permessi all'interno della relazione.
2)
In secoli più recenti (1600, 1700, 1800), la parola indicò impropriamente, per imitazione della lingua francese, l'atto della SODOMIA, e poteva apparire anche in espressioni oggi apparentemente incongrue come "pederastia su donne".
3) Verso la fine del 1800, e dagli inizi del 1900, la parole cominciò ad essere usata come sinonimo di "omosessualità" maschile...ma non quella femminile.
4) Verso la fine del 1900, e dagli inizi del 2000, la parola "pederastia" si è riaccostata al significato originario, confondendola, però, spesso, con il fenomeno della "pedofilia", la quale, invece, è una cosa completamente diversa.
In diritto, l'età in cui una persona è ritenuta capace di consentire consapevolmente ad avere rapporti sessuali è definita "età del consenso": in Italia tale età è fissata a 14 anni, ma essa sale a 16 anni per particolari tipi di rapporti (Ad es., se il partner è una persona che potrebbe avere un particolare ascendente sul minorenne, come un insegnante, un genitore adottivo, un educatore ecc. la legge chiede che l'età del consenso salga in questi casi ai 16 anni).
Poi c'è il reato di "prostituzione minorile", che è un delitto previsto dal codice penale italiano all'art. 600 bis., mentre, gli atti sessuali compiuti su minori di 10 anni sono considerati aggravanti, anche se il minore fosse consenziente ed in questo caso si procede d'ufficio, senza il bisogno di una querela; a rigor di termini, questa è la PEDOFILIA vera e propria, che può essere tanto "eterosessuale" quanto "omosessuale"....ma IN ENTRAMBI I CASI E' UNA COSA TERRIBILE!!!!
NOTE
* Tuttavia questa teoria non è supportata da scavi archeologici ed è stata smentita dallo studio dell'antropologo Tehodoro Pitsios della Facoltà di Medicina di Atene, il quale ha appurato che tutti i resti umani ritrovati nell'area del monte appartenevano a individui di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 35 anni.
lo avevo capito perfettamente che la tua era una ricostruzione ironica della battaglia (che corrisponde, peraltro, a quella di Callistene); ho solo colto l'occasione per una piccola "divagazione storica", visto che la storia costituisce un po' il mio pallino.
Anche perchè mi dispiaceva un po', che qualcuno avesse potuto equivocare, circa il valore degli Spartani.
Quanto alla pederastia nella cultura ellenica, in effetti, un conto è quella "volontaria", mentre un altro conto è quella "obbligatoria"; come, peraltro, secondo me dovrebbe considerarsi orripilante qualsiasi forma di costrizione e coartazione sessuale (sia "omo" che "etero").
Peraltro, non ci dimentichiamo che secondo Plutarco, a Sparta, i bambini nati da entrambi genitori spartiati venivano esaminati dagli anziani e, se non giudicati idonei fisicamente, venivano abbandonati a morire sul monte Taigeto, di freddo, di fame e di sete (nota*
il che, forse, è anche un po' peggio della pederastia obbligatoria. Nel resto della Grecia Classica, invece, l'omosessualità, soprattutto, sotto la forma di "pederastia", non aveva minimamente i tratti "brutali" che aveva a Sparta, ma era una caratteristica generale di quella cultura.
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Peraltro, occorre anche considerare che il termine "PEDERASTIA" (dal greco antico παιs- pais/paida, "ragazzo", e ἐραστής erastès, "amante") ha avuto diversi significati, a seconda dei tempi e delle diverse culture.
Ed infatti:
1)
Nella Grecia classica, il termine indicava il rapporto (non necessariamente sessuale) fra un maschio adulto e un maschio "adolescente" (superiore almeno ai 12 anni), senza coinvolgere mai i bambini veri e propri (pedofilia). Si trattava di un modo riconosciuto di formazione delle "elités" sociali, che si traduceva nella relazione maestro-allievo. I vocaboli indicanti l'uomo e il ragazzo potevano variare da una città all'altra: per esempio erastes ("amante") e eromenos ("amato") ad Atene, eispnelas ("ispiratore") e aites ("auditore") a Sparta...e così via. Anche le modalità della relazione differivano a seconda delle città e i rapporti sessuali potevano o meno essere permessi all'interno della relazione.
2)
In secoli più recenti (1600, 1700, 1800), la parola indicò impropriamente, per imitazione della lingua francese, l'atto della SODOMIA, e poteva apparire anche in espressioni oggi apparentemente incongrue come "pederastia su donne".
3) Verso la fine del 1800, e dagli inizi del 1900, la parole cominciò ad essere usata come sinonimo di "omosessualità" maschile...ma non quella femminile.
4) Verso la fine del 1900, e dagli inizi del 2000, la parola "pederastia" si è riaccostata al significato originario, confondendola, però, spesso, con il fenomeno della "pedofilia", la quale, invece, è una cosa completamente diversa.
In diritto, l'età in cui una persona è ritenuta capace di consentire consapevolmente ad avere rapporti sessuali è definita "età del consenso": in Italia tale età è fissata a 14 anni, ma essa sale a 16 anni per particolari tipi di rapporti (Ad es., se il partner è una persona che potrebbe avere un particolare ascendente sul minorenne, come un insegnante, un genitore adottivo, un educatore ecc. la legge chiede che l'età del consenso salga in questi casi ai 16 anni).
Poi c'è il reato di "prostituzione minorile", che è un delitto previsto dal codice penale italiano all'art. 600 bis., mentre, gli atti sessuali compiuti su minori di 10 anni sono considerati aggravanti, anche se il minore fosse consenziente ed in questo caso si procede d'ufficio, senza il bisogno di una querela; a rigor di termini, questa è la PEDOFILIA vera e propria, che può essere tanto "eterosessuale" quanto "omosessuale"....ma IN ENTRAMBI I CASI E' UNA COSA TERRIBILE!!!!
NOTE
* Tuttavia questa teoria non è supportata da scavi archeologici ed è stata smentita dallo studio dell'antropologo Tehodoro Pitsios della Facoltà di Medicina di Atene, il quale ha appurato che tutti i resti umani ritrovati nell'area del monte appartenevano a individui di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

)ma concordo con Duc e Sgiombo. Se c'è il diritto di vivere come si desidera senza ledere la libertà altrui, ci deve essere anche il diritto di esprimere l'eventuale ripugnanza che si prova per certe questioni, senza per questo ledere i diritti altrui di agire come meglio credono.