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Messaggi - Phil

#586
Citazione di: Claudia K il 14 Febbraio 2023, 22:45:00 PMQuesta volta sono io che vado OT e mi chiedo: ma fosse che quasi tre anni di pandemia, con strumentalizzazione urlata e "politicizzata" ...persino  al riguardo delle mascherine...abbia insegnato che quello "stile" non porta a nulla?
Più che OT direi che è un'interessante questione trasversale al topic e al festival: le "macchine del fango", della "caciara" e della schadenfreude iniziano ad essere meno mimetiche (o è il fango a non essere più quello di una volta?), anche per l'uomo della strada che magari non ha studiato i segreti dell'arte retorica o della comunicazione mediatica, ma talvolta riesce a capire da solo che è meglio astenersi (anche in politica) piuttosto che infervorarsi "pavlovianamente" per l'ultimo scoop in fugace tendenza (mass)mediatica, troppo allarmistico e fazioso per non avere un doppio fondo, sia esso di disinformazione o strumentalizzazione. Probabilmente il mix di (ab)uso dei social, esperienza pandemica e graduale disincanto verso ideologie "da boomer", inizia sommessamente ad entrare in circolo nel corpo sociale, per quanto ancora nettamente sotto la "soglia critica" (in tutti i sensi) della "saturazione" (della maggioranza).
Il disincanto porta solitamente o al disinteresse, all'ottundimento del fervore da piazza, oppure al suo opposto, al tentativo di ripristinare un incanto in cui dibattere e dibattersi come si è ormai abituati a fare. La storia del disincanto percorre anche quanto sintetizzato da Ipazia:
Citazione di: Ipazia il 15 Febbraio 2023, 14:24:35 PMdopo lo stregone, il prete e lo psicologo, il mago sociale è diventato l'influencer
che fa emergere una certa parabola di difficoltà calante: per disincantarsi dallo stregone occorreva sfidare le perigliose forze della natura e di divinità misteriose; per disincantarsi dal prete occorreva decostruire la tradizione teologica (magari proprio con l'ausilio delle scienze naturali, e non); per disincantarsi dallo psicologo occorre(va) constatare i limiti scientifici della sua efficacia (magari senza buttare via il bambino con l'acqua sporca); mentre per disincantarsi dall'influencer di turno basta... avere una testa pensante mentre ci si gode, se piace, il suo show. C'è stato ad occhio e croce anche un ristringimento di audience per l'incantatore: lo stregone incantava tutti, il prete tutti ma con meno presa sui giovani, lo psicologo soprattutto le fasce di mezza età e giovanile, l'influencer quasi solo la fascia giovanile (fermo restando che oggi la gioventù si è estesa proporzionalmente all'aspettativa di vita media). Non voglio dire che ci sono sempre meno "giustificazioni" per farsi incantare, perché l'incanto, in quanto tale, incanta senza che siano necessarie giustificazioni; inoltre non tutti, aldilà delle apparenze e del calendario, siamo sincronizzati nello stesso "periodo storico di disincanto", quindi ignorare la permanenza di corpose differenze prospettiche sarebbe una banalizzazione indebita e ingenua (quindi, a suo modo, ancora mistificante).
Anestesia dei valori, disimpegno politico, ignavia, bulimia da infosfera, o altro che sia, non è detto che possa avere, a dosaggio variabile, anche qualche lato pragmaticamente proficuo, o quantomeno meno deleterio, per me, dello sciamare coi paraocchi dietro all'ultimo dei "nostri" che sobilla animosamente con un «la sai l'ultima su di "loro"?».

P.s.
@InVerno
Concordo e, a proposito di sassi, rilancio con: chi non ha avuto dei "Maneskin" nella sua gioventù, scagli la prima pietra...
#587
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
15 Febbraio 2023, 15:55:54 PM
Citazione di: green demetr il 15 Febbraio 2023, 03:40:38 AMForse che la neurologia può dare una risposta di senso? e se sì, sarebbe di nuovo metafisica (e della peggiore). Ma lo sappiamo, tu per edonismo ti fermi prima.
Se si è insabbiati dentro la domanda/esigenza di senso, significa che si è amanti passionali della metafisica, quindi il nichilismo è una sfida tutta ancora da affrontare, da esorcizzare, da evitare o altro (magari nella convinzione che ciò sia "superarlo"). Interrogare la neurologia sul senso è un gesto "sensato" solo per la metafisica che vuole "vincere facile", come quel farmacista che chiede al cuoco se le sue pietanze guariscano malattie (v. il "malessere metafisico"). Andare a caccia di "sensi" oltre il mondo è pulsione tipica per, come li definì qualcuno, «quegli stregoni alla rovescia i quali, invece di creare il mondo dal nulla, del mondo fanno un nulla».
#588
Premetto che non ho seguito il festival, ma lui mi ha inseguito su ansa, youtube, etc. quindi ne conosco solo ciò che mi è stato "imboccato" da algoritmi e homepage varie, ossia principalmente gli "highlight" ed episodi salienti extra-musicali, a cui si aggiunge quanto qui segnalato da voi. 
Sanremo ha i suoi consolidati canoni, non solo canori ma anche di stile, canoni non scritti ma comunque noti. Il bacio fra uomini o un abito nude-look può stupire il pubblico sanremese medio (o chiunque usi la tv più di internet), pur nella consapevolezza, ormai diffusa credo, che stupire diventa sempre più difficile, man mano che si impilano i «precedenti» (come in ambito giuridico), e non solo a Sanremo: più si rompono gli schemi, più iniziano a scarseggiare gli schemi da rompere per farsi notare o far notizia.
A suo modo rompe gli schemi anche il prete che twitta battute da seminarista maschilista e politically uncorrect, dando così (involontariamente) benzina alla "battaglia" per la libera ostentazione del corpo promossa dall'imprenditrice in (succinta) veste di coconduttrice, o comunque vengano chiamate le donne convocate (anche o solo?) per il bell'aspetto ad arricchire la serata, e a cui viene concesso, se non ho capito male, un monologo di "pubblicità progresso". A Sanremo sono stati ormai "sdoganati" (come diceva una moda linguistica ormai già vecchia) i tatuaggi in volto affiancati a esponenti storici della canzone nostrana; è entrata in scena anche la politica con la "corrispondenza dall'estero" e il presidente che omaggia l'Ariston, non più solo la prima alla Scala. Per l'anno prossimo non sarà dunque facile stupire di più o aggiungere nuovi elementi, ma ben venga se il tutto ha avuto come collante una conduzione sobria e uno stile amichevolmente pacato. Alla fine, trattandosi pur sempre di esposizione per le canzoni, è una vetrina che muove le classifiche di vendita e di gradimento, che per i cantanti, soprattutto i (relativamente) meno affermati, si chiama «lavoro».
L'unica nota stonata in cui mi sono imbattuto (non avendo ascoltato le canzoni che solitamente non sono il mio genere) è il ragazzo che "abbrutito" da un problema tecnico inizia a prendere a calci i fiori della scenografia e poi commenta con qualcosa del tipo «mi sono divertito lo stesso»; più che baci omosessuali, plug anali, nudità e ammiccamenti politici, questo sfregio estetico, calciare con foga dei fiori ornamentali, devo ammetterlo (in tutta la "pochezza" del gesto, in tutti i sensi), mi ha colpito... pur non avendoti visto, uno a zero per te, Sanremo.
#589
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
10 Febbraio 2023, 16:43:47 PM
Citazione di: GennaroDeSia il 10 Febbraio 2023, 02:45:03 AMEcco perché l'edonismo è l'unica via, perché a meno che non si palesi un Dio e dica lui come agire, l'uomo resterà sempre orbato di un sistema morale oggettivo, di una condotta sicura da seguire, di un telos, di un ''fare'' oggettivo. "La conoscenza può lasciar sussistere come motivi solo il piacere e il dolore"
L'utopia di un «sistema morale oggettivo» è tanto attuale quanto lo è la matafisica: "antiquariato" direbbe forse Nietzsche, nel senso che sussiste ancora ma ha perso la sua utilità originaria, trasfigurando il proprio valore in valore perlopiù estetico, piuttosto che funzionale (raramente si compra un oggetto di antiquariato per usarlo con il suo scopo originario, proprio perché vale più ora di quanto valesse all'epoca della sua "normale" presenza). Difficile (ma non impossibile) credere ancora di poter trovare la "pietra filosofale dell'etica" (o è già nei testi sacri, per cui "a ciascuno il suo", oppure dubito la troveremo indagando il cosmo fisico); ancor più difficile negare il contestualismo delle varie morali, ora che possiamo facilmente attingere alle differenti culture e storie dei popoli.
Per elaborare fino in fondo il lutto della metafisica si può anche partire da Nietzsche, tuttavia, come osservato da Jacopus, ancorarsi troppo a quell'autore (come a qualunque altro del millennio scorso, sia esso Marx o Kant o altri) significa restare comunque anacronistici e inattuali, seppur non in tutto (i grandi filosofi hanno l'ombra lunga, tuttavia se si sceglie di restare nella loro ombra ci si autolimita, e proprio lo stesso Nietzsche credo sconsigli di farlo).

Citazione di: GennaroDeSia il 10 Febbraio 2023, 14:56:52 PMNon esiste una via da seguire. Con ''via'' mi riferisco all'unica possibile disincantata reazione di fronte al nichilismo.
Di vie da seguire ne esistono "oggettivamente" molte; quella che manca è l'unica Via da seguire predicata da assolutismi ormai desueti. Ciò rende ancora più interessante la questione di quale via seguire, proprio in assenza di ricompense o punizioni divine. La scelta non è mai neutra e, come ricordato da Jacopus, è inevitabilmente una questione di imprinting sociale, neuroplasticità, contingenze, etc.

Citazione di: GennaroDeSia il 10 Febbraio 2023, 14:56:52 PMIl piacere è l'unico traino di questa umanità brancolante. [...] Il piacere, in senso generico e generale, è l'unico traino di questa umanità che manca di senso profondo.
Ribadisco la mia perplessità riguardo al "brancolare": è una reazione comprensibile nel momento in cui ci si accorge che il cielo non è pieno di dei, che non c'è oggettività nella metafisica, ma il nichilismo non è più qualcosa a cui «reagire», essendo stato metabolizzato e rimuginato per tutto il novecento, al punto che ora è altrettanto inattuale che la metafisica (salvo nostalgie "antiquarie"). Se non ci si accontenta del disincanto circa l'immanenza delle leggi umane, ma si pensa di dover/poter "reagire con disincanto al nichilismo", quasi a colmare lo spazio che il nichilismo ha rivelato vuoto (o quantomeno debolmente occupato), allora si olia nuovamente la ruota autoreferenziale dell'incanto oltre il mondo (meta-fisico), rinnovando la perduta "sacralità" della ricerca di quel «senso profondo» (nostalgia dell'impossibile) che certamente non è irrelato al piacere, ma forse sovraccarica semanticamente quest'ultimo, oltre la sua immanente radice terrena (neurologica, etc.).
#590
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
07 Febbraio 2023, 10:49:37 AM
Citazione di: GennaroDeSia il 06 Febbraio 2023, 19:12:35 PM''siamo fluidi alla costante ricerca del piacere, intesa quale fuga dal dolore'' è l'unica chiave interpretativa possibile di un'umanità che brancola nel nulla?
Il piacere, con le doverose distinzioni già ricordate da Pio, è sicuramente il movente dell'uomo in quanto "animale edonistico" (se ne parlava anche in altro topic); ovviamente ci sono piaceri naturali-sensoriali, piaceri socialmente indotti, piaceri psicologici (ricompensa, dopamina, etc.), etc. ma il piacere resta "la carota" che ci orienta verso il futuro. Non è un caso che il dovere si presenti sempre connesso alla minaccia della negazione del piacere: «se non fai ciò che devi, ne ricaverai conseguenze non piacevoli» (siano esse una sculacciata, una nota sul registro, una multa, il carcere o l'inferno). Funziona con gli animali da ammaestrare e funziona con l'uomo in quanto animale, soltanto che in questo caso la manipolazione può raggiungere livelli cognitivi e inconsci più complessi (v. neuromarketing, etc.).
Partendo da questo fattuale ambire al piacere, non colgo pienamente il passaggio al "brancolare nel nulla": nel momento in cui si ha una direzione, una meta, non si brancola, ed essendoci appunto "la carota" da inseguire non si è persi nel "nulla". Il giudizio su tale direzione e tale meta potrebbe svilirli in "nulla" valoriale solo partendo dal presupposto che i "veri valori" da perseguire siano quelli del cielo della metafisica e della religione, di cui hai già detto tutto l'attualmente necessario. Passando dal livello individuale a quello sociale, l'umanità ha imparato ovunque a strutturarsi in modo non brancolante; magari si può giudicare male qualche struttura, ma non a caso lo si farà basandoci su ciò che... ci piace (anche se probabilmente "eleveremo" tale «mi piace» ad un impersonale «è giusto», saltando dall'estetica-edonistica all'etica, più o meno metafisica... perché così ci piace fare).
#591
Citazione di: Socrate78 il 05 Febbraio 2023, 18:33:33 PME' inutile dialogare con voi del forum, perché siete soltanto una massa di senza Dio, la vostra ragione vi ha rovinato l'anima
[...]
Quando ho aperto il post io ero già convinto della mia tesi, che è la fede che salva, e l'ateismo al contrario porta alla perdizione.
Apprezzo la tua onestà intellettuale, anch'io di tanto in tanto mi concedo di gettare il sasso nello stagno per aver conferma dell'effetto che fa. Il dialogo fra credenti e non credenti è certamente ad alto rischio di sterilità, principalmente (secondo la mia modesta esperienza) per due motivi: fonti ed asimmetria.
Avrai notato che spesso, nel confronto, dopo qualche sincero tentativo di ragionare con chi si basa sulla ragione, il credente si arrocca dietro citazioni dei testi per lui sacri: «così sta scritto e così è la Verità». A questo punto sarebbe inutile chiedergli perché quella è la verità (dimostrazioni, argomentazioni, etc.) poiché la risposta è nella fede del credente che, avendo per primo dogma l'autotutela e non essendo condivisa dal non-credente, impedisce un utile proseguimento del discorso, che allora non va oltre un «amen» (che ognuno dei due pronuncerà con valore differente). Avrai anche notato come nella scelta dei testi e delle citazioni, ogni credente filtra quelli più consoni alla sua prospettiva e, essendo i testi sacri (credo concorderai) non poveri di contraddizioni e ambiguità, è sempre possibile ricondurre le divergenze alla propria visione giocando la carta della "lettura allegorica", così che non ci sia nulla di stonato nell'armonia del proprio credo.
Ciò porta all'asimmetria: per un non-credente può essere interessante (se non utile) capire la prospettiva del credente (in cosa crede, perché ci crede, etc.), a prescindere dal suo valore veritativo; viceversa, per il credente, il non-credente deve rappresentare perlopiù la voce di Satana che vuole corrompere la sua fede con una razionalità blasfema, per cui cercare di comprenderlo onestamente, se non è peccato, poco ci manca. Non c'è dunque interesse per l'autentica comprensione e dialogo, ma al massimo per la conversione altrui o per la messa alla prova della propria fede; non proprio i migliori presupposti per un dialogo aperto (per quanto entrambi gli aspetti abbiano potenzialmente una loro "utilità").
#592
Riguardo il Concilio di Lione II e il matrimonio, trovate il passo (860) qui:
http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/foe.htm#bop
#593
Tematiche Filosofiche / Re: Al di là dell'aldilà
03 Febbraio 2023, 23:51:13 PM
@Jean

Per darti il bentornato, mi azzardo a risponderti "per le rime" (a suon di parentesi):

Dopo quella vecchia de li padri
(che ideò bei progetti e quadri)
e la cibernetica che ci tratterrà da ladri
(o da sgraditi e flaccidi mezzadri)
sloggiandoci dalla terra ch'era nostra,
(come dipinti falsi da una mostra)
sappi che ce sta un'altra intelligenza
(che non dissimula la sua emergenza)
che chi ce l'ha non la dimostra
(eppur già abita la casa vostra)
anzi, pare proprio che sia senza
(ma è proprio vera tal credenza?).

Fuori dal coro, fuori da ogni giostra
(fra chi si innalza e chi si prostra)
che vita è, direte voi, senza il sociale
(senza un vero branco per st'animale)
politically correct e solidale
(affinché nessun osi pensar male);
star nella storia dalla parte giusta,
(meglio dietro che davanti la frusta)
or è tempo de magnà vermi e locusta
(dieta non trendy ma paleo-vetusta)
e appresso le bombe al tnt-toluolo,
(sganciate per dolo col loro ruolo)
quelle all'uranio, 90" a mezzanotte,
(tolto il cerchio, non regge la botte)
c'è chi paventa "ripuliranno" il suolo
(stendendo sudari a mo' di lenzuolo)
dalle male genti e lor condotte
(saran la luce cui segue la notte?).

Mentre i sopravvissuti, nelle grotte,
(come falene sciamanti a frotte)
senza vocazion costretti alla clausura,
(uniti da destino, necessità e paura)
per procacciarsi l'erba e le pagnotte
(e per riparar arnesi ed ossa rotte)
s'affideranno all'intelligenza "pura"
(pur sempre animali nella lor natura)
o per cibarsi saranno lotte e botte
(con il forte che il debole inghiotte)?
#594
Citazione di: niko il 01 Febbraio 2023, 13:37:03 PMLa conoscenza e' l'unica risposta, all'amore fai da te. O alla pretesa di un uomo di insegnare a un altro uomo che cosa e come dovrebbe amare.
Parafrasando un altro topic, sempre "spirituale", ci si potrebbe chiedere: si può davvero scegliere chi/cosa amare? La risposta è nell'esperienza di ognuno di noi, anche semplicemente sperimentabile provando a "scegliere" di amare qualcosa che non si ama spontaneamente; scommetto che il risultato sarà uguale per tutti. Più difficilmente sperimentabile, ma altrettanto noto (ormai, si spera), che sono certi condizionamenti inconsci a predisporci verso ciò/chi amiamo (ancora una volta il "libero" arbitrio non è poi "troppo" libero).
Mischiare l'amore di Totti, con quello per la sapienza, con quello per Dio, con quello (per i credenti) di Dio, etc. dà un po' l'idea che «amore» sia una parola-jolly, usata "magicamente" per occultare l'oggetto del discorso e/o la dinamica individuale coinvolta; di quelle parole che all'inizio mettono (demagogicamente) tutti d'accordo perché "suonano positive", poi man mano che se ne parla, viene fuori che «il mio amore è giusto e il tuo è sbagliato», che «quello divino porta alla sofferenza (eterna) se non ti sottometti a certe regole» (esempio ben appreso anche dalle dittature e dai femminicidi, un po' meno dove vige l'umana proporzionalità della pena), che "non è bello se non è litigarello", che «va bene solo se assomiglia a quello che ho io perché altrimenti mi viene il dubbio che il mio non sia amore», che «è possibile amare a prescindere dal genere, ma solo con un certo tipo di amore», che «è l'amore cosmico che governa l'Essere», etc.
Per evitare incomprensioni basate sull'ambiguità del termine, basterebbe smettere di usare la vaga parola «amore» e cercare di essere, per amor di chiarezza, più espliciti (emblematico, a suo modo, il precedente del «partito dell'amore»).
Per il tema strettamente in topic ha già risposto Duc nei post 7 e 9, citando le fonti di riferimento per i credenti ("carta canta, fede ascolta").
#595
Tematiche Filosofiche / Re: Materialismo vs idealismo.
02 Febbraio 2023, 23:29:35 PM
Citazione di: iano il 02 Febbraio 2023, 21:10:25 PM@Phill scrive:  ''...la materia potrebbe seraficamente esistere senza nessuno che abbia idee in merito, ma non viceversa).''

Tutto ''potrebbe'' esistere, ed è da questa molteplicità potenziale che traiamo perlopiù oggi le nostre ipotesi, mentre un tempo venivano tratte da un  ''elenco'' di evidenze, ma questo passaggio non sembra ancora del tutto completato, se la tua frase resta a metà strada fra evidenza e ipotesi.
Effettivamente la mia è una frase un po' ambigua: non intendevo «la materia potrebbe esistere», come potenzialità o ipotesi, poiché di fatto essa già esiste; intendevo invece: «la materia continuerebbe ad esistere anche se non esistesse nessuno capace di farsene un'idea». Come dire, parafrasando il noto motto zen, che gli alberi che cadono continuerebbero a far rumore anche se non ci fosse nessun umano ad ascoltarlo. Possiamo verificarlo con un'evidenza? Non direttamente, perché abbiamo posto che non ci debba essere umano in ascolto; tuttavia: se mettessimo una telecamera su un palo, lasciassimo il pianeta, aspettassimo qualche anno, tornassimo a riprendere la registrazione audio, non avremmo forse in quella registrazione il suono dell'albero che cade in assenza di umani? C'è un'evidenza simile in archivio? No, salvo qualcuno abbia fatto già questo esperimento. Si tratta di un'ipotesi priva di evidenza come quella sull'esistenza dei fantasmi? Superficialmente, si. La verosimiglianza di un'ipotesi vale l'altra? Direi decisamente di no.

Citazione di: iano il 02 Febbraio 2023, 22:16:50 PMMa se nei nostri discorsi che pretendiamo essere logici, non sempre, colpevolmente o meno, esplicitiamo  quali siano le ipotesi assunte e la logica ad esse applicata applicata, come ve ne fosse una sola, riteniamo ridondante fare l'elenco delle evidenze, che però valgono così come ipotesi non dette, perchè non occorre dire.
Le evidenze diventano così di fatto ipotesi non dette, ma è ciò che rende la nostra filosofia naturale, compresi tutti i suoi enti, antropomorfa.
Il ruolo dell'ipotesi non va confuso con quello dell'assioma, né in logica né in matematica. Al concetto primitivo di punto (o retta o altro) corrisponde una definizione, che non è un'ipotesi di lavoro, ma qualcosa che viene arbitrariamente (umanamente) definito come tale e usato come tassello per costruire una teoria di rappresentazione del mondo (dall'anapodittica degli antichi fino all'indecidibilità di Godel). Man mano che la rappresentazione progredisce, continuando a funzionare nella sua descrittività, si aggiungono nuove definizioni per nuovi elementi; nulla di ipotetico, molto di convenzionale (che non significa avulso dal rapporto dialettico con la realtà). A questo punto l'idealismo ci ricorda che costruiamo enti concettualizzati* astraendoli dalla realtà, spezzettandola, e venendo a nostra volta influenzati, nei nostri ragionamenti, da tali spezzettamenti (nella suddetta dialettica fra idea e materia, o, per dirla diversamente, fra mondo ed esperienza del mondo, fra vissuto ed elaborazione del vissuto, fra dato ed interpretazione del dato, etc.).

*«Costruire enti concettualizzati» significa che in realtà il ramo non esiste in quanto tale, ma è la mia visione ("antropomorfa" se ho capito cosa intendi con tale parola) che isola «il ramo» dal resto della realtà, lo identifica (una volta assegnata l'identità possono innescarsi la logica, il linguaggio, etc.), lo studia, etc. Questo non significa che il ramo non sia fatto di materia, ma solo che la "fetta di materia", tangibile e reale, a cui assegno un'identità è decisa arbitrariamente tramite definizione (v. sopra): «il ramo è quel pezzo di albero che va dal tronco alle foglie» (ne esistono di migliori, è solo un esempio). In assenza di tale definizione, per chi non la conosce ad esempio, il ramo "non esiste", ma esistono solo le foglie e il tronco (comprensivo di ciò che noi distinguiamo ed identifichiamo come «ramo»). Mera questione di linguaggio più che di ontologia.
#596
Tematiche Filosofiche / Re: Materialismo vs idealismo.
02 Febbraio 2023, 19:07:48 PM
Citazione di: Ipazia il 02 Febbraio 2023, 18:16:04 PML'essere misura di tutte le cose, presuppone le cose.
Farei tranquillamente anche un passo indietro: l'essere che misura le cose, prima di tutto è indubbiamente una cosa anch'esso (v. Cartesio), ma fra tutte le cose del mondo è quella che ha coscienza di essere cosa e che può avere idee sulle cose; oppure, più semplicemente, è quella parte di materia che ha (auto)coscienza di sé ed elabora una visione (v. etimo di «teoresi») del mondo (sempre Cartesio, ma anche un certo pensiero induista con circa duemila anni d'anticipo). Non c'è dubbio che senza materia cerebrale non ci siano idee (non me ne vogliamo i platonici superstiti), ma è proprio l'idealismo (ovviamente non quello ingenuo e misticheggiante) ad ammonirci di quanto tali idee non siano riflesso impeccabile e neutro di ciò che è fuori dalla scatola cranica (dove appunto "fa leva" la dialettica fra idea e materia; fermo restando che la materia potrebbe seraficamente esistere senza nessuno che abbia idee in merito, ma non viceversa).
#597
@InVerno

Concordo, l'inevitabile fiducia richiesta dalla tradizione/traduzione di un testo non è semplicemente direttamente proporzionale all'età del testo, ma dipende molto anche dalle vicissitudini ad esso connesse (tutele più o meno attente, interessi più o meno importanti, etc.). La questione dell'affidabilità rimane tuttavia ben differente per rilevanza, sia storica che esistenziale, se parliamo della parola di Platone o di quella di Dio: sicuramente, da qualche parte, c'è gente che basa la propria vita sulla parola del primo, ma direi che quella del secondo ha tutto un altro tenore (così come sarebbe un "trauma" diverso scoprire che Platone non è l'autore della Repubblica, o che alcune parti non sono autentiche, o che altre sono state tagliate, rispetto a scoprire che per quanto riguarda la parola di Dio, quei testi...).
#598
Tematiche Filosofiche / Re: Materialismo vs idealismo.
02 Febbraio 2023, 17:22:38 PM
Citazione di: iano il 01 Febbraio 2023, 19:30:52 PMSe fra idee e realtà vi fosse una perfetta corrispondenza biunivoca che differenza farebbe trattare l'essere o l'idea che ne abbiamo?
Non credo ci sia un aut-aut: solitamente non si tratta l'essere (la materia) senza averne un'idea (incarnata nell'aver la minima idea di cosa si sta facendo, sia essa sperimentazione o tentativo "a caso"), così come di solito non si tratta un'idea prescindendo dal suo esser solo tale, ossia non ci si può aspettare che strappando la mappa si strappi anche il territorio.
Potrà sembrare banale, ma l'e-videnza è ciò che si dà alla vista e sappiamo che la vista non è mai neutra, in quanto collegata ad una mente; quindi per me ce la caviamo con una dialettica fra idee e materia, constatando che il rapporto intenzionale con la materia (escludendo dunque quella dello spigolo contro cui urtiamo, ma pensando a quella umana, o quantistica, o ignota, etc.) è sempre mediato dalle idee, ossia dalla nostra forma mentis, pre-giudizi, etc. Pensare di guardare il mondo reale in modo meccanicamente neutro, senza idee, sarebbe come pensare di poter guardare il mondo strappandosi gli occhi.
In fondo le idee sono chiavi di lettura della realtà, può essere letta anche all'incontrario o a righe alterne, ma l'evidenza potrebbe aiutare almeno a capire quando c'è davvero qualcosa che viene letto e quando invece stiamo solo guardando l'ombra delle nostre idee che si proietta su altro. L'idea di evidenza è forse in crisi perché la stiracchiamo troppo per restare affidabilmente tale: se pianto delle rose è evidente che non raccolgo papaveri (ed è evidente ciò che distingue un papavero da una rosa), ma quello che accade in un buco nero è decisamente meno evidente (e sperimentabile); per non parlare delle scienze sociali, dove l'evidenza c'è (e, non me ne voglia Ipazia, va quasi sempre a braccetto con la statistica), tuttavia il problema è poi dare un senso/valore ideologico a tali evidenze (ed è qui che scendono in campo le idee, ognuna pronta a reclamare l'"evidenza" della sua giustezza, verità, etc.).
Un po' di idealismo nel materialismo può prevenire che il materialismo si scordi di essere comunque interpretante, quindi migliorabile, adeguabile o riformulabile in caso di rivoluzioni paradigmatiche; mentre un po' di materialismo nell'idealismo ricorda quanto i paradigmi etici, politici, etc. si applichino alla materia umana, ma spesso introducendo categorie estranee alla materia, perdendo di vista ciò che distingue il substrato materiale dall'iperuranio: la falsificabilità, l'anello che consente all'idea di non perdere il contatto con la realtà della materia, separando l'"oggettivo" (o aspirante tale) dal soggettivo (più o meno consapevolmente tale). Si può superare l'antropocentrismo, ma dubito si possa superare il prospettivismo di fondo del motto protagoreo.
#599
@Duc
Giusta segnalazione: la catena della fede religiosa comprende anche la fede in coloro che ne stabiliscono le verità esegetiche (spiegando come Dio si sia comportato), quindi il Concilio fa degnamente parte di tale catena di intermediari oggetto di fede (la ricerca filologica, tuttavia, quanto più si rivolge ai testi tanto più prescinde dalla fede nei Concili, altrimenti non sarebbe autentica ricerca filo-logica, ma esegesi dogmaticamente condizionata che è ciò che, giustamente direi, interessa i fedeli, i quali solitamente non sono filologi di professione e vogliono certezze non ricerche).

@Ipazia
Capisco la battuta, tuttavia ormai ho già scritto anche che il russo tratta il verbo essere ed avere allo stesso modo dell'ebraico, per cui preparati ad eventuali contro-battute (non da parte mia), sempre sulla scia di Sapir-Whorf.
#600
Citazione di: iano il 01 Febbraio 2023, 22:32:54 PMCome faccio quindi io, anche quando credessi a Dio, a credere che abbia davvero voluto rivelarsi a noi in forma di intrattenimento enigmistico da spiaggia?
Il problema esegetico di molte religioni è che gli dei parlano, al massimo dettano, ma solitamente non scrivono; c'è quindi sempre una originaria mediazione umana del ricevente. A ciò va aggiunto che inevitabilmente l'uomo che scrive, sotto dettatura o meno, parla una sua lingua "secolare" che qualche secolo dopo può essere molto diversa (se non addirittura "morta") e quindi l'originaria parola orale di Dio viene tradotta, copiata, tramandata, senza che la traduzione (e tradizione) sia mai immune da rischi filologici, seppur in buona fede.
Tutta la mistica ebraica basata sul linguaggio, sull'uso delle lettere, etc. va a farsi benedire (come già accade spesso con poesia, letteratura, etc.) quando viene tradotta in greco o in italiano; e se invece quello fosse davvero il contenuto più autentico ed "esoterico" del messaggio divino? Il suo popolo eletto potrebbe forse capirlo, ma a noi non resterebbe accessibile per motivi "più grandi di noi" (oppure anche la sfida dei traduttori online è una prova di fede da superare?). In fondo, magari sbaglio, anche Cristo non è stato troppo esplicito nel chiedere ai discepoli di prendere nota scritta (erano analfabeti, suppongo, ma un miracolo avrebbe giovato ai posteri), forse perché, a pensar bene, magari aveva pianificato di tornare in prima persona di tanto in tanto, invece avendo visto che comunque circolano degli appunti su di lui in tutte le lingue, ha smesso di dare lezioni in presenza e ci aspetta direttamente all'esame finale (speriamo solo non sia in lingua originale e di non dover pagare pegno per l'errore di qualche traduttore o qualche tradizione/traduzione orale in stile "telefono senza fili").
Battutacce a parte, il testo originale, se ci fidiamo di come è stato tramandato, è tutto ciò che abbiamo della autentica parola di Dio; dobbiamo poi fidarci anche di chi lo ha tradotto da una lingua all'altra, fino ad arrivare alla nostra; poi fidarci di chi ce lo spiega; poi fidarci di noi stessi e di come l'abbiamo capito. D'altronde, come è noto, la religione è tutta una questione di fede/fiducia.