Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Lou

#586
Per soddisfare la necessità di quiete e lentezza e il tempo necessario per soffermarsi in modo adeguato e non frenetico è proposto, per l'appunto lo "Slow Travel" (i cui parenti prossimi sono lo "Slow Food" ad. es. ) Pare che l'industria del turismo sappia rispondere in modo opportuno ai bisogni dei suoi potenziali fruitori.
#587
Citazione di: Phil il 22 Luglio 2017, 18:00:19 PM
Chiaramente il viaggio in sè non ha poteri magici, nè conseguenze inevitabili (tranne l'impoverimento a cui alludeva Sariputra ;D ), dipende tutto dal come lo si vive e dal perché si viaggia.
Il viaggio in quanto spostamento spaziale è ormai sublimato in un percorrere rapidissimamente spazi enormi, spesso in modo quasi asettico (salvo ciò che si intravvede dal finestrino), per cui si è quasi "teletrasportati" alla destinazione (e non importa che questa sia a 10 km o 1000 km dalla partenza, il primo passo fuori dal mezzo di trasporto sarà comunque direttamente su un suolo "già lontano", senza aver fatto passi intermedi di... viaggio! Il viaggiare non è più, ormai da secoli, un "attraversare", ma piuttosto direttamente un "arrivare"...).

Non credo sia da biasimare chi valica montagne, solca mari, o sorvola continenti solo per farsi una foto con un monumento famoso o per il gusto di poter dire "ci sono stato!" (con lo spirito da "giro del mondo in 80 giorni" ;D ): la narrazione (auto)biografica del viaggio (che c'era anche prima dei social), sia essa di massa oppure di elite (vedi nobile tardo-ottocentesco con il vezzo del viaggio nelle colonie) non deve necessariamente avere per presupposto il tornare "migliori" di quanto si sia partiti, l'aver arricchito il proprio spirito (proporzionalmente alla crescita dei timbri sul passaporto) e l'aver da raccontare "cose che voi umani...". Questi sono certamente effetti auspicabili possibili, ma non oggettivamente migliori di altri... d'altronde, se il prossimo week end voglio andarmi a fare un caffè in Brasile, per poi postarlo su instagram e tornarmene contento in Italia, sono per questo una "brutta persona"? Se non usassi i soldi in quel modo, siamo sicuri che li devolverei in beneficenza, meritando plauso e lodi dalla comunità?

Il dandy, l'esteta, l'"economicamente irresponsabile" (così allarghiamo il cerchio  ;D ), non sono necessariamente teste vuote; se non erro, molti letterati-filosofi lo sono stati... certo, c'è poi anche la massa che segue mode che sono per lei più nocive che sensate (indebitarsi per vacanze con "obbligatoriamente" annesso viaggio e conforts da raccontare al rientro), tuttavia il funzionamento culturale delle società (occidentali e non solo) nell'epoca della comunicazione di massa rende inevitabile fenomeni di questo tipo, che in fondo non sono pericolosi né sintomo di "decadenza etica" (semmai tale espressione abbia senso compiuto ;) ), ma sono piuttosto, secondo me, ataviche dinamiche sociali aggiornate all'attuale situazione tecnologica (che consente viaggi lunghi e relativamente economici, esposizione in "vetrine globali", etc.).
Ad esempio, anche l'auto è da tempo uno status symbol, ma non sono incline a pensar male di chi ha un'auto senza averne bisogno per andare a lavorare o chi compra auto che costano più di quanto io possa mai guadagnare in vita mia... sono comunque forme di mercato (innocuo) di cui l'economia attuale ha bisogno: i famigerati status symbol fanno "girare" l'economia (e il viaggiare non è certo fra i peggiori... ;)).

P.s.
Bisogna ormai dare per scontato che non tutti quelli che scrivono sono scrittori, non tutti quelli che fotografano sono fotografi, non tutti quelli che viaggiano sono pellegrini spirituali o antropologi o commercianti di spezie alla Marco Polo  ;D
Ok, avevo commentato con un "bello" questo post, senza motivarlo: l'analisi portata avanti che ritiene quali "ataviche dinamiche sociali aggiornate all'attuale situazione tecnologica", trovo renda giustizia al fenomeno di cui si sta parlando, con una verve a tratti irridente.
Poi che dire, si può navigare/attraversare un ghiacciaio con le infradito da Maldive edition appropriate all'occasione e selfarsi al mondo, complice la tecnologia odierna e pure con il biasimo delle guide alpine, che, ataviche, mantengono il timore rispettoso e reverenziale alla potenza selvaggia della natura-  natura che in  tanti viaggiamo sprovveduti e ignari e sorridenti.

#588
Citazione di: Hybris il 21 Luglio 2017, 09:05:17 AM
A quanto pare, è in un forum di filosofia che ho trovato quello che cercavo :)

PS. Si, Seneca mi è venuto subito in mente. Ricordo che a tal proposito citava una frase di Quinto Orazio Flacco, che ho naturalmente inserito nel mio post: "Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt (Cambiano cielo, non animo, quelli che attraversano il mare)"
^^
In merito alla tua disanima sulla rappresentazione del viaggio nella società odierna, oltre a quanto tu e altri avete già sottolineato, aggiungo che trovo da un lato, come sia svilito il fascino del viaggio stesso e, dall'altro, come sia privato, a mio parere, di una tra le componenti essenziali che fanno di un viaggio, un viaggio: il senso della scoperta e la disposizione a formarsi nuovi occhi per guardare.
#589
Rimando a ventottesima epistola a Lucilio, By Seneca.
#590
Citazione di: Ingordigia il 20 Luglio 2017, 19:48:31 PM
Il problema della storia dell'ontologia è stato, a detta di Heidegger, quello di trattare l'essere come ente .
Secondo il filoso l'essere non può essere definito ( ovvero delimitato) ma può essere studiato solo attraverso
i suoi modi d'essere.
Voi come interpretate il concetto di modo d'essere ?
L'interrogazione di quale essere è modo?
Riformulerei in questi termini.
#591
Citazione di: Apeiron il 15 Luglio 2017, 16:29:59 PM
Ho notato che spesso molte incomprensioni nascono dal fatto che il nostro background culturale è differente e per questo motivo, per esempio, parole identiche (ad esempio "ente") le intendiamo in modo diverso. Quello che stavo pensando era di raccogliere in un topic le nostre influenze, ossia quelle letture (ma anche esperienze, se vi va di scriverle) che ci hanno profondamente influenzato. Questo nella mia testa ha due scopi. Primo: ci conosciamo meglio. Secondo: evitiamo di perderci in incomprensioni semantiche. Inizio io con filosofi e idee che mi hanno colpito (ma con cui non sono necessariamente d'accordo, quindi non tutto quello che scrivo qua sotto rispecchia le mie attuali opinioni) ecc:

1) Filosofia occidentale: Anassimandro (Apeiron  ;D, l'inguista lotta tra gli opposti, apeiron al di là di essi... ), Eraclito (Logos, unità-tensione opposti, divenire, "la vita è guerra"...), Parmenide & Zenone (il paradosso del divenire), Socrate (l'importanza della domanda nella filosofia), Platone (l'iper-uranio specie nella matematica, la Forma del Bene), Aristotele (logica classica, nomenclatura dei concetti filosofici...), Plotino, Agostino, Tommaso (se non ricordo male diceva che la creazione continuava ogni istante, ossia che Dio anche ora crea... se è falso ditemelo  ;) ), Occam, Niccolò Cusano (coincidentia oppositorum, Onnipresenza=essere da nessuna parte), Meister Eckhart (solo qualche idea, non l'ho studiato seriamente), Galileo (l'universo è un libro, qualità primarie e secondarie, scienza ed etica separate...), Spinoza (Natura Naturans, Natura Naturata, sub specie aeternitatis, necessitarianismo) Berkeley (c'è davvero qualcosa oltre quello che la mente può percepire?), Hume (il problema della causalità, il problema essere-dover essere, il problema dell'io), Kant (ahimé conosco poco, fenomeno-noumeno, condizionato-incondizionato, ragion pura-pratica, forme a priori), idealismo tedesco post-Kant (filosofia della "sola mente"), Schopenhauer (il primo filosofo ad aver parlato senza pregiudizi della sofferenza, dell'assurdità di un mondo senza Dio dominato dall'irrazionalità, velo di Maya, estetica, negazione della volontà - inoltre è stato grazie a lui che ho esteso la mia ricerca all'oriente), Marx ("dobbiamo trasformare il mondo", praxis), Nietzsche (filosofia come espressione libera dell'individuo, solitudine del filosofo, l'incoerenza della morale "imposta", l'attacco all'ipocrisia, eterno ritorno, nichilismo, divenire, volontà di potenza come "volontà creatrice", super-uomo=artista...), Wittgenstein (prima di fare la domanda guarda se ha senso, la scala del Tractatus, filosofia come terapia...), Popper, Kuhn, Simone Weil (bellezza del creato come "indicazione" di un reame superiore, decreazione,...), Pirsig (filosofia presente in ogni aspetto della vita, la Qualità...).

2) Filosofia Orientale: buddismo Canone Pali (esistenza condizionata, impermanenza, "dukkha", "non-sé", Nirvana come "completamente altro" rispetto all'esistenza ordinaria o Samsara, riflessioni sulla validità di alcune domande prima di porle, catuskoti, il problema del desiderio...), buddismo Mahayana (Prajnaparamita, Nirvana=samsara, Cittamatra - Solo Mente, mente luminosa, Natura di Buddha...), filosofia Vedanta (specie Advaita, Nirguna Brahman, Tam Tvam Asi, Maya...), filosofia taoista (Laozi e Zhuangzi, connessione opposti, limiti del linguaggio, Tao, il non-essere taoista come potenzialità e non come assenza, svuotarsi dei pregiudizi mentali, dei gusti personali ecc... parecchio interessante, peccato che poi è risultata una futile ricerca dell'immortalità in questa vita, il che fa ridere visto che Laozi dice di "essere senza desideri").
A me colpì e influenzò direzionò e determinò  gran parte  delle mie esperienze di lettura e di materia di studio e di vita, Platone - la prima opera filosofica che lessi fu il Simposio, prima di cominciare il classico programma di filosofia al liceo - ne fui fulminata.
#592
Tematiche Filosofiche / Re:Fenomeno per Heidegger
14 Luglio 2017, 18:08:41 PM
La parvenza, in Heidegger, per quanto ho inteso è una modalità del manifestarsi del'ente in quanto fenomeno: si manifesta come ciò che non è. È una modalità che dà corso a una  modificazione in senso privativo del fenomeno.
#593
Ho sguinzagliato google che anch'io ero curiosa di leggere una poesia generata da un computer, ne ho trovata una a questo link
https://www.poetrygenerator.ninja/poem/9d991f3f7485efc2
#594
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
16 Maggio 2017, 12:54:58 PM
Citazione di: green demetr il 15 Maggio 2017, 18:44:06 PM
Sì è vero anche i greci avevano un tradizione forte sul linguaggio.
Non sono molto ferrato su quella.
Accetto contributi.  :)
Quando ho letto che Nietzsche fu il primo a porsi in problema del linguaggio l'ho trovata una posizione assai azzardata, io, ad esempio, penso proprio non sia così, anzi direi che molti motivi presenti negli scritti nietzschiani in merito al linguaggio trovino la loro radice e si possano inserire nel confronto antico che risale a Gorgia e Platone, che ritengo sancisca le linee entro cui ogni confronto successivo in merito al linguaggio si sviluppi e, tra l'altro, chiarisca e approfondisca anche aspetti del pensiero nietzschiano: il famosissimo esercito mobile di metafore e la negazione di una origine pura del linguaggio, la stessa concezione dell'arte e della creazione artistica, della realtà come interpretazione, dell'oltreuomo non più limitato dall'essere, la sua idea di nichilismo attivo ecco, a mio parere, sono aspetti più accessibili ritornando a certe problematiche espresse da Gorgia. (ovviamente esplicito che sto circoscrivendo alla storia della filosofia di matrice greca senza curarmi di varie ed eventuali prospettive e contaminazioni in merito che fanno a capo a riflessioni proprie di altri stili di pensiero, ergo è sicuramente unaspetto parzialissimo quello che sto esponendo, solo uno spunto.)
#595
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
14 Maggio 2017, 23:27:26 PM
@green
Francamente temo =.= che a porre il problema del linguaggio ci stiano radici assai  più antiche di Nietzsche. Difficile esentare, per fare un esempio, i sofisti tutti dal non averlo posto, questo problema.
#596
Buona domenica anche a te: qui sole, nuvole e vento. Non c'è problema con le immagini, è che la metafora l'avevo forse confusa con la "vita", del resto ritengo si somiglino parecchio, la danza della mente ricalca in qualche modo i passi della vita.
#597
Te dici che l'ipotesi della combriccola di sensi ingannatori con tanto di sommo genio maligno che ci fan passare come dei creduloni sarebbero proprio da mandare a quel paese che fan proprio la figura dei guastafeste nati per mettere in discussione che tutti stiano ballando?
#598
CitazioneMa d'altronde un Socrate non si sarebbe fatto un problema a scegliere tra il benessere e il Dubbio.
Forse il dubbio socratico non fu un dubbio scettico assoluto, in ambito teoretico, ma è proprio per questo ritengo fu uno scettico pratico impareggiabile, colui che traccia il modello di prassi scettica capace di ispirare e muovere ogni ricerca, ma ne sappiamo poco.
:)
#599
@apeiron
La vita quotidiana forse la viviamo tutti. tu no?
#600
Citazione di: baylham il 10 Maggio 2017, 11:06:44 AM
Appurato che Anna Frank è esistita, che fu vittima del nazismo, che i diari autografi di Anna Frank esistono, che la stessa Anna Frank li ha riscritti in una versione destinata alla pubblicazione, che in italiano c'è l'edizione Einaudi completa della due versioni di Anna Frank e quella del padre (edizione 2002, Anne Frank Diari, non Anne Frank Diario), chi è veramente interessato a conoscere Anna Frank può farsene un giudizio sufficientemente attendibile senza alimentare pregiudizi basati sul nulla.

Dopo avere letto il semplice sommario della storia dei diari su Wikipedia, un qualunque recensore dovrebbe specificare a quale edizione dei Diari si riferisce e secondo leggersi l'edizione completa, dato che l'accessibilità degli originali per ovvie ragioni è difficile, prima di esprimere un giudizio sulla loro autenticità.

Ciascuno è libero di manifestare le proprio impressioni, ma tali rimangono senza il sostegno dei fatti.
Concordo su ogni punto.
L'edizione a cui mi riferivo è questa, l'unica per ora che ho letto.
Anna Frank, Il diario di Anna Frank, prefazione di Natalia Ginzburg. Torino, Einaudi, 1954. Prima edizione italiana; traduce il testo della prima edizione olandese del 1947.