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Messaggi - Eutidemo

#5851
Citazione di: maral il 21 Marzo 2017, 21:47:32 PM
I problemi sono molteplici. Distinguerei comunque il populismo dalla demagogia: nel primo caso il potere fa riferimento al popolo, nel secondo finisce dal popolo nelle mani di chi sa sedurlo facendo del popolo il mezzo del suo potere, il demagogo appunto. Se nel populismo il potere appartiene al popolo (nella sua totalità diversificata) la Costituzione Italiana dichiara esplicitamente di essere populista, anche se dice che il popolo esercita questo potere a mezzo delle sue istituzioni e associazioni e questo dovrebbe in qualche modo limitare il rischio della demagogia, ma mi sa che al di là dell'ottimo intento la cosa non funzioni, perché entra sempre in gioco la vecchia dialettica hegeliana tra fine e mezzo: prima o poi quelle istituzioni che dovrebbero essere mezzo per il fine del popolo, diventano il fine stesso facendo di ogni altro fine il loro mezzo e chi le gestisce finisce con il prendere il potere indirizzandolo interamente al poterlo mantenere nelle sue mani, dietro il guscio di una democrazia ridotta a puro slogan.
In genere il sistema che meglio consente questo risultato è, soprattutto oggi, la seduzione demagogica. In Italia Berlusconi è stato ed è un caso esemplare da manuale (sempre pronto peraltro a tornare in scena con le medesime seduzioni ripetute alla nausea) e in America, attualmente è Trump chiamato a incarnare la figura del demagogo fatto carne.
La situazione ideale per il demagogo si determina quando lo strumento legislativo si dimostra del tutto inadeguato alla realtà tragicamente insicura della situazione, quando l'esistenza stessa appare messa in dubbio dal significato immediato di ciò che accade generando angoscia, è allora che il demagogo di turno può mostrarsi alla maggioranza del popolo angosciato (in genere gli strati economicamente più compromessi e soprattutto culturalmente meno attrezzati della popolazione) come il solo che sa rimettere a posto le cose, ristabilire la giusta legalità sospendendo quella vigente così inefficace. Il demagogo sfrutta lo stato di eccezione della legge, per giustificare una nuova legge che fa perno solo su di lui. Maggiore è l'angoscia condivisa nel popolo, maggiore sarà la sua presa seduttiva: al momento propizio, che il suo fiuto gli fa cogliere e la sua enorme ambizione sfruttare, egli apparirà come il mezzo universale, l'uomo del destino, il legislatore supremo, almeno finché gli eventi non rimetteranno tutto in discussione, quando sarà l'accadere della catastrofe che lui stesso ha annunciato proponendosi come rimedio a liberare il popolo dall'angoscia della sua attesa. Il demagogo vive di questa angoscia del popolo e ne ha assoluto bisogno, la sollecita sempre per incarnarne il rimedio.
Ai tempi di Aristotele forse era ancora possibile pensare platonicamente a un governo retto dai migliori o da un sovrano illuminato poiché istruito dal suo precettore filosofo, è stato un vecchio sogno della filosofia questo, sempre andato fallito: la potenza vitale ha fatto sempre a pezzi ogni filosofia didattica, nei molti quanto nei singoli.
La rivoluzione bolscevica è risultata quanto di più tragicamente elitario sia stato possibile concepire in un'epoca necessariamente avviata verso le peggiori tragedie del nichilismo: per le avanguardie rivoluzionarie ogni cosa ed essere umano diventa mezzo di realizzazione dell'utopia, soprattutto quando l'utopia è quella del popolo. Il problema non è nel principio "Da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni", ma in chi vuole che tutto debba essere sacrificato a questo principio e quindi assume il ruolo strutturante di gestore assoluto della giusta distribuzione di mezzi e bisogni. E' il motivo per cui l'anelito rivoluzionario, una volta acquistato il potere, si chiuse per sempre nella sua posizione del tutto autogiustificatoria, rendendo necessario una sorta di stato rivoluzionario permanente destinato a soffocare la rivoluzione stessa nella gabbia di una struttura burocratica nefanda, il partito comunista sopra i soviet del popolo prima, il segretario di questo partito, Stalin, sopra il partito poi: l'orrendo Piccolo Padre indispensabile per il grande popolo russo mentre l'utopia era ridotta a slogan obbligatorio per mascherare la menzogna continua del demagogo seduttore.
Il problema sono i Piccoli Padri quando il popolo non vuole altro che essi, è allora che occorre avere il coraggio di difendere il populismo, ossia di riconquistare l'utopia di un popolo che impari da sé a governare se stesso, avendo per fine se stesso, vedendosi come uno nei molti diversi che ne fanno parte, in nome della imprescindibilità e irriducibile diversità di ciascun individuo. Occorre un grande sforzo culturale che sia prodotto da una matrice condivisa e non elitaria, proprio quello che il demagogo non vuole, quando afferma che "la cultura non ha mai dato da mangiare a nessuno", mentre lui sa e può dare da mangiare a tutti. Non c'è niente di peggio.

Secondo me occorre distinguere tra:
- democrazia "popolare", nella quale il potere fa riferimento al popolo, che elegge i suoi rappresentanti politici "sine ira ac studio";
-democrazia "populista", nella quale il potere fa riferimento, sì, al popolo, ma solo in quanto sedotto e trascinato emotivamente dalle utopiche promesse dell'istrionico demagogo di turno.
;)
#5852
Caro Sgiombo,
quanto alla "socializzazione dei mezzi di produzione", in effetti, nel '900 si è tentato di realizzarla in vari modi:
1) "Strictis verbis", il termine si riferisce specificamente all'esperimento attuato  (secondo me del tutto surretiziamente) nella Repubblica Sociale Italiana, di trasformazione sociale dell'economia nella quale la "proprietà" dei mezzi di produzione non sarebbe  più stata esclusiva del capitalista, bensì partecipata con i lavoratori impiegati nell'azienda (facendo infuriare Hitler). 
2) In senso lato, con tale termine ci si riferisce anche alla formula economica sovietica, che, però, più correttamente dovrebbe essere definita "Capitalismo di Stato", in quanto, in tale sistema, i mezzi di produzione vengono "nazionalizzati" e appartengono allo Stato, e non "socializzati", alla pari, tra gli attori della produzione. 
Tale sistema, ha funzionato molto bene sotto alcuni aspetti (industrializzazione della Russia negli anni '30), ma molto male sotto altri; non vorrei apparire "trotskysta", ma, la nozione di "Stato operaio degenerato" non è di Trotsky, bensì di Lenin che la formulò nel 1921, all'epoca della discussione sui Sindacati, allorchè lo stesso Lenin denunciò la crescita della gramigna soffocante burocratica nello Stato e nel partito (che poi avrebbe attecchito fino alle radici, avvelenando l'albero).
Ma qui non c'è lo spazio per allargare il discorso, che è molto complesso; ed infatti bisognerebbe parlare anche della NEP, e di molto altro ancora.
Non è che si può scegliere tra BIANCO e NERO: le cose non sono così semplici come possono apparire a prima vista!
Per cui, quando si parla di "socializzare l'economia", bisogna capire bene COME, si intende farlo, perchè non c'è un solo modo.
Ad ogni modo, volendo semplificare al massimo (con l'ovvia conseguenza della sommarietà), in un certo senso si può dire che, dopo la seconda guerra mondiale, sebbene con fasi alterne, sotto il profilo "socio-economico", il mondo, in effetti, era diviso in TRE, e non in DUE:
1) L'impero USA (ed in parte inglese), nel quale ha precipuamente prevalso il principio del "capitalismo"(quasi) puro , e di uno spinto e competitivo "laissez faire", in cui il WELFARE è sempre stato in secondo piano, e il distacco poveri/ricchi molto ampio (anche perchè i partiti "veramente" di sinistra erano al bando);
2) La "polinazionale" EUROPA OCCIDENTALE, nella quale il principio del "capitalismo" è stato mitigato (con diversa intensità a seconda dei singoli Stati) dall'interventismo e dal dirigismo statale, e di "laissez faire" molto meno spinto, in cui il WELFARE è sempre stato tenuto in notevole conto, e il distacco poveri/ricchi era molto meno ampio che in USA (anche perchè i partiti "veramente" di sinistra erano potenti, ed esistevano forti sindacati);
3) L'impero URSS (e satelliti), nel quale i vari esperimenti -più o meno positivi, della prima metà del secolo, sono infine approdati ad un CAPITALISMO DI STATO ingessato e degenerato, nel quale la proprietà dei mezzi di produzione non era nè dei borghesi nè degli operai, bensi di una classe di Boiardi burocratici, ma in cui in cui il WELFARE è sempre stato decisamente ottimo (almeno in rapporto alla povertà del sistema), e il distacco poveri/ricchi era praticamente inesistente tra i cittadini (ma enorme quello tra i cittadini ed i "funzionari di partito").
Ripeto, ho semplificato al MASSIMO (forse anche troppo), ma io, nelle sue grandi linee, la storia del '900 l'ho vista (e vissuta) così. :)
#5853
Citazione di: Duc in altum! il 20 Marzo 2017, 19:34:08 PM
@Eutidemo

Quindi se il populismo è un effetto, perché invece di denunciare sempre e solamente la causa, si cerca di distogliere l'attenzione ponendola sulla probabilità che invece di curare, forse, chissà, esso aggraverà il male? Non sarà che la giusta alternativa non è altro che demagogia travestita, visto che non funziona mai, se non per ottenere gli stessi benefici del populismo?

Se ho ben capito quello che intendi, sono d'accordo con te ;)
#5854
Citazione di: altamarea il 20 Marzo 2017, 19:29:06 PM
Il 7 novembre dello scorso anno nella sezione "Attualità" cominciai il topic titolato "Populismo – populisti". Nel primo ed unico post, il mio, lo ripropongo in questo topic se può essere utile all'approfondimento.

Scrissi: "A favore del cosiddetto "populismo" influisce di più la crisi economica, il flusso record di immigrati o la paura del terrorismo ?

Per avere la risposta a queste domande, evitando la lente deformante dell'ideologia, il quotidiano "Il Sole 24 Ore" ha dato incarico alla Fondazione Hume di effettuare una ricerca sull'avanzata dei movimenti anti-sistema in Europa. La conclusione a cui lo studio giunge è che ad incidere è un mix dei fattori sopra elencati, ma in particolare la percezione della difficile realtà socioeconomica (e del rischio terrorismo)  che hanno i cittadini dell'unione europea.

Per alcuni  studiosi la matrice del populismo sono le politiche di austerità (con conseguente aumento delle diseguaglianze), che le classi dirigenti europee avrebbero imposto ai loro popoli. Per altri, invece, l'elemento cruciale che ha favorito l'ascesa dei movimenti populisti è l'ingresso disordinato e illegale dei migranti in Europa, soprattutto a partire dal 2011, a seguito delle crisi  in Africa e in Medio Oriente. La prima spiegazione è la più congeniale alla sinistra, la seconda alla destra.
Ma cos'è il populismo ? Chi sono i populisti ?
Non è difficile evocare numerosi politici considerati populisti:  la francese Marine Le Pen; l'inglese Nigel Farage, simbolo della Brexit; il tedesco Frauke Petry, artefice della svolta xenofoba in Germania; l'olandese Geert Wilders, leader anti-Islam; Alexis Tsipras in Grecia; il leader di Podemos, Pablo Iglesias, in Spagna. E in Italia ? Beppe Grillo, Salvini ?"  


Secondo me il "populismo" attuale, ha una "eziologia multifattoriale"; cioè, come dici tu, è provocato da una svariata congerie di fattori.
Tra cui sicuramente quelli che dici tu...ma non solo quelli!
#5855
Caro Sgiombo,
sono perfettamente d'accordo con te: la questione fondamentale sta sempre nel senso del limite, e, in particolare, nella consapevolezza dell' imperfezione umana.
Ed invero, se l'uomo fosse davvero "perfetto", la migliore soluzione politica non sarebbe nè la monarchia, nè l'aristocrazia, nè la democrazia, bensì l'ANARCHIA; per la quale, comunque, confesso di aver sempre nutrito forti simpatie.
Però, purtroppo, come dici tu, in effetti "la  società perfetta non esisterà mai"; il guaio è che ,quando qualcuno tenta di realizzarla, i risultati sono sempre molto deludenti.
Vedi 1984 di Orwell!!!
Anzi, se si parte dal presupposto che l'uomo sia migliore di quello che effettivamente è, di solito si ottiene un tipo di società in cui, anche gli uomini migliori, finiscono per dare il peggio di sè; detto più icasticamente, ogni "utopia" (anche religiosa) porta in sè il seme di una "distopia".
***
Non sono invece del tutto d'accordo nè con te nè con Berlinguer, perchè:
- un sistema "rigorosamente" democratico, presuppone la "libertà", e, in quanto, appunto, "liberale", non può non creare maggiori o minori disparità sociali
- un sistema "rigorosamente" socialista, invece, per perseguire una effettiva "eguaglianza", non solo giuridica, ma anche economica, deve necessariamente comprimere la "libertà" dei cittadini.
Per dirla alla francese, cioè: Liberté, Égalité, Fraternité ...NE vont pas bien ensemble!!!
***
In concreto, come appunto dici tu, si tratta di "misura"; cioè di riuscire a bilanciare nel miglior modo possibile le esigenze di "libertà" (limitando, però, gli eccessi "liberisti" del capitalismo), con le esigenze di "giustizia" (limitando, però, gli eccessi "dirigisti" del comunismo).
Sempre per citare un abusato luogo comune, infatti: "In medio stat Virtus"; ma, purtroppo, il problema sta proprio in quel "medium", perchè ciascuno lo interpeta a modo suo ("ton panton metron antropos estì").
A cominciare dal sottoscritto, ovviamente!
***
In base a tali premesse, quindi, secondo me scegliere tra un "male maggiore" (capitalismo) ed un "male minore" (comunismo), finisce per costuire una opzione "manichea", parimenti fallimentare, come la storia ci ha mostrato...e tutt'ora ci mostra!
Dissento, quindi, dalla tua conclusione, per la quale:  "...qualsiasi "salto nel buio" non possa essere peggiore dell' attuale "essere immersi nella merda": mal che vada si ricade nella stessa!"
Ed infatti, se la merda sta friggendo in una padella, se ne saltiamo fuori, c'è il rischio di finire sicuramente peggio di dove siamo ora! ;D  ;D  ;D
***
#5856
Dite quello che vi pare, ma io preferisco Schopenauer  ;D  ;D  ;D
#5857
Citazione di: Duc in altum! il 20 Marzo 2017, 13:55:43 PM
Quindi di chi sarebbe la colpa del populismo?
Del tiranno incubato, del popolo che reagisce spontaneamente ad una degenerazione, o di chi dovrebbe essere la giusta alternativa ma invece è un inganno?


Diciamo che "chi dovrebbe essere la giusta alternativa ma invece è un inganno", è la causa della reazione "febbrile" del popolo che -giustamente- reagisce spontaneamente ad una degenerazione del sistema; mentre la demagogia-populistica (incubatrice dei tiranni) è solo la falsa panacea della detta "febbre", che, invece di curare il male, lo aggrava. ;)
#5858
Citazione di: cvc il 20 Marzo 2017, 13:24:30 PM
Secondo me il populismo è un fenomeno trasversale sia di destra che di sinistra che tendenzialmente annulla le ideologie di destra e di sinistra. Perché il populista non propone un'ideologia, propone delle riforme in vista dell'accoglienza che egli prevede che riceveranno. Il populista è un artista del consenso, non nel senso che lo attrae su di se, ma nel senso che egli legge l'umore delle masse e vi ci si adatta. Così la politica diventa una scatola vuota, perché non crea consenso con le proprie idee, ma si limita a rincorrerlo e a cavalcarlo

Condivido ;)
#5859
Tematiche Filosofiche / Re:Il pensiero debole
20 Marzo 2017, 14:03:42 PM
Citazione di: anthonyi il 20 Marzo 2017, 12:56:24 PM
L'evoluzione contemporanea del pensiero filosofico è caratterizzata dalla messa in discussione di una serie di "fragili" certezze del passato.
Una parte di queste è per me sintetizzabile in quello che ho definito "postulato positivista" che è sintetizzato nell'equazione:
lim (t->infinito) C=V

dove con C intendo la conoscenza o cultura, con V intendo la verità.
Tale postulato è suscettibile di tre indebolimenti significativi:
1) lim (t->infinito) C non esiste, cioè la conoscenza non ha tendenza a convergere cerso un qualcosa;
2) V non esiste, cioè nulla potrà mai essere definito come verità;
3) lim (t->infinito) C diverso da V per cui la convergenza della conoscenza è viziata da errori sistematici.

Volevo conoscere l'opinione dei partecipanti al forum su questo schema

La formula che proponi è molto interessante ed intrigante, sebbene io sia la persona meno adatta a giudicarla, vista la mia abissale "nescienza" matematica. :-[
Quanto agli "indebolimenti" a cui tu accenni, perciò, non sono ben sicuro (per mia inadeguatezza) di aver ben compreso cosa intendi.
Ad ogni modo:
***
<<1)   lim (t->infinito) C non esiste, cioè la conoscenza non ha tendenza a convergere cerso un qualcosa.>>
Al riguardo, secondo me CONOSCENZA e CULTURA sono due cose completamente diverse, tra di loro; per cui non capisco bene perchè, prima dell'elencazione tu le abbia equiparate, mentre, sub 1), parli ora solo di CONOSCENZA.
Comunque, anche a voler restare solo a quest'ultima, pure il termine "conoscenza" è secondo me molto ambiguo, : perchè può essere inteso nel senso riduttivo di "scienza", ovvero di "sapienza" (sapida scienza), le quali cose, pure, sono molto differenti tra di loro.
In ogni caso se parliamo di due elementi (CONOSCENZA e CULTURA), ha un senso discutere se essi confluiscano, o meno, verso un qualcosa; ma, la conoscenza da sola, come fa a "convergere" verso un qualcosa?
Per convergere bisogna essere in due! ;)
***
<<2)   V non esiste, cioè nulla potrà mai essere definito come verità>>
Quindi, neanche la tua affermazione! ;)
***
<<3)   lim (t->infinito) C diverso da V per cui la convergenza della conoscenza è viziata da errori sistematici.>> :-[
Questa non l'ho capita proprio.
***
Prima di esprimere una opinione, vorrei capire meglio.
:)
#5860
Tematiche Filosofiche / Aristotile e il populismo.
20 Marzo 2017, 13:05:11 PM
Come è noto, Aristotile individuava tre forme di governo, per così dire,  'sane':
- la monarchia;
- l'aristocrazia
- la  "politeia" (πολιτεία)
Mentre il primi due concetti sono abbastanza chiari ed univoci, quest'ultimo, invece, è stato interpretato in vari modi:  Isocrate, per esempio, la definì come "anima della città" (psychè poleos) che ha nei confronti dei cittadini "la stessa forza che ha l'intelletto sul corpo".
Sulla TRECCANI, si trova la seguente definizione: "POLITEIA: Nel linguaggio storico-politico, grecismo talvolta usato come equivalente del latino "res publica", per indicare l'organizzazione come bene comune di tutti i cittadini e, quindi, la costituzione politica ottimale, con particolare riferimento al mondo classico".
Torneremo su questo punto.
Comunque, secondo Aristotile, le tre forme di cui sopra (nelle quali i governanti mirano al bene comune) possono degenerare in tre forme 'deviate' (dove chi è al governo mira solamente al proprio vantaggio): 
- la tirannide, in cui un singolo esercita il potere a proprio esclusivo vantaggio, senza alcun limite costituzionale a tutela dei diritti di tutti gli altri cittadini;
- l'oligarchia, in cui un minoranza (determinata dal sangue, dal denaro o dall'etnia) esercita il potere a proprio esclusivo vantaggio, senza alcun limite costituzionale a tutela dei diritti della maggioranza gli altri cittadini;
- la "democrazia", che, per come la intende Aristotele,  si caratterizza come il governo delle "masse", esercitato, per il proprio interesse, dalla maggioranza dei cittadini, a proprio esclusivo vantaggio, senza alcun limite costituzionale a tutela dei diritti delle minoranze.
A ben vedere, in effetti, secondo la maggioranza degli studiosi, Aristotele usa in greco i termini "politeia" per indicare la democrazia e "democrazia" per indicare la "demagogia"; per cui  la "politeia" non è altro che una "democrazia" -governo della maggioranza dei cittadini-, ma "costituzionale" -cioè, che opera in ben definiti limiti costituzionali-.
Come pure esistono "monarchie costituzionali", ed "aristocrazie costituzionali", che operano in ben definiti limiti costituzionali.
***
Beninteso, l'illustrazione di cui sopra è del tutto PARADIGMATICA, perchè, nella realtà, i regimi politici sono SEMPRE "misti"; cioè, con la prevalenza di alcuni aspetti su altri (cosa che, peraltro, lo stesso Aristotile riconosce).
Peraltro, con riguardo alla "politeia", che, come sopra esposto, si può considerare un "sano" governo democratico-costituzionale, Aristotele nota come si possa sostenere che la sovranità della "massa" sia giustificata dal fatto che i molti, anche se non eccellenti singolarmente, presi nella loro totalità divengono come un uomo solo 'con molte eccellenti doti di carattere e d'intelligenza' (III 11, 1281b); con ragionamento analogo si può replicare ai critici che non è il singolo giudice o magistrato a prendere una decisione ma l'istituzione (l'assemblea, il tribunale, il consiglio) nel suo complesso e quindi è evidente che nella realtà la massa è a buon diritto sovrana degli affari più importanti (ibidem)
Per cui Aristotele riconosce l'esistenza di un governo della massa "non deviato", che definisce come una commistione di "democrazia" e "oligarchia".
In effetti, può apparire strano che l'unione di due forme degenerate costituisca un buon regime; ma Aristotele ritiene che la "politeia" prenda il meglio di queste due costituzioni degenerate, ricorrendo alle cariche elettive (indipendenti dal censo e dal sangue) per creare una oligarchia, che, però, è espressa col voto dalla maggioranza dei cittadini (IV 9, 1294b).
Il che rassomiglia molto alle attuali "democrazie liberali" dell'Occidente (per quanto esse siano MOLTO imperfettamente realizzate).
***
Premesso quanto sopra, secondo me, sia pure nelle forme moderne in cui adesso si prospetta, il cosidetto POPULISMO, non è altro che il nuovo "nome" della DEMAGOGIA aristotelica.
So benissimo, che, storicamente, il POPULISMO fu un movimento politico-culturale russo, che si sviluppò tra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX, aspirante a una sorta di socialismo rurale, in opposizione al burocratismo zarista e all'industrialismo occidentale; ma, nell'accezione attuale, c'è ben poco del "populismo russo", se non qualche aspetto collaterale (come, in certo senso, l'avversione verso l'automazione, e l'ipotesi della "decrescita felice").
Più che altro, oggi come oggi, il "populismo" si manifesta come reazione spontaneista ad una degenerazione dei regimi democratico-liberali, in cui si sta verificando uno sbilanciamento sempre più accentuato tra la componente "democratica" e quella "oligarchica" del sistema, a seguito di un inquinamento "metapolitico" (cioè finanziario ed economico) delle istituzioni politiche.
Il pericolo delle reazioni e ribellioni spontaneiste, però, è, come sempre è stato, che esse possono essere manipolate in qualunque direzione (destra, sinistra, sopra, sotto), dall'abile e spregiudicato DEMAGOGO di turno; nel quale, come la storia ci insegna, c'è quasi sempre in incubazione un TIRANNO, il quale abbatterà, sì, le aristocrazie e le oligarchie che gli fanno ombra, ma solo per acquisire un potere personale assoluto.
ATTENZIONE, CITTADINI!!! ;)
***
#5861
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
20 Marzo 2017, 08:39:42 AM
Cara Fharenight,
temo che noi si stia parlando di cose diverse!
Ed infatti, a quanto mi risulta (ma potrei sbagliarmi), il testo base della legge contro l'omofobia e la transfobia, non prevede affatto che non si possano avere le idee che si vogliono circa l'omosessualità; altrimenti, in base a tale legge, dovrebbero essere condannati in blocco il Papa e tutti i cattolici assieme a lui, cosa che, invece, la legge non prevede minimamente!
La legge contro l'omofobia, invece, prevede solo che costituiscano reato le discriminazioni per ragioni omofobiche (come già lo sono quelle per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall'identità sessuale della vittima).
***
Ecco, infatti, il testo base della legge contro l'omofobia e la transfobia:
" In conformità a quanto disposto in materia di discriminazioni dall'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le disposizioni dell'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, e le norme del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, si applicano integralmente anche in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima."
Il richiamato art.3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, invero, così recita recita:
"Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell'attuazione dell'articolo 4 della convenzione, è punito:
a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi chiunque, in qualsiasi modo, diffonde idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall'identità sessuale della vittima;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall'identità sessuale della vittima"
***
Se non ti richiami a tali riferimenti normativi (che non hanno niente a che vedere con la "libertà di pensiero e di espressione di cui parli tu), a cosa ti riferisci allora?
Cerchiamo di essere più circostanziati, per cortesia! ;)
#5862
Citazione di: green demetr il 19 Marzo 2017, 23:08:19 PM
;D  ;D

Caro Eutidemo la politica ha mille facce!

Sì...tutte di xxxx ;)
#5863
D'ora in poi, potranno diventare e restare senatori e deputati anche cittadini non italiani, o i minorenni; e, forse, pure i cavalli...visto che le nostre aule parlamentari sono già strapiene di somari (sarebbe iniquo sperequare tra gli uni e gli altri).
Com'è noto, infatti, ai sensi dell'art.66 della Costituzione: "...ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità" , e, a norma dell'art. 3 del decreto legislativo n. 235 del 2012, anche delle cause sopraggiunte di "incandidabilità!" di cui all'art. 1, comma 1 dello stesso D.L.
Per cui, per esempio, se un cittadino turco, con documenti falsi, riuscisse abilmente a farsi eleggere senatore spacciandosi per cittadino italiano, una volta scoperto l'inganno, il Senato si riunisce, verifica le circostanze di fatto e di diritto, e, poi, sulla base di esse, lo sbatte fuori. ;)
Allo stesso modo, se un cittadino italiano, falsificando il suo certificato di nascita, riuscisse abilmente a farsi eleggere senatore pur non avendo l'età prescritta, una volta scoperto l'inganno, il Senato si riunisce, verifica le circostanze di fatto edi diritto, e, poi, sulla base di esse, lo sbatte fuori. ;)
Chiaro il concetto?
Logica e diritto, quindi, vorrebbero pure, che, conseguentemente, se un cittadino italiano eletto senatore, viene condannato con sentenza passata in giudicato, il Senato si riunisce, verifica le circostanze di fatto edi diritto, e, poi, sulla base di esse, lo sbatte fuori.
Ed infatti, a norma dell'art. 1, comma 1, del decreto legislativo n. 235 del 2012, "Non possono essere candidati e non possono comunque continuare a ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione", allo stesso identico modo in cui non possono continuare a ricoprirla nè i Vietnamiti nè i minorenni.
Ed è questo, appunto, il caso del senatore Minzolini, condannato, con sentenza definitiva, alla pena della reclusione in anni due e mesi sei, per peculato continuato; il Senato avrebbe dovuto limitarsi a deliberare solo circa l'effettiva sussistenza della causa di decadenza (sentenza), verificata la quale avrebbe dovuto estrometterlo come un intruso vietnamita o un minorenne.
Ed invero, la legge prevede soltanto che venga verificata  l'esistenza della sentenza, non certo valutato il merito della stessa; senza considerare che "Res iudicata facit de albo nigrum, originem creat, aequat quadrata rotundis, naturalia sanguinis vincula et falsum in verum mutat".
Per cui, dato il precedente, d'ora in poi potranno diventare e restare senatori e deputati anche cittadini non italiani, i minorenni...e chiunque altro sia incompatibile, ineleggibile o incandidabile per legge, se le maggioranze parlamentari così decideranno, violando le stesse leggi da loro varate.
CHAPEAU!!! :P
#5864
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
19 Marzo 2017, 07:51:13 AM
Non ero ben sicuro su dove postare questo intervento, in quanto il suo inserimento, per motivi diversi, andrebbe bene:
- sia nel TOPIC riguardante il suicidio assistito dei malati terminali (ma senza alcun riferimento al suicidio, semmai per distogliere il malato da tale idea);
- sia in quello delle problematiche occupazionali derivanti dall'automazione.
Ed infatti, volevo richiamare la vostra attenzione sul fatto che esistono programmi che trasformano in audio i testi scritti.
***
Dicevo che la cosa può interessare molto i malati terminali, soprattutto quelli (come il mio amico), impediti nei loro movimenti, perchè usando un programma "text to speech", si può consentire loro di "leggere con le orecchie" i loro libri preferiti.
Ed infatti, purtroppo, gli "audiolibri" non presentano ancora una gamma abbastanza ampia di scelta; soprattutto per quanto concerne testi di notevole lunghezza.
I programma "text to speech", invece, consente di tradurre in audio "qualunque" testo scritto,  sia se già lo si trova bello e pronto su INTERNET, sia partendo anche da un normale libro cartaceo.
E' quello che sto facendo in questo momento, avendo sempre davanti a me due PC ed uno scanner; è facilissimo!
Vi spiego come:
1) 
Mentre si guarda la TV, o anche mentre si scrive  contemporaneamente qualcosa su un altro PC (come sto facendo io adesso), si scannerizza il libro prescelto pagina per pagina; è una operazione automatica, che si può eseguire anche con una mano sola, e che non richiede la benchè minima specifica attenzione.
2)
Una volta scannerizzato il libro, occorre trasformare le pagine acquisite con formato "immagine", in pagine con formato "testo"; il che si ottiene o direttamente durante l'acquisizione, o successivamente, con un programma O.C.R. (optical character recognition), il quale è di solito fornito "in bundle" con lo scanner, oppure si scarica da INTERNET, gratis o a pagamento.
Fa tutto lui, da solo, senza intervento umano.
3)
Una volta trasformato il formato "immagine" in formato "testo", basta semplicemente aprire il programma "text to speech", e copiarci dentro il testo; e, dopo un po', ecco che il testo scritto viene trasformato in voce (quasi) umana.
Fa tutto lui, da solo, senza intervento umano.
La voce è UMANA (come quella dei "robot" telefonici), non metallica, in quanto il programma utilizza un "sintetizzatore vocale", e si possono impostare:
- la voce (maschile o femminile);
- la velocità di lettura;
- la lunghezza delle pause dopo il punto;
- l'intonazione.
Tutte le impostazioni funzionano egregiamente, a  parte l'ultima; ed infatti, per quanto si voglia "enfatizzare" la voce, questa risulta -sia pure "umana"- di una piattezza e monotonia tipicamente robotica.
Quindi, per ascoltare poesie o rappresentazioni teatrali, a mio parere, un sistema del genere è assolutamente da escludere; adempie molto bene allo scopo, invece, per quanto concerne testi filosofici, libri di storia e saggi in generale.
Io lo uso personalmente per "leggere libri con le orecchie", quando nuoto in piscina (col lettore a cuffia impermeabile), ovvero quando sono bloccato nell'infernale traffico del GRA di Roma; ma, per il mio amico paralizzato, è una vera "mano santa", perchè non può essergli sempre vicino qualcuno a leggergli i libri (il che, ovviamente, quando è possibile, è sicuramente la cosa migliore).
Attualmente sto (ri)ascoltando DECADENZA E CADUTA DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE, di E.Gibbon, che fa parte della mia AUDIOTECA di circa 240 GIGABYTE di libri trasformati in audio negli ultimi sette anni; corrispondenti a qualche milione di parole scritte, trasformate in voce. 
Dicevo che la questione può essere inserita anche nel TOPIC riguardante l'AUTOMAZIONE, perchè è un ulteriore esempio di come questa evolva sempre di più; ma, a prescindere da come la si pensi al riguardo, per i malati tetraplegici e di SLA, a prescindere dalla loro "terminalità" o meno, è comunque una cosa molto utile.
Ma non solo per "leggere i libri con le orecchie", bensì anche PER PARLARE!!!
Ed infatti, associando un programma di "text to speech", ad un "puntatore ottico", con il quale il malato può scrivere su un PC con le pupille, si può rendere (in un certo senso) la parola ai muti.
Vedi qui:
http://www.padovaoggi.it/cronaca/occhi-puntati-disabili-comunicazione-computer.html
Per questo ho ritenuto doveroso segnalarla a chiunque fosse interessato.
Se volete scaricare un programma di "text to speech", in prova, andate qui:
https://textaloud.it.uptodown.com/windows/download
Incollateci questo mio intervento, ed ascoltatelo "in voice": buon ascolto!
;)
#5865
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
19 Marzo 2017, 06:26:03 AM
Citazione di: Jacopus il 18 Marzo 2017, 20:49:37 PM
Cara Fahrenight, non entro nel merito della discussione, sottolineo solo che equiparare gli antichi romani (penso che tu alluda a quelli) ai nazisti è inconcepibile. Non so quali libri di storia tu abbia, ma veramente siamo ad un passo dal delirio o dalla strumentalizzazione. decidi tu.

Per fortuna, mentre l'Impero Romano (senza considerare quello d'Oriente) è durato circa mezzo millennio, il III REICH Hitleriano è durato solo 12 anni.
Pure troppi, per me ???