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Messaggi - anthonyi

#5896
Citazione di: Kobayashi il 05 Gennaio 2018, 08:43:16 AM
.
Mentre fare carriera in un'organizzazione politica implica possedere qualità completamente diverse (furbizia, ambizione, capacità nel mentire, fedeltà al leader del partito – non alla comunità – etc.).
....

Fare carriera in politica vuol dire dimostrare ad altri, interessati di politica, che si è capaci di amministrare la cosa pubblica, nei sistemi democratici qualsiasi rappresentanza la ottieni perché gli altri ti hanno dato la loro fiducia che, evidentemente, tu hai dimostrato di meritare.
#5897
Citazione di: viator il 04 Gennaio 2018, 23:10:16 PM
Salve. Per Anthony : Ovviamente con il mio intervento iniziale intendevo portare il concetto di democrazia ad una conseguenza integralistica spinta all'assurdo.

Infatti il tuo punto di vista, reagendovi, mostra che le democrazia reale è sempre "manieristica" poiché la sua prassi richiede o addirittura invoca una componente meritocratica. Quindi senza volerlo tu hai fatto emergere il quesito fondamentale filosofico ma anche politico e pratico relativo alla democrazia stessa : si tratta di una domanda tanto ovvia quanto pudicamente tenuta celata (è un tabù) dalla cultura dominante la quale preferisce le ridicole menzogne (non c'è nulla di meglio della democrazia rappresentativa) alle analisi serene ed impersonali.

Il quesito è il seguente : I rappresentanti del popolo devono essere come il popolo o migliori del popolo ??.

Tu, mi sembra, li vorresti migliori. Ma non sono né i titoli di studio né il numero di preferenze ottenute a rendere migliore uno degli eletti. Il problema di scegliere i rappresentanti migliori (o quanto meno di provarci, o quantomeno di escludere i peggiori) è quello - anzitutto - di stabilire chi debba sceglierli e cosa debba essere considerato "migliorativo" rispetto ai risultati di una selezione casuale per sorteggio di un qualsiasi candidato.

Chi li dovrebbe scegliere sarebbe sempre il popolo. Con meccanismo un poco diverso dall'attuale. Niente campagna elettorale. Vietata la diffusione dell'immagine del candidato (sai quanti voti vengono dati unicamente alle facce?) della sua identità e della sua età. Solo un numero, od un nome fittizio. Celata persino la sua identità sessuale (in questo modo non ci sarebbero più piagnistei per le "quote rosa" e si instaurerebbe la vera "democrazia sessuale"). Nessuna lista di partito (inutile in quanto una volta eletto il candidato voterebbe solo segretamente).

Naturalmente l'obiezione dei veri o finti ingenui sarebbe : Inaudito! Ma siamo pazzi?? L'elettore deve "conoscere", deve "aver fiducia" nel "suo" candidato. Deve instaurarsi un rapporto "personale", un "patto implicito di lealtà" con chi deve rappresentarlo in un così alto consesso con così alte "responsabilità" !!! Naturalmente ad una simile obiezione io risponderei con una sonora pernacchia.

Del candidato dovranno venir diffusi (a cura e spese del Ministero dell'Interno) solo un curriculum ben certificato dallo stesso Ministero ed un suo "programma" o "proclama" circa la personale scala di valori che si intenderà applicare nell'affrontare i tempi del bene pubblico.

Naturalmente la questione non sarebbe così semplice (anche perché il tutto dovrebbe essere incluso in una Costituzione piuttosto diversa dall'attuale) ma naturalmente a questo punto né voglio né devo né posso farla lunga.

Si dirà : ma siamo ricaduti nei sogni deliranti !!! Certo !! Ma sognare non fa danno ed è gratis.

Resta la domanda - ignorata ostinatamente ma più reale che mai ....... ma costoro.....devono essere come noi o migliori di noi ???

Devono essere i migliori tra noi, sulla definizione di cosa vuol dire essere migliori si può discutere, un parametro come quello dello studio non è inutile, perché è comunque indicativo di una capacità personale. Sulla inutilità dei partiti non condivido, al contrario i partiti io li regolamenterei per legge, ad esempio per garantire che all'interno degli stessi siano rispettati i principi democratici.
Non capisco poi il senso della sparizione dei dati identificativi, il popolo deve votare chi conosce, magari da tanti anni, piuttosto sarebbe da favorire questa scelta basata su una conoscenza il più possibile diretta (e non mediata dai media) costringendo il candidato a presentarsi a casa sua, laddove è residente, magari con un sistema uninominale.
#5898
Seguendo il tuo ragionamento, Viator, dovremmo avere in parlamento una percentuale obbligatoria di pregiudicati (Che purtroppo gia c'è, anche in eccesso), o di malati di mente. Il mio parere è invece che di entrambe le categorie, per ragioni differenti, nel nostro parlamento sarebbe meglio non ce ne fosse nessuno.
Ritengo poi sarebbe opportuno anche un pregiudizio culturale, i meccanismi legislativi sono complessi, io vedrei bene l'obbligatorietà almeno di un titolo di maturità (Ma l'obbligo della Laurea sarebbe preferibile).
I parlamentari sono rappresentanti per cui devono avere la capacità di rappresentare cioè di gestire risorse in nome e per conto di altri che non necessariamente gli debbono assomigliare.
#5899
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
30 Dicembre 2017, 10:03:19 AM
Tutti noi abbiamo un istinto a favore della vita, abbiamo cioè un desiderio istintivo di vivere. Se però uno si fa una domanda del genere vuol dire che questo desiderio è compensato da esperienze di profonda sofferenza. Per me in tal caso è legittimo sospettare una sindrome depressiva (Visto che non sono richieste le spiegazioni spirituali).
Non credo abbia molto senso rispondere a tale domanda con una serie di argomenti, chi si fa questa domanda, e la esprime ad altri semplicemente sta chiedendo aiuto per una sofferenza grande che porta dentro e che dovrebbe essere invitato ad esternare.
#5900
Attualità / Re:Il conflitto d'interessi.
28 Dicembre 2017, 09:10:02 AM
Citazione di: viator il 27 Dicembre 2017, 14:31:50 PM
Salve. Per Giona2068: Forse un Ministro della Repubblica, che avrebbe il dovere di agire per il bene di tutti senza guardare in faccia a nessuno, non si comporta elegantemente se, dentro o fuori dalle proprie funzioni, si dà da fare per minimizzare le responsabilità di un Consiglio di Amministrazione di una Banca la quale è sull'orlo del fallimento proprio per il comportamento di tale CdA.
Soprattutto quando nel CdA di tale Banca siede od aveva seduto il padre del Ministro.

Se lo avesse fatto sarebbe certamente non un comportamento non elegante ma qualcosa di più grave, solo che da quello che è venuto fuori con chiarezza, visto che questa commissione sembra essersi occupata solo della Boschi, la Boschi si è interessata al destino di una banca in crisi del suo territorio e dimostra oltretutto di essere anche poco informata sullo sviluppo della pratica, lo dimostra il fatto che  parla con Ghizzoni di una verifica della possibilità di un'acquisizione quando lui questa verifica la stava già facendo su sollecitazione di Mediobanca (E non, come lascia intendere De Bortoli per effetto della richiesta della Boschi).
#5901
Attualità / Re:Il conflitto d'interessi.
23 Dicembre 2017, 12:57:15 PM
Il concetto di conflitto d'interessi riguarda situazioni ipotetiche, non è cioè necessario che siano stati concretamente lesi dei diritti, ma che si possa supporre che un interesse differente possa lederli. Nella stessa situazione della Boschi, infatti, la stessa cautelativamente si astenne dal partecipare al CdM che decise gli interventi sulle banche per evitare l'ipotetico conflitto d'interessi.
Piuttosto riguardo alla caciara che si sta facendo in questi giorni sarebbe da dire che per un conflitto d'interessi sarebbe necessaria un'attività istituzionale, cioè se la Boschi fa visite che non sono incontri istituzionali chiedendo informazioni ed esprimendo pareri non ha alcun senso parlare di conflitto d'interessi perché non si è determinata nessuna scelta.
#5902
Citazione di: baylham il 19 Dicembre 2017, 10:33:14 AM
Perciò chi basa il potere sulla forza e sulla violenza fisica, come fanno i sistemi totalitari, non ha alcuna autorevolezza.

Non condivido la conclusione, la forza ha una sua attrattiva e produce autorevolezza nei confronti di una parte della popolazione. Certamente nel ventennio molti temevano il fascismo, ma molti altri lo amavano, e tanti continuano ad amarlo ancora oggi anche in funzione di quella espressione di forza che dava.
#5903
Citazione di: Jacopus il 14 Dicembre 2017, 11:09:49 AM
Parafrasando Lenin si potrebbe definire il fascismo come "parte ancestrale del cervello umano più elettrificazione". Prima che il fascismo fosse inventato le società occidentali avevano ancora nei loro sistemi politici numerose pratiche, tradizioni, metodi che si armonizzavano con la parte più antica e mai rimossa del nostro cervello: quella che richiede la presenza di un maschio alfa che possa difenderci dai pericoli della natura, un cervello che si è sviluppato nel corso di decine di migliaia di anni e che anche se ora è sommersa dalla parte più recente e più evoluta del cervello, continua a mantenere la sua vitalità e può essere comunque riattivata nella misura in cui l'ambiente sociale fosse favorevole (esempio pratiche violente, cultura del più forte, darwinismo sociale).
Nel corso degli ultimi duecento anni, i sistemi politici si sono trasformati nel mondo occidentale introducendo dei cambiamenti che hanno relegato le concezioni da "maschio alfa" sempre più ai margini. Immagina soltanto che successo potrebbe avere ora la mimica di Hitler o di Mussolini.
Il perchè di questo mutamento è dato da tante ragioni diverse ma credo che la principale sia che il commercio e il capitalismo non sono un gioco a somma zero: hanno bisogno della compartecipazione e della collaborazione fra individui liberi e diversi, mentre l'autoritarismo è un gioco a somma zero: ci arricchiamo attraverso la violenza, la predazione, la supremazia mia a danno della tua.
Finchè il capitalismo riesce a governare le inevitabili contraddizioni che produce i movimenti autoritari nel mondo occidentale sono destinati a vivere ai margini. Quando invece il capitalismo entra in crisi perchè sostanzialmente non riesce a redistribuire equamente la sua ricchezza, ecco che i movimenti autoritari riprendono fiato, riproponendo modelli culturali, storici che abbondano nel nostro passato, ma che fanno anche riferimento appunto ad una parte specifica del nostro corredo cerebrale.
All'epoca dei fascismi storici questo percorso "reattivo" di fronte alle crisi capitalistiche fu anche considerato l'alba di un mondo nuovo, contro le potenze capitaistiche plutocratiche...alla luce del progresso tecnico che in quegli anni fu davvero un fenomeno straordinario: in pochi anni si passò dal cavallo all'aereoplano.
Sta al capitalismo riuscire a mantenersi al timone in modo intelligente per la sua stessa sopravvivenza, altrimenti questi processi che sono "dormienti" dentro ciascuno di noi, possono darci delle brutte sorprese.

Interessante l'alternanza rappresentata tra fascismo e capitalismo. Direi che si tratta di una posizione  pro-capitalismo.
Sul riferimento al ruolo ancestrale del maschio alfa concordo anche se sono convinto che andando a fondo esista un problema di sistematizzazione teorica. Mi riferisco al rapporto tra autorevolezza e aggressività. Nelle nostre società democratiche comunque esiste la definizione di rapporti di potere, c'è sempre chi comanda e questo fatto è regolarmente accettato. Il fascismo usa l'aggressività per acquisire autorevolezza ma il rapporto tra le due categorie non è sempre scontato. L'aggressività è cioè una forza che deve essere gestita, una spada a doppio taglio.
Io sono infatti convinto che si possa parlare di un fascismo del braccio e di un fascismo della mente. Il primo è una forza istintiva ma il secondo, che è quello più pericoloso, come lo possiamo inquadrare? E' anch'esso una parte ancestrale del nostro cervello pronta a ritornare all'attacco in ogni momento storico?
#5904
In questi giorni, anche a seguito dei fatti di Como, si parla di un ritorno del pericolo fascista.
Il riferimento al fascismo è molto usuale in tanti casi, si parla di fascismo per gli estremisti dell'Isis, si parla di metodi fascisti in generale in riferimento ad atti propri di sistemi dittatoriali, anche se magari questi sono ispirati ad ideologie comuniste.
Questa continua rinascita di un certo modello comportamentale mi sollecita a una domanda:
Il fascismo è un elemento culturale caratterizzante un periodo storico oppure in quel periodo storico si è concretizzato un elemento strutturale della nostra natura umana, un archetipo che ci portiamo dentro
#5905
Il mistero del sacrificio di Cristo, si innesta nel mistero del culto sacrificale, l'idea cioè che la quasi totalità delle religioni hanno coltivato che sacrificando un essere vivente lo si sarebbe offerto alla divinità. Anche questa idea di base è, se vogliamo, irrazionale.
Essa però può assumere una razionalità all'interno di una visione costruttiva. Il sacrificio di Cristo, infatti, sintetizzando i due concetti di divinità e di sacrificio diventa il perno di una nuova visione spirituale del mondo totalmente sintetizzata dal Cristo, non a caso si parla di Cristiani.
#5906
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
05 Dicembre 2017, 13:55:39 PM
Citazione di: cvc il 05 Dicembre 2017, 13:12:39 PM
Piccola riflessione capitalistica.

Cesare Battisti, finché è accusato "solo" di aver ucciso quattro persone in Italia, va senz'altro accolto come avente diritto di asilo. Se però il signor Battisti non paga le tasse, ecco che scatta il braccialetto elettronico.
Uccidi pure chi vuoi, basta che non tocchi i miei soldi....

Adesso non esageriamo, la questione dei soldi è stata puramente strumentale (Un po' come fecero per Al Capone), serve per mantenere sotto controllo Battisti prima di rinviarlo in Italia che evidentemente non è più considerato degno di protezione dall'attuale presidente.
#5907
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
04 Dicembre 2017, 16:36:47 PM
Citazione di: paul11 il 04 Dicembre 2017, 14:53:29 PM
Citazione di: anthonyi il 04 Dicembre 2017, 11:51:43 AM
Citazione di: paul11 il 28 Novembre 2017, 13:17:31 PM
.il problema è squisitamente politico, perchè le teorie capitalistiche del libero scambio non è vero che ala fine siano in equilibrio, perchè la concentrazione dei capitali porta a cartelli oligopolistici o monopolistici.
.

La formazione di oligopoli e monopoli non dipende dalla concentrazione dei capitali (Semmai è vero il contrario). Oligopoli e monopoli nascono per effetto di innovazione e sviluppo tecnologico, e, garantendo profitti positivi, sono i motori logici dello sviluppo economico.
Naturalmente è chiaro che i monopoli naturali e legali sono fuori da questo ragionamento.
In una prima fase di mercato perfetto più competitori ,che sono l'offerta, si scontrano sul mercato della domanda.
A parità di innovazione e miglioramento tecnologico due sono i fattori competitivi: costo e fatturato.
Entrambi sono degli aggregati, per cui o chi abbassa i costi o chi riesce ad entrare meglio nella distribuzione con prezzi di vendita più bassi dei competitor, vince fette di mercato.
La seconda fase è la scelta imprenditoriale : può decidere di abbassare i prezzi mettendo fuori mercato i competitor che hanno costi così alti per cui i lprezzo non compensa un margine di profitto, ma va in deficit. Quind ialtra acquisizone di fette di mercato.
Il mercato si concentra  su un imprenditore e sempre meno competitori che riescono più o meno a stento a stare dentro   nella forbice fra prezzi(fatturato) e costi di esercizio.
Ricorderei che i margini di utile di bilancio, l'imprenditore può decidere quanto incamerare come utile azionistico(se è una spa) e quanto reinvestire in innovazione miglioramenti ,in ricerca e sviluppo.
La terza fase potrebbe essere improntata sulla politica di stabilizzazione del prezzo con uno o più concorrenti.
Il ragionamento è "perchè farci del male e ammazzarci con prezzi bassi che rischiano di non tradursi in utile di esercizio, ma semmai fare stragi di competitori?", "mettiamoci d'accordo,su   un prezzo finale, per cui allo stesso prezzo semmai guadagnerà di più chi abbassa i costi, sempre che le fette di mercato in questo esempio ipotetico rimangano costanti.


Insomma le dinamiche cicliche parlano chiaro: ci sono momenti in cui conviene ammazzare la concorrenza e altri in cui connviene mettersi d'accordo per straguadagnare. ma alla fine risulta che da un mercato iniziale perfetto ed in equilibrio nascano oligopoli e monopoli.
La "morale" è che sono le scelte soggettive imprenditoriali ,vale a dire le politiche a decidere come le teorie influisca no meno e non le teorie a decidere come funziona il mercato.
L'imprenditore può utilizzare nel suo "cruscotto" quali indicatori di bilancio utilizzare facendo benchmark.
Sono in gioco tali e tante dinamiche economiche , ma che portano sempre ad un mercato "perfetto" ad un regime monopolistico od oligopolistico, in cui pochi o solo qualcuno decidono come gestire anche i prezzi.

Nello specifico Antonyi. bisogna avere risorse economiche per investire in innovazione e miglioramento , e questo lo dà o l'autofinanziamento tramite  alto utile di esercizio (fatturato - costi) o prestiti bancari (aumentando  i costi finanziari).
Sono le strategie di investimento  o dismissione di asset che decidono se saranno vincenti o meno.
si può fare innovazione e miglioramenti di processo ,di sistemi, di logistica distributiva  accorciare le filiere fra il fornitore /cliente, ecc, tecniche di marketing.

Quindi se dalla prima fase del mercato perfetto a parità di condizioni economiche emerge come fattore competitivo la bravura di un imprenditore o di pochi, questi approfitteranno del aver rosicchiato mercato ai concorrenti e le maggiori risorse economiche e finanziarie li porranno come leader di mercato con sempre più risorse e quindi loro faranno innovazione , perchè quei competitori al limite della concorrenza, non avranno risorse sufficienti per poter investire: quindi il mercato si concentra in mani di pochi.

la matematica ci dice che: se cinque competitori hanno ognuno il 20% del mercato e dopo la prima fase uno ha conseguito il 30%, lui cresce e tutti gli altri ovviamente perdono mercato, oppure addirittura qualcuno è uscito dal mercato per fallimento.
Ma ancora matematicamente: se colui che  è leader del mercato ne detiene il  30% di questo e il suo fatturato cresce del 10%,così pure gli altri competitori che sono scesi al 15% del mercato, ogni anno, tenendo costante il saggio di profitto di tutti gli imprenditori (anche se non è vero...), aumenterà il differenziale fra chi ha più mercato e quindi più fatturato, rispetto a coloro che ne hanno meno.
Chi "mangia" più mercato fatturando di più aumenta sempre più la forbice verso coloro che hanno meno mercato e meno fatturato.

Tutto giusto, però quando dici che un competitore ha il 20 o il 30 % del mercato in realtà già ragioni nella logica dell'esistenza di un oligopolio specifico di ciascuna delle imprese, che da comunque l'opportunità a ogni singola impresa di gestire il prezzo individualmente facendo profitti positivi. Questi profitti derivano dalla capacità innovativa, creativa e di sviluppo che non è detto sia relazionata con l'impiego di capitali, per averne le prove basta guardare le storie delle attività economiche relazionate a internet, o al grande miracolo di un Italo-Canadese (Lo dico con orgoglio perché lo sono anch'io) come Marchionne che ha fatto acquisire alla Fiat la proprietà della Chrysler senza spendere un dollaro, e senza nemmeno impegnare un capitale di garanzia (Che era stato ad esempio necessario nelle acquisizioni di Alfa Romeo e Lancia) ma solo immettendo la capacità innovativa, creativa e di sviluppo che la Fiat deteneva.
Gli accordi di cartello invece sono un'altra cosa, non a caso sono fortemente sanzionati, almeno in tutti i sistemi capitalistici che si rispettino.
I detrattori del sistema capitalistico ragionano sempre come se il capitale sia l'elemento essenziale del funzionamento di quel sistema, in realtà è proprio nel sistema capitalistico che contano le persone e se l'impressione generale è che le persone non contino questo è dovuto al fatto che a esprimere questo parere sono quelli che non contano (Sono un po' cinico, ma è la realtà).
#5908
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
04 Dicembre 2017, 11:51:43 AM
Citazione di: paul11 il 28 Novembre 2017, 13:17:31 PM
.il problema è squisitamente politico, perchè le teorie capitalistiche del libero scambio non è vero che ala fine siano in equilibrio, perchè la concentrazione dei capitali porta a cartelli oligopolistici o monopolistici.
.

La formazione di oligopoli e monopoli non dipende dalla concentrazione dei capitali (Semmai è vero il contrario). Oligopoli e monopoli nascono per effetto di innovazione e sviluppo tecnologico, e, garantendo profitti positivi, sono i motori logici dello sviluppo economico.
Naturalmente è chiaro che i monopoli naturali e legali sono fuori da questo ragionamento.
#5909
Sicuramente il maggiore effetto sul mio pensiero lo ha avuto il Mac Lane- Birkoff, testo di algebra lineare estremamente astratto che ha costruito nella mia mente strutture formali di analisi che poi mi sono trovato ad utilizzare in tanti ragionamenti nell'ambito del pensiero sociale che è il mio interesse.
#5910
Credo che la domanda del 3d sarebbe più completa se si ponesse nei termini:
Quanta storia c'è nel mito del "diluvio universale"?
Le tradizioni culturali dei popoli antichi sono infatti sempre mito perché vengono gestite in quella forma che miscela componenti razionali con componenti magiche.
Questo però non basta a dire che dietro il mito non ci sia storia, anche perché il mito deve essere spiegato nelle sue origini.
Il fatto che miti "diluviani siano presenti sia in area indoeuropea, sia in estremo oriente, sia nelle americhe non dovrebbe meravigliare, la storia umana è stata caratterizzata da tante invasioni d'acqua, non necessariamente la stessa. E' chiaro che poi le culture, che sono sempre egocentriche, vivono la loro tragedia come una tragedia universale.