Trattando del tema dell'ALDILA', nel mio Topic DEL SUICIDIO, ho accennato ad un passo del FEDONE, che qui ritengo opportuno riportare per intero.
Lo ritengo cruciale, perchè, secondo me, può essere interpretato sia in modo prettamente "riduzionistico", sia in modo, per così dire "olistico" (o metafisico, se preferite); che sono, secondo me, perfettamente corretti e compatibili!
Se qui non avrò spazio per il mio commento, lo farò subito dopo nel mio successivo intervento.
Per adesso, leggete "molto" attentamente:
"<<Forse la tua impressione non è sbagliata,» ammise Socrate; «ad ogni modo, amico mio, dimmi cos'è precisamente che non ti ha soddisfatto.»
E Simmia risponde: «Vedi, il tuo ragionamento, a mio avviso, potrebbe andar benissimo anche per quel che riguarda un accordo musicale, poniamo, di una lira; la melodia, infatti, che nasce dalle corde di una lira ben accordata è invisibile, incorporea, stupendamente bella, addirittura divina, mentre la lira e le sue corde sono cose materiali, corpi, di natura terrena e mortale. Ora, ammettiamo che uno rompa la lira, spezzi e strappi via le corde, da quanto hai detto, si potrebbe sostenere che la melodia, lungi dal dissolversi, continui a sussistere, poiché sarebbe impossibile che la lira continui ad esistere anche con le corde spezzate, che sono di natura mortale e che la melodia, invece, che partecipa del divino e dell'immortale, si dissolva, consumandosi prima di ciò che è finito. E, anzi, bisognerebbe affermare che è l'armonia che continuerà a sussistere in qualche parte, mentre il legno e le corde imputridiranno assai prima che ad essa capiti qualcosa. E io credo, Socrate, che anche tu abbia visto che noi, sull'anima, pensiamo press'a poco qualcosa di questo genere: dato che il corpo è armonicamente regolato e sorretto dal caldo e dal freddo, dal secco e dall'umido e da altri fattori analoghi, anche la nostra anima è costituita dalla combinazione e dall'armonia di questi stessi elementi convenientemente e proporzionatamente fusi tra loro. Se, dunque, l'anima è armonia, è chiaro che quando il nostro corpo, per una malattia o per altri malanni, subisce un rilassamento o un'eccessiva tensione, anche l'anima, necessariamente, verrà distrutta benché sia, in sommo grado, di natura divina, come del resto tutte le altre forme di armonia, quelle cioè che sono nei suoni o in ogni altra espressione d'arte, mentre i resti del corpo umano durano più a lungo e fino a quando non vengono cremati o non si decompongono. Vedi un po' tu, ora, cosa c'è da obbiettare se si sostiene che l'anima, dato che è formata da quegli stessi elementi di cui è fatto il corpo, quando giunge la cosiddetta morte, sarà essa la prima a morire." (FEDONE XXXVI)
***
Orbene.
Approcciando il tema sotto il profilo RIDUZIONISTICO, non c'è dubbio che SIMMIA abbia ragione: ed infatti, una volta "distrutta" la LIRA, non c'è dubbio che, con quella, non potremo mai più, ed in nessun modo, suonare il NOTTURNO DI CHOPIN con le specifiche individuali caratteristiche armoniche delle corde di quella LIRA.
E' escluso!
Però, approcciando il tema sotto il profilo OLISTICO (o meglio, metafisico), non c'è dubbio che SIMMIA abbia torto: ed infatti, una volta "distrutta" quella specifica LIRA, non c'è dubbio alcuno che l'armonia del NOTTURNO DI CHOPIN non muore affatto con essa, ma continua ad esistere, "sub specie universale" ma tutt'altro che illusoria.
E' sicuro!
Chi vuole intendere, intenda!
Lo ritengo cruciale, perchè, secondo me, può essere interpretato sia in modo prettamente "riduzionistico", sia in modo, per così dire "olistico" (o metafisico, se preferite); che sono, secondo me, perfettamente corretti e compatibili!
Se qui non avrò spazio per il mio commento, lo farò subito dopo nel mio successivo intervento.
Per adesso, leggete "molto" attentamente:
"<<Forse la tua impressione non è sbagliata,» ammise Socrate; «ad ogni modo, amico mio, dimmi cos'è precisamente che non ti ha soddisfatto.»
E Simmia risponde: «Vedi, il tuo ragionamento, a mio avviso, potrebbe andar benissimo anche per quel che riguarda un accordo musicale, poniamo, di una lira; la melodia, infatti, che nasce dalle corde di una lira ben accordata è invisibile, incorporea, stupendamente bella, addirittura divina, mentre la lira e le sue corde sono cose materiali, corpi, di natura terrena e mortale. Ora, ammettiamo che uno rompa la lira, spezzi e strappi via le corde, da quanto hai detto, si potrebbe sostenere che la melodia, lungi dal dissolversi, continui a sussistere, poiché sarebbe impossibile che la lira continui ad esistere anche con le corde spezzate, che sono di natura mortale e che la melodia, invece, che partecipa del divino e dell'immortale, si dissolva, consumandosi prima di ciò che è finito. E, anzi, bisognerebbe affermare che è l'armonia che continuerà a sussistere in qualche parte, mentre il legno e le corde imputridiranno assai prima che ad essa capiti qualcosa. E io credo, Socrate, che anche tu abbia visto che noi, sull'anima, pensiamo press'a poco qualcosa di questo genere: dato che il corpo è armonicamente regolato e sorretto dal caldo e dal freddo, dal secco e dall'umido e da altri fattori analoghi, anche la nostra anima è costituita dalla combinazione e dall'armonia di questi stessi elementi convenientemente e proporzionatamente fusi tra loro. Se, dunque, l'anima è armonia, è chiaro che quando il nostro corpo, per una malattia o per altri malanni, subisce un rilassamento o un'eccessiva tensione, anche l'anima, necessariamente, verrà distrutta benché sia, in sommo grado, di natura divina, come del resto tutte le altre forme di armonia, quelle cioè che sono nei suoni o in ogni altra espressione d'arte, mentre i resti del corpo umano durano più a lungo e fino a quando non vengono cremati o non si decompongono. Vedi un po' tu, ora, cosa c'è da obbiettare se si sostiene che l'anima, dato che è formata da quegli stessi elementi di cui è fatto il corpo, quando giunge la cosiddetta morte, sarà essa la prima a morire." (FEDONE XXXVI)
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Orbene.
Approcciando il tema sotto il profilo RIDUZIONISTICO, non c'è dubbio che SIMMIA abbia ragione: ed infatti, una volta "distrutta" la LIRA, non c'è dubbio che, con quella, non potremo mai più, ed in nessun modo, suonare il NOTTURNO DI CHOPIN con le specifiche individuali caratteristiche armoniche delle corde di quella LIRA.
E' escluso!
Però, approcciando il tema sotto il profilo OLISTICO (o meglio, metafisico), non c'è dubbio che SIMMIA abbia torto: ed infatti, una volta "distrutta" quella specifica LIRA, non c'è dubbio alcuno che l'armonia del NOTTURNO DI CHOPIN non muore affatto con essa, ma continua ad esistere, "sub specie universale" ma tutt'altro che illusoria.
E' sicuro!
Chi vuole intendere, intenda!
