Citazione di: green demetr il 14 Marzo 2020, 14:20:16 PMCitazione di: Ipazia il 12 Marzo 2020, 17:48:50 PM
E' la vita che cambia la prospettiva del mondo e i concetti che ne derivano.
L'attuale crisi pandemica è di una eloquenza tragica: economia o salute ? Prevenzione o PIL ? Individuo o collettività ?
E' bastato un virus per fare alta filosofia. Quella che conta ed è incontrovertibilmente inaggirabile.
Compagna Ipazia, è mai possibile che ti devo rimembrare in continuazione che sono le sovrastrutture che determinano le relazioni padrone-schiavo?
Filosofo green è possibile che tu capisca la differenza del rapporto struttura-sovrastruttura nell'universo naturale e in quello antropologico ? Il rapporto padrone-schiavo quando si reifica in istituti di proprietà e giurisdizione diventa struttura nell'universo antropologico e la sovrastruttura è l'ideologia che giustifica e "legittima" tale contesto storico "strutturale"
CitazioneTi fissi troppo sul reale, non sapevo fossi un chimico, ora mi spiego molto, se non tutto. (appunto che ti fissi troppo sul reale).
Perchè il reale è struttura anche quando è fatta solo di materia ideologica. L'archè, Dio compreso, nasce da questa materia ideologica che a sua volta nasce dalla materia naturale come rappresentazione e intenzione.
CitazioneE comunque questa pandemia (la narrazione di questa pandemia) è tutto ciò che non è filosofico.
Infatti io intendo il virus tal quale non la sua narrazione. Il virus che scardina le aporetiche consolidate dell'ideologia e mostra il re in tutta la sua nudità che va dai panfili ancorati a Porto Cervo alla feticistica fantasmatica del PIL che non si può toccare costi quel che costi, mentre non si trovano nemmeno DPI idonei per chi opera nelle terapie intensive e finisce col contagiarsi.
In questa cena delle beffe ideologica le epidemie l'hanno sempre fatta da padrone della verità, oggetto filosofico per eccellenza. Perfino nella paranoia da panopticon caotico in cui gli esperti navigano a vista vi è molta filosofica critica della istituzionalizzata prassi antropologica.
E infine un peana al silenzio ritrovato di queste città, che neanche nelle domeniche ecologiche è così perfetto. Un silenzio liberatorio dei fantasmi inutili, lasciando spazio solo a quelli che più da vicino ci accompagnano e con cui, obtorto collo, dobbiamo fare i conti fino alla fine.
