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Messaggi - Ipazia

#5986
La natura - cataclismi e virus - livella le artificiose differenze di classe umane. Questa è la prima ricaduta filosofica al netto delle pirotecnie apocalittiche e mediatiche.

Le differenze evolutive sono altrettanto innegabili: abbiamo superato con successo la fase della peste nera. Grazie alla vituperata tecnoscienza. Ed anche su questo una riflessione filosofica è dovuta.
#5987
Ci pensa la natura alla crescita: supermercati assaltati e produttori di DPI nel paradiso del profitto. Qualcuno ci rimetterà (bar, palestre, turismo, spettacolo), ma la macchina del profitto trova occasioni di crescita anche, e con grandi utili, nelle catastrofi: home working e social alla grande. Meno inquinamento e intasamento di vie di comunicazione e spazi pubblici. In previsione: rivalorizzazione di contrade desertificate e fuga da quell'orrore evolutivo che sono le metropoli. Forse un po' di spazio anche per la civiltà.
#5988
Citazione di: InVerno il 24 Febbraio 2020, 08:09:01 AM
Citazione di: Ipazia il 23 Febbraio 2020, 22:53:44 PM
Non confondo l'uguaglianza con la (dis)parità. L'uguaglianza è fondamentale e fondativa: nascere, vivere, morire.

Va bene l'antispecismo, ma nascere vivere e morire è fondativo anche dei virus e dell'insalata. Io stringerei il cerchio fondativo parlando di quelli che "defecano da seduti", che non solo richiede un apparato digerente, ma anche la posizione eretta, e perciò praticamente sono gli esseri umani. Siamo tutti uguali in bagno, per quello chiudiamo la porta e non vogliamo farci vedere da nessuno. Fuori dal bagno comiciano le disparità. Che te ne pare?

Ho pure trascurato l'elemento più incontrovertibilmente specista, la "defecazione mentale", che oltrepassa negli umani tutti i confini del possibile e, soprattutto, dell'immaginabile, ma in una sede in cui la fissa dell'archè, dei fondamenti, è fondativa della disciplina stessa, ho cercato un carismatico A=A che non facesse torto a nessuno e fosse logicamente inattaccabile, la Lebenswelt. Richiamando pure il carattere dialettico del reale che, una volta espunte le feci ideologiche dell'individualismo autoreferenziale e del buonismo astratto, rispetti pure il titolo di questa discussione, laddove la differenza, rendendo onore a viator, è feconda.
#5989
Non confondo l'uguaglianza con la (dis)parità. L'uguaglianza è fondamentale e fondativa: nascere, vivere, morire. La (dis)parità è invece derivata dalla situazione sociale. La prima ha un carattere assoluto, la seconda relativo.
#5990
Quindi: rispettare l'uguaglianza. Di fondo e fondamento, che la res extensa ci dice, dicendo la verità, quando livella il me e il te in noi. In destino comune, malgrado i nostri artefici evolutivi, genetici e sociali, materializzati individualmente ma realizzabili solo socialmente. Dialettica.
#5991
Passando dal rasoio all'ultramicrotomo fenomenologico possiamo anche tomografare il reale fino a strati di spessore infinitesimale, ma il reale nello spazio in cui mette in scena i suoi fatti (Tatsachenraum) ha un carattere sintetico e la sua verità non è smembrabile nei suoi costituenti (fattuale e narrativo).

Un evento del tipo: "Caino uccise Abele", ammesso sia accaduto, è vero indipendentemente dalla sua narrazione, narratività e narratore. Non si tratta di reificare il concetto, ma di impedire la sua dissoluzione in una astrazione logica separata dalla realtà fattuale che gli dà senso e contenuto. Plurale, quanto sono gli ambiti di reale in cui non solo un discorso, ma pure un'esperienza di verità, si dà (verità sensibile, scientifica, storica, giudiziaria, testimoniale, logica, matematica,...).

Tornando alla discussione, penso che una "rivoluzione" filosofica dovrebbe mirare non ad una metafisica ragione della cosa in sé, ma ad una realistica ragione delle cose (plurale) per noi.
#5992
Citazione di: Phil il 21 Febbraio 2020, 21:11:56 PM
Ammetto di non capire bene in che modo tu e green demetr mi accostate all'"ideologia".
Per me: nella difesa a spada tratta di un'area riservata del linguaggio logico e della sua sfera concettuale, escludendo dal tuo orizzonte teoretico il cordone ombelicale che lega il pensiero al pensato, la res cogitans alla extensa che in essa cogitante rimbalza da tutte le parti coi suoi continui stimoli.

Dà l'impressione di una cittadella razionale esclusiva ed escludente da difendere.
#5993
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
21 Febbraio 2020, 17:27:47 PM
Citazione di: green demetr il 21 Febbraio 2020, 11:51:22 AM
Citazione di: Ipazia il 19 Febbraio 2020, 16:13:46 PM
Termini che piacciono a T. Kuhn che ci ha scritto sopra un testo epocale.

Non ho detto la cosa, bensì il sapere più accreditato, che nel caso di physis è, fin dai tempi galileiani, quello scientifico, grazie al suo celebre metodo di ricerca induttivo-deduttivo che totalmente arbitrario non è.

Certo che lo è. Basterebbe leggere quel ramo sconosciuto della fisica teorica alternativa, che mal conosco, e che manco mi interessa conoscere.
Aggiungiamo pure che, il metodo induttivo-deduttivo abbia dovuto lottare contro altre forme del sapere, lo dimostra la storia.

Come dimostra che, per fortuna mia e probabilmente anche tua, abbia vinto. Sulle vicissitudini del determinismo bisogna comunque essere dentro quella koiné per capirci qualcosa.

CitazioneInoltre appunto il metodo induttivo era ed è ampiamente discutibile. (oltre che falsificabile, non nel senso popperiano, intendo dire proprio nella diffusione dei dati).

Sì, lo scientismo ci sguazza indecentemente.

CitazioneSe poi ti riferisci ai progressi della tecnica, sai benissimo, basta leggere le autobiografie, che erano tutti autori anti-conformisti.

Ma è proprio questo il bello. In altri contesti li avrebbero arsi vivi. Oggi si limitano a verificare se si possono fare profitti.

CitazioneChe pochi abbiano fatto la differenza è un fatto, che la comunità schizoide creda sia merito di questa fantomatica scienza, deus ex machina prodigioso è un altra.

La morte di Dio ha lasciato la poltrona vacante e non è solo la natura ad aborrire il vuoto.

CitazioneChe poi ogni cosa sia avanzata per motivazioni belligere lo vogliamo dimenticare?

Insomma andrei piano con le affermazioni apodittiche.

Lungi da me l'apologo delle magnifiche e progressive sorti.

CitazioneSe intendi dire che è la prassi che ti interessa, guarda che lo ho capito da un pò. E ti ripeto siamo d'accordo!

Noi di formazione marxista amiamo coniugare la filosofia con la prassi. Ma non illuderti di risolvere la variegata galassia originata da Marx in una formuletta apodittica tra oggetto e soggetto. Offenderesti la tua intelligenza, ma non è questa (... l'assoluto... ) la sede per parlarne.
#5994
Citazione di: Sariputra il 20 Febbraio 2020, 22:39:09 PM
cit."Autori come Nietzsche e altri hanno diffuso l'idea che il sentimento di colpevolezza verso il mondo sensibile e l'esistenza fisica ci vengano dalla tradizione giudeo-cristiana. Ebbene, questo è un completo controsenso. È vero proprio il contrario. Se da qualche parte nella storia del pensiero umano sono apparsi l'idea della radicale eccellenza dell'esistenza fisica, cosmica, sensibile, materiale e il giubilo dell'esistenza creata, se da qualche parte l'ottimismo fondamentale è apparso nel pensiero umano, lo è presso gli Ebrei. Confrontate con quello che insegnano l'India o l'antica Grecia e potrete constatarlo."

cit."Ipazia:Il senso di colpa deriva dal peccato originale, esacerbato dalla demonizzazione cristiana di questo mondo e dal millenarismo apocalittico tutto proteso verso un altro mondo. In ció Nietzsche ed altri hanno visto giusto e il focus della loro critica riguarda la lettura cristiana della bibbia vissuta sulla loro e nostra pelle assai più di quella ebraica. La quale comunque condivide l'idea originaria della colpa e del peccato."


La pensate in modo diverso.  :)

Decisamente sì, e autolesionisticamente temerario mi pare chiamare in causa due visioni come la greca e l'orientale che sulla colpevolizzazione dell'umanità ci vanno più caute e con argomenti ben più solidi di una irosa divinità patriarcale che non fa prigionieri.

Penso alla dike cosmogonica di Anassimandro e al sistema di premio/castigo - individuale, non certo collettivo - che regola il passaggio dal samsara al nirvana.
#5995
Citazione di: Phil il 20 Febbraio 2020, 22:15:33 PM

Per quanto riguarda i bisogni primari (o maslowiani) siamo in fondo come bambini: non percepisco la verità della fame, percepisco la fame e basta; così come quando sono sazio non percepisco la falsità della fame (e non sento la verità dell'essere realizzato, ma mi sento realizzato e basta, inversamente, non sento la falsità della mia realizzazione, ma mi sento non-realizzato).
...
In tale intersezione vivente/ambiente, a mio modesto parere, non c'è fondamento prelogico della verità: c'è stimolo/risposta sensoriali, piacere/dolore, etc. solo quando si innesca una narrazione su tutto ciò, il discorso si apre alla possibilità di verità/falsità.
Quando il cucciolo-bambino si relaziona all'ambiente o alla madre, secondo me, non usa le categorie di verità/falsità, semmai quella di identità-riconoscimento: se vede una donna minacciosa che gli porge la mano, suppongo il pargolo non concettualizzi pensando «non è vero che lei è mia madre» o «lei è una falsa mamma», quanto piuttosto (parlo da ignorante in materia) direi che non riconosce nella donna l'identità della madre e/o identifica quell'atteggiamento sconosciuto come pericoloso (probabilmente la sua logica identifica per affermazione e negazione, «mamma» e «non-mamma», ma non per finzione/realtà: «falsa mamma» vs «vera mamma»). L'ingenuità dei bambini (almeno fino ad una certa età) consiste forse proprio nel non concepire il falso, la menzogna, etc. senza i quali la verità non può determinarsi, coincidendo a tal punto con l'esistenza: come dicevo, la falsa esistenza è infatti artificio solo del discorso (o dei giochi di prestigio o degli effetti speciali cinematografici, ma non cavillerei troppo).

Trovo artificioso, quasi ideologico, limitare la coppia verità/falsità alle forme e formalismi della ragione. La (dis)equazione:

mamma ≠ non mamma

è fatta propria dal cucciolo ben prima che la verità/falsità logica gli sia nota. Ed anche se confonde, ed io con lui, l'identità con la verità, tale confusione gli è veridicamente propedeutica alla sopravvivenza prima, e al ragionamento sul mondo che lo circonda, poi.

Nella ricerca dei fondamenti prelogici della verità vi stanno certamente i piani bassi della grafica maslowiana che, passando dai bisogni agli strumenti per soddisfarli, coinvolgono tutta la nostra sensorialità nella veridica e prelogica lotta per la sopravvivenza laddove il falso e il vero della percezione sensoriale passano attraverso la stretta cruna dell'ago di un agguato/fuga riusciti.

In tal caso la lettura vera o falsa del fatto naturale fa la differenza e  il bravo predatore/preda lo impara assai presto, confermando con la sua longevità di avere bene appreso, non sul piano logico ma su quello fatale, cognitivo, la differenza tra vero e falso di un messaggio sensoriale (olfattivo, uditivo, visivo,...)
#5996
Citazione di: green demetr il 21 Febbraio 2020, 11:44:35 AM
Nemmeno il reale fugge all'astrazione in realtà, questo per stroncare anche le velleità ipaziane.

Il reale (concetto) è parte del cogito che è parte della natura che riporta alla terra e a Nietzsche di cui - ma più gaiamente di lui - condivido le velleità. L'astrazione, liberata (decostruita) dalle illusioni platoniche e neo, è un ottimo strumento deduttivo di ordinamento antropomorfico della realtà (reale, fisica, materiale,...), comunque necessario alla via umana della conoscenza.
#5997
Citazione di: Sariputra il 20 Febbraio 2020, 19:55:08 PM

Autori come Nietzsche e altri hanno diffuso l'idea che il sentimento di colpevolezza verso il mondo sensibile e l'esistenza fisica ci vengano dalla tradizione giudeo-cristiana. Ebbene, questo è un completo controsenso. È vero proprio il contrario. Se da qualche parte nella storia del pensiero umano sono apparsi l'idea della radicale eccellenza dell'esistenza fisica, cosmica, sensibile, materiale e il giubilo dell'esistenza creata, se da qualche parte l'ottimismo fondamentale è apparso nel pensiero umano, lo è presso gli Ebrei. Confrontate con quello che insegnano l'India o l'antica Grecia e potrete constatarlo.

Il senso di colpa deriva dal peccato originale, esacerbato dalla demonizzazione cristiana di questo mondo e dal millenarismo apocalittico tutto proteso verso un altro mondo. In ció Nietzsche ed altri hanno visto giusto e il focus della loro critica riguarda la lettura cristiana della bibbia vissuta sulla loro e nostra pelle assai più di quella ebraica. La quale comunque condivide l'idea originaria della colpa e del peccato.
#5998
La necessità di forzare una verità antropologica è data dalla determinazione della verità costituita nel suo volersi imporre con la forza. L'ateismo illuministico non poteva permettersi mezze misure di fronte ai campestri dell'Inquisizione cui contrappose alfine la ghigliottina. Mutatis mutandis...

L'universo antropologico necessita di verità forti per conseguire l'adaequatio tra cosa e intelletto sociali, invadendo il campo semantico della giustizia. Emulando così pure la verità forte della natura e delle sue leggi in un processo che è tanto più persuasivo quanto più le due verità dialogano tra loro. In questo dialogare ritengo si collochi la verità filosofica. Nel punto di intersezione tra a-letheia e veritas, disvelamento e nomos, laddove costantemente si riscrive l'episteme. Che avrà pure un carattere transeunte e convenzionale, ma in alternativa a niente, come si dice, meglio un piuttosto, intersoggettivamente autorevole.

Questa diveniente rifondazione normativa annulla le pretese dell'in sè e dei centri di gravità assoluti che la sua metafisica richiede. Annullando al contempo la semantica assolutistica della menzogna e le contrapposizioni radicali tra vero e falso, bene e male. Che non vengono nichilisticamente nullificate, ma ricondotte ermeneuticamente al sistema (dialettico) in cui storicamente (ethos) operano.

(Più concretamente, sul versante naturalistico etologico, ritengo non infondata la ricerca di un fondamento di verità prelogico nell'interazione sensibile tra il vivente e il suo ambiente. Fondamento codificato dall'eredità genetica ed educato dalle cure parentali, anche in assenza di un linguaggio logico che è prerogativa umana, peraltro assente nella primissima età evolutiva, non certo priva di relazioni tra cucciolo e ambiente che prefigurano un rudimentale e istintivo contesto di verità)
#5999
Citazione di: Vito J. Ceravolo il 18 Febbraio 2020, 21:08:15 PM
Secondo me la cosa più difficile è capire la semplicità della ragione in sé.

Ancora più semplice da capire escludendo metafisica e sovrasensibile. I naturalisti la spiegano così: ad un certo punto l'evoluzione naturale ha prodotto animali autocoscienti.

CitazioneL'altra cosa più difficile è capire che con la ragione in sé si arriva necessariamente a un punto letteralmente cieco, invisibile, e lì non si può far altro che credere oppure no.

Il "punto cieco" é il dualismo cartesiano che le neuropsicoscienze e la sintesi filosofica risolvono quotidianamente con le loro brave metodologie che non sono riducibili ad un cieco fideismo. Pertanto non direi...

CitazioneMa in fondo questo è un problema presente da tutte le parti... credere alle invisibili ragioni espresse tramite le proprie sensibili spiegazioni, discorsi, pensieri etc...

... in quanto abbiamo realizzato buoni dispositivi cognitivi che interrogano e danno risposte riproducibili sulla realtà in toto che, come osserva Lou, comprende anche l'uomo, ricomponendo il dualismo "funzionale".

CitazioneLa terza cosa che è invece difficile da capire per me è: come proseguiamo? dove vi è manchevole tale introduzione?

Proseguiamo migliorando la qualità della vita umana, visto che sulla natura e quantità se ne occupano altri saperi.

"Sapendo di sapere quello che si sa e sapendo di non sapere quello che non si sa" come disse un saggio. E quindi tappando i buchi dell'episteme/gnosi, ricercando, ricercando, ricercando.
#6000
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
19 Febbraio 2020, 16:13:46 PM
Termini che piacciono a T. Kuhn che ci ha scritto sopra un testo epocale.

Non ho detto la cosa, bensì il sapere più accreditato, che nel caso di physis è, fin dai tempi galileiani, quello scientifico, grazie al suo celebre metodo di ricerca induttivo-deduttivo che totalmente arbitrario non è.