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Messaggi - epicurus

#61
Ho letto tutta la discussione e devo dire di esser d'accordo al 100% con quello che sta affermando Eutidemo sulla certezza e affini.

La filosofia tende a prendere parole perfettamente sensate e a storpiarle, piegandone il significato... tutto questo porta molto spesso a confusione e fraintendimenti.

Sono in camera mia e Tizio mi chiede: "c'è un tavolo in soggiorno?". Io dico: "sì, nel mio soggiorno c'è sempre stato un tavolo". Sono sicuro di questo. L'altro mi dice: "Giorgio mi ha detto che lo avrebbero portato via oggi, per ripararlo". La circostanza è cambiata, quindi non sono più sicuro, ma prima lo ero. Ora vado in soggiorno a controllare e vedo il mio solito tavolo in mezzo alla stanza "Ah, eccolo qui!". Tizio insiste: "ma sei proprio sicuro che ci sia un tavolo qui in soggiorno?". E io: "Ma certo, è proprio qui di fronte a me", e inizio a dubitare della sanità mentale di Tizio, oppure Tizio vuole farmi uno scherzo? Ora io sono nelle circostanze ideali per essere sicuro che vi è un tavolo in mezzo al soggiorno: sono in soggiorno e vedo a pochi centimetri da me il tavolo, non posso chiedere di meglio! Lo tocco pure e lo muovo!

Tizio insiste con il suo scetticismo sul tavolo, secondo lui quell'oggetto in mezzo la soggiorno potrebbe non essere un tavolo... Al ché io rispondo: "Ma davvero non stai scherzando? Che problema avrebbe questo tavolo? Perché non dovrebbe essere un tavolo? Cos'ha che non va per essere un tavolo?". Tizio risponde: "Non ho nessuna ragione particolare, ma è logicamente possibile che tu ti stia sbagliando a riguardo, quindi non puoi essere certo che quello sia davvero un tavolo".

Ecco, secondo me, la storpiatura filosofica di "essere certo", "essere sicuro". Per la pratica linguistica italiana io sono perfettamente legittimato a dire "Ora io so che ho un tavolo in soggiorno, ne sono certo!". Alcuni filosofi (non tutti, ovviamente) vogliono riformare, correggere, l'uso di tali termini. Ma perché mai? Come dicevo sopra, modificare artificiosamente il significato delle parole porta molto spesso  problemi di fraintendimento... Per il linguaggio italiano io sono nelle circostanze epistemiche ideali per sapere che esiste un tavolo nel mio soggiorno, quindi ne sono certo... e tale certezza può essere rivista se nuovi elementi vengono resi noti in contrasto con tale mia convinzione. Ma tali elementi devono esistere! Non basta, come fa Tizio, a dire che è logicamente possibile che io sia in errore (e ciò è vero sempre!) per non poter essere più sicuro e dovermi accontentare del dubbio.

Come "Io so che..." e "Io sicuro che...", anche "Io dubito di..." ha bisogno di ragioni e giustificazioni specifiche. Non basta un dubbio generalissimo (e quindi vuoto), bisogna specificare quali sono le ragioni del dubbio. Altrimenti Tizio dovrebbe dubitare anche della sensatezza del suo dubbio: "Tizio, potresti essere in errore nel tuo dubitare, quindi limitati a dubitare di poter dubitare...". E tale procedura può essere applicata un numero arbitrario di volte su se stessa, generando puro nonsense.

Quindi, dal canto mio, non mi limito a dubitare della legittimità del dubbio di Tizio, anzi, nego tale legittimità: "Tizio, tu stia dubitando senza ragioni... ti ho spiegato come so che ho un tavolo nel mio soggiorno, ma tu assurdamente continui a dubitare senza portare ragioni specifiche. Solo quando porterai ragioni specifiche contro tale mia convinzione, potrò valutare se rimanere sicuro o meno".
#62
Citazione di: Eutidemo il 04 Aprile 2018, 11:48:40 AM
Però mi sorprende che dei professori universitari di matematica (illustri o meno che siano) sostengano il contrario! ???
Eutidemo, penso che i matematici di cui parli abbiano sbagliato nel periodo che fu proposto originariamente l'enigma, ma che ormai da molti anni abbiano riconosciuto l'abbaglio. O hai sentito parlare di matematici che ancora oggi non si sono accorti del loro errore?
#63
Ciao Eutidemo, come probabilmente si ricorderà Sgiombo, avevo già proposto questo enigma nel forum mesi fa, ma quando si parla di enigmi sono ben contento di ritornare sulla questione.  :D

Citazione di: Eutidemo il 01 Aprile 2018, 15:31:35 PM
Il seguente "enigma", rappresenta più che altro un "paradosso filosofico matematico"; ed infatti, benchè sia il buon senso sia la logica conducano a conclusioni di un certo tipo, la verifica concreta dei fatti, evidenzia risultati del tutto diversi da quelli astrattamente prevedibili. ;)
Come ha giustamente detto Angelo, questo è il famosissimo Problema di Monty Hall. Non è propriamente un paradosso, ma è uno dei casi più famosi e potenti di ragionamento controintuitivo. Infatti, sia la matematica sia la verifica concreta raggiungono la stessa conclusione: cambiare scelta è sempre l'opzione migliore (si vince 2 volte su 3).

C'è da dire che, mi pare, inizialmente l'enigma venne posto in modo ambiguo (intendo la sua prima formulazione storica): non veniva specificato in modo chiaro che Caio mostrasse sempre e solo il cappello vuoto. E' anche vero che, anche con quest'ulteriore e fondamentale specificazione, il problema rimane davvero "disturbante".

Forse c'è un modo "semplice" di capire la soluzione. Poniamo che l'orologio sia nel cappello A.
1. Se scelgo A e poi cambio: perdo.
2. Se scelgo B e poi cambio: vinco.
3. Se scelgo C e poi cambio: vinco.

Quindi se cambio, vinco 2 volte su 3.

Come ha detto giustamente Bobmax, un modo per vedere più facilmente come funziona l'enigma è aumentare i cappelli: se si usano 100 cappelli ci si rende più facilmente conto che cambiare è la soluzione migliore. Si può fare questo esperimento a casa propria usando un mazzo di carte da gioco.
#64
Per aggiungere un pizzico di pazzia :D, c'è un'altra ipotesi: la vita dell'universo potrebbe essere una semiretta aperta.

Cioè, l'Universo potrebbe continuare ad esistere per sempre e non avere un'origine malgrado non sia infinito nel passato. In altre parole l'esistenza temporale dell'universo è compreso tra 0 e +∞, ma con lo 0 escluso dall'insieme! Questo potrebbe essere un modo di intendere la singolarità, ossia come "nulla"... con la fantasia mi posso avvicinare sempre più all'istante 0 del Big Bang, ma senza mai raggiungerlo.

Per quanto mi riguarda, ritengo che probabilmente tali questioni rimarranno sempre oltre la nostra conoscenza. E comunque dovrebbero riguardare più la fisica che la filosofia. Inoltre, sapete la mia propensione all'analisi filosofica-linguistica, quindi potete immaginare come mi strida nel cervello l'espressione "inizio del tempo".  ;D
#65
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
27 Marzo 2018, 11:00:21 AM
Citazione di: sgiombo il 26 Marzo 2018, 15:18:25 PM
Citazione di: epicurus il 26 Marzo 2018, 12:18:05 PM
Sì, ma se la simultaneità è definita solo entro un dato sistema di riferimento, allora non ha senso parlare di simultaneità tra due sistemi di riferimento diversi. Tutto qui. Ecco perché è insensato chiedersi che cosa sta facendo proprio adesso mia sorella su Proxima b.

Ed è proprio questo il motivo perché su Marte ci sono 15 minuti di tempo che non sono né passato né futuro... E, come si diceva, se si vuole avere il concetto di simultaneità perfetta (con precisione perfetta, cioè precisa al singolo istante) allora tale simultaneità ha senso solo entro un singolo punto, cioè, di fatto, la simultaneità perfetta non esiste.
Ribadisco che:
sapere =/= accadere (realmente; essere reale).

Considera l'esempio del treno di Einstein. Te ne ho già accennato qualche post fa, ma qui c'è una presentazione con grafica (dura pochi minuti) molto utile:
prima parte https://www.youtube.com/watch?v=xLL7fmusdoI
seconda parte https://www.youtube.com/watch?v=NRprXHEsyyI

La relatività della simultaneità è una conseguenza del limite della velocità della luce, non un limite nella nostra conoscenza. Ora dimmi, considerando l'esempio del treno, cos'è che ci sfugge? Qual è la ragione della nostra ignoranza? Quali sono le risposte possibili tra le quali non sappiamo scegliere?
#66
Viator, sono questioni diverse, entrambe interessanti, ma forse una più filosoficamente interessante dell'altra, cioè quella dell'intelligenza artificiale e dei suoi limiti.

A oggi molte attività sono svolte dalle macchine in modo più efficace e più efficiente rispetto agli esseri umani. Ma non tutte. A me pare, però, che nessun campo è a priori escluso da questa "conquista" e che non è implausibile pensare che fra 100 anni lo spazio esclusivo dell'uomo sia stato ridotto all'osso.

Detto questo, c'è l'altra considerazione, quella da te sollevata nel tuo ultimo post. Dal punto di vista filosofico la trovo però la meno interessante. Inoltre non condivido quello da te detto: non vedo perché (nell'ipotesi futuristica di computer intelligenti come o più di esseri umani) dovrebbe essere impossibile pensare ad una società con macchine autosufficienti, anzi, vedo la cosa estremamente plausibile.
#67
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 12:18:05 PM
Citazione di: sgiombo il 26 Marzo 2018, 11:02:16 AM
Citazione di: epicurus il 26 Marzo 2018, 09:52:37 AM
Sgiombo, qui non è una questione epistemica. Per esempio, io dal mio sistema di riferimento B calcolo che da te ora è il giorno 10 maggio, mentre tu che sei in A calcoli che da me ora sia il 20 aprile. Ma 10 maggio è diverso da 20 aprile. Non centra la conoscibilità, ma il fatto che ciò che è simultaneo dipende dai sistemi di riferimento.
Perché io cos' ho sempre sostenuto?

La simultaneità esiste realmente; e il fatto che dipenda dai sistemi di riferimento =/= non esiste; casomai == non é assoluta ma relativa.
Per essere relativo qualcosa deve innanzitutto essere (nulla può essere relativo senza essere).
Sì, ma se la simultaneità è definita solo entro un dato sistema di riferimento, allora non ha senso parlare di simultaneità tra due sistemi di riferimento diversi. Tutto qui. Ecco perché è insensato chiedersi che cosa sta facendo proprio adesso mia sorella su Proxima b.

Ed è proprio questo il motivo perché su Marte ci sono 15 minuti di tempo che non sono né passato né futuro... E, come si diceva, se si vuole avere il concetto di simultaneità perfetta (con precisione perfetta, cioè precisa al singolo istante) allora tale simultaneità ha senso solo entro un singolo punto, cioè, di fatto, la simultaneità perfetta non esiste.
#68
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 09:57:19 AM
Citazione di: Apeiron il 24 Marzo 2018, 00:48:46 AM
Citazione di: epicurusAlcuni sostengono una qualche forma di teoria dell'universo-blocco, secondo la quale tutto lo spaziotempo è cristallizzato e tutto presente. Altri sostengono la teoria opposta secondo la quale il tempo scorre, e che quindi il presente avanza.

Beh, se la relatività fosse la teoria "corretta", sarebbe in fin dei conti plausibile...


Citazione di: epicurusE così è anche per il tempo. Alcune volte è comodo consideralo come un flusso, altre volte ci è più congeniale parlare dello spaziotempo nella sua interezza. Dipende dalle nostre necessità di analisi. Riguardo all'universo-blocco, che senso ha dire che tutto lo spaziotempo è presente? Nessuno. Ma magari si vuole dire dell'altro e cioè che lo spaziotempo è atemporale: ma anche qui ci sono problemi linguistici notevoli. E' ovvio che se vuoi vedere tempo da fuori avrai una visione atemporale del tempo, ma questa è una tautologia... cioè hai una visione del tempo atemporale proprio perché hai voluto osservare il tempo senza considerare il tempo.  E per chi vede il tempo come flusso, che cosa intende veramente? Noi ci immaginiamo che ci spostiamo nel tempo, ma anche questo non ha senso senza ipotizzare una seconda dimensione temporale (!). E' più appropriato dire che noi siamo nel tempo, cioè abbiamo sia un'estensione spaziale sia un'estensione temporale... o semplicemente che le cose cambiano. Tutto qui.

L'universo a blocco dice che in sostanza il cambiamento è puramente illusorio.

Il problema è che l'uomo è "dotato" di logos, di razionalità. Vuole crearsi una "mappa" concettuale della realtà. Il problema è quando crede di aver catturato la realtà con una di queste mappe. Il "miracolo" è che nonostante l'impossibilità di comprendere veramente la realtà con queste mappe, in fin dei conti è possibile costruire delle mappe, utilissime e tutt'altro che arbitrarie. Le mele scendono quando cadono e non salgono. Succede sempre così. Tuttavia "su" e "giù" sono concetti relativi.
Ma proprio per quello che tu qui in fondo dici, pensavo avresti condiviso la mia posizione. Dire "il tempo scorre" e "il tempo è cristallizzato" sono due modelli concettuali differenti, utili in contesti e per scopi differenti. Io, te e Sgiombo (e Aristotole, Leibniz e molti altri) riteniamo che il tempo non sia altro che la misura del cambiamento, che "esiste il tempo" implichi logicamente "esiste il cambiamento".

Da questo "il cambiamento è cristallizzato" risulta poco sensato. Come dicevo, semplicemente si vuole studiare il tempo giustamente in modo atemporale, e allora lo studi come se fosse cristallizzato. Parlare di cambiamento cristallizzato o scorrevole ha senso a seconda del modello che scegliamo di utilizzare, ma di fatto (in modo assoluto!) non ha senso dire né che scorre né che è cristallizzato, semplicemente le cose cambiano.  ;)
#69
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 09:52:37 AM
Citazione di: sgiombo il 26 Marzo 2018, 09:31:26 AM
Citazione di: epicurus il 26 Marzo 2018, 08:46:30 AM
Citazione di: sgiombo il 26 Marzo 2018, 08:35:39 AM
Citazione di: epicurus il 26 Marzo 2018, 08:30:14 AM
Cosa significherebbe di preciso la relatività della simultaneità?
Che due o più eventi che stando a un riferimento inerziale sono contemporanei per altri riferimenti possono non esserlo (ma non a casaccio, determinatamente, in termini univoci e ben calcolabili in linea teorica, di principio).

Quindi se tu sei nel sistema di riferimento inerziale A e io sono nel sistema inerziale B, come facciamo a stabilire quali eventi in A sono simultanei agli eventi in B?
Gli uni lo sono relativamente a me, gli altri relativamente a te.

Comunque


Conosciuto =/ reale

Conoscibile=/= reale

Quindi che sia conoscibile o meno la simultaneità di due eventi =/= che sia reale o meno la simultaneità degli eventi stessi.
(E che lo sia diversamente rispetto a diversi sistemi di riferimento =/= che non sia reale).

Sgiombo, qui non è una questione epistemica. Per esempio, io dal mio sistema di riferimento B calcolo che da te ora è il giorno 10 maggio, mentre tu che sei in A calcoli che da me ora sia il 20 aprile. Ma 10 maggio è diverso da 20 aprile. Non centra la conoscibilità, ma il fatto che ciò che è simultaneo dipende dai sistemi di riferimento.
#70
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 08:46:30 AM
Citazione di: sgiombo il 26 Marzo 2018, 08:35:39 AM
Citazione di: epicurus il 26 Marzo 2018, 08:30:14 AM
Cosa significherebbe di preciso la relatività della simultaneità?
Che due o più eventi che stando a un riferimento inerziale sono contemporanei per altri riferimenti possono non esserlo (ma non a casaccio, determinatamente, in termini univoci e ben calcolabili in linea teorica, di principio).

Quindi se tu sei nel sistema di riferimento inerziale A e io sono nel sistema inerziale B, come facciamo a stabilire quali eventi in A sono simultanei agli eventi in B?
#71
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 08:36:58 AM
@Tutti

Mi pare che la discussione si stia incasinando, cioè vengano portate avanti tante conversazioni diverse in contemporanea. E questo temo possa compromettere la qualità del topic. Ovviamente la colpa è mia per "aver messo troppa carne sul fuoco" con il mio post d'apertura.  :)
Quindi la mia proposta è, almeno per il momento, di mettere da parte la questione supercontroversa della meccanica quantistica e concentrarsi sul resto: relatività e freccia del tempo.  :D

@Aperion

Grazie per le tue spiegazioni molto utili. Naturalmente, come ben sai, non mi trovo d'accordo quando parli di esistenza convenzionale dei tavoli (e tutto il resto! :D), ma su questo qui possiamo soprassedere.  ;D                                                                                                                                                                                                     
#72
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
26 Marzo 2018, 08:30:14 AM
Citazione di: sgiombo il 23 Marzo 2018, 15:23:12 PM
Ribadisco che a me sembra che l' affermazione che lo "scorrere del tempo fisico" (oggettivo o per lo meno intersoggettivo; contrariamente a quello "psicologico" o interiore soggettivo) "acceleri o rallenti" dipendentemente dalla vicinanza a masse (ad altre masse oltre a quelle in cui si verificano questi pretesi mutamenti nello scorrere del tempo) o dalle velocità relative dei movimenti (relativi; aggettivo pleonastico) fra diversi "oggetti" o "pezzi di realtà fisica materiale" non abbia senso; mentre ne ha la ben diversa affermazione che "a variare dipendentemente da tali circostanze sono le velocità relative dei mutamenti (relativi; aggettivo a-ri-pleonastico, come direbbero a Roma)", cioé i rapporti fra entità dei mutamenti stessi e tempi nei quali accadono a loro volta relativamente ad analoghi rapporti in altri mutamenti.
Su questo sono d'accordo. Rovelli stesso scrive: "Due amici si separano, uno va a vivere in pianura, l'altro in montagna. Dopo anni si ritrovano: quello in pianura ha vissuto meno, è invecchiato meno, il pendolo del suo cucù ha oscillato meno volte, ha avuto meno tempo per fare cose, le sue piante sono cresciute meno, i suoi pensieri hanno avuto meno tempo per svolgersi..."

Io ho scritto nel mio primo topic: "Tuttavia lungi dall'abbandonare il concetto di tempo, se questo è da considerare come misura del cambiamento". Quando io dico (in altri topic) che il tempo non è un oggetto ma è una dimensione intendo proprio questo: il tempo è la misura del cambiamento. Quindi, ok, dire che il tempo scorre più o meno velocemente per me significa esattamente il fatto che in quella zona gli eventi cambiano più o meno velocemente rispetto ad un'altra zona.

Citazione di: sgiombo il 23 Marzo 2018, 15:23:12 PM
Ribadisco che qui Rovelli, facendo ampio uso di retorica (calcio mescolato con la pallacanestro, alto e basso pretesi assoluti nel vuoto e non relativi alla superficie di un pianeta) ma scarso di argomentazioni razionali, confonde indebitamente il "non saputo" e/o l' "impossibile a sapersi" (o anche il "possibile oggetto di conoscenze per certi determinati aspetti determinatamente -e non: casualmente, indiscriminatamente, caoticamente- diverse in diverse circostanze", cioé relative a tali circostanze e non assolute) con il "non reale", concetti ben diversi!


E che questa per me é manifestazione evidente della stessa ideologia positivistica e scientistica che informa l' interpretazione conformistica dell' indeterminismo quantistico.

La relatività della simultaneità non significa affatto (contrariamente a quanto pretenderebbe Rovelli) che il concetto di "simultaneità" non abbia senso.
Cosa significherebbe di preciso la relatività della simultaneità?
#73
Citazione di: Eutidemo il 23 Marzo 2018, 15:52:48 PM
Ciao Epicurus,
certo che ti scuso, ci mancherebbe! :)
Come già ti ho scritto, le proposizioni false non sono infinite, perchè tutte le possibili combinazioni sintattiche (sia vere, sia false) pur costituendo un numero davvero "astronomico", specie se lunghe e complesse in modo arbitrario, tuttavia NON costituiscono di sicuro  un numero "infinito", perchè le "parole" esistenti sono limitate, e così pure, quindi, le loro possibili "combinazioni" sintattiche!
Hai ragione, invece, nel dire che i "numeri" sono infiniti, per cui anche le verità matematiche sono infinite; questo sicuramente è vero, sebbene si tratti solo di tautologie analitiche che non dicono niente di nuovo, essendo tutte implicite nelle premesse.
Però, secondo me, tu cadi in un equivoco di fondo, quando scrivi che l'onnisciente crede (e conosce) tutte queste verità mentre l'onnipazzo crede a tutte quelle verità, ma negate!
Ed invero:CONOSCERE  ≠ CAPIRE
Come avevo già scritto:
- un conto è "essere a conoscenza" di molte o poche informazioni (scienza o ignoranza);
- un altro conto, invece, è "capire" o "non capire", cioè, credere alle proposizioni vere, ovvero, al contrario, farsi abbindolare da proposizioni false (intelligenza o stupidità).
Un essere '"onnisciente", ammettendone per ipotesi l'esistenza, è quello  che "conosce" tutte le informazioni e gli eventi, passati, presenti e futuri; cioè, come si chiamava effettivamente la madre di Romolo e Remo, se c'è vita su Marte, e come si chiameranno i tuoi discendenti...ma non è affatto detto che sarebbe in grado di risolvere il più stupido degli enigmi, o il più difficile di essi.
Per riuscire a fare questo, ci vorrebbe un essere "infinitamente intelligente"; il quale, però, potrebbe essere ignorante come una capra!
Allo stesso modo, a livello "finito" ed "umano", ci sono persone coltissime, che sanno un sacco di cose...ma con un QI alquanto limitato; e, viceversa, un "contadino dal cervello fino".
Per cui, in effetti, quello che tu chiami "onnipazzo", non è il contrario di un essere "onnisciente", bensì è il contrario di un essere "infinitamente intelligente", perchè non riesce a risolvere il più stupido degli indovinelli propositivi; ma non è detto che debba essere pure "ignorante".
Il contrario di un ente "onnisciente", cioè dotato di conoscenza infinita, invece, dovrebbe essere un ente "onnignorante", il quale ignora persino di esistere; ma non potrebbe essere un ente pensante, perchè allora dovrebbe almeno sapere di esistere...e, quindi, almeno una cosa la saprebbe!
Sono ben consapevole della differenza tra intelligenza e conoscenza. Per esempio, un essere infinitamente intelligente, ma che non avesse i sensi per conoscere il mondo, saprebbe ben poco. Ma, la situazione contraria è ben diversa. Un essere onnisciente, per definizione sa tutto, quindi anche le soluzioni di tutti gli enigmi possibili. Anche perché non vedo come si potrebbero dividere le informazioni in informazioni enigmatiche e informazioni non enigmatiche. Un indovinello non è altro che un quesito peculiare (creato con lo scopo di trarre in inganno), ma è sempre un quesito al quale un essere onnisciente saprebbe rispondere. Diciamo che lui non "risolve" gli enigmi (cioè non scopre la soluzione attraverso un ragionamento) ma lui sa già la soluzione... come io posso venire a conoscenza della soluzione di qualsiasi indovinello scoprendola su internet, o chiedendo ad un mio amico più competente a risolvere indovinelli.

Detto questo, esiste questa proprietà infinita, chiamata da me più o meno arbitrariamente come "onnipazzia". Ben, ora è ragionevole attribuire questa proprietà infinita al Genio?

p.s. Grazie per il problema di logica.  ;)
#74
Citazione di: viator il 23 Marzo 2018, 23:17:31 PM
Salve. Per Epicurus: trovi scorretto affermare che "il costruito sarà sempre inferiore al costruttore". Non penso che tu sia così limitato da poter pensare che una creazione umana possa risultare più efficiente (questo, secondo me, è il senso ultimo di una superiorità comparabile tra due creazioni) del suo costruttore.
Ciao Viator. Le macchine in generale sono più efficienti degli esseri umani in moltissimi ambiti rispetto all'essere umano. Come avevo scritto in un post passato:
"1. Ciò che è inventato da un ente X, deve necessariamente essere inferiore ad X.
[...]Qualcuno potrebbe facilmente notare che dal punto di vista di velocità e forza fisica le macchine ci hanno superato da molto tempo, quindi almeno sotto questi aspetti siamo inferiori, terribilmente inferiori. Ma a questa osservazione si potrebbe rispondere che l'argomentazione si riferisce all'inferiorità più importante e nobile, l'inferiorità intellettuale e non a quella "fisica".

Tuttavia questa risposta rende (1) ancora più problematico: perché, infatti, la creatura deve essere inferiore intellettualmente al creatore, ma la creatura può essere superiore per altre caratteristiche? Perché questa distinzione? Se il creatore è davvero superiore, non dovrebbe esserlo in tutti gli aspetti? La metafisica certezza di (1) inizia a scricchiolare...

Insomma, l'inferiorità "fisica" apre un varco che può minacciare la superiorità intellettuale. O almeno richiede una giustificazione approfondita di (1)."

Citazione di: viator il 23 Marzo 2018, 23:17:31 PM
Le creazioni umane, per quanto più forti, rapide, specializzate, durature possano risultare in ambiti specifici, mancano di un sacco di efficienze:

- venendo create dall'uomo, lo sono per scopi voluti e cercati dall'uomo, il che ne fa degli strumenti sempre limitati.
Come avevo già spiegato, la nuova frontiera dell'intelligenza artificiale è il "machine learning", ciò significa che l'uomo può anche non specificare l'algoritmo, ma lasciare che sia la macchina stessa ad imparare, potendosi di fatto scrivere da sola il codice.

Citazione di: viator il 23 Marzo 2018, 23:17:31 PM
- non sono in grado di nutrirsi in assenza dell'uomo o di quant'altro l'uomo costruisce allo scopo.
Ad oggi è così, ma è anche vero che vale anche l'opposto: l'uomo dipende dalle macchine. Ma ciò non vieta che possa nascere un'intelligenza artificiale superiore alla nostra.

Citazione di: viator il 23 Marzo 2018, 23:17:31 PM
- non si riproducono, per cui dovrebbero restare in balia delle forze del mondo consumandosi inesorabilmente.
Come dicevo, in parte i computer già oggi imparano da soli, cioè limitatamente si scrivono da soli il proprio codice. E scrivere il proprio codice o quello di qualche altro programma non cambia molto... oltre al fatto che un "copia e incolla" di un codice è una cosa banale, e ciò è di fatto la loro possibile riproduzione, o clonazione...

Citazione di: viator il 23 Marzo 2018, 23:17:31 PM
Noterai che non parlo di intelligenza. Perchè se lo facessi l'elenco delle inadeguatezze di una qualsiasi costruzione umana si allungherebbe a dismisura, visto che l'intelligenza altro non è che "l'abilità nel sopravvivere a fronte di imprevedibili avversità e complicazioni a noi esterne".

In sostanza, la costruzione più efficiente è quella più intrinsecamente complessa.
L'uomo mancherà sempre della capacità di superare se stesso in fatto di complessità ! Ecco quindi che la superiorità umana viene paradossalmente confermata da una incapacità e da un limite umani !
Come dicevo, la questione è che nel campo dell'intelligenza artificiale si sta sempre più abbandonando il paradigma di programmazione esplicita (in cui l'uomo fornisce le regole alla macchina) a favore del paradigma "machine learning", in cui è la macchina stessa che esplora, decide come organizzarsi la rappresentazione del mondo e impara in modo indipendente dagli stimoli ricevuti.

Riporto qui una parte di un mio precedente intervento:
"Ma in cosa consisterebbe una superiorità intellettuale? Nell'essere più bravi nei giochi d'intelligenza, nell'investire in borsa, nel tradurre le lingue, nel preparare una prelibatezza culinaria, nel guidare un'automobile, nel capire le emozioni del prossimo...?

Quello che vorrei fare è portare l'aulico discorso dell'intelletto coi piedi per terra, parlando di abilità specifiche. Il dato di fatto è che sempre più abilità intellettive (o comunque attività che da sempre erano state ritenute intellettive, di dominio esclusivo di esseri intelligenti) iniziano ad entrare nel raggio d'azione dei computer.

In alcuni campi i computer sono ancora molto goffi, in altri sono assolutamente insuperabili. E' da decenni che l'abilità scacchistica artificiale ha trasceso la bravura dei più forti giocatori del mondo. Ora anche un misero cellulare è imbattibile nel gioco degli Scacchi. Recentemente è stata la volta del gioco del Go: considerato il gioco d'intelletto 1vs1 più profondo mai creato, anche qui ormai i computer sono diventati irraggiungibili. Ke Jie, attualmente il giocatore di Go più forte del mondo, ha detto: "Lo scorso anno, AlphaGo [il programma che gioca a Go] era ancora abbastanza umano quando giocava, ma quest'anno è diventato un dio del Go".

Certo, non siamo ancora arrivati al momento in cui è stata duplicata e/o superata l'"intelligenza generale" dell'essere umano. E sicuramente non mancano pochi anni a tale evento. Ma ha ancora senso prendere posizioni così rigide (e, aggiungere io, "metafisicamente rigide") su questo argomento?"

Aggiungo un altro esempio concreto. Attualmente ci dei progetti di intelligenza artificiale con lo scopo di trovare una cura per il cancro. Nessun singolo essere umano potrebbe leggere tutti gli artifici scientifici e i dati esistenti sul cancro... una macchina può. E, sempre con il paradigma aperto del machine learning, tali macchine stanno creano autonomamente modelli esplicativi per trovare correlazioni e trarre inferenze. Vedremo come tale progetto procederà, io tifo per il suo successo nel più breve tempo possibile. (https://www.aaai.org/ojs/index.php/aimagazine/article/view/2345)
#75
Ecco un altro piccolo passo per Microsoft, ma un grande passo per l'artificialità:

http://www.webnews.it/2018/03/15/microsoft-intelligenza-artificiale-traduzione-cinese-inglese/

<<Microsoft ha affermato che la sua intelligenza artificiale è in grado di effettuare una traduzione dalla lingua cinese a quella inglese con la medesima qualità di quella di un essere umano. Quando si utilizzano strumenti di traduzione online, gestire un testo in lingua cinese è sempre complicato ed i risultati sono spesso poco validi, soprattutto a causa della complessità della lingua orientale.
[...]
Per testare la validità di questo progetto, Microsoft ha fatto esaminare da professionisti il risultato delle traduzioni di 2.000 frasi provenienti da giornali online.
[...]
Questo risultato che mette quasi alla pari l'uomo con le macchine, rappresenta una vera e propria svolta nel complesso mondo dell'elaborazione del linguaggio.>>