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Messaggi - bobmax

#61
"Ma il non senso della vita è gnoseologico o epistemologico?!? ??? " griderà il nichilista tirando l'ultimo respiro.
#62
Citazione di: Koba II il 29 Agosto 2024, 16:42:17 PMA proposito di etica, mi chiedo se sia una cosa etica augurare ad un altro le sofferenze dell'Inferno nell'ipotesi che siano utili a incontrare Dio...

Ma è proprio l'inferno il luogo migliore per la filosofia. Almeno per chi non è davvero un sapiente.

Nessuno ti manda all'inferno.
Ci puoi andare solo tu, perché così decidi.
Ma come dice Margherita Porete, e io condivido senz'altro, solo in paradiso o all'inferno l'uomo è al sicuro.
In qualunque altro luogo è perduto.

Paradiso e inferno non sono nell'aldilà.
Sono accessibili qui e ora.
Sono luoghi dell'anima.

Magari avrai la fortuna di ritrovarti direttamente in paradiso.
Ma se davvero vuoi la filosofia, se vuoi conoscere il senso della vita, potresti anche accontentarti dell'inferno.
#63
Citazione di: Koba II il 29 Agosto 2024, 15:05:37 PM... non si può lasciare alla poesia il grande tema della filosofia presocratica. E si inizia a indagare, a interrogare Eraclito e Parmenide, e via dicendo.

Ma la poesia è la forma forse più autentica della filosofia!
I grandi poeti erano prima di tutto dei grandissimi logici.
La poesia richiede infatti di possedere capacità logico-razionali tali da giungere al limite del comprensibile.
Ed è lì, sul limite, che nasce la poesia.

Due nomi?
Dante e Leopardi.
E ho detto tutto.
#64
Citazione di: Koba II il 29 Agosto 2024, 11:05:02 AMÈ qui che ti sbagli. Sembri essere rimasto alle forme espressive del razionalismo moderno.
L'argomentazione filosofica non è una specie di teorema costruito secondo il modo della geometria euclidea, per cui la verità della conclusione, fatto salvo errori nel concatenamento logico delle proposizioni, dipende in fondo solo dalla bontà delle asserzioni di partenza. Le quali, per evitare di regredire all'infinito con altre asserzioni che ne garantirebbero la verità, devono essere infine dichiarate vere per fede.
Il logos umano è infinitamente più complesso e ambiguo, diciamo così.
L'assenso ad un discorso dipende sempre dalla sua capacità di rimandare, in qualche modo, alla struttura del fenomeno che intende trattare.
Se non ci fosse questo elemento oggettivo, indipendentemente da come viene pensata questa capacità di riprodurre la sua struttura nella proposizione, non ci sarebbe conoscenza.

Non importa il modo con cui si pensa l'elemento oggettivo a cui si rimanda. Non importa neppure se se ne ha o meno una qual chiara idea.
Infatti il postulato può benissimo essere solo implicito e mai esplicito.
Ma sempre c'è, necessariamente.
In caso contrario nessuna conoscenza sarebbe possibile!
Perché il pensiero logico non avrebbe alcuna base su cui costruire.

Non è l'ambiguità o la complessità a caratterizzare il logos umano, ma la sua estrema semplicità.
Il semplice è molto difficile.
E la verità è semplice. Puoi forse dire il contrario?

Non vi è nulla di davvero oggettivo.
Se lo fosse dovrebbe essere necessariamente pure soggettivo.
Vi sono infatti solo verità provvisorie, sempre probabilistiche.
Difatti la conoscenza segue esclusivamente la induzione.
Con buona pace di Bertrand Russell.

Eppure, vi è una verità certa.
Ed è l'etica.
Che è dentro di te. E emerge solo da te stesso.
Ma per rendertene conto mi sa che devi andare all'inferno.
Solo lì infatti Dio è certo.

Senza perciò lasciarti irretire da imbonitori come Heidegger...
#65
Citazione di: Alberto Knox il 28 Agosto 2024, 17:52:01 PMpremetto che non vedo in  tutto lo strologare che fa Martin Heidegger in essere e tempo una conclusione esaustiva sul senso dell esserci (non a caso evidenzio la ci finale poichè la tua domanda posta il senso dell essere , Hidegger pone il senso dell esserci) . Parliamo di ontologia ma si può impostare un ontologia atea, agnostica o credente per portare il lettore verso tali posizioni piuttosto che un altra. Io non credo che il senso della vita si possa trovare tramite una ricerca ontologica basata sulla ragione e sulla logica, logica e ragione debitamente esercitata.  il senso dell 'esserci di Heidegger non è sufficente perchè non da alcuna risposta al significato della vita.

Heidegger è un truffatore. Con le sue affermazioni apodittiche illude il lettore di aver compreso! Ma sono soltanto ragionamenti mal scopiazzati da Jaspers.

Infatti mentre in Jaspers pulsa la fede nella Verità, in H. vi è solo vuoto raziocinio, con il quale costruisce trappole per chi è senza fede nel Vero.

CitazioneMa il senso della mia vita posso forse porlo da me? il senso della mia vita mi è dato da qualcosa di molto più grande di me nel quale io sono iscritto!

È vero e pure... non lo è affatto!
Dipende da cosa rispondi quando ti chiedi: "Chi sono io?"
#66
Citazione di: Koba II il 28 Agosto 2024, 19:13:57 PMA me sembra evidente che l'esistenza di per sé non ha alcuno scopo.
Dopodiché posso decidere che la cosa più importante sia l'etica, e quindi imporre a me stesso che il perseguimento del bene sia il fine della mia esistenza, ma si tratta appunto di una decisione soggettiva.
Così anche tutto il discorso seguente, cioè che la realtà va presa e interpretata solo in funzione del mio cammino verso il bene, realtà che di per sé non esiste, non ha fondamento, tutte queste conclusioni paradossali vengono dalla mia decisione iniziale.
Sono funzionali alla mia decisione iniziale, che potrebbe però anche essere solo una pazzia: pensare che il mondo sia appunto il teatro della mia missione verso il bene, che il mondo esista solo per questo.
Che questo possa essere solo un grande inganno, bisogna pur considerarlo...

In questo racconto non sembra esserci interesse per la comprensione del mondo. Quindi non c'è spazio per la conoscenza.
E intendo per conoscenza anche lo sforzo della filosofia di interpretare il mondo.
È una visione che si pone fuori dalla filosofia.
Sia chiaro, non metto in discussione la legittimità di un approccio del genere. Un approccio mistico-mitologico (che per qualche strana associazione involontaria, probabilmente del tutto arbitraria, mi ha riportato alla memoria "L'epopea di Gilgameš").
Metto in discussione la possibilità che un racconto del genere possa essere articolato in un vero discorso filosofico.
Quindi un eventuale adesione ad esso non potrebbe mai scaturire dalla forza delle argomentazioni, ma solo da un atto di fede basato, come in tutte le religioni, non dal vero, ma dal bene o dal bello.


Ma la forza delle argomentazioni su cosa si basa?
Non si basa forse su "verità" date per certe a prescindere? Cioè su dei postulati?
E questo vero si impone da sé medesimo, senza cioè la tua partecipazione attiva?
Puoi farne un esempio?

Perché mi risulta invece che ogni possibile argomentazione non possa che giungere, se condotta fino in fondo, a interrogare te stesso.
Perché ogni verità si sgretola, diventa vuoto di senso, e sei solo tu che puoi affermare il Vero.
E il Vero è il Buono.
Puoi forse metterlo in dubbio?

Qualsiasi tema affronti, se tieni fermo il pensiero che non vuole ingannarsi, ti porta inevitabilmente di fronte al nulla.
E così ti ritrovi in gioco, senza alcun appiglio se non te stesso.

E questa è filosofia.
Perché c'è la scienza e la filosofia.
La scienza necessita degli universali per costruire le sue teorie.
Mentre la filosofia deve invece mettere in discussione ogni universale. E come fa? Chiama in causa te stesso!

Sì, probabilmente è necessario andare all'inferno, ma anche qui occorre volere la Verità.
Ad ogni costo.
#67
Se si prende in seria considerazione la possibilità che lo scopo della esistenza non sia che lo sviluppo dell'etica, cioè il diventare sempre più consapevoli del bene e del male, allora si può ben ipotizzare come non vi sia altra legge che questa: l'evoluzione etica.

Tutto il resto, in definitiva non ha una sua propria realtà, esiste solo perché funzionale all'Etica.
Ogni altra legge che governa l'universo non è che la trama, la struttura che permette lo sviluppo delle vicende di vita.
Cioè non vi sono leggi fisiche assolute a cui l'universo sottostà, perché tutto quello che c'è ha solo lo scopo di far avvenire la metamorfosi: dal non essere all'Essere.

Quindi non ha una realtà sua propria neppure la legge di causa-effetto. Cioè niente di ciò che avviene è causato da qualcos'altro.

E allora cosa è davvero reale?

L' Uno, cioè l'Essere, ovvero il Nulla.
Che è il Padre che genera il figlio gettandolo nel mondo, e il mondo è Dio.
Ma il figlio non è perduto nel mondo, sebbene a volte l'orrore lo attanagli.
Vi è l'Etica, che pian piano lo riporterà al Padre
#68
Discussione surreale, in cui si scambia a piacere il dividendo con il divisore.
Con buona pace della matematica, per la quale la divisione non possiede alcuna proprietà commutativa.
Liberi tutti!!!
#69
La matematica è autoreferenziale. Nel senso che non si riferisce a nient'altro che a se stessa, cioè ai propri postulati.
Di modo che i calcoli matematici si reggono a prescindere da qualsiasi cosa non appartenga al sistema matematico.
La matematica poi si può applicare all'esterno di essa. Trattando magari euro, pecore, metri... qualsiasi altra cosa, che tuttavia non influenza in alcun modo il calcolo matematico.

5x0 = 0

Prescinde da quale significato possa avere il 5 o lo 0 al di fuori della matematica.
5 può corrispondere a degli euro, ma può invece essere lo 0 a riferirsi all'euro.
Comunque sia la matematica ne prescinde.

Tant'è vero che la moltiplicazione gode della proprietà commutativa.
Cioè:
5x0 = 0x5

Se ciò non avviene, non è una moltiplicazione.
#70
Citazione di: daniele22 il 25 Agosto 2024, 08:55:13 AMPotrei ribattere, deformando però la semantica, dicendo che esistere possa pure significare "agire in un luogo", ma non è tanto questo a risolvere ill motivo della mia incertezza. Quello che mi disturba è il concetto di "cosa in sé", che sia cioè questo concetto a fuorviare potenzialmente il nostro pensare. Cioè, la "cosa in sé ", a mio parere, non potrebbe essere assimilata all'essenza della cosa; quindi io risolvo senz'altro che la "cosa in sé' non esista, ma non risolvo il problema dell'essenza, proprio per il motivo di cui sopra, cioè che "esistere" possa essere visto come "agire in un luogo"


Secondo me l'incertezza è doverosa. Proprio per quel "luogo" dove si agisce, che non può mai essere certo.

Però in cosa consisterebbe la certezza che manca?
Quale certezza sarebbe necessaria?
È forse una certezza logica?

Ma non è questo un assurdo?
Stiamo infatti parlando di ciò che sta a monte di ogni possibile logica.
È l'Essere!

E allora? Come essere certi?
Cos'è questa certezza, che prescinde da qualsiasi ragionamento razionale?

Perché qui non è più nemmeno questione di fede, bensì di certezza.
Infatti "chi crede non è ancora figlio di Dio"

La certezza può essere solo etica!
E l'etica nasce solo da te stesso, è te stesso.
Infatti tu sei Essere, che altro mai saresti...



#71
Citazione di: daniele22 il 24 Agosto 2024, 21:13:48 PMQuando vedo, odo "onto..." ne comprendo quel tanto che non riesco di fatto ad usare quel "onto...". È probabile che in questo forum non l'abbia mai pronunciato. Mi chiedo a volte comunque se l'essere delle cose "esista", nel senso che sarebbe solo ineffabile, non misurabile, oppure non esista proprio, sia cioè un'illusione bella e buona. Io propendo per la prima, molto incertamente però

Esistere significa stare. E si sta sempre in un luogo.
Il luogo non è nulla. Perché a sua volta esiste, cioè sta.
Ma dove sta il luogo?

In un altro luogo che lo avvolge.
Che vi sia un altro luogo, che contiene quello in cui siamo, lo si dà per scontato.
Ogni cosa è in un luogo, e il luogo è a sua volta qualcosa che è in un suo proprio luogo.

Però se consideriamo tutto quello che c'è, in che luogo sta?
Il Tutto può avere un luogo dove stare?

Non può stare in alcun luogo.
Perché non si sta nel nulla.
Ma se non sta, il Tutto non esiste.

L'essere non è ineffabile, non misurabile, sebbene esistente.
L'essere proprio non esiste.
L'Essere è.

L'autentica, unica libertà è tutta nell'Essere che non esiste.
#72
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Stupidità
23 Agosto 2024, 14:01:50 PM
Citazione di: Pio il 23 Agosto 2024, 13:45:54 PMNoi abbiamo una Costituzione che all'articolo 11 parla molto chiaramente: l'Italia ripudia la guerra, noi non possiamo fornire armi per attaccare la Russia in territorio russo. Un conto è usare le armi nel territorio occupato, nel Donbass, ma nel territorio russo non si possono utilizzare perché noi non siamo in guerra con la Russia', ha aggiunto. Uno stralcio delle dichiarazioni di Tajani a fine maggio.

Questo è l'articolo:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo"

I padri fondatori erano molto avveduti.

Ora siamo invece a questo punto. Che la libertà di altri popoli diventa libertà di aggredire...
E che, si attacca chi aggredisce? Ma siamo matti! L'Italia ripudia la guerra!

Per loro fortuna i partigiani, mio padre compreso, son quasi tutti morti.
A sentire certi discorsi non potrebbero che chiedersi: "Chi me l'ha fatto fare?"

Cercherò di non leggere oltre, che tanto è inutile.



#73
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Stupidità
23 Agosto 2024, 13:14:48 PM
Citazione di: Pio il 22 Agosto 2024, 18:59:40 PMSe ti riferisci al mio post sulla guerra in Ucraina devi considerare che la mia era una obiezione esagerata al l'esagerato manicheismo di Anthonyi che li vede come angeli bianchi immacolati, pieni di premure verso i prigionieri , i feriti ecc. Quindi rientrava nel contesto del dialogo. Se invece anche tu pensi che il bene sia una bandiera da sventolare allora non il mio concetto di bene. La speranza è che cessino le uccisioni , sia di ucraini che di russi, sia di ubriaconi che di astemi.

Ah, era per il dialogo, tanto per parlare...
Così come era senz'altro per esclusivo scopo dialogico, affermare che la nostra Costituzione impedisce di rispondere ad una aggressione attaccando, ma permette solo di parare i colpi.
Si è costituzionalisti, ma soltanto a scopo di dialogo...

Va beh, buona continuazione dialogica.
#74
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Stupidità
22 Agosto 2024, 17:07:15 PM
Citazione di: Pio il 22 Agosto 2024, 12:16:14 PMPenso che sia più la mancanza di SPERANZA piuttosto che di fede nella verità a spingerci verso il cinismo per poi approdare nel nichilismo. In definitiva serve sempre la speranza anche per spingerci a cercare la verità.

Si può anche chiamarla speranza.
Ma di quale speranza si tratterebbe?

Forse di essere meno stupidi di altri?
Può esservi speranza nel disprezzo per una guerra che, in fin dei conti, non riguarda che masse di ubriaconi?

È l'"io speriamo che me la cavo" la speranza che manca? E così mancando ci fa cadere nel cinismo?

O non è forse invece carente la speranza che la Verità sia il Bene?
Cioè una speranza nell'impossibile.
Una fede nel Nulla.

Una fede che impedisce ogni cinismo, perché ti annulla.
#75
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Stupidità
22 Agosto 2024, 07:34:14 AM
Vedere la realtà più chiaramente di tanti altri, è una occasione per fare un passo ulteriore.
Tuttavia questa occasione è sprecata, se non addirittura controproducente, quando non fa che alimentare il proprio cinismo.

Ciò avviene non solo perché manca la fede nella Verità, si è infatti pure convinti di possederla.
Ed essendo questa verità "conosciuta" brutta, ecco il cinismo.
Che altro non è che un frutto del nichilismo.