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Messaggi - sileno

#61
Citazione di: Ipazia il 03 Ottobre 2018, 08:26:09 AM
Citazione di: sileno il 27 Settembre 2018, 13:51:13 PM
Citazione di: Jacopus il 27 Settembre 2018, 11:10:05 AM
La distinzione saggistica/narrativa e' piuttosto artificiosa. Da un romanzo si possono trarre conclusioni e riflessioni molto piu' fondate che da un saggio. Esempio: con quanta grazia Voltaire si prende gioco di Leibniz in Candido e sicuramente ha raggiunto un numero di persone molto piu' grande di qualsiasi testo filosofico.
Credo che ad un certo punto saggistica e narrativa si rinforzino a vicenda e possano trarre ispirazione l'una dall'altra.
La psicoanalisi non sarebbe mai esistita se Freud non avesse avuto una solidissima conoscenza dei classici greci. Il nome della rosa non sarebbe quel capolavoro che e' se Eco non avesse conosciuto la filosofia scolastica medievale. E gli esempi potrebbero continuare.
Sì. Perfino alle origini della filosofia, che nasce narrata nei dialoghi platonici. E quando si fa atea lo fa in forma aforistica e narrativa. Anche nelle religioni, occidentali e orientali: ciò che rimane vivo dopo il crollo dei sistemoni teologici è l'anaddotica, la parabola, i cui contenuti a misura d'uomo (la morale della favola) permangono validi e stimolanti sempre. Il tramonto del pensiero medioevale risulta molto più efficacemente rappresentato da Cervantes che dal saggione di Huizinga. Le "relazioni pericolose" di Choderlos de Laclos ci raccontano la putrefazione dell'ancien regime più di tutti i libri di storia. Più tempestivo di tutti i saggi sulla materia è il rapporto tra umani e IA narrato nelle leggi della robotica di Asimov. Sul folgorante "la bellezza ci salverà" la società secolarizzata e atea avrebbe da riflettere più che su tutta la saggistica filosofica moderna. Certo non è facile trovare nel bailamme di narrativa quello che farà la storia del pensiero a venire. Ma c'è un unico per riuscirvi: conoscerla.





Il senso della letteratura più alta è la riflessione eclettica e interdisciplinare. Libri non conformi a un banale orizzonte di attese, che contribuiscono a comprendere il mondo, stimolando a una nuova percezione dell'esistenza etica e estetica., che illustrano problematiche affettive, dilemmi di coscienza, come certi personaggi dell'inquietudine novecentesca, e alcuni tra i migliori romanzi d'amore. Libri che educano il pensiero, le emozioni, l'immaginazione.
Tra i romanzi "filosofici" voglio ricordare almeno "La nausea" di Sartre e "Lo straniero" di Camus.

C'è un rapporto tra psiche, filosofia e letteratura: la fantasia poetica e narrativa può raccontarci molto sulla condizione umana e sui problemi fondamentali dell'uomo.

Amo il libri dove un personaggio rappresenta un dasein: uno stile esistenziale in rapporto agli altri per comprendersi nella propria essenza e esistenza. 
Ad es. ricordo il personaggio autobiografico di J. Conradi in "Linea d'ombra", metafora di una comune esperienza: l'acquisizione di una piena e dolorosa maturità e autocoscienza.

Saluti
#62
Citazione di: Jacopus il 27 Settembre 2018, 11:10:05 AM
La distinzione saggistica/narrativa e' piuttosto artificiosa. Da un romanzo si possono trarre conclusioni e riflessioni molto piu' fondate che da un saggio. Esempio: con quanta grazia Voltaire si prende gioco di Leibniz in Candido e sicuramente ha raggiunto un numero di persone molto piu' grande di qualsiasi testo filosofico.
Credo che ad un certo punto saggistica e narrativa si rinforzino a vicenda e possano trarre ispirazione l'una dall'altra.
La psicoanalisi non sarebbe mai esistita se Freud non avesse avuto una solidissima conoscenza dei classici greci. Il nome della rosa non sarebbe quel capolavoro che e' se Eco non avesse conosciuto la filosofia scolastica medievale. E gli esempi potrebbero continuare.



Sono d'accordo e propongo alcuni passi da "L'uomo senza qualità" di R.. Musil sorprendenti per attualità.
Non l'ho incluso nella breve lista perché romanzo molto lungo e complesso,per il criterio circoscritto che ho adottato anche seguendo il criterio di Kafka.


(...) ci si sbracciava per gente dappoco e non si faceva attenzione a uomini di valore; succedeva che degli stupidi fossero considerati capi, e dei grandi ingegni nient'altro che originali... 

(...) infatti se di dentro la stupidità non somigliasse straordinariamente all'intelligenza, se di fuori non si potesse scambiare per progresso, genio, speranza, perfezionamento, nessuno vorrebbe essere stupido e la stupidità non esisterebbe. O almeno sarebbe molto facile combatterla. Purtroppo invece essa ha qualcosa di singolarmente simpatico e naturale...può indossare tutti i vestiti della verità. 
La verità invece ha un abito solo e una sola strada, ed è sempre in svantaggio. 

Noi abbiamo conquistato la realtà e perduto il sogno...bisogna muoversi e mangiar bistecche...la spaventosa aridità di cuore, la sete di denaro, la freddezza e la violenza, che contraddistinguono il nostro tempo.

Saluti
#63
Citazione di: Socrate78 il 26 Settembre 2018, 16:23:13 PM
Sinceramente io trovo noiosi in genere i testi di narrativa, preferisco leggere semmai testi di saggistica, analisi storica/politica, filosofia, ciò che insomma ha la caratteristica di ampliare il mio sapere e le mie capacità di riflessioni. Trovo insomma pesante quello che la maggior parte delle persone ritiene al contrario rilassante: la mia scarsa sintonia con la narrativa è presente sin da quando ero adolescente, ho sempre avuto difficoltà ad immaginarmi in maniera nitida le vicende narrate nella mente e di conseguenza la lettura diventa anch'essa pesante, poco scorrevole: se invece mi trova davanti ad un testo che mi fa riflettere in maniera più astratta,senza la necessità di visualizzare mentalmente immagini complesse, tutto mi è più semplice. Penso insomma fortemente per parole e molto poco per immagini. Secondo voi si tratta di un pregio o di un limite da superare (mancanza di fantasia, ecc.)?



Kafka sui libri
KAFKA, BISOGNA LEGGERE LIBRI CHE FERISCANO LA COSCIENZA
 "Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? ( Kafka)(... ) un libro deve essere la scure per il mare gelato dentro di noi. Questo credo.

(Franz Kafka, lettera a Oskar Pollak del 27.I.1904)


Sono d'accordo.
I miei che vi corrispondono sono stati perlopiù d' autori classici e brevi (100,150 pagine).

Spesso non solo storie ma da includere in una letteratura - ormai inattuale - che si nutre anche di riflessioni,e spesso da commentare per alcune idee che ne emergono.

Finora,di getto, ricordo questi senza ordine cronologico.
Non molti,solo per dare un'idea di cosa intendo
e sollecitare qualche indicazione analoga.



La morte di Ivan Il'ic - Tolstoj

Bartleby lo scrivano – Melville

Linea d'ombra - Conrad

Lazzarillo de Tormes – anonimo

Le avventure di Gordon Pymm ( unico romanzo di Poe)

Fosca – Tarchetti

Perturbamento – Bernhardt

I turbamenti del giovane Torless – Musil

Alla deriva - Huismans

Vortice – Oriani

Senilità – Svevo

Il deserto dei tartari - Buzzati

La metamorfosi – Kafka

Lettera al padre – Kafka

Siddharta - Hesse



Anch'io ho privilegiato la saggistica, e ho ignorato i best seller salvo eccezioni.

Saluti
#64
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
25 Settembre 2018, 14:27:55 PM
Citazione di: Sariputra il 24 Settembre 2018, 17:15:18 PM
"Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso" diceva Dostoevskij.

Morire giovane per evitare la sofferenza, o addirittura auspicare di non esser mai nati, è sostanzialmente un rifiuto di capirne il senso in nome della logica. Ne consegue che più ti è dato di vivere, più ti è dato di approfondire l'amore verso di essa e quindi di afferrarne il senso. Se la vecchiaia porta con sé la malattia, la sofferenza e il dipendere spesso dagli altri non significa che questo ponga un limite alla tua capacità di amare, tutt'altro. Personalmente amo più intensamente la vita ora che non da bambino o adolescente.... Quindi la domanda è questa, per me: è più importante godere di forza, salute e giovinezza o è più importante l'esercizio dell'amore per capire il senso del perchè si vive?  :-\
La vita sembra avere più ombre che luci, spesso queste ombre ce lo creiamo da soli o sono create dalla società in cui viviamo. Spesso la vita non ci basta perché vogliamo sempre di più. Vogliamo quello che non ci può dare. Vogliamo che non passi mai, vogliamo non soffrire mai. Se però accettiamo che la vita è "quel tanto, e non di più" e lasciamo andare il nostro attaccamento a tutte le idee preconcette che abbiamo su di essa, possiamo lasciar andare anche questa disperazione, che è solo un altro autoinganno... quel che Leopardi, in fin di vita, nell'ultima lettera indirizzata all'amico Monaldo, dopo avergli rivelato di essersi confessato e comunicato, definisce come "l'assuefazione al piacere fremebondo della disperazione"...



Qual'è il tuo senso dell'essere,dopo aver amato la vita ? il mio è poter essere se stessi, secondo proprie incinazioni, esperienze di vita. Il carattere;le prime esperienze in famiglia determinano il nostro senso della vita ,la capacità di amare, non tanto quella di essere comunque amati.. L'essere di  Fromm è superato, oggi è aderire a una società liquida,di desideri indotti, di dipendenze. Sono estraneo al parlare invano diun Essere astrattp. metafisico, idealistico,sia occidentale che orientaleggiantej.Sono a favore di una maturazione psicoaffettiva, il mio scopo non è la salvifica via indotta dalla religione.

Saluti
#65
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
24 Settembre 2018, 15:33:35 PM
Citazione di: Sariputra il 24 Settembre 2018, 08:52:40 AM
Citazione di: sileno il 21 Settembre 2018, 18:44:11 PM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2018, 17:17:34 PM
Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PMLa tragicità greca Sileno Richiesto Sileno sul meglio perl'uomo svelò una verità amara come veleno: non esistere, non nascere,essere niente ma il meglio è morire presto Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante. solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità. Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta. Può salvare la filosofia?
Se per salvarsi intendi il tentativo di eternizzarsi, no non ritengo la filosofia atta a questo compito, le forze eternizzanti semmai sono l'arte e la religione. La sapienza tragica che riporti nel detto del Sileno trovo sia emblematica nell'essenza stessa del filosofare: la capacità di guardare in faccia al dolore, la morte e la sua ineluttabilità, senza sottrarsi con autoinganni e favole di salvezze, al più, semmai, una consolazione nell'eroicità di non lasciarsi andare a pessimismi, nella capacità di accettare il carattere costitutivo della esistenza, il tramonto. Nella consapevolezza di una staffetta che ritorna, dopo tre giorni o dopo secoli, nelle mani delle generazioni future che potranno rinnovarla e ripeterla in un ciclo dove sul bordo del l'abisso tragico si tenta e ritenta un equilibrio.
Come risulta dal proseguire del dibattito sono stato travisato con il "può salvare la filosofia"? Pensavo bastasse affermare che la cultura greca accettava l'ineluttabile per autorealizzarsi nel mondo terreno. Così hanno ribattuto che solo Dio può salvare. Poi abbiamo chiarito alcune cose. Ispirarsi alla grecita per vincere paure, ansie,ineluttabili eventi esistenziali. Tu hai compreso. I greci , attraverso il mitico Sileno vedevano la morte precoce come evitamento dei disagi come vecchiaia, malattia, ecc. "Muore giovane chi è caro agli dei "(Menandro). Saluti

I greci erano sostanzialmente guerrieri con il mito del coraggio e della forza. Era una società guerriera. La peggior cosa che un guerriero può immaginare è "perdere  la forza" (vecchiaia). Ecco perché la frase "Muore giovane chi è caro agli dei" . Dei che immaginavano come sostenitori dei vari guerrieri e parteggianti ora per l'uno o per l'altro.
Ma se prendiamo, per esempio, la società ebraica del tempo vediamo invece che la fortuna di un uomo era considerata al contrario avere una lunga vita, una folta discendenza e molti capi di bestiame. Questo significava la benevolenza del dio che iniziava ad essere inteso come unico per Israele, anche se non ancora come unico in senso assoluto. Questo perché era una società basata sulla pastorizia.
Nella nostra società attuale è considerata somma "sfiga" morire giovani. La peggior cosa che ci possa capitare. Guardate le folle ai funerali di una persona che muore giovane e viceversa i quattro gatti per una che muore anziana... Morendo giovani non si può godere della vita. Godere nel significato principale di godere di cose materiali e mentali, sostanzialmente "acquistandole". Questo perché viviamo in una società dedita al consumo continuo di "piaceri" e in cui è la ricerca della 'soddisfazione' la molla principale. Se poi, per ottenere questa 'soddisfazione', ci dobbiamo imbottire. per esempio, di ansiolitici (chimici o naturali) per reggere il ritmo che si fa , anno dopo anno, più veloce e frenetico...beh! Questa è un'altra cosa.



Quindi meglio morire giovani che perdere, con la vecchiaia la forza che caratterizzava il guerriero caro agli dei.
E' possibile che secondo la concezione ebraica ricchezza e vita lunga testimoniassero la benevolenza di Dio
Gli antichi pensavano  che morire  quando si è nel pieno vigore delle forze è preferibile a un invecchiamento pieno  di acciacchi e dolori e con l'indebolimento che annienta le capacità fisiche. Se la morte era eroica, tanto meglio. Morire in battaglia fu un grande onore anche per i romani, gl'italiani: "chi per la patria muor vissuto è assai ....

Muore giovane chi è caro agli dei è l'epigrafe di Leopardi a "Amore e morte" e senza dubbio rivela la sua visione negativa della vita come dolore e fatia. Vengono risparmiate le malinconie della vechiaia, lo svanire dei sogni,l'avvilimento del vecchio, la perdita di entusiasmo.
Per capire meglio si visiti un ricovero per anziani perlopiù allettati notte e giorno, colpiti dall'Alzheimer, da demenze senili, da malattie altamente invalidanti,ecc. Si mediti sulla loro qualità di vita su una decina e più di farmaci con effetti collaterali, ci s'immagini il loro morale.

Oggi la morte è un evento banale, spettacolarizzato nei funerali con palloncini, canti,fiaccole, battimani. Nell'adolescenza molti giocano con la morte noncuranti, il suicidio è la prima causa di morte tra gli adolescenti,la seconda gl'incidenti stradali,spesso sfide alla morte.

Con gli psicofarmaci ingredienti di cocktali molto nocivi, si sballano, depressi e privi di stimoli.Vogliono non pensare, rilassarsi


Chi evita la vita da giovane ne giova
disse più o meno un poeta di gran nome:

"Puoi essere contento
solo un aquilone vedesti cadere al vento"

saluti
#66
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
21 Settembre 2018, 18:44:11 PM
Citazione di: Lou il 21 Settembre 2018, 17:17:34 PM
Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PM
La tragicità greca

Sileno

Richiesto Sileno
sul meglio perl'uomo
svelò una verità
amara come veleno:
non esistere, non nascere,essere niente
ma il meglio è morire presto

Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento

Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante.
solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità.
Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta.

Può salvare la filosofia?
Se per salvarsi intendi il tentativo di eternizzarsi, no non ritengo la filosofia atta a questo compito, le forze eternizzanti semmai sono l'arte e la religione.
La sapienza tragica che riporti nel detto del Sileno trovo sia emblematica nell'essenza stessa del filosofare: la capacità di guardare in faccia al dolore, la morte e la sua ineluttabilità, senza sottrarsi con autoinganni e favole di salvezze, al più, semmai, una consolazione nell'eroicità di non lasciarsi andare a pessimismi, nella capacità di accettare il carattere costitutivo della esistenza, il tramonto. Nella consapevolezza di una staffetta che ritorna, dopo tre giorni o dopo secoli, nelle mani delle generazioni future che potranno rinnovarla e ripeterla in un ciclo dove sul bordo del l'abisso tragico si tenta e ritenta un equilibrio.


Come risulta dal proseguire del dibattito sono stato travisato con il "può salvare la filosofia"? Pensavo bastasse affermare che la  cultura greca accettava l'ineluttabile per autorealizzarsi nel mondo terreno. Così hanno ribattuto che solo Dio può salvare. Poi abbiamo chiarito alcune cose.
 Ispirarsi alla grecita per vincere paure, ansie,ineluttabili eventi esistenziali. Tu hai compreso.
I greci , attraverso il mitico Sileno vedevano la morte precoce come evitamento dei disagi come vecchiaia, malattia, ecc. "Muore giovane chi è caro agli dei "(Menandro).

Saluti
#67
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
21 Settembre 2018, 12:53:53 PM
Citazione di: Sariputra il 21 Settembre 2018, 10:46:54 AM
cit.Sileno:
Si sappia anche farsi ascoltare, interpretare la comunicazione non verbale, il tono di voce. Il rischio è apparire inautentici, consolatori in modo convenzionale.

E' importantissimo questo passo! Concordo al cento per cento. La più grande fatica, soprattutto quando si è stanchi e non ce la si fa più, è proprio il rischio di cadere nella frase consolatoria rituale, spiccia... apparendo così "inautentici e convenzionali". E il sofferente lo percepisce subito...è causa di sconforto per lui , ma anche per l'operatore, il volontario o il famigliare che, ripensandoci a freddo, arrivano a provare rabbia verso se stessi per essere stati "falsi"... :(
Ecco, qui il percorso critico dato da una passione per la filosofia ma anche, questo lo aggiungo io, da un'autentica ricerca spirituale personale può aiutare molto per sviluppare questa forma di 'empatia' verso l'altro.





Secondo recenti ricerche le parole adatte possono guarire più di uno psicofarmaco, attraverso la neurogenesi, formazione di nuovi neuroni. Verificabile attraverso recenti strumentazioni. Anche una parola amicale, empatica. Come sai, se non opportune, adatte possono aggravare una situazione.
#68
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
21 Settembre 2018, 11:50:20 AM
Citazione di: Kobayashi il 21 Settembre 2018, 08:05:29 AM

Per Sileno.
Al di là di un uso possibile della filosofia come ascolto, chiarimento, riformulazione dei problemi, approfondimento con tematiche più ricche rispetto alle parole con cui si guardano le cose quotidiane, c'è anche una ricerca, da parte di molte persone culturalmente meno "attrezzate" di un sapere positivo, non solo critico.
Il bisogno di potersi affidare ad una scuola di pensiero, che sia anche prassi, stile di vita.
Ma da questo punto di vista l'approccio puramente critico finisce per respingere queste persone negli ambienti spirituali di ispirazione religiosa.
C'è cioè sia un bisogno di liberazione (per cui il pensiero critico o in generale lo scetticismo fanno il loro dovere), e un bisogno di saggezza (diciamo così...). Ma in questo caso la filosofia così come è concepita da molti oggi dovrebbe fingere di essere portatrice di un sapere edificante, di un sapere su cui si possa fondare una scuola filosofica.
Per questo motivo ho sempre avuto dei dubbi sulla possibilità della consulenza filosofica, al di là di esperimenti estemporanei anche interessanti, di prendere piede.

Scuole di pensiero non adatte per tutti? Lo credo anch'io. Scoprirne una adatta a sè e con il terapeuta giusto è molto difficile

La religione può essere di conforto nei momenti difficili: le preghiere aiutano? si chiesero alcuni scienziati. Pareri discordanti: al più è un conforto psicologico che meditazione e preghiere offrono.Ma si concluse che la scienza non serve per convalidare le credenze religiose, così come non basta la fede a convalidare dati scientifici.
Un mantra religioso ripetuto come"Sia fatta la volontà di Dio"o un gruppo di preghiera, per i credenti può giovare
#69
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
21 Settembre 2018, 10:34:02 AM
Citazione di: Sariputra il 20 Settembre 2018, 21:41:24 PM
Io ho fatto per alcuni anni il conduttore i un gruppo di auto aiuto: solo ascolto e breve riformulazione per dimostrare di aver capito e per rimandare il problema all'utente. Proibiti i consigli e ricompense estrinseche.

Che poi è la famosa 'capacità d'ascoltare' che , nella mia esperienza in questi anni nelle case di riposo, al cospetto di anziani malati, alcuni terminali o addirittura parzialmente dementi, è un balsamo d'inestimabile valore terapeutico. L'essere umano ha un disperato bisogno d'esser ascoltato e creduto (ricordo sempre un anziano che , incapace di spiegarsi bene vocalmente, vergò con mano malferma su un pezzo di carta:"Purché sia creduto" a riguardo dei disagi e dei dolori che provava...).
La speranza in una vita eterna, lontano dalla sofferenza, è quanto di più naturale e continuo sentivo dalle loro labbra ed una fonte, anche se intimamente magari poco creduta, di potenza, coè di poter con questa guardare in faccia la fine. E' uno dei motivi che mi spingono a non biasimare mai chi nutre simili speranze...non se ne trovano molte di migliori, quando  si arriva a quel punto dell'esistenza...




Spesso è difficile immedesimarsi in un disagio psichico o dolore fisico mai provato. Anche per comunicare in contesti di sostegno bisogna conoscere i meccanismi delle relazioni umane, cercando di non ferire, di non manifestare ansia o frustrazioni che provocano reazioni altrettanto negative.Competenze non comuni perchè nella nostra società è insufficiente 
l'intelligenza introspettiva e sociale, e anche una ricchezza interiore deve essere espressa rivalutanto le capacità comunicative relazionali.L'ascolto attivo e intenzionale deve prevalere, reso possibile da un'apertura mentale per uscire dalla propria egocentrica e circoscritta visione del mondo. S'interpreta la realtà del parlate per comprenderlo allo scopo di aiutalo a comprendersi.Si sappia anche farsi ascoltare, interpretare la comunicazione non verbale, il tono di voce. Il rischio è apparire inautentici, consolatori in modo convenzionale. Importante è conoscere se stessi per controllare i sentimenti negativiche l'altro ci può suscitare e per non proiettargli le nostre emozioni inadeguate. Molti si suicidano, certi accetterebbero l'eutanasia

Mai come tali assistiti vale il pensiero poetico, espresso in più forme : "ed è infine il pensiero della morte che ci aiuta a vivere": una promessa di fine di ogni sofferenza terrena.

Saluti
#70
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
20 Settembre 2018, 19:51:02 PM
Citazione di: Sariputra il 20 Settembre 2018, 15:04:58 PM
Bel post Sileno, ben strutturato! Complimenti.
Sarebbe perfetta la figura del consulente- filosofo che "stimola" l'apertura alla critica e all'autocritica nel "cliente, ma il dubbio che mi assalirebbe sarebbe questo: quale filosofo sarebbe così sopra le parti, e neutrale, da limitarsi a questo e non invece a portare lo sprovveduto "cliente" a trasformare sì la propria visione delle cose, ma come Lui  vuole che le veda? Il condizionamento del discepolo, in epoca classica, al fascino dell'autorità del maestro era potente (sia in ambito filosofico che religioso). E poi, la maggior parte della gente non vuol sapere di più per non soffrire di più,e infatti è universalmente riconosciuto l'effetto terapeutico della frase: "Basta non pensarci su..."   :(

P.S. E se poi questi consulenti filosofi cominciano a chiederti, che so, 100 euro a seduta ?...E là mi casca tutto...


Grazie. Ribadisco: lo scopo è far accettare l'ineluttabile impossibile a mutare, autorealizzarsi nel mondo terreno, altrimenti ogni intrrazione è inutile. La logica non formale dice che il dialogo tra chi valorizza la vita ultraterrena e chi l'uomo su questa terra risulta impossiibile e rinunciabile.
Il citare Dio come unica salvezza mi pare una risposta fuori luogo. Salvezza dell'anima? Nessuno ,nemmeno nel campo religioso può garantire certezze di salvezza dell'anima prevista per i credenti privi di peccati, nemmeno un Papa teologo:

"Nessuno è in grado di porgere agli altri Dio e il suo Regno,nemmeno il credente a se stesso. Tanto il credente quanto l'incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre beninteso che non cerchino di sfuggire a se stessi e alla verità della loro esistenza - Ratzinger -Introduzione al Cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico, 69 (pagg 11-18)
per il resto posso condividere: chi sceglei una professione d'aiuto deve offrire professionalità ma soprattutto mettere in gioco la sua personalità adatta a tale compito. Può darsi che anche a un professionista sfugga qualche frase errata come E 'tutto questione della sua volontà,e altri errori comunicativi.Certamente un professionista chiede di essere pagato.

Io ho fatto per alcuni anni il conduttore i un gruppo di auto aiuto: solo ascolto e breve riformulazione per dimostrare di aver capito e per rimandare il problema all'utente. Proibiti i consigli e ricompense estrinseche.

Saluti
#71
Citazione di: everlost il 20 Settembre 2018, 01:39:01 AM
Buongiorno a tutti, mi chiamo Everlost e non sono mica tanto nuova perché - a parte l'età non proprio tenera - vi leggo da anni, dai tempi del vecchio forum di Riflessioni.
Inutile aggiungere che vi ammiro moltissimo per la cultura e l'apertura mentale che vi contraddistingue, qualità ormai rare e introvabili nel web. Non è un complimento di circostanza, lo penso davvero.

Finalmente, dopo anni, mi sento pronta a partecipare a qualche discussione. Non datemi della fifona, è solo timidezza. Però poi quando attacco a scrivere non la finisco più, perciò siete avvisati: non datemi troppa corda, per il vostro bene!  ;D

Benvenuta anche da partemia: l'elemento femminile qui molto carente,allora - a parer mio- dava spesso un interscambio vitale e più "concreto

sileno
#72
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
20 Settembre 2018, 13:13:42 PM
Mi sono ispirato alla figura del "consulente filosofico (Due giornate di studio nella mia città sull'argomento). Potrebbe far vedere che ci sono molti modi per leggere e vivere le nostre storie personali, comprese le contraddizioni, con lo scopo di pensare altrimenti il mondo in cui ci sentiamo incapsulati.
Tale esercizio filosofico avvia alla pratica del pensiero libero dalle etiche dei poteri, dai saperi tecnologizzati e dalle culture terapeutiche. Il linguaggio dev'essere lieve e preciso. Appropriata è la metafora dell'"acrobata" e dell'"umorista", che sono aperti a esempi pluralistici per una visone non univoca della realtà. Ancora riferimento d'obbligo è Socrate ironico e dialettico.

Ma oggi,quale fortuna potrebbe aver questo rilancio della filosofia? In un'epoca dove si sprecano le parole e regna un caos verboso,oppure l'incoerenza delle parole contratte dei Sms? Come dice Zygmut Bauman, i discorsi mediati dal computer si stanno svuotando da ogni contenuto perché il senso di appartenenza si esplicita tramite il solo flusso verbale. È' questo il "messaggio"; ciò che viene detto non importa. Mentre una rinnovata filosofia dovrebbe quanto mai puntare sull'essenziale significatività. L'homo sapiens ha perso il senso delle domande sensate utili per la vita, e cerca altrove le risposte che forse nemmeno vuole avere.

E' così difficile intraprendere un'avventura delle idee per scoprire il mondo del possibile tra fantasia e limiti posti dalla realtà? Uscendo dalla noia, dalle ovvietà, da copioni di vita fallimentari?
C'è un rapporto con la filosofia classica? I "terapeuti antichi erano i filosofi che si riferivano all'intelligenza umana, alla vita spirituale, ai concetti riguardanti la vita; sono a tutt'oggi concetti validi per le terapie cognitive. Nelle piazze si discuteva su amore ,amicizia, famiglia, religione. Il "consuelor", a qualsiasi scuola appartenga (gestalt, comunicazione di sostegno, facilitatore di gruppo,ecc),er us induce ad una revisione dei disagi esistenziali, che non abbiano origine da presenti disturbi patologici, per uscirne con creatività. Si cercano parole inusuali, non logorate dall'uso. Si verificano le idee personali sui valori, etiche, opinioni, per strutturare uno stile e affrontare le vita mettendo a fuoco le caratteristiche della propria personalità Valori, morale, conflitti, problemi vengono reinquadrati allargando i propri orizzonti mentali. Non si tratta di un'analisi ma di spunti di riflessione che stimolino approfondimenti ed elaborazioni sulle questioni esaminate. Quindi la filosofia diventa uno strumento pratico per migliorare la qualità della vita. Strategie per risolvere problemi d'amore, famiglia, lavoro, società, crisi di adattamento, scopi, ecc. Anche esigenze intellettuali di ricerca, conoscenza, etica,bioetica, ecc. si allarga l'ottica personale sulle normali debolezze e indecisioni che a volte paralizzano in momenti cruciali.

Tali pratiche rientrano in un "linguaggio del cambiamento" già sperimento dagli antichi, a cui alluse pure Whatlavick, teorico della comunicazione pragmatica. Antifronte di Atene usava le asserzioni dello stesso malato, ristrutturando ciò che il malato riteneva "reale" o "vero", per cambiare l'immagine del mondo per cui soffriva. Così Gorgia persuadeva con la retorica,intesa come arte della parola, sempre tenendo a mente che il linguaggio in qualsiasi contesto compaia, non rispecchia la realtà ma ne crea una.
Particolarità linguistiche adatte sono le "verità" folgoranti che balenano da aforismi, versi, metafore, battute, sottintesi, rivolte alla ricettività dell' emisfero destro. Senza limiti teorici, se non dopo una verifica dell'efficacia. Del resto anche filosofie non della tradizione greca-occidentale insegnano che un'immagine della realtà non è la realtà stessa, come accadimento in sè e non come trascendenze. Con una fulminea visione si può comprendere che le "realtà" sono relative e variate. Altrimenti ci si fissa su di una convinzione che può essere distorta. Ma questo è pure il principio che ispira la terapia cognitivo-comportamentale.
Infatti in un articolo sul quotidiano locale P. A. Rovatti conclude:
Pratiche filosofiche ... " per entrare in rotta di collisione con tutti gli assoggettamenti e le forme di dipendenza dentro cui si viene a trovarsi . Lavorando perchè i soggetti si distanzino dalle loro dipendenze o almeno riescano a rappresentarsele, il "filosofo", (chiamiamolo così) che si cala nel sociale, se vuole ottenere qualcosa, deve innescare una critica dei poteri esistenti e aiutare,tentando di allargare lo sguardo, la formazione di una coscienza "politica". Insomma deve agire in controtendenza rispetto ai processi di assuefazione e di ideologizzazione normalizzante. Non può far altro se non vuole lui stesso esser una pedina e se non vuole tradire il proprio – diciamo così – giuramento d'Ippocrate che lo vincola eticamente e praticamente allo spirito critico".

Grazie a chi mi ha risposto, perlomeno ho compreso megliolo stile di approccio alla filosofia nel presente forum
Sileno
Saluti
 
#73
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
19 Settembre 2018, 18:20:59 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 19 Settembre 2018, 17:16:11 PM
Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PM
Può salvare la filosofia?



No, come Heidegger io dico che "solo un Dio ci può salvare".
La filosofia può aiutare a meglio, diciamo, "inquadrare" questo Dio; a toglierlo dalle prospettive delle
religioni storiche e tradizionali prospettandolo sotto una luce diversa. Ma, no, non può "salvare" essa.
Tutti i grandi filosofi che hanno "saputo e potuto" vivere la mancanza di Dio e il nichilismo fino in
fondo hanno sperimentato tragicamente su se stessi la tragedia più immane. Penso a Nietzsche come a
Leopardi, ma anche un pò a tutto l'Esistenzialismo (tanto per limitarci ai tempi moderni...)
saluti



Filosofare non sana passioni, non consola nella sventura e non promette un mondo migliore dopo la morte: l'immortalità dell'anima
Solo la religione la garantisce.Dio, anima,,, corpo,, bene, male sono i problemi tipici della religione.

E'' vero che la filosoia s'interessa al problema di Dio ( teologia razionale al mondo esterno ( cosmologia razionale) al problema dell'immortalità dell'anima: fa parte della metafisica. Ma ne lventetesimo secolo tuttavia si concluse che filosofia e religione si differenziamo per lo spirito: la religione è dogmatica, mentre la filosofia è animata da spirito critico e da un intellletto che contesta e rifiuta conoscenze a priori:

Kant e i tre quesiti chiave:
Cosa posso conoscere?
cosa devo fare?
cosa mi è permesso di sperare.?

La religione fornisce soluzioni e risposte definitive

Saluti
#74
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
19 Settembre 2018, 16:54:37 PM
Citazione di: Sariputra il 19 Settembre 2018, 16:07:04 PM
Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PMLa tragicità greca Sileno Richiesto Sileno sul meglio perl'uomo svelò una verità amara come veleno: non esistere, non nascere,essere niente ma il meglio è morire presto Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante. solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità. Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta. Può salvare la filosofia?

No, Sileno, non lo può fare...mi dispiace. La filosofia non può salvarti da nascita, vecchiaia, malattia e morte. Può solo cercare di fartele accettare, ma somiglia più alla rassegnazione, a parer mio...Anche l'autorealizzazione nel mondo è un'illusione, che la vita vanifica con la velocità con cui passa la pioggia sulle colline o come passano i giorni che tramontano ad ovest. Nietzsche deve aver vissuto poco...vista l'angoscia che trasmetteva!

Può curare la filosofia? Non nel senso della psicoanalisi e psicoterapie. Non ci si propone di risolvere problemi ma s'infonde fiducia nel proprio pensiero da inserire in più ampi orizzonti e con più raffinati strumenti di atoconsapevolezza; quindi il consulente deve avere una mentalità antiaccademica e flessibile che riconosca il legame della filosofia con la vita di ogni giorno. Soprattutto deve avere la capacità di "giocare" e di proporsi quale modello, avere fiducia pure nelle intuizioni "fantastiche". Dote estranea alla filosofia tradizionale e sue deviazioni, perchè i nichilismi metafisici, i neospiritualismi, le convinzioni indubitabili,i teologismi, i filosofeggiari tortuosi e incongruenti sono a distanze siderali da ogni esperienza vitale. Invece nel nostro caso ci si attiene non a verità di fedi ma a verità d'ispirazione greca:dialogo aperto a possibili orizzonti, per pratica di vita e non tanto di sapere.
#75
Percorsi ed Esperienze / La tragicità greca
19 Settembre 2018, 14:05:49 PM
La tragicità greca

Sileno

Richiesto Sileno
sul meglio perl'uomo
svelò una verità 
amara come veleno:
non esistere, non nascere,essere niente
ma il meglio è morire presto

Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento

Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante.
solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità.
Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta.

Può salvare la filosofia?