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Messaggi - Dante il Pedante

#61
Tematiche Spirituali / Re:Quanto importa?
25 Ottobre 2020, 18:11:08 PM
Ciao Viator

Sono Dante :)
Sono candido  ma lo sapevo già  ;D In ogni caso viator, se tutto è esperessione della materia, lo sono anche i comportamenti socioculturali dei musulmani, no? E dunque dove starebbe il problema? Si vede che è semplicemente una espressione della natura, delle molecole che si aggregano e disgregano.Perché fai una scala di "valore" tra le molecole? ;D
#62
Tematiche Spirituali / Re:Quanto importa?
25 Ottobre 2020, 17:48:27 PM
Citazione di: InVerno il 25 Ottobre 2020, 17:19:41 PM
Citazione di: Dante il Pedante il 25 Ottobre 2020, 14:40:47 PM
Sarebbe difficile dire ad un bambino:Sì,nonno è morto,adesso le larve e i vermi che sono già dentro il suo corpo e anche nel tuo che sei vivo,cominceranno a divorargli tutta la carne iniziando dalle palpebre e dalle labbra;nel frattempo il corpod el nonno si gonfierà tutto e diventerà quasi nero emettendo un sacco di gas puzzolentissimi.Naturalmente il nonno che ti amava tanto non ci sarà proprio più.Si sarà infatti del tutto dissolto in atomi e molecole vari, per lo più puzzolenti.Anche l'amore che ti portava è adesso un gas puzzolentissimo.Così l'amore che ti attraeva al nonno adesso ti farebbe vomitare per la puzza.E anche io e tu finiremo così e della vita puoi godere o soffrire, di solito ti capiterà di più il secondo,ma non vale un caxxo la tua gioia e la tua sofferenza perché anche loro alla fine non sono niente.Anche la tua vita non conta un caxxo dopo tutto, tanto,vivo e o morto,alle molecole non cambia una mina.Fantastico! penso dirà il nipotino ;)
Ma sai, non è nemmeno vero, spesso sono i genitori a proiettare queste paure sui figli e proteggerli senza che ce ne sia bisogno, mi sembra che a volte i bambini reagiscano a realtà che gli adulti considerano come "insopportabili" con molta più compostezza e maturità (salvo che non siano già stati preventivamente influenzati nel considerarle insopportabili), ho visto bambini affrontare la morte di una persona cara raccontandosi meno sciocchezze di qualche adulto.
Sono abbastanza convinto che si possa raccontare la verità materiale ad un bambino senza mandarlo al manicomio, il problema è che non è tutto, nel senso che nella sua memoria questa persona continuerà ad esistere, ed è crudele nasconderglielo come se questo proseguimento non esistesse, mi è capitato di avere relazioni più forti con persone dopo che erano morte, magari da vive non mi dicevano granchè, ma nella mia memoria il pensiero di loro è diventato qualcosa di importante per me, perciò penso che qualsiasi sia la maniera figurativa per spiegare ad un bambino che probabilmente accadrà anche con lui, mi sembra giusto che debba far parte della spiegazione, insieme ai vermi, che sono bellissimi, e prima imparerà perchè sono bellissimi, prima smetterà di aver bisogno di risorgere.



Guarda che si risorge DOPO che i vermi ti hanno già mangiato  ;) e che siano bellissimi è proprio un'opinione :P
#63
Citazione di: InVerno il 25 Ottobre 2020, 17:06:14 PM
Citazione di: Phil il 25 Ottobre 2020, 16:07:12 PM

Direi persino che la coscienza (come la mente, etc.) non esiste "in sé", ma sia un concetto "classico" (non per questo non rivedibile) nel quale facciamo convergere, sintetizzandole, una serie di attività neurologiche distinguibili seppur interagenti fra loro (propriocezione, emozioni, etc.). Paragonerei il concetto di coscienza, pur con le dovute differenze, a quello di vista: non si tratta di un ente, localizzabile o studiabile isolatamente dagli altri (pertinenti), ma di un'astrazione che si basa sul vissuto dell'interazione fisica fra mondo esterno, luce, occhi, cervello, etc.
Si, come esperienza soggettiva sono d'accordo che potrebbe essere accomunata alla vista, anche perchè sia la "autocoscienza" sia la vista discernono la fisicità, ovvero, l'autocoscienza vive nell'illusione di "abitare il cervello" con una distanza simile alla quale la vista "abita gli occhi", in entrambi i casi l'illusione e la fisicità si compenetrano, ma mantengono una distanza "di sicurezza"..  Quando mi riferivo ad accomunarla ad unità di misura tuttavia, mi riferivo ad essa come oggetto di indagine.
Ciao Inverno

Ciao Inverno
Sono Dante :)
Sia tu che Philip state pesantemente sbagliando.Infatti alla coscienza sembra di abitare in tutto il corpo,e difatti è così. Se ci pensate meglio è così. :) Quindi non si può proprio paragonare ad una percezione come la vista.Se si muove un piedi la coscienza sente immediatamente che è "suo".
#64
Citazione di: Phil il 25 Ottobre 2020, 16:07:12 PM
Citazione di: InVerno il 25 Ottobre 2020, 13:36:07 PM
Penso che quello che chiamiamo "coscienza" non è un oggetto, ma un unità di misura (come il grammo), che qualititivamente può raggiungere una complessità tale da meritare suffissi e prefissi (come "auto" o "kilo"), ma l'idea di andare a cercare materialmente la coscienza, è altrettanto ingenua quanto imbarcarsi in un avventura alla ricerca del "grammo".
Direi persino che la coscienza (come la mente, etc.) non esiste "in sé", ma sia un concetto "classico" (non per questo non rivedibile) nel quale facciamo convergere, sintetizzandole, una serie di attività neurologiche distinguibili seppur interagenti fra loro (propriocezione, emozioni, etc.). Paragonerei il concetto di coscienza, pur con le dovute differenze, a quello di vista: non si tratta di un ente, localizzabile o studiabile isolatamente dagli altri (pertinenti), ma di un'astrazione che si basa sul vissuto dell'interazione fisica fra mondo esterno, luce, occhi, cervello, etc.

@Jacopus
Il motto sul cogito è a ben vedere quasi un sofisma, nel senso che proprio pronunciando «cogito», alla prima persona singolare, si presuppone già l'io, non lo si dimostra. Ciò che è innegabile ed evidente nell'esperienza del pensiero sono infatti i pensieri, non l'identità del pensante (come ben osservarono più ad oriente con il concetto di anatta). La forma "onesta" sarebbe «penso, quindi il pensiero esiste (/esisto come pensiero)», forma che deve pur cedere alle necessità della grammatica (verbi alla prima persona) per essere comprensibile, ma almeno evita di ipostatizzare un io fisico, che Cartesio stesso avrebbe dovuto escludere in coerenza con il suo dubbio metodico (Genio maligno, etc.). L'annessa domanda (retorica) «ma allora chi pensa i miei pensieri» è a sua volta viziosa perché presuppone ugualmente un'io (implicito nel «chi» più «miei»); se rispondiamo a tale domanda con «il cervello», abbiamo almeno un ente materiale a cui attribuire verificabilmente l'attività di pensiero (si può pensare senza cervello, come pura anima o spirito? Chissà, intanto possiamo almeno attenerci "cartesianamente" all'evidenza certa).
Ovviamente, la comune ragionevolezza presuppone che il mio corpo esista (che non stia vivendo in un sogno, etc.); è solo una nota esegetica su Cartesio.


P.s.
@Dante @niko
Sono l'ultimo a poter dare ripetizioni di matematica, ma il 50% di possibilità di indovinare è relativo al singolo evento, come la scelta fra due bottoni, un lancio di moneta, etc. non ad una serie di tentativi del medesimo evento ripetuto: se lancio la moneta 10 volte, non è affatto scontato che riesca ad indovinarne il 50% dei risultati. Se nei test con molteplici pazienti, gli scienziati hanno predetto il 60% dei risultati corretti, ciò non toglie che l'uomo della strada ne avrebbe potuti indovinare anche l'80%... tuttavia, nella scienza non si tratta di scommesse o divinazione, ma di cognizione di causa.

La vista un'astrazione? Sei sicuro Philip? Prova a chiudere un occhio. Non vedi niente, ma se provi a immaginare vedi lo stesso .La coscienza dipende dai sensi, ma anche in asenza di stimoli dai sensi sei cosciente lo stesso.
#65
Dall'articolo "neuroscienze e libero arbitrio"

Negli ultimi anni, però, una serie di nuovi
studi ha iniziato a mostrare le cose sotto
una luce diversa, ridando fiato a una vi-
sione più libera – e decisamente più con-
fortante – della mente umana.
Nel 2012, sempre sui «Proceedings of the
National Academy of Sciences», Aaron
Schurger e Stanislas Dehaene, dell'Insti-
tut National de la Santé et de la Recher-
che Médicale (Inserm) di Parigi, avevano
iniziato a cambiare le carte in tavola con
uno studio che non smentisce l'attività ce-
rebrale inconscia che precede il movimen-
to, ma ne dà una diversa interpretazione.
Secondo il loro modello di come viene pre-
sa la decisione a livello neurale, nella si-
tuazione degli esperimenti descritti, in cui
i partecipanti ricevono l'istruzione di muo-
vere il dito ma possono scegliere loro i mo-
menti in cui farlo, la presunta attività ce-
rebrale preparatoria in realtà è solo una
serie di fluttuazioni casuali dell'attività dei
neuroni. Quando questa attività neurona-
le supera una certa soglia genera il movi-
mento, e il superamento di questa soglia,
che è il vero momento decisivo, può esse-
re deciso intenzionalmente.
Schurger e Dehaene hanno confermato le
previsioni di questo modello con alcuni
esperimenti. Hanno istruito i partecipanti
a muovere il dito a comando quando udi-
vano un suono, e hanno verificato che la
risposta era più rapida (passava meno tem-
po da quando il volontario udiva il suono
a quando muoveva il dito) se, nel momen-
to in cui giungeva il suono, questa attività
cerebrale preliminare fluttuante si trova-
va, per caso, vicina al suo culmine, e dun-
que l'impulso dato dalla volontà la porta-
va più in fretta oltre la soglia di attivazio-
ne. Il modello mostra anche come la cre-
scita dell'attività cerebrale che precede il
gesto possa dare l'impressione di una pre-
parazione che in realtà, in questo caso,
evidentemente non può esserci, dato che
il partecipante non prendeva alcuna deci-
sione di muovere il dito, né conscia né in-
conscia, finché non udiva il suono.
Le conclusioni degli studiosi francesi sono
state rafforzate da un secondo studio, pub-
blicato nel 2014 anch'esso su una rivista
di grande prestigio, «Nature Neuroscien-
ce», da un altro gruppo di neuroscienziati
guidati da Zachary Mainen al Champali-
maud Centre for the Unknown di Lisbo-
na, in Portogallo. Anche i portoghesi, ab-
binando modelli teorici dell'attività neura-
le ed esperimenti sui ratti, hanno conclu-
so che «l'intenzione iniziale di agire si ha
nel momento in cui viene superata una
certa soglia di attività cerebrale, e l'attivi-
tà neurale precedente a questo momento
può influenzare l'azione, ma non implica
che sia già stata presa una decisione».
il diritto di veto
Ora il nuovo studio tedesco di Schultze-
Kraft e Haynes apre un ulteriore spiraglio
alla volontà, su un terreno diverso. Lo stu-
dio riprende in sostanza un'idea di Libet
stesso, che intravedeva una possibile scap-
patoia alla ferrea dittatura dell'inconscio:
la nostra volontà potrebbe conservare un
potere di veto, bloccando intenzionalmen-
te le azioni intraprese dai meccanismi au-
tomatici inconsapevoli. I partecipanti allo
studio, con segnali luminosi, ricevevano
l'istruzione di premere un pedale ma poi
alcune volte, prima di aver mosso il piede,
ricevevano l'ordine di annullare il movi-
mento e tenere il piede fermo. Schultze-
Kraft e Haynes hanno visto così che i par-
tecipanti riescono a bloccare il movimen-
to anche quando l'attività cerebrale preli-
minare è già partita, perlomeno fino a un
certo punto.
Questo esperimento conferma quindi l'in-
tuizione di Libet: anche ammesso che l'at-
tività preliminare rappresenti davvero una
preparazione al movimento decisa da pro-
cessi inconsci, e non una mera fluttuazio-
ne casuale come teorizzano i francesi, la
volontà conscia conserva comunque un
suo spazio autonomo di manovra, quanto
meno di interdizione. Se così non fosse, i
volontari non avrebbero potuto fermare il
piede. La decisione diventa invece irrever-
sibile circa due decimi di secondo prima
che il movimento inizi, quando evidente-
mente i meccanismi del controllo motorio
sono già proceduti troppo oltre per poterli
arrestare. «Il nostro studio mostra che la
libertà è molto meno limitata di quanto si
pensasse» ha chiosato Haynes.
Così, a febbraio, lo stesso Schurger con
due colleghi ha fatto il punto su «Trends
in Cognitive Sciences». «È giunto il mo-
mento di vedere i risultati di Libet in
un'ottica nuova, rivalutando e reinterpre-
tando una grande mole di lavori. Potrem-
mo esserci del tutto sbagliati riguardo al-
l'attività cerebrale che precede i movimen-
ti, che sembra avere tutt'altro significato
rispetto a quello che le veniva attribuito.
E il nuovo quadro che ne esce è molto più
in linea con il nostro senso intuitivo della
decisione intenzionale e del libero arbi-
trio».
Quando iniziamo a considerare di compie-
re un'azione – spiega Schurger – siamo
propensi a farla ma non ancora del tutto
decisi, e questa vaga intenzione modifica
le fluttuazioni casuali dell'attività cerebra-
le, facendole salire più vicino alla soglia di
attivazione. Ma solo quando prendiamo la
decisione vera e propria l'attività cerebra-
le supera questa soglia, la vaga intenzione
diventa una scelta precisa, e il processo che
porta al movimento ha inizio. Ed è in que-
sto momento, o magari qualche breve
istante dopo, che sentiamo di aver preso
la decisione. «Questo lascia largamente
intatta l'idea di libero arbitrio data dal no-
stro senso comune» conclude.
Giovanni Sabato


Aggiornatevi ragazzi!!  :) :)
#66
Consiglio la lettura "l'ottica miope delle neuroscienze" di Nilalienum,si trova sul web e anche un articolo del manifesto sulle "neuroscienze al servizio del potere".
#67
Ciao N
Citazione di: niko il 25 Ottobre 2020, 14:47:53 PM
Citazione di: Dante il Pedante il 25 Ottobre 2020, 14:00:33 PM
Al momento la neuroscienza non ha ancora dimostrato un caxxo sulla autocoscienza. Solo ipotesi e teorie. Se sono bravi come quelli che studiano il covid  ;) ..L'esperimento di Libett è ampiamente superato.Sono interessanti i più recenti studi sul "libero veto" piuttosto che sul libero arbitrio, che dimostrebbero le capacità della mente di fare scelte libere. la visione meccanicistica è ormai preistoria ;D
Famoso anche l'esperimento di questi ricercatori. Essi, attraverso la tecnica della pattern recognition hanno studiato la scelta di alcuni volontari, che avrebbero dovuto decidere quale tra due bottoni avrebbero dovuto premere. Essi scrivono:
«Abbiamo verificato che il risultato di una decisione può essere codificato nell'attività cerebrale della corteccia prefrontale e parietale fino a 10 secondi prima che il soggetto raggiunga la consapevolezza. Questo ritardo, presumibilmente, riflette l'operazione di una rete di aree di controllo di alto livello che cominciano a preparare una decisione imminente ben prima che venga raggiunta la consapevolezza».
In poche parole, per loro, è l'inconscio a determinare l'attività conscia (Fonte: Nature - Unconscious determinants of free decision in human brain). Ma attenzione a non lasciarsi ingannare...

    Innanzitutto, essi riuscivano sì a prevedere quale pulsante avrebbero premuto i volontari, ma con un'accuratezza del 60%, una percentuale non troppo alta se si tiene presente che la scelta era duale e che, tirando a indovinare, essi avrebbero avuto una precisione non troppo inferiore, ovvero del 50%. Ne consegue che essi non hanno scoperto che l'inconscio determina la decisione, ma che semplicemente un desiderio inconscio può spingere in una direzione piuttosto che l'altra.
    Veniva chiesto ai soggetti di premere il tasto non appena avrebbero sentito l'impulso. Il soggetto non doveva quindi "fermare" l'impulso, qualora lo volesse, per non compromettere l'esperimento. Quante volte sentiamo un impulso e lo fermiamo?
    Possiamo, anche qui, rivolgere la critica temporale: 10 secondi non sono anni...
    La corteccia prefrontale ha connessioni reciproche con tutti i sistemi motori ed è connessa con aree che riguardano la memoria e le emozioni. Non ha tuttavia connessioni dirette con aree motrici. Essa serve anche a mantenere informazioni o decisioni pre-stabilite. Da qui si capisce che essa non è determinante, sia per la posizione, sia perché non ha connessioni dirette con le aree della morale o del pensiero cognitivo. Anche se è lei a consigliare cosa fare (o, semplicemente, a simulare l'azione), lei riguarda solo i movimenti (Fonte: Giuseppe di Pellegrino - La corteccia prefrontale)... Bisogna comunque dire che è in parte legata a disturbi quali la schizofrenia e quindi potrebbe influenzare il comportamento (ma "influenzare" è una cosa diversa da "determinare"). Forse, il comportamento non buono della corteccia prefrontale determina un malfunzionamento della vicina memoria emotiva, ma non sta a me dire queste cose.
    Anche la corteccia parietale è legata ai movimenti, oltre alle informazioni visive, uditive e spaziali. Un danneggiamento di essa produce aprassia, ovvero un disturbo che coinvolge i movimenti (Fonte: Università di Venezia - Cervello). Anche questa non è legata alle scelte morali.
    Forse, le aree in questione, stavano semplicemente creando l'immagine visiva di un'azione pre-stabilita da compiere in quello spazio, suggerendo come compierla e quale bottone premere. Insomma, solo un suggerimento...
    La scelta era casuale: non avevano motivazioni per premere un tasto piuttosto che l'altro. È possibile che, di fronte a situazioni del genere, sia il cervello che produce "a random" l'azione. Io, forse, avrei accettato questa spiegazione se la previsione fosse stata precisa al 90%, non al 60%...
    Forse queste persone non avevano ancora deciso quale tasto premere, ma è possibile che l'attività della zona prefrontale stesse solo riflettendo il pensiero su cosa premere: se i volontari pensavano più intensamente al tasto destro (da premere, secondo l'esperimento, con la mano destra) che al sinistro (da premere con la sinistra) è logico che l'attività della zona cerebrale "simuli" l'attività della mano destra, ma non necessariamente il volontario deve muovere la mano destra per premere il pulsante, come il 40% di indeterminazione effettivamente dimostra. Quindi, è logico che ci sia un'attività cerebrale prima della decisione cosciente (Fonte: Filippo Tempia - Decisioni libere e giudizi morali).


È evidente che le interpretazioni di Haynes & co. sono frutto di idee preconcette (basta vedere l'impostazione fortemente riduzionistica dell'articolo) e sono incredibilmente forzate e arbitrarie.

da Falena Blu




Non è che magari migliori la precisione solo del più dieci percento da cinquanta, che avresti comunque perché la probabilità di scelta tra due tasti è quella, a sessanta, usando una tecnologia particolare, perché una tecnologia che preveda in anticipo quale pulsante tra due possibili premerà un uomo a partire dall'analisi della sua attività cerebrale è roba complicatissima da fantascienza, quindi in quanto costruita da altri uomini è imperfetta, quindi più che un miglioramento di prevedibilità del dieci percento sul risultato casuale non ti dà, e già e tanto e sorprendete quello? Magari una macchina simile costruita da alieni avanzatissimi ti porta all'ottanta, al novanta, al cento...
iko

Sono dante :)
Penso che la confutazione sia logica.La teoria dI lIbet si basa veramente su poco. ;)
#68
Tematiche Spirituali / Re:Quanto importa?
25 Ottobre 2020, 14:40:47 PM
Sarebbe difficile dire ad un bambino:Sì,nonno è morto,adesso le larve e i vermi che sono già dentro il suo corpo e anche nel tuo che sei vivo,cominceranno a divorargli tutta la carne iniziando dalle palpebre e dalle labbra;nel frattempo il corpod el nonno si gonfierà tutto e diventerà quasi nero emettendo un sacco di gas puzzolentissimi.Naturalmente il nonno che ti amava tanto non ci sarà proprio più.Si sarà infatti del tutto dissolto in atomi e molecole vari, per lo più puzzolenti.Anche l'amore che ti portava è adesso un gas puzzolentissimo.Così l'amore che ti attraeva al nonno adesso ti farebbe vomitare per la puzza.E anche io e tu finiremo così e della vita puoi godere o soffrire, di solito ti capiterà di più il secondo,ma non vale un caxxo la tua gioia e la tua sofferenza perché anche loro alla fine non sono niente.Anche la tua vita non conta un caxxo dopo tutto, tanto,vivo e o morto,alle molecole non cambia una mina.Fantastico! penso dirà il nipotino ;)
#69
Al momento la neuroscienza non ha ancora dimostrato un caxxo sulla autocoscienza. Solo ipotesi e teorie. Se sono bravi come quelli che studiano il covid  ;) ..L'esperimento di Libett è ampiamente superato.Sono interessanti i più recenti studi sul "libero veto" piuttosto che sul libero arbitrio, che dimostrebbero le capacità della mente di fare scelte libere. la visione meccanicistica è ormai preistoria ;D
Famoso anche l'esperimento di questi ricercatori. Essi, attraverso la tecnica della pattern recognition hanno studiato la scelta di alcuni volontari, che avrebbero dovuto decidere quale tra due bottoni avrebbero dovuto premere. Essi scrivono:
«Abbiamo verificato che il risultato di una decisione può essere codificato nell'attività cerebrale della corteccia prefrontale e parietale fino a 10 secondi prima che il soggetto raggiunga la consapevolezza. Questo ritardo, presumibilmente, riflette l'operazione di una rete di aree di controllo di alto livello che cominciano a preparare una decisione imminente ben prima che venga raggiunta la consapevolezza».
In poche parole, per loro, è l'inconscio a determinare l'attività conscia (Fonte: Nature - Unconscious determinants of free decision in human brain). Ma attenzione a non lasciarsi ingannare...

    Innanzitutto, essi riuscivano sì a prevedere quale pulsante avrebbero premuto i volontari, ma con un'accuratezza del 60%, una percentuale non troppo alta se si tiene presente che la scelta era duale e che, tirando a indovinare, essi avrebbero avuto una precisione non troppo inferiore, ovvero del 50%. Ne consegue che essi non hanno scoperto che l'inconscio determina la decisione, ma che semplicemente un desiderio inconscio può spingere in una direzione piuttosto che l'altra.
    Veniva chiesto ai soggetti di premere il tasto non appena avrebbero sentito l'impulso. Il soggetto non doveva quindi "fermare" l'impulso, qualora lo volesse, per non compromettere l'esperimento. Quante volte sentiamo un impulso e lo fermiamo?
    Possiamo, anche qui, rivolgere la critica temporale: 10 secondi non sono anni...
    La corteccia prefrontale ha connessioni reciproche con tutti i sistemi motori ed è connessa con aree che riguardano la memoria e le emozioni. Non ha tuttavia connessioni dirette con aree motrici. Essa serve anche a mantenere informazioni o decisioni pre-stabilite. Da qui si capisce che essa non è determinante, sia per la posizione, sia perché non ha connessioni dirette con le aree della morale o del pensiero cognitivo. Anche se è lei a consigliare cosa fare (o, semplicemente, a simulare l'azione), lei riguarda solo i movimenti (Fonte: Giuseppe di Pellegrino - La corteccia prefrontale)... Bisogna comunque dire che è in parte legata a disturbi quali la schizofrenia e quindi potrebbe influenzare il comportamento (ma "influenzare" è una cosa diversa da "determinare"). Forse, il comportamento non buono della corteccia prefrontale determina un malfunzionamento della vicina memoria emotiva, ma non sta a me dire queste cose.
    Anche la corteccia parietale è legata ai movimenti, oltre alle informazioni visive, uditive e spaziali. Un danneggiamento di essa produce aprassia, ovvero un disturbo che coinvolge i movimenti (Fonte: Università di Venezia - Cervello). Anche questa non è legata alle scelte morali.
    Forse, le aree in questione, stavano semplicemente creando l'immagine visiva di un'azione pre-stabilita da compiere in quello spazio, suggerendo come compierla e quale bottone premere. Insomma, solo un suggerimento...
    La scelta era casuale: non avevano motivazioni per premere un tasto piuttosto che l'altro. È possibile che, di fronte a situazioni del genere, sia il cervello che produce "a random" l'azione. Io, forse, avrei accettato questa spiegazione se la previsione fosse stata precisa al 90%, non al 60%...
    Forse queste persone non avevano ancora deciso quale tasto premere, ma è possibile che l'attività della zona prefrontale stesse solo riflettendo il pensiero su cosa premere: se i volontari pensavano più intensamente al tasto destro (da premere, secondo l'esperimento, con la mano destra) che al sinistro (da premere con la sinistra) è logico che l'attività della zona cerebrale "simuli" l'attività della mano destra, ma non necessariamente il volontario deve muovere la mano destra per premere il pulsante, come il 40% di indeterminazione effettivamente dimostra. Quindi, è logico che ci sia un'attività cerebrale prima della decisione cosciente (Fonte: Filippo Tempia - Decisioni libere e giudizi morali).


È evidente che le interpretazioni di Haynes & co. sono frutto di idee preconcette (basta vedere l'impostazione fortemente riduzionistica dell'articolo) e sono incredibilmente forzate e arbitrarie.

da Falena Blu

#70
Ciao Viator
No, nessuno mi ha mai definto così.In molti altri modi tipo:cog...ne, sfigato,ecc. ma naif no :)
#71
Estratti di Poesie d'Autore / Re:A New York
23 Ottobre 2020, 21:14:18 PM
Ciao Viator
Sono Dante  :)
Le parti grassettate sono di Senghor e io le ho solo evidenziate perché sono tra quelle che mi hanno colpito di più.Leggendole poi insieme mi sembrava quasi che formassero una nuova poesia, o componimento come di ci tu.Questa viene considerata una poesia, credo che si definisca "a metrica libera", non so. Comunque l'ho trovata in un sito di poesie africane, insieme ad altre di Senghor.
#72
Ciao sapa
erano tanti anni che non le mangiavo,le giuggiole. Non mi ricordavo neanche il sapore.Ad Arquà P. fanno anche un brodo di giuggiole, elisir vari, liquori e pane con le giuggiole.Più che il paese del Petrarca sembra il paese delle giuggiole, in effetti.Devo però deluderti: non siamo andati in un bel ristorante tipico, ma in una bruschetteria.Io faccio lavori precari e adesso , cn il covid, niente del tutto.Non trovo niente.Per fortuna lavora mia moglie e così si tira avanti. Però lei non me lo fa pesare, anzi mi ha detto che non aveva fame e nessuna voglia di aspettare in unristorante.Pensa  se non mi vuole bene la ragazza! :'(
#73
Estratti di Poesie d'Autore / A New York
23 Ottobre 2020, 18:39:30 PM
Propongo oggi, in questo spazio-poesia una bellissima poesia di  L. S.Senghor, il grande cantore della negritude, poeta del Senegal,  di lingua Francese. Da molti considerato il più grande poeta africano :



A NEW YORK

New York! Mi ha confuso,dapprima, la tua bellezza, queste grandi
ragazze d'oro dalle lunghe gambe.
Così timido,dapprima,di fronte, ai tuoi occhi di metallo blu, il tuo
sorriso di brina.
Così timido. E l'angoscia nel fondo delle vie dei grattacieli
Che leva ai suoi occhi di civetta fra l'eclisse del sole.
Solforosa la tua luce e livide le antenne, le cui punte folgorano il cielo
I grattacieli che sfidano i cicloni sui loro muscoli d'acciaio e la pelle
patinata di pietre.
Ma quindici giorni sui marciapiedi calvi di Manhattan
-E alla fine della terza settimana vi assale la febbre con un balzo di
giaguaro.
Quindici giorni senza pozzo né pascolo, tutti gli uccelli dell'aria
Che cadono morti all'improvviso sotto le alti ceneri delle terrazze.
Non un riso di bimbo in fiore, la sua mano nella mia fresca mano
Non un seno materno, solo gambe di nylon. Gambe e seni senza
sudore né odore.
Non una parola tenera nell'assenza di labbra, solo cuori artificiali
pagati con moneta solida
E non un libro in cui leggere la saggezza. La tavolozza del pittore
fiorisce di cristalli di corallo.
Notti d'insonnia e notti di Manhattan! Così agitate di fuochi fatui,
mentre il claxon urlano ore vuote
E le acque scure trasportano amori igienici, come i fiumi in piena
cadaveri di bambini.
Ecco il tempo dei segni e dei conti
New York! Ecco il tempo della Manna e dell'issopo.
Basta ascoltare le trombe di Dio, il tuo cuore battere al ritmo del
sangue il tuo sangue.
Ho visto in Harlem fremente di rumori di colori solenni e di odori
folgoranti
Questa è l'ora del tè in casa del rappresentante di prodotti farmaceutici
Ho visto prepararsi la festa della Notte alla fuga del giorno.
Proclamo la notte più veritiera del giorno.
Questa è l'ora in cui nelle vie, Dio fa germogliare la vita di prima
della memoria.

Tutti gli elementi anfibi raggianti come soli.
Harlem Harlem! Ecco che ho visto Harlem Harlem! Una brezza verde
di grano sorgere dai selciati solcati dai piedi nudi di danzatori Dan
In groppa onde di sera e seni come punte di lancia, balletti di ninfe e
maschere favolose
Ai piedi dei cavalli di polizia, i manghi dell'amore rotolare dalle case
basse.
E ho visto, lungo i marciapiedi, ruscelli di rum bianco ruscelli di latte
nero nella nebbia azzurra dei sigari.
Ho visto il cielo nevicare alla sera fiori di cotone e ali di serafini e
pennacchi di stregoni.
Ascolta Ne York! Ascolta la tua voce maschia di rame la tua voce vibrante
di oboe, l'angoscia ostruita delle tue lacrime piombare in
grossi grumi di sangue
Ascolta battere in lontananza il tuo cuore notturno, ritmo e sangue del
tam-tam,tam-tam sangue e tam-tam.
New York! Dico New York, lascia affluire il sangue nero nel tuo sangue
Che lubrifichi le tue articolazioni d'acciaio, come olio di vita
Che dia ai tuoi ponti la curva delle groppe e l'elasticità delle liane.
Ecco tornare i tempi antichissimi, l'unità ritrovata la riconciliazione
del leone del toro e dell'albero
L'idea legata all'atto,l'orecchio al cuore, il segno al senso.
Ecco i tuoi fiumi sonori di caimani muschiati e di Lamantini dagli
occhi di miraggio. E nessun bisogno di inventare le sirene.
Ma basta aprire gli occhi all'arcobaleno d'aprile,
E le orecchie, soprattutto le orecchie, a Dio che con un riso di
sassofono creò il cielo e la terra in sei giorni.
E il settimo giorno, dormi del grande sogno
negro.

Il grassettato è mio, ovviamente. :)
#74
Tematiche Spirituali / Re:Quanto importa?
23 Ottobre 2020, 15:33:53 PM
Sono Dante  :) Sono così ignorante che devo pregare prima di scrivere qualcosa. :( Pensando alla Vigna della famosa parabola mi viene così da dire che,per il cristiano,non è importante il benessere in questa vita,ma quello viene in sovrappiù dice Gesù.L'importante per il cristiano è essere veramente un BUON lavoratore della Vigna del suo Signore. Anche se arriva verso sera e poco può ancora dare prima del tramonto, ecco che s'impegna  afare del suo meglio con amore per la Vigna. E così partecipa al Canto che si leva tra i lavoratori.Alcuni sono giunti al mattino e sono molto stanchi,altri al pomeriggio ,ma tutti s'impegnano nella vendemmia, amando la Vigna e la Vigna, che richiede sforzo e fatica e il sole che scotta sulle spalle,ti ripaga con la sua bellezza e dolcezza,la dolcezza della sua uva matura.E così,nella semplicità,condividi con gli altri lavoratori la fatica di vivere,ma anche la gioia perché arriva la sera e allora il Padrone della Vigna chiama a sè tutti i lavoratori e a ognuno dà la su apaga.E tutti ricevono il giusto per il loro lavoro.
#75
Riflessioni sul Viaggio e in Viaggio / Arquà Petrarca
23 Ottobre 2020, 15:20:17 PM
Ho visitato domenica questo bellissimo borgo medioevale sui Colli Euganei, dove si trova la casa del famoso poeta e la sua tomba. E' un luogo veramente bello in cui si respira quasi un'aria di altri tempi.E' uno dei borghi più belli d'Italia, famoso anche per le sue giuggiole.Sono rimasto infatti colpito come, in ogni giardino o quasi,si trovino piante di giuggiole,con frutti anche di dimensioni molto diverse.Ne abbiamo acquistate mezzo chilo (5 euro) e poi siamo andati a mangiarcele seduti su una panchina sopra un piccolo colle da dove lo sguardo spaziava sui Colli.La pandemia era così lontana, gli uccelli cantavano e il sole ci scaldava senza essere soffocante.E' il famoso viaggio fatto per l'ann.di matrimonio.Sembra che mia moglie abbia aprrezzato l'idea che mi è venuta.Abbiamo visitato la casa del poeta (5 euro anche qui il biglietto  d'entrata.Non è molto.Prezzo onesto).Si poteva entrare max 5 (e dai!) alla volta,ma nessuno rispettava questa indicazione e nessuno la faceva rispettare.La casa non dice molto.Gli affreschi mi sembrano di qualità mediocre.E' interessante solo storicamente,questo sì.Visto che avevamo poi finito il giro del borgo, che non è grande, siamo andati a visitare anche la rocca di Monselice, che si trova da quelle parti, apochi km.Ne vale la pena.Un viaggio di giornata che consiglio, soprattutto se avete una donna romantica  ;)