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Messaggi - Garbino

#61
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green Demetr.

A quanto pare rincominciamo a non capirci. Comunque non ha importanza perché i dispositivi di Agamben non meritano a mio avviso tutta l' attenzione che tu sembri dimostrare. Quello che invece volevo intendere ponendomi in modo critico, è che mi sembra che tu faccia un cattivo uso del tuo tempo e della tua memoria, e che non segui un metodo razionale e sufficientemente critico su tutto ciò che si presenta alla tua conoscenza. Mi sembra cioè che tu effettui una enorme dispersione di energie intellettuali per argomenti che non lo meritano. Tutto qui, punto.

Nietzsche e la Metafisica.

Scusaste la prudenza ma a questo punto mi sembra necessario ed opportuno non solo fare un breve riepilogo ma anche e soprattutto fare una considerazione generale di una certa importanza nel caso che la mia teoria sia valida. E questa considerazione è che in Nietzsche la Pars Destruens e la Pars Costruens attraversino tutta la sua opera ed hanno come punto focale proprio l' aforisma della Morte di Dio che posiziona ne La Gaia Scienza. 

Nietzsche in molti passi aveva già parlato del suo ateismo e della sua scarsa considerazione per la divinità, e che Dio fosse una risposta troppo piatta per un pensatore, un modo per dirgli: non pensare. Ma è soltanto con la morte di Dio che lui rompe con la tradizione e con la Metafisica Classica, eliminando in un colpo solo ( Mondo Vero di Platone a parte ) tutta la Metafisica soprasensibile. Il Motore Primo di Aristotele, il Demiurgo e la Materia del mito del Demiurgo di Platone e ogni riferimento alla divinità in ogni filosofo che lo aveva preceduto e in quelli a venire. Su Heidegger e Severino aspetto sia la considerazione di Maral che quella di Green e di qualsiasi altro che volesse intervenire e sui quali per il momento non mi espongo perché non posso dire di conoscerli o almeno di conoscerli abbastanza per qualsiasi valutazione in merito.

In Crepuscolo degli Idoli Nietzsche affonda la lama sul Mondo Vero di Platone eliminando anche l' ultimo baluardo soprasensibile che gli si frapponeva nel compito di affermare il suo pensiero filosofico. A questo punto Nietzsche ha di fronte diverse strade ed alla fine finisce per non pubblicare la Volontà di potenza e scrive Al di là del bene e del male, Così parlo Zarathustra, Genealogia della Morale e L' Anticristo. Anticristo che definisce come la transvalutazione di tutti i valori. E' ovvio che non sapremo mai perché abbia fatto questa scelta o non sia stato in grado di portare a termine la sua opera definitiva e cioè quella La volontà di potenza, che finalmente ho avuto modo di leggere così tardi.

E non posso che ringraziare proprio Maral che mi ci ha indirizzato, perché proprio grazie alla lettura del Nietzsche di Heidegger mi sono reso conto che la versione a mia disposizione era ridicola in confronto alla vastità e alla profondità degli scritti inediti, e di cui e su cui bisogna comunque necessariamente avere un atteggiamento cauto su ciò che vi si trova, nonostante ciò che Heidegger afferma.

Ciò non toglie che si possa continuare ad ipotizzare quale fosse lo schema seguito da Nietzsche e che poi non ha portato a termine. E questo schema prevede l' affrontare Aristotele, il principio di non contraddizione e l' Essere come realtà nel suo insieme. E questo perché quell' Essere è allo stesso tempo fisico e Metafisico. La realtà nel suo insieme è cioè qualcosa che non muta pur mutando in ogni sua parte. E' cioè qualcosa di cui, come dicevo nel post precedente, abbiamo continuamente esperienza ma che ci sfugge proprio nel suo insieme perché non se ne può avere esperienza e perciò raggiungibile e considerabile soltanto a livello Metafisico. Non so chi possa essere d' accordo ma mi sembra una riflessione abbastanza valida su ciò che Aristotele indica come Essere.

Penso che possiamo fermarci qui e riprendere nel prossimo post, a meno che non vi siano critiche a cui dovrei in ogni caso rispondere.

Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#62
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Cari amici,
alla luce di quanto letto ieri sulla Metafisica di Aristotele e che ho esposto nel post di ieri, è doveroso fare un piccolo passo indietro ed inquadrare l' argomento con una prospettiva migliore di quella iniziale e cioè partendo dal capitolo sul Mondo Vero in Crepuscolo degli idoli. Ma prima, ritengo necessario dedicare due parole a Green Demetr.

X Green

Mio caro Green, ma come fai a farti coinvolgere da teorie come quella di Agamben e i suoi benedetti dispositivi? Mi ci sono voluti dieci secondi per pormi in maniera molto critica su tale teoria e dieci minuti per leggere tutto quello che c' era da leggere. Ma se non riesci a farti accendere una luce quando è necessario, il mio consiglio è di pensare a quello che direbbe Nietzsche su una teoria del genere!!! Te lo dico io cosa direbbe: carta scarabocchiata, in altre parole robaccia, con tutte le scuse per chi la ritiene importante e interessante. Ma sì, con le stesse dinamiche a livello storico che ha generato la Trinità, basta una profanazione del telefonino, del comunismo, del capitalismo, e tutto torna nella norma e cioè nella stupidità più completa, in ogni mente che vi si accinga. Ma come fai a non capire che proprio queste teorie sono a loro volta dispositivi che ti allontanano da ciò che è veramente importante??!!  Proprio quei dispositivi di cui si serve il potere in generale e quello culturale, i filistei colti, e che tutto vogliono tranne che una rivoluzione a livello culturale. Devi leggere l' inattuale di Strauss bene, almeno cinquanta volte. Se non altro ogni volta ho riscontrato un sentimento di ilarità che comunque è sempre positivo. 
P.s. Devi ancora indicarmi da dove hai preso la comunità di amici in Nietzsche.

Bene, ma torniamo alla Metafisica. Intanto bisogna mettere in evidenza che Nietzsche raramente confuta, e lo afferma anche apertamente diverse volte, affermando che le confutazioni non lo riguardano. E che proprio a livello metafisico si era già liberato del soprasensibile con la Morte di Dio e in tutte le affermazioni che Lo riguardano. Per chi dovesse avere dei dubbi non deve far altro che esporli e fornirò i richiami che comunque sono presenti in tutta l' opera di Nietzsche. Questo comporta che Nietzsche al momento in cui affronta il Mondo Vero di Platone ritiene che sia l' unico soprasensibile rimasto da eliminare dalla Metafisica.  

Tutti gli altri, compreso il Motore Primo di Aristotele, li ritiene cioè già eliminasti. Rimangono fuori l' Essere di Heidegger e Severino che non conosco e perciò lascio ad altri il valutarne le conseguenze. Il Mondo delle Idee di Platone, che comunque era stato già confutato ed anche aspramente proprio da Aristotele nella Metafisica, rimane l' ultimo scoglio e il più importante perché Platone ne aveva dimostrato la logicità attraverso il far risolvere a degli ignoranti dei problemi geometrici di una certa difficoltà. Era infatti in base a tale circostanza che lui aveva affermato, attraverso Socrate, che il conoscere era un ricordare dell' anima che doveva aver già visto altrove tali conoscenze e che questo luogo era appunto il Mondo delle Idee.  Come ho già detto altrove il fenomeno invece è spiegabilissimo ai giorni nostri con la genetica e con ciò ne cade la logicità. E dico logicità perché la possibilità non ne viene inficiata.

Ma a Nietzsche non interessa né confutare né porre come possibile tale mondo: lo annulla e basta. Lo ritiene cioè già confutato dalla sua impossibilità, dal fatto appunto che lui lo ritenga un errore, un' illusione, forse l' errore più grande di tutta la filosofia perché ha preparato la strada per il Cristianesimo.

A questo punto mi sembra di aver trovato la risposta a Paul 11 sul perché Nietzsche abbia portato avanti questa strategia. Il suo scopo non è quello di eliminare la Metafisica ma tutto il soprasensibile che di rigore appartiene alla filosofia. Chi lo ha letto abbastanza profondamente, in fondo sa che lui è sempre critico su tutti i filosofi che lo hanno preceduto. Da Platone a Socrate, da Pascal a Leibnitz, da Schopenhauer ( dopo averlo preso come maestro ) a Kant. Gli unici con cui si ritrova a livello giovanile sono Schopenhauer ed Epicuro, ma per gli altri, con qualche altanelanza per Hegel ( famosa la definizione di spirito gigantesco di Hegel che però a parer suo non sapeva scrivere ) e per Spinoza ( di cui apprezzava l' idea di Dio racchiudente sia il bene che il male ) non dimostra alcun apprezzamento. Sui presocratici ci sarebbe molto da dire visto che gli ha dedicato un' opera, ma non è questa la sede dove prenderli in  esame. Mi resta Parmenide, ma se qualcuno non mi costringe a prendere in mano anche lui, non ho proprio intenzione di dedicarmici.

L' unica eccezione perciò rimane Aristotele, di cui parla pochissimo, e devo ancora arrivare a leggere l' aforisma di cui ho già parlato sul principio di non contraddizione e perciò per il momento mi fermo qui. Ricordo comunque che l' essere di Aristotele non gravita nel soprasensibile: l' essere è la realtà nel suo insieme. Alla prossima l' argomento Metafisica in base anche all' introduzione della volontà di potenza e dell' eterno ritorno. Mi sembra di aver detto tutto.

Grazie della cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta.
#63
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro

 X Maral.

Devo confessarti che alla fine mi sono risolto, non senza resistenze da parte del mio istinto che però questa volta aveva relativamente torto, a leggermi la Metafisica di Aristotele. Ed allora ho capito che la Metafisica varia da filosofo a filosofo e non sempre, anzi per Aristotele quasi per niente, si riferisce all' ultrasensibile, e che l' essere non è altro che la realtà nel suo insieme. Come spesso mi è accaduto è tutta colpa perciò della mia atavica difficoltà ad interessarmi di ciò che ritengo non mi interessi. L'unica parte ultrasensibile è relativa a Dio e cioè al Motore Primo che è fermo e che da il movimento a tutte le cose. Quella di Platone so per certo che è il Mondo delle Idee e su questo non ci piove, perciò incomincio ad avere un' idea di quello che è la Metafisica e cosa ciò comporti nel messaggio di Nietzsche. In pratica avevo sempre pensato che l' essere fosse ultrasensibile, e in parte lo è ma, almeno per Aristotele, è qualcosa che forse non capiamo ma di cui si ha continuamente esperienza. Dimmi se sbaglio perché sono ai primi passi e potrei anche dire corbellerie.

X Green Demetr

Intanto è positivo constatare che alla fine bene o male ci siamo, almeno spero, capiti. Per descrivere quello che sono ai tuoi occhi, posso dirti che sono utopico nello spirito, e perciò disposto al cambiamento e quindi vivo, ma troppo razionale nello sviluppo del pensiero e perciò morto sulla possibilità di cambiamenti utopici nel reale. Accontentati perché dovrei portare l' argomentazione a temi che ritengo ancora troppo presto argomentare. La poesia di Baudelaire è bellissima ma non mi ha proprio toccato.  Capisco che ci possano essere persone che purtroppo vivono frequentemente quegli stati d' animo, ma non accade a me.  Se hai letto bene il post precedente, per quanto riguarda il Nichilismo, ci sto arrivando. Ed è inutile che ti dia una risposta ad una domanda fuori da un contesto che probabilmente tu capiresti ma altri no. 

Sulla tua affermazione riguardante il mondo del futuro basato su di una comunità di amici ( ti chiedo nuovamente dove tu l' abbia presa ) e sul fatto che Nietzsche tenti di dare un senso nel momento in cui ci si è resi conto dell' insensatezza del Mondo, ci andrei un po' cauto. 

Quello che ti chiedo è soltanto di avere un po' di pazienza. Sto seguendo un filo che da tenue diventa sempre più forte e che forse, e dico forse, non so dove mi porterà.  Forse all' Eterno Ritorno?.........

Grazie della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#64
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
07 Maggio 2017, 11:38:18 AM
Che è l' uomo?

X Gyta

A quanto poare sei una vecchia conoscenza del sito e perciò non ti do il benvenuto ma semmai il bentornato. Da come ti esprimi ti presenti come un' appartenente al sesso femminile e ciò veramente non può che essere positivo. Per altro Maral tarda a risponderti, impegnato com' è, ed allora provo a darti la mia risposta, visto che avevo considerato il discorso accettabile, e a cui poi Maral potrà aggiungere le sue opinioni personali.

E' ovvio che lo status dell' uomo possa essere considerato anche come una differenza in rapporto a tutto ciò che vive. Ma è una differenza che oltre alla sua fisicità inerisce anche a qualcos' altro, e cioè ad una capacità intellettiva che lo rende cosciente di quel che è, o almeno di quel che pensa di essere. E gli dà anche la possibilità di guardarsi attorno e di cercare di capire cosa lo circonda e determinarlo. E a questo punto la parola differenza mi sembra che non sia più sufficiente a stabilire il suo status. Ed è per questo che la parola disomogeneità e discontinuità possono descriverlo in un modo, sempre a mio avviso, più calzante. Qui si è di fronte infatti ad una condizione inquadrabile come un Dio minore ( quello maggiore è quello Metafisico ) che però non può abbandonare la sua fisicità e non può essere senza la fisicità. Come Nietzsche afferma ironicamente: l' animale impossibile.

Il vocabolo discontinuità si riferisce ad una particolarità a volte sottovalutata del crescere intellettivo umano, e cioè che essa può svilupparsi soltanto in un ambiente umano completo. ( questo caro Green era il motivo per cui ti avevo indicato Il Signore delle Mosche di Goodwin ) perché in assenza di esso, mentre le caratteristiche istintuali, bene o male raggiungono comunque un certo livello, a livello intellettivo si può registrare addirittura un regresso, e non solo in un ambiente povero di adulti ma anche in un ambiente ( naturale-sociale ) in cui sia accaduto qualcosa che lo abbia alterato in modo significativo.

Per quanto riguarda la sensazione che tu ritieni vera, essa lo è soltanto soggettivamente, ma noi sappiamo che essa è falsa.  E come giustamente afferma Maral lo sappiamo non per esperienza diretta, a meno che non prendiamo un aereo o un missile interstellare, ma perché ci viene insegnato fin da piccoli.

L' uomo che tu poni come essere quel luogo dove tutto ( o quasi ) è possibile, posso accettarlo soltanto se ti riferisci alla sua inventiva e fantasia, perché a livello fisico-intellettivo è possibile soltanto ciò che l' uomo ha in potenza di essere e nient' altro. Ha in potenza nel senso aristotelico del termine, naturalmente. Il resto mi sembra che riguardi più direttamente Maral e perciò lascio a lui risponderti. Se in caso interverrò in seguito su tali argomenti.

A presto Gyta e grazie di Esser-ci. E non nel senso heideggerriano del termine.

Garbino Vento di Tempesta.
#65
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green Demetr

Vedi caro Green, io ti faccio delle domande precise e tu tergiversi. E' inutile, siamo, ci troviamo su due piani diversi e tu continui a non capire o a non voler o a far finta di non voler capire quello che io affermo. Io non ho mai detto che le due rivoluzioni abbiano ottenuto il risultato di applicare uno schema nuovo e nemmeno che esso sia paragonabile ad un modello comunista. Né ho mai detto che l' ideologia comunista sia migliore di altre. Ho solo detto che la contrapposizione ideologica tra USA e URSS ha ritardato l' escalation predatrice del capitalismo. Inoltre io ho detto che il pensatore dovrebbe riuscire a saper leggere il presente, fare la sua valutazione sul contesto storico e schierarsi su ciò che ritiene sia più doveroso schierarsi. Ma pensare che ciò possa modificare le forze in campo o che possa portare ad un cambiamento della situazione politico-economica è pura utopia. La paranoia mi sembra che stia da tutt' altra parte che non nella mia testa. Che poi le condizioni di vita nei due Paesi in cui la rivoluzione è riuscita siano migliori è una mera valutazione di carattere opinabile, ma che molto probabilmente si avvicina alla realtà. E soltanto perché la contrapposizione tra le due ideologie ha avuto anche nei due Paesi effetti benefici. 

Quello che io intendo, caro Green è che comunque gli utopisti non valutano mai il rapporto dell' uomo con il potere. E questo perché non ne hanno esperienza, e credono che basti modificare le condizioni culturali per modificare uno schema politico-economico. Balle, caro Green, soltanto balle. E' l' uomo che determina il presente, te l' ho già detto e non uno schema culturale. Anzi è proprio lo schema culturale che viene creato dall' uomo nell' attimo in cui lo crea. Nell' attimo in cui agisce. Quello che io affermo è che modificare uno schema politico-economico richiede molto di più di quello che tu pensi e che gli autori che mi hai citato pensano. Alla fine è tutta utopia e scarsa capacità di capire la differenza tra teoria e prassi. Inoltre e concludo tu mi chiedi in pratica di pormi come se io provassi angoscia e necessità del metafisico quando ho affermato a chiare lettere che mi sono totalmente estranee. Spero di aver spiegato in modo chiaro come la penso.

Ma adesso torniamo a Nietzsche e riprendiamo il nostro discorso. Nietzsche quindi in Crepuscolo degli idoli afferma che il " Mondo vero " è da eliminare, perché superfluo e che con ciò viene eliminato anche il " Mondo apparente ". Morte della Metafisica. Ma vediamo quello che Heidegger afferma su questa presa di posizione di Nietzsche. La volontà di potenza come arte pag. 204:
-....... Di conseguenza, il rovesciamento del platonismo e infine lo svincolamento da esso diventano una metamorfosi dell' uomo. Alla fine del platonismo sta la decisione della trasformazione dell' uomo......Il " mondo vero", il soprasensibile, e il " mondo apparente, il sensibile, costituiscono insieme ciò che si oppone al puro nulla; l' ente nel suo insieme.Se entrambe sono aboliti, tutto cade nel vuoto nulla. Nietzsche non può voler dire questo; vuole il superamento del nichilismo in ogni sua forma. .....-

Questa la presa di posizione di Heidegger. Mentre a mio avviso Nietzsche intende dire che non vi è più un aggettivo da accompagnare alla parola mondo da cui possa scaturire una contrapposizione con un altro mondo. Rimane soltanto il mondo in cui viviamo e sparisce ogni possibilità di presenza di un mondo al di là di questo in cui viviamo.
Altra cosa è l' affermazione che Heidegger fa sull' impossibilità che Nietzsche voglia proprio affermare ciò. Perché a suo dire il nichilismo può essere debellato soltanto grazie alla Metafisica. E ciò che Nietzsche vuole è il superamento del nichilismo.  Anche questo argomentare però, sempre a mio avviso, è pretestuoso, dal momento che se Nietzsche la abolisce è perché ritiene ciò indispensabile. E se anche il suo intento fosse quello del superamento del nichilismo in ogni sua forma , ritiene che questo superamento sia possibile proprio soltanto attraverso l' eliminazione del " Mondo vero " e perciò della Metafisica. 

A questo punto diventa interessante la domanda di Paul 11 sul perché Nietzsche decide di porsi in questo modo, perché cioè affossi la Metafisica. Se non ha intenzione di rimanere anche lui in una dimensione metafisica, che senso ha quello che fa? Questa è una bella domanda che cercherò di argomentare nel prossimo post.

Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#66
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Green Demetr, mi dispiace ma non ci siamo. Io pensavo di aver già sepolto l' ultima volta questo argomento, ma devo ravvedermi. Certo è che tradisci la tua intelligenza e Nietzsche se continui ad avere simili problemi di carattere politico. Comunque per non deluderti totalmente ti ripeterò i presupposti che identificano anche il massimo per cui un pensatore, come Nietzsche afferma più volte, appartiene all' epoca in cui vive. Il filosofo poi non vi appartiene affatto. Ma questo è un discorso che meriterebbe una discussione a parte e che ti prego di aprire se tu avessi dei dubbi. A mio avviso, due sono le rivoluzioni riuscite contro il capitalismo, quella sovietica e quella cubana. E ricordo che fu proprio Nietzsche a indicare la Russia come la Nazione in cui l' arco era più tirato, contrariamente a Marx che aveva pensato più all' Inghilterra. Comunque quella sovietica è terminata poco dopo ed è diventata qualcosa di diverso nel momento in cui Stalin è riuscito a sbarazzarsi di Trotsky e di Lenin. Al di là di cosa sia diventata ciò non toglie che da quando è caduto il muro di Berlino stiamo peggio tutti quanti. E questo perché il capitalismo ha accentuato la sua caratteristica predatrice in ogni parte del nostro pianeta. L' unica rivoluzione veramente riuscita perciò è quella cubana che aveva come faro soltanto Castro, visto che il Che era solo un grande organizzatore militare ma non un politico. E questa in fondo è stata fino ad adesso la fortuna di Cuba. Fortuna che comunque può ritenersi vincolata amche alla compresenza di un paese come l' Unione Sovietica che, in cambio di una rivisitazione di alcuni vocaboli in favore del comunismo, ha fornito una lunga protezione dal pericolo di azioni dirette statunitensi. Perché comunque bisogna sempre valutare che entrambe erano inserite in un regime capitalistico, e perciò entrambe hanno comunque dovuto raggiungere compromessi sia interni che esterni con le ideologie che le aveva ispirate. Io sono contro la globalizzazione, e non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo, ma non è che arrestando quella, ammesso e non concesso che se ne sia capaci, poi avremmo abbattuto il capitalismo. Ed è già illusorio pensare che si possa arrestare la globalizzazione. Ed è per questo che non ci siamo, caro Green. Primo punto.

Come ti ho già comunicato ci sono due cose che mi rimangono totalmente estranee, la Metafisica e l' angoscia. Tanto che incomincio ad ipotizzare, a livello intuitivo, che dipendano direttamente l' una dall' altra e che entrambe dipendano dalla forza del bisogno metafisico. Io penso che tu abbia bisogno di un po' di riposo intellettivo e ti consiglio la lettura di tre libri che ti possono aiutare non poco, sperando che tu non li abbia letti. Il Signore delle mosche di Goodwin, To the lighthouse ( tradotto inopinatamente Gita al faro ma la cui traduzione sarebbe dovuta essere Verso il faro ) della Woolf e Affinità elettive di Goethe. Secondo punto e chiudo. Comunque sono sempre qui, caro Green.

X Maral

Forse non mi ero spiegato bene, ma condivido completamente ciò che tu affermi essere il rapporto che non solo Garbino, ma ogni persona stabilisce con un filosofo o altro. E che è poi il confronto con l' altrui pensiero che permette, di solito, un miglioramento sostanziale dell' opinione che ciascuno si fa del filosofo o altro. Il problema, e sono altrettanto d' accordo con te, riguarda la genialità di Nietzsche che, legata alla sua mancanza, o presunta mancanza di sistemicità, perché se è un genio è possibile che siamo noi a non riscontrarla, rende un confronto di opinioni sempre più difficile e complicato. Ma come mi sembra di aver già affermato, se approfondiamo l' argomento, questo problema si riflette anche su tutti i grandi, dato che addirittura su Platone Aristotele e Socrate spesso si riscontra molta incomprensione, come tu accenni, ed una differenza di opinione che può ritenersi sostanziale. Come pure c' è qualcuno che ne parla e dimostra di non avere capito ancora niente perché sostiene di averli compresi totalmente. I geni, sono d' accordo con te, si interpretano non si conoscono. Ma vi possono essere delle interpretazioni che a rigore logico possono essere più vicine alla loro comprensione di altre. E solo il tempo poi dirà, se lo dirà, deciderà se lo deciderà quali possano essere le interpretazioni che si avvicinano di più alla loro comprensione. E se siamo qui a prendere in esame i tre grandi dell' antichità, non so proprio quando ciò possa accadere per Nietzsche. Ma comunque rimango dell' opinione che dopo questi quasi quattro anni di preparazione e discussione, a cui anche tu hai dato e spero continuerai a dare un notevole contributo, sia l' ora che incominci a prendere atto che le mie opinioni si sono rafforzate invece che frantumarsi e che incominci a proporle in un modo diverso e difenderle.

Ci tengo a precisare che i grandi in Filosofia sono tutti i Presocratici che hanno aperto la strada ai tre grandissimi sopra citati, Cartesio per il famoso Cogito ergo sum, e Kant, Hegel e Schopenhauer che hanno preparato la strada agli altri tre grandissimi e cioè Nietzsche, Marx e Freud. Del resto salvo poco o niente. Qualcosa qui e là, anche se di solito si ha a che fare con credenti che cercano di mediare tra ragione e fede e i cui risultati sono spesso insignificanti. Questo sempre a mio avviso. Una citazione a parte meritano Heidegger e Severino che conosco poco e su cui perciò ritengo doveroso sospendere come al solito il giudizio. Anche se di entrambe ho trovato geniali alcune intuizioni e interpretazioni su Nietzsche, ma sulla cui filosofia conosco veramente poco per potermi esporre ad un giudizio.

Mi sembra di aver detto tutto quello che dovevo dire e come al solito ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#67
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Aspettavo Green ma non si fa vivo perciò ritengo doveroso rispondere a ciò che Maral ha argomentato e che ringrazio come sempre. So di non essere all' altezza di alcune tematiche ontologiche, e se necessario comunque cerco di argomentare quanto rientra nella mia opinione, ma se qualcun altro lo fa per me ed in un modo che mi appare migliore non è che mi lamento. Ma naturalmente lo sfondo o il nocciolo o i noccioli sono altri e la loro risoluzione non facile.

X Maral.

Perfettamente d' accordo con te che Nietzsche raramente sia realmente sistematico, ed infatti anche quando segue comunque un filo logico o un piano logico raramente riusciamo a riscontrarlo. Come appunto, mi sembra di averlo accennato ma non ne sono certo, accade, a mio avviso, in Genealogia della Morale, dove alla fine tutto torna. Anche il partire dall' argomento ' Buono e malvagio ' 'Buono e cattivo '. 
Scusa piccola divagazione proprio stamattina ho trovato in libreria l' opera La volontà di potenza con tutti i suoi scritti inediti ordinati dalla sorella e da Gast ( diamine!!! ben 1964 aforismi ) al prezzo di 14 euro e l' ho subito acquistato ritenendolo un buon prezzo, per altro molto inferiore a quello che mi aspettavo visto che precedentemente costava Quarantamila delle vecchie lire. Appena avrò qualche novità lo comunicherò in questa discussione. Chiusa divagazione.

Ma pur essendo d' accordo con te, certo tu non puoi non considerare che io comunque delle opinioni me le possa essere fatte e che possano essersi talmente stabilizzate da ritenere che difficilmente possano essere rimovibili. Allo stesso tempo so di sicuro quanto in esse possa esservi celato molto di me e quanto possa addebitarsi ad una mia eventuale incapacità ad inquadrare complessivamente il suo messaggio filosofico.  Ma ciò non inficia che io possa avere delle opinioni e che abbia tutte le ragioni per difenderle. E questo è un punto.

Per quanto riguarda il Nietzsche Metafisico, io non ho mai detto che lui non si interessi di Metafisica, perché se decide di scrivere quello che ha scritto in Crepuscolo degli idoli significa che comunque lui ne ha una grande conoscenza. Ma da qui ad ammettere che il contenuto metafisico del suo pensiero segua i canoni della Metafisica Classica e che lo spessore maggiore, sempre del suo messaggio, sia proprio il fatto che non se ne discosti, e che il valore del suo messaggio riguardi proprio l' ambito metafisico mi sembra assai arduo da affermare. Anche perché il suo valore potrebbe proprio risiedere nel contrario e cioè che se ne discosti  e che prenda posizione nei confronti della stessa. Ma ciò non toglie che io possa avere le mie opinioni in merito e difenderle. Secondo punto.

La questione di Socrate è purtroppo incredibilmente difficile e resta ancorata ad una analisi che non può che essere che teorica, visto e considerato che non ci ha lasciato niente di scritto. Ma nessuno può affermare che i dialoghi riflettano verosimilmente ciò che nella realtà è accaduto. Non sappiamo cioè quanto in essi vi sia di Socrate e quanto di Platone. La mia opinione personale, e che si distacca anche da quella corrente, è che Socrate finisce nel momento in cui Platone ci presenta gli argomenti come verità. Quando li svolge fino in fondo dando delle risposte. Tanto che incomincio a dubitare che lo stesso paradigma ragione-virtù-felicità sia di Socrate o che comunque Socrate lo abbia posto come Platone ci tramanda. E questo sempre perché quando quando ci troviamo di fronte all' affermazione di Socrate di sapere di non sapere, ritengo addirittura contraddittorio che poi possa affermare di possedere qualsiasi verità. Ci sarebbe una marea di cose da aggiungere ma qui metto il terzo punto.

Sul fatto che tutti si basano su ciò che vedono ho sinceramente qualche dubbio. E lasciando da parte per un attimo la Metafisica, parliamo del fatto che pochi vanno a leggere le opere a cui si riferiscono e si fidano invece di ciò che dice Heidegger, o Severino o qualcun altro, ma, e questo è assurdo, diverse volte non avendo letto né l' uno né l' altro, e affidandosi a ciò che dicono altri di quel che dicono questi filosofi intorno a Nietzsche, alla Metafisica o altro. Al che piuttosto che di filosofia mi sembra che si sia al cospetto del caos. Oltretutto se si ritiene che Garbino non è capace di saper leggere Nietzsche o Severino o Heidegger, come si può ritenere poi di essere capaci di capire gli stessi attraverso ciò che altri dicono su di loro e che si possa ritenere di capirlo meglio di Garbino che invece raramente esprime opinioni su ciò che non ha letto alla fonte? Mi sembra un pregiudizio che personalmente non mi arrischierei mai a concepire né soprattutto a formulare. Quarto punto.

Sull' argomento dei contesti invece non ho nulla da eccepire e ritengo anch' io che la sua discussione ci porterebbe molto lontano. Perciò condivido pienamente la tua decisione di rinviare ad altrove l' eventuale approfondimento.

Comunque quello che ho scritto nel post a cui ti riferisci è soltanto l' inizio del percorso sul diritto al futuro che avevo in mente di aprire e che sicuramente necessita di riprendere in esame quanto da Nietzsche affermato e ricollegarlo a tutto ciò che Nietzsche ha scritto sull' argomento.
E' un' indagine ed analisi lunga ma indispensabile, sempre a mio avviso, se si vuole uscire dall' empasse in cui ci si ritrova e che rimane comunque non solo di difficilissima trattazione ma soprattutto di difficilissima risoluzione. Mio caro Maral il cammino è appena incominciato.....
E' o non è il momento dell' INCIPIT ZARATHUSTRA??..........

Grazie della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta
#68
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

XJean

Poetico ed attento alle tragedie che attraversano molti luoghi ancora del nostro pianeta. E forse non sai neanche quanto tu abbia ragione. Ma la mia domanda a Green scaturisce da alcuni richiami al porsi contro qualcuno senza mai specificare chi e in quale modo. L' ultimo proprio in una breve risposta nella discussione Essere e divenire che potrebbe esserti passata inosservata.

Ma nell' attesa che Green risponda sia a me che a Paul 11, con cui non sono assolutamente d' accordo, è meglio forse riprendere il cammino perché a quanto pare non si ci schioda dalle proprie posizioni ed allora l' argomento invece che aiutare rende tutto più difficile.

La situazione comunque è questa. Nietzsche in Crepuscolo degli idoli abbatte, annulla il mondo vero e con esso anche il mondo apparente. 
COME IL "MONDO VERO" FINI' PER DIVENTARE FAVOLA ( Storia di un errore )
5. Il " mondo vero" - un' idea che non serve più a niente, che non vincola nemmeno più - un' idea divenuta inutile, superflua, dunque, un' idea confutata: eliminiamola! ( Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; rossore di vergogna di Platone; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi ).
6: Il mondo vero lo abbiamo eliminato: quale mondo è rimasto? quello apparente forse? ....Ma no! Col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente! ( Mezzogiorno; momento dell' ombra più corta; fine dell' errore più lungo; culmine dell' umanità; INCIPIT ZARATHUSTRA ).

Anche se vorrei dirti, caro Nietzsche, che qui a più di cento anni dalla tua morte c' è ancora chi non crede a quello che io leggo in questa tua sepoltura della Metafisica, e preferisce credere ad Heidegger o a quello che altri dicono che Heidegger affermi perché è soltanto quello che si vuole sentir dire. 

Le cose stanno così, altro che insensatezze. E se mi sono sobbarcato la lettura e il resoconto di Genealogia della Morale e Il Nietzsche di Heidegger è anche nel tentativo di rimuovere le difficoltà inerenti al suo annullamento della Metafisica: Essere, non-essere, Dio, Platone, l'Uno il Due e tutto il resto. Certo non ritengo affatto che ci possa essere qualcuno che possa ritenere che Garbino affermi quale sia il miglior modo di leggere Nietzsche, ma non vedo proprio come si possa leggere diversamente quanto scritto in Crepuscolo degli idoli.

Ah già, ma Nietzsche ne ha scritte di contraddizioni, naturalmente quando fa comodo che le scriva e non quando afferma cose che accettiamo.

Grazie per la cortese attenzione.

 Garbino Vento di Tempesta.
#69
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral e Paul 11

E' da un po' che non mi trovavo d' accordo con Green, ma questa volta debbo ringraziarlo perché ha risposto in un modo che in gran parte condivido, anche se la mia analisi sulla Metafisica parte più da una critica matematica che da una conoscenza profonda della Metafisica stessa attraverso Parmenide, Platone e Heidegger. D' altronde non potendo concepire un mondo altro, ho sempre ritenuto che l' approfondimento sarebbe stato ben più arduo per me che per chi invece lo riesce a concepire. Ricordo infatti che quando Platone parlava dell' uno, io rimanevo completamente allibito per l' immane sciocchezza che teorizzava, più che teorizzare come avrebbe fatto Socrate, che riteneva immanente, vero. 

Sono peggio di San Tommaso per tutto ciò che mi viene teorizzato. Non credo a ciò che non vedo e la mia mente rifiuta categoricamente di credere a ciò che non rientra nel campo sensibile. E' un errore? Non credo proprio. Ritengo molto meno appropriato che si possa credere a ciò che non si vede, non si tocca ed anche allora sottopongo sempre ciò di cui ho sensazione ad un vaglio di quante più prospettive possibili per accettarlo come accadere, come qualcosa che rimane nel piano dell' accadere.

X Green Demetr

Sono d' accordo che in fondo un aforisma vuol dire poco nel contesto delle centinaia di pagine che Nietzsche ci ha lasciato, ma è anche l' unico in cui afferma che: Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere ( l' ultima frase è in corsivo e che come ho già specificato si riferisce alla Metafisica Classica come lo stesso Heidegger interpreta ). Per altro il virgolettato l' ho messo, mentre invece non ho inserito mai il corsivo, ma solo per praticità, anche se ammetto che è importante come nell' ultima frase riportata poco sopra. Eppure si continua a parlare di essere e di ente come se Nietzsche non intendesse altro, e a mio avviso, lo intende e come!!! Ma su questo potrò approfondire quando mi arriverà l' opera completa degli scritti inediti di Nietzsche e che comunque sono d' accordo che vada presa con le molle. Il problema però è che Heidegger lo fa e anzi precisando che li ritiene gli scritti più attendibili di Nietzsche proprio perché sono datati, quando lo sono, più tardi delle sue opere edite.

La tua critica ad un verso di Blowin' in the wind di Dylan mi sembra inopportuna e forse significa che conosci poco la storia di quella canzone. Mio caro Green, Blowin' in the wind è stato il cavallo di battaglia di tutta la contestazione americana degli anni 60. E il vento era appunto il vento della rivoluzione che attraversava tutta la società americana a livello giovanile e che fu repressa anche con la Guerra del Vietnam richiamando molti giovani che avrebbero preferito combattere in casa per le cause civili e sociali del loro Paese che non in uno sperduto angolo di Terra del Pacifico. Ma soprattutto la mia citazione verte a constatare che nulla è possibile senza un vento che si alza contro le proprie catene sociali e civili e soprattutto economiche. E mi puoi dire tu dov' è questo vento? Contro chi alziamo la nostra voce, contro chi ci poniamo per raggiungere obiettivi rivoluzionarti di cambiamento senza un vento? Ma soprattutto anche in assenza di vento contro chi ci poniamo? Vedi tu un soggetto qualsiasi contro cui porsi e poter affermare: Sì, sono dalla parte giusta e contro la persona o categoria o altro giusta? C' è una categoria di persone che possa rappresentare comunque una volta messo in moto il tutto, ammesso e non concesso che si riuscisse nell' intento, a cui poter affidare il nostro futuro? Esiste, caro Green? Esiste o no? E guarda che desidero anzi pretendo una risposta poco evasiva e soprattutto convincente. Sempre con stima.

Grazie della cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.
#70
Tematiche Filosofiche / Re:essere e divenire
02 Maggio 2017, 11:11:39 AM
Essere e divenire

X Green Demetr.

Mio caro Green, ma cosa ce ne può importare degli scopi della scienza nell' ambito capitalistico. D' altronde saremmo ancora nel Medio Evo senza la pioggia di miliardi che vengono investiti nella ricerca soltanto con fini di ritorno economico e di potere in tutti settori del mondo economico. Noi siamo solo compratori, possibili clienti, nient' altro. Ed allora??? Che fare?? Per il momento aggiornare le nostre conoscenze che la scienza ci trasmette, senza però perdere il filo etico di un programma filosofico che mira al superamento della necessità di credere in qualcosa, sia esso di carattere religioso o di carattere scientifico che si presenti come un dogma. E soprattutto porsi in modo critico nei confronti di tutto ciò che viene fatto passare per vero. Non mi sembra che vi possano essere strade diverse.  Bisogna superare il capitalismo, se lo si vuole superare, rendendosi ben conto che nulla sarà come prima, o accettarlo così com' è, con tutti i pro e i contro che esso comporta.

Per quanto riguarda invece la frantumazione devo sinceramente confessare che mi sembra sia già avvenuta. E che si continui a rimanere avvinghiati alle proprie credenze proprio perché non si può fare a meno di esse. Ma allora cos' è la liberazione. Quand' è che l' uomo potrà superare i limiti stabiliti dal contesto ideologico, dalle morali, dal linguaggio, se non si incomincia a valutare che bisogna rimettere mano a tutto? 
The answer my friend is blowing in the wind, the answer is blowing in the wind.

Garbino Vento di Tempesta.
#71
Tematiche Filosofiche / Re:essere e divenire
01 Maggio 2017, 18:07:48 PM
Essere e divenire.

X Sgiombo

Mi dispiace che tu abbia considerato la possibilità di inserire un nuovo post su un argomento aperto in un altra discussione. Per altro non è affatto vero che l' argomento devii dall' argomento principale della discussione. Ma se tu non intendi intervenire su una discussione su Nietzsche per altri motivi, che sia. Non sta a me decidere sull' opportunità o meno delle tue scelte.

Per quanto riguarda il contesto, anzi penso che sia vantaggioso avere più discussioni che trattano dell' argomento perché, a mio avviso, rappresenta il nuovo confine della filosofia. L' ambito in cui si può delineare qualcosa di veramente nuovo e a cui Nietzsche ha dato un notevole contributo. Premesso ciò mi accingo a valutare le tue considerazioni che comunque mi sembrano ben poste e che sinceramente mi aspettavo, conoscendo più o meno il tuo modo di posizionarti nel pensiero filosofico.

La mia considerazione sulle tre o quattro ipotesi di divenire che tu hai delineato è che mentre la prima è accettabile in toto, per quanto riguarda la seconda la terza e la quarta le ritengo poco probabili. Il ritenere cioè che, per quanto riguarda la seconda e la terza, vi possa essere qualcosa di immutabile nel campo fisico, è un' ipotesi discutibile e comunque non dimostrabile, compreso il paragone attinente ai colori. Quello che io temo è che si riaprirebbe la strada ad un qualcosa di metafisico anche nel campo fisico, se non addirittura nel campo metafisico. E cioè qualcosa di immutabile che non sia disposto a mutare.

Mentre la quarta non è accettabile perché determinerebbe uno status già definito e imprescindibile per lo stesso divenire che non sarebbe più un divenire ma un divenire per uno scopo che, a mio avviso, manca nell' accadere. Capisco che sia la più vicina al tuo modo di pensare, ma da come la poni nella frase finale, mi sembra che le altre ipotesi proprio non esistano come possibilità. Ma posso anche sbagliarmi.

X Sariputra

Concordo pienamente con quanto da te affermato. Ma infatti se si continua ad usare il termine essere è soltanto perché si è abituati a farlo, ma naturalmente 'ciò che è divenendo' è, ma non possiamo più chiamarlo essere. Come ho detto bisognerà rivedere tutta la terminologia o capirsi bene su ciò che intendiamo, se lo scopo è quello di capirci. Altrimenti tutto andrà in frantumi e saremmo di nuovo a punto e a capo.

Garbino Vento di Tempesta.
#72
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Lou

La divergenza, ma forse avevo capito male io, riguardava il fatto che mi sembrava che tu ritenessi il divenire qualcosa di diverso dal modo in cui si indica qualcosa e che, a mio avviso, è stato spiegato benissimo da Donquixote. Il divenire, cioè, non lo inquadro come un terzo soggetto, ma qualcosa di avulso dall' accadere. Ne è solo la connotazione, il modo in cui la vita fisica, da sempre ritenuta di second' ordine, diventa nel trovarsi immersa nel divenire ciò che è.  Anch' io ho molto da imparare, non credere, ho delle lacune pazzesche in campo filosofico. Ma ho ritenuto , forse sbagliando forse no, di concentrare il mio interesse su determinati filosofi piuttosto che sulla maggior parte di essi. Perciò non temere, se non ti ho risposto è soltanto perché la divergenza poteva essere ricucita in base alla mia risposta a Maral. 

X Sariputra

Perfettamente d' accordo con te sul divenire. Anche se accetto anche l' interpretazione di un divenire munito di tutte le caratteristiche dell' essere, come può anche essere appunto interpretato l' aforisma di Nietzsche. L' importante è che non si riveli come un nuovo essere che ci riporterebbe automaticamente nella Metafisica classica.

Per quanto riguarda invece l' aspetto dell' essere che non riesci a valutare quando sia nel suo mutare tanto da dover ammettere la presenza del non-essere, se valuti il ragionamento, l' argomento in questo modo, a mio avviso, rimani ancorato alla Metafisica Classica. Il concetto espresso da Nietzsche è che l' essere vitale, qualsiasi essere vitale fisico immerso nel divenire è. Quello che conta cioè è solo il suo presente che prevede un costante mutare. Ogni attimo, sorvolando sulla mia idea di tempo, contraddistingue il fatto di essere nel suo mutare. Spero di essere stato chiaro. Ma come sempre siamo qui.

X Phil ( e questa volta sei veramente Phil)

A mio avviso, anche la tua interpretazione è accettabile. L' unica precisazione è che come ho già detto il divenire non venga a determinarsi come qualcosa di diverso da un fattore descrittivo dell' accadere in rapporto alla determinazione di ciò che è.

X Donquixote.

Sono d' accordo con te ma fino ad un certo punto. E' ovvio che tu possa ritenere che ci sia parte dell' essere che non muta. E che per te rappresenti, ad esempio l' anima o qualcos' altro, ma non nel senso in cui intende Nietzsche. Rappresenta cioè un tuo punto di vista e su cui concordo non esiste contraddizione. Ma ciò corrisponde a quel terzo soggetto che contestavo a Lou, anche se da parte dell' essere. Quello che intendo dire è che sarebbe inquadrabile come una Metafisica immanente al mondo fisico e non ultrafisico. 
Ciò che non muta invece, secondo Nietzsche, non può essere parte del vivente. Spero di essere stato chiaro, ma siamo sempre qui per ogni contro-argomentazione.

                                                                              -   -    -    -    -   -   -   -

Mi sembra di aver risposto a tutti e vi ringrazio per le vostre opinioni volte ad approfondire questo che è un aspetto nuovo a livello filosofico, e chi lo sa che non si riesca veramente a fondare una Nuova Filosofia. Ma sono anche molto soddisfatto perché finalmente, almeno in voi si sia incominciato a superare il Nietzsche legato a stereotipi che ne tracciano soltanto gli aspetti negativi e non il suo notevole contributo alla conoscenza. Anche nel caso abbiate ancora qualche dubbio al riguardo.

Ringrazio per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta
#73
L' uomo e il suo diritto al futuro.

X Maral

Le tue critiche sono sempre ben accette, perciò non ti preoccupare di pormele. Come lo sono sempre quelle costruttive, e cioè quelle che hanno lo scopo di approfondire l' argomento. Cosa che invece non appartiene a coloro che tendono a mistificare e ad ottundere con scopi diversi di e da quello di un approfondimento. Infatti ritengo che si possa instaurare un ottimo rapporto anche se si hanno opinioni diverse, come per esempio mi sono accorto soltanto adesso con Green Demetr. D' altronde le proprie opinioni dipendono sia dalla propria indole e intelligenza potenziale sia dal tipo di scelte culturali fatte nella propria vita e che spesso risentono anche dell' ambiente in cui si vive. Una diversità di opinione cioè poco c' entra con quello che Goethe chiama 'affinità elettive', e che garantiscono un rapporto intellettivo o affettivo profondo.

Lou mi perdonerà se non rispondo al suo post, ma mi sembra che abbiamo prospettive diverse e divergenti sul contesto della frase di Nietzsche e di difficile risoluzione. Comunque lo invito a seguire questa discussione e soprattutto questo post perché bene o male rispondendo a te rispondo anche a lui.

Il punto cruciale rimane, a mio avviso, la prospettiva in cui si inquadrano le argomentazioni e le affermazioni di Nietzsche e che, come ho già detto, anche per me per quanto riguarda la volontà di potenza e l' eterno ritorno rigenerano una Metafisica su cui aveva posto la parola fine.  E non è un caso che sono molto critico su questa sua determinazione, proprio perché la ritengo inopportuna. Ma prima di proseguire, riporto per intero l' aforisma n. 72, visto che di spazio ne ho e così poter rispondere esaurientemente alle tue critiche.

Se il movimento del mondo avesse uno stato finale, questo dovrebbe già essere raggiunto. In realtà l' unico fatto fondamentale è che il mondo non ha nessun stato-fine; e ogni filosofia o ipotesi scientifica ( per esempio il meccanicismo ), nella quale un tale stato diventa necessario, è confutata attraverso questo unico dato di fatto..... Io cerco una concezione del mondo in cui si renda giustizia a questo stato di fatto: il divenire deve apparire giustificato in ogni attimo ( o non valutabile: il che è lo stesso ); non è assolutamente possibile che il presente sia giustificato attraverso un futuro o che il passato sia giustificato attraverso un presente. La ' necessità ' non ha la forma di una potenza totale che si proroga e domina, o di un primo motore; ancor meno necessaria per causare qualcosa di pregevole. Per questo è necessario negare una coscienza totale del divenire, un ' Dio ', per non porre l' accadere sotto il punto di vista di un essere che partecipa al sentire, al sapere, e che non vuole nulla: ' Dio ' è inutile, se non vuole nulla, e d' altra parte per esso viene posta una somma di dispiacere ed illogicità, che abbasserebbe il valore totale del ' divenire '; per fortuna una tale potenza totalizzante non c' è ( un Dio sofferente e sovrastante, un sensorio 'totale' e 'assoluto spirito' - sarebbe la più grande obiezione contro l' essere ). ( Il corsivo che non riporto nell' ultima frase identifica il riferimento alla Metafisica classica, come anche Heidegger interpreta costantemente, corsivo che si ripete anche nella frase a seguire).
Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere, - poiché in tal modo il divenire perde il proprio valore e appare persino superfluo. Di conseguenza bisogna porsi la domanda: come sia potuta ( dovuta ) formarsi l' illusione dell' essere. Parimenti: come tutti i giudizi di valore che si basano sull' ipotesi che l' essere si dia, siano senza valore. Pertanto si riconosce che questa ipotesi dell' essere è l' origine di ogni denigrazione del mondo; ' il miglior mondo, il mondo vero, il mondo dell' aldilà, la cosa in sé'.
1. Il divenire non ha nessun stato finale, non sbocca in in un 'essere'.
2. Il divenire non è uno stato apparente; forse il mondo dell' essere è un' apparenza.
3. Il divenire ha in ogni momento lo stesso valore: la somma del suo valore rimane uguale a sé: in altri termini: esso non ha nessun valore, perché non c' è qualcosa con cui misurarlo, e in rapporto a cui la parola valore avrebbe senso.
Il valore totale del mondo non è valutabile, di conseguenza il pessimismo filosofico è una cosa comica.

Questo è l' aforisma, e come puoi constatare è perfettamente in linea con la mia opinione sul divenire che non è un' entità metafisica ma soltanto il modo in cui il mondo fisico, e solo quello, funziona. Neanche il divenire cioè può diventare metafisico, ma è soltanto il modo in cui noi possiamo indicare l' accadere nel mondo fisico. Per altro questo aforisma non è stato preso per niente in considerazione da Heidegger.

Altra cosa sono la volontà di potenza e l' eterno ritorno, che, ripeto, giudico come la vera e propria Metafisica di Nietzsche, anche se alla base dell' accadere fisico. E il motivo per cui li ritengo di carattere metafisico, è perché vengono dati come dati, come immanenti, come verità, e non come, e sarebbe dovuto essere, come ipotesi. E come ho già affermato altrove, la mia speranza è che se Nietzsche poi non ha portato a termine, se non ha pubblicato l' opera: La Volontà di Potenza, è proprio perché si sia reso conto dell' incongruenza che una tale costruzione rappresentava. E non posso andare oltre la speranza perché è notorio quello che sono stati i suoi ultimi anni di vita, e perciò non avremo mai prove certe del motivo per cui sia rimasta inedita.

Quello che è necessario che io riesca a spiegare, e non è facile, è l' errore di aver posto sia l' essere che gli enti come dati, non come ipotesi. E se li si è posti come dati è soltanto, sempre a mio avviso, perché si è traslata la logica, la matematica, nel mondo ultra fisico, in quella Metafisica cioè che io contesto come immanente. Cosa che anche Kant ha affermato nel suo Opus Postumum, forse per fare un torto ad Hegel, non rendendosi conto che la sua filosofia non fa altro. La sua affermazione: Non si può far uso della Matematica, e perciò della logica, nella Metafisica è una regola d' oro, sempre a mio avviso, che costantemente tutti i filosofi hanno violato. E questo perché se alla radice, se poniamo alla radice della Metafisica un essere come dato ce lo ritroveremo forzatamente come vero alla fine della nostra argomentazione. Cosa che non è assolutamente possibile se lo poniamo come ipotesi, perché alla fine lo ritroveremo sempre come ipotesi.

In altre parole, si può anche ritenere che il mondo fisico segua la Matematica, abbia un riscontro diretto con la logica-matematica, anche se Nietzsche lo definisce come sappiamo, ma ciò non dovremmo concedercelo per il mondo metafisico di cui non abbiamo alcuna esperienza sensibile diretta.

Spero di essermi spiegato, ma come sempre, sono qui a tua disposizione per ogni ulteriore contro-argomentazione.

Ringrazio per la cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta
#74
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

X Lou.

Per carità si possono anche avere opinioni completamente opposte. Inoltre io non ho detto che Nietzsche non sfiori la Metafisica, ma, sempre a mio avviso, non in questo caso. La volontà di potenza e l' eterno ritorno sono la sua Metafisica, anche se intese in senso fisico, biologico. E sono le cose su cui sono estremamente critico con Nietzsche. Ma per quanto riguarda la tua affermazione ( quella che il divenire come unica permanenza che non diviene ) a mio avviso, Nietzsche la definirebbe una contradditio in adjecto. E se si riferisse soltanto al carattere del divenire come concetto sarebbe sempre poco nicciana. Ma se continuerai nella lettura di questo post, penso che la mia opinione ti sarà molto più chiara.

X Green Demetr

Non c' è che dire, risvegli tutta la potenza del mio Garbino e di ciò ti sono grato. Garbino o Libeccio, il vento che amo profondamente e che ho conosciuto a fondo nel periodo trascorso a Pescara e nei periodi di vacanza passata in vari luoghi del litorale adriatico sempre intorno a Pescara. Tanto che lo paragono al mio istinto.
A lui sono vincolati episodi incancellabili della mia vita e ancora adesso lo sento presente, se mi astraggo, come se fossi ancora lì, sulla spiaggia o sul litorale.

Mio caro Green, l' unica critica su cui concordo e su cui ti ho già ringraziato è quella sulla patologia di Nietzsche e sui ti sono molto grato. Per il resto siamo in completo disaccordo e ho come l' impressione che ci siamo sempre fraintesi. E questo senza comunque incidere sul nostro rapporto che ritengo ottimo. E lasciatimi dire che sarei poi io che non leggo bene la storia!!!??? I fatti olandesi, a mio avviso, dimostrano soltanto che loro non sono caduti nella trappola della tensione che è sempre di estrema destra. Il terrorismo senza armi ed organizzazione è impossibile, e soprattutto senza le coperture e i depistaggi che avvengono a livello interno ai servizi segreti. Se si volesse non ci sarebbe più un terrorista in tutto il mondo, mio caro Green. Ma rileggiti la Storia Italiana del periodo degli anni di piombo e come ciò ha favorito uno dei partiti più conservatori, quella Democrazia Cristiana che oggi fa sentire il suo peso con Franceschini e lo stesso Renzi. Democratici??? Proprio non credo.
E in Francia questa volta si fronteggeranno, forse per la prima volta due esponenti di destra. Ed è ovvio che vincerà Macron, ma grazie ai voti della sinistra. E comunque ricordati che solo il fatto che un esponente di estrema destra arrivi al ballottaggio, e che mi sembra che tu non prenda in considerazione, è un fatto grave. Sono soltanto sicuro che ne vedremo delle belle.

Ma torniamo alla filosofia. Avrei voluto riportare tutto l' aforisma n. 72 ( pag. 351 ) de La volontà di potenza edito dalla Newton Compton nel testo che raccoglie oltre allo stesso, Ecce Homo, Crepuscolo degli idoli e l' Anticristo. Ma è veramente troppo lungo e perciò ne riporterò i brani che a mio avviso sono più significativi: - .... un Dio che non vuole nulla: Dio è inutile, se non vuole nulla........:per fortuna una tale potenza totalizzante non c' è (- un Dio sofferente e sovrastante, un sensorio totale e assoluto spirito - sarebbe la più grande obiezione contro l' essere ). Più rigorosamente: non è possibile ammettere in generale nessun essere,-poiché in tal modo il divenire perde il proprio valore e appare persino senza senso e superfluo. Di conseguenza bisogna porsi la domanda: come sia potuta ( dovuta ) formarsi l' illusione dell' essere.

Il brano è veramente lungo e molto chiaro nel rifiuto della Metafisica classica e perciò, mio caro Green, non riesco ancora a capire perché le tue risposte partano sempre dal presupposto che sia ancora viva e che Nietzsche non ne parli così male.

Quando tu affermi che l' essere uscirebbe dal nulla e tornerebbe nel nulla come direbbe Severino, parli ancora di Metafisica e non della fisicità a cui sia Nietzsche che il sottoscritto si riferisce. O se non lo accetti per Nietzsche, accettalo almeno come il senso in cui io lo pongo.  Nietzsche del resto in un altro aforisma descrive l' essere come un contenitore vuoto, un qualcosa che la Metafisica classica dà come dato e che è vuoto per Nietzsche. Vuoto, non esistente, senza alcuna connotazione se non quella di avere il nome di essere.

E sul come sia stato possibile, penso di avere la risposta. Se il sillogismo universale richiede l' insiemistica, e quello particolare le progressioni aritmetiche ( 1, 2, 4 - 3, 6, 12 ) e così via, è indubitabile, sempre a mio avviso, che Parmenide, Platone ed Aristotele abbiano usato la logica o per meglio dire i principi dell' aritmetica in Metafisica. Che cosa è l' essere: è l' uno, invariabile etc. L' essere non è nient' altro che il numero. Il numero che ha una sua valenza determinata e una invariabilità nel tempo. E se il principio di non-contraddizione rimane in piedi anche al cospetto del divenire è sempre perché ogni essere vitale, ogni organismo inteso in senso fisico è ben determinato e uguale a sé stesso, anche se poi un attimo dopo non lo sarà più. L' identità del numero è il principio cardine della logica, e che Nietzsche definisce necessaria alla vita e quindi all' uomo per non perdersi nel caos, per dare ordine al caos che lo circonda.

Perciò quando tu parli di essere e di ente come qualcosa, secondo Nietzsche commetti un errore. Ti illudi di essere nel giusto, ma per lui non esistono. Sono mera invenzione. Quindi quando tu affermi, criticandomi che io suppongo che l' essere e l' ente siano la stessa cosa travisi tutto quello che io intendo. Li interscambio unicamente perché non hanno per me alcun valore e soprattutto non esistono.

In pratica tutto il ragionamento che fai sulla Metafisica classica richiamandoti sia ad Heidegger che Severino è fuori luogo. E' fuori dai concetti che intendo argomentare e a cui mi riferisco.

E in ultimo la donna. La frase che tu citi, ti ricordo, che è estratta da un contesto in cui se ne vive il significato. Dove la donna è ritenuta veramente così e da trattare così. Ed imputare questo a Nietzsche che è nato molto dopo mi sembra di un' assurdità pazzesca. Ma Nietzsche è anche colui che riporta una delle frasi più belle sulla donna e che fa parte di un altro contesto culturale e che troverai ne L' Anticristo quando deciderai di leggerlo: Soltanto nella fanciulla si può trovare la purezza. E non è l' unico, e ciò la vuol dire lunga su ciò che Nietzsche complessivamente pensasse della donna. Ma ripeto, mi sembra assurdo che si eviti di criticare tutti gli altri filosofi per l' assoluta mancanza nella loro filosofia della donna e poi si faccia tanto baccano perché Nietzsche ne parla e di come ne parla. La tua idiosincrasia per Nietzsche è equivalente a quella dei Cristiani, dei socialisti, dei comunisti e di ogni categoria di persone su cui Nietzsche imperversa.

Ma non dimenticare la frase che ho riportato in uno dei post precedenti: L' errore in cui è incorso l' uomo è di sbagliare come umanità.

Grazie per la cortese attenzione

Garbino Vento di Tempesta.
#75
Nietzsche: l' uomo e il suo diritto al futuro.

Cari amici, vi ringrazio per i vostri post e mi accingo a rispondere. Per ultimo lascerò il caro e monello Green Demetr, a cui penso che dovrò dedicare un post a parte data la numerosità delle sue critiche, a cui questa volta risponderò in modo esauriente a tutte.

Come prima cosa volevo scusarmi ed effettuare una piccola correzione sulla confutazione di Aristotele su quanto da lui dimostrato sulla giacenza dell' infinito nel campo finito. Infatti lui parla di due rette parallele e non di una retta sola, naturalmente infinite. E lui afferma che facendo ruotare l' una viene ad intersecare l' altra in un punto finito. In pratica la confutazione si basa sullo stesso principio. Una retta infinita, se la si fa ruotare non lascia mai l' infinito. Nel momento in cui Aristotele decide che la retta ruotando lascia l' infinito commette un falso matematico. Anche perché già facendole lasciare l' infinito, pone automaticamente l' infinito nel campo finito prima ancora che intersechi l' altra retta.

Altra correzione necessaria riguarda la malattia di Nietzsche, su cui Green mi ha fornito un link su cui concordo in gran parte. La mia interpretazione ( allergia da polline )  si basava su un errore mnemonico sulle crisi di vomito di cui Nietzsche parla in Ecce Homo, e che io non ricordavo come vomito. E ho detto in gran parte perché qualche dubbio ancora ce l' ho. E il dubbio riguarda le condizioni comunque di gran lucidità che caratterizzano i periodi di grande malessere descritte da Nietzsche. E il fatto che lui stesso sempre in Ecce Homo afferma che si guarì. Al di là di tutto ci rimane comunque un enorme attività letteraria che ritengo essere molto più importante di qualsiasi stato che abbia afflitto Nietzsche in ogni periodo della sua vita.

X Lou

Ti ringrazio per questa ipotesi sul terzo soggetto ( essere/ divenire ) che mi dà la possibilità di riportare una riflessione che avevo dato per scontata ma che così non è. E questo anche per motivi di spazio. Infatti cerco sempre di essere molto sintetico per non rendere la lettura dei post troppo problematica per coloro che non sopportano la prolissità.
Io sarei d' accordo con te se Nietzsche avesse invertito i due soggetti ( essere e divenire ) nel suo aforisma. Mentre invece l' imprimere al divenire il carattere dell' essere, a mio avviso, significa che è l' essere che lascia la Metafisica per posizionarsi nel mondo fisico. L' essere in pratica si identificherebbe con ogni forma vitale che diviene. Se fosse stato cioè imprimere all' essere il carattere del divenire allora sarebbe stato il divenire a traslarsi nella Metafisica e ciò avrebbe potuto far pensare ad un terzo soggetto. Spero di essermi spiegato bene. Comunque siamo sempre a disposizione per eventuali contro argomentazioni.

X Maral

Ti ringrazio infinitamente per le tue argomentazioni sull' essere e sull' ente e posso tranquillamente affermare che mi rimangono totalmente inarrivabili. Non riesco proprio a capire, come anche Nietzsche afferma, come sia stato possibile che i filosofi abbiano impegnato così tante energie su qualcosa di cui non si ha un' esperienza diretta e che è soltanto, sempre a mio avviso, molto probabilmente un' illusione. Comunque penso che il mio punto di vista ti sarà ancora più chiaro nella mia risposta a Green Demetr in cui e su cui sarò molto più preciso. Ti ringrazio comunque soprattutto sulla spiegazione dell' Esser-ci di Heidegger che non conoscevo. Ma c' è una cosa che proprio mi rimane difficilissimo da collocare, e riguarda l' immagine dell' essere come orizzonte che nel suo ritrarsi genera gli enti. Giuro che per me è arabo. Comunque non credo di sbagliare affermando che la tua conoscenza è invidiabile. E che la tua ostentata prudenza e sottostima si basa proprio sul fatto che è proprio la tua conoscenza che te lo impone. Sempre con stima.

Nell' ultima lettura mi sono accorto che manca almeno qualche virgola, ma faccio a meno di correggermi poiché non mi sembra che venga alterato il senso delle frasi. E il motivo è sempre lo stesso. Voglio essere preciso ma non da scadere nella pignoleria. Grazie per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.