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Messaggi - Vittorio Sechi

#61
Citazione di: paul11 il 11 Giugno 2017, 14:41:09 PM
Qual'è la ragione che  spinge gli attuali migranti africani abbiano parecchio denaro da investire in un viaggio che è un martirio?

L'ho chiesto più volte anch'io. 
Le ragioni dichiarate sono molteplici. 
C'è chi risponde che è la fame. Quelle terre sono periodicamente esposte alle carestie. 
C'è, invece, chi sfugge alle guerre locali, di cui i mass media occidentali sovente scordano di parlare. L'Africa è percossa da una miriade di piccole guerre intra ed inter tribali, che, per quanto geograficamente limitare, provocano morte, distruzione e persecuzioni, seminando terrore fra le popolazioni civili. La guerra non è solo in Siria, i teatri di guerra sono molteplici. 
C'è chi mi ha risposto che la ragione del loro emigrare sta nel desiderio di trovare condizioni di vita migliori, meno animalesche, più umane. 
Ma il vero filo che tiene unite tutte le diverse motivazioni, in un unico intreccio, è senza dubbio la speranza. Il viaggio e il successivo approdo danno corpo e sono il nutrimento della speranza, il cui primo apparire determinò queste persone ad abbandonare tutto. 
Il costo è economicamente elevatissimo. A costituire i fondi necessari concorrono in pratica tutti i componenti della famiglia (parliamo di famiglie molto grandi), la quale contribuisce perché anch'essa nutre una speranza di vita migliore, rappresentata dalle rimesse di denaro provenienti dai paesi ospitanti.
Queste persone, in genere, ma non è la norma, poiché il fenomeno migratorio si mostra sotto molteplici volti ed assume diverse sfaccettature, di cui la traversata in mare è solo una delle tante possibili, conoscono bene le difficoltà ed i pericoli cui vanno incontro. Sanno perfettamente a priori i rischi cui si espongono. Eppure non demordono. Evidente che la probabile morte in mare rispetto alla quasi certa morte per inedia o per mano di qualche sciacallo connazionale è una motivazione sufficiente per affidare bambini e se stessi nelle mani di carnefici senza scrupoli.
La dignità che esigi a vantaggio di ciascun uomo o donna non risiede nella residenza, ma è un qualcosa propria della persona umana. I migranti non l'abbandonano con l'intrapresa del viaggio, se la portano appresso, anzi letteralmente addosso, cucita sulla pelle. È vero, invece, che sovente, una volta abbandonati case ed affetti, o sbarcati su coste credute ospitali, questa dignità sia calpestata da individui che nel proprio animo hanno portato a compimento un processo di disumanizzazione del prossimo. Evento non raro, peraltro. Processo Ben noto ai tempi dei progrom contro popolazioni inermi, e che, in concorso con altri ingredienti, ha consentito l'istituzione e il funzionamento dei campi di sterminio.
Il fenomeno migratorio è complesso e va approcciato in maniera sensata, ciò che al momento è assente, non con semplicistiche ed isteriche chiamate alla guerra santa che eriga palizzate o scavi fossati a protezione della purezza della nostra cultura (quale poi?). Gli isterismi e le reazioni scomposte di solito hanno solo esiti nefasti.
Preoccupante, per esempio, è l'istigazione all'odio che certi individui in questi tempi stanno fomentando. Parlare alla pancia è più semplice e redditizio che parlare con ragione alla ragione delle persone. Più facile fare proseliti, più facile radunare intorno a sé una folla berciante, e fra questo vociare si perde il senso di un messaggio che può davvero diventare pericoloso.
#62
Sono estremamente calmo. Non credo di essere caduto da nessun albero, men che meno mi sento in una trappola.

Non è il topic adatto? Non importa. Ignori tranquillamente il mio post.

Temo che certi flash neuronali dovuti alla paura delle ombre, quello autogenerate in virtù di un'educazione improntata al sospetto ed alla diffidenza, abbiano necessità di una profondissima analisi, in primo luogo, e un enorme lavoro di deprogrammazione, in seconda battuta. Il lavoro è lungo e complesso. Ma non demorda.  :D
#63
Citazione di: altamarea il 11 Giugno 2017, 11:30:17 AM
Questo è un forum o un laboratorio di scrittura creativa ?

Esistono diversi modi per comunicare un'opinione. Uno è quello assertivo, un altro può essere il racconto. L'importante è capirsi. Con il racconto mi son divertito di più di quanto avrei potuto con un'asserzione.
#64
É come una condanna... Irredimibile... Pronunciata non si sa da chi, né quando.
Esistono uomini, donne, bambini vittime ... Più volte vittime.
Una prima volta vittime del luogo che ha dato loro i natali.
Vittime della storia che li ha dannati per secoli.
Vittime della contingenza, che li vuole reietti e dimenticati, anche quando muoiono di stenti o sotto le nostre bombe.
Vittime dell'urgenza di dover abbandonare casa, famiglia, affetti per dar corpo ad una speranza.
Vittime di sciacalli umani che li stuprano nel corpo e nell'anima.
Vittime del mare.
Vittime della paura di chi, ob torto collo, con diffidenza e insulsi pretesti, li accoglie con disprezzo.
Vittime della vita e di pretestuose paure ataviche di tutto ciò che non collima col proprio santo e sacro egoismo.
#65
Io questa sua battaglia non la capivo proprio. Ne avevamo condotte tante, insieme, nel corso di una pluridecennale frequentazione. Ma questa volta sentivo che la stavo perdendo. Strenuamente impegnata in un qualcosa che la stava alienando da tutti, dalle sue amicizie e dal mondo. Sembrava indifferente ad ogni altro interesse e, soprattutto, poco incline a cercare di comprendere le ragioni altrui e di aver rispetto dei sentimenti di chi le stava vicino. Appariva come un'anima in pena, anche se il suo contegno, serafico e sempre tendente al buon umore, non lasciava trasparire l'inquietudine che fermentava dentro il suo cuore. La conoscevo troppo bene per lasciarmi ingannare. Le chiesi cosa le stesse accadendo e le ragioni che la rendevano così intransigente.
Mi osservò stupita per qualche secondo, poi sorrise. 

«Ho imparato, in questi anni, a percorrere i sentieri altrui indossando i loro calzari, non puoi dirmi che non cerco di comprendere le ragioni di chi mi sta vicino. Non è vero che sono intransigente, almeno non di solito, ma su questo argomento, mi spiace, ci troviamo su due fronti contrapposti. È come se fossimo su due rive poste l'una di fronte all'altra ed in mezzo scorresse un fiume. Io sto su una, tu sull'altra, e da questi due contrafforti opposti ognuno osserva l'altro con sospetto e diffidenza. Io sul tuo versante ho stazionato per qualche tempo; so quale sia l'aria che tira; tu, invece, mai hai respirato l'aria densa e satura di miseria che asfissia quest'altra parte del fiume. Non credere di poter vedere troppi ponti che consentano l'attraversamento per passare agevolmente da un argine all'altro. Nel senso, caro mio, che su questo tema non c'è possibilità d'incontro o di mediazione. Perché il transito può avvenire soltanto dopo che si sia guadato il fiume, immergendosi personalmente nelle sue acque tumultuose e solo dopo aver condotto una lotta senza quartiere contro la corrente che rischia di portarti a valle, per rigurgitarti nel mare magnum dell'indifferenziato, dove tutto è uguale e tutti hanno un unico pensiero. Ciò di cui ti parlo, è un attraversamento fra acque profonde che intridono le rive di un limo culturale che, se e quando dovesse appiccicarsi alla tua pelle, ti rende diverso da quello che eri prima, e non è possibile venire da questa parte senza aver guadato il fiume e affrontato i pericoli che in esso son celati. Potrai approdare su questo versante del fiume e finalmente ritrovarci solo se e quando avrai affrontato e sconfitto le fiere che lo abitano, celate fra i mulinelli e i vortici che la corrente crea quando incontra i balzi che ne increspano le acque. Perché, mio caro, fintanto che anche tu non avrai subito il lavacro e ti sarai mondato di tanti gravami e ciarpami ideologici, qui non potrai stare».

«Io ho cercato di fare il tuo percorso, ma un po' perché non ho capito fino in fondo, un po' perché mi son trovato solo, ho riabbracciato la mia originaria convinzione che dovremo impedire questa invasione e cercare, per quanto possibile, di aiutarli a casa loro».

«Che s'incontrino ostacoli difficili da superare l'ho sempre saputo, perché non si tratta d'impedimenti che vagando incroci per strada, per cui scartando di lato potresti anche evitarli o aggirarli. Quelli ti si parano di fronte ostruendo il passaggio. Si può continuare a nasconderli, ad ignorarli, ma un giorno ci devi pur sempre fare i conti, perché questi intralci, come lacci che ti vincolano al suolo, te li porti dentro, cuciti sulla pelle e infitti dentro l' anima.
... Non strabuzzare gli occhi!
Queste fiere hanno nomi noti, si chiamano razzismo, egoismo e paura. Tu te le porti dentro, e sei in ben nutrita compagnia. Ti rodono dall'interno e t'impediscono di vedere che noi non siamo al mondo solo per godere la vita fra apericene e spritz, odio quel tipo di cultura. Potessi scegliere, quando posso, fra uno spritz con un'amica o un amico e la compagnia di uno di questi ragazzi di colore disperati, ma che sanno, nonostante tutto,  anche sorridere, non avrei dubbi. Invece di trascorrere del tempo fra amenità e chiacchiericci stupidi, ascolterei con le lacrime agli occhi i loro racconti, il viaggio intrapreso da ciascuno di loro per approdare su una terra che li odia, che non li vuole solo perché ha troppa paura delle diversità.
La diversità è ricchezza, non è da temere, perché arricchisce un panorama reso troppo monotono dal pensiero dominante. Le biodiversità sono preservate in tutti gli ecosistemi, solo nel contesto umano sono aborrite.
I loro sono racconti bellissimi, perché non sono narrazioni romanzate, ma è come se ogni volta ne leggessi uno e compissi il viaggio insieme a loro, per soffrire nella carne e nell'anima ciò che hanno patito loro. E le mie sono lacrime vere, che mai ho avuto timore di mostrare, perché quando colano lungo il viso e, mischiandosi con il trucco, impiastricciano il volto, sento qualcosa di bello dentro di me, qualcosa di umano, di caldo e di dolce. E nel loro sorriso, mentre raccontano di parenti o figli o padri affogati o bruciati dal sole e dal sale misto al carburante di quelle carrette che li trascinano via dai loro affetti, scorgo tutta la nostalgia, il dolore, la malinconia che un essere umano può provare. Avverto quella punta di dolcezza e quella mezza misura di dolore che li accompagna sulle nostre spiagge per vendere due cianfrusaglie, che per noi son stracci, per loro vita. Resto incantata, sconvolta e assettata delle loro storie. È buonismo o sono una radical chic?  Non lo so, non m'interessa, non so neppure cosa significhino questi due epiteti, faccio solo quello che sento. Lottando contro me stessa, caro amico, ho fatto i conti con le mie paure, il mio egoismo e il razzismo latente che sempre un pochino abita l'anima di ciascuno di noi, e me ne sono liberata. Un giorno, come in un'alba, ne ho sentito tutto l'inutile peso, e liberarmi di questi mostri ha significato librarmi per aria, anche se poi ha comportato lordarmi mani e braccia nel fango che li accoglie, qui sulle nostre coste. Tu non hai mai provato a sorridere loro quando cercano di venderti la loro mercanzia fatta di miseri stracci, rispondono sempre con un sorriso. A loro non serve tanto per vivere, quel che cercano è comprensione e forse un pochino di attenzione, non l'ostilità che incontrano ogni giorno. Io non voglio più villaggi vacanza, neppure hotel super lusso, voglio bidonville, andare da loro, ascoltarli, mostrar loro che in noi alberga ancora un briciolo di umanità, far sentire loro che non stanno rubando nulla se cercano di dar corpo alla speranza di una vita migliore. Noi avremmo fatto lo stesso, noi abbiamo fatto lo stesso!»

Parlava con calma, serena, era commossa e due lacrime le rigarono il volto. Sentivo di amarla e di non poter accedere al suo mondo, troppo lontano dal mio, dalle preoccupazioni per l'auto incidentata, per le fatture da pagare e per l'impegno per il prossimo week end. Quanto era bella, trasfigurata da una fede che io non potevo avere; ricca di niente e bisognosa di nulla. Toccai nel profondo tutta la mia aridità e la comparai alla sua ricchezza. Ne rimasi profondamente colpito.

«A me, vedi, non interessa la quantità delle persone che mi accompagnano in questo duro viaggio. Non mi curo di osservare chi o quanti stanno alle mie spalle o al mio fianco per darmi forza e per infondere quel coraggio che serve per affrontare tutti i giorni una vita dura e difficile, mi basto da sola in questo percorso. Non ho bisogno dell'assenso altrui per continuare a fare e pensare ciò di cui sono intimamente innamorata. Tutti, proprio tutti potrebbero passare dall'altra parte, io non ho bisogno di persone che non sappiano lottare, che non siano convinte. Potrei rimanere qui, su questo versante, sola a guardare la moltitudine di uguali che si accalca dall'altra parte, ma so che non mi sentirei mai sola, o non me ne fregherebbe poi troppo. Qui ho davvero tanta compagnia, quella di me stessa, e quando sono triste e abbattuta, amico mio, non penso a viaggi esotici, penso che insieme a me ci sono i miei eroi: Lampedusa, Nicolini e Boldrini e tanto mi basta, anche se non posso parlarci. Poi sola non credo di esserlo completamente. Questo esecrato ed esecrando Governo, che ha commesso mille e più errori, per i quali non merita neppure un pensiero, immaginati il mio voto, ha un merito, forse l'unico. Io sono fiera di essere italiana e mi sento tale fin dentro l'anima, pensando che, senza curarsi dell'immobilismo dell'Europa intera, da solo, senza curarsi di chi lo seguiva o meno, ha ordinato ai militi della sua marina, cioè soldati addestrati per fare la guerra ed uccidere altri uomini, di mettere in acqua le navi da guerra per andare a prenderli in mare, per salvare loro la vita. Bene, credo che anche uno solo di quei salvataggi ai miei occhi riscatti i tantissimi errori compiuti. Un giorno, credo, la Storia, quella che leggi sui libri, renderà merito all'Italia, la mia Italia, di questa scelta che mi riempie di orgoglio».
#66
Tematiche Spirituali / Re:Cristianesimo, religione atea
02 Novembre 2016, 11:38:11 AM
CitazioneMah! Comunque bene! Se non altro noto, o forse solo immagino, che il nostro amico si sia tranquillizzato circa l'originalità del mio nick, che nick non è, essendo il mio nome e cognome.

Non male però: prima si trattava di stupidaggini, ora di ignoranza. Non so bene se abbiamo compiuto un passo avanti o uno indietro. Ma non me ne curo troppo, come non mi curo minimamente di rispondere ad un post che non reca alcun valore aggiunto all'economia di questa discussione, che se non gradita può benissimo essere bypassata da chi si sente disturbato... della serie, se non si ha nulla da dire, meglio non dirla.

Vediamo il resto.

« E chi sarebbero i pensatori che affermano che il cristianesimo sarebbe senza Dio?»

Tanti, troppi per poterne fare un elenco, ma sarò paziente e buono, ti dirò il nome di due fra i tanti:

Ernst Bloch: Ateismo del cristianesimo e Umberto Galimberti: Cristianesimo, religione dal cielo vuoto. Spero siano sufficienti. Ma oltre a questi due filosofi ci sono tantissimi teologi, ovviamente non cristiani. Ma vi è un cristiano eterodosso (cattolico) che, nello sviluppo del suo pensiero, qualora avesse il coraggio di portarlo alle logiche ed estreme conseguenze, tanto si avvicina a questo concetto.

Ma, ribadisco, mi ero ripromesso di evitare inutili citazioni. Questo è un forum di riflessione, e la riflessione deve coinvolgere in primissimo luogo, anche se non esclusivo, le capacità di ragionamento e valutazione del nostro cervello, non di quello altrui.

Confesso: della risposta di Paul11 ci ho capito poco e nulla, soprattutto non ho ben compreso che attinenza avrebbe con quanto da me postato, considerato che dovrebbe essere una risposta al mio intervento.

Nondimeno, alcune parti meritano un approfondimento o un chiarimento.

« Il sacro non è solo dato dai soggetti ontologici, ma dal sistema di relazione Dio- uomo-natura.»

Il sacro, essendo un sentire o una percezione tipicamente umana, sta in piedi esclusivamente in ragione della relazione che si instaura fra Natura e uomo, poiché è proprio la percezione del terrifico della natura ad instillare nella coscienza dell'uomo l'immagine del sacro, che come ho già avuto modo di dire, è l'area entro cui si esplica l'azione della divinità. Quindi niente di nuovo sotto il sole. Potrei dilungarmi non poco su questo argomento, cioè sul particolare rapporto che si instaura fra uomo e natura, ma non è argomento del topic.

« E daccapo attenzione, le caste sacerdotali in termini gerarco funzionali non fanno parte dell'ebraismo e nemmeno dell'islamismo, dove è proibita alcuna intermediazione fra uomo e divino.»

Per rispondere a questa tua perentoria e del tutto sbagliata asserzione mi limito a rinviarti ad una più attenta lettura del Levitico e di Esodo. Non aggiungo altro.

« Il segno si fa simbolo»

Un esperto in semiotica, oppure C.G. Jung, o anche Galimberti, insomma, credo l'intero mondo accademico che si occupa del simbolismo nella cultura dell'uomo, sottolineerebbe questa tua stravagante affermazione con la matita blu. Il segno è identificativo di un qualcosa e si appella alle capacità di discernimento della coscienza. Il simbolo, viceversa, chiama in causa quel profondo che ci informa. Poiché parla un metalinguaggio che si nutre di vapore e affonda le proprie radici nel mare magnum del polisemico e dell'ambiguo, disconosce il principio di non contraddizione e quello di identificazione. Un simbolo che si fa segno perde la sua caratteristica peculiare di parlare con voce soffusa all'animo dell'uomo. Non è razionale, bensì istintivo e, appunto, all'intuizione non alla deduzione si appella. Un segno che si fa simbolo... mah, non saprei dirti che significa. Ma transeat, non è oggetto del topic.

« Chi ha detto che l'induismo non ha sua sacralità?»

Rileggi con maggior attenzione e più calma. Ho scritto l'esatto contrario. Se di religione stiamo parlando, essa non può prescindere dal sacro.

Bye

ps. Mi pare che ho fatto un gran casino nel quotare i post che intendevo commentare...

#67
Tematiche Spirituali / Re:Cristianesimo, religione atea
02 Novembre 2016, 00:05:54 AM
Che dire? Mi darete atto che non sia agevole intraprendere una discussione in presenza di una reazione sì tanto scomposta e, lasciatemelo dire, alquanto sconsiderata e frettolosa. Che il Cristianesimo sia una religione senza Dio non è certo un'affermazione di cui io possa attribuirmi la primo genitura, sebbene anch'io la condivida. Tale concezione della religione Cristiana è stata formulata a più riprese da fior di pensatori, che eviterò di citare perché mi sono riproposto di evitare il sunto del sunto, spesso anche mal compreso, del pensiero altrui, volendo, invece, sviluppare il confronto interamente facendo appello ai pensieri e alla visione che ciascuno di noi ha elaborato nel corso della propria vita e in base alle proprie esperienze personali.
Sgombro subito il campo da un sospetto che aleggia: non sono altri che Vittorio Sechi, nome e cognome, evito il codice fiscale. Nel passato ho frequentato abbastanza assiduamente il vecchio forum con un altro nick, che in sostanza era la contrazione del mio nome e cognome. Credo che il buon Freedom forse ricorderà lunghe discussioni su due fronti contrapposti, se non erro.
Detto questo, entriamo nel merito. Il 'concetto' di divinità, quindi di Dio, è strettamente connesso a quello di sacro. Senza il sacro la fede in un Dio non sta in piedi, mancandogli proprio l'elemento fondamentale, poiché la divinità si 'muove', 'agisce' ed è concepibile solo in quest'ambito. Mentre, invece, il sacro può sussistere anche se non si ha una concezione ben definita di divinità (induismo, per esempio).
Se non ricordo male, Eliade Mircea, non saprei dire quanto sensatamente, ha sostenuto che il sacro attiene alla struttura della coscienza e non è neppure minimamente un'elaborazione della cultura dell'uomo. Questa, esposta al divenire, quindi elaborazione storica, ne può modificare le caratteristiche e gli ingredienti, ma non è in condizione di espungerla totalmente dalla coscienza dell'uomo. Io sosterrei una tesi assai diversa, ma, ai fini di questa discussione, il mio pensiero su questo tema poco rileva.
Quindi, prima di lanciarsi lancia in resta a marchiare di stupidità ciò che ad una lettura superficiale può apparire una provocazione, credo che per poter parlare convenientemente di divinità sia necessario domandarsi innanzitutto cosa sia il sacro. Etimologicamente assume una doppia valenza, è un termine polisemantico o ambiguo: se da un lato il suo significato arcaico è assimilabile al concetto di adesione o di attaccamento alla divinità, dall'altro è riconducibile alla nozione di separazione. Ed è proprio questa la concezione assai più densa di significatività, altrimenti non si spiegherebbe l'intera tradizione sacerdotale. Il significato letterale è un po' la misura di quello fattuale, nel senso che nell'etimo è ricompreso anche ciò che di fatto il sacro è sempre stato per la cultura millenaria dell'uomo, almeno fino all'avvento del cristianesimo.
Ma cosa è questo sacro?
Nient'altro che l'area, non fisica e circoscritta, entro la quale si esplica l'azione della divinità. L'antropologia culturale ci informa che il sacro è strettamente connesso con la violenza. Esiste un legame strettissimo fra violenza, arbitrio e sacralità. Tutte le culture ci parlano di questa violenza che scaturisce e discende dall'azione del Theos. L'area del sacro, benché non sia un'area fisica, è interdetta (il recinto del sacro – recingere, separare) a quanti non abbiano il carisma conferito dal Dio a ristrettissime cerchie di eletti, i cosiddetti sacerdoti, veri e propri mediatori fra cielo e terra, gli unici della comunità a cui era conferito il dono di entrare in contatto con il numinoso e accedere all'area consacrata (il sancta sanctorum, per intenderci). Da ciò, da questa nozione, ben collocata nella struttura della coscienza e non un dato culturale, discende il rito della consacrazione, anche quello del capro espiatorio, che serviva solo a catalizzare la violenza del Dio su un animale affrancandone la comunità.
Quindi, la divinità appare da sempre strettamente connessa al sacro e alla violenza che entro quest'ambito si manifesta e all'arbitrarietà.
Ora, per reperire le ragioni del thread che ho proposto, è appena sufficiente rileggere con senso critico sia l'AT che il NT. Non vi risulterà eccessivamente difficile convenire sul fatto che il cristianesimo è fondamentalmente atea, o, per dirla con Galimberti, una religione dal cielo vuoto.

Ciao Vittorio
#68
Tematiche Spirituali / Re:Cristianesimo, religione atea
01 Novembre 2016, 15:02:44 PM
Il Dio dell'At si presenta ed è descritto avente caratteristiche peculiari che nella rielaborazione dei testi successivi all'avvento di Gesù si sono o persi o sono stati sfumati o sottaciuti. 
YHWH è un Dio geloso e vendicativo, che non si fa scrupolo di cagionare il male in maniera del tutto arbitraria. In ciò è molto più simile al Dio dell'Islam che a quello cristiano. 
È caratteristica del Numinoso rapprendere in sé il terrifico che si sprigiona attraverso le manifestazioni della natura e il carattere della vicinanza e della protezione nei confronti di chi Egli, sempre arbitrariamente, ha eletto come popolo Nel cui cuore ha deciso di instaurare il proprio culto.
Il Dio di Gesù perde proprio queste caratteristiche di unitarietà, perdendo così anche la propria sacralità.
#69
Oddio! No, proprio non mi va d'imbrodarmi il cervello con i pensieri altrui... Meglio che il pensiero nasca dal proprio cervello, non attingendo da quello di chi mi ha preceduto, soprattutto quando questo non è essenziale.

È possibile che la fede possa convincere che il Dio veterotestamentario sia lo stesso dei vangeli, ma ciò non toglie che l'avvento di Cristo ha trasformato, sublimandolo, il Numinoso, tipico di ogni divinità, e ben presente nel Dio dell'At, in un anodino Padre provvidente.
Leggere l'Antico Testamento e il Nuovo è come leggere due 'libri' abbastanza antitetici, in relazione a Dio.
Basti solo pensare al Libro di Giobbe, per avere un'idea della differenza del Dio del Male rispetto all'anodino Dio del bene del Nt.
#70
Tematiche Spirituali / Cristianesimo, religione atea
31 Ottobre 2016, 22:02:31 PM
il cristianesimo ha sostituito la figura di Dio con quella di Cristo. È, dunque, una religione senza un Dio... Atea.
#71
Attualità / Re:Migranti
29 Ottobre 2016, 21:51:55 PM
Avevo intenzione di inserire un post. Ho rinunciato. Confesso, leggendo qualche intervento sono rimasto un po' frastornato, e mi chiedo, come si possano scrivere tante cose per dire poche cose e, fra l'altro, assai scontate e poco significative ed incidenti.
Mah!
#72
Presentazione nuovi iscritti / Re:presentazione
29 Ottobre 2016, 16:30:33 PM
Buon pomeriggio! Appena iscritto. Scrivevo anni fa sull'altro forum con un altro nick... Ci si legge...
Buon we.
#73
Attualità / Re:Migranti
29 Ottobre 2016, 16:09:39 PM
Buon pomeriggio!
Mi sono appena iscritto.
Chiedo scusa in anticipo, non ho ancora avuto modo di completare la lettura di tutti i vari post susseguitisi nel corso del tempo, ne ho letto solo alcuni. Mi riservo, nel prosieguo, di ultimare la lettura ed intervenire sul merito del confronto. Non vi ruberò troppo tempo, il tanto che basta per presentarmi come un buonista, con la specificazione che, se l'aggettivo è sufficiente a disntinguermi dai pavidi che avversano il diverso, son ben felice di poterlo indossare senza alcna remora...

Grazie per l'attenzione e buon proseguimento