Citazione di: Alberto Knox il 17 Giugno 2025, 15:49:18 PMRiconosco che , per mia limitazione, non sono in grado di comprendere bene l'essenza di quello che vuoi consegnarci con questi sunti filosofici. Però quello che ho citato qui è abbastanza chiaro e forte allo stesso tempo. Perciò mi sento di poter dire qualcosa a riguardo. Dici "interrompere il percorso logico e tragredendo i dettami della ragione per abbandonarsi al mistero per poi , così facendo, giungere ad assumere una logica veramente superiore"Dato che non entri nel merito dello scopo di questa discussione da me aperta, lasci un parere definibile di margine, che offre un prospetto parallelo con una sua sensatezza. La ragione davvero ci presenta innanzi un mistero e se pensiamo Dio, quale identità misteriosa, non semplicemente Causa Prima o Motore Immobile o quant'altro, la ragione non arriva a confermare. Ma io non mi riferivo a questo percorso, definibile pur esso metafisico, bensì a una presa d'atto, alla condizione di aver ricevuto qualcosa cui porre attenzione, accogliere, valutare.
I gradi pensatori che coltivavano una vita spirituale (anche se a modo loro) del passato erano giunti a scardinare la ragione di frone al mistero , ma è la ragione che li ha portati di inanzi al mistero . Pascal, Spinoza, kant, Wittgenstein... pensa al tracatatus logico filosofico proposizione 6.43 12 dice ; "la soluzione dell enigma della vita nello spazio e nel tempo è al di là dello spazio e del tempo". E questo lo dice uno dei padri del pensiero logico del 900 che arriva a dire che l 'enigma della vita , punto uno, ha una soluzione e in questo troviamo il pensiero mistico religioso a cui la filosofia di Wittgenstein conduce. Alla fine la differenza di chi ha una spiritualità e chi no sta in questa fiducia che l enigma della vita abbia una soluzione. E questa soluzione , punto due , è al di là del tempo e dello spazio. E che cos'è questo al di là del tempo e dello spazio se non uno scardinamento della ragione? non per cadere nell irrazionalismo, nella misteriosità ma per prendere consapevolezza che il nostro rapporto col tutto non è afferrabile, fomalizzabile, racchiudibile , catturabile dal pensiero umano.
Quindi sostengo che è la ragione che, debitamente esercitata , porta infine al mistero e non il cessamento dei sui dettami , alla cessazione della logica che porta al mistero. è la ragione che pone di inanzi al pensatore il mistero , in che senso lo pone il mistero? nel senso che gli elementi che la ragione fornisce all elaborazione della costruzione intellettuale non possono essere sintetizzati in una visione complessiva, armonica, in un sistema. non si può dare quella prospettiva razionalista che dice "ti dimostro che Dio c'è" come ad esempio ritiene il concilio vaticano primo , essi sostengono che la ragione, se debitamente esercitata, giunge inequivocabilmente all esistenza di Dio. Personalmente non lo ritengo e non penso che la ragione possa arrivare a dimostrare l'esistenza di Dio. Laddove dimostrare l'esistenza di Dio significa esattamente chiudere il mistero dell essere perchè significa trovare la chiave che pone l'inizio e la fine dell essere l'alfa e l omega, perchè è questo che è in gioco nel cocetto di Dio.
Il tuo percorso metafisico va dalle tre dimensioni ordinarie a quella successiva, definita dalla scienza matematica ma per la scienza fisica solo una non studiabilità oltre i confini dello spaziotempo e l'interdisciplinarità non costruisce un terzo elemento risolutivo. Allora il raziocinio si trova senza mezzi per continuare ad essere esercitato, in specie se la sua ragione è quella della esperienza. A questo livello la Critica di Kant ha giustamente negato ogni dimostrabilità razionale di un Assoluto, in particolare di una Causa Prima. D'altronde ad altro livello, sovraempirico, non limitato al piano dei fenomeni ma del noumeno, la ragione si applica a comprendere origine e destino del mondo, in quanto contenuto del pensiero che valuta in aggiunta quindi in indipendenza da quanto i sensi indicano ed orientano. Lo stesso Kant dunque non aveva nulla in contrario che si usasse la filosofia di Platone e il resto per dimostrare non empiricamente una Causa Prima, un Motore immobile... Ed è pur sempre il percorso che dal finito raggiunge intellettualmente l'infinito, con un pensare a, finale.
Io invece indicavo la condizione di riceventi, i quali cioè si trovano a dover gestire anche intellettualmente una previa presenza o proprio un precedente darsi del Mistero. Quindi la ragione a fronte di ciò non sa e non deve continuare in una linea ininterrotta. L'esperienza della psicoterapia e delle scienze che ne hanno valutato indica proprio che esiste anche una perdita positiva del filo logico che guida la nostra mente. Il punto è non fare di questo vuoto emotivo un assoluto per spiegare tutto. L'umanità vive anche per raggiungere il proprio obiettivo razionale; in tal senso il vuoto logico diventa non-vita se assunto quale fine. Esso infatti potenzia la ragione.
Ma nell'esempio della fede cristiana l'oggetto non è la natura che ho testé descritto bensì un accadimento sopra di essa, in cui la nostra decisione deve accadere in non conformità con le manifestazioni-costruzioni della ragione. Quindi non c'è, nella concretezza della esistenza, un raziocinio che riesca a ribadire: a volte bisogna obbedire solo ai sentimenti; difatti si crea un contrasto tra emotività e intellettualità. Razionalmente, filosoficamente con la Critica del Giudizio di Kant, si sa che si può ragionare e riconoscere il valore indipendente delle scelte basate sul sentimento, allora in ciò nessun dissidio; ma esistenzialmente, nell'evento per continuare a vivere mentre l'umanità non ne ha risorse bastanti, l'istanza razionale presenta una soluzione che l'istanza emotiva nega e il voler vivere spinge verso emozioni e sentimento in divergenza rispetto alla razionalità, al cospetto di una Alterità non decifrabile con la mente. Mi si comprenda: se il calcolo razionale che interviene in un estremo dramma amoroso ha per risultato: 'prova a dirle, con certe parole, comunicazioni diverse, che la ami', ebbene le emozioni attestano che non potrebbe bastare. Allora un uomo sentendo di dover garantire la prosecuzione della vita umana proprio in stesso frangente e non potendo usare il suo strumento principale, il raziocinio, deve decidere di abbandonarsi alla unica possibilità restante, perché sente anche se non lo percepisce la presenza di un Mistero che non è una ennesima porta chiusa. Trovandosi così in una differente intuizione della realtà anche recondita, riesce a capire come fare per comunicare a lei quanto assolutamente vuole ed anche a vivere con le proprie superiori facoltà, razionali, il nuovo rapporto.
Ho fatto esempio conforme alla filosofia di Kierkegaard, ma non c'è solo il rapporto amoroso fra uomo e donna che viene garantito dal salto nel buio. Tuttavia solo questo salto, non la costruzione postuma (e inutile) di un ponte, la ragione, esercitata a ritroso, riprende e stima, potendo così valutare la nuova condizione; e pertanto l'evento soprannaturale continua garantendo la vita anche con l'esercizio razionale e quest'ultimo non colma il vuoto logico passato, ne comprende la funzione.
MAURO PASTORE