Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Il_Dubbio

#601
Citazione di: iano il 08 Novembre 2017, 11:31:47 AM
Conoscerne la "vera" natura , e magari istante per istante, è una curiosità comprensibile , ma se rimane una conoscenza fine a se stessa , a cosa serve ?
Il punto di vista utilitaristico , che si attiene rigorosamente ai fatti , in questo caso ci salva.

La tua è una opinione rispettabile ma, almeno per me, non condivisibile.

La scienza non persegue fini utilitaristici. E' una conoscenza fine a se stessa!  Questa mia opinione va nel verso opposto alla tua.

Io chiaramente difendo il mio punto di vista. Lo difendo per esempio sostenendo che prima di ogni scoperta scientifica non è possibile supporre quale possa essere l'utile vantaggio futuro. Potrebbe essercene uno nell'immediato, uno nel prossimo futuro o nessun vantaggio. Ma prima che tale scoperta avvenga non è dato sapere se avrà un vantaggio o meno. La scienza è al servizio dell'umanità, non è al servizio di pochi approfittatori che devono per forza trarre un qualche vantaggio (magari per fare più soldi).

Il solo pensare che una possibile conoscenza sia inutile o fine a se stessa credo sia un atteggiamento anti-scientifico.
#602
Citazione di: iano il 07 Novembre 2017, 18:40:01 PM
Prima della misura io posso parlare di una particella,in quanto l'esperimento consiste nel lanciare particelle contro uno schermo.
Il comportamento della particella non è quello classico a causa dell'interposizione delle fessure.

...è come se io spedissi delle banconote. Nel tragitto diventassero dei coriandoli e solo se trovassero una sola fenditura aperta ritornerebbero ad essere le stesse banconote iniziali.

E' una bella idea non trovi?

Ora per spirito di indagine che penso ci accomuna, secondo te se quelle banconote trovassero una fenditura aperta possiamo dire che prima fossero coriandoli o siano sempre rimaste banconote?
E sulla strada, durante il tragitto, come fanno a sapere come "comportarsi" (se rimanere coriandoli o banconote) se non sanno cosa il nemico (colui il quale deciderà la loro sorte, chiudendo o lasciando aperto una fenditura) ha deciso di fare?

Non so come la pensi, forse mi darai la tua versione, ma parlare di particelle che vengono lanciate contro le fenditure comporta il dover ammettere che una volta lanciate come particelle essere siano in grado di stabilire in anticipo quale comportamento adottare prima ancora che si sia deciso quale esperimento fare su di loro.
#603
Scienza e Tecnologia / Re:Costante cosmologia
06 Novembre 2017, 19:03:45 PM
Se non ricordo male fu introdotta da Einstein per motivi estetici. Un universo statico doveva essere piu bello di uno dinamico  ;D 
In realtà le sue equazioni già gli suggerivano un universo dinamico. Avrebbe potuto quindi anticipare la scoperta sperimentale.
Per questo forse lui disse che l'introduzione della costante cosmologica fu il suo piu grande errore.

Il problema del dinamismo forse non è del tutto preciso. L'universo può espandersi o contrarsi. Siccome la gravità è attrattiva e il pericolo era che l'universo si contraesse, bisognava bilanciarla con una forza repulsiva. Per questo introdusse questa costante. Però questa costante può avere entrambi i segni, quindi essere attrattiva o repulsiva.

Errore che comunque ha anticipato una soluzione al motivo per cui l'universo non solo si espande ma addirittura accelera. Ovvero una costante cosmologica repulsiva (cioè positiva).

Una delle cose che invece io non ho capito è perche si dica che il valore di questa costante è molto piccola. Se è vero che accelera non dovrebbe essere piu grande del previsto?  ::)
#604
Citazione di: iano il 05 Novembre 2017, 01:07:08 AMAd una particella è associata una onda di probabilità .

Al dire il vero è problematica anche questa affermazione.
Io ho distinto il loro comportamento in ondulatorio o particellare in quanto l'unica fase di interesse fisico è proprio il loro comportamento durante la misura (ammesso si possa parlare di misura anche quando le due fenditure, nell'esperimento omonimo, sono aperte). Cosa esse siano prima di questa fase di misurazione non è dato saperlo. Quello che chiami "onda di probabilità" in realtà con l'onda o meglio, con il comportamento ondulatorio credo abbia poco da spartire. Quello che chiami "onda di probabilità" potrebbe essere inteso come evoluzione del sistema o come una sua descrizione in un dato istante. Questa descrizione poi non è una descrizione classica. L'onda di probabilità è una forma pittoresca per descrivere ciò che succede a tali sistemi quando essi non sono sotto la presssione di una misura fisica. E ciò che succede a questi sistemi quando non sono sotto la "luce di un riflettore" è descritto matematicamente da un ente matematico chiamato funzione d'onda che con precisione (appunto) matematica descrive in modo deterministico la sua evoluzione. Ma questi geni della fisica fanno evolvere in modo matematico e deterministico "oggetti" (chiamiamoli tali solo per cortesia) che con la particella come noi la intendiamo non hanno nulla da spartire.
Quindi è problematica la tua affermazione in quanto non è possibile affermare che si associ ad una particella un'onda di probabilità poichè questa affermazione farebbe pensare come se ci sia una particella a cui si associa un'onda di probabilità. Mentre prima di una misura non è possibile parlare ancora dell'esistenza di una particella. Per quanto riguarda l'onda di probabilità essa è solo una descrizione matematica, e come per gli enti matematici di un certo tipo, che Platone inseriva in un mondo platonico (non reale), nemmeno quella esiste.
#605
Ciao
Non hai specificato quali sono questi temi moderni specifici e complessi di natura scientifica che verrebbero frenati dall'uso rigoroso e razionale del linguaggio scientifico.
Conseguentemente non hai specificato cosa intendi per linguaggio scientifico e la differenza che passa tra un linguaggio scientifico rigoroso ed uno meno rigoroso.
Se un linguaggio meno rigoroso fosse comunque ugualmente scientifico andrebbe chiarita la necessità o la virtù dell'essere piu o meno "rigoroso".

Ho fatto il finto tondo, mi sembra chiaro (ma se non fosse cosi sarà necessario un tuo intervento di chiarimento) che tu intendessi dire che il linguaggio rigoroso altro non è che quello matematico. Se è vero però che il linguaggio scientifico usa un linguaggio matematico va detto pure che il linguaggio matematico va ben oltre il linguaggio scientifico. Per linguaggio scientifico intendo infatti il poter descrivere la realtà, mentre non tutta la matematica è al servizio di questa esistenza. La realtà quindi va letta con un linguaggio (se mi si passa il termine) misto.
Se il linguaggio matematico, infatti, può anche non avere nulla a che fare con la realtà, il linguaggio scientifico deve per forza di cose essere aderente alla realtà.

L'aderenza alla realtà viene data dal metodo in uso.
Il linguaggio scientifico diventa quindi un misto tra la rigorosità del linguaggio matematico  e il metodo usato per stabilire che quel linguaggio sia aderente alla realtà. Solitamente il metodo usato  è la sperimentazione. Con questo metodo si stabilisce se quel specifico linguaggio matematico sia o meno aderente alla realtà.

Esistono possibilità che la natura non segua il linguaggio matematico? Tante volte me lo sono chiesto. Sicuramente c'è la possibilità che se anche la natura seguisse un linguaggio matematico, non è detto che sia stato già codificato dagli uomini. Per cui avremmo un linguaggio rigoroso ma non abbastanza per essere aderente alla realtà. In questo ultimo caso entra sicuramente in ballo un certo tipo di razionalità che chiamiamo meno rigorosa a sostegno di una tesi che alle volte viene ugualmente contraddistinta con il marchio di scientifico.

Per cui  il termine scientifico non sempre lo si sposa con la rigorosità del linguaggio matematico, altrimenti la scienza (probabilmente) non sarebbe mai progredita. La rigorosità è invece una utile risorsa, ma non sufficiente.
Se proprio volessi rispondere alla domanda in modo diretto, direi che si...a naso la rigorosità di certi linguaggi potrebbe anche rappresentare un freno.  Ma si tratta di frenate inconsapevoli. Quella della rigorosità è infatti una strada larga e la si segue per consuetudine. Solo i folli e i geni preferiscono cercare su altre direzioni  le risposte alle domande scientifiche.
#606
Citazione di: iano il 03 Novembre 2017, 18:03:41 PMUna particella è definita come una massa puntiforme che occupa una posizione nello spazio ed evolve nel tempo.

Carissimo iano hai toccato ahimè un °tasto dolente (stavo scrivendo °punto, ma ho dovuto trovare alla svelta un sinonimo).

La definizione di una particella come un "punto che occupa uno spazio" è la mia (onestamente) più grande incomprensione di tutta la fisica.
Magari ha la stessa risoluzione matematica che viene riservata al paradosso di Zenone, comunque mi provoca una certa inquietudine.  ???


Ma volendo potremmo anche fregarcene delle dimensioni (o strutture interne) di una particella, la questione è che c'è una differenza sostanziale fra un comportamento particellare ed uno ondulatorio. Volendo forse è possibile anche stabilire quando un comportamento è fintamente particellare ma in realtà è ondulatorio.

Ammettiamo infatti si possa comprendere (nell'esperimento della doppia fenditura) se ogni punticino, che segna una macchia sullo schermo, sia dovuto ad una particella o a una finta particella con comporatamento ondulatorio. Anche ammettendo che si possa comprendere se un solo segno (dovuto all'impatto di una "finta" particella sullo schermo) sia di natura particellare o ondulatorio, avremmo comunque due segni differenti...anzi a maggior ragione saremmo ancora piu convinti del fatto che essi abbiano segni contraddistinti. Quindi al momento non possiamo sostenere una teoria che faccia a meno delle particelle, benche forse ognuno di noi ha solo una vaga idea di cosa siano in realtà. :-X
#607
Citazione di: iano il 26 Ottobre 2017, 16:45:32 PMPer,quanto riguarda il determinismo lo si può guardare da due punti di vista.
Si può dire che senza determinismo non è possibile fare alcuna previsione utile,per cui la scienza stessa non può esistere.
Oppure si può dire,se trovassi le giuste parole,che esso sia un valore assoluto in se',e dico valore non trovando di meglio.
La meccanica quantistica non mi sembra faccia a botte col primo punto di vista,perché il non poter prevedere il singolo evento (dove andrà a finire la particella sullo schermo),non inficia la previsione della distribuzione finale delle particelle,ciò che è utile in effetti.
Va invece a inficiare una idea assoluta di determinismo,ma non il valore della scienza,e non ne decreta
certamente fine.
La scienza è certamente basata sul determinismo,ma questa dipendenza ha maglie più larghe di quel che credevamo.
Mettiamola così.

La scienza si muove a grandi o a piccoli passi. Non si muove seguendo un'unica direzione e spesso deraglia dai suoi fondamenti epistemologici. Nonostante tutto anche gli errori portano  benefici. Purchè poi ci si metta di nuovo d'accordo sulle regole di base.
Che scopo ha la scienza?  Senza ombra di dubbio uno degli scopi che si prefigge la scienza è di comprendere la natura, ma per essere convinti che la natura sia legata alla nostra comprensione (e non ai nostri abbagli) ha bisogno di regole. Tutti infatti possono inventarsi teorie, ma non tutte le teorie spiegano la natura. Quindi va trovato un metodo che scelga la teoria migliore che spiega la natura.
Sono arrivato al punto di dire che la scienza non spiega la natura, ma sceglie le migliori teorie che tentano di farlo.
Arriviamo quindi alla considerazione generale secondo la quale il metodo scientifico non serve a decretare vera una teoria ma solo a sceglierla tra le tante.

Quindi arrivamo al discorso che facevi sul singolo evento. Se la domanda si ponesse sulla singola particella e no su una distribuzione statistica di N particelle, non avremmo alcuna risposta scientifica. Se dovessimo perciò attenerci alla teoria quantistica standard non avremmo alcun risultato scientifico sulla previsione di un singolo evento di una singola particella.
In caso non ci fosse alcuna teoria in grado di dare una spiegazione scientifica su un comportamento di un singolo evento dovremmo attestare il fatto che non esiste alcuna teoria in grado di spiegare in modo scientifico quell'evento che ci interessa.
La cosa che mi suscita perplessità è che si continua a dire che la maccanica quantistica descrive il comportamento della materia subnucleare. Mentre non mi sembra del tutto vero. La meccanica quantistica è una teoria stastica quindi sperimentata su un grande numero di particelle. Si potrà magari credere che non essendoci una teoria deterministica su singole particelle misurate, essa non esista. Se non esiste una teoria che spieghi un particolare fenomeno allora solitamente la scienza non si pronuncia. E cosi dovrebbe essere anche per questo specifico problema.  Io resto quindi dell'idea che il problema esista e il fatto che invece non esista una teoria che comprenda quel comportamento denoti solo la nostra ignoranza. E credo che sostanzialmente Einstein si volesse riferire proprio a questa mancanza di spiegazione. Indubbiamente il ragionamento di Einstein non può essere sintetizzato cosi facilmente, ma a grandi linee possiamo anche fare uno sforzo e comprimerlo in questo modo: non siamo in grado di prevedere il risultato di una misura di singola particella. Per cui non essendoci alcuna teoria in grado di farlo, semplicemente non abbiamo idea di come funzioni la natura.
#608
Scienza e Tecnologia / Re:Ma cos' è la morte?
29 Ottobre 2017, 19:36:29 PM
Vediamo un po'.

Incominciamo con l'etimologia.
Morte in latino Mors dal verbo mori ovvero morire. Questa radice latina proviene da quella sancrita mar- trosformatasi in mor-
Anche il greco antico (pare) abbia importato la stessa radice mar- il cui verbo significa consumare, distruggere (in italiano marasma stato estremo di consumazione).
Fin qui la mia ricerca etimologica-

Alla domanda che poni tu in modo specifico, ossia se ci sia una trasformazione chimica, non saprei rispondere in modo mirato. Quando un albero muore? O quando muore una foglia di un albero?
Se pensiamo che gli alberi possono essere sradicati senza farli morire, per piantarli da un'altra parte, vuol dire che non si distrugge un albero solo sradicandolo dalla propria radice. Come non muore un pesce solo perchè è fuori dall'acqua.
La terra il mare e l'aria sono però i luoghi dove vivono e sopravvivono la maggioranza degli esseri viventi sulla terra. Terra, mare e aria sono quindi le fonti di sopravvivenza degli esseri viventi. Per cui se un albero viene sradicato da un suolo può essere ri-piantato in un suolo diverso purchè il tempo che trascorre fuori dal suo luogo di sopravvivenza non sia piu lungo della sua autonomia di sopravvivenza. Anche noi possiamo infatti immergerci sott'acqua purchè il tempo di immersione non sia piu lungo della nostra scorta di aria nei polmoni.
Nel momento in cui questa scorta finisce l'essere vivente muore. Ovvero, quando tutti gli organi vitali esauriscono la loro scorta di sostentamento, il corpo di quell'essere è ufficilamente morto.
Chiaramente quando un corpo è in vita assorbe energia dai suoi luoghi di sostentamento e lo restituisce (trasformandolo chimicamente) al  suo corpo il quale assume decisamente un aspetto differente. L'aspetto è dovuto a trasformazioni chimiche programmate dal suo dna. Per cui se una foglia viva è verde, assumerà un aspetto diverso se la stessa foglia è invece morta.  Questo vale in modo diverso per ogni essere vivente e le trasformazioni chimiche sono perciò diverse. Non credo quindi (tentanto una mia personale risposta alla tua domanda) si possa tracciare una sorta di differenza chimica uguale per tutti gli esseri viventi.

Ho risposto a questo quesito non tanto per la specifica domanda, ma perchè mi ha ricordato una legge generale di fisica che è cosi generale che riguarda tutti, dagli esseri viventi fino all'intero universo. E' la seconda legge della termodinamica.  Secondo questa legge i sistemi (al pari l'universo intero è un sistema) isolati passano da uno stato di equilibrio termico ordinato ad uno disordinato. E' impossibile il contrario. Naturalmente quindi i sistemi tendono o a rimanere in equilibrio oppure a cedere in uno stato di disordine. E' la famosa questione dell'entropia.

Gli esseri viventi infatti tendono a rimanere in equilibrio, consumando energia dall'ambiente in cui vivono. Ciò che viene consumato però si perde. Per cui se è vero che gli esseri viventi riescono a rimanere per molto tempo in equilibrio, dall'altro canto il lavoro che l'essere vivente compie per rimanere in vita fa aumentare il disordine, quindi l'entropia del sistema in cui vivono. Per assurdo un essere vivente potrebbe al massimo vivere fino a che riesce ad assorbire energia dall'ambiente. Se l'ambiente fosse l'intero universo, il vivente potrebbe viveve fino a che l'universo ha ancora calore da trasformare in lavoro.  Siccome l'universo è un sistema isolato, una volta che tutto il calore si è esaurito non è possibile piu fare una trasformazione di questo calore in lavoro; perciò l'universo muore ed anche il futuribile essere vivente che fosse riuscito ancora a resistere, muore con lui.
#609
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
28 Ottobre 2017, 00:42:24 AM
Citazione di: Essere Immortale il 27 Ottobre 2017, 23:35:40 PM

Dunque, in fisica classica si parla di massa (o massa a a riposo) come proprietà intrinseca nel corpo..Se prendiamo in esame la formula m=F/a si ha che senza forze applicate o accelerazioni la massa sarà uguale a zero. Nel nostro universo, anche andando nel vuoto si avranno forze dovute ai campi. Ergo la massa a riposo è un caso puramente ideale (o meglio l 'unica massa a riposo è l universo stesso).

Magari Aperion risponderà con maggiore precisione alle numerose domande che ti poni.
Io vorrei aggiungere solo una considerazione. Abbiamo da poco compreso (compreso per modo di dire, e spiegherò il motivo del perchè la comprensione è  "per modo di dire") perche  le particelle hanno una massa. Infatti è stato scoperto da poco l'esistenza del bosone di Higgs il quale testimonia che il meccanismo di Higgs è giusto (faccio notare che la cosa piu importante è il meccanismo, il bosone è solo l'accidente).
Il meccanismo di Higgs infatti stabilisce il motivo per cui le particelle hanno una massa. Fin qui penso sia tutto chiaro. La cosa davvero difficile (o quasi impossibile se uno non è un tecnico matematico) da capire è cosa dica tale meccanismo. L'equazione (se si può parlare di equazione) è pari ad un lenzuolo.
L'altra considerazione da fare, che è davvero curiosa ed è pari alla considerazione sul "lenzuolo", è che tale meccanismo anche se stabilisce perchè i corpi hanno una massa (e dobbiamo crederlo sulla parola, altrimenti dovremmo per forza studiare tutti matematica di livello superiore al °livello massimo °è una battuta) non spiega perche i corpi hanno masse (intrinseche) diverse. Non credo quindi (è una supposizione) che si possa risalire quindi al motivo per cui i fotoni non hanno massa e gli elettroni un po' si e i neutrini molto meno degli elettroni. Per cui sembra esserci ancora molto da scoprire e da capire sul funzionamento  dell'universo.
Quindi la risposta alla tua domanda forse va cercata in quel meccanismo (se uno lo sa leggere). I corpi hanno massa e c'è un meccanismo che lo spiega.

Se io fossi un elettrone a riposo avrei una massa intrinseca? Questa domanda la girerei ad Aperion (che forse il "lenzuolo" se lo sarà letto). Io credo di si, non solo perchè un elettrone (ed io stesso) a riposo è difficile immaginarselo, ma perche altrimenti non lo chiameremmo piu elettrone. Almeno credo... ::)
#610
Ciao grazie iano per la risposta.
Credo che tu abbia colto il senso dell'argomento proposto.

In effetti uno poteva chiedersi perche ricordare Pitagora, Euclide e addirittura Platone per tracciare la storia antecedente alla meccanica quantistica?

Se si fa caso è lo stesso Planck che non crede che la sua proposta matematica abbia un senso fisico. Einstein invece recupera la proposta matematica per darle senso fisico ma viene osteggiato dall'intera comunità scientifica (compreso Planck). Poi è lo stesso Einstein che cambia opinione e reclama un senso fisico che ora lui non vede piu. A quel punto è la comunità scientifica, ormai convinta della bontà della proposta fisica, che osteggia Einstein. 
Questa è la storia.

Capire perchè Einstein non fosse piu convinto della meccanica quantistica vale (secondo la mia opinione) la stessa cosa che capire la differenza (o anche la parentela) che passa tra un ente matematico e il significato che noi diamo al senso fisico della realtà per essere tale.
In tal proposte -fisico- vuol dire reale. Quindi percepito o sperimentato. Ma Einstein credo desse al significato "fisico" una valenza superiore che la meccanica quantistica pare negargli. Mi pare fosse Born a dire ad Einstein (in soldoni): non possiamo preoccuparci di ciò che non possiamo sperimentare.
Mentre Einstein suggeriva probabilmente che la natura si comporta in modo tale che quello che sperimentiamo è il risultato di un processo reale e deterministico.  Ciò che sperimentiamo invece (attraverdo la m.q.) è calcolabile solo attraverso un calcolo statistico. La differenza tra la natura di questi eventi e la loro statistica (tra  un processo deterministico e uno non deterministico), sta la differenza fra ciò che suppone (anzi è convinto) Einstein e ciò che vuole dire Born.

Per certi versi il problema è anche di "metodo", quindi possiamo richiamarci a Galileo (che ho inserito nella breve storia). A parte aver dato un significato ai "gravi", Galileo da al mondo scientifico un metodo. E quello è un metodo sperimentale. In certo senso dando ragione a Born. L'idea che ha Einstein non è molto diversa. Suppongo non avesse contrarietà sul metodo sperimentale. Ma probabilmente suggeriva (o almeno io la leggo anche in quest'ottica) l'idea che su una teoria non è progettata per dare risposte fisiche allora è incompleta.
Ed è forse, in fin dei conti, la descrizione di quel che è la funzione d'onda nella teoria ondulatoria della meccanica quantistica. Ed in effetti tale "ente matematico" non è la realtà fisica, ma è come se fosse il precussore dell'entità fisica che si andra a sperimentare. Se la funzione d'onda è l'ente matematico e l'esperimento è l'ente fisico, è chiaro che ci troviamo di fronte ad un salto. Questo "salto" è incontrollato. Eintesin suggeriva (sempre secondo la mia interpretazione) che anche questo salto debba essere controllato in senso fisico. Mentre noi ci troviamo a dover fronteggiare un ente matematico che ha una sua evoluzione deterministica che ad un certo punto "salta" in una situazione fisica (attraverso una misura sperimentale) in modo indeterministico. Per Einstein c'era qualcosa di non compreso ... e secondo me. nonostante tutto, ha ancora ragione.
#611
Devo aggiungere ancora un'altra curiosità su Einstein. Una curiosità che ha un eco ancora tutt'oggi.
Dopo essere stato uno dei protagonisti della nascita della meccanica quantistica, dopo aver creduto che il quanto di azione di Planck (pensato dallo stesso autore solo come un artifizio matematico per risolvere l'enigma del corpo nero) avesse un significato fisico ed essersi battutto contro l'intera comunità scientifica che non gli credeva, alla fine Einstein rimase comunque solo a combattere un'altra battaglia che però non l'ha visto vincitore in vita e probabilmente si ritiene perdente post mortem. Dopo aver dato vita alla meccanica quantistica infatti Einstein non credette piu nella meccanica quantistica e ricomincio la sua battaglia contro tutti fino alla sua autoesclusione dal mondo scientifico (probabilmente anche per motivi di età e di salute). Einstein giuse al convincimento che la meccanica quantistica non fosse una teoria credibile per cui credeva fosse una teoria incompleta (o forse al contrario pensava fosse incompleta quindi non credibile).  Una delle magistrali contromosse di Einstein fu l'aver ideato (con altri due autori Podolski e Rosen) un esperimento ideale che fa discutere ancora oggi il mondo scientifico, conosciuto come il paradosso EPR (dalle iniziali dei tre autori).

Un'altra curiosità (e forse è un po' una constatazione) è data dal fatto che questi grandi scienziati si sono visti scontrare non tanto sulla materia scientifica (che non mancava di certo) ma soprattutto sulle interpretazioni apparentemente filosofiche sulla realtà. Ci fu solo uno che alzo la voce (si fa per dire) e pronuncio forse l'unica cosa pragmatica che un uomo di scienza potrebbe dire in certe circostanze: zitto e calcola!

Oggi rimane solo l'eco di quelle grandi discussioni appassionate. Oggi del pensiero di Einstein e della sua visione del mondo si sono quasi perse le tracce. Oggi forse non c'è nessuno (della comunità scientifica) che darebbe ancora ragione ad Einstein. Eppure la sua visione del mondo era del tutto ragionevole. Perchè questa visione si crede sia errata è discussione forse di altri argomenti. Per il momento dico che secondo me c'è ancora una parte della visione di Einstein che si mantiene a galla, nonostante tutto. Forse non sarebbe del tutto contento, ma  quello che secondo me non è ancora caduto del tutto e che è forse la cosa piu importante di tutto l'aspetto filosofico sulla meccanica quantistica, è il mantenimento del determinismo.
#612
Ciò che mi prefiggo in questo argomento è di tracciare una sorta di storia (in pillole) del pensiero fisico fino ad arrivare alla meccanica quantistica. Come se fosse una vignetta che appare dopo aver tracciato una linea fra numeri crescenti (come quelle della settimana enigmistica). I numeretti non li metto in realtà la vignetta finale sarà solo nella vostra e mia immaginazione. Io comunque sto immaginando una funzione d'onda... anche se non riusciremo ad immaginarla del tutto comunque sarà un divertimento tentarci.
Mi scuso fin da ora per errori o imprecisioni. Spero non ce ne siano molti.


STORIA

-Democrito: tutto quello che ci circonda è fatto di materia scomponibile in piccole dosi di materia non piu divisibile. Questi sono chiamati ATOMI.
-Pitagora: eleva il concetto di numero ad ente sopra ogni cosa. Tutto il mondo che ci circonda è composto da numeri.
-Platone: riunisce tutti gli enti matematici in un mondo chiamato mondo di Platonico. Questo mondo ha una esistenza "ideale" ma non meno importante di quello del mondo fisico.
-Euclide determina con pochi assiomi la geometria chiamata euclidea. Gli assiomi sono concetti non dimostrabili ma veri in quanto "evidenti".
-Galileo scopre che i "gravi", in assenza di attriti, cadono con la stessa accelerazione a prescindere dal loro "peso". E' il padre della scienza per il suo metodo scientifico.
-Newton scopre che l'accelerazione della caduta dei gravi (scoperta da Galileo) è dovuta alla gravita, una forza che attira i corpi anche se sono lontani. Questa forza è calcolabile con precisione (ne scopre l'equazione) e determina anche il movimento degli astri. Il grande fisico inglese rimase comunque insoddisfatto in quanto gli sembrava assurdo che corpi cosi distanti potessero attirarsi senza che ci fosse nulla (in apparenza) nel mezzo.
-Faraday ( di famiglia povera) era un appassionato di elettricità. Studiò privatamente chimica, poi assistente di professore di Chimica e solo alla fine gli fu riconosciuta una cattedra di chimica. Oltre ai suoi studi , scoperte scientifiche e articoli sull'elettricità, si può ricondurre a lui l'idea (solo verbale) che i corpi dovevano essere circondati da dei filamenti.
-Maxwell (matematico e fisico) diede all'idea di Faraday una impronta matematicamente consistente. Nasce cosi il concetto di "campo" che agisce tra i corpi. Campi e particelle sono enti fisici. Viene stabilito, con le equazioni di Maxwell, che la luce è un'onda e rappresenta una vibrazione del campo elettromagnetico.


Siamo cosi arrivati a fine 800' e i fisici pensano che orami non ci sia più nulla da scoprire. Rimanevano solo alcuni fatti che non si riusciva a spiegare, ma che si riteneva potessero trovare soluzione partendo dalle conoscenze ormai acquisite.
Uno di questi fatti riguardava l'esperimento ideale su di un corpo nero.

Il corpo nero è un oggetto ideale il quale assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente senza rifletterla. Negli esperimenti il corpo nero è costituito da un corpo cavo mantenuto a temperatura costante. Una sorta di forno. In realtà i corpi neri non esistono, in quanto la radiazione viene assorbita ma anche riflessa. Ma succedeva che applicando le equazioni di Maxwell, al diminuire della lunghezza d'onda si ottenevano intensità di irraggiamento che tendevano all'infinito (catastrofe ultravioletta), cosa che in realtà non succedeva in quanto il risultato degli esperimenti attestavano che il risultato tendeva a zero (parliamo sempre di radiazioni assorbite e emesse dalle pareti del forno).
A dare una prima risposta in senso matematico *fu nel 1900 Planck il quale rese noto che gli scambi di energia nei fenomeni di emissione e di assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche avvengono in forma discreta (proporzionale alla loro frequenza di oscillazione, secondo una costante universale), e non in forma continua, come sosteneva la teoria elettromagnetica classica [frase interamente ripresa da wikipendia].


Colui il quale invece diede una prima risposta in senso fisico fu Einstein nel 1905 il quale affibbiò al quanto di luce la formula E=hv. Ma fu probabilmente nel 1917 (periodo nel quale lo stesso Einstein diede al quanto un momento p=hv/c), che il quanto diventa una particella reale che ora (non fu Einstein a dargli questo nome) tutti chiamiamo fotone. Bisogna dire che la proposta di Einstein fu a lungo osteggiata dall'intera comunità scientifica e dallo stesso Planck "l'ideatore" del quanto. Per questo grande scienziato la sua idea fu solo un semplice artificio matematico e non un reale fenomeno fisico. Tutti erano convinti quindi che la luce fosse un'onda ed infatti come tale si comportava.
Perciò dal momento in cui Maxwell stabilisce che la luce è un'onda arriviamo fino ad Einstein (1917 o poco prima al 1905), e scopriamo che la luce è fatta anche di particelle.


Il passo a breve avrebbe portato a qualcosa che alla fine del secolo precedente sarebbe stato del tutto inverosimile. De Broglie nel 1924 ipotizza che alle particelle di materia sono associabili le proprietà fisiche delle onde. Una vera rivoluzione. Questo è il terreno su cui poi si baserà la meccanica quantistica. Nasce cosi il dualismo onda-particella, il principio di complementarietà ma anche e soprattutto il principio di indeterminazione di Heinseberg. Nascono cosi i formalismi matematici equivalenti ovvero la meccanica ondulatoria (Erwin Schrödinger) e la meccanica delle matrici (Werner Heisenberg, Max Born e Pascual Jordan nel 1925). Tutta questa roba è la meccanica quantistica, che non ha un padre, ma diverse madri ;D


Da notare (curiosità) come Einstein prende il Nobel per aver spiegato l'effetto fotoelettrico soltanto (si fa per dire) utilizzando un concetto (il quanto di luce) ideato da un altro (Planck) che nemmeno aveva preso sul serio, mentre nulla ricevette per l'intera teoria della relatività.

In un certo senso se la Meccanica quantistica ha preso tanti nobel qualcosa di vero ci sarà...si ma cosa?

Le particelle sono onde o particelle? La luce è un'onda o una particella?



A queste domande saranno forse rivolte altri argomenti. In questo forse attestiamo che la meccanica quantistica è una realtà, ha una storia, è stata battuta in senso sperimentale per piu di un secolo, e ha preso anche tanti Nobel  ;D .
#613
Cari filosofi vi parlo dall'altra parte del muro. Non essendo filosofo (almeno no di professione, ma una qualche propensione alla filosofia dovremmo avercela tutti) faccio fatica alle volte a stare dietro agli innumerevoli concetti astratti proposti per dare senso alla propria filosofia.

Intervengo su questo particolare quesito perchè lo ritengo il quesito dei quesiti. Il principale tra tutti. Un vero e proprio rompicapo.

Il quesito proposto però sembra (in qualche modo) essere paragonabile ad un quesito piu specifico. Che ora tenterò di spiegare

Noi immaginiamo i filosofi come gente che si interroga su questioni di natura generale. La cosa è sospettabile di imprecisione. Un filosofo non può parlare di un sistema generale se poi esclude se stesso. Non sarà piu generale.

Per cui immaginaimo un filosofo che si chieda: perche esiste qualcosa invece che nulla?
Probabilmente sta chiedendo a se stesso perchè esiste invece di non esistere. La domanda da generale diventa personale.
Quindi la prima considerazione è che non si può pensare che un filosofo possa farsi domande generali pensando che possa escludere se stesso.
Per cui secondo me la domanda come è stata posta è monca. Non è precisa.

Ora faccio finta di essere io il filosofo in questione. Mi chiedo, perche ora esisto ed invece non esisto piu nel mio passato?
La domanda (forse per qualcuno potrebbe non essere pertinente) è identica secondo me alla domanda piu generale: perche esiste qualcosa invece di non esistere? Infatti la risposta dovrebbe piu o meno essere: esisto ora in questo istante e con me esiste tutto il resto, mentre al di la di questo istante c'è il nulla.

In un certo senso il significato di nulla non perde la proprietà di esistenza, altrimenti la storia o il fatto che io esista non sarebbe possibile, ed io non starei qui a scrivere.
In realtà si potrebbe anche peggiorare la situazione sostenendo che io ci sono (sono qualcosa ora) ma io ci sono e sono qualcosa anche nel mio passato ed anche il nel mio futuro. Questo potrebbe essere possibile se consideriamo che l'esistenza di noi stessi non dipende solo da noi ma anche da possibili viaggiatori nello spazio che potrebbero incontrare me nel passato e o nel mio futuro e non concordare con il mio stato esistenza di filosofo che si chiede perche ora esisto e fuori ci sia il nulla.
In un certo senso pare che si possa affermare che il nulla e l'esistenza coestistano, mentre è proprio la domanda del filosofo che tende a considerare solo una parte del tutto...quando invece lui crede che si stia facendo una domanda di senso generale.
#614
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
18 Ottobre 2017, 20:03:32 PM
Citazione di: Apeiron il 18 Ottobre 2017, 19:17:04 PMQui c'è l'errore dell'identificazione della quantità di moto con una forza.  [/i]

Sicuramente mi sono espresso male. Ho visto che il tuo intervento si concentra specificatamente su questo fraintendimento, quindi tento di darti una risposta su questo.

Un corpo è fermo! Per cambiare il suo stato devo imprimergli una forza. Come faccio se no a cambiargli il suo stato di quiete?
Una palla è ferma fino a che qualcuno non gli da un calcio. Se la forza del calcio è potente la palla schizzerà piu veloce. La quantità di moto della palla infatti deve pur dipendere da qualcosa. Magari non chiamiamola forza, chiamiamola energia cinetica di una corpo di massa m.
La mia idea (scritta magari male) però era quella di far notare come il corpo "assorbe" energia nel momento in cui la sua quantità di moto aumenta. Aumentando l'energia aumenta anche la sua massa (potenziale). Infatti ho detto che negli acceleratori di particelle, lo dice la parola stessa, vengono fatte accelerare le particelle e poi fatte scontrare. Nello scontro salteranno fuori altre particelle la cui somma sarà pari alla somma di tutte le energie delle particelle accelerate, quindi enormemente piu grande delle energie iniziali (ovvero prima di essere "spinte" verso l'accelerazione). Per cui potrebbero uscir fuori particelle molto piu massive di quelle fatte scontrare.
#615
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
17 Ottobre 2017, 23:35:16 PM
Citazione di: Apeiron il 17 Ottobre 2017, 21:24:35 PM
A me piace insegnare... ma essere capaci di insegnare richiede due cose: sapere quello che si dice (ammettendo le eventuali lacune - "sapere di non sapere") e saper adattare il proprio insegnamento a chi hai davanti. Quindi anzi mi fai solo fare pratica ;)

Volendo è possibile stabilire chi è completamente sprovveduto da chi qualche nozione ce l'ha. Poi comunque io evito di rispondere solo a chi ha fatto la domanda (forse per questo c'è stato il grande malinteso). Un'occhio bisogna avercelo anche verso chi potrebbe leggere dall'esterno. E all'esterno potrebbe esserci chiunque, lo sprovveduto ma anche il competente.
Per questo io (rispondo in ritardo) penso che bisogna procedere per argomenti specifici. La tua proposta, di fare una sommatoria di "curiosità scientifiche", non penso funzionerebbe. Ce ne sono una infinità...  ;) Poi serve un competente che ha voglia di spiegare il minimo indispensabile o per mettere ordine. Quindi sei nel posto giusto :) ma il tuo scopo (mi permetto di di dartene uno) non deve essere solo quello di  insegnare... Io penso che la conoscenza sia anche un divertimento. Quindi perchè no...anche inserire qualche conoscenza dove sembra mancare diventa  un divertimento. Il mio scopo invece non è solo trovare conoscenza, altrimenti non mi chiamerei il dubbio. Io mi infilo dove la conoscenza ancora non c'è. Credo sia un divertimento quasi pari all'ottenerne una  :) 


prenditi il tempo che vuoi...