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Messaggi - sapa

#601
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
12 Febbraio 2021, 16:31:30 PM
Citazione di: anthonyi il 12 Febbraio 2021, 15:41:20 PM
Citazione di: Alexander il 12 Febbraio 2021, 12:13:08 PM
Buongiorno Anthonyi


Bisogna però considerare, in questo caso, l'eventuale sofferenza dei bovini, a vivere incatenati e sigillati. Proprio perché siamo umani, quindi in parte natura e in parte spirito, possiamo decidere di non essere indifferenti alla loro sofferenza, come invece lo è la natura nei nostri confronti.
Ciao Alex, non credo i bovini soffrano troppo per il fatto di stare chiusi, i naturisti hanno anche la caratteristica di pensare che gli animali siano naturisti ma non è così, anche a loro fa piacere l'artificialita, pensa alle stesse vacche da latte alle quali fanno tanto piacere gli impianti di pulizia e strofinaggio (sono gli stessi che si usano per il lavaggio auto) che dopo averli usati fanno più latte.
Bè, anthony, fermo restando che nessun animale da allevamento ha mai elevato formali proteste per le condizioni di artificialità a lui imposte dall'uomo, quanto dici smentirebbe clamorosamente tutto l'impianto normativo riguardante gli allevamenti biologici.
#602
Tematiche Filosofiche / Perché amare la Natura?
12 Febbraio 2021, 15:23:47 PM
Concordo con anthony, la natura non va nè amata, nè odiata, ma semplicemente rispettata, per quanto è possibile. Il rispetto per essa passa dallo studio delle sue forme e delle sue leggi, che se da una parte ci dà modo di prevenire alcuni eventi naturali, dall'altra ci consente di capire in quale modo interagire con i meccanismi naturali a noi noti, senza farsi e fare troppo male. Ricordo un passo de " L'insostenibile leggerezza dell'essere", nel quale M. Kundera faceva dire a un suo personaggio  più o meno le seguenti parole: " La natura? Quando sono in mezzo a un prato, mi vien fatto di pensare che in quel momento, mentre  sto godendo la bellezza del paesaggio, magari poggiando saldamente i piedi su un formicaio, attorno a me si sta svolgendo una lotta senza quartiere per la sopravvivenza e la conquista da parte di entità a me invisibili e mi vien voglia di seppellire tutto sotto una colata di cemento". Questo paradosso mi fece riflettere: è meglio lasciare che la vita faccia il suo corso, cosiddetto naturale, anche se si tratta di un meccanismo di nascita/morte, lotta, prevaricazione e sofferenza, o cercare di "intombare tutto" dentro un bel sarcofago di cemento, bloccando questa spirale di violenza naturale? Essendo un paradosso dichiarato, la risposta è abbastanza scontata, ma la domanda fotografa abbastanza bene, secondo me, gli estremi dell' approccio umano verso la natura. Una giusta via di mezzo, penso sia l'atteggiamento più consono.
#603
Citazione di: Freedom il 05 Febbraio 2021, 21:22:59 PM
La mia paura, temo fondata, è che il governo Draghi si risolverà in un ennesimo salasso per gli italiani.

Sia chiaro, se i sacrifici fossero fatti per aprire un futuro nuovo, virtuoso, li farei volentieri. Ma è dal 1.992 che vedo arrivare stangate sull'Italia: ho ancora nelle orecchie le parole di Amato: l'Italia ha una febbre da cavallo e ci vuole una cura da cavallo! Vado a memoria ma credo che furono 90 miliardi. Di lire ovviamente. Vabbè che Amato era socialista ma quella Presidenza del Consiglio la svolse da tecnico. Prestato dalla politica ma pur sempre un tecnico. Da lì in poi fu un susseguirsi di mazzate. Tecniche naturalmente. Ciampi, Dini, Monti e oggi Draghi. Considerando tuttavia che anche Prodi, Berlusconi, Renzi, Letta e Gentiloni, pur essendo politici, non hanno mancato di eseguire i compitini assegnatigli da Bruxelles. Insomma fleboclisi continue di diritti, welfare, fiscali, etc.

Ma la cosa terribile è che dopo qualche anno si ricomincia. Non è che uno fa un sacrificio, magari anche grosso, e poi si comincia a migliorare. No, assolutamente no. Arriviamo sull'orlo del precipizio, ci salassano, ci salviamo, andiamo avanti un pò alla meglio e poi di nuovo il precipizio, il salasso, etc. In un ciclo infernale di ripetizioni senza fine.

Il problema sarebbe di semplice (semplice non facile!) soluzione: abbassare il debito pubblico. Sono gl'interessi che paghiamo a distruggerci. L'avanzo primario è positivo praticamente da 20 anni ma non copre, ovviamente, gl'interessi sul debito.

E allora sapete cosa penso? Basta salassi che non fanno altro che prolungare l'agonia. O si trova il modo di aggredire il debito pubblico, anche a prezzo di grandi sacrifici, o si continua a fare debito pubblico. E a chi contraddice questa strategia paventando il pericolo di non riuscire più a collocarlo presso gli investitori rispondo che il rischio c'è. Non lo nego. Ma il Giappone lo fa da tanti anni e non è ancora accaduto nulla di male. Perchè è tutto in mano nazionale? Bene facciamolo anche noi, le risorse ci sono. Bisogna solo che gli italiani capiscano che questo è vero patriottismo. Non abbaiare contro l'Europa cattiva per poi piegarsi al primo braccio di ferro in nome della responsabilità. Una chance ce l'abbiamo.

Sicuramente più incoraggiante che continuare il ciclo dei salassi all'infinito. Anzi non sino all'infinito, ma fino a quando qualcuno non si comprerà del tutto il nostro Paese. Che è già in buona parte in mani straniere.
Ciao Freedom, condivido in particolare il grassettato. Credo, però, da ignorante qual sono  ìn materia di politica economica, che la differenza stia nella capacità di investire produttivamente il debito fatto. Fare debito improduttivo, porta al dissesto. Forse, in Giappone sono più bravi? Non so, chiedo....
#604
Citazione di: paul11 il 05 Febbraio 2021, 19:47:11 PM
Sapa
Dal momento in cui siamo firmatari fin dalla prima ora di  trattati europei, vedere tutti perrsonaggi che li hanno firmati e rivedere pure i voti di consensi e "astenuti", ci sono almeno quarant'anni di governi e ministri di tutti  i colori .
Tornare a votare non serve a nulla, L'Europa tremava già con il primo governo Conte "gailloverde" di estrazione populista, poi il M5S è diventato ligio all'europeismo, cambiando rotta .
Se dovesse salire un governo di centro destra sovranista, avremmo ogni 5 minuti un contabile spedito dall'Europa, più potente del nostro Presidente della Repubblica, che all'orecchio suggerirebbe, ma volete davvero collassare finanziariamente, ma li volete o no più di 300 miliardi di euro? Hanno leve potentissime per "farci fuori" quando vogliono e ricondurci alla loro "giusta ragione". Ormai siamo compromessi con l'Europa e fingerlo di non esserlo è la peggiore illusione che partorisce aborti.
Ricordiamoci che il recovery fund non è un "regalo" o una vincita al lotto è sicuramente un cambio di rotta intelligente da parte del gotha europeo , a mio parere necessario dalla crisi pandemica che si riversa nel socio economico . Entro febbraio se non erro necessità un recovery plan che entro aprile sarà passato al vaglio dalla commissione europea. Significa aver chiaro investimenti e spese, con altrettanti protocolli di controllo ,di come gestire questo pacco di miliardi fino al 2027.
Significa che oltre agli indicatori macroeconomici del pil, del debito pubblico,  ci controlleranno dall'Europa costantemente, monitorandoci .



Ciao Paul, concordo con te su gran parte del discorso che fai, ma a me sembra chiaro che, oltre al piano di spesa del Recovery Fund, l'Europa si aspetti da noi che facciamo riforme, in grado di correggere i problemi che  ci affliggono e che rendono difficoltosa ogni eventuale ripresa economica nel nostro paese. E' su questo piano che misureremo eventuali altri "lacrime - sangue", perchè se dovremo probabilmente tornare a metter mano alle pensioni, dovremo anche snellire l'apparato normativo e burocratico, rendere efficiente la macchina dello stato, disciplinare in modo diverso la politica fiscale e la giustizia. Su questo pacchetto si giocherà la nostra credibilità verso il mondo e quella di Draghi per il paese. Si intende, quindi, che oltre al "pieno di benzina" che vedremo, si spera, arrivare con il Recovery Fund, dovremo rifare il motore , per metterlo in grado di competere. Sì, si tratterebbe di questo, competizione. Ora sta tutto qui, secondo me: Draghi sarà in grado di progettare e mettere in pista un meccanismo virtuoso, capace di portare lavoro, occupazione e conseguente benessere? O farà, come Monti, solo gli interessi della grande finanza e della grande industria? Senza la finanza e la grande industria finora non si è mai combinato granchè, ma si è anche visto che, senza i cosiddetti consumatori (noi), il capitale è condannato a dimagrire. C' è un punto di equilibrio che va colto e centrato, prima di arrivare a quello, purtroppo molto vicino, di non ritorno. Io credo che il Conte bis, come il Conte 1 del resto, non sarebbe riuscito a farcela e, a questo punto, preferisco rischiare con Draghi.
#605
Draghi è una extrema ratio, visto che la maggioranza parlamentare non si riesce a trovare. I governi del Presidente non mi piacciono, ma almeno Draghi sa cosa vuole l'Europa da noi, le riforme prima di tutto, che consentiranno di rendere credibile il nostro debito. Non credo che il nostro problema sia di carattere finanziario, è la credibilità che ci manca ed è in peggioramento, anche a causa della pandemia. Il governo Conte 2, sul quale non esprimo impressioni, non era in grado di fare riforme, proprio per il suo intrinseco essere un' accozzaglia raccogliticcia di forze accomunate dalla sola volontà di non andare ad elezioni. In questo, devo dire, Matteo Renzi ha fatto il suo dovere, come del resto lo fece Salvini a suo  tempo, denunciando il fatto che le.maggioranze innaturali tali sono e restano. Ora vediamo Draghi, fermo restando che tornare a votare non sarebbe un' infamia,  come invece vorrebbero farci credere, Mattarella in testa.
#606
Citazione di: Alex Pirino il 30 Gennaio 2021, 00:42:59 AM
L'INFERNO ESISTE. ESISTE PERCHE SATANA PRIMA DI DIVENTARE IL DIAVOLO, CHE E' COLUI CHE DIVIDE,DAL SIGNIFICATO ETIMOLOGICO E CIOE DALLA RADICE DELLA PAROLA IN GRECO ANTICO, HA RIFIUTATO LA LIBERTA DI SEGUIRE DIO PENSANDOLA ALTRO. ERA UN ANGELO SUPERIORE AD ALTRI, BELLO E LUMINOSO, ERA UN ANGELO SERAFINO CHE HA RIFIUTATO DI PORTARE LA LUCE DI DIO, E HA RIFIUTATO DIO PERCHE SI E CREDUTO SUPERIORE A LUI. HA RIFIUTATO LA PROVA CHE ANCHE GLI ANGELI HANNO DOVUTO VIVERE E CIOE' QUELLA DELLA LIBERTA DI SCEGLIERE O RIFIUTARE DALLA CELEBRE FRASE A LUI ATTRIBUITA : NON SERVIAM, NON OBBEDIRO. SATANA E' UNA ENTITA MOLTO FORTE E DI UNA INTELLIGENZA SUPERIORE E CATTIVA PERCHE CAPACE DI INGANNARE E ABBAGLIARE NOI ESSERI UMANI. ESISTERE PER FORZA E PER SEMPRE E NON AVERLO CHIESTO MA ESSERCI TROVATO,QUESTO E' LìINFERNO CHE RIFIUTA UN DIO CHE PUR DI ESSERE PREGATO E' DISPOSTO A PREGARE SE STESSO NONOSTANTE I MOTIVI NON MAI COSì CHIARI. ECCO QUESTA E' UN PO UNA VISIONE DELL'INFERNO CHE E' RITENUTO UN LUOGO DI ODIO,DI RIFIUTO,DI INGANNO,DOVE DIO NON ESISTE CERTAMENTE, A CUI E' IMPEDITO DI ESISTERE ALLA PROPRIA REALTA NONOSTANTE IL SIGNORE GESU O DIO E' ESISTITO,ESISTE,ESISTERA SEMPRE PER TUTTI. DIO SA CHI HA BISOGNO DI LUI E DI ESSERE VOLUTO, MENTRE IL MALE INGANNA LE NOSTRE SCELTE PERCHE VUOLE CHE STIAMO MALE ATTRAVERSO OGGETTI COSE E SIGNIFICATI EFFIMERI CHE NON SONO IN DIO E CHE INSEGUIAMO AFFAMATI COME DEI PRIMITIVI "TROGLODITI" MA CHE IN REALTA' NON ESISTONO TRA LE COSE E GLI OGGETTI DI DIO E METAFORICAMENTE FORSE NEANCHE SULLA SUA MENSOLA O COMODINO,IN DIO NON CI SONO E NE VENIAMO SOLO AVVELENATI,DALLE CONFUSIONI E DAI FRAINTENDIMENTI E DIVISIONI CHE IL MALE E'. INVECE DIO E' LA BELLEZZA DELLA VITA E IL PREGARLO A PRESCINDERE,ANCHE SE AIUTATI DAI MOTIVI PIU MOTIVANTI E BELLI PER FARLO. ESSERE RIFIUTATI SUCCEDE A TUTTI E STATISTICO TUTTI I GIORNI, L' INFERNO E' IL NO A TUTTE LE AZIONI BUONE.
Buongiorno Alex, non sono d'accordo con te: non credo in Dio, non credo in Satana, non credo nel bene e nel male di origine soprannaturale. Posso concordare solo sull'ultima frase "L' inferno è il no a tutte le azioni buone", inteso come inferno interiore, psichico.  Ma a parte questo, vorrei chiederti una cortesia: potresti scrivere in corsivo non stampatello? Sarò difficile io, ma faccio una fatica improba a  leggere scritti lunghi in stampatello....A presto.
#607
Ciao Eutidemo, non sapevo di Al Capone e del metodo delle "diecimila tovaglie". Va a finire che con il bravo Al al Ministero delle Finanze si andrebbe meglio e ci sarebbe meno evasione  ;D
#608
Ciao Eutidemo, concordo in parte con te. Il reddito lordo tassabile di un ristoratore, però, è quanto risulta dalla differenza tra fatturato e spese. Ora, qui c'è il rischio che, a fronte di un fatturato quasi azzerato, il malcapitato imprenditore si trovi a dover far fronte a spese fisse ingenti, che prima erano coperte dagli incassi e generavano l'utile (modesto, a quanto sembra, forse troppo, ne convengo). Più corretto, a mio avviso, sarebbe che i ristori si riferissero per lo meno a una percentuale del fatturato, piuttosto che al reddito dichiarato.
#609
Citazione di: davintro il 22 Gennaio 2021, 23:26:32 PM
Sempre più comune è la moda, soprattutto mediatica, di utilizzare una terminologia bellica nei discorsi che si riferiscono alle gravi malattie nelle quali le persone incappano. Il malato è presentato come "guerriero" che deve "combattere" la sua "battaglia" contro la malattia. In questo sempre più frequente atteggiamento linguistico si nascondono alcuni aspetti di una mentalità che meriterebbe quantomeno di essere oggetto di una sana critica. Il punto focale di questa mentalità, il più evidente, è una certa sovrastima della rilevanza della forza di volontà, della volontà di vivere, come fattore determinante il raggiungimento o meno della guarigione: definendo il malato come "guerriero",  si vuole lasciare intendere che, quanto più la "volontà di vivere" del paziente sia forte, tanto più aumenta la possibilità di "vincere la battaglia", di guarire. Conseguenza di ciò, chi muore, è perché "non ce la fatta", ha "perso la battaglia", perché magari, tutto sommato, non aveva abbastanza forza e voglia di vivere. Oltre a essere un concetto irrispettoso e offensivo per i morti, è evidente che, al di là della retorica volta all'incoraggiamento, funzionale per molti malati a non lasciarsi oltremisura abbattere e demotivare nelle loro attività quotidiane, ad essi si tende ad inculcare, tramite condizionamento linguistico, un eccessivo peso e senso di responsabilità, attribuendo alla loro volontà un esito della malattia nei cui confronti, realisticamente, hanno un peso ben maggiore il destino, l'entità della malattia, la qualità delle cure mediche. E mi pare evidente come tutto questo addossare la responsabilità del loro stato di salute a pazienti, rischi di produrre uno stress dovuto all'assumere se stessi come protagonisti del loro destino, che in persone che vivono situazioni così estreme può rivelarsi psicologicamente controproducente. Connesso a tutto ciò, c'è la proposizione in chiave moralista di un certo modello antropologico, da parte di chi tende a usare questo linguaggio militaresco, che si vuole subdolamente imporre, caratterizzato da  forza, coraggio, estroversione, le prerogative del "guerriero", posto come unico modello da seguire, a scapito della sensibilità, della ricettività, della timidezza, dello spirito contemplativo, che caratterizzano altri modelli di personalità, che in questo modo finiscono con l'essere quasi colpevolizzati, tacciati di arrendevolezza, come fosse colpa di chi in questi modelli caratteriali si riconosce, "la sconfitta", la morte. Più in generale si propone un'antropologia nella quale sembra venir meno la componente, fondamentale, della finitezza ontologica, il malato-guerriero incarna una concezione dell'essere umano che sembra potenzialmente invincibile, i cui momenti di debolezza e di sofferenza, anziché riconosciuti come dimensioni interne e connaturate, sono espressioni accidentali della malattia, un nemico esterno da combattere, l'esercito nemico che, per l'appunto, accidentalmente si è insediato nella cittadella del corpo, ed ora occorre raccogliere tutte le nostre forze per ricacciarlo (antesignana di questo approccio mentale/linguistico può esser considerata Oriana Fallaci, che definiva il suo tumore "l'alieno"). La fragilità, invece di essere riconosciuta come dimensione costitutiva dell'umano, diventa una colpa da condannare in nome del modello del guerriero che per vincere non può permettersi debolezze. Se per un aspetto questa retorica ha quantomeno il merito di recuperare un margine di autonomia dello psichico e dello spirituale all'interno dell'antropologia, per cui il malato cessa di vedersi come "ridotto" alla sua malattia, cioè ha la possibilità di essere, seppur secondariamente rispetto al lavoro dei medici, poter contribuire psichicamente al suo percorso di guarigione, dall'altro questo  ruolo dello psichico e dello spirituale, della volontà, viene per un verso come sopravvalutato ed esasperato, conducendo la persona a individuare un modello di personalità irrealistico, che per ottenere la guarigione "basta volerlo veramente", nei cui confronti svalutare l'effettiva realtà imperfetta della sua vita, sempre in buona parte in balia di fattori non dipendenti dalla sua forza di volontà, dall'altro viene moralisticamente identificato come qualcosa da orientare verso un certo tipo di approccio alla malattia posto come l'unico "corretto possibile" sulla base di un aderire a una tipologia caratteriale che non può e non deve essere la stessa per tutti.
Ciao Davintro, concordo  con te su molte cose. Ragionando su questi argomenti, che possono toccare molto da vicino chiunque, io credo, da (per ora) sano, che potrei identificarmi, nel caso di una diagnosi/prognosi infausta, nella categoria "fragile/pessimista", non dico rifiutando le cure, ma intimamente certo che, se la malattia che ha deciso di prendermi è cattiva, molto probabilmente vincerà lei. La retorica del guerriero,come dici giustamente, è funzionale a certi tipi di carattere, per poter mantenere uno standard qualitativo nella propria esistenza e nelle proprie attività/scelte. A mia moglie è stato diagnosticato nel 2012 un tumore maligno al seno ( un tumore che è ragionevolmente curabile, se preso in tempo) e l'ho vista e aiutata, per quanto ho potuto, a lottare. E' stata una lotta silenziosa, oscura, dolorosa, assai poco retorica,  ma caparbia, durante la quale io ho dovuto fare sforzi giganteschi per nascondere il mio fondamentale pessimismo, ma che è stata vinta. Al di là della retorica, in campo sanitario ci sono vittorie e, purtroppo, sconfitte.  In realtà, a mio avviso, ci sono solo le vittorie, chi purtroppo lotta e non ce la fa, o addirittura rinuncia alla lotta con la malattia, in realtà non perde niente, se non la vita.
#610
Ciao doxa, sei un grande, altro che annoiato! Hai risposto in modo impeccabile ed esauriente alla mia domanda e ti ringrazio molto anche per la "perla" scultorea, che effettivamente allieta sempre. A presto.
#611
Citazione di: doxa il 20 Gennaio 2021, 16:31:38 PM

Afrodite Urania

Nell'antica arte greca Afrodite Urania veniva rappresentata su un cigno, oppure col piede su un globo o una tartaruga.

Fidia (o collaboratore), "Afrodite Urania", circa 430 – 420 a. C.; Berlino, Antikensammilungen
La dea è raffigurata col piede sinistro su una tartaruga.
Questa  scultura potrebbe essere quella che era nel tempio dedicato a lei ad Atene, costruito nel V sec. a. C..

Platone  considerava Afrodite Urania figlia del dio greco Urano, concepita e nata senza madre.

Secondo Esiodo la dea Afrodite nacque dai genitali recisi di Urano, divinità primordiale che personificava il cielo. 

La dea emerse dalla schiuma del mare. Era considerata protettrice dei marinai durante i loro viaggi. Alcuni suoi  tratti evocano l'antica dea orientale Astarte, sotto la cui protezione navigavano i Fenici, e alla Venus Iovia dell'epoca lucana e repubblicano-imperiale.

Afrodite Urania  veniva spesso associata ad Ares e rappresentata armata;  le sue sacerdotesse dovevano rimanere vergini.
Ciao doxa, mi incuriosisce molto approfondire che simbolo sia quello di raffigurare Afrodite Urania con il piede sulla tartaruga. Secondo Esiodo, Afrodite è generata dai genitali di Urano, recisi dal figlio Crono e poi buttati in mare. La schiuma da cui nasce la dea è, in pratica, il seme di Urano. Mi pare un simbolo poco "etereo", piuttosto materiale.
#612
Riflessioni sull'Arte / Crono, Medea
13 Gennaio 2021, 14:16:25 PM
Citazione di: bobmax il 13 Gennaio 2021, 12:09:41 PM
Ciao Sapa,
la visione materialista è, diciamo così, una precondizione.

Il materialismo è il punto di partenza per chi non vuole ingannarsi. È la risposta alla superstizione spirituale, alle "verità" rivelate che vorrebbero essere assolute mentre sono solo superstizioni.

Questa risposta, il materialismo, è necessaria, perché obbliga a guardare quello che c'è, senza volersi ingannare.

E più non vogliamo ingannarci e più quello che c'è è il deserto.
Perché la materia non ha in sé alcun valore...

Ma è proprio il deserto che dobbiamo attraversare.

Dove non vi è nulla su cui possiamo contare, se non noi stessi.

Allora potremo percepire come pure il materialismo altro non sia che un'ennesima superstizione.

Questo percorso è sia spirituale sia filosofico. Non vi è infatti alcuna differenza tra spiritualità e filosofia. Sono il medesimo slancio di fede nella Verità.

Le religioni rappresentano la caduta nella superstizione, così come l'ateismo materialista.

Ma vi è un cuore pulsante nella filosofia e nella spiritualità di ogni tempo. Un cuore da cui sono scaturite, pur nel fallimento, tutte le religioni e tutte le ideologie.

Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre. Non lo puoi afferrare e fare tuo, lo puoi trovare solo in te stesso.
Credo di aver capito quasi tutto e ti ringrazio. Il  quasi è riferito a quel " Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre", che mi spiazza abbastanza e mi fa dubitare di aver capito bene ciò che intendi dire. Va a finire che non ho capito un bel niente... :)
#613
Riflessioni sull'Arte / Crono, Medea
13 Gennaio 2021, 11:00:26 AM
Ciao bobmax, innanzitutto ti ringrazio per la risposta. Però, non riesco bene a capire se la tua visione parte da presupposti religiosi o filosofici, oppure da entrambi. Ti confesso che faccio un po' fatica a inquadrarla, ma sicuramente è colpa del fatto che io parto da una visione, per dirla in parole semplici, materialista.
#614
Riflessioni sull'Arte / Re:Crono, Medea
12 Gennaio 2021, 18:14:23 PM
Citazione di: bobmax il 12 Gennaio 2021, 18:07:23 PM
Il luogo in cui si nasce e da chi si nasce non sono la "casa", ma soltanto le condizioni di partenza.

In cui ci si ritrova gettati.

E chi ci ha gettati... se non noi stessi?

Questa vita l'hai scelta ancora tu, chi altro mai?

E il Padre, non sei forse ancora tu?

Quando ti ritrovi all'inferno, chi ti ha condannato? Non sei sempre e solo tu il giudice?

Epperò resti all'inferno... Perché la Verità non ti consente di uscirne, per sempre.
E tu sei la Verità...

Figlia unigenita, finché non torni a casa.
Ciao bobmax, permettimi, non ti seguo. Quando chiedi: "E chi ci ha gettati  - nella vita-... se non noi stessi?",  a cosa alludi? Francamente, il tuo post mi è abbastanza oscuro. Probabilmente, per limiti miei. Necessito di chiarimenti, se ne vorrai dare. A presto.
#615
Riflessioni sull'Arte / Crono, Medea
10 Gennaio 2021, 09:13:55 AM
Ciao Doxa, nelle Argonautiche Medea e Apsirto sono figli di Eeta, il malvagio e prepotente re della Colchide, che non concede il vello d'oro a Giasone, se non dopo il superamento di una prova ( l'eliminazione dei 2 tori di bronzo che sputano fuoco e l'uccisione dei guerrieri nati dalla "semina" in terra dei denti di un drago) impossibile da superare per qualsiasi mortale. L'inganno di Medea al padre è quello di fornire a Giasone, del quale si è perdutamente innamorata grazie alle manovre di Afrodite ed Eros, filtri e unguenti magici, in grado di rendere invincibile l'eroe. Sempre combattuta in cuor suo, tra amore, non ricambiato in ardore, per Giasone e rimorso, per il tradimento del padre e del fratello Apsirto, Medea inizia lì il suo percorso tragico che la porterà poi a perpetrare altri tradimenti e vicende tragiche, e a subire lei stessa i tradimenti dell'amato Giasone. A margine di tutto ciò, consentimi di andare un attimo OT, e di rinnovarti i complimenti per questi post a tema mitologico/artistico. L' epica antica, che è in grado di accendermi l'immaginazione e la fantasia come poche altre cose, andrebbe reintrodotta negli insegnamenti scolastici, come lo era ai miei tempi. Ho avuto la fortuna, alle scuole medie, di avere un'ottima insegnante d'italiano, che svolgeva sistematicamente la sua ora di epica alla settimana. Ci leggeva lei stessa i brani classici riportati in una ponderosa antologia, in modo bellissimo e da attrice teatrale. Ricordo che, prima di iniziare la lettura, si scompigliava sempre anche i capelli, assumendo quasi l'aspetto di una Gorgone. Oggi, l'epica è scomparsa dai programmi scolastici, perchè mi chiedo io? Non vorrei perchè considerata una lettura troppo violenta e trucida, per dei ragazzi che poi vanno a casa a giocare con programmi dove il gioco prevede uccisioni e squartamenti....Buona giornata anche a te.