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Messaggi - doxa

#601
Buonasera Eutidemo, ti consiglio di verificare se veramente fu il pontefice Lucio III ad istituire il sacramento del matrimonio con la bolla "Ad abolemndam". Il titolo intero di questa bolla è: "Ad abolendam diversam haeresium pravitatem" (= Per abolire diverse eresie maligne).  Dal titolo si comprende che era dedicata soltanto alla lotta contro le eresie. Non è citato il sacramento del matrimonio. Questa bolla pontificia fu pubblicata il 4 novembre 1184, dopo che il Concilio di Verona risolse alcune divergenze giurisdizionali tra il papato e Federico I Hoenstaufen, noto come Federico Barbarossa, imperatore dei Romani, re dei Romani e re d'Italia.

Il sacramento del matrimonio cristiano  alcuni studiosi lo fanno originare dalla prescrizione contenuta nel libro della Genesi 2,24 che contiene già alcuni elementi fondamentali: l'indissolubilità del vincolo coniugale e la complementarità di uomo e donna; per  altri, il matrimonio sacramento fu istituito da Gesù in Galilea  durante lo sposalizio a Cana (vedi vangelo di Giovanni 2, 1 – 11).

Citi il Concilio di Lione, il secondo, svolto nel 1274, ma in quell'ambito si discusse di ristabilire l'unità religiosa con la Chiesa ortodossa e altri problemi, non del matrimonio sacramentale.

 Se clicchi nel sottostante link puoi leggere  quanto deciso in quel secondo concilio lionese.

http://www.totustuustools.net/concili/lione2.htm
#602
Phil nel post n. 108 ha scritto:
Citazionela questione che invece mi solletica, nella mia ignoranza filologica, è invece se ci siano dei passi biblici o evangelici dove esplicitamente Dio (o Gesù) si attribuiscano in prima persona tali "onnipoteri", oppure se sono stati poi "assegnati d'ufficio" dalla chiesa e dalla teologia (per l'onnipotenza ho trovato subito qualcosa in rete, ma per l'onniscienza forse servono ricerche più attente, per questo chiedo a chi magari sa già indicarmi i passi).
Ciao Phil, nella Bibbia canonica l'appellativo onnipotente compare 4 volte, non assegnato arbitrariamente dalla Chiesa cattolica o dalla teologia:
 
 Nel Libro di Giuditta (16, 17): "Guai alle genti   che insorgono contro il mio popolo: /  il Signore onnipotente  li punirà nel giorno del giudizio, / immettendo fuoco e vermi nelle loro carni, / e piangeranno nel tormento per sempre".


 Salmo 91 (90): "Sotto le ali divine Chi abita al riparo dell'Altissimo passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente. Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido». Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,".


 Libro della Sapienza (7, 24 - 25):  La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, / per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. / È effluvio della potenza di Dio, / emanazione della gloria dell'Onnipotente;".
 
 Libro di Isaia (13, 6): "Urlate, perché è vicino il giorno di Jahve; /  esso viene come una devastazione / da parte dell'Onnipotente".


Per quanto riguarda gli aggettivi onniscente e onnipresente penso che siano due attributi dovuti alla longa manus della Chiesa cattolica. 
#603
Credere....non credere.... Iesus/Dio indica una chiave di lettura per scegliere.

Dal vangelo di Giovanni (20, 24 – 29):

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

#604
Ultimo libro letto / Re: "La danse" e la fraternità
28 Gennaio 2023, 12:14:35 PM
A Milano, al Piccolo Teatro Strehler si conclude stasera (28 gennaio) la rappresentazione di "Fraternité, conte fantastique",  dell'autrice e regista  francese di origini vietnamite Caroline Guiela Nguyen, la quale immagina che una eclisse  provochi la sparizione della metà degli esseri umani.  Chi è rimasto non sa dove siano le persone care sparite. Sperano nel loro ritorno, mentre anno dopo anno vedono la propria vita avvolgersi intorno al vuoto di quell'assenza. L'afflizione li induce ad affrontare insieme il mistero.

I sopravvissuti, che parlano lingue diverse e appartengono a culture differenti, vengono accolti e assistiti nei "Centri di cura e consolazione", luoghi della memoria e del lutto, allestiti nelle scuole e dotati di  schermi e tecnologie che permettono  di controllare i moti della Terra, il susseguirsi delle eclissi, il ritmo del proprio battito cardiaco.  Li si aiuta a registrare messaggi da lanciare nello spazio, nel disperato tentativo di rintracciare gli scomparsi.

Con poesia e delicatezza si confondono realtà e fantascienza, piccoli momenti di vita che, come fremiti improvvisi, animano vite al margine, pronte a svanire nel nulla. Sono le testimonianze di un presente lanciato nello spazio come la luce di una stella, le fievoli luci della fratellanza.

Caroline Guiela Nguyen  ha affidato il  suo racconto a una compagnia composta da attrici e attori professionisti e non.

La fantastica idea  pone la questione dell'alterità, è diventa pretesto per raccontare le vite sospese di quanti ignorano il destino dei propri cari, sorte comune ai migranti, ai profughi, alle vittime delle guerre.

L'autrice evidenzia che spesso tendiamo a  confondere la fraternità con "solidarietà", ma questa è di breve durata e si esaurisce nell'hic et nunc, nel presente. Invece, è possibile avere uno slancio fraterno nel futuro senza averlo provato nel passato.
#605
Ultimo libro letto / "La danse" e la fraternità
28 Gennaio 2023, 09:50:40 AM

Henri Matisse, La  danse (seconda versione), olio su tela, 1910, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo

"La Danse" è il nome di due dipinti di Henri Matisse (1869 – 1954).
La prima versione, del 1909, è conservata a New York  al Museo di arte moderna; la seconda versione, del 1910, è al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. 

Le cinque figure nude danzanti  hanno le braccia protese nello slancio di afferrarsi l'un l'altra mentre si muovono in cerchio.

I loro corpi sono rappresentati  in torsione  durante il movimento rotatorio.

Il dipinto è tripartito: il cielo, la terra e le figure danzanti. Anche i  delineati colori sono soltanto tre.

Per questa seconda versione de "La danza" Matisse disse: "Il primo elemento della costruzione fu il ritmo, il secondo una vasta superficie blu scuro (allusione al cielo mediterraneo nel mese di agosto); il terzo un verde scuro (il verde dei pini mediterranei). Partendo da questi elementi, i personaggi non potevano che essere rossi, per ottenere un accordo luminoso".

Questo quadro di Matisse evoca lo slancio verso la fraternità e il libro scritto dal sociologo e filosofo francese Edgar Morin, titolato "Fraternità perché ? E quale fraternità ?, pubblicato nel 2020 dall'editrice Ave.

"Liberté, Egalité, Fraternité" è il famoso motto scaturito durante la Rivoluzione francese.

La libertà e l'uguaglianza sono sancite in Francia nell'articolo 1 della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino", del 1789.

Morin evidenzia  che nella predetta  triade democratica la fraternità rimane emarginata.

La mancanza di fraternità  suscita l'individualismo sfrenato che  provoca ingiustizia: sociale, economica e ambientale.

Basti pensare all'esasperato liberismo provocato dalla globalizzazione e alle conseguenze in termini di diseguaglianza economica e sociale che ne sono derivate.

Citando le figure vetero-testamentarie di Abele e Caino, Morin ricorda come ogni fraternità possa manifestarsi in una rivalità, se a prevalere sono Polemos e Thanatos, intesi come principi, istinti di separazione e distruzione.

Allora si capisce meglio il drammatico dialogo tra Caino e Yavhé.

Dio chiede a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello ?"

Caino risponde: "Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello ?" (Gn 4, 9). Questa risposta evidenzia il rifiuto della fraternità, del sentirsi custode di Abele.

Lo stesso rifiuto è presente nell'episodio di Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 37, 12 – 36), ecc..

Nell'enciclica "Fratelli tutti", papa Francesco si chiede: "Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un'educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori ?
Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia" (n. 103).

Allo stesso modo, l'uguaglianza, senza la fraternità rimane un valore astratto. L'una e l'altra hanno una sola strada da percorrere se vogliono continuare a essere ispiratrici di un nuovo umanesimo: accettare di accompagnarsi costantemente con la fraternità.

In un mondo che spesso manifesta il suo lato più individualistico e antagonistico, la fraternità appare sempre più come lo scopo e al tempo stesso il mezzo per superare rivalità e conflitti, diseguaglianze e crudeltà.

Il sostantivo fraternità (dal latino  fraternitas e questo da frater = fratello), allude al sentimento di amicizia, affetto, solidarietà. Viene manifestata verso coloro che non sono fratelli ma vengono considerati come se lo fossero,  legati da questo sentimento che esprimono con azioni generose di aiuto disinteressato,  presuppone la parità tra individui.
#606
A Roma, il prossimo mese, dal 15 al 26 febbraio, al Teatro Sistina, andrà in scena la commedia teatrale: "Scusami, sono in riunione. Ti posso richiamare ?"

Cinque compagni di università, maschi e femmine,  giunti all'agognata laurea, la festeggiano con entusiasmo e spensieratezza. Poi ognuno per la sua strada.

Ciascuno di loro  diventa prigioniero della propria spirale esistenziale fatta di  impegni di lavoro, giornate nevroticamente stressanti e telefonini... Sembrano  'monadi' rivolte al soddisfacimento delle proprie necessità incuranti del concetto di socialità.

E' una riflessione sulla società odierna, che pur permettendo di "comunicare" con maggior facilità grazie alla tecnologia, tende ad isolarci.

E agli intrusi, ai noiosi e ai disturbatori si risponde la  solita frase "Scusami, sono in riunione, ti posso richiamare ?"  o la si fa riferire dalla propria segretaria rifiutando ogni rapporto finché...

Dopo essersi persi di vista, per una circostanza eccezionale  si ritrovano insieme  dopo 10 anni.

La situazione li mette a disagio ed inizialmente  si scambiano luoghi comuni  per rompere il silenzio e l'imbarazzo dovuti agli anni di distanza e alla difficoltà di ammettere di non essere riusciti a realizzare i propri sogni o progetti (il successo, la carriera) ed aver scoperto la vita da "adulti" diversa da come se la immaginavano. 

Il confronto, però, diventa pian piano più sincero e si affrontano con semplicità e sensibilità argomenti che potrebbero sembrare comuni o banali ma si rivelano importanti.

Il primo atto comincia con i cinque protagonisti che stanno festeggiando la conquista della laurea e pensano al loro futuro, promettendosi che la loro amicizia non si spezzerà mai. Il buio e un fondale nero ci portano, dieci anni dopo, con i cinque amici impegnati in varie attività, che vengono illuminati uno per volta e che pronunciano la frase che dà il titolo alla commedia: "scusa sono in riunione... ti posso richiamare?".

L'amicizia che li legava sembra aver lasciato il posto all'individualismo, che impera nella società attuale, dove tutto corre veloce, dove si è persa la bellezza del contatto diretto con le persone a vantaggio della tecnologia, dove ciascuno è intento a guardare il proprio cellulare anziché  dialogare.

La storia si sposta poi in una casa di campagna dove quattro dei personaggi si ritrovano in seguito ad un tragico evento, con un deus ex machina che orchestra tutto quello che accadrà da quel momento in avanti.

Nel secondo atto si susseguono gli equivoci e la trama diventa esilarante, con, battute divertenti, situazioni strampalate, alternanza di scene rallentate e accelerate sottolineate da musiche, colori e luci differenti, fino al finale a sorpresa...

Uno spettacolo davvero spassoso, che riesce a divertire senza  essere banale o volgare.



Url video

https://youtu.be/g8Zgk4DDgzE
#607
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Tenersi per mano
19 Gennaio 2023, 17:11:19 PM

Qohelet (Ecclesiaste), sapiente biblico del III sec. a. C.: "Meglio essere in due che uno solo: se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai a chi è solo ! Se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi: ma uno solo come fa a riscaldarsi ?" (4, 9 – 11).

Il filosofo francese Jean-Luc Nancy (1940 – 2021) disse che all'affermazione di Cartesio "Cogito ergo sum" (Penso quindi sono) è necessario aggiungere sempre un "ego cum" (Io sono con) l'altro, con il mio prossimo.  Semplici gesti fatti di prossimità, di apertura, di dialogo e solidarietà.

Dare la mano a qualcuno riduce il nostro senso di solitudine.
#608
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Tenersi per mano
19 Gennaio 2023, 17:06:19 PM

 
"Un vento glaciale infuria da nord, / la neve vieni giù a larghi fiocchi. / Amici miei, prendiamoci per mano, / e andiamocene via tutti insieme" (Dai "Dialoghi" di Confucio, vissuto tra il VI e il V sec. a. C.).
 
Quei versi fanno immaginare l'ambiente invernale, il brivido che pervade il corpo col soffio del vento gelido e con la neve, ma per contrasto c'è il tepore di due mani che si stringono e che inducono a sfidare il freddo e a raggiungere una meta sicura e calda.
 
"Prendersi per mano" è un'espressione per indicare  anche la solidarietà nel pericolo.
 
Tenersi per mano è un gesto che esprime protezione, affetto, ed altro. Ovviamente dipende dal modo in cui ci si tiene per mano e con chi. E' un gesto che può esprimere solidarietà, amore, implica la conoscenza, forse la complicità.
 
A volte si tengono per mano con significato protettivo per attraversare la strada in modo veloce.
 
Se prendendosi per mano i due intrecciano anche le dita è evidente il significato di unione, desiderio.
 
Le donne sono tendenzialmente più protettive e per istinto materno tendono a prendere la mano anche senza che vi siano un significato "di approccio amoroso".
 
Alle volte prendersi per mano è un modo semplice per fare pace dopo una litigata.
#609
Estratti di Poesie d'Autore / Tenersi per mano
19 Gennaio 2023, 17:04:33 PM


Nella relazione di coppia tenersi per mano o prendersi per mano allude al passaggio dall'io autoreferenziale al noi, alla  dimensione unitaria.
  
Amarsi e tenersi per mano. Il tedesco Hermann Hesse (1877 – 1962), premio Nobel per la letteratura   nel 1946, scrisse la bella poesia titolata: "Tienimi per mano".

Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
 
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto...
 
Tienimi per mano
portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere...
 
Tienimi per mano
nei giorni in cui mi sento disorientata,
cantami la canzone delle stelle, dolce cantilena di voci respirate...
 
Tienimi la mano
e stringila forte prima che l'insolente fato possa portarmi via da te.
 
Tienimi per mano e non lasciarmi andare...mai".

 
Cliccare sul link

https://youtu.be/tWVmi8l-vuY
#610
Ultimo libro letto / Re: La luce delle stelle morte
09 Gennaio 2023, 16:31:45 PM
Se non siamo celebri personaggi, autori di cose significative per l'umanità, cosa resterà di noi, del nostro passaggio temporaneo sulla Terra ?

E' forse importante saperlo ?

Il tempo della memoria e del ricordo è sottratto alle determinazioni spazio-temporali, si dilata in una sospensione incantata.

Cosa tratteniamo in noi di coloro che ci hanno lasciati? Cosa ricordiamo di quella presenza che è ormai divenuta assente?

C'è un libro titolato "Lei mi parla ancora", lo scrisse Giuseppe Sgarbi (padre di Vittorio Sgarbi) dedicandolo alla moglie scomparsa: "c''è il rimpianto per la rassicurante abitudine venuta a mancare, specie nelle ore serali, con la morte della persona con cui hai condiviso tutta la vita. È la sera che fa provare il picco del dolore".

E al cimitero è come un ritrovarsi: "Siedo accanto a te immaginando di dividere ancora una volta la nostra panchina di fronte ai Bagni Ducale, e ti racconto le cose che sai: le storie della casa e della farmacia di Ro...".

Il ricordo insopprimibile di lei riesce a dargli forza di continuare a vivere.

Mi vengono in mente anche le parole che il filologo britannico C.S. Lewis, dedicò alla moglie appena scomparsa. Sono scritte nel volume titolato "Diario di un dolore", pubblicato da Adelphi nel 1990.

Annota Lewis: "È incredibile quanta felicità, e persino quanta allegria, abbiamo a volte conosciuto insieme, dopo che ogni speranza era scomparsa. Come abbiamo parlato a lungo, quietamente, nutrendoci l'uno dell'altra, quell'ultima sera".
#611
Ultimo libro letto / Ragionamenti sbagliati
08 Gennaio 2023, 18:33:59 PM
Ci sono ancora persone convinte che sia il Sole  a girare intorno alla Terra. E' un'opinione innocua, ma  l'americano Paul Krugman, premio Nobel per l'economia,  la considera una delle opinioni "zombie", continuano a circolare nonostante siano morte,  da tempo smentite e confutate.
 
Sono persone sicure di sé, non hanno dubbi. Non è necessario essere stupidi per condividere "opinioni zombie".
Per loro cambiare opinione è arduo, causa la "testardaggine cognitiva": questa frase è utilizzata da Steven Nadler e Lawrence Shapiro, docenti di filosofia nell'Università del Wisconsin-Madison, nel loro libro titolato: "Quando persone intelligenti hanno idee stupide".
 
I due studiosi hanno accettato la sfida lanciata il 6 maggio 2020, in concomitanza con il "Covid 19", dalla "Società dei filosofi americani", che si è detta preoccupata per la diffusa tendenza a non saper ragionare, a rifiutare le conoscenze scientifiche e a ignorare il pensiero critico. Nella quotidianità prevale la tendenza a servirsi solo dei casi che confermano le proprie tesi, specie nella politica, nell'ambito religioso, ma anche sanitario, per esempio, vaccinarsi o non vaccinarsi contro il Covid ? 
 
E' una storia vecchia che si ripete continuamente.
 
Nel 1690 il filosofo Bacone scrisse nel "Nuovo Organo":  "...è errore caratteristico ed eterno dell'intelletto umano di essere motivato dalle affermazioni più che dalle negazioni, mentre per correttezza e per metodo  dovrebbe mostrarsi imparziale verso entrambe".

Le convinzioni  negative spesso dipendono da modi sbagliati di osservare la realtà e di ragionare. Gli errori di ragionamento iniziano spesso nell'infanzia.
 
#612
Ciao Eutidemo, 
che ne pensi della fede e la teoria dei giochi ?

La  fiducia o fede è usata  anche nella teoria dei giochi per studiare il modo in cui le convinzioni riguardanti le  proprie credenze o quelle altrui (pure religiose)  influenzino reciprocamente le scelte decisionali di un insieme di individui inseriti in un particolare contesto o situazione di tipo cooperativo o competitivo. ::)



#613
Tematiche Spirituali / "Santo subito"
05 Gennaio 2023, 18:13:05 PM
Ci risiamo !

Ieri nella gremita aula Nervi, in Vaticano (all'inizio dell'udienza generale del mercoledì per la catechesi di papa Bergoglio),  delle persone hanno gridato "Ratzinger santo subito"; anche stamane dopo i funerali  del papa emerito numerose persone hanno gridato la richiesta "Santo subito", altri hanno issato lo striscione con la scritta "Santo subito".



Detesto queste forzature, perché  la Chiesa ha i suoi tempi e il suo itinerario per  "innalzare agli onori degli altari" i meritevoli di essere "beati" o "santi".  Percorso che può essere lungo o breve a seconda della convenienza dal punto di vista ecclesiastico.

Considero quelle inutili esternazioni manifestazioni di  infantilismo religioso.
 
Dalle foto in piazza San Pietro si vedono anche delle suore nella folla. Almeno da loro ci si attende sobrietà, altrimenti lasciano pensare alla loro "pochezza".

Ancora ricordo la delirante folla che gridava "Santo subito" all'indomani della morte nel 2005 del pontefice polacco Giovanni Paolo II. E in breve tempo fu beatificato, perché il suo successore diede il suo assenso a non rispettare le rigorose norme ecclesiastiche sulla canonizzazione, per avviare senza indugi il processo per la beatificazione, concluso in sei anni, l'1 maggio 2011.

Come si suol dire..., "fatta la legge (Diritto canonico) trovato l'inganno", cioè il modo di non rispettarla.

La canonizzazione è la dichiarazione ufficiale della santità di una persona defunta da parte della Chiesa. Emettendo questa dichiarazione, si proclama che quella persona si trova con certezza in Paradiso e in più, rispetto alla semplice beatificazione, se ne permette la venerazione come santo.

"Ormai essere eletti pontefici è come entrare in una corsia preferenziale che porta dritto agli onori degli altari".


La santità viene riconosciuta e proclamata a seconda dei tempi, dei contesti e da essi trae il suo significato politico, religioso, pastorale.

Oggi per diventare santo servono tre cose: essere morti, due miracoli (si trovano facilmente, anche con le bugie) e, spesso, il denaro.

Al di là dello loro autentica identità umana e religiosa i santi sono "immagini esemplari" scelte dall'autorità ecclesiastica. Nelle scelte rivela sé stessa ed i suoi mutamenti storici.

#614
Ultimo libro letto / Re: Presepe
03 Gennaio 2023, 15:06:09 PM
Le fonti per la raffigurazione del presepe sono 180 versetti compresi nei Vangeli di Matteo e di Luca, denominati "Vangeli dell'infanzia": essi narrano la nascita di Gesù, avvenuta a Betlemme, in Giudea.

L'iconografia della natività fu arricchita dai racconti di altri tre vangeli apocrifi: il protovangelo di Giacomo, il vangelo dello pseudo Tommaso ed il vangelo arabo dell'infanzia.
Nei Vangeli canonici non è menzionata la grotta come luogo di nascita di Gesù.

Di una grotta parlò, per la prima volta il filosofo e martire palestinese Giustino (100 circa - 163 circa), originario di Flavia Neapolis, l'odierna Nablus, in Israele. Egli circa 150 anni dopo gli avvenimenti nel "Dialogo con Trifone" scrisse: "Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all'abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia, dove i Magi, venuti dall'Arabia lo trovarono" (78).

Di Giustino (venerato come Padre della Chiesa dai cattolici e dagli ortodossi) abbiamo anche la più antica descrizione del rito eucaristico, nella sua  "Prima apologia a favore dei cristiani" (cap. 66 – 67).

Successivamente a Giustino, la grotta  venne citata in due Vangeli apocrifi, il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo Matteo.

Il Protovangelo di Giacomo (elaborato tra il 140 ed il 170) amplia i racconti degli evangelisti Luca e Matteo e rielabora le narrazioni canoniche sulla natività. Questo libro è considerato il più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù.

Il Vangelo dello Pseudo Matteo fu invece scritto in lingua latina, forse nell'VIII – IX secolo, come rielaborazione del testo del Protovangelo di Giacomo ed altri.

Si attribuisce al filosofo e teologo cristiano Origene Adamanzio (185 – 254) l'ideazione della stalla come luogo della natività di Gesù.

La bugia di Origene riguardante la "stalla" fu creduta vera e tramandata insieme all'altra bugia inerente la grotta.

Per quanto riguarda il bue e l'asino essi non sono citati nei Vangeli di Luca e Matteo.

I due animali sono invece menzionati insieme una sola volta, nel Libro di Isaia. Dio dice: "Il bue conosce il proprietario / e l'asino la greppia del padrone, / ma Israele non conosce / e il mio popolo non comprende" (Is 1, 3).

La lamentela di Dio è fondata sul fatto che gli animali sanno riconoscere il loro padrone, mentre Israele non riconosce il suo Signore.

Perciò mettere il bue e l'asinello nel presepe significa affermare che gli animali riconoscono Dio nel bambino Gesù, mentre gli uomini non l'hanno riconosciuto.

Nel vangelo apocrifo attribuito allo pseudo Matteo c'è scritto: "Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l'asino l'adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia" (cap. 14, 1).

L'autore (o gli autori) del Vangelo dello pseudo-Matteo, scrivendo: "Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla", volle conciliare la tradizione orientale, che parlava di una grotta, con quella occidentale, che parlava di una stalla.

Secondo alcuni si avverò anche la profezia teofanica di Abacùc (VI sec. a. C.) che disse: "Sarai conosciuto in mezzo a due animali" (3, 2) ma tale interpretazione è sbagliata.

Nel Libro del profeta Abacuc (3, 1 – 2) la versione (C.E.I.) corretta è:

1 "Preghiera del profeta Abacuc, in tono di lamentazione.
2 Signore, ho ascoltato il tuo annunzio,
Signore, ho avuto timore della tua opera.
Nel corso degli anni manifestala,
falla conoscere nel corso degli anni.
Nello sdegno ricordati di avere clemenza".

La traduzione del testo ebraico nella versione della Bibbia in lingua greca il penultimo versetto fu reso: " sarai conosciuto in mezzo a due animali" anziché "falla conoscere nel corso degli anni"...

Il papa emerito Benedetto XVI nel suo libro "L'infanzia di Gesù" ricostruisce l'iconografia cristiana e natalizia e conferma che il bue e l'asino non erano nella stalla con Gesù.

Quindi né grotta né stalla. L'evangelista Luca nel testo greco del suo Vangelo usa la parola "katalyma" (= caravanserraglio) per indicare il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio.
Maria  "diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio" (Lc 2,7).
Il caravanserraglio era un luogo di sosta e ristoro per i carovanieri ed il loro bestiame, ma anche per i viandanti. Nel nostro tempo ci sono gli autoporti, i centri logistici per i T.I.R., nei quali ci sono anche alloggi per gli autisti.
#615
Ultimo libro letto / Re: Presepe
03 Gennaio 2023, 13:03:15 PM
La rievocazione della Natività voluta da san Francesco nella grotta-stalla a Greccio ispirò successivamente  il pittore (Giotto di Bondone o Pietro Cavallini ? )  per l'affresco nella Basilica Superiore di Assisi.

Per i fautori di Giotto, questo avrebbe affrescato la fascia inferiore della navata con le 28 "Storie di san Francesco", secondo il testo della  "Legenda" elaborata dal frate Bonaventura da Bagnoregio.


Giotto (?).La scena non è ambientata in una grotta-stalla ma evoca la basilica inferiore di Assisi.

Il pittore ha collocato gli spettatori da un punto di vista dell'abside, che è zona  riservata al clero.

Le caratteristiche dell'ambiente oltre il tramezzo che lo separa dalla navata: un  ciborio, i frati che cantano nel  coro  guardando al leggio, un pulpito  visto dal lato dell'ingresso ed una croce lignea appesa, vista dal dietro, con tutti i rinforzi, raffigurata obliqua mentre pende verso la navata.

In primo piano Francesco con il Bambino tra le mani (provvisto pure lui di aureola)  mentre lo depone nella mangiatoia affiancata dal bue e l'asino;  ma le donne osservano dalla porta perché non possono entrare.

I  frati sporgono in alto rispetto alle altre persone perché  sono in piedi sugli stalli del coro, di cui si intuisce la presenza solo da un piccolo dettaglio vicino la porta. Essi hanno le bocche aperte perché stanno cantando; il loro sguardo è diretto verso il leggio, sul quale c'è il libro con le parole e la musica.


Giotto tornò ad Assisi, quasi 15 anni dopo aver realizzato la sua grande opera d'esordio con le Storie di San Francesco nella Basilica Superiore.

Nella basilica inferiore, il transetto destro e quasi tutto occupato dalle "Storie dell'Infanzia di Cristo", attribuite a quel pittore  e alla sua bottega.



Il Transetto destro della basilica inferiore di Assisi presenta numerosi affreschi di importanti autori del Trecento.

Sulla parete di fondo  c' la scena dell'Annunciazione, attribuita a Giotto e collaboratori.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c4/Giotto%2C_Lower_Church_Assisi%2C_Nativity_01.jpg/800px-Giotto%2C_Lower_Church_Assisi%2C_Nativity_01.jpg

La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi, 1313 circa.

L'affresco è unico al mondo. In primo piano  le due figure di levatrici che accudiscono il Bambino; esse  hanno dimensioni ridotte rispetto a Maria seduta sul letto  mentre sorregge il neonato.

I lattanti  sono due, ma  simboleggiano l'unicum, Gesù, che ha  due nature: umana e divina. 

In basso, sulla sinistra, San Giuseppe, come al solito appartato e pensieroso, è seduto su una pietra.

In alto,  sopra la stalla ci sono gli angeli, sembrano schierati per proteggere il neonato.

Il cielo terso di colore bleu è  ottenuto con il pigmento ricavato dal lapislazzulo.

Nella parte destra della composizione c'è il gregge ammassato e due pastori che stanno ascoltando  dall'angelo l'annuncio della nascita del messia, secondo il Vangelo di Luca.