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Messaggi - green demetr

#601
Citazione di: Koba II il 08 Maggio 2024, 08:25:59 AMNon rimane così che la fuga in una libertà astratta, lontano dalle determinazioni della realtà, dalle dinamiche concrete del potere. La libertà della pura razionalità: lo stoicismo.

Si con la libertà di ricerca del sè.
No, lo stoicismo per Hegel è la risposta sbagliata.
Infatti una ricerca del sè che non pensi alla morale NON E' una ricerca del sè.
Per un attimo Hegel sembra Platone  :D .
#602
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
08 Maggio 2024, 22:38:37 PM
Citazione di: PhyroSphera il 08 Maggio 2024, 09:23:39 AMCertamente negando la distinzione tra essere e ente accade di pensare gli enti come fossero l'essere, smarrendo il senso dei limiti umani. Questo errore è alla base del transumanesimo contemporaneo, che affermando la libertà dell'uomo non distingue più tra eros e tanatos, così comincia a fingere che un dente artificiale sia la stessa cosa di uno naturale... E quando, come Heidegger stesso mostrava, si pretende troppo dal principio di ragione, facendo della ontologia una organizzazione dittatoriale e dimenticando l'importanza del semplice elemento ontico... Ecco che qualcuno può mettere assieme i due errori... E così si incontra chi vuol mettersi un dente artificiale senza averne motivo.
Gli errori filosofici sono smentibili, il pensiero si può correggere; in tal senso si può dire che i mezzi filosofi sbadati non trovano il loro cattivo sèguito ma sono il sèguito di qualcun altro. Se il cosiddetto transumanesimo è entrato in filosofia, è perché ce lo hanno messo con l'inganno, profittando della sbadatezza di qualcuno.
La trovata di Cacciari sulla metafisica concreta procura solo un beneficio superficiale e momentaneo; al che sarebbe necessario tornare alle distinzioni heideggeriane. Meglio sarebbe stato che molti ci avessero riflettuto meglio dall'inizio.

Mauro Pastore

Il problema ontico nell'Heidegger di Essere e Tempo, fa tutta la differenza negativa in questo mondo.
In questo senso io la prima parte di Essere e Tempo l'ho dimenticata in fretta.
Come dice Phil Heidegger è anche il filosofo della differenza dell'Essere, in quanto essere indimostrabile, tanto che per distinguerlo dal veccho Essere teologico, lo scrive barrandolo (mitiche le urla di sdegno di Volpi, che ovviamente non aveva capito niente).

Chi pensa che l'ESSERE heideggeriano sia l'essente, non ha capito nulla.
Però capisco anche la difficoltà, andiamo ad enunciarla.

In Essere e Tempo, si dice che l'ente umano (ossia il puro essente del genere astratto umano) non è altro che la sua medianità.
E' stra-evidente che si riferisce ad HEGEL.
Ed esattamente come Hegel ritiene che lo spirito sia dunque all'apparenza ente.
Ma sono solo giochi di parole, poichè questa apparenza pensa.
E dunque evidente che in Heidegger non ci si sposti di una virgola dall'ente aristotelico.
Se l'apparenza pensa, allora il suo sostrato è l'ente.
Cacciari queste cose le capisce bene, sia chiaro.

Il punto di loop di Heidegger non è però tanto questo. Ma il fatto che in Heidegger questa apparenza che "aspetta" che l'ente si manifesti, si confronta con ciò che questa apparenza evidentemente NEGA (come in Hegel).
Ma cosa è che nega? Noi DOBBIAMO notare che in Heidegger la domanda "CHE COSA" permane.
Ebbene ciò che nega non è tanto l'autoscienza di hegeliana memoria e che stiamo trattando in questi giorni nella mia discussione, quanto IL TEMPO.
Io vorrei ricordare come mi sono arrestato a lungo nel proseguire la lettura della FDS di Hegel, perchè Hegel NON risponde alla domanda su che cosa è il tempo.
In heidegger il tempo NON è un ENTE.
(o meglio preciseremo poi la sua ambiguità su questa cosa IMPORTANTISSIMA).
Infatti Heidegger come Hegel ragiona sul DILEGUARE delle cose.
Ma ciò che dilegua, può dileguarsi solo perchè esiste il tempo.
Il fatto che noi possiamo dire che esista qualcosa è solo perchè noi siamo dentro al tempo.
O come direbbe kant, siamo PRECEDUTI dal tempo.
Ma Heidegger risolve in quel meraviglioso libretto "che è cosa è tempo?" che il tempo non è che ci precede, semplicemente NOI SIAMO IL TEMPO.
Certo questa intuizione è la famosa meteora che fa campo bruciato, non è rimasto più nessuno ad ascoltare per DAVVERO.

Se noi siamo pura temporalità A MIO AVVISO noi non siamo un ENTE.
Mi pare talmente auto-evidente che faccio fatica a spiegarlo diversamente.

Ma Heidegger LO DEVE SPIEGARE (da bravo aristotelico).
E così arriva l'incontro con Nietzche, il crollo nervoso, e poi finalmente LA SVOLTA.

E va bene a tempo debito ne parleremo.

Ma cosa abbiamo lasciato indietro?

La medietà dell'essente, che sta autocoscientemente tra la domanda su "che cosa è che sta dietro l'apparenza", e "cosa è l'ESSERE".

Heidegger se la porta dietro come una palla al piede.
Non la risolve in alcuna maniera (o almeno abbiate pietà, rispetto alle decine di conferenze che ho ascoltato...a che se era una vita fa...oggi so che quelle conferenze erano dentro l'indusria culturale, e quindi non erano interessate a rispondere a niente. Le domande dei prof, degli esperti etc...era mera fuffa. Persino Volpi è mera fuffa. Parlare di NIENTE).

La filosofia si fa attraverso la problematicità dei Temi rispondendo ad essi e non al loro semplice elenco a pappagallo...ma va bè vi consiglio Adorno che ha una penna magistrale e cattivissima, io non devo aggiungere niente rispetto ai Minima Moralia).

Sicuramente aprirà gdl su di lui, ma già vi dico, che non potendo citare i testi (credo sia ancora sotto diritto d'autore) ne uscirà qualcosa di molto più prosaico e nojoso.

Ecco secondo me l'ambiguità (l'ha capita molto bene Severino nelle conferenze dell'esprit, oggi purtroppo ritirate.) sta nel fatto che Heidegger per tutta la vita oscilli fra la verità dell'essere barrato e la verità dell'essente dell'essere barrato, ossia l'essente uomo.
Essente uomo in quanto STORIA.

Ovviamente è lì l'errore, talmente ridicolo come errore, che a volte non me ne capacito.
Il suo è un messianesimo d'accatto, aspettare che l'essere barrato (che si manifesta SOLO nel qui e ora, rispetto a quello che noi siamo, ossia pura TEMPORALITA' puro QUI E ORA) si manifesti INVECE nella storia.

Ma perchè Heidegger necessitava di questo passaggio successivo: perchè la storia?
Perchè proprio la Germania?

Ecco che di nuovo bisogna andare ad ascoltare Volpi, che sono d'accordo nel dire come il maggior heideggeriano italiano e forse chi sà anche di più).

L'Heidegger che pensa la medietà, come se questa esistesse! e' QUESTO CHE NON SOPPORTO DI MARTIN, che poi si passano anni e anni a disambiguare qualcosa che poi una volta fatto: A chi o a che giova?

Il suo pensiero più importante è invece quello che domanda della barratura dell'essere, è quello che ripensa la filosofia come quell'errore originario di non pensare più l'essere.
E' l'heidegger che nega persino la barrazione (perchè la barrazione sarebbe una volontà di potenza umana! e ora, pensiamo a come invece non ha pensato a come il credere che l'uomo sia medietà tra CIELO e TERRA, quale pazzesca MANIA si è rivelata da sempre nella storia.
Ma come ha fatto a pensare così tanto all'essere? e così poco all'essente?
Queste sono cose che richiedono calma.

Perchè come dicevo anche Heidegger conosceva Scmitt!


Quando si dice che Heidegger è uno gnostico, putroppo per chi lo studia e deve stare lì una vita a spiegare perchè nonostante questo, è ancora un grande autore....quanto tempo sprecato!
Ma fino ad oggi solo pappagalli!

Quindi Phil sì e no. In parte ha ragione Ipazia voglio dire.
C'è tutto questa premessa di heidegger, che va tenuta di conto!

Poi certo i grandi temi di heidegger non possono valere una somma bocciatura.

Sul fatto di leggere alla lettera un autore: si ok, ma è più un lavoro da filologi che da filosofi, almeno questo è quello che penso.
Poi certo che la filolofia ha un peso determinante.

Purtroppo non sono un tale erudito e mi soffermo sulla problematicità MIA che riguarda la lettura di Heidegger, ossia il suo pensiero.

Frattanto ho appena iniziato Kierkegaard giù il cappello!
E' veramente molto strano che ho di lui un ricordo terribile. BOH!
#603
Vedo l'AI come una sorta di calcolatrice, con qualche funzione in più.
Qualcosa che ci aiuta nei calcoli, una costruzione di saperi tecnici comuni.
Come ogni cosa umana, sarà l'uso a farne la differenza.
In un tempo dove ogni cosa è merce, persino l'arte, anche l'AI servirà a creare servizi con fini merceologici.
Non so perchè ma non mi spaventa così tanto (forse perchè per un pò ho fatto il programmatore, la NOJA delle previsioni merceologiche, ho mollato quasi subito: stavo impazendo  ;) ).
#604
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2024, 16:02:25 PMLa differenza tra le varie forme di comunismo non è ideologica, ma strutturale. E nella struttura ci sta pure l'imprinting socioeconomico di chi fa la rivoluzione. I profeti erano ben consapevoli di tale immenso problema e pensavano al comunismo nei paesi economicamente e culturalmente più sviluppati, che avrebbero gestito al meglio quanto realizzato dalla borghesia capitalistica.

Invece è avvenuto tutto il contrario e su questa profezia mancata occorre interrogarsi. Laddove la tigre era di carta colonialistica la rivoluzione ha attecchito facilmente, al contrario di dove la tigre teneva al sicuro i suoi corruttivi forzieri.

E nel frattempo la tigre aveva preso le misure allo spettro che si aggirava per l'Europa e riguadagnava terreno laddove la rivoluzione arrancava tra sottosviluppo e burocrazia dogmatica. Fine della storia ?

Manco per sogno. La tigre di carta riprendeva a carteggiare finanziariamente, sicura di poter dominare il mondo con la sua cartamoneta, sempre più simile ad un anti Spirito hegeliano, infelicissimo e dispensatore di infelicità. Fino alla resa dei conti incombente.

Il seguito - improfetizzabile - alla prossima puntata (... ma temo/spero proprio che noi "non ci saremo").

Adesso non so cosa ne pensi tu di La Grassa, a giudizio di Anthony non dovrebbe essere più nel giro dei comunisti teoretici.
Ma a me piace il suo sprone continuo ai giovani a non mollare mai lo studio dell'economia, e di tutte quelle figure professionali di cui il comunismo italiano avrà bisogno.
Voglio dire, certo che non ci saremo, ma a me non va di non lasciare niente a chi poi si troverà di fronte all'occassione, come la chiama La Grassa, in cui il capitalismo collasserà sotto le sue pretese sempre più irragionevoli e portatori di una infelcità che mai si è vista nella storia.
I pezzenti pure credevano ad un Dio che li salvasse.
Ma oggi nessuno crede più a niente.
Nessuno è poi così disperato come una volta, eppure c'è qualcosa che ci manca ancora di più grande.
Quando un Cacciari taccia il comunismo di religione salvifica, religione materialista certo, a me sembra che faccia un favore al comunismo.
Non mi pare una critica, ma una lode.
Probabilmente sono un comunista (economico) atipico.
Ciao!

#605
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
08 Maggio 2024, 01:14:55 AM
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2024, 16:23:27 PMGreen se vai avanti di questo passo non ti resta che l'Essere sionista. Gran brutta fine per un metafisico di belle speranze.
E a me cosa me ne cale del sionismo?
Uno conto è la discussione politica, un conto la discussione sulla morale.
Sebbene io di base sono con te nel ragionare morale-politico, ossia ritengo dannoso pensare ad un Dio impersonificato.
Non di meno nell'ultimo quindicennio nei ritagli di tempo mi sono interessato della teologia politica, che pensa il pensiero apocalittico.
All'interno di questa teoria il comunismo, in quanto materialismo viene visto come limitante.
Infatti chi ragiona sulla violenza della storia, sullo stato d'eccezione noterà come non è tanto la questione politica del governo, ma della governabilità.
Secono gli apolattici (non quelli messi a buffa da Eco) la governabilità può darsi moralmente solo attraverso un immagine dell'uomo che va a morire.
L'uomo che muore per l'uomo, è la grande tradizione ebraica mistica, dove appunto il Dio è semplicemente un orrizonte limite, una vetta da raggiungere, per unire l'umanità.
Il comunismo invece ritiene che sia la materialità a garantire questa unità.
Il che è apprezzabile in una visione economica.
In una visione metafisica invece è semplicemente una forza contraria.
L'unione tra comunismo e cattolicesimo ha una sua tradizione.
Dietrich Bonhoeffer è un nome che pure il mio maestro pone come massimo esempio di moralità in vita, alla pari di Schweitzer.
Forse potrebbe essere un primo passo per avvicinare due modi di pensiero così diversi.
Una lettura futura che devo ai miei avi.
Purtroppo sono ancora  dentro la malia dei nostri tempi, ogni movimento intellettuale, mi lascia senza forze.
E' anche per questo che lascio commenti ridicoli, abbastanza spesso.
Ma me lo sono messo come obiettivo, sto tentando di dare un senso sia alla vita, che alla politica da cui provengo, che è poi anche la tua.
Saluti.

La questione del sionismo è semplicemente legata ai dati storici, nella discussione filosofica non ha alcun peso.

O almeno ce lo ha nella funzione pubblica della storia, che sicuramente è un tema filosofico, ma a me interessa il giusto.
Sono molto più vicino al senso del vivere, che alle tematiche politiche.
#606
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
08 Maggio 2024, 00:51:20 AM
Oggi Putin sesto mandato, insieme al patriarca, che si è detto pronto a sopportare anche passaggi difficili (leggi non proprio cristiani) pur di mantenere il popolo unito (nella spiritualità).
Russia,India e Israele le due ultime roccaforti della spiritualità democratica.
Vediamo se l'India si avvicina ad Israle.
Oggi Mattarella parole molto gravi contro Israele.
Era all'ONU  :D
#607
Attualità / Re: Il nuovo kippur
08 Maggio 2024, 00:01:18 AM
Citazione di: niko il 07 Maggio 2024, 13:55:06 PMTu puoi scrivere capre, clown, ci avete i vermi nella testa, ma resta il fatto che la "battaglia contro il politically correct" e' l'ultimo baluardo dei razzisti, e che i comunisti la guerra l'hanno vinta, (a differenza di qualcun altro, almeno questo si puo' dire?) e quindi, che il comunismo in Italia dovrebbe essere un'opinione lecita.

Pure se non si allea con i cattolici come suggeriscono gli spiriti di luce che ti appaiono in sogno a te.

E pure se non piace alla moderazione.



Ma infatti i comunisti possono dire quello che vogliono mi pare.
#608
Citazione di: Ipazia il 05 Maggio 2024, 19:22:52 PMSì, effettivamente la lotta di classe non è riducibile a lotta di (auto)coscienze individuali, quasi fosse uno psicodramma. Il padrone nullifica il servo anche senza averlo mai visto, in quanto è il padrone sociale a nullificarlo, indipendentemente dal padrone individuale. Hegel non è Marx. Il servo che individualmente spacca la testa al padrone diventa un carcerato/giustiziato, non un signore che ne prende il posto.
A mio modo di vedere un marxismo fatto bene, in base a questi seminali figure di hegel, non è tanto l'autocoscienza individuale che spacca la testa al padrone, che non ha coscienza alcuna.
Quanto la lotta delle autoscienze che in quanto coscienti di esserlo per il sè, ossia tramite il lavoro, si riconosco come forza motrice e creatrice del senso storico, per sè e per gli altri del BENESSERE ECONOMICO.
Da qualche parte hegel dovrebbe parlare di coscienza infelice.
Se i comunisti non hanno travisato troppo, dovrebbe avere molto a che fare con Marx, se ci puoi aiutare ipazia grazie.
Ecco per non cadere nella coscienza infelice, in cui una volta raggiunta (lotte sindacali e di classe) il benessere, la nuova classe ora chiamatasi borghese, fa l'errore di fare il padrone.
Necessiterebbe di una distinzione CAPITALE tra essere uomo e merce.
E invece questa distinzione CAPITALE, diventa capitalismo.
Le nuove forze borghesi dimenticano l'infelicità e si dedicano al sesso, alla tratta di schiave nere etc...
La risposta di marx nella creazione di un economia socialista sta propria nel tasso d'interesse, lo schiavo che lavora per il suo benessere, DEVE GODERE nell'interesse del benessere degli altri, e quindi VA PAGATO.
E' una questione morale, che il comunismo nelle sue infinite manifestazioni elabora e sta ancora elaborando.
il comunismo italiano a differenza di quello russo VUOLE la cultura.
la cultura ci aiuta a costruire un ideale di essere umano, che si prende per mano e porta BENESSERE non solo per sè ma anche PER GLI ALTRI.
In fin dei conti la visione di MARX è una visione umanista.
l'economia un progetto politico.
Forse però quell'infelicità interiore, che non va via, ecco forse il comunismo ha avuto troppo fretta di dimenticarlo.
Ecco che allora è nata la scuola di francoforte e il suo ritorno alla moralità.
purtroppo oggi quando si parla di moralità a me mi vengono i brividi.
e' l'esatto opposto!
e i comunisti sembrano entrati in un loop assurdo ai miei occhi.
non solo politico, ma proprio teoretico.
e in questo phil cià ragione.
#609
Citazione di: Phil il 05 Maggio 2024, 19:01:33 PMLungi da me il voler fare polemica, tuttavia ciò che propone Koba può anche essere "vero" (non mi ci addentro), ma credo resti un non sequitur rispetto al testo hegeliano (alla cui lettura è intitolato il topic). Nel testo una coscienza individuale (non l'aristocrazia o il capitalismo) acquisisce autocoscienza nella lotta (non di classe) con(tro) un'altra coscienza (ed è scritto esplicitamente, non è questione di interpretazione). Dedurre da ciò che l'aristocrazia o il capitalismo non abbiano come caratteristica essenziale il coraggio nella lotta, è una libertà esegetica molto oltre il testo, molto oltre il voler-dire di Hegel (e lo afferma Bodei, non un tale Phil), sebbene molto dentro una certa lettura non proprio "ermeneuticamente sobria" del testo in questione. Lo stesso vale per l'oggettificazione: porla all'interno di una dialettica fra coscienze individuali («per sé», «in sé», etc.), non significa affatto porla all'interno di una dialettica sindacale ed economica (che poi sia possibile fare tale "salto" partendo dal testo hegeliano, lo dimostrano bene Kojeve e altri, ma pur sempre salto rimane).
Tale "lettura allegorica" ha avuto storicamente più successo del voler-dire originario (una sana ermeneutica calpesta mai l'esegetica? L'allegoria invece può, anzi deve), ma questa, a mio avviso, è un'altra storia. Sun Tzu non ha scritto un testo di strategia aziendale, anche se, (molti) secoli dopo, ha avuto successo più in quell'ambito che in quello militare (dichiariamo allora i manager buoni esegeti di Sun Tzu? Credo nemmeno Schleiermacher azzarderebbe tanto). Forse è solo questione di distinguere attentamente interpretazione, deduzione, lettura allegorica, etc. Ringrazio comunque Koba per il lavoro che sta facendo in questo topic (e perdoni la mia puntigliosità).
Dentro la testualità ma anche fuori come ho già detto sopra non esiste la dialettica da romanzo d'appendice di cappa e spada dei comunsti.
E' evidente che non hanno MAI letto la FDS.

Giusto per specificare, ma in realtà l'ha già spiegato koba sopra, la dialettica non va intesa come figurazione storica, ma come figurazione dell'autocoscienza, in gradini di consapevolezza.

Naturalmente Bodei è considerato un grande hegelista. E da quanto ci riporti e ti ringrazio, lo ha dimostrato bene nella disambiguazione tra il testo hegeliano, e l'interpretazione classista del genio marxista.

Non c'è alcuna relazione dell'uno sull'altro in termine di gradino morale o di autoconoscenza, ma l'autocoscienza svegliata dal servo è dovuta alla violenza del padrone.
il servo senza padrone non svilupperebbe quel risveglio morale, a cui la necessità della sopravvivenza lo porterebbe.
Ma parimenti sebbene nel testo non compare, il servo rischia di fare la stessa fine del padrone, ossia essere vittima del godimento di quegli oggetti che lui stesso ha creato.
E se lo aggiorniamo al giorno d'oggi di usare le persone come oggetti, e mi dispiace, ma che lavorassi in banca o che lavorassi a pulire i cessi, è proprio così.
la differenza forse è proprio che in banca ti viene richiesto di trattare la gente come merda secca.
ci devi credere, se vuoi fare il padrone è meglio che ti metti subito in testa che tu alla gente devi fare del male.
e così è ca**o.
però bon, ci sta il puntiglio e torniamo a filosofare.
#610
Citazione di: Koba II il 05 Maggio 2024, 10:28:35 AML'esito della lotta è la formazione di un signore e di un servo.
Il signore è colui "che nella lotta ha mostrato che esso [colui che diventerà servo] ai suoi occhi vale soltanto come un che di negativo" (p.133).

Nota mia: dunque se ne deduce che l'aristocrazia antica così come l'attuale (i capitalisti) ha questa caratteristica essenziale: non il coraggio nella lotta, ma la propensione a considerare l'altro come cosa; da qui l'istituzione della schiavitù nel passato, e, oggi, il processo di trasformazione del lavoratore in macchina.
La cosa comune è sempre la stessa: non ingegnosità, non coraggio, non intraprendenza, ma riduzione violenta dell'altro a cosa.
Piu precisamente come detto sopra il padrone si riduce ad essere oggetto, mera necessità di distruzione dell'altro.
non è semplicemente la schiavitù ma è precisamente la tortura, come poi lacan nel famoso kant con sade.
la nostra è una società di padroni inequivocabilmente portati a delinquere e a depensare, a rimanere idioti, ossia se stessi. nè per sè (per gli altri) nè in sè (la dittatura del cuore nero).
senza schiavo nessun godimento, godimento sadico di distruzione dell'altro.
a qualsiasi grado e latitudine umana.
la legge sadica è la legge del padrone.

Nel servo la libertà è semplicemente un primo grado di libertà, e cioè la libertà di pensare il per se (ossia per gli altri) come mera preda, oggetto sacrificatorio in ordine al suo fornire l'oggetto.
In questo riconoscersi come oggetto di consumo al pari di qualsiasi oggetto di consumo, qui marx al meglio.
Ossia nel godimento del padrone.
E' una libertà molto sbiadita cioè direi quasi penosa, se non fosse che per Hegel la vita ci è già nemica, e dunque è solo nell'in sè, che puà trovare la salvezza.
il comunista invasato invece ha capito che il sè deve diventare il nuovo padrone.
è questo il loop di massima del comunista.
ossia il servo dall'essere agnello vuol diventare lupo E CHE LUPO, un LUPO consapevole. da poveraccio a feccia il passo è molto breve.
L'orrore al cubo del nostro tempo. un incubo.
 altr note sparse a margine, la libertà che vuole diventare signore è la libertà della servitù volontaria. servitù all'oggetto, fino allo schifo disumano che trattiamo le persone come dei ca**o di oggetti, e che queste persone VOGLIONO essere oggetti.
cosa non ci dicono queste persone ogetti? non ci dicono del loro sadismo latente, ce lo dicono i loro sintomi, le loro ansie, tutti i ca**o di movimenti #mee too, dal black lives matter, al femminismo-oggetto contemporaneo.
Che spettacolo da grand guignol: a hegel piglierebbe un colpo.
all'epoca le loro porcherie se le tenevano in privato.
oggi è tutto social, lo spettacolo del gran guignol dell'orrore.
#611
Citazione di: Koba II il 05 Maggio 2024, 09:47:02 AMGreen, cerchiamo di rimanere sul testo, se no non ne usciamo più...

Allora, siamo alla sezione A "Autonomia e non-autonomia dell'autocoscienza; Signoria e servitù", p. 128.
In generale nella successione di figure in cui si assiste nella FDS, che più avanti comprenderanno Stoicismo e Scetticismo, si tratta di capire che:
a) non di filosofie in senso stretto si tratta, ma di visioni del mondo complessive, di Weltanschauung, che comportano uno sguardo specifico sul mondo e un certo modo di reagire agli ostacoli, alle difficoltà in cui ci si imbatte.
Per questo non si tratta di confutare teoricamente la singola figura, la singola visione del mondo e così passare oltre verso incarnazioni dello spirito umano più adeguate, ma di attraversare tale visione del mondo, e incarnarla fino a che le contraddizioni, le sue inadeguatezze vissute non ci diano la forza per abbandonare quel mondo e continuare la ricerca.
b) la successione specifica che troviamo nella FDS di queste Weltanschauung a volte appare arbitraria, le motivazioni che dall'una dovrebbero condurci alla successiva non sono sempre così chiare e stringenti; non è il caso dunque di insistere troppo su questi collegamenti, meglio invece approfondire le singole figure.

E in queste pagine troviamo una delle figure più note, quella della dialettica del servo e del signore.
Importante è però sottolineare l'idea che l'autocoscienza, cioè lo stadio del soggetto che ora stiamo analizzando, che è autocoscienza in quanto coscienza che sente in modo più concreto rispetto alle fasi precedenti una tendenza alla riflessione su se stessa, cerca ciò che le manca, sollecitata dal desiderio, in un'altra autocoscienza.
Il desiderio nella sua forma più primitiva, l'appetito, chiude il soggetto in un loop infinito di consumo e distruzione dell'oggetto. Non è attraverso la ripetizione infinita di questo ciclo che l'autocoscienza possa trovare se stessa.
Ma solo in un'altra autocoscienza: nel riconoscimento di un'altra autocoscienza.
Ecco la questione essenziale: il riconoscimento e i conflitti per ottenerlo.

Ma vediamo come si forma questa dialettica servo-signore.
La scena originaria è quella dell'incontro di due individui. Ciascuno dei due è un'autocoscienza, e l'altro che ha davanti invece solo un "oggetto inessenziale".
Nell'incontro-scontro ciascuno dei due per dimostrare a se stesso che non è solo una cosa (visto che l'individuo che ha davanti sembra rivolgersi a lui come si rivolgerebbe ad una cosa o ad un animale da usare), ma è un soggetto, deve agire, deve dare prova di essere libero di agire, in una lotta per la vita e per la morte.
Queste due autocoscienze "debbono entrare in questa lotta, poiché debbono elevare a verità [...] la certezza che esse hanno di sé: la certezza cioè di essere per sé" (p.131). La certezza cioè di essere un soggetto, di essere effettivamente un'autocoscienza.
"[...] è unicamente mettendo a repentaglio la vita che si dimostra la libertà".
"L'individuo che non ha osato rischiare la vita può bensì venire riconosciuto come persona; ma non ha raggiunto la verità di questo riconoscimento come autocoscienza autonoma".
ma mi pare una lezioncina da manuale, io ci ho letto tutt'altra cosa.

nella dialettica servo padrone ci imbattiamo in osservazioni dolenti.
 
il servo non vuole farsi riconsocere dal padrone, anzi egli è semplicemente obbligato a lavorare, ma è proprio il lavoro in sè, non il desiderio del servo.
non esiste il desiderio del servo, esiste il lavoro in sè.
qua è ultra-evidente la matrice da cui poi marx parte per la tangente e costruisce il comunismo.
è il lavoro in sè che mostra al servo che egli è il prodotto della sua merce.
egli al contrario del padrone è l'unico dei due a riconoscersi per sè-
ossia per gli altri. il lavoro dell'individuo fa vedere l'individuo per quello che è: nel comunismo MERO OGGETTO.
Quindi mentra nel padrone il soggetto si schianta nell'oggetto in quanto godimento del sè nel suo mero oggetto. Ovvero trae piacere dall'essere tutt'uno coll'oggetto.
Si sente nelle righe di Hegel la puzza del diavolo, questo godimento è inconsciente, è immorale, è mortifero, Hegel non lo scrive, semplicemente passa a quello che gli interessa le figure dell'autocoscienza.
In Hegel non c'è discorso morale, o meglio nella prefazione il discorso morale è quello che la scienza è il male assoluto.
La conoscenza del lavoratore che ha di se stesso è la conoscenza del sè, ossia il soggetto che è oggetto.
Siamo già nel transumanesimo.
in Hegel naturalmente questo non basta, infatti benchè non faccia un discorso morale, egli sfiora la domanda morale, e lascia a noi il compito di dipanarla.
Lui è troppo preso dal suo progetto unitario.
Il servo è la prima figura di disambuguazione, infatti il servo sa di essere mero oggetto, al contrario del padrone, che è destinalmente SCHIAVO dell'oggetto del godimento.
Per assurdo il servo è la prima figura verso il cammino spirituale, di SUPERAMENTO dell'oggetto, del feticico dirà poi marx.
il servo è più libero del padrone.

perchè passa dalle figure servo padrone a quello dello stoico scettico?

ecco questo è un passaggio che richiede meditazione.

a presto.
#612
Citazione di: Koba II il 04 Maggio 2024, 16:52:01 PMScrive acutamente Hyppolite: "La vita è inquietudine, inquietudine del Sé che, perdutosi, si ritrova nella sua alterità; essa non è mai coincidenza con sé, poiché è sempre altro proprio per essere se stessa; si pone sempre in una determinazione [in una forma specifica, in una posizione] e sempre si nega per essere sé, perché la determinazione in quanto tale è già una sua prima negazione. L'essere dell'uomo «non è mai ciò che esso è ed è sempre ciò che esso non è»"
Tu dici che alll'autocoscienza (del sé) si arriva tramite il desiderio.
Ma io leggo tutt'altro.
Innanzitutto ripeto quello che già avevo detto riguardo la prefazione.
Nel momento in cui Hegel riferisce che per lui il concetto è tutto, riferisce anche di quella che è una sua tesi, che richiederà l'eplicitazione dell'opera.
Ma comincia a creare concetti doppioni, che già all'epoca avevo previsto che avrebbero portato problemi.
L'in sè e il per sè e successivamente la negatività assoluta.
Mi pare ovvio, se qualcosa è in sè, come fa ad essere poi negatività assoluta?
E infatti Hegel fa un casino biblico senza che questo casino debba farci ragionare su qualcosa di etico, semplicemente è scritto male.
Il casino lo fa anzitutto scegliendo questa procedere che lui chiama dialettica, ma che di dialettico non ha niente, infatti sono tutte giustapposizioni che potrebbero singolarmente essere rigettate in toto.
Nessuna reale dimostrazione perciò.
Fa il sofista: la verità dell'uomo è ciò che che per lui conta, e questa verità è che lui con questa verità non ha niente a che spartire.
A questo punto inizia a ragionare sulla verità dell'io.
E qui casca l'asino hegeliano, infatti la verità è un valore positivo, ma se dici che lo spirito è pura negatività, allora anche l'io (autocoscienza del sè) diverrà nientemeno che negatività.
Hegel non arriva a spiegare niente, semplicemente ha delle intuizioni brucianti.
Una volta che abbiamo stabilito che la vita che viviamo è in realtà morte.
E che la vita stessa è disperazione senza possibilità di arrivare a questo in sè, che si rivela sempre un altro da sè.
E' ovvio che sta parlando del noumeno, ma per lui il noumeno è la forza (ossia da valore positivo alla forza negativa, il capitolo 3 è da saltare, perchè è falso, e così è falso anche la sua pretesa verità che esista qualcosa che coincida con la pura forza della negatività, in natura non esiste questa unità, la scienza quantistica e quella entropica ormai lo hanno stabilito.
La metafisica di Hegel sa di stantio, se rimaniamo al testo.

Hyppolite nel passo da te citato vaneggia, e non ha capito nulla di hegel.
la vita non ha alcuna relazione con il sè.
E' l'autocoscienza del sè che conosce questa irrelazione.
L'inquietudine infatti non è MAI nel fuori, ma è dentro la nostra casa.
Ossia è nell'io. Qua in causa è chiamato il perturbante di Freud che però si rifà ad un racconto di Hoffman che ho clamorosamente bucato nella mia adolescenza.

Il punto della grandezza di Hegel è che noi NON DOBBIAMO cercare il sè che noi conosciamo come soggetto, ossia come alterità dell'autocoscienza dell'in sè rispetto al per sè degli altri (a cui ovviamente facciamo da soggetto, qui Pirandello va molto più a fondo).
Certamente se vogliamo stare alla volontà di hegel invece che ragionare sul gioco delle parti sociali, hegel parte per la tangenziale di questa fantomatica unità.

per me è invece importantissimo il concetto di assoluto negativo.
l'io si conosce in sè COME DESIDERIO.
Hegel non ci arriva, semplicemente lo enuncia.
E' il suo opposto ossia l'autocoscienza del sè, che lo trasforma nel suo contrario nel GODIMENTO.

In Hegel questa diade è fenomenale, la enuncia brutalmente, e su di essa la psicanalisi di lacan  ma anche quella francofortese (Fromm) si eserciterà nel suo approfondimento.

tu invece dici che il desiderio è una prima forma di quello che diventerà godimento.

E' una lettura terrificante. Il desiderio frutto dell'assoluta negatività si compie nel suo frutto più maturo, nell'eros, che diventa morale, e solo allora diventa amore dell'altra autocoscienza.

E infatti Hegel, sono andato avanti e sono arrivato alla parte di stoicismo e scetticismo, per un attimo enuncia questa tematica, ma si incasina e si perde dietro il problema dello scetticismo.
Se lo stoicismo è presto buttato nel cesso per via della sua pretesa coscienza di ciò che non per sè, e a cui non sa rispondere su cosa LA MORALE e L'ETICA.
Lo stoico risponde banalmente nella razionalità, ma Hegel affonda il colpo incolpandoli sostanzialmente di non sapere il perchè e di cosa sia la MORALE e l'etica.
Lo scetticismo invece viene preso per buono, in quanto l'in sè è sempre un per sè.
Ha ben ragione lo scetticismo che però in verità alla fine dimentica completamente l'in sè e si dedica completamente all'in sè che è sempre un per sè, anche qui non rispondendo alla questione morale direi io, invece Hegel riattacca il pippotto della verità, che come ci stai aiutando a capire koba, riguarda più l'ente che l'essere.
O meglio ripeto per l'ennesimo volta, in un universo statico la verità non può che coincidere che l'assoluta differenza che coincide con l'ente stesso originario.
Aristotele again.
Di Platone nessuna traccia, temo si dovrà aspettare Heidegger che medita sul tempo, riprendendo Agostino (che riprende Platone).

Ma appunto passetto passettino, anche se ti ringrazio ancora per darci sempre come orizzonte la testualità hegeliana.

Ci terrei a riscrivere nei prossimi giorni la questione dello scetticismo, con il punto in cui Hegel parla di autocoscienza che si confronta con una autocoscienza.
l'ho trovato un analisi geniale, al pari dello stoicismo, che come spiegazione è molto più semplice.


ecco correggiamo Hypolite: " L'essere dell'uomo «non è mai ciò che esso è ed è sempre ciò che esso non è»" ma solo in quanto essere soggetto.
infatti l'essere dell'uomo è sempre ciò che esso è, in quanto tale.
e' il soggetto che mera negazione di quello che l'io è-
è il presunto essere io del soggetto che è in ballo e non l'io.

Non capisco proprio il perchè di tirare in ballo l'autocosienza del sè, in quanto sè, è sempre per sè, e cioè è sempre soggetto universale cioè sociale e quindi FALSITA'.
Il soggetto comunista o socialista è nemico dell'io spirituale.

laddove il comunista GODE nella distruzione del sè intellettuale dell'io libero, là si pone la resistenza, che è morale, del sè per sè in quanto sè, di se stesso.
non esiste il doppio dell'autoscienza del per sè che diventa in sè. Infatti l'in sè del per sè, è sempre un per sè, ossia per gli altri.
Ovvero a mio parere non esiste l'autocoscienza dell'in sè. Non esiste questo doppio, che serve ad Hegel per cosa? Forse appunto si chiarifica nel discorso sullo scetticismo. 

Hegel sembra non vedere la soluzione spirituale che è ad un palmo da lui, vediamo se ce la da nei prossimi paragrafi con consapevolezza, perchè in realtà l'ha già scritta, e devo tornare a sottolineare i testi...che pazienza tornare studenti!
Ma per spirito di servizio volentieri  :-*
#613
Tematiche Filosofiche / Re: METAFISICA DELL'ESSERE
06 Maggio 2024, 23:32:17 PM
Citazione di: PhyroSphera il 04 Maggio 2024, 10:11:05 AMMetafisica dell'essente (come propone Cacciari) o dell'essere (come proporrebbe chi ha letto Heidegger senza pregiudizi)? O entrambe?
Che ruolo dare alla metafisica?
Heidegger diceva di un superamento e di una fine; ma, stante il fatto che quello fisico è un àmbito non trascurabile e non assoluto, che esiste anche una ulteriorità e pure alterità ad esso, metafisica appunto, noi possiamo soltanto dare un senso relativo e particolare a detti superamento e fine.
Ad essere superata è la funzione di scoperta da parte della metafisica: in un Occidente dove gli studi psicologici, anche scientifici, si sono affermati, non ha più senso guidare metafisicamente gli intelletti per far loro scoprire lo spirito. C'è già la psicologia transpersonale che inquadra specificamente l'elemento spirituale e da decenni e decenni i chimici descrivono l'energia libera in reazioni materiali...
A finire è il ruolo guida del metafisico: oramai costui non fa più il mediatore tra la società e la religione, dato che viviamo in un pluralismo anche religioso e non c'è più l'oscillazione tra il trono e l'altare — non sempre infatti era relazione trono-altare — e i Terrori della Inquisizione Cattolica e della Rivoluzione Francese non si spartiscono più l'intera società. Questo significa che il teologo non è più costretto a chiedere il sistema al filosofo e può cercarlo, se vuole, liberamente. Certo con questo quadro non ho detto tutto... Nella cultura occidentale esiste non solo la fenomenologia anche l'ontologia; e quest'ultima non si occupa solo di essenti, pure di essere; e per studiare tale disciplina non è necessario farsi teologo o contendere il posto alla teologia...
Ma metafisica, e la metafisica, sono appunto anche altro. C'è da chiedersi: è davvero un atto filosofico la proposta assoluta di una metafisica dell'essente, che è venuta recentemente dal professor Cacciari, peraltro negando possibilità a una metafisica dell'essere? Non è forse còmpito del filosofo allargare gli orizzonti anziché chiuderli?
Non si possono risolvere i problemi della nostra società pensando solo all'ulteriorità. Questo lo fanno anche le sole scienze sociali ma non basta. Senza confrontarsi con l'alterità ci si chiude nel cerchio del mondo e proprio in una fase storica in cui si riscontra una crisi del mondo.
Giustamente la filosofia e la cultura contemporanee, sin dai tempi di Kierkegaard e anche dopo Heidegger, hanno fatto propria la categoria di alterità, non solo nella teologia ma anche nella politica, finanche nelle statistiche (quelle "diverse"); chi non sa ricorrere ad altro non sa risolvere i problemi che esistono nel mondo attuale.
Certo, a patto di non essere esclusivisti e intolleranti (come invece lo è stato Cacciari), si può dare un senso filosofico anche alla metafisica dell'essente. Ma resta necessità primaria una metafisica dell'essere, non con lo scopo di guidare la cultura della nostra società, ma  — quanto meno — per ascoltare le ragioni degli altri, di Dio pure.

P.S.
Mentre scrivo, degli uccelli prepotenti che non sanno quante cose diverse fanno gli umani — per esempio affidano i pensieri ai segni della scrittura — mi trattano col loro canto come uno più illuso di quelli che scambiano la propria immagine riflessa per sé stessi e cercano di distrarmi... Non diversamente da quelli che innamorati degli essenti e della medesimezza emarginano o escludono o sottopongono finanche a circostanze sfavorevoli coloro che non pensano sempre la stessa cosa dietro ai presunti benpensanti (tra i nemici, anche i falsi medici che dicono di curare le 'ossessioni religiose' o peggio di 'insegnare la materia', timorosi in realtà del Mistero nell'universo, perché esso ricorda loro e ai loro numerosissimi complici di tirare avanti solo per circostanze fortuite).


Mauro Pastore

Sono totalmente dentro il tuo discorso.
Compreso quello dei passerotti che gorgheggiano spensierati, mentre mi perdo nella nebulosa di hegel.
Ah ah, è proprio vero, anch'io mi sono divertito a pensare quanto la vita, nel qui ed ora, e lontana dagli universali, sia semplice e profonda nello stesso tempo.
Cari passerotti, che mi insozzano il giardino.

Sai in un altra vita, prima cioè di aprire i minima moralia di Adorno, cercavo disperatamente qualche segno di apertura alla metafisica che ritengo grande, ossia quella di Heidegger.
Ma Cacciari è l'ennesimo prodotto pre-confezionato dell'industria culturale, insieme agli altri due filosofi che più vendono, ossia Galimberti e Sini.
La loro è una filosofia che chiude gli orizzonti.

Purtroppo la filosofia oggi si può pensare in quel breve lasso di tempo che parte da Hume-Kant, viene ri-elaborato dall'idealismo, e sfocia, di fatto finendo con Heidegger.
Accanto a loro tre autori incommensurabili, Leopardi, Kierkegaard e Nietzche.
Hai detto benissimo tu, sono questi autori che pensano la differenza.
Cosa è ente e cosa è essere?

la metafisica risponde alla domanda cosa è essere?
l'ontologia risponde alla domanda che cose è ente?

L'ultimo dei filosofi, ossia heidegger, in un libretto che mi ha sconvolto: che cosa è tempo?

Ammetto che non riesco a leggere l'aristotelismo di Heidegger, per cui forse hanno ragione nel dire che la sua filosofia è nazista, la gelassenait è il testamento a questo stoicismo revisitato.
Oggi nelle classifiche dei libri più letti di filosofia troviamo infatti lo stoicismo.

Ma in Heidegger vi è anche sant'agostino.

e allora alla domanda che cosa è tempo? heidegger risponde che ciò che è tempo è ciò che è uomo.

in questo senso heidegger parla di ESSENTE.

Non è l'essente dell'ente (di aristoteliana memoria) che sfocia poi nel nazismo della volontà di potenza.

ma è l'essente dell'uomo.

ecco che la domanda a cosa è l'uomo: l'apertura del DIO al tempo.

il tempo dell'abisso del pensiero e contemporaneamente del canto dell'uccello.

è l'uomo morale, e insieme è il santo trafitto dalla freccia (san sebastiano).

la filosofia dell'essere è dunque la filosofia che pensa la dimensione dell'ente uomo, come essente del DIO.
OSSIA COME ESSENTE DELLA LIBERTA'.
la visione di heidegger è apocalittica.
antigiudaica per eccellenza, ma se heidegger avesse studiato, è invece ESATTAMENTE la visione apocalittica giudaica.
L'apocalittica giudaica è contro il vitello d'oro.


La fede la vera fede, non è tanto nel cristo in sè, ma nel cristo, nel profeta che annuncia l'apocalisse (questo anche nell'islamismo).
Ma l'apocalisse è una perversione del tempo.
Una chiamata ad essere altro da quello che siamo nel qui e ora, e negli infiniti qui e ora che diventano universalità, linguaggio.

La differenza ontologica non è semplicemente la lezioncina dei filosofi moderni, essa è molto di più, va dentro fin dentro lo spirito della storia, e dunque degli uomini, e diventa la storia della fede nell'uomo.
Dell'uomo che naufraga nell'infinito oltre la collina (leopardi).

E' la legge del sangue, la legge dell'amore che unisce antigone alla sua famiglia e il destino della sua famiglia e il suo al suo amante.

gli spunti filosofici sono infiniti, e infinita l'eredità di kierkegaard.

kierkegaard come leopardi e come nice.

i filosofi che sono consapevoli della necessità della perversione.

e la necessità sta tutta nella libertà che il pensiero ci dona.

come tutti e 3 infine in coro dicono è il tempo dei nuovi dei, ossia dei nuovi uomini.

i discorsi ridicoli cacciari, zizek, sloterdijk filosofi che ho amato per via delle loro intuizioni, dei loro caratteri di ricerca nel giardino del re, loro clown al servizio dei potenti.

ovviamente non poteva che finire nel transumanesimo, dove l'uomo è il contrario del suo tempo, della sua perversione, ma diventa solo oggetto.
mero corpo morto nelle mani dei suoi carcerieri e torturatori.

l'orrore del nostro tempo è figlio del grido incomprensibile per la modernità di questi sommi autori.

Molto bene Mauro, forse dialetticamente non ti sono molto di aiuto, ho scelto da tempo: l'essere NON è l' ente.
e chiunque dica il contrario in questo caso ipazia o niko, ovvero i comunisti, è mio nemico nella teoria (e a quanto pare ultimamente anche nella pratica. CVD).
Saluti.
#614
Attualità / Re: Il nuovo kippur
06 Maggio 2024, 22:53:35 PM
Citazione di: niko il 06 Maggio 2024, 22:40:38 PMMa io schifo te , torna a delirare di onnipotenza da un'altra parte, caso umano...


insultare? ma che stai blaterando? ho alzato un pò i toni nel post precedente in cui mi sono auto-ammonito.
qua sto dando un giudizio generale sulla nostra società. per me è sciocca.
ossia ignorante.
o devo parlare nel politically correct, ma sai che noja.
la discussione politica sempre nel rispetto, ho sempre chiesto scusa se ho esagerato nei toni.
e poi detto da te, boh.
va beh ti chiedo scusa anche se non so bene di cosa. ???
#615
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
06 Maggio 2024, 22:46:32 PM
all'inglese che saltellava gioioso dopo che israele ha fatto il culo all'iran:

un grande putin risponde: dai giochiamo con le armi nucleari bimbominchia inglese!

macron ridicolo.

bene molto bene tajani e crosetto.

rimaniamo ai fatti. non giochiamo con i fuochi artificiali.

bene anche salvini.

porca miseria, mi raccomando, l'interesse nazionale prima di tutto.
siete le cavolo di destre!
saluti benevoli.forza cosi.

ciò detto facciamo l'esercito europeo! veloci veloci veloci, eh si lo so che dovremo dare molto spazio all'inglese...e che ci vogliamo fare?
l'europa unita, o addio per davvero alla democrazia potenzialmente SEMPRE più LIBERALE, anche se per ora la traiettoria è nazista.

ecco jacopus, direi che la contraddizione siamo noi.

di là il comunismo fascista è gia un antidemocrazia.

è già nel suo DNA, il dna comunista, una entità metafisica che vuole azzerrare la libertà di pensiero, per una unità di pensiero, pensata come UNICA, livellante, appiattente.
almeno in russia, e dico solo la russia, non cina e iran, sono protetti i valori spirituali.
grande popolo e in questo grande leader.
spero l'ucraina sia salvata dall'orrore, dicevano che avevano vinto i filo-russi.
perchè si continua a combattere?