Citazione di: acquario69 il 28 Ottobre 2016, 13:40:54 PMHai ragione.
questo pero denota pure quanto siamo arrivati in basso,se una cifra consistente di persone si lascia abbindolare da queste suggestioni (e chissa quante altre,prima di arrivare alle urne!)..significa appunto che si "decide" solo per sensazioni a pelle.
siamo ai livelli del cane di pavlov!![]()
I seguaci della "Nuova Scuola di Francoforte", ed in particolare Habermas e Apel, sostengono che chiunque partecipi ad un dibattito "razionale", dovrebbe implicitamente riconoscere alcune pretese universali di validità:
1) Giustezza (Richtigkeit): ogni dialogante deve rispettare le norme della situazione argomentativa (ad esempio, ascoltare le tesi altrui o ritirare le proprie, qualora si siano dimostrate false);
2) Verità (Wahreit): ogni dialogante deve formulare enunciati esistenziali appropriati;
3) Veridicità (Wahrhaftigkeit): ogni dialogante deve essere sincero e convinto dei propri asserti;
4) Comprensibilità (Verständlichkeit): ogni dialogante deve parlare in modo aderente al senso e alle regole grammaticali.
Come mai questo, in pratica (anche per me) è così difficile, e spesso, senza neanche accorgermene, ricorro infingardamente a qualcuno degli stratagemmi dialettici così bene descritti da Schopenauer?
Ritengo che ciò, in buona parte, dipenda da un conflitto tra "intelletto" e "conformazione cerebrale" umana.
Ed infatti, Amodio, distingue e definisce due diversi processi mentali che contribuiscono a sviare un processo di giudizio "razionale" alla stregua di cui sopra:
1) Il PREGIUDIZIO, che lui definisce come la disposizione d'animo nei confronti di una persona, formatasi considerando esclusivamente l'appartenenza della persona in esame ad un determinato gruppo (un'etnia, un genere, un orientamento sessuale, un partito politico, una tifoseria ecc.); per cui, per quanto costui possa razionalmente esporre le sue tesi, noi siamo "istintivamente" e "inconsapevolmente" portati a respingerle.
Ma il "pregiudizio" non è una categoria solo filosofica, bensì emintemente "neurologica"; esso, infatti, è caratterizzato da una forte componente emotiva e trova le sue basi neurali in quelle aree più antiche del nostro cervello, condivise con i rettili e i mammiferi inferiori e facenti parte del sistema limbico e dei gangli della base, sedi delle reazioni emotive e istintive.
Tale tipo di reazioni, sono direttamente "visibili" col "neuroimaging", per mezzo del quale, (anche tramite PET, fMRI, NIRSI e SPECT) si possono "vedere" in un monitor i cambiamenti nel flusso ematico locale, legato all'aumento di attività cellulare e quindi neuronale; in questo caso specifico l'AMIGDALA, una piccola ma complessa struttura sottocorticale coinvolta nel processamento degli stimoli paurosi e nei comportamenti di attacco-fuga, gioca un ruolo decisivo.
Usando un test chiamato IAT (Implicit Association Task), è stato per esempio dimostrato come i bianchi siano più lenti ad associare parole positive ed approvazione, davanti a volti afro-americani piuttosto che a volti caucasici.
Ma lo stesso discorso vale in qualsiasi altro ambito.
Io stesso ho sperimentato che, premettendo ad un discorso "neutro" la mia (vera o simulata) "etichetta politica", i miei argomenti venivano più facilmente accolti da chi si identificava in quella etichetta, rispetto a chi la avversava; e, questo, a prescindere dal "merito" del discorso, che, come ho detto, era privo di specifiche colorazioni politiche.
2) Lo STEREOTIPO, invece, è un insieme di attributi, come tratti personali (es. disonesto) o caratteristiche circostanziali (es. povero), assegnati ad un gruppo (es. immigrati) sulla base della cultura e/o della società.
Ora, se il pregiudizio rappresenta la componente emotiva della categorizzazione, lo stereotipo ne rappresenta la componente cognitiva: quest'ultimo ha una natura semantica, più che neurologica, e, cioè non nasce da una reazione subconscia e difficilmente controllabile, bensì da un processo di apprendimento formatosi nel tempo.
Ed infatti, questa differenza si riflette anche nel cervello: mentre il pregiudizio condivide il substrato neurale con la paura e le reazioni istintive agli stimoli pericolosi, lo stereotipo viene codificato nelle aree neurali di più recente evoluzione, ossia nella neocorteccia. Studi di risonanza magnetica funzionale mostrano che le strutture dei lobi temporali implicate nella formazione e nella memorizzazione di concetti sono le stesse implicate nella "stereotipizzazione": come impariamo che un tavolo ha quattro gambe e un piano, cosi impariamo ad associare determinate caratteristiche ad una persona appartenente ad un certo gruppo.
Ed anche tale tipo di reazione, se ben ricordo (ma dovrei verificare), è visualizzabile in un monitor con il "neuroimaging".







