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Messaggi - Eutidemo

#6031
Citazione di: Sariputra il 24 Ottobre 2016, 09:04:19 AM
Io formulerei questa domanda al genio della lampada:
Genio
esiste l'amore privo di qualsiasi forma di egoismo?

Se risponde SI' ...non c'é alcun bisogno di sapere se esiste Dio, l'aldilà, la morale, ecc.
Se risponde NO...qualunque Dio, aldilà, morale ecc. sarebbe insignificante.
Perchè, c'è bisogno di chiederlo al genio?
;)
#6032
Caro Anthony, temo di non essermi spiegato bene; io non intendevo affatto attribuire lo stesso significato al concetto di "autorità" istituzionale e a quello di  "autoritarismo".
Intendevo dire che (quantomeno in teoria, leggi elettorali permettendo), noi diamo il nostro voto a soggetti che, senza rivestire ancora alcun ruolo istituzionale, ci convincono per l'"autorevolezza" della loro persona e delle loro opinioni.
Ma, ovviamente, l''"autorevolezza" è un concetto opinabile, per cui nessun soggetto meramente "autorevole" può avere l'"autorità" di emanare leggi...ci mancherebbe!
Per ottenere quest'ultima, occorre che abbia i voti sufficienti per entrare in Parlamento; e, solo una volta ottenuti questi, avrà '"autorità" per poter emanare leggi.
Per fare le leggi non basta l"autorevolezza", ma è necessaria l'"autorità" conferita dalla legge (elettorale), a chi ha avuto l"autorevolezza" per ottenere i voti sufficienti a legiferare, e a formare un governo.
Non ho affatto detto che: "... dopo il voto la posizione dell'eletto è intrinsecamente autoritaria...", ho solo rilevato una evidenza giuridica valida in tutti i Paesi dove vige una "democrazia rappresentativa": e, cioè, che solo dopo il voto la posizione dell'eletto gli conferisce l'"autorità" giuridica necessaria per legiferare.
Mai prima...ovviamente (per fortuna)!
La mia più che una "argomentazione", era mera "osservazione" di quanto avviene in TUTTI i Paesi Democratici (nessuno escluso); non è vero che vale solo nel caso di un sistema con poteri fortemente accentrati.
Per cui, evidentemente, tu hai equivocato quanto ho scritto, in quanto:
- il concetto di "autorità" è del tutto "asettico", inteso, come io lo intendo, sotto il profilo istituzionale, 
- mentre l'"autoritarismo" è soltanto una concenzione politica (deteriore) circa il modo di esercitare l'"autorità".
Si tratta solo di una questione semantica!
:)
#6033
Bravo Karmelo, è una questione davvero molto intrigante.
La prima domanda che verrebbe da fare, è se esiste DIO o no; ma servirebbe a poco, perchè la risposta univoca (sì/no) non ci spiegherebbe che COSA E' DIO, per cui la risposta, sia positiva sia negativa, ci illuminerebbe poco.
Ed infatti, la risposta avrebbe un significato completamente diverso, a seconda che chi la pone abbia una concezione animistica, antropomorfa, antropopatetica ecc. della divinità.
Cioè, che cosa stiamo "veramente" domandando?
Oppure potremmo chiedergli se c'è un ALDILA' (ovvero se c'è un al di là dell'aldilà, come scrive Jean); ma anche questo servirebbe a poco, perchè la risposta univoca non ci spiegherebbe IN CHE COSA CONSISTE L'AL DI LA',  per cui la risposta, sia positiva sia negativa, ci illuminerebbe poco.
Ed infatti, la risposta avrebbe un significato completamente diverso, a seconda che chi la pone abbia una concezione pluralistica o monistica della realtà; e cioè,  a seconda che ponga la domanda in ordine sopravvivenza dell'"ego" individuale (con relative varianti circa inferno, paradiso e metempsicosi varie) ovvero in ordine ad una sua fusione nel SE' universale.
Per cui, in entrambi i casi di cui sopra (ed in tutti gli altri che mi vengono in mente), un genio che risponda ad un'unica domanda, semplicemente con un SI' o un NO, ci servirebbe a ben poco...se non ad ingannarci; perchè la sua risposta avrebbe un significato diverso a seconda del SENSO che noi diamo alla domanda.
Però, attenzione!
Al riguardo, potremmo anche ipotizzare due diverse possibilità, riguardo al tipo di risposta che ci dà il genio ("tertium non datur"):
a) o lui risponde alla domanda secondo il significato che "lui sa" che noi attribuiamo ad essa;
b) oppure lui risponde alla domanda secondo il suo "significato autentico", che solo lui, onnisciente, conosce.
Nel primo caso (a), se chi chiede se DIO esiste ha concezioni animistiche, e il genio risponde NO, nulla esclude che esista un DIO antropomorfo o di altro genere; per cui la risposta fuorvierebbe l'interpellante.
Nel secondo caso (b), qualunque sia la nostra concezione, la risposta non ci illuminerebbe affatto, ma ci fuorvierebbe comunque.
Lo stesso discorso vale per l'"aldilà", perchè se chi fa la domanda lo intende in senso cristiano, e il genio gli risponde che quell''"aldilà" non esiste, nulla esclude che il povero interpellato, una volta morto, si trovi reincarnato in una rana.
;D
Ed anche in questo caso, nell'ipotesi (b), qualunque sia la nostra concezione, la risposta non ci illuminerebbe affatto, ma ci fuorvierebbe comunque.
Una sola domanda, secondo me NON BASTA!
Però, senza fare nessuna domanda, almeno qualcosa l'avremmo scoperta; ed infatti, se davvero ci trovassimo davanti un essere del genere,  la sua stessa "postulata" ONNISCIENZA, ci rivelerebbe che LUI stesso è una sorta di DIO; ed infatti, se, per postulato, sappiamo che la sua risposta sarà "assolutamente attendibile" (qualunque sia domanda), non è sufficiente dire che il genio non può mentire, ma bisogna anche necessariamente supporre che SAPPIA TUTTO.
Il che, è sicuramente un attributo divino, perchè un essere che sa tutto, non è un semplice genio, ma una specie di dio (cioè un dio di qualche genere)...anche se resterebbe da verificare se sia anche ONNIPOTENTE;  che è cosa alquanto diversa dall'essere ONNISCENTE (anche se si potrebbe argomentare che le due cose siano interdipendenti).
Comunque, Dio o non Dio, senza fare alcuna domanda, avremmo già una mezza risposta.
;)
#6034
Caro Green, veramente non sono io che associo i meccanismi della fuga-paura con quelli valoriali di razza, sesso, appartenenza politica ecc., bensì Amodio; ed in effetti, tale associazione emerge "visivamente" dalle reazioni al "neuroimaging" del c.d. "cervello rettile", ed anche da molti altri tipi di rilevazione.
La "paura" va intesa -ovviamente- non come paura consapevole, bensì come reazione neurologica arcaica, al "diverso" (sia pure diverso quanto a razza sesso appartenenza politica); ed invero, che la paura , la diffidenza e l'odio abbiano le stessa radici, se ne erano accorti anche gli antichi.
Quanto al fatto che l'intelletto sopperisce agli stereotipi, anche in tal caso il discorso non è specificamente mio, ma anche e soprattutto degli studiosi che si sono occupati della materia; può benissimo darsi che si tratti di un discorso "erroneo", ma non capisco perchè lo definisci "stereotipato".
I discorsi "stereotipati" sono altri, e, in sostanza, coincidono più o meno con quelli che volgarmente vengono definiti "luoghi comuni".
Quanto alle nuroscienze, le loro conclusioni nascono dall'osservazione e dagli esperimenti; che, a me sembrano MOLTO convincenti.
Possono anche essere conclusioni errate, ma, secondo me, asserire che sono "preconcette" (cioè, a priori), contrasta con la realtà dei fatti; ed infatti, qualunque tipo di indagine scientifica, è per sua natura "sperimentale" (cioè, a posteriori).
Se mi consenti il facile "calembour", è un preconcetto ritenerle preconcette.
Non nego che, a volte, anche le ricerche scientifiche possano venire parzialmente compromesse dai preconcetti di chi le conduce; ed è per questo che (oltre ad usare il "cieco" ed il "doppio cieco"), le risultanze sperimentali vengono sempre verificate nelle sedi più diversificate...soprattutto dagli scienziati che sono scettici al riguardo.
Non so se hai recepito male il mio scritto, perchè hai dei preconcetti idealisti, ma è probabile.
Ed infatti anche io, di solito, avendo le tue stesse  tendenze "idealiste", provo un certo fastidio nel leggere e nel sentire discorsi di carattere eccessivamente "scientista"; però, da parte mia, tendo a scindere l'aspetto "fenomenico" (rispetto al quale non posso non rispettare le induzioni scientifiche) da quello "noumenico" e "filosofico-religioso", rispetto al quale seguo un percorso interiore, che non è certo possibile spiegare in questo contesto (ammesso che sia possibile).
Cerco, appunto, di combattere i miei preconcetti.
Siamo perfettamente d'accordo che un conto è COME le cose avvengono, ed un altro conto PERCHE'; ma, spesso, è proprio il "come", a farci capire il "perchè".
Quanto ai due campi del sapere, non capisco bene a cosa ti riferisci quando scrivi: "...di cui uno è un abbaglio clamoroso (?), e che presto, molto presto, visto che gli esempi stanno aumentando, confluirà nel campo della psichiatria, e in futuro nelle scienze dell'intelligenza artificiale (?)."
Se ti riferisci al "neuro-imaging" italiano, più che una branca del "sapere", a me sembra piuttosto un metodo per "vedere" cose che prima non si potevano vedere; sta poi a noi interpretarle.
Per fare un esempio, la scoperta del TELESCOPIO fece crollare definitivamente il concetto di perfezione degli oggetti celesti. 
Con il suo cannocchiale, Galileo osservo' non solo i "mari" della Luna, quei grandi avvallamenti che ad occhio nudo apparivano come regioni scure sulla sua superficie, ma anche molte regioni di dimensioni minori, contornate da righe scure, e che erano chiaramente dei "dislivelli"; per cui concluse quindi che esse sono ombre e che la superficie lunare ha montagne e crateri. 
Concluse dunque che la Luna, non e' perfettamente glabra e sferica, ne' perfetta, come invece PRECONCETTUALMENTE sostenevano gli aristotelici; i quali, non potendo negare che sulla luna ci fossero montagne e crateri, replicarono (senza prove) che allora l'intera superficie della luna doveva essare per forza rivestita da un altissima copertura ghiacciata, liscia, trasparente...e perfetta. 
;D  ;D  ;D

Ecco come funzionano i preconcetti...il riduzionismo in campo filosofico non c'entra niente.
Chi mai sostiene che la paura sia una cosa sola, negando invece la varietà pressochè infinita con cui si manifesta nelle vite di tutti noi? 
Ma la varietà con cui una "cosa" si manifesta, non implica che si tratti di "cose" diverse; ma, anzi implica, che, al di là delle diverse manifestazioni, si tratta pur sempre di una stessa unica matrice di fondo. 
Il neuro-imaging ci fa solo vedere le aree cerebrali che si attivano in concomitanza...tutto qui.
Le neuroscienze in generale, poi, si limitano ad osservare i fenomeni, che poi, ognuno può filosoficamente interpretare come vuole...MA MAI NEGANDO PRETESTUOSAMENTE I FENOMENI STESSI; cioè quello che il telescopio e il neuro-imaging ci fanno "vedere".
I fatti sono ARGOMENTI OSTINATI!
;)
#6035
Caro PHIL, anche io credo che proprio la consapevolezza di queste reazioni neuronali possa facilitarci  la possibilità di intervenire, magari non sul loro innesco spontaneo, ma quantomeno sul loro impatto negativo; proprio come si possono faticosamente imparare a controllare, seppur non eliminare, altre reazioni istintintive-biologiche.
Sebbene non tutte; ed infatti, evitare di sbadigliare quando vediamo che gli altri sbadigliano, è difficile (solo scrivendolo mi viene voglia di sbadigliare)...ma non socchiudere gli occhi quando per scherzo accennano a colpirci, è (quasi) impossibile. 
Però è vero quello che scrivi tu: la consapevolezza aiuta...ed anche l'allenamento!
Per questo ho ritenuto opportuno parlarne.
Tuttavia penso proprio che questo autocontrollo, consista proprio (più o meno) nel praticare e nel rispettare i principi dialogici proposti da Habermas e Apel.
Quanto al fatto che tu hai evitato di usare la parola "intelletto" (che io avevo messo in conflitto con la "conformazione cerebrale"); anche io mi chiedo se sia legittmo chiedersi quale "funzione mentale" possa essere adibita a questo auto-controllo.
Al riguardo, Platone dice che l'anima è come un cocchio alato guidato dall'auriga (la ragione) e condotto da due cavalli, uno bianco e generoso, e l'altro nero,ribelle alla guida (le pulsioni passionali); se il cavallo nero prende la mano all'auriga trascina il cocchio verso il basso facendogli perdere le ali.
Io non ho fatto altro che aggiornare "neurolgicamente" tale mito!
;)
#6036
Il voto politico forse non ha la forza di cambiare niente; ma il voto referendario sì...sia che si voti SI', sia che si voti NO!
#6037
Caro Paul11, non hai tutti i torti, a parte il fatto che, comunque, il "Lazio" individua la "competenza" (territoriale) del relativo TAR, non la "giurisdizione"...che è una cosa diversa.
Quanto a quest'ultima, invero, la questione è alquanto opinabile.
Ed infatti, l'UFFICIO centrale per il Referendum, costituito presso la Corte Suprema di Cassazione italiana (e non la "CASSAZIONE" in sede giudicante), ha semplicemente validato la "richiesta" di REFERENDUM, ritenendola conforme alle norme degli articoli 75 e 138 della Costituzione; e, questo, senza aver minimamente considerato l'osservanza dell'art.16 della legge 352/70 circa le modalità di redazione della "scheda" (che non ha neanche visto, dato che la faccenda non la riguardava), si è pronunciata ai sensi e per gli effetti degli art.12 e 13 , dopo aver esaminato solo gli artt.3,4,7,9 (ma non l'art.16) della legge stessa.
Ripeto, la RICHIESTA, non la SCHEDA!
L'osservanza dell'art.16 della legge 352/70, invece, che concerneva il "contenuto" del quesito, secondo me, poteva benissimo rientrare sia nella competenza che nella giurisdizione del TAR; ma, poichè, come tutti sappiamo, il nostro diritto è molto "elastico", non dubito affatto che, nella motivazione per esteso, il TAR saprà egregiamente dare ragione del suo pilatesco rifiuto.
E già immagino come, ma non voglio tediarvi.
Però sono d'accordo che, sul punto, più che il TAR è la Corte Costituzionale da  chiamare in causa; nè c'è  bisogno di mutarne ruolo e competenze, perchè ONIDA sta appunto cercando di sollevare una "questione di non manifesta infondatezza di incostituzionalità" del quesito.
Ma non credo proprio che il Tribunale effettuerà il "rinvio" alla Corte, perchè dubito che avrà le (s)palle abbastanza larghe per farlo.
Sono disposto a scommeterci!
;)
#6038
Gli interessi normali non si possono azzerare, perchè compensano l'inflazione; se non si dovessero più corrispondere, ovviamente, nessuno pagherebbe più le imposte nei termini previsti, bensì tardivamente, per speculare sulla valuta.
;)
#6039
I seguaci della "Nuova Scuola di Francoforte", ed in particolare Habermas e Apel, sostengono che chiunque partecipi ad un dibattito "razionale", deve implicitamente riconoscere alcune pretese universali di validità:
1) Giustezza (Richtigkeit): ogni dialogante deve rispettare le norme della situazione argomentativa (ad esempio, ascoltare le tesi altrui o ritirare le proprie, qualora si siano dimostrate false);
2) Verità (Wahreit): ogni dialogante deve formulare enunciati esistenziali appropriati;
3) Veridicità (Wahrhaftigkeit): ogni dialogante deve essere sincero e convinto dei propri asserti;
4) Comprensibilità (Verständlichkeit): ogni dialogante deve parlare in modo aderente al senso e alle regole grammaticali.
Come mai questo, in pratica (anche per me) è così difficile, e spesso, senza neanche accorgermene, ricorro infingardamente a qualcuno degli stratagemmi dialettici così bene descritti da Schopenauer?
Ritengo che ciò, in buona parte, dipenda da un conflitto tra "intelletto" e "conformazione cerebrale" umana.
Ed infatti, Amodio, distingue e definisce due diversi processi mentali che contribuiscono a sviare un processo di giudizio "razionale" alla stregua di cui sopra:
1) Il PREGIUDIZIO, che  lui definisce come la disposizione d'animo nei confronti di una persona, formatasi considerando esclusivamente l'appartenenza della persona in esame ad un determinato gruppo (un'etnia, un genere, un orientamento sessuale, un partito politico, una tifoseria ecc.); per cui, per quanto costui possa razionalmente esporre le sue tesi, noi siamo "istintivamente" e "inconsapevolmente" portati a respingerle.
Ma il "pregiudizio" non è una categoria solo filosofica, bensì emintemente "neurologica"; esso, infatti, è caratterizzato da una forte componente emotiva e trova le sue basi neurali in quelle aree più antiche del nostro cervello, condivise con i rettili e i mammiferi inferiori e facenti parte del sistema limbico e dei gangli della base, sedi delle reazioni emotive e istintive. 
Tale tipo di reazioni, sono direttamente "visibili" col "neuroimaging", per mezzo del quale, (anche tramite PET, fMRI, NIRSI e SPECT) si possono "vedere" in un monitor i cambiamenti nel flusso ematico locale, legato all'aumento di attività cellulare e quindi neuronale; in questo caso specifico l'AMIGDALA, una piccola ma complessa struttura sottocorticale coinvolta nel processamento degli stimoli paurosi e nei comportamenti di attacco-fuga, gioca un ruolo decisivo.
Usando un test chiamato IAT (Implicit Association Task), è stato per esempio dimostrato come i bianchi siano più lenti ad associare parole positive ed approvazione, davanti a volti afro-americani piuttosto che a volti caucasici.
Ma lo stesso discorso vale in qualsiasi altro ambito.
Io stesso ho sperimentato che, premettendo ad un discorso "neutro" la mia (vera o simulata) "etichetta politica", i miei argomenti venivano più facilmente accolti da chi si identificava in quella etichetta, rispetto a chi la avversava; e, questo, a prescindere dal "merito" del discorso, che, come ho detto, era privo di specifiche colorazioni politiche.
2) Lo STEREOTIPO, invece, è un insieme di attributi, come tratti personali (es. disonesto) o caratteristiche circostanziali (es. povero), assegnati ad un gruppo (es. immigrati) sulla base della cultura e/o della società
Ora, se il pregiudizio rappresenta la componente emotiva della categorizzazione, lo stereotipo ne rappresenta la componente cognitiva: quest'ultimo ha una natura semantica, più che neurologica, e, cioè non nasce da una reazione subconscia e difficilmente controllabile, bensì da un processo di apprendimento formatosi nel tempo. 
Ed infatti, questa differenza si riflette anche nel cervello: mentre il pregiudizio condivide il substrato neurale con la paura e le reazioni istintive agli stimoli pericolosi, lo stereotipo viene codificato nelle aree neurali di più recente evoluzione, ossia nella neocorteccia. Studi di risonanza magnetica funzionale mostrano che le strutture dei lobi temporali implicate nella formazione e nella memorizzazione di concetti sono le stesse implicate nella "stereotipizzazione": come impariamo che un tavolo ha quattro gambe e un piano,  cosi impariamo ad associare determinate caratteristiche ad una persona appartenente ad un certo gruppo.
Ed anche tale tipo di reazione, se ben ricordo (ma dovrei verificare), è visualizzabile in un monitor con il "neuroimaging".

Concludendo, questi stessi ragionamenti che sto facendo ora, sono sicuro che verranno recepiti più facilmente da chi ha un approccio, per così dire, "positivista" e "fisicista" alla natura umana, rispetto a chi, rispetto ad essa, ha un approccio, per così dire, di carattere più "idealista" ed "intellettualistico".
E, questo, senza che io abbia neanche tratto le conclusioni: e, cioè, se l'intelletto possa comunque prevalere sulle reazioni neuronali geneticamente ereditate dai rettili, oppure no.
Se volete che mi esprima sinceramente, NON LO SO; ma se proprio dovessi esprimere un'opinione, ritengo che l'intelletto possa SEMPRE prevalere...ma MAI oltre un certo punto.
Almeno parlando a livello "fenomenico", perchè a livello "noumenico" il discorso è diverso.
;)
#6040
Caro Anthony, sono d'accordo con te, in quanto:
1) L'"autorevolezza" viene conferita dal consenso, e, quindi, è di natura "partecipativa".
2) L'"autorità", invece, corrisponde al potere del grado conferito  all'interno di una organizzazione, è quindi, è di natura "gerarchica".
Ma, mentre nelle monarchie la seconda deriva dall'investitura divina e dal diritto ereditario pubblico, e nelle tirannie essa deriva dalla mera forza bruta, nelle democrazie, invece, si cerca di farla derivare il più possibile dalla prima...per mezzo del VOTO.
Quest'ultimo, a mio parere, è (o meglio "dovrebbe essere) figlio dell'"autorevolezza" di determinati soggetti, che ci induce a votarli; ma è anche padre dell'"autorità", perchè, tali soggetti, una volta eletti, assumono un potere istituzionale...che, fino alle successive elezioni, non si basa più sul mero consenso partecipativo, ma assume natura "latu sensu "autoritativa".
Perciò, essendo i due aspetti strettamente intrecciati ed interconnessi, diventa FONDAMENTALE stabilire bene come si vota; cioè, il sistema elettorale, che, in un sano sistema democratico dovrebbe avere la funzione di tradurre la semplice "autorevolezza" nell'"autorità" costituita (e, a volte, anche "costituente").
Cosa che, a mio avviso, non è certo accaduta col PORCELLUM, nè potrà avvenire con l'ITALICUM! 
;)
#6041
Caro Baylham, insisto nel sostenere che, mentre per l'esame del merito di una questione è necessario più tempo, per una mera pronuncia di inammissibilità si fa MOLTO prima; questa, almeno, è la mia esperienza personale.
Sono invece d'accordo con te sul fatto che il testo del quesito sia una forzatura illegittima, la cui responsabilità ricade soprattutto sulla Corte di Cassazione che l'ha approvato, più che sul TAR.
Quanto al fatto che il Paese debba necessariamente spaccarsi in due fazioni, ad ogni singola votazione,  secondo me questo non dovrebbe affatto rientrare nella normale dialettica democratica; in base a quest'ultima, infatti, penso che la parte "perdente", dovrebbe SEMPRE "democraticamente" accettare il responso delle urne, anche se contrario alle proprie aspettative.
Come io faccio ogni volta.
Ma quando tale responso viene "oggettivamente" falsato da un quesito strutturato appositamente per favorirlo in un senso o nell'altro, tale principio viene secondo me vanificato; lo ritengo una sorta di (im)broglio "a priori", invece che "a posteriori".
Il quesito deve contenere il richiamo a TUTTI gli aspetti della legge, o a NESSUNO (limitandosi a citarne gli estremi, come nei precedenti referendum); ma un mero richiamo ai soli aspetti positivi -come Violante stesso ha ammesso- è una TRUFFA BELLA E BUONA.
Per cui, a prescindere dal merito della riforma, non si può così semplicemente accantonare il modo con cui la si va a votare.
Non si può!
Ed infatti, a parte gli altri abbietti espedienti per circuire gli allocchi, come l'"abolizione di Equitalia", il "regalo 14esima" ecc. (che, sia pure deprecabili, rientrano tuttavia nella squallida prassi di quasi tutte le mezze cartucce che ci hanno governato), addirittura il ricorso ad una intitolazione "truccata" della legge, per poterla poi proporre "tel quel" nella scheda al fine di far prevalere il SI', lo riterrei un IMBROGLIO INACCETTABILE anche se volessi votare SI'.
Per cui, nel caso in cui  cui vincesse il SI', coloro che hanno votato NO, si limiterebbero a meramente "SUBIRE", tale responso; ponendo, però, in atto tutti i mezzi leciti di resistenza passiva e di boicottaggio legale.
PERCHE' SAREBBE UN RISULTATO FASULLO (come una corsa con "handycap")
E il Paese risulterebbe definitivamente spaccato in DUE in modo PATOLOGICO...perchè le regole democratiche sono state violate non con la forza, ma con un abietto inganno! 
Non si può riconoscere vincente un corridore, che parta con un "handycap" di 10 metri, nei 100 metri piani. 
Chi mai accetterebbe una cosa del genere?
A parte questo, peraltro, anche io, come te, sono seriamente preoccupato che in caso di vittoria del SI' le successive modifiche Costituzionali dipendano da un Senato squalificato ed eterogeneo fin dall'origine, senza alcuna forte base di rappresentanza e investitura popolare, e da una Camera tutta sbilanciata politicamente a causa della nuova e pessima legge elettorale.
Però riconosco che nella riforma ci sono almeno 5/6 cose buone, come evidenziato nel mio commento...ma il resto è da buttare!
http://riformacostituzionale.weebly.com/testo.html
#6042
Come ampiamente prevedibile (e da me qui previsto), la sezione seconda-bis del tribunale amministrativo della capitale, con decisione 10445 (presidente Elena Stanizzi, relatore Antonella Mangia)  ha  dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso contro la scheda elettorale, il cui quesito riproduceva l'intitolazione data alla legge da Renzi/Boschi, ritenendo irrilevante ogni altra questione; cioè, ha accuratamente evitato di entrare nel merito della legittimità o meno della scheda stessa.
Trovo assurde la recriminazioni circa il fatto che la Presidente del Tribunale, Elena Stanizzi, sia la compagna di Francesco Nitto Palma, già ministro della Giustizia e senatore in carica di Forza Italia; ed infatti, quest'ultimo, si è dichiarato CONTRO la riforma costituzionale, e non certo a favore, per cui, semmai, la Stanizzi avrebbe dovuto influenzare il Tribunale ad accettare il ricorso, non a respingerlo.
Trovo invece inquietante che il Tar Lazio ci abbia messo ben QUATTRO GIORNI DI CAMERA DI CONSIGLIO, per dichiarare inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso, quando è noto che, per emettere un giudizio di inammissibilità, ci vogliono al massimo QUATTRO MINUTI; ed infatti, se la disamina della QUESTIONE DI MERITO richiede, ovviamente, una più lunga ponderazione, per emettere un giudizio di inammissibilità, cioè, un mero "fin de non-recevoir" ci vuole più o meno LO STESSO TEMPO CHE SERVE PER DIRE A QUALCUNO CHE HA SBAGLIATO NUMERO DI TELEFONO!
Per cui, a mio avviso, il TAR ci ha impiegato tanto tempo, perchè (anche se i giudici non lo ammetteranno mai), in effetti, hanno riservatamente dibattuto -eccome- il merito della questione; ma, non venendone a capo, perchè nel merito è evidente che siamo in presenza di una scheda truffaldina,  si sono salvati "in corner" eccependo il "difetto di giurisdizione", e rifiutandosi pilatescamente di decidere. 
Non se la sono sentita di bloccare il REFERENDUM...e li posso anche capire.
Però è comunque EVIDENTE che il titolo della legge è stato appositamente concepito per evidenziare gli aspetti più "votabili" della riforma;  lo stesso Violante, nel dibattito televisivo con Montanari, pur difendendo a spada tratta il SI', lo ha onestamente ammesso (perchè è una persona seria).
Per cui è parimenti EVIDENTE, che, legittimità a parte (su cui ci sarebbe molto da discutere), bisogna essere davvero stupidi o in palese malafede, per negare che la formula del quesito favorisce in modo TROPPO incisivo il SI'.
Ed infatti, dalle rilevazioni, pare che in media circa il 20/30 % dei votanti non si informa prima, ma si limita a leggere la scheda; per cui, il modo con cui essa è formulata, è FONDAMENTALE AL FINE DELL'ESITO ELETTORALE!
La maggior parte dei sondaggisti, infatti, osserva che il quesito: "...posto in quel modo rischia di alterare l'esito della consultazione". 
Osserva al riguardo Antonio Noto (Ipr Marketing): "Con quella formulazione perché mai uno dovrebbe dire di "no"? Leggendola acriticamente è invece chiaro che uno dovrebbe per forza votare sì". 
Limitandomi a quello che c'è scritto sulla scheda, voterei SI' pure io!
;D
Per cui, secondo gli esperti d'opinione, quella dicitura sulla scheda, può influire sugli indecisi  in una percentuale che oscilla tra il 5 e il 20%. 
E ci sono anche dei precedenti storici. 
Ed infatti, nel 1941 il presidente americano Roosevelt commissionò un test all'istituto statistico Gallup su tre diversi quesiti, formulati in tre modi diversi, per chiedere ai cittadini Usa se fossero favorevoli o no a entrare in guerra:
- nel primo caso, la maggioranza avrebbe votato a favore della guerra
- col secondo quesito sarebbero prevalsi gli indecisi
- col terzo avrebbe vinto il No al conflitto. 
Per cui, a meno di voler essere talmente imbecilli o in malafede da ritenere che l'intitolazione della legge, a suo tempo appositamente predisposta per poterla riprodurre nella scheda, NON influenzi i votanti (indecisi e meno informati) a votare SI', ne traggo la seguente conclusione:
SE DEMOCRATICAMENTE BISOGNA SEMPRE "ACCETTARE" IL RESPONSO DELLE URNE, IN QUESTO CASO RITENGO ASSOLUTAMENTE DI NO, PERCHE', SE VINCESSE IL SI' TALE RISULTATO SAREBBE PALESEMENTE ALTERATO DALLA FORMULAZIONE DEL QUESITO!
Per cui, coloro che hanno votato NO, si limiterebbero a meramente "SUBIRE", tale responso; ponendo in atto tutti i mezzi leciti di resistenza passiva, e di boicottaggio legale.
E il Paese risulterebbe definitivamente spaccato in DUE...contateci! 
Non si può riconoscere vincente un corridore, che parte con un "handycap" di 10 metri, nei 100 metri piani. 
Chi mai accetterebbe una cosa del genere?
#6043
Padoan "forse" sa qualcosa di diritto tributario, ma non è molto forte in italiano; oppure lo è, ma cerca di prendere in giro chi lo conosce poco.
Ed infatti, ha detto: " "Non è assolutamente un CONDONO perché le tasse non vengono ridotte (vivaddio), così come si pagano gli interessi normali, ma quello che viene abbattuto sono gli INTERESSI DI MORA e le SANZIONI".
A dire il vero, secondo la lingua italiana, per "CONDONO" si intende, appunto, proprio "L'abbuono di SANZIONI" (vedi Sabatini Colletti), per cui, caro Ministro, QUESTO "E'" UN CONDONO...anzi, un SUPERCONDONO, perchè oltre alle SANZIONI, vengono abbuonati anche gli INTERESSI DI MORA!!! 
Quindi è inutile cercare di menare il can per l'aia, o di menare gli italiani per il naso!
#6044
Dichiarazione di Renzi al varo del JOB'S ACT:
"Non chiacchiere, ma fatti!"
Eccoli, i fatti:
#6045
Caro 
anthonyi
E' una proposta molto interessante.
Però bisogna ragionarci bene su; prima di esprimere un'opinione in merito, me la devo studiare bene.
:)